Sfoglia il Catalogo ibs006
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 4961-4980 di 10000 Articoli:
-
La buona e brava gente della nazione
Un gruppo di amici a cavallo fra gli ultimi anni della giovinezza e l'ingresso nell'età adulta, sospesi fra vecchi sogni e nuovi desideri. La buona e brava gente della nazione racconta il loro lavoro come avvocati in carriera nei tribunali del Nordest e le loro notti senza fine nelle discoteche alla moda, e poi ancora le vacanze in un'isola del Sud, dove la luce abbagliante del sole sembra annullare ogni capacità di controllo e dove tutti gli equilibri si romperanno a causa dell'arrivo sulla scena dell'elemento estraneo, perturbante, la giovane inglese Sabine. Un ritratto generazionale di grande respiro per raccontare l'Italia in perenne accelerazione degli anni Novanta - chiave di lettura per la comprensione dell'Italia di oggi -, e per raccontare il tema privato e struggente della fine delle illusioni. Un romanzo corale e polifonico che compone un ritratto di ""neo-indifferenti"""" destinato a restare."" -
La pupa di zucchero
Pietro, un cinquantenne geniale, pensatore, filosofo, non è affatto votato al culto patriarcale della ""roba"""" della sua famiglia, i ricchissimi Branciforti, di cui eredita anche la fiorente tonnara dell'Isola delle Correnti, dove il sole non muore mai e la luna fatica a trovare un posticino in cui splendere ogni tanto. Con lucida premeditazione Pietro smantella la tonnara, la rende infruttuosa, facendo di quell'agonia apparente il suo unico progetto di vita, cambiamento e rinascita, non facile ma forse possibile. In quel contesto immobile in cui accumulare """"roba"""" significa essere qualcuno, però, lui è per tutti un inetto, una disgrazia immeritata per la sua famiglia. Quell'inettitudine è invece un perfezionato talento, che trova nell'amico e coetaneo Bruno - brillantissimo affarista, come quel patriarca Branciforti di cui è per incesto il figlio negato - un contestatore apparente ma anche un appassionato interlocutore. Fra le due tesi - accumulare o dissipare - non ci sarà un vincitore: a vincere sarà l'inoppugnabile certezza del nanismo degli esseri umani, creature fragili come una pupa di zucchero che, gigante a vedersi, si disintegra in mille cocci per un semplice soffio di vento."" -
Disìo
Al capezzale della madre morente, la figlia Memi - ormai adulta e psichiatra a Milano -, seguendo il lento e muto gocciolio della flebo, scandisce l'azzanno di un suo dolore mai sanato, solo narcotizzato, lo scippo d'un affetto materno dovuto ma negato, mendicato in penombra. Alla morte della madre, Memi torna in Sicilia, stregata da un ""disìo"""" carnefice e salvifico a un tempo, insensato e irrinunciabile, disperato e incomprensibile per chi non si sia mai abbandonato al canto delle sirene. Partecipa come dirigente medico a un concorso in Ospedale, concorso già manipolato, già infettato. Nulla è mutato dunque, il lutto del Diritto è ancora lutto, la Giustizia è solo un nomen, l'omertà è ancora calvario, sotto il peso di una nuova e più potente mafia, che veste in camice, in toga, in giacca e cravatta, e vanta curricula di prim'ordine. Combattuta tra tornare a Milano e restare, Memi resta a lottare in una terra arsa e disperata, per una terra magica e maciullata, decisa a vivere l'unica maternità possibile, il """"disìo""""."" -
Si nota all'imbrunire (Solitudine da paese spopolato)
I figli Alice, Riccardo e Maria sono arrivati la sera prima. Il fratello maggiore Roberto anche. Un fine settimana nella casa di campagna di Silvio, all'inizio del villaggio spopolato dove vive da solo da tre anni. Silvio ha acquisito, nella solitudine, un buon numero di manie, la più grave di tutte: non vuole più camminare. Non si vuole alzare. Vuole stare e vivere seduto il più possibile. E da solo. Si tratta, per i figli che finora non se ne erano preoccupati troppo, di decidere che fare, come occuparsene, come smuoverlo da questa posizione che è una metafora del suo stato mentale: che è quella di un uomo che vive accanto all'esistenza e non più dentro la realtà. Emergono qua e là empatie, distanze e rese dei conti. I familiari di Silvio sono venuti a trovarlo per la messa dei dieci anni dalla morte della moglie... C'è da commemorare, da dire, da concertare discorsi. Certo è che, preda del suo isolamento, nella testa di Silvio si installa una certa confusione tra desideri e realtà, senza nessuno che lo smentisca nel quotidiano, la vita può essere esattamente come uno decide che sia. Fino a un certo punto. -
La pioggia nera
Un lampo, una nube a forma di fungo, cangiante come una medusa, e poi quella strana pioggia nera, segno indelebile del destino della città di Hiroshima. L'ossimoro che Ibuse Masuji ha scelto per titolo è metafora del fall out atomico e trae il suo vigore dal contrasto: la pioggia è forza vitale, rigeneratrice, perché l'acqua nella tradizione religiosa giapponese è apportatrice di purezza. Inconciliabile con il nero, lo sporco, l'impuro. La pioggia nera è una contraddizione nel ciclo biologico, suona come una violenza verbale alle leggi della natura, così come la potenza distruttrice dell'atomo rinnega la vita dell'uomo, agendo sull'origine del suo essere, scollando gli anelli della sua catena genetica. Con questo romanzo Ibuse Masuji ci fa rivivere la tragedia di Hiroshima attraverso gli occhi ignari e rassegnati di persone come tante, e ci dimostra come la finzione letteraria, con gli artifici che le sono propri, riesca a sublimare il dato reale della ricerca storica e a convogliare il senso del vero più di un'asciutta descrizione realistica. Con uno stile pacato, senza retorica né vittimismo, Ibuse salva il senso della scrittura come ""memoria"""" e recupera al di là dell'orrore la dignità dell'uomo."" -
Il tappeto rovesciato. La presenza del corpo negli epistolari e nel teatro dal XV al XIX secolo
Dalle missive private di Niccolò Machiavelli, Lucrezia Borgia, Eleonora d'Este, Isabella Andreini come da quelle di Caterina ii, Giacomo Casanova, Gasparo Gozzi e Federico De Roberto, dal Cinquecento al Novecento, la presenza del corpo appare copiosa e variamente modulata. I protagonisti del libro sono personaggi della storia, della letteratura e del palcoscenico, tutti indagati dal punto di vista del ""tappeto rovesciato"""", metafora del bios che soggiace al récit. Adottando una prospettiva comparatistica e interdisciplinare, i saggi qui raccolti indagano i mutamenti che hanno inciso sulla rappresentazione della corporeità e della patologia nei testi epistolari e drammaturgici. La presenza del corpo di chi scrive, come del corpo di chi recita, è tanto """"viva"""" quanto difficile da esprimere se non si apre alla confidenza più intima dei carteggi e alle più eclatanti voci del teatro."" -
1913. Un'altra storia
Dall'autore del bestseller 1913, lo straordinario racconto di protagonisti eccentrici e figure dimenticate, incredibili scoperte e nuove storie che meritano un posto nell'universo di un periodo formidabile.rnrnCon il successo di ""1913"""", Florian Illies ha avviato un magistrale racconto della genesi della modernità creando un affascinante panorama di un anno indimenticabile, chiave di volta per il destino del Novecento e fonte inesauribile di curiosità. Nascoste sotto la coltre dell'ufficialità e della Grande Storia, emergono oggi inedite microstorie raccolte dall'autore per impreziosire il suo ritratto. Così mentre Maxim Gorkij sta per terminare il suo soggiorno a Capri, Puccini non è dell'umore giusto per affrontare un duello. Una nuova cometa appare in cielo e Rasputin resta incantato dalle donne russe. Marcel Proust non riesce a trovare un editore, mentre Arthur Schnitzler si prende cura del suo paziente più difficile. Otto Witte, un mangiafuoco di Berlino, viene incoronato re d'Albania. Ma soltanto per cinque giorni. Hermann e Mia Hesse hanno qualche problema, mentre Egon Schiele non si rassegna ai rifiuti della sua musa Wally. Lo stile lieve ed elegante di Illies ci restituisce intatta l'atmosfera dell'anno che ha preceduto la catastrofe della prima guerra mondiale e da cui ha avuto inizio il mondo moderno."" -
Ira e tempo. Saggio politico-psicologico
La più enigmatica e umana delle passioni diventa,rnnell’analisi brillante di uno tra i maggiori filosofirncontemporanei, la formidabile chiave di interpretazionerndei fenomeni che segnano la nostra epoca:rnle contraddizioni del populismo, la forza ipnoticarndei sovranisti, il crollo di partiti e ideologie comernmediatori del conflitto e del dissenso.rnrn«Siamo entrati in un’era priva di puntirndi raccolta dell’ira. Né in cielo né in terrarnsi è più capaci di dare il via a qualcosarndi giusto con la “giusta rabbia del popolo”»rnrnrnrnUna passione che tanta parte ha avuto nella storia della nostra civiltà, come testimonia il celebre incipit dell'Iliade, è la protagonista di un saggio poderoso, opera di uno tra i più importanti filosofi contemporanei. Peter Sloterdijk ricostruisce l'evoluzione di questo sentimento nella storia dell'Occidente, osservandone i cambiamenti in rapporto alle condizioni storiche. Nonostante venga sempre messa in relazione al presente, all'esplosività e alla dispersione di energia vitale, il ruolo dell'ira si può studiare efficacemente solo prendendo in esame il percorso a lungo termine della politica, dove è possibile descriverne gli effetti volgendo lo sguardo al passato per tentare una previsione di quelli futuri. Un'interpretazione che ha influenzato storici e sociologi nell'analisi dei fenomeni politici, una lettura indispensabile per rendere comprensibile il prevalere del populismo in cui viviamo immersi. -
Dalla parte di Jekyll. Manifesto per una buona destra
Un viaggio alla riscoperta di unarnpolitica che accetti la sfida del nuovo e faccia delrncambiamento uno stile di vita.rn«Ora che l’anima estremista e populista ha smesso di tuonare dai palazzi del governo potrà essere utile la lettura del saggio di Filippo Rossi. Manifesto per una buona destra, con cui si riesce a fare ordine nella confusa geografia delle destre italiane» – Robinsonrn«Esiste ancora una politica moderna e laica,rnCivile e realista, patriottica senza esserernNazionalista, che non parla alla panciarnMa al cuore e al cervello e che può ancorarnRichiamarsi a una “cultura di destra”?»rnrnrnAutorevole ma non autoritaria, in grado di dare risposte concrete senza semplificare la realtà in italiani e stranieri, «onesti» e corrotti, quella che Filippo Rossi definisce «la buona destra» è una delle culture politiche che ha contribuito a fare dell'Italia un paese moderno. Eppure, come il rispettabile dottor Jekyll porta sempre con sé il fantasma del temibile Mister Hyde, ancora oggi chi si ispira a un pensiero liberale e conservatore non può non evocare allo stesso tempo immagini di sopraffazione dei più deboli, razzismo e altre barbarie del secolo scorso. All'alter ego capace di ogni nefandezza aizzato da chi sta al governo, e che esprime l'istinto di un paese in disarmo, livido e spaventato, l'autore contrappone nella sua analisi il racconto di una cultura di destra orgogliosa della propria differenza e della propria tradizione, ma che rischia di finire, come il protagonista del romanzo di Stevenson, vittima della sua stessa ombra. In un j'accuse tanto contro xenofobi e populisti quanto contro la sinistra anemica dei nostri tempi, Rossi propone un viaggio alla riscoperta di una politica che accetti la sfida del nuovo e faccia del cambiamento uno stile di vita, lanciando allo stesso tempo un appello a tutti coloro che si sentono viandanti culturali, migranti politici e che rifiutano la retorica delle radici e la tirannia degli album di famiglia. -
Trattato delle piccole virtù. Breviario di civiltà
Sono piccole e ingrate le virtù capacirndi illuminare le asperità della vita quotidiana,rncosì come mite e lieve è il vocabolariornche le compone.rnIn un breviario essenziale per scoprirernil senso di una rinnovata umanità, un percorsornper praticare ciò che sembra perduto e chernsi rivela invece alla nostra portata.rnrnViviamo un'epoca in cui l'«assolo» sembra prevalere decisamente sul «vivere corale». Sebbene si sia ormai affermata la necessità di prendersi cura dei beni comuni, risulta però impossibile tutelarli senza fare appello a quelle virtù che riducono le pretese del singolo a favore dell'armonia dell'insieme. Carlo Ossola ci accompagna in un viaggio che è anche un dialogo con alcuni maestri delle «piccole virtù», esponenti del pensiero e della letteratura: da Cicerone e Lucrezio ad Alessandro Manzoni e Victor Hugo, da Carlo Goldoni a Giacomo Leopardi, da Emily Dickinson a Wislawa Szymborska, da T.S.Eliot a Georges Bernanos. Guida ideale lungo il percorso è il trattato settecentesco - che fa da appendice al volume - in cui Giovan Battista Roberti, compendiando secoli di civiltà europea, descrisse le «virtù sociali, utili a chiunque vive in società di altri viventi razionali». Nella consapevolezza che ricercare e praticare queste virtù non è altro se non, citando sant'Agostino, «scorgere in un fatto modesto i concetti comuni delle piccole come delle grandi realtà». -
L' Italia immaginata. Iconografia di una nazione
Una, indivisibile, violata, oppressa, redenta: l'allegoria femminile del paese attraverso due millenni di storia, arte e politica.rnrn«L'idea di una ""immagine debole"""" dell'Italia ha finito col trasferire all'iconografia nazionale interrogativi che riguardano il nostro sentimento di appartenenza a una stessa comunità. Ma questo non ha impedito, a un livello più immediato, che la personificazione femminile del paese costituisca da tempo uno degli elementi che ci identificano in quanto italiani.»rnrnIl racconto iconografico di una nazione fa parte dell'identità di un popolo come le parole dei poeti e le ricorrenze storiche. Dai francobolli ai monumenti, dai volantini politici alle opere d'arte, in ogni epoca le comunità nazionali mettono in scena e adattano l'immagine che hanno di sé, riproducendola in una miriade di forme e significati diversi. In particolare, anche per rappresentare il Belpaese si è fatto spesso uso di archetipi femminili che affondano le proprie radici nell'antichità, ben prima che la moderna idea di nazione facesse la sua comparsa. Da certe raffigurazioni sulle monete greche alla Libertà che guida il popolo di Delacroix, queste immagini, benché segnate da discontinuità e battute d'arresto, hanno accompagnato alcuni dei passaggi cruciali della storia europea. Ma se in altri paesi tale evoluzione è da tempo studiata e approfondita, la debolezza del processo di unificazione in Italia ha spesso posto in secondo piano l'importanza di allegorie così potenti. Con l'aiuto della ricca e approfondita introduzione di Giovanni Belardelli, che ripercorre una storia per immagini lunga due millenni, i saggi contenuti in questo libro accompagnano il lettore in un percorso inedito alla scoperta delle «donne immaginate» che hanno impersonato l'Italia: dalle loro origini orientali alla canonizzazione della donna turrita nell'Iconologia di Cesare Ripa, dall'esaltazione risorgimentale della patria «bella e perduta» nei ritratti di Hayez all'Italia madre e guerriera della propaganda fascista, fino ad arrivare, nel secondo dopoguerra, a Miss Italia e alle dive del cinema popolare."" -
Un' eterna giovinezza. Vita e mito di Carlo Michelstaedter
Gorizia, 1910. Un ragazzo ventitreenne si uccide con un colpo di rivoltella alla tempia nella casa paterna. È Carlo Michelstaedter che, a cento anni di distanza, verrà riconosciuto come un genio e salutato come precursore di Heidegger in filosofia, di Wittgenstein nella critica del linguaggio, di Derrida nell'ermeneutica. All'epoca del tragico gesto studente all'Università di Firenze, ne seguiamo le vicende scoprendo gradualmente le verità che hanno modellato la sua personalità controversa: dal rapporto conflittuale con il padre alla ricerca disperata del successo, dall'entusiasmo dell'adolescenza ai continui riferimenti al suicidio che ricorrono nella sua corrispondenza. Si delinea così la figura di un giovane intellettuale appassionato di Carducci, D'Annunzio, Ibsen, Beethoven, immerso nel clima culturale della Firenze del primo Novecento, che prova a farsi strada attraverso gli scritti, le caricature dissacranti, la conoscenza del greco e del tedesco. «Una festa dell'intelligenza» che Sergio Campailla, biografo e curatore delle opere, celebra in queste pagine rese vive dalle testimonianze di un'epoca e di una generazione. Elementi inediti emergono dall'esplorazione delle radici ebraiche di Michelstaedter, gettando nuova luce su un autore che vive profondamente i contrasti dei suoi anni e sviluppa uno sguardo critico sulle dinamiche che la storia, personale e politica, è capace di innescare. -
Chi (non) l'ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate
Convinto che il ""citazionismo"""" sia la deriva che più ha tolto credibilità alla casta degli scribi cui egli stesso appartiene, Stefano Lorenzetto ha sottoposto a radiografia detti, non detti e contraddetti, cercando di scoprire, per i più celebri, come e perché si siano diffusi in modo errato. rnrnGesù Cristo non disse mai «Lazzaro, alzati e cammina!» .Galileo Galilei non esclamò «Eppur si muove!». L'adagio «A pensar male si fa peccato, ma spesso s'indovina» non è di Giulio Andreotti. Sarà vero l'aforisma di Winston Churchill secondo cui a Londra «un taxi vuoto si è fermato davanti al numero 10 di Downing Street, e ne è sceso Attlee»? No, falso: infatti si trattava di una carrozza e ne discese, a Parigi, Sarah Bernhardt. «Vivi come se tu dovessi morire subito, pensa come se tu non dovessi morire mai» sarà del filosofo Julius Evola o della pornostar Moana Pozzi? Sono passati più di vent'anni da quando Paolo Mieli, per due volte direttore del «Corriere della Sera», minacciò: «Una citazione latina sbagliata in un discorso o riportata erroneamente in un articolo dovrà diventare un'onta perenne, un guaio peggiore di un avviso di garanzia». Purtroppo, da allora, poco è cambiato, se non in peggio. Giornalisti e politici continuano ad attribuire pensieri in libertà a personaggi che non si sono mai sognati di esprimerli. Convinto che il """"citazionismo"""" sia la deriva che più ha tolto credibilità alla casta degli scribi cui egli stesso appartiene, Stefano Lorenzetto ha sottoposto a radiografia detti, non detti e contraddetti, cercando di scoprire, per i più celebri, come e perché si siano diffusi in modo errato. I risultati dell'indagine risultano sconcertanti e al tempo stesso divertenti. L'esclamazione «Elementare, Watson!» non è mai uscita dalla bocca di Sherlock Holmes né tantomeno dalla penna di Arthur Conan Doyle. E, a dispetto dell'aneddotica circolante su Mike Bongiorno, la signora Longari ha spiegato all'autore di questo libro che non è mai caduta sull'uccello. Materia sterminata, infingarda, magmatica, cangiante. Forse perché «la vita stessa è una citazione», diceva Jorge Luis Borges (ma l'avrà detto davvero?)."" -
Non è un mestiere per uomini. I primi tre casi di Violet Strange. Testo inglese a fronte
Anna Katharine Green, nell’acume della prima verarndetective moderna e nei profili di molte altre donne,rnvittime e colpevoli, rivela le prospettive di un mondornal femminile. Il sovvertimento delle convenzionirndi quello che non era “un mestiere per donne”rnporta con sé la fotografia delle dinamiche di genererne di classe dell’America di inizio secolo.rnrn“Ma lei continuava a guardarsirnle mani – due manine biancherne vivaci, così apparentementernvulnerabili sotto il peso di tuttirnquegli anelli, eppure tanto abilirne astute”rnrnI racconti qui presentati sono i primi tre della raccolta ""The Golden Slipper"""" (1915). La protagonista è una giovane dell'alta società che per ragioni personali presta la sua collaborazione (in gran segreto) a un'agenzia investigativa della New York di inizio Novecento. È una ragazza vivace, intraprendente, spiritosa, capace di vedere i dettagli che sfuggono agli investigatori di professione. Non solo: si reca di persona sulla scena del crimine, e le basta uno sguardo per cogliere la dinamica fisica e psicologica di un delitto. Questi racconti, oltre a segnare le origini del poliziesco americano al femminile, propongono un percorso importante nell'acquisizione della consapevolezza di genere e sono al contempo un documento straordinario per quanto riguarda la pratica delle scienze forensi e la loro anticipazione nella letteratura """"gialla""""."" -
Orazione sul comando di Pompeo-De imperio Cn. Pompei. Testo latino a fronte. Ediz. bilingue
Nel celebrare Pompeo,rnCicerone ritrae l’uomo “divino”, il comandante idealernpiù volte artefice della salvezza di Roma, la figurarnnella quale l’indiscusso primato militare si sposarncon le più alte doti di humanitas.rnrn“Mi si chiede di parlarerndel valore unico ed eccelsorndi Gneo Pompeo: per un similerndiscorso la cosa più difficilernè trovare la fine, non l’inizio”rnrnNel 66 a.C. Cicerone pronuncia il primo discorso pubblico della sua carriera. L'occasione è offerta dalla proposta di legge di attribuire a Pompeo un comando straordinario nella guerra contro Mitridate, l'inafferrabile re del Ponto che da più di vent'anni tiene in scacco Roma minacciando i suoi domini in Oriente. Cicerone prende la parola a sostegno della legge, inserendosi in un acceso dibattito politico tra i difensori delle prerogative del senato e quei gruppi sociali - popolo e ceto equestre - che reclamavano un uomo solo al comando per porre fine alla grave crisi economica. Nel celebrare Pompeo, Cicerone ritrae l'uomo ""divino"""", in cui l'indiscusso primato militare si sposa con le più alte doti di humanitas. Un discorso dalla prosa fluida e brillante, in cui lo scorrere dell'argomentazione lascia ampio spazio alla riflessione teorica sull'economia e sul buon governo dell'impero."" -
I libri sono come le ciliegie. Cesare De Michelis in parole sue
Studioso, uomo politico, imprenditore,rneditore rabdomante e scopritore di talenti:rnsessant’anni di storia attraverso l’avventurarnumana e professionale di un grandernprotagonista della cultura italiana.rnrn«Cesare poteva sopportare tutto fuorchérnil luogo comune, la banalità, il cattivo sensorncomune; poteva amare invece il paradosso,rnla contraddizione, il conflitto, perché in quellornvedeva, come tutte le persone che indagano,rnche interrogano, la molla per ogni avanzamento» - Massimo CacciarirnrnHa letto, scritto, prodotto e stampato. Ha «indossato» i libri come lenti attraverso cui interpretare il mondo e ha fatto della sua casa editrice una voce controcorrente fin dalla scelta del nome, quello di un ghibellino, in Veneto, regione guelfa. Giovane assistente alla regia cinematografica, allievo di Vittore Branca, appassionato dell'idea socialista, docente al primo incarico all'Università di Messina e professore emerito di Letteratura italiana all'ateneo di Padova, assessore alla pubblica istruzione nella «sua» Venezia, Cavaliere del Lavoro. Sulle mille strade percorse alla ricerca di nuovi stimoli, di energie umane e intellettuali sempre diverse di cui circondarsi, Cesare De Michelis ha incontrato e riconosciuto prima di altri talenti come Nico Orengo, Antonio Debenedetti, Gaetano Cappelli, Susanna Tamaro, Margaret Mazzantini. Attento interprete della modernità, capace di dichiararne l'ambivalenza nell'anti-modernità, si è raccontato negli anni, tra pubblico e privato, svelando paradossi, snodi e scenari dell'industria culturale del nostro paese. -
Mio signore da La madre santa di Leopold von Sacher-Masoch
Barbara Alberti, partendo da La Madre Santa di Leopold von Sacher-Masoch scrive un romanzo vorticoso che racconta le bassezze da cui nessuno è immune e la libertà che scaturisce dal dare e ricevere amore, e scrive un romanzo commovente e intimo, religioso e politico, in una lingua che canta e grida come tutti i dialetti italiani.rnrn«Un libro davvero bello di una collana deliziosa, che si chiama Passaparola e che raccoglie scrittori italiani che decidono di parlare di sé a partire da un classico, una lettura che ha costituito un fondamento della propria vita» - GraziernMaria e Andrea sono due poveri cristi che vivono in un paesino del centro Italia. Lei lavora come cameriera nel bar della piazza, e Lui è un tuttofare nel negozio del cugino. Maria non è bella e Andrea non è aitante. Non che gli altri – perdigiorno, casalinghe, giovanotti e beghine – lo siano, ma di certo non appaiono così disgraziati come i due protagonisti. Tuttavia, improvvisamente, Maria si accorge che Andrea è il contrario di ciò che sembra. Andrea è Dio. Anzi è un dio di cui per ora lei è l’unica seguace, ma sa che prima o poi se ne renderà conto il mondo intero. Nel paesino, intanto, il legame tra i due desta dapprima sfottò, e poi invidia, perché sia Maria che Andrea sono più sicuri e più belli. Barbara Alberti, partendo da La Madre Santa di Leopold von Sacher-Masoch – scrittore conosciuto soprattutto per aver dato il nome a una perversione sessuale – scrive un romanzo vorticoso che racconta le bassezze da cui nessuno è immune e la libertà che scaturisce dal dare e ricevere amore, e scrive un romanzo commovente e intimo, religioso e politico, in una lingua che canta e grida come tutti i dialetti italiani. -
L' ultima estate
La natura selvaggiarndel Québec, due ragazzernscomparse, una comunitàrndi confine costretta a farerni conti con i propri segreti.rnrn«Non bisogna farsi beffe dei morti.rnSoprattutto, non bisogna provocarerni fantasmi»rnrn«Una straordinaria galleria di personaggirnfemminili, un’ode all’innocenza perduta,rnun romanzo magnifico, al tempo stessorncrepuscolare e pieno di luce e sensualità» - Le Mondernrn«Le brume del lago, la calura estiva,rnl’angoscia negli occhi delle due ragazze,rne poi la psicologia dei personaggi,rncomplessa e interessante, e i dialoghi,rnche suonano incredibilmente bene:rnimpossibile non farsi catturarerndall’atmosfera e dalla suspenserndi questo romanzo» - rnEllernrn1967. A Bondrée, affascinante località di villeggiatura sul confine tra Stati Uniti e Québec, la Summer of Love sembra un'estate come un'altra. Il campeggio sul lago è stracolmo di turisti americani, i cottage sul limitare del bosco ospitano famiglie festanti e allegri barbecue, i residenti canadesi si mescolano senza tensioni ai vacanzieri. L'idillio si rompe dopo che Zaza Mulligan, diciassettenne americana dai capelli rossi, le lunghe gambe abbronzate e il sorriso facile, viene ritrovata senza vita tra gli alberi. Sembra che a ucciderla sia stata una trappola per orsi. Ma quando anche la sua amica Sissy Morgan, bionda lolita che insieme a Zaza attirava gli sguardi di tutti gli uomini di Bondrée, muore in circostanze misteriose, la paura, il sospetto e il senso di colpa si diffondono nella piccola comunità. Le indagini vengono affidate all'ispettore capo Stan Michaud e al suo vice Jim Cusack, accompagnati dall'interprete Brian Larue: all'inedito terzetto spetterà il compito di decifrare i minacciosi silenzi degli abitanti francofoni e di provare ad allentare le tensioni tra americani e canadesi che la morte delle due adolescenti porta alla luce. Tensioni che affondano le proprie radici nella storia del luogo e nell'amore disperato tra un cacciatore solitario e una donna sfortunata. Ma sarà lo sguardo di una bambina ad aiutare davvero gli inquirenti a osservare la realtà da una prospettiva diversa, diradando le nebbie che avvolgono segreti e bugie di una comunità che non ha ancora fatto i conti con il proprio passato. -
Sull'acqua
Ad Amsterdam, nella calda estate del 1939, due ragazzi di diciassette anni vogano sull'Amstel. Il fiume scorre lento, Anton e David formano un'unità armoniosa con la barca, le acque cristalline e il cielo. La loro felicità è fatta di «carne, muscoli, sole e legno, acqua e pietra». È concreta, palpabile. Mentre l'Europa trattiene il respiro davanti allo spettro della guerra, la vita di Anton e David è lì, è l'intenso allenamento con il riflesso del sole sullo scalmo di rame, due corpi che eseguono gli stessi movimenti, perfettamente sincronizzati, uniti dalla fatica e dall'esaltazione, dal miracolo del lavoro di squadra. Il richiamo costante e irresistibile dell'acqua, la relazione quasi mistica con il fiume, cancellano tutte le paure. Sono due ragazzi profondamente uniti dalla stessa passione, la più forte che mai conosceranno. Cinque anni dopo, Anton è davanti al club di canottaggio abbandonato. La guerra è sullo sfondo, la casa di David è vuota. Rimane viva, nel corpo e nella mente, la memoria di un'amicizia preziosa e irripetibile, di un tempo dove tutto era ancora possibile, e di quella gioia pura che solo il risultato di uno sforzo fisico può dare. -
Freddo sud. Le inchieste di Annika Bengtzon. Vol. 8
A Marbella, l'intera famiglia di Sebastian Söderström, idolo svedese di hockey sul ghiaccio, viene sterminata da un attacco con il gas a opera di una banda di rapinatori. Una tragedia che sconvolge la comunità straniera di ricconi e celebrità, che si godono le meraviglie della Costa del Sol protetti da alte mura e sofisticati sistemi d'allarme. Annika Bengtzon raggiunge la Spagna come inviata della Stampa della sera, lasciandosi per qualche giorno alle spalle a Stoccolma la sua faticosa routine di casa-lavoro-bambini, complicata dall'imminente divorzio da Thomas e da un nuovo superiore che la perseguita in redazione. Mentre la polizia spagnola è pronta ad archiviare il caso, lei si convince che i Söderström non siano morti per l'errore di qualche ladro anonimo: qualcuno ha progettato di ucciderli. Vulnerabile e testarda, Annika cerca la verità in un ambiente dove i segreti vengono custoditi per generazioni: al di là delle sontuose facciate, trova un mondo parallelo di corruzione e droga, che un filo di sangue lega a uno sperduto podere della Svezia. Liza Marklund costruisce la nuova inchiesta della sua reporter Annika Bengtzon basandosi su fatti reali, e dà vita a un thriller che fa emergere gli abissi della cosiddetta società bene.