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Spy story love story
Quando ha commesso il suo primo omicidio Alësa era solo un bambino al quale la vita aveva già tolto tutto. Da quel giorno non si è pili fermato, e nel suo occhio è comparsa una macchia nera dentro la quale precipita poco a poco la realtà. Ha l'attitudine del cacciatore, vive solo, viaggia leggero, non scappa davanti a nulla. L'unica fuga che si concede sono le pagine dei grandi romanzi, il luogo in cui immaginare cosa si prova a essere davvero umani. Da anni lavora come killer al servizio di Rakov, adesso però vorrebbe dire basta, essere finalmente libero. Ma è proprio Rakov a fissare il prezzo di quella libertà: commettere un altro omicidio - l'ultimo -, a Milano. Una missione che sembrerebbe da principianti, e che invece lo costringerà a mettere in discussione tutte le sue regole: quelle del codice criminale e quelle che lui stesso si è imposto, coltivando una solitudine perfetta. Ad affiancarlo in quell'ultima missione ci sarà Ivan, per volere di Rakov. Un ragazzo che ha la faccia pulita, i modi impacciati, un talento naturale per fargli perdere le staffe e un'inscalfibile determinazione a conquistarsi la sua fiducia. Peccato che Alësa non si fidi di nessuno, nemmeno di se stesso. -
Essere vivi
«Riprendersi le proprie origini, trovare la pace nel cuore, afferrare se stessi: forse è questo essere vivi» - Annalena BeninirnrnLa vita di Caterina è scandita in due tempi, ben separati tra loro. Nel primo c'è una bambina che insegue una fila di formiche. Un cane che guaisce oltre la porta, i rami di un melo, sei anni d'infanzia muta cancellati dal fuoco. Nel secondo ci sono un lavoro, un marito, due figli. C'è la donna che Caterina è diventata, dopo aver imparato faticosamente i passi e le parole. Tutto ciò che sta in mezzo è merito di una straordinaria madre adottiva, la donna vitale e insaziabile il cui corpo giace oggi in una stanza d'albergo, accanto a quello del suo uomo. Ed è proprio qui che Caterina si ritrova insieme a Daniele, il figlio di lui, per cercare di ricostruire il corso degli eventi. È in questo pugno di giorni che la vita per la prima volta le si rivela intera. Daniele ha un'energia che rompe il guscio delle cose, e Caterina una capacità strana, la facoltà visionaria d'indovinare gli sconosciuti. La morte dei loro genitori è l'unica cosa che hanno in comune, ma la libertà disperata di quei pochi giorni insieme insegnerà a entrambi un nuovo modo di stare al mondo. -
Il silenzio. Uno spazio dell'anima
Nei mesi trascorsi nell'Artide, al Polo Sud o in cima all'Everest, Erling Kagge ha imparato a fare propri gli spazi e i ritmi della natura, e a immergersi in un silenzio interiore, oltre che esteriore.«""Il silenzio"""" è una perla.» - Aftenposten«Cercare il silenzio. Non per voltare le spalle al mondo, ma per osservarlo e capirlo. Perché il silenzio non è un vuoto inquietante ma l'ascolto dei suoni interiori che abbiamo sopito.»In media, perdiamo la concentrazione ogni otto secondi: la distrazione è ormai uno stile di vita, l'intrattenimento perpetuo un'abitudine. E quando incontriamo il silenzio, lo viviamo come un'anomalia; invece di apprezzarlo, ci sentiamo a disagio. Erling Kagge, al contrario, del silenzio ha fatto una scelta. Nei mesi trascorsi nell'Artide, al Polo Sud o in cima all'Everest, ha imparato a fare propri gli spazi e i ritmi della natura, e a immergersi in un silenzio interiore, oltre che esteriore: un immenso tesoro e una fonte di rigenerazione che tutti possediamo a cui è però difficile attingere, immersi come siamo dal frastuono della vita quotidiana. Ma che cos'è il silenzio? Dove lo si trova? E perché oggi è piú importante che mai? Queste sono le tre domande che Kagge si pone, e trentatré sono le possibili risposte che offre. Trentatré riflessioni scaturite da esperienze, incontri e letture diverse, e tutte animate da un'unica certezza: che il silenzio sia la chiave per comprendere più a fondo la vita."" -
Primo Levi e i tedeschi-Primo Levi and the germans. Ediz. bilingue
In ""Se questo è un uomo"""", Primo Levi si descrive al cospetto del tedesco per antonomasia, che compendia tutti i tedeschi: il dottor Pannwitz, che «siede formidabilmente» dietro la sua «complicata scrivania». Sta per cominciare l'esame di chimica che gli può valere la sopravvivenza, e Levi dà voce al giudizio, sommario e inevitabile, su tutto un popolo: «Quello che tutti noi dei tedeschi pensavamo e dicevamo si percepì in quel momento in modo immediato. [] """"Gli occhi azzurri e i capelli biondi sono intrinsecamente malvagi. Nessuna comunicazione possibile""""». Oggi sappiamo che, più tardi e altrove, lontano da Auschwitz, la comunicazione poté riprendere, e riservò sorprese. Per fortuna di Primo Levi - e dei suoi lettori - la storia con «i tedeschi» non si bloccò ai due lati di quella «complicata scrivania»."" -
I ragazzi che se ne andarono di casa in cerca della paura
Una scrittura capace di una profonda empatia, in grado di rivelare tutta la dolcezza e la malinconia che abita il cuore degli uomini.rnrn«Sono storie pervase dalla stessa sensibilità, dalla stessa compassione che ha reso grande Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte» - Booklistrnrn«Quando leggerete questi racconti vi cadrà la mascella per lo stupore» - Library Journalrnrn«Un libro splendido. Haddon scrive con la stessa maestria di Julian Barnes e Truman Capote» -rn The TimesrnrnUn gruppo di giovani esploratori nella foresta amazzonica scopre che l'oscurità piú spaventosa non è quella che li circonda, ma quella dentro di loro. Due ragazzini trovano una pistola semiautomatica, e il colpo che sparano segna il primo confine della loro vita. Un estraneo minaccioso si presenta alla porta di una famiglia borghese riunita per Natale: la sua visita sarà l'inizio della fine delle loro tante ipocrisie. Il vecchio pontile di una città di mare crolla sotto lo sguardo, pieno di compassione ma impotente, di un Dio che dall'alto osserva il dolore e la grazia nascosti in ogni dramma. La prima raccolta delle storie brevi dell'autore dello Strano caso del cane ucciso a mezzanotte è stata accolta in Inghilterra e negli Stati Uniti come un capolavoro di talento narrativo, di inventiva e equilibrio. Sono nove racconti lirici e intensi, nove storie che spaziano dall'essenzialità di un fantastico surreale e allusivo, all'avventuroso piú scatenato. In ognuno di questi racconti Mark Haddon infonde lo stesso calore. Una scrittura capace di una profonda empatia, in grado di rivelare tutta la dolcezza e la malinconia che abita il cuore degli uomini. -
Al di là dei confini. Viaggio nel mondo dell'Islam sulle tracce del grande avventuriero Ibn Battuta
Una ricerca sulle tracce di una delle personalità piú affascinanti del Medioevo, un viaggio lungo un anno in città antiche e moderne, un'inchiesta che si muove tra passato e presente, e che approfondisce alcune delle problematiche politiche di scottante attualità, offrendo al lettore un vivace reportage sul dirompente presente dell'islam.rnrn«Seguendo le orme di Ibn Battuta, Follath è riuscito a delineare un suggestivo quadro complessivo del mondo islamico contemporaneo... Un ritratto illuminante della dar al-Islam» - Deutschlandradio Kulturrnrn«C'è dunque stato un progresso o un regresso rispetto ai tempi di Ibn Battuta, dal mondo globalizzato di allora al mondo globalizzato di oggi? I musulmani si sono evoluti in forme tra loro inconciliabili, o le loro profonde divergenze, la molteplicità delle loro tradizioni e confessioni possono diventare a lungo termine un vantaggio? La maggior parte di loro si percepisce ancora come parte della umma , vorrebbero forse espandere in Europa la ""casa dell'islam"""" attraverso la forza dell'economia o in forme missionarie? Esiste ancora il senso di appartenenza religiosa, cosí scontato per Ibn Battuta? E se è scomparso, che cosa è subentrato alla pax islamica , che a metà del XIV secolo informava gran parte del mondo, a una società che nelle parole dello storico americano Marshall Hodgson """"nel Medioevo si avvicinò piú di ogni altra all'ideale della costituzione di un sistema mondiale di norme sociali e culturali condivise""""?»rnrn Ibn Battuta è conosciuto come il «Marco Polo arabo»: nel XIV secolo, il grande avventuriero viaggiò in gran parte del mondo allora conosciuto, e in trent'anni la sua odissea lo portò dal Marocco alla Mecca, da Costantinopoli e la Crimea fino a Samarcanda, l'India, l'Indonesia e la Cina. Nel racconto delle sue avventurose perigrinazioni, il «re di tutti i viaggiatori» descrisse l'islam come una religione del progresso e della tolleranza. Settecento anni dopo, Erich Follath ne ripercorre il cammino, attraversando un mondo islamico che nel frattempo è profondamente mutato. Soffermandosi in tredici luoghi fondamentali per Battuta, Follath riesce a immortalare con un'evidenza impressionante la situazione dell'attuale mondo islamico, sottolineandone i drammatici problemi, le lotte e le sfide future."" -
Fuori controllo. Un'antropologia del cambiamento accelerato
Coniugando i metodi etnografici e comparativi dell'antropologia con materiali storici e sociologici Fuori controllo offre un'inedita prospettiva rispetto alle drammatiche urgenze della contemporaneità.rnrnDensa, veloce, surriscaldata; contraddistinta da ineguaglianze e iniquità. È l'età dell'Antropocene, il segno indelebile dell'umanità sul pianeta. È la globalizzazione - ma non come la conosciamo. Thomas Hylland Eriksen dà nuova linfa alla discussione intorno alla modernità globalizzata, adottando l'approccio antropologico nell'analisi di tre crisi interconnesse: ambientale, economica e identitaria. Se è vero che queste crisi sono globali per ampiezza, vengono però percepite e subite a livello locale, e sono moltissime le contraddizioni che sorgono tra le forze di standardizzazione dell'età dell'informazione del capitalismo globale e la natura socialmente stratificata delle vite individuali. Se il globale è di fatto ingovernabile, una possibile forma di opposizione consisterà per l'autore nell'individuare tattiche e interventi legati a congiunture e contesti locali: resistenze e strategie di sopravvivenza che possono invertire il corso di un mondo in crisi e prossimo alla catastrofe. -
Diritti per forza
Furono prima gli Dèi e poi i Sovrani a imporre agli uomini i loro doveri. Poi venne l'età dei diritti, che ce ne liberò. Oggi è di nuovo tempo di doveri. Ma doveri reciproci, fra uguali. Per noi stessi, per il nostro futuro.La domanda alla quale queste pagine abbozzano una risposta è nella alternativa seguente. La causa di questo mondo detestabile è da cercare presso presunti nemici dichiarati dei diritti, che del resto sarebbero difficili da individuare, e quindi in un dato esteriore ai diritti, cioè nella loro attuazione difettosa, onde il rimedio debba cercarsi nel loro potenziamento? Oppure, la causa è diversa ed è intrinseca alla concezione stessa dei diritti, in un mondo come l'attuale, che si rivela sempre piú ingiusto e violento e sempre piú piccolo, non nel senso di complicato ma nel senso etimologico di totalità dove ogni parte sta in rapporto di interdipendenza con ogni altra parte? Questo nostro mondo è tenuto insieme da forze attrattive centripete potenti. Paradossalmente, la rivendicazione di diritti, invece che promuovere diversità e diversificazione, rischia di spingere all'uniformità e all'omologazione. -
Eguaglianza. Una nuova visione sul filo della storia
E come Eguaglianza. Un'idea al cuore dell'identità dell'Occidente, raccontata attraverso un entusiasmante percorso storico per arrivare a offrirne una nuova, forse decisiva, interpretazione. La storia è, in questo libro, la chiave per proporre una nuova, inaspettata, idea d'eguaglianza, capace di dare un senso al nostro tempo. rnUn viaggio attraverso i secoli - dalla Grecia classica a Roma, alla prima modernità dell'Occidente, alla grande stagione del capitale e del lavoro, sino ai problemi del presente - alla ricerca di una strada alternativa, abbozzata, dimenticata e mai davvero percorsa, per pensare l'eguaglianza. La fine della grande industria e del lavoro operaio nella parte economicamente piú avanzata del mondo hanno distrutto le basi culturali, sociali ed economiche dei paradigmi moderni dell'eguaglianza, e hanno lasciato un grande vuoto che ci disorienta e mette a rischio. Come venirne fuori? Serve un cambiamento radicale nel modo di concepire noi stessi e il nostro posto nel mondo, lontano dai miti del «sociale» e del «collettivo», ma capace di interpretare la rivoluzione che stiamo vivendo. -
Perdere tempo su internet
Ricco di richiami suggestivi alle esperienze artistiche e letterarie, dai surrealisti ai dadaisti, Perdere tempo su Internet è il manifesto che ci invita a ripensare completamente il nostro rapporto con il web. Un libro per molti versi sovversivo, un'analisi a tutto campo, avvincente e imprevedibile, come Internet del restornrnTutti perdiamo tempo su Internet, arrivando persino a colpevolizzarci per quanto siamo soliti saltabeccare da un sito all'altro. Ma siamo davvero sicuri che stiamo sprecando del tempo? Per Kenneth Goldsmith non è affatto così perché, a differenza dei vecchi media, Internet ci obbliga a un coinvolgimento attivo, facendoci diventare più sociali, più inventivi, e persino più produttivi. Goldsmith sviluppa queste sue provocatorie intuizioni sostenendo che le nostre vite digitali stanno rimodellando l'esperienza umana. Quando stiamo «perdendo tempo», in realtà creiamo una cultura della partecipazione, leggiamo e scriviamo di più, anche se in modo diverso. E mandiamo a gambe all'aria i concetti di autorità e autenticità. Internet ci fa entrare in uno stato intermedio tra l'estrema attenzione e il naturale fluire del subconscio, la condizione ideale per la creatività. Dove tutto ciò ci condurrà è uno dei segreti del XXI secolo ancora tutto da scoprire. -
W o il ricordo d'infanzia
W o il ricordo d'infanzia è stato per Perec il libro della vita, piú volte pensato e ripensato, piú volte preso, abbandonato e ripreso. rnrn«W o Il ricordo d'infanzia è uno dei libri più profondi e commoventi che io abbia mai letto.» – Paul AusterrnrnÈ sicuramente il suo libro piú autobiografico, quello che affronta, con vari filtri, la tragedia della sua infanzia: la scomparsa dei genitori inghiottiti dalla guerra e dal nazismo. L'enigma, il puzzle, «marchio di fabbrica» dell'autore, è qui al servizio sia del suo scavo dentro l'origine dei fatti, sia della reticenza e delle maschere che tenderebbero a non rivelarla. Forse anche per questo meccanismo ambiguo, che tocca il cuore profondo della letteratura, il romanzo piú privato di Perec riesce a diventare un testo universale sull'assenza, e sulla vita che con l'assenza deve fare continuamente i conti. In questo libro ci sono due testi semplicemente alternati; potrebbe quasi sembrare che non abbiano niente in comune, eppure sono inestricabilmente intrecciati, come se nessuno dei due potesse esistere da solo, come se soltanto il loro incontro, quella debole luce che gettano l'uno sull'altro, potesse rivelare ciò che non è mai detto apertamente nell'uno, mai detto apertamente nell'altro, ma solo nella loro fragile intersezione. Uno di questi testi è interamente immaginario: è un romanzo di avventure, la ricostruzione, arbitraria ma minuziosa, di una fantasia infantile attorno a uno stato retto dall'ideale olimpico. L'altro testo è un'autobiografia: il racconto frammentario di una vita di bambino durante la guerra, un racconto povero di exploit e di ricordi, fatto di brani sparsi, di assenze, di oblio, di dubbi, di ipotesi, di magri aneddoti. Il racconto di avventure, in confronto, ha qualcosa di grandioso, o forse di sospetto. Perché comincia con una storia e, all'improvviso, si lancia in un'altra storia: in questa interruzione, in questa frattura che sospende il racconto sul filo di non si sa quale attesa, si trova il luogo di origine di questo libro, quei punti di sospensione in cui si sono impigliati i fili spezzati dell'infanzia e la trama della scrittura. G. P. -
Vicino alla dimora del serpente
Nessuno ascolta il demone di un altro l'anonimo richiamo l'insensato boato o pigolio musica sghemba per irreali fuochi d'artificio sta tutto nel non detto il dito sulle labbra per non piangere. rn«Tutto il peso del mondo sta nel cranio che l'acrobata al cornicione ostende». rnNon è un caso che la figura dell'acrobata segni, fin dalle poesie iniziali, la nuova raccolta di Ottavio Fatica. La sua poesia, di cui si possono trovare in Italia pochi antesignani (in primis Ripellino), è una sfida sempre sul filo dell'invenzione linguistica, ma l'immagine del funambolo, o quella simile del «tuffatore in bilico sul ciglio del crepaccio» in altre poesie, è anche fortemente simbolica, fra la vocazione a sondare il cielo e il tonfo «nelle feci del presente» sempre in agguato. La raccolta si snoda all'interno di una contraddizione, quasi una gabbia ontologica: perché le «splendide parole» sono le cose piú preziose che abbiamo, ma «il bello è che la verità sta tutta nel non detto». E d'altra parte se siamo «in libertà sulla parola» significa, a seguire il pun nei due sensi, che la lingua è il nostro spazio di libertà, ma che la nostra condizione è comunque una sorta di libertà vigilata e infrangere «il muro», «la coltre», «la crosta», insomma, uscire dallo stallo delle esistenze è impossibile. Dunque quella di Fatica è una poesia che concentra il massimo di esuberanza e di sfida ma sottintende o addirittura pretende lo scacco, lo smacco, la disfatta. E la malinconia sotto la risata del clown. -
Arsenale di Roma distrutta
Una Roma come non l'avete mai vista: gaglioffa e vitalistica, regina e femmina di malaffare. E uno scrittore estremo, spietato, l'«Henry Miller dei Castelli Romani», che ne fa un ritratto assoluto. rn«Esistono libri nei quali il livello discorsivo, la narratività, sottintende, allude una realtà affascinante e sorprendente. In questo caso si tratta di Roma. Raccontare Roma è difficile ma, quando si riesce a individuarne anche solo uno dei caratteri che hanno fatto di questa città la Città Eterna, allora si può dire che l'opera è riuscita. Come nel caso di Aurelio Picca.» -rn Corrado Augias rnRoma era una visione. Roma è sempre una visione quando decide di fermarsi smemorata. Di assentarsi dal mondo. Di cancellare il suo stesso passato. Roma è la meraviglia quando emerge dal nulla. È un maschio-femmina nudo; enorme e invisibile; un remoto console che si apposta concentrato con il gladio in mano. Roma è una specie di fotogramma che cattura l'eternità.rnrnQuello di una città che non finisce mai di decadere e risorgere. Roma è stata mille Anna Magnani. Una di quelle donne che urlavano quando Monzón picchiava Benvenuti. La madre dei ragazzini del Bambin Gesú, di quando la luce di Monte Mario calava dentro l'Olimpico di Chinaglia, di Ciccio Cordova, di Bruno Giordano e di Totti. Gloria e struggimento. La Roma delle verduraie, dei pizzicagnoli con la brillantina e lo zinale immacolato. Di quando ci si baciava dentro la Cinquecento o si faceva l'amore nei parcheggi. Del sesso di Pasolini che, nello scatto di Dino Pedriali, sopravvive alla sua morte. Dei testacoda sulla Nomentana. Quella Roma, che oggi sembra sepolta nella distruzione, prepara invece in questo romanzo la riscossa per battere il mondo infame. Una sghemba autobiografia topografica, dove memorie personali e racconti di personaggi tanto veri da sembrare romanzeschi si intrecciano alle mutazioni di una città scintillante e livida, plebea e maestosa, madre e meretrice, pura e criminale, sempre oscena, che da millenni si allena ogni giorno al «gioco dell'immortalità». -
Lo spettro
Sono passati tre anni da quando Harry Hole è andato via. Via da Oslo, via dalla Centrale di polizia, via dalla donna che ha amato e ferito troppo, e troppe volte. Ma dai suoi fantasmi no, da quelli non è riuscito a fuggire: l'hanno inseguito a Hong Kong e ora lo reclamano, e Harry non può non rispondere, non può non tornare. Oleg, il figlio di Rakel, il ragazzo che lui ha cresciuto come fosse anche figlio suo, è in carcere. Accusa: l'omicidio di Gusto Hanssen, il suo migliore amico. Movente: secondo gli investigatori, un regolamento di conti nel mondo della droga. Ma Harry non ci crede. Oleg, il suo Oleg, il bambino che lo teneva per mano e lo chiamava papà, può essere diventato un tossicodipendente, ma non un assassino. E a lui non resta che correre a casa, correre contro il tempo, in cerca di una verità diversa da quella già decretata. Una verità che si nasconde tanto nelle maglie dei sentimenti più profondi che legano le persone, quanto nei quartieri dello spaccio, con l'ombra misteriosa di un nemico inafferrabile che lo vuole morto. -
Nemesi
La caccia agli assassini e l'alcol sono le più fedeli amanti del commissario Harry Hole. Ecco perché il suo incontro con Anna, una vecchia fiamma, non doveva essere più che una piacevole serata. Eppure, il risveglio il mattino seguente non gli riserva belle sorprese: abbandonato sulla poltrona del suo soggiorno, accusa i postumi della sbornia e non ricorda nulla della sera precedente. E Anna è appena stata ritrovata suicida nel proprio letto, un foro di proiettile alla tempia. Quando una mail anonima lo accusa di essere coinvolto nella morte della donna, Harry capisce che c'è qualcuno che sta cercando di incastrarlo. -
Scarafaggi
Harry Hole è a Bangkok per affiancare i poliziotti locali nell'indagine sull'omicidio di un diplomatico norvegese ucciso in un bordello. Ma come gli scarafaggi che brulicano nella sua stanza, così i personaggi coinvolti nel caso sembrano moltiplicarsi all'infinito. Né la famiglia dell'ambasciatore morto, né le autorità di Oslo, e tanto meno la polizia locale, sembrano disposti a collaborare. E Harry si ritrova da solo con la sua ombra, in una città dove il frastuono del traffico infuria ventiquattro ore su ventiquattro, l'umidità si taglia con il coltello e la calca ti si appiccica addosso. -
Il leopardo
Le prime vittime sono due donne. Ritrovate con ventiquattro ferite identiche in bocca. Morte soffocate nel loro sangue, dopo una agonia atroce. Omicidi studiati, efferati, che seguono un rituale. La polizia criminale di Oslo sa di avere un solo uomo che può risolvere il caso. Harry Hole, alcolista, uomo rude e solitario, inviso a molti. Ma Hole si è rintanato a Hong Kong, tra le fumerie d'oppio, per lavare via i ricordi. Sa fin troppo bene che, per risolvere l'ultimo caso, ha messo in pericolo di vita l'unica donna che ha mai davvero amato. E solo quando lo informano che il padre è moribondo in ospedale, Harry Hole decide di tornare a Oslo. Tra le vittime non c'è in apparenza alcun legame, ma Hole subito ne trova uno. Tutte quante hanno trascorso una notte in un isolato rifugio di montagna. E qualcuno, qualcuno capace di un odio lucido e selvaggio, adesso sta braccando gli ospiti di quella notte, uno per uno... -
La stella del diavolo
Oslo è nella morsa di una delle estati più torride che la storia ricordi. Anche mettere due patate sul fuoco sembra un supplizio, ma quando, in un appartamento del centro, delle grosse macchie nerastre si allargano nell'acqua che bolle su un fornello, la signora che sta cucinando capisce che non può essere colpa del caldo e, sollevando gli occhi al soffitto, vede un denso liquido scuro colare attraverso l'intonaco. Al piano di sopra, il quinto, una giovane donna giace in una pozza di sangue, assassinata. Un dito è stato reciso dalla sua mano sinistra e dietro la sua palpebra è stato nascosto un minuscolo diamante a forma di stella a cinque punte, la stella del diavolo. Nello stesso momento, in un altro punto della città, il detective Harry Hole giace nel suo appartamento, completamente ubriaco. Dall'assassinio della sua collega Ellen non si è più ripreso, scivolando a poco a poco in uno stato di abbattimento che lo ha portato al completo isolamento e alla sospensione dal servizio. Tuttavia, è proprio il capo della polizia, Bearne Moller, a costringerlo a riemergere dal suo stupore alcolico. È a corto di uomini ma, soprattutto, vuole dare a Hole un'ultima chance. -
Polizia
Un assassino seriale ha preso di mira la polizia di Oslo. E' crudele e sadico. Lo chiamano il «macellaio». Ed è imprendibileIl corpo massacrato di un poliziotto è ritrovato alle porte della capitale norvegese, sulla scena di un crimine rimasto irrisolto e su cui lui stesso aveva indagato. Qualche tempo dopo viene scoperto il cadavere di un suo collega: stesse modalità di esecuzione, stesse coincidenze. A questo punto non può essere un caso, ed è chiaro a tutti che l'assassino ha appena cominciato. Fermarlo è un lavoro per Harry Hole. Ma di Harry Hole non c'è traccia. -
Il pettirosso
Le guerre non finiscono mai. E per Harry Hole la guerra è appena cominciatarnDurante la Seconda guerra mondiale un gruppo di giovani soldati norvegesi combatte a fianco dell'esercito tedesco alle porte di Leningrado. La battaglia li unisce, ma alla fine del conflitto uno strano omicidio e una diserzione sfaldano il gruppo. Quando, molti anni dopo, i monti intorno a Oslo restituiscono i bossoli di un Märklin, un fucile tedesco di straordinaria precisione, ideale per un killer professionista, Harry Hole intuisce che dietro quel ritrovamento si nasconde qualcosa di più grosso. E, incastrando i pezzi del puzzle, si addentra in una palude di tradimenti e vendette da cui sarà difficile riemergere.