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Mostrati 1861-1880 di 10000 Articoli:
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Alice nel paese delle meraviglie
«Inizia dall'inizio e vai avanti finché non arrivi alla fine: poi, fermati.»rnrn«Si può leggere di primo acchito, senza pause, o comunque indifferenti alle interruzioni; poiché da qualsiasi punto si ricominci la lettura, è come riprendere la storia da un punto fermo, senza nessi da ricordare con quanto precede. Ogni pagina è un inizio: per l'episodio che segue, per il personaggio che viene introdotto, per la situazione in cui Alice si trova. [...] L'invito al lettore è di seguire Alice nel suo viaggio fantasioso così come le piccole Liddell l'hanno seguito in barca, lungo il Tamigi, il 4 luglio del 1865. Rinunciare a cercare troppo astrusi significati ha un grande effetto liberatorio; alla luce di quello che ancora una volta il saggio Re di Quadri sentenzia nell'ultimo capitolo: ""Se non c'è nessun significato... questo, sapete, ci risparmia un mondo di guai, perché non abbiamo più bisogno di cercarne uno"""".» (dalla Prefazione di Luigi Lunari)"" -
Cuore di tenebra
«Kurtz era un uomo notevole. Abbastanza acuto da penetrare tutti i cuori che battono nella tenebra.»Cuore di tenebra fu scritto da Conrad in due mesi, nel 1898, sotto l'influsso della biografia e del mito di Rimbaud. È anzitutto un libro sul viaggio, sulla passione della scoperta di luoghi nuovi. In seguito, la vicenda di Marlow diventa una discesa agli inferi, nel cuore dell'Africa. L'incontro con Kurtz – agente dei mercanti d'avorio, che ha reso brutalmente schiavi gli indigeni – mette il protagonista, e il lettore, a contatto con il ""cuore di tenebra"""": il Male, reso grottesco da quegli uomini che credono Kurtz una sorta di divinità. Ma anche lui è, a suo modo, una vittima della solitudine, della follia, della cultura occidentale che va in mille pezzi quando entra in contatto con l'Altro. La morale del polacco-inglese Conrad è una risposta polemica al russo Dostoevskij: dato che Dio non c'è, difendiamoci da soli contro noi stessi."" -
Robinson Crusoe
Un grande giornalista traduce, rispettando finalmente la stesura originale, e commenta, mostrandone la deflagrante attualità, l'opera letteraria del suo illustre collega degli inizi dell'era moderna. L'isola dove si svolgono le avventure del naufrago Robinson rappresenta tutti i problemi e le contraddizioni di quel mondo moderno che, agli inizi del XVIII secolo, si andava delineando nel confronto tra l'Europa e le nuove terre scoperte. Il romanzo può essere quindi considerato una sorta di ""Odissea semplificata"""" degli albori della nostra epoca, con la stessa carica simbolica, la stessa ricchezza di allegorie."" -
La mite
"Immaginate un uomo, accanto al quale sta stesa su un tavolo, la moglie suicida che qualche ora prima si è gettata dalla finestra. L'uomo è sgomento e ancora non gli è riuscito di raccogliere i propri pensieri... Ecco, parla da solo, si racconta la vicenda, la chiarisce da se stesso"""". Così Dostoevskij presenta al lettore il proprio racconto: 'fantastico' perché registra come sotto dettatura i pensieri che si svolgono nell'interiorità dell'uomo, ma anche estremamente 'reale' nella sua verità psicologica. Passando attraverso vari sentimenti spesso contraddittori, prima discolpandosi, quindi accusando, dandosi spiegazioni che si riveleranno fasulle, il protagonista giunge a poco a poco alla verità. Introduzione di Paolo Di Stefano." -
Ricordi dal sottosuolo
Uscito a puntate, nel 1865, sulla rivista ""Epocha"""" (Epoca), """"Ricordi dal sottosuolo"""", scritto sotto forma di un monologo-confessione, è uno dei più terribili e impietosi viaggi all'interno della coscienza umana della letteratura europea. Il protagonista è un ipocondriaco che vive ai margini della società, scrutandola (e scrutandosi) con odio e sospetto. È il romanzo della svolta artistica e filosofica dello scrittore russo. Come scrive Pacini nella sua Introduzione, in questo romanzo """"Dostoevskij ha individuato e descritto il nemico da combattere: quel sottosuolo che è la quintessenza di ciò che chiude l'uomo nel cerchio dell'odio e della lotta, che lo fa arroccare su se stesso, condannandolo a macerarsi nella solitudine e nella disperazione. Da questo momento la sua via come romanziere è definitivamente segnata, ed egli la perseguirà convinto che sia l'unica via praticabile, quella che conduce verso l'amore e verso Cristo""""."" -
Il grande Gatsby
«Non si può ripetere il passato? Certo che si può!»rnrn«Il grande Gatsby» ovvero l'età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell'estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy... Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un'esistenza ormai votata alla dissoluzione finale. -
L'educazione sentimentale
Nel 1840 Frédéric Moreau, giovane baccelliere, sogna intense passioni e grandi successi artistici. Turbato dal fascino di Mme Arnoux, stabilitosi a Parigi, cerca di rivederla. Nel frattempo frequenta giovani ambiziosi tra i quali Deslauriers che aspira al potere politico. Frédéric non riesce però a imporsi in nessun settore e la sua vita oscilla tra facili amori, il gran mondo e l'amore che prova, nonostante tutto per Mme Arnoux. Col passare degli anni tutti i sogni si infrangono e resta solo la sensazione del fallimento. Introduzione di Stefano Agosti. -
I dolori del giovane Werther
«Il sentimento per lei inghiotte tutto; possiedo tanto, e senza di lei tutto mi diventa nulla.»rnrnLa trama è semplice eppure di un agghiacciante realismo: Werther è innamorato di Lotte, di cui sa fin dall'inizio che non è libera, perchè legata ad Albert. «Stia attento a non innamorarsene», sarà il consiglio di una cugina a Werther. Ma la tragedia è già innescata. Considerato il primo grande testo del Romanticismo, il Werther supera le barriere storiografiche per divenire il libro di una generazione, di tutte le generazioni, intramontabile. -
Il buon soldato Sc'vèik
"Una grande epoca esige grandi uomini. Vi sono degli eroi ignorati e oscuri... l'esame della cui indole darebbe ombra perfino alla gloria d'Alessandro Magno. Oggigiorno si può incontrare per le vie di Praga un uomo trasandato, che non sa quanta importanza abbia avuto la propria opera nella storia di un'epoca grande e nuova come questa. Egli percorre tranquillamente la sua strada, senza che nessuno gli dia noia e senza dar noia a nessuno, e senza essere assediato da giornalisti che gli chiedano un'intervista. Se gli domandaste come si chiama, vi risponderebbe con l'aria più semplice e più naturale del mondo: 'Io son quello Sc'vèik...'"""" Con queste parole Jaroslav Hasek (1883-1923) presentava l'umile e grottesco eroe del suo romanzo, il bonario allevatore e mercante di cani, strappato alle sue pacifiche occupazioni e mandato a combattere in difesa dell'impero austro-ungarico nella Prima guerra mondiale. Preso nel vortice di avvenimenti che vanno molto oltre le sue capacità di comprensione, Sc'vèik si destreggia con un misto d'ingenuità e di furbizia, forte di quella sua obbedienza assoluta alla lettera degli ordini ricevuti che porta all'assurdo e dissolve nel ridicolo ogni autorità. Nel buon soldato Sc'vèik i lettori di tutto il mondo hanno riconosciuto un eroe sovrannazionale, il campione di un irriducibile pacifismo e antimilitarismo e un simbolo dell'inalienabilità dei diritti dell'individuo contro ogni tutela e usurpazione dittatoriale." -
Gente di Dublino
Considerati tra i capolavori della letteratura del Novecento, questi quindici racconti - terminati nel 1906 ma pubblicati soltanto nel 1914 perché per la loro audacia e realismo gli editori li rifiutarono - compongono un mosaico unitario che rappresenta le tappe fondamentali della vita umana: l'infanzia, l'adolescenza, la maturità, la vecchiaia, la morte. Fa da cornice a queste vicende la magica capitale d'Irlanda, Dublino, con la sua aria vecchiotta, le birrerie fumose, il vento freddo che spazza le strade, i suoi bizzarri abitanti. Una città che, agli occhi e al cuore di Joyce, è in po' il precipitato di tutte le città occidentali del nostro secolo. -
Per la pace perpetua
A oltre duecento anni dalla sua prima pubblicazione, riproponiamo al lettore il saggio di Immanuel Kant ""Per la pace perpetua"""", contributo classico e giustamente celebre alla tradizione del pacifismo giuridico. """"Il suo progetto di pacifismo giuridico,"""" scrive Salvatore Veca nell'ampia prefazione a questa edizione, """"non è solo ancorato a una filosofia della storia, ma è anche reso coerente dallo sfondo più ampio della teoria etica."""" Quanto possiamo ancora trovare nelle pagine di Kant sono """"le impronte e le tracce vive di un progetto filosofico audace e illuminante, tanto quanto caratterizzato dalla consapevolezza della problematicità dei suoi esiti ai fini del nostro continuo approssimarci alla 'pace perpetua'"""". Con un saggio di Alberto Burgio."" -
Il tallone di ferro
«L'orso ha detto che ci schiaccerà... E se schiacciassimo noi l'orso?»rnrnPubblicato nel 1907, questo romanzo di Jack London rappresenta un esempio insuperato di ""fantascienza verista"""": impeccabile e profetico nella sua analisi sociale e politica ma, al contempo, senza freni nell'invenzione di una realtà distopica eppure sinistramente familiare. Testo di autentica chiaroveggenza sui destini della società capitalistica, """"Il tallone di ferro"""" è uno dei più allucinati e veridici affreschi della società dominata dal profitto, dipinta nella sua durezza senza scampo, nella sua oppressione generalizzata, nei suoi impliciti e inevitabili sbocchi di violenza e massacro. Il profeta lucido e impavido dello scarto tra le speranze dell'umanità e le condizioni in cui gli uomini si trovano a vivere è Ernest Everhard, l'eroe, il combattente per la libertà (un personaggio memorabile cui Ernesto Che Guevara deve il nome di battesimo). Il racconto della sua vita e del suo pensiero è affidato al diario dell'amata Avis, figlia viziata di una ricca famiglia borghese che apre gli occhi, attraverso l'amore per Ernest, sull'intollerabile oppressione attuata dalla classe sociale cui appartiene, fino alle estreme conseguenze. Un feroce, visionario capolavoro. Prefazione di Goffredo Fofi."" -
Mandragola-Clizia
Mandragola (1518) e Clizia (1525) sono le due massime opere teatrali del Machiavelli. ""Mandragola"""" è un """"passatempo burlesco"""" nato dal dispettoso cruccio di esser costretto da """"questi signori Medici"""" all'ozio e al confino a San Casciano. La storia è quella di una coppia (Messer Nicia e Lucrezia) che, non potendo avere figli, si fa ingannare da Callimaco, innamorato di Lucrezia, che riuscirà a intrufolarsi nel suo letto e a conquistare il suo cuore. """"Clizia"""" è invece una commedia """"riposata ed edificante"""" che ha per protagonista Cleandro al quale i genitori hanno vietato di sposarsi con la trovatella Clizia. Dietro al divieto c'è il fatto che il padre del giovane si è invaghito di Clizia. Apre il volume una prefazione di Riccardo Bacchelli."" -
Canzoniere
Ecco un classico della poesia italiana ed europea studiato e commentato da altri due poeti che hanno ormai un loro posto indiscutibile nel panorama della nostra letteratura. Foscolo si occupò del Petrarca nel 1823 e di Leopardi tra il 1825 e il 1826. E proprio nell'età di un grande risveglio culturale dove, accanto allo sbocciare della sensibilità romantica, prendeva il via il sentire estetico moderno. Il ""Saggio sopra la poesia del Petrarca"""" di Ugo Foscolo non segna soltanto un punto fermo nella stessa storia della critica della poesia petrarchesca: è anche la testimonianza di come un grande poeta sappia """"far critica"""", riuscendo a cogliere, dietro il cristallo apparentemente immobile dello """"stile"""" petrarchesco, i grandi e problematici destini dell'uomo di sempre. Il commento del Leopardi alle """"Rime"""" del Petrarca è esemplare sia perché può considerarsi una acuta guida alla loro lettura sia perché, al contempo, è lo strumento per comprendere la poetica dello stesso autore dei """"Canti""""."" -
Il fu Mattia Pascal
«Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal.» È l'incipit del romanzo più noto di Luigi Pirandello: Il fu Mattia Pascal (1904). In esso è contenuta la cellula generativa dell'intero libro. Quando lo scrisse, lo scrittore siciliano ne sapeva quanto chi, scorse queste prime righe, si predispone alla lettura. Scelti nome e cognome, cominciano le peripezie del personaggio, il quale presto si trova in una situazione simile a quella dell'autore: deve lui stesso dare vita a ""un uomo inventato"""". Durante questa vera e propria avventura dei nomi, il libro assume la sua forma pienamente novecentesca, nella quale autobiografia e biografia immaginaria si confondono. Consanguineo di quelli che saranno i sei personaggi in cerca d'autore, Mattia Pascal sembra a tratti lanciare messaggi al lettore perché lo liberi dal vincolo cartaceo e dunque dalla sua muta solitudine."" -
Uno, nessuno e centomila
«Una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere.»Uno, nessuno e centomila (1926) fu definito da Pirandello ""romanzo testamentario"""". Si tratta infatti del suo ultimo romanzo e segna il culmine della riflessione sulla disgregazione del soggetto iniziata con Il fu Mattia Pascal (1904). Attraverso la tragedia di Vitangelo Moscarda – che scopre di essere estraneo a se stesso, """"costruito"""" dagli altri a modo loro, molteplice quante sono le situazioni in cui si trova – Pirandello costruisce una delle rappresentazioni più efficaci dell'assurdità dell'uomo moderno, e delinea la sua filosofia. Alla base della sua visione del mondo, come mostra il filosofo Remo Bodei, c'è la sfiducia che l'uomo possa accrescere la sua coscienza in modo positivo attraverso la messa in luce e il superamento delle contraddizioni."" -
Simposio o sull'amore. Testo greco a fronte
Il ""Simposio"""" è la grande """"lezione d'amore"""" del pensiero occidentale. Nella polifonia di voci riunite nella giocosa atmosfera di un banchetto, Platone ci presenta, l'una dopo l'altra, le dottrine dell'eros esposte nell'orizzonte del mito, nella filosofia presocratica, nella scienza medica, nel sentire comune e in quello dei poeti. A questa vera e propria """"summa enciclopedica"""" del sapere erotico dell'antichità, la possente parola di Socrate contrappone una nuova visione dell'amore, che libera la forza demoniaca dell'eros al di là del vincolo dei corpi e degli individui, in una autentica ascesa conoscitiva verso l'idea del bene e del bello. Introduzione di Umberto Galimberti."" -
Origine della disuguaglianza
Nel 1745 l'Accademia di Digione propone un tema: ""quale sia l'origine della disuguaglianza fra gli uomini e se sia fondata sulla legge naturale"""". Rousseau presenta il suo """"Discorso sulle origini e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini"""": """"Il primo che, avendo cintato un terreno, pensò di dire 'questo è mio' e trovò delle persone abbastanza stupide da credergli fu il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, quante guerre, quanti assassini, quante miserie ed errori avrebbe risparmiato al genere umano chi, strappando i pioli o colmando il fossato, avesse gridato ai suoi simili: 'Guardatevi dal dare ascolto a questo impostore! Se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra non è di nessuno siete perduti!'"""". """"È questo il suo primo scritto importante di politica, dove viene posto il problema che poi verrà trattato nella sua opera maggiore, il Contratto sociale,"""" spiega Giulio Preti nella sua introduzione, """"e Rousseau ha il merito di aver formulato chiaramente, sia pure su di un piano astrattamente politico, l'idea della democrazia, e di avere mostrato come, con la proprietà privata, cominci l'infelicità umana."""""" -
Amleto
La vicenda che Shakespeare doveva mettere in scena era, senza mezzi termini, il rapporto di una mente umana con la vita, e il suo problema, allora, era quello di far muovere Amleto, con la sua ""prodigiosa consapevolezza"""" (Henry James), su un terreno adeguato al personaggio e alla sua ricerca. Poiché tutta la vita doveva essere messa in discussione, sottoposta all'analisi, al dubbio di un Amleto che è l'unico moderno, Shakespeare crea una struttura supremamente elastica e comprensiva, capace di abbracciare pianto e riso, ragione e follia, amore e odio; di passare da un universo domestico a un paesaggio sconfinato, da un salone di corte a un campo militare, da una fortezza a un cimitero. Se bene guardiamo l'Amleto, vediamo come ogni esperienza umana vi venga rappresentata. Tutta la vita; e più ancora: la vita vista come immagine di se medesima, come teatro."" -
Il mercante di Venezia. Testo originale a fronte
Nel ""Mercante di Venezia"""", opera composta tra il 1596 e il 1598 e qui presentato in nuova traduzione, il mondo sembra nettamente distinto tra buoni e malvagi, cristiani ed ebrei, innocenti e colpevoli: ma così non è. Di fatto noi lasciamo il teatro con il senso che tutti i personaggi partecipino a un medesimo destino, che il peccato non sia solo dell'ebreo, ma anche del cristiano, che la finale solitudine e il dolore di Shylock siano anche quelli del suo antagonista Antonio; che il regno della bellezza e della favola rappresentato da Belmonte sia, come il Giardino dell'Eden, fatalmente incrinato dalla dura realtà di una Venezia che è metafora dello stato moderno. L'immagine finale che il """"Mercante di Venezia"""" ci comunica è quella dell'umana fragilità e precarietà - non per Antonio soltanto, o per Shylock, si dovrà invocare la """"misericordia"""", esaltata da Porzia in un grande discorso, ma per chi, come loro, e noi, è chiuso nell'argilla della condizione umana.""