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L' intelligenza del denaro. Perché il mercato ha ragione anche quando ha torto
Lo strapotere dell'economia di mercato - sostiene Alberto Mingardi - è solo apparente. In realtà nelle nostre vite c'è ancora troppo Stato e troppo poca concorrenza. La crisi di questi anni testimonia proprio l'inevitabile epilogo di una storia fatta di dirigismo e continui interventi che turbano quell'infinita ragnatela di liberi scambi fra persone che è il mercato. Questo libro giunge a smentire i pregiudizi e a rompere gli indugi presentandoci il mercato come non l'abbiamo mai visto: l'esito, ovviamente sempre imperfetto, della libera interazione di milioni di individui, la sorgente ultima di ogni innovazione, l'unica palestra possibile per la libertà degli esseri umani. In quest'ottica se ne descrivono i protagonisti, ciascuno con le proprie peculiarità, si evidenziano gli errori concettuali e i pericoli di regolamentazioni asfissianti. Ostacolare o limitare la libertà del mercato significa togliere alle persone la possibilità di manifestare la loro libertà di farsi scegliere e ha un costo implicito: sono i prodotti e i servizi che non potremo sperimentare, che a nostra volta non ci sarà dato di poter scegliere. Lasciare spazio all'imprevisto, invece, rende. Per questo - dice Mingardi - ""varrebbe la pena di rinunciare alle spiegazioni semplificanti, al divorante bisogno di un ordine sovrimposto che abbia il pregio di risultarci immediatamente chiaro sulla carta. La chiarezza del progetto non garantisce la bellezza dell'esito""""."" -
Storia reazionaria del calcio. I cambiamenti della società vissuti attraverso il mondo del pallone
Il calcio, come la musica, come le arti in genere, è uno specchio, e non dei più marginali, della società, dei suoi cambiamenti, delle sue trasformazioni, della sua evoluzione o involuzione. Massimo Fini e Giancarlo Padovan lo affrontano da questo particolare punto di vista. C'è un'enorme differenza fra come si intendeva il calcio, sia in senso tecnico che, soprattutto, sociale, nei più semplici e naïf anni Sessanta e come lo si vive oggi che sul campo hanno fatto irruzione l'economia e la tecnologia (televisione, moviola, Var), le divinità dominanti della nostra società a cui tutto, a cominciare dall'uomo, viene dato in sacrificio. In ""Storia reazionaria del calcio"""" Fini prosegue quindi, coadiuvato in questo caso da Giancarlo Padovan, giornalista sportivo, il suo filone antimodernista ed è perciò un completamento della """"Modernità di un antimoderno"""" pubblicato da Marsilio nel 2016. Naturalmente questo discorso sostanzialmente filosofico passa qui, vista la materia che i due autori si sono scelti, anche per il racconto di partite, di gol, di azioni spettacolari, di giocatori, di uomini, di emozioni e di sentimenti, vissuti sul campo e fuori dal campo. Il libro dovrebbe appagare quindi anche le curiosità e le rivalità, che del calcio sono l'anima, dei tifosi oltre che di coloro che lo guardano da più lontano. Si tratta insomma di un libro per tutti e non solo per addetti ai lavori. Postfazione di Antonio Padellaro."" -
Ragazzo. Storia di una vecchiaia
Una spietata analisi, senza infingimenti, senza autoillusioni, senza autoinganni sulla vecchiaia, al di là delle ipocrisie e della retorica con cui oggi cerchiamo di abbellire ed edulcorare quella che chiamiamo eufemisticamente ""la terza età"""" rendendola così, se possibile, ancor più crudele e beffarda. E, insieme, in un gioco di rimbalzi e di controspecchi, un appassionato inno alla giovinezza, """"quella irripetibile età in cui ci chiamavano ragazzi"""". Animato da ricordi ed esperienze personali, nelle quali il lettore non farà fatica a riconoscersi perché Fini riesce a dare ai fatti che rievoca, ora con tenerezza, ora con ironia, ora con sarcasmo, a volte con lucida ferocia, significati e valenze universali. Il volume è anche una sorta di singolare autobiografia giocata solo sul filo del rapporto giovinezza/vecchiaia, sul cui sfondo domina, enigmatico e incontrastabile, il vero protagonista del libro: il Tempo."" -
Come una guerra
Ogni azione è lecita, per chi non ha più niente da perdere. Il romanzo d'esordio dell'autore del Premio Goncourt.«Un romanzo d'esordio di rara potenza. Con Mathieu il noir ritrova i colori» – Le Figaro«Nicolas Mathieu entra a pieno titolo nel pantheon del noir francese» – Le Point«È il privilegio della buona letteratura raggirare il lettore, insinuare a piccole dosi la coscienza che di tutt'altro si sta parlando» - Daria Galateria, RobinsonrnLa fabbrica era come il resto, molti sforzi e ben poco da fare per invertire il corso delle cose. E lì, nel bel mezzo, quel punto di ancoraggio, quello spazio dove la guerra era possibile.Martel è un sindacalista carismatico con un passato oscuro e una madre malata di Alzheimer da mantenere. Bruce è un ex body-builder che non ha mai abbandonato il vizio degli steroidi. Quando la fabbrica dove lavorano minaccia di chiudere i battenti, in una delle regioni più industrializzate ma anche più ignorate di Francia, non viene loro in mente nulla di meglio che rapire una giovane prostituta che batte sulla strada per Strasburgo, per rivenderla alla malavita. Del resto, in quel luogo che a chi ci abita sembra senza via d'uscita, la crisi giustifica qualunque gesto, e Martel e Bruce hanno tutto quello che serve: una Colt calibro .45, un rifugio sicuro in fondo alla campagna, e la disperazione degli ultimi. Ma non è così semplice svoltare grazie al crimine se il crimine non è il tuo mestiere: basta incontrare un'ispettrice del lavoro empatica e tutta d'un pezzo per far scricchiolare il piano della vita. Nella tradizione del grande noir, tra critica sociale, indagine psicologica e fascinazione criminosa, il romanzo che ha rivelato il talento di Nicolas Mathieu è una storia nera, feroce e poetica, che racconta senza sconti la provincia profonda a cui è stato rubato il futuro. -
Vespertina
Vespertina, stampata il 30 novembre 1930 ma edita con datazione riferita al gennaio 1931, raccoglie cinquanta liriche dedicate da Ada Negri ai nipoti Donata e Gianguido. La raccolta, acclamata al suo apparire in un consenso di elogi, è voce della maturità poetica, dispiegata per mezzo dell'endecasillabo sciolto. Trascorse le passioni dell'«inquieto mal di giovinezza», il canto si fa meditazione esistenziale attraversata dal presagio del sensus finis, secondo un'introspezione sincera rasserenata da un'apertura fiduciosa verso un oltre spirituale di segno già religioso, intimamente sentito. L'edizione della silloge secondo l'ultima lezione sovrintesa dall'autrice (1943) è accompagnata da un commento e da un apparato genetico delle varianti in grado di mostrare il processo compositivo e correttorio di ciascuna poesia, in una prospettiva diacronica: il risultato ultimo può così essere apprezzato anche in considerazione di quella passione creativa da cui esso trova origine e forma, nel personale connubio di arte e vita. Prefazione Giorgio Baroni. -
L' Italia di Fellini. Immagini, paesaggi, forme di vita
Questo libro di Marco Bertozzi illumina l'inesauribile capacità di Federico Fellini di raccontare i caratteri dell'Italia del Novecento, sollevandone aspetti dell'inconscio profondo.«Dall'evocazione dolceamara del mondo provinciale all'esplorazione dei traumi di una modernizzazione accelerata, dalla reinvenzione degli immaginari di Rimini e Roma alle trasformazioni del consumo mediale, dalla messinscena della crisi del maschilismo nei confronti dell'autoaffermazione sessuale femminile fino alla contemplazione ironica del dilagare della pubblicità, i film di Fellini emergono quali altrettanti specchi di un'Italia in trasformazione. Una eredità luminosa, in un libro fondamentale per cambiare il nostro modo di vedere il corpus felliniano» – David Forgacs, New York UniversityDal genio di Federico Fellini l'invenzione dell'Italia del Novecento. A cento anni dalla nascita e a quasi trenta dalla sua scomparsa, il libro di Marco Bertozzi illumina l'inesauribile capacità del regista di raccontarne i caratteri, sollevandone aspetti dell'inconscio profondo. Uno shock estetico che ci ha allenato alla complessità del Paese, alla sua mescolanza, alla sua magica impurezza. Alieno da stereotipi nazionalistici o categorie immobili dell'italianità, Fellini attraversa universi di vicinanze e intimità culturali immergendosi nella conoscenza non protetta, nell'interrogazione curiosa, nell'incontro di molteplici paesaggi antropologici. E, senza presupposti ideologici vincolanti, scolpisce uno dei più acuti ritratti dell'Italia contemporanea. -
Italiani contro l'opera. La ricezione negativa dell'opera italiana in Italia dal dopoguerra a oggi
L'opera ottocentesca è uno dei simboli più riconoscibili della cultura italiana ed è stata spesso vista come l'incarnazione di alcuni caratteri tipici della nazione, non sempre in chiave positiva. Questo innovativo studio si propone di seguire, dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, la storia dell'ostilità, a volte sotterranea a volte esplicita, di una parte del paese verso questa sua ingombrante eredità. Troppo rozza e provinciale per molti musicisti, scrittori e intellettuali, troppo impegnativa per una parte crescente di pubblico, l'opera smette nella seconda metà del Novecento di essere il genere artistico italiano per eccellenza. L'autore rinuncia fin dall'inizio a un'impostazione apologetica e sceglie invece di usare gli atteggiamenti negativi nei confronti dell'opera dell'Ottocento come un punto di osservazione peculiare e sorprendentemente produttivo per raccontare una storia culturale dell'Italia contemporanea. -
Il futuro di Homo sapiens
La vita umana ha un senso? Se sì, in che cosa consiste? Sono domande che ogni individuo si è posto almeno una volta. Le risposte sono tante ed esprimono visioni differenti della vita e dell'uomo. Quella dell'autore trova fondamento nell'interpretazione della realtà sociale intesa come un mosaico formato da tasselli, che sono la filosofia, la religione, la morale, la politica, l'economia, la scienza, la tecnologia, la medicina, l'intelligenza artificiale. Questo mosaico è il criterio per interpretare il passato, il presente e il futuro della breve storia umana, che inizia con la rivoluzione dell'agricoltura circa 12.000 anni fa. Come sarà il mosaico del futuro caratterizzato da un'unica società completamente globalizzata? Non vi saranno più le religioni e l'ideologia liberale che aveva posto l'individuo al centro dell'universo. Il pianeta Terra sarà governato dall'Uno-dio che eserciterà il potere assoluto. -
Leopardi moralista
Persuaso che la morale «non possa risorgere per ora», Leopardi ne esplora tuttavia i costumi, la storia, gli impieghi religiosi e pietosi, sostituendo ai precetti formali del vivere una ""immaginazione morale"""" che, superata ogni istanza pedagogica, si affida al conforto malinconico della poesia. Ma il suo progetto guarda anche a una morale naturale e vera che, eliminate tutte le incrostazioni storiche, civili, religiose, sia valida in ogni tempo e luogo. Attingendo a fonti diverse, Leopardi trae degli exempla pienamente accordati al suo materialismo: il motto evangelico «venite et videte» diventa ne La ginestra il perno di un'etica originale, ancorata ai principi apparentemente contraddittori di verità e compassione. Principi universali non perché metafisicamente fondati e incontrovertibili, ma poiché l'uomo è «un degli esseri, di questa terra, diverso dagli altri di specie, ma non di genere»."" -
Trieste e il caso Ibsen. Polemiche e dibattiti tra Otto e Novecento
Il teatro di Ibsen giunse in Italia nel 1889, quando Emilia Aliprandi propose a Torino ""Una casa di bambola"""". Fu tuttavia Eleonora Duse, due anni più tardi, ad attirare le attenzioni sull'autore norvegese, rappresentando a Milano una nuova versione del celebre dramma, suscitando le perplessità del pubblico e gli imbarazzi della critica, che a lungo non seppero come rapportarsi al drammaturgo. Non così nei territori giuliani dove, a un primo smarrimento della platea, si contrappose l'acutezza degli intellettuali. Figli di una cultura mitteleuropea, essi conobbero Ibsen nelle affidabili traduzioni tedesche, riuscendone a interpretare efficacemente i pensieri. Gli interventi critici di Silvio Benco e Carlo Michelstaedter, le monografie di Alberto Boccardi, Scipio Slataper o Federico Sternberg aprirono la strada, in Italia, a una prima comprensione del teatro ibseniano. Presentazione Franco Perrelli."" -
Licia. Storia della prima italiana che denunciò un questore
Questo lavoro, che si basa su un'intervista esclusiva e l'utilizzo di fonti edite e inedite, ripercorre la lunga vicenda e la coraggiosa battaglia di una donna, Licia Rognini Pinelli, che da mezzo secolo cerca di ottenere verità e giustizia. Nel 1969, all'inizio dei cosiddetti ""anni di piombo"""", Licia ha perso il marito, uomo simbolo dell'anarchismo milanese, e da allora lotta, insieme alle due figlie, per conoscere le ragioni della sua morte."" -
Percezione visiva, comunicazione, design
Ogni giorno percepiamo tante cose che non hanno una corrispondenza nella realtà fisica: come la linea dell'orizzonte tra cielo e mare, o la magia di un arcobaleno. Sentiamo però dire spesso che i sensi sono fallaci, a differenza degli strumenti fisici e matematici, e ammonire a diffidare di ciò che vediamo. Ma possiamo davvero affermare che il nostro sistema percettivo sbaglia? E se fosse invece la nostra aspettativa gnoseologica a essere mal riposta, o il nostro giudizio a ingannarci, anziché i sensi? Se, cambiando prospettiva, concedessimo ai fatti osservabili il diritto di essere propriamente e semplicemente ciò che sono: fenomeni, apparenze, modi di essere? Fatti da osservare e poi eventualmente riportare con carta e matita o in laboratorio per comprendere le leggi e la logica che li descrivono. Fatti interosservabili e investigabili empiricamente con i metodi della psicofisica classica, come le illusioni ottico-geometriche, la profondità pittorica, le illusioni di movimento, le qualità espressive. -
Donne che fanno la differenza
Negli anni ottanta, Marisa Bellisario è l'unica donna ai vertici del mondo delle telecomunicazioni, una top manager di fama mondiale che diviene icona di modernità e simbolo di parità. Sul suo esempio, Lella Golfo è determinata a costruire una leadership femminile forte e consapevole, capace di portare le ragioni delle donne al cuore della politica, dell'economia, della società. Dietro la sua guida, anno dopo anno, la Fondazione Marisa Bellisario diventa un grande network, che all'insegnamento di Marisa Bellisario aggiunge la forza del dialogo e della rete, diventando artefice e protagonista di tanti dei traguardi raggiunti dalle donne italiane. A ripercorrere questa storia ci sono le tante testimonianze ""celebri"""" di chi ha conosciuto la Fondazione, e poi ci sono i risultati, quel laboratorio d'idee e azioni con cui la Fondazione Bellisario ha contribuito al cambiamento della società, spesso anticipando le istituzioni. Quella della Fondazione è la storia di un'ambizione condivisa e di una solidarietà vissuta. Un racconto positivo e vincente dedicato alle donne, perché diventino sempre più protagoniste della loro vita personale e professionale. Prefazione di Maria Elisabetta Alberti Casellati."" -
Governare le crisi per il rilancio aziendale. Lezioni manageriali e il caso Veneto
Il volume propone riflessioni e valutazioni rispetto al dispiegarsi dei diversi effetti delle crisi che hanno colpito il sistema economico del Veneto dal 2007 al 2020, con particolare attenzione alla Grande crisi (2007-2016) e alla drammatica attualità del Covid-19: dal loro alluvionale impatto sul sistema economico e sociale ai casi emblematici che le hanno connotate, agli strumenti che sono stati attivati per gestirne e alleviarne gli effetti e per trasformare in opportunità di sviluppo i nuovi scenari di posizionamento competitivo, fino ai modelli di business, ai paradigmi strategici, ai tracciati organizzativi, alle mappe competenziali in grado di scandire il tempo della ripresa e di disegnare la geografia di un rinnovato sistema d'impresa per il Veneto futuro. -
Le tre vite di Josef Klein
Nel suo primo romanzo pubblicato in Italia, appassionante come un giallo e intenso come una saga famigliare, Ulla Lenze racconta uno dei capitoli meno noti della storia del Novecento e, senza condanna né assoluzione, affronta con una prospettiva del tutto nuova i temi della colpa, del patriottismo confuso con la nostalgia, dell'identità di chi finisce per non appartenere a nessun luogo.«Una miscela furiosa di storia famigliare e romanzo di spionaggio» – Der Tagesspiel«Un romanzo che è al tempo stesso un thriller e il ritratto di un'anima» – Neue Zürcher Zeitung«Un pezzo di storia di famiglia diventa letteratura» – Süddeutsche ZeitungSolo tu sai ciò che hai fatto. E se hai qualcosa da rimproverarti, impara a conviverci.Alla fine degli anni Trenta, mentre gruppi razzisti e nazionalisti inneggianti a Hitler si riversano per le strade di New York, Josef Klein fatica ad accorgersi di quello che succede intorno a lui. Le sue giornate scorrono tra le mille culture di Harlem e la piccola tipografia in cui lavora, dove con la stessa indifferenza vengono stampati volantini di propaganda per chi invoca un'America bianca e cristiana come per chi esorta alla rivoluzione nera. Josef Klein vuole solo essere invisibile. La sua unica, grande passione è la radio, i sibili e i fruscii che, ogni volta che muove le manopole dell'apparecchio, come per magia invadono il suo appartamento, facendovi fluire le voci di tutto il mondo e regalandogli la felicità. È così che entra nella sua vita Lauren, ovvero Miss Dabliutu, la giovane aspirante giornalista che diventerà la sua amante; ed è così che attira l'attenzione di uomini subdoli, interessati alle sue rare competenze tecniche, che, mentre l'America si prepara a entrare in guerra, fanno di lui una spia. Trascinato dalla grande Storia, Josef-Joe-José, l'uomo dai tre nomi – uno per ogni continente in cui ha vissuto –, tedesco di nascita e americano di adozione, approderà in Costa Rica, dove tenterà di rimettere ordine tra i conflitti che hanno segnato tutta la sua esistenza. -
Giuliano Montaldo: una storia italiana
Critici di varia formazione e generazione si confrontano con Giuliano Montaldo, un cineasta che ha fatto la storia del cinema italiano riuscendo a conciliare due aspetti apparentemente antitetici: la dimensione politica e quella spettacolare. Montaldo ha lavorato in tutti e cinque i continenti e con i più grandi nomi del panorama internazionale come, tra gli altri, Gian Maria Volonté, John Cassavetes, Ennio Morricone, Elio Petri, Edward G. Robinson, Philippe Noiret, Nicolas Cage, Ingrid Thulin, Klaus Kinski, Burt Lancaster, Rupert Everett. E questo perché è prima di tutto un grande sperimentatore, un ""pioniere"""" che non ha mai avuto paura di essere il """"primo"""", uscendo molto spesso dagli schemi precostituiti, imboccando strade impervie o trattando temi scomodi e personaggi controversi. I suoi film - da Tiro al piccione a Sacco e Vanzetti, da Gli intoccabili a Marco Polo, ma anche i progetti mai realizzati - sono lì a testimoniarlo. Un artista eclettico, che ha fatto della sua arte il suo impegno politico, e dei suoi film, ancora oggi, il migliore manifesto contro l'intolleranza. Saggi di: Alberto Anile, Samuel Antichi, Pedro Armocida, Gianluca Arnone, Luca Barra, Valerio Caprara, Cristina Colet, Alberto Crespi, Steve Della Casa, Maurizio Di Rienzo, Riccardo Fassone, Ilaria Feole, Eugenia Gaglianone, Gabriella Gallozzi, Damiano Garofalo, Gabriele Gimmelli, Luca Lardieri, Anton Giulio Mancino, Pietro Masciullo, Alma Mileto, Giulia Muggeo, Cristiana Paternò, Matteo Pollone, Giuseppe Previtali, Gabriele Rigola, Valerio Sbravatti, Marco Spagnoli, Aldo Spiniello, Caterina Taricano, Sara Tongiani. Testimonianze di: Francesco Bruni, Inti Carboni, Jana Carboni, Carolina Crescentini, Pierfrancesco Favino, Massimo Ghini, Carlo Lizzani, Elisabetta Montaldo, Vera Pescarolo, Paolo Virzì. Intervista a Giuliano Montaldo a cura di David Grieco (con la collaborazione di Arianna Sacchinelli)."" -
Carpaccio a Venezia. Itinerari. Ediz. a colori
Un volume che offre una panoramica di tutte le opere di Carpaccio conservate a Venezia, qui discusse per la prima volta alla luce dei recenti interventii restauro e degli studi più aggiornati sul pittore.«Il suo messaggio è scritto alla maniera veneziana dipingendo i miti dei santi a modo suo» – John Ruskin«Non c'è nulla qui come Carpaccio!» È con queste parole che nel 1869 John Ruskin scriveva da Venezia a Edward Burne-Jones per descrivere l'entusiasmante scoperta delle opere di Vittore Carpaccio. Oggi come allora, il lettore di questo itinerario potrà sorprendersi nello scoprire, o riscoprire, Carpaccio, la sua arte e la sua città. Nato e vissuto a Venezia, nel Cinquecento i dipinti di Carpaccio erano sparsi in tutta la laguna, dalle aree più periferiche fino al cuore della Repubblica. Fu proprio Venezia – crocevia, tra Oriente e Occidente, di merci, popoli e culture – a plasmare l'immaginario artistico di Carpaccio facendone uno dei massimi pittori del Rinascimento italiano, l'unico in grado di fondere in un'unica visione Venezia e il mito di Venezia. Carpaccio a Venezia: itinerari offre una panoramica di tutte le sue opere conservate in città, qui discusse per la prima volta alla luce dei recenti interventii restauro e degli studi più aggiornati sul pittore. Sia che il lettore voglia inoltrarsi tra le calli e i campi di Venezia, oppure che preferisca rimanere seduto sulla propria poltrona, il volume permette di scoprire le opere di Carpaccio nelle loro collocazioni originali, come la Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone, e nei grandi musei veneziani, quali il Palazzo Ducale, il Museo Correr, le Gallerie dell'Accademia e molti altri. -
Carpaccio in Venice. A guide. Ediz. a colori
"There is nothing here like Carpaccio!"""" It is with these words that John Ruskin, writing from Venice to Edward Burne-Jones in 1869, enthusiastically described his discovery of the works of Vittore Carpaccio. Today as then, the reader of this itinerary may be surprised to discover, or rediscover, Carpaccio, his art and his city. Carpaccio was born and lived in Venice; in the sixteenth century his paintings were scattered throughout the lagoon, from the most peripheral areas to the heart of the Republic. It was Venice—the crossroads of goods, peoples and cultures between East and West—that shaped Carpaccio's artistic imagination, making him one of the great painters of the Italian Renaissance, the only one capable of fusing Venice and the Myth of Venice into a single vision. Carpaccio in Venice: A Guide offers an overview of all the artist's works preserved in the city and discussed here for the first time in light of recent restoration campaigns and updated studies. Whether the reader wishes to wander in person through the calli and campi of Venice, or prefers to remain seated on a sofa at home, the volume allows him or her to discover the works of Carpaccio in their original locations, such as the Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone, as well as in the great Venetian museums, such as the Palazzo Ducale, the Museo Correr, the Gallerie dell'Accademia and other sites." -
Sotto il segno del drago
Akutagawa Ry?nosuke (1892-1927), uno degli scrittori giapponesi più significativi del XX secolo, vive un'epoca di passaggio da vecchi a nuovi codici culturali, ricca di fermenti e di disagi: la sua breve esistenza conclusasi con il suicidio ne ha suggellato tutta la drammaticità. Specchio fedele dei tempi nella grande versatilità, nella ricchezza di influssi culturali da Oriente e da Occidente, nella tensione verso la modernizzazione e il rinnovamento della lingua, nel travaglio intellettuale, maestro di una forma letteraria all'insegna della brevità, ha scritto centinaia di racconti, mai un romanzo, di argomenti disparati: racconti storici o ambientati nella contemporaneità, fantastici e surreali, autobiografici, favole, allegorie. Opere tutte unite da una sensibilità letteraria raffinata, dall'intento anti-realista, dal gusto della storia e dalla scelta sapiente di parole e ritmi narrativi. Ad Akutagawa è dedicato l'omonimo premio letterario, tuttora fra i più prestigiosi in Giappone. -
Turandot
Il fascino arcano della fiaba di Turandot, al di là delle sue molteplici e differenti riletture, ne spiega la speciale fortuna nella moderna cultura europea. La scelta del soggetto da parte di Carlo Gozzi si inquadra, certamente, nella straordinaria fioritura della letteratura esotica, caratterizzata dal fascino per un oltremare quanto mai sfumato e fantasioso che, nel teatro veneziano, aveva peraltro già ricevuto il suggello del successo con le tragicommedie di Pietro Chiari e il ciclo persiano di Goldoni. Eppure, non vi è dubbio intorno al fatto che la stesura dell'opera sia scaturita, primariamente, dalla necessità di Gozzi di difendersi dagli attacchi che i suoi avversari avevano rivolto alle prime produzioni fiabesche, nell'intento di dimostrare i propri meriti come autentico drammaturgo, progressivamente affrancato dal ruolo quasi ancillare consapevolmente svolto nei confronti della Commedia dell'arte. Mosso, dunque, da motivazioni polemiche e dall'intenzione di sperimentare strade nuove per la sua ancor giovane drammaturgia, il conte Gozzi imprime con Turandot, quarta fra le sue fiabe, una svolta al corso della propria esperienza di scrittore per il teatro. Introduzione Paolo Bosisio.