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Autobiografia di Alice B. Toklas
«Circa sei settimane fa Gertrude Stein disse: ""Mi sembra che non scriverai mai quell'autobiografia. Sappi che sto per farlo io. Sto per scriverla al posto tuo. Scriverò con la stessa semplicità con cui Defoe scrisse l'autobiografia di Robinson Crusoe"""". E l'ha fatto, eccola qui.»«Dare voce ad Alice Toklas è solo il modo che Stein ha trovato - un modo a dire il vero ingegnoso e inquietante per i risvolti psicologici che fa intravedere nel loro rapporto - per erigere a sé stessa un monumento letterario, senza dovere pronunciare il pronome """"io""""» - Alessandra Sarchi, la LetturarnUscita per la prima volta nel 1933, l'Autobiografia di Alice B. Toklas è l'opera che ha procurato a Gertrude Stein quel successo di pubblico al quale aspirava da molti anni e che non era riuscita a raggiungere con nessuno dei suoi libri precedenti. L'ingegnoso escamotage di far parlare la compagna in sua vece le consente di scrivere una memoria della propria vita in terza persona, e così il libro contiene almeno due autobiografie intrecciate: la sua e quella di Alice Toklas, oltre a quelle dei numerosi artisti e scrittori che frequentarono il loro salotto in rue de Fleurus e ammirarono l'impressionante collezione di opere d'arte lì raccolte. Stein ci fornisce un ritratto vivacissimo della vita artistica parigina dei primi anni venti del secolo scorso. Con andamento aneddotico, e non di rado autocelebrativo, il suo racconto ci porta a conoscere i vizi, le manie, i gusti, le riflessioni i Picasso, Matisse, Braque, Apollinaire, Hemingway, svelando i risvolti più umani e quotidiani delle loro vite e delle loro carriere dall'inizio del Novecento allo spartiacque della prima guerra mondiale."" -
Artigianato e progetto. Convegno sulle arti applicate in Italia
Il convegno Né arte né design (Triennale di Milano, settembre 2019) ha fornito interessanti contributi e spunti sul tema delle arti applicate in Italia. A cura di Ugo La Pietra, architetto e designer, storica figura di riferimento per il settore delle arti applicate, e di Alberto Cavalli, direttore generale della Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte, l'appuntamento ha chiamato a raccolta molti nomi autorevoli di storici, studiosi, docenti, designer, artigiani e professionisti, per affrontare il tema da molteplici prospettive ed esperienze. «In più di trent'anni», osserva La Pietra, «ho visitato moltissime aree artigiane omogenee (dai ceramisti di Caltagirone fino ai mosaicisti friulani) nel tentativo di portare il progetto in quei laboratori ormai abbandonati da diversi decenni dal professore di ornato, dall'architetto e dall'artista e decoratore. Le Accademie erano nate nel Cinquecento per ""dare progetto"""" al mondo artigiano diffuso in tutto il nostro territorio. Così mi domandavo: dove era finita la disciplina """"decorazione""""? Sapevo che non aveva a che fare con l'arte, che era lontana dal disegno industriale, e che non poteva coincidere con l'artigianato artistico di tradizione. Presto mi sono accorto che fuori dall'Italia esisteva da sempre una grande area disciplinare... Così, negli ultimi decenni, mentre noi coltivavamo il """"disegno industriale"""", all'estero cresceva questo ambito fatto di scuole, musei, istituzioni, gallerie, mercato, collezionismo...» Questi e altri spunti sono stati posti dai curatori al vaglio di una riflessione condivisa e variegata: da più parti l'auspicio che proprio la Triennale torni a essere un punto di riferimento e di sostegno a questo dibattito, con un programma di mostre, incontri e convegni che favoriscano l'innovazione delle pratiche artigianali, anche in relazione al design italiano."" -
Comunisti a modo nostro. Storia di un partito lungo un secolo
Apparentemente ormai conclusa, la vicenda politica del comunismo continua a generare dibattiti e polemiche ogni volta che si cerca di raccontare cosa ha realmente rappresentato quella galassia di uomini e donne eccezionali che fu il Pci. A cento anni dalla sua fondazione, Emanuele Macaluso e Claudio Petruccioli ne ripercorrono sviste e svolte epocali, ricordano le conquiste sociali di cui fu promotore e ipotizzano strade alternative che l'Italia avrebbe potuto imboccare per scongiurare il declino politico e culturale del Paese. Legati a riferimenti ed esperienze politiche diverse, Macaluso, militante già durante gli anni del regime fascista e dirigente di lungo corso, più volte deputato e senatore del Pci, e Petruccioli, che della segreteria del partito fu l'ultimo coordinatore, tentano così un bilancio tra due visioni spesso contrastanti dell'eredità politica del comunismo in Italia: quella che vede per la sinistra del Paese una cesura netta tra un prima e un dopo Pci, e quella per cui le diverse incarnazioni della sinistra post-comunista, pur nella crisi insanabile che i partiti e le istituzioni attraversano dalla fine della Prima repubblica, corrispondono alla naturale evoluzione di una certa idea dell'Italia e degli italiani. Sullo sfondo di questo fitto dialogo si susseguono cinquant'anni di avvenimenti, dal ritorno di Togliatti dalla Russia all'approvazione della Costituzione, dall'occupazione sovietica dell'Ungheria nel 1956 alla rottura mai risanata con i socialisti, passando per la breve ma cruciale stagione di Luigi Longo e gli anni di Berlinguer, il fallimento del compromesso storico e la fine del più ambizioso esperimento politico italiano del secolo scorso. -
Se Venezia vive. Una storia senza memoria
Da oltre due secoli si piange la decadenza di Venezia. Ma quante sono state le sue morti? E quante le sue resurrezioni? Da un grande storico contemporaneo, un originale itinerari attraverso riscoperte e letture inedite di luoghi, figure e avvenimenti più o meno noti, tra storia e microstoria. Un potente contravveleno alle memorie prevaricatrici o mancate che rischiano di prevalere sul senso degli eventi.«Nella lotta per le diverse idee di Venezia la partita non è tra il funebre – inteso come male assoluto – e la modernità – intesa come bene. Dobbiamo chiederci: quale idea di passato? Com'è ricongiunto all'oggi, e con quali forme di trasformazione?»«Il re della festa non è Thomas Mann». La morte a Venezia, sostiene Mario Isnenghi, è un fecondo genere letterario, ma, se usato come criterio di verità storica, diventa un veleno mortifero, una falsa coscienza, altra faccia della consuetudine tutta italiana all'autodenigrazione. Dopo aver dato conto delle origini letterarie del cliché che ha trasformato la città da luogo del buon governo a trionfo di una narrazione declinista, l'autore chiama in causa eventi, luoghi, personaggi tra la fine del Settecento e i giorni nostri, come plurime e contrastanti prove della vitalità di Venezia, delle sue tante identità mobili. Inizia così una «scorribanda» tra Otto e Novecento, attraverso le imprese di idrovolanti e dirigibili, salotti animati da donne illuminate ed emancipate, stabilimenti termali e una inedita concorrenza ferroviaria con Milano, la vita di campi e associazioni, tra figure note – Riccardo Selvatico, Margherita Grassini Sarfatti, Giuseppe Volpi e Gabriele D'Annunzio, veneziano d'elezione – e meno in luce ma altrettanto decisive – da Giovanni Busetto detto Fisola, «inventore del Lido», a Giuseppe Turcato, «custode della Resistenza». In una serie di passeggiate divise per temi, Isnenghi recupera e mette insieme vari tasselli oscurati dalle grandi gesta accompagnate dalla marcia funebre, per individuare i momenti di frizione in cui un immaginario avrebbe dovuto lasciare il passo a quello successivo e capire che cosa invece è andato storto. Emerge una visione europea e mondiale della città, in una rielaborazione critica tra memoria, letteratura e storia che assume ancora più valore oggi, quando necessario appare un suo ripensamento. -
Fare profitti. Etica dell'impresa
Che ruolo hanno davvero le imprese nella società? Devono proporsi fini etici o questo a lungo andare le indebolisce e ne riduce la capacità di creare benessere? Perseguire gli utili in un mondo sconvolto da crisi ambientali e pandemie è immorale o, al contrario, è proprio questa l'unica vera responsabilità delle imprese? Una sfida a pregiudizi e luoghi comuni, una lettura controcorrente per smascherare una grande battaglia ideologica.«Un'impresa ha una solo e unica responsabilità sociale: svolgere attività miranti ad accrescere i suoi profitti, nel rispetto delle regole fondamentali della società, sia quelle incorporate nelle sue leggi sia quelle dettate dai suoi costumi etici» – Milton FriedmanCome era accaduto durante la Grande Depressione, il capitalismo è oggi sotto attacco, tra voci critiche che vorrebbero «resettarlo» e nuove forme di responsabilità sociale attribuite alle aziende. Nell'epoca della rivoluzione digitale e dei communication media, in cui si sono moltiplicati i canali di accesso all'informazione, politici ed economisti si domandano se società per azioni e industria finanziaria, vere artefici di questa rivoluzione, siano all'origine dei grandi problemi sistemici. Che fare, allora? «Cambiare tutto, modificare le regole di un capitalismo che ha mantenuto le sue promesse: fare profitti e creare ricchezza per tutti?», si chiede Franco Debenedetti. «No, certo. Ci sono altri sistemi per aumentare i salari minimi, per ridurre le emissioni, per modificare il finanziamento della politica: la certezza della legge e le iniziative delle democrazie». A cinquant'anni da uno storico articolo in cui il premio Nobel Milton Friedman scrisse che la responsabilità delle imprese consiste nel fare più profitti possibile, nel rispetto delle regole fondamentali della società, l'autore propone un viaggio al cuore dell'impresa per definirne la natura, i soggetti, i diritti e gli interessi al tempo delle aziende Big Tech e della pandemia. Per leggere e affrontare i cambiamenti in atto, analizza la crisi della produttività, la tendenza al monopolio dei giganti del Web e le ricadute sulla politica, e riflette sul tema della diseguaglianza, tra classi sociali come tra vertici e dipendenti. La libertà di scambiare, sperimentare, immaginare, investire e fallire è l'ingrediente principale dell'innovazione: ha determinato il successo della società per azioni fin dalla Venezia medioevale e dall'Inghilterra delle grandi esplorazioni. Anche oggi promuovere la creatività impone di moltiplicare i contatti, di favorire l'incontro di idee e competenze diverse, di esporsi alla concorrenza. -
Sarà solo la fine del mondo
Un romanzo comico in senso generale, perché il comico ha a che fare con l'inaspettato, e in senso proprio, perché fa ridere: con una scrittura aerea e musicale, Liv Ferracchiati, rivolgendosi continuamente a chi legge – «Lettore, seguimi!» – e facendoci così diventare personaggi e protagonisti del suo libro, mette in scena il senso di inadeguatezza e la diversità, che sempre ci fa stupendi.L'autore di questo libro è transgender, e il protagonista di questo libro è transgender. Tuttavia, questo libro non è un'autobiografia, è un romanzo. Anzi, quando comincia, l'io narrante non è ancora nato, nonostante i suoi genitori facciano di tutto perché ciò accada, e, nonostante non abbia ancora il corpo, l'io narrante racconta. Sarà solo la fine del mondo, esordio nella narrativa di Liv Ferracchiati, autore teatrale e performer, è infatti un romanzo sul corpo che, anche quando è in piena salute, allegro, bello, può essere percepito come inadatto. È con il corpo che ci presentiamo al mondo prima di aver imparato a parlare, è intorno al nostro corpo nudo che viene pensato il colore rosa o l'azzurro, anche quando non li indossiamo. Così, visto che il corpo è un problema, il protagonista, da subito, comincia a parlare. Comincia a farlo prima di nascere, e poi non smette più: parla tanto, si lambicca, eccepisce, critica e discute. Gioca, soprattutto. E si innamora. L'io narrante bambino vuole tutto, e non ha problemi di identità, è certo di chi è e di ciò che vuole, poi purtroppo qualcosa cambia: qualcuno, oltre a se stesso, vuole spiegargli chi è, cosa è, e quando è. La vita, però, cambierà con l'entrata in scena del mitico e quotidiano Guglielmo Leon. Sarà solo la fine del mondo segue la vicenda umana e preumana del protagonista, e anche quella oltreumana, attraverso i suoi incontri, le sue scoperte, le sue lotte, i suoi tradimenti, le sue risse, le sue gioie, le sue delusioni e la galleria dei personaggi – alcuni buffi, altri odiosi, molti adorabili – che incrociano il suo cammino. Un romanzo comico in senso generale, perché il comico ha a che fare con l'inaspettato, e in senso proprio, perché fa ridere: con una scrittura aerea e musicale, Liv Ferracchiati, rivolgendosi continuamente a chi legge – «Lettore, seguimi!» – e facendoci così diventare personaggi e protagonisti del suo libro, mette in scena il senso di inadeguatezza e la diversità, che sempre ci fa stupendi.«Come li vuoi i capelli, allora?» mi aveva chiesto la parrucchiera.«Corti» avevo risposto io.«Quanto corti?» aveva chiesto lei.«Un centimetro» avevo detto io con il fuoco negli occhi.«Lo facciamo?» aveva chiesto a mia madre.«E facciamolo...» aveva detto lei, rassegnata.Così aveva iniziato a tagliare con la macchinetta e i capelli planavano giù. Poi d'improvviso anni e capelli erano finiti per terra, come ha scritto qualcuno da qualche parte, ma non ricordo dove, né chi. Solo che io di anni da far cadere ne avevo solo quattro, e allo specchio, guardandomi, biondo e con i capelli lunghi un centimetro, dovevo ammetterlo, mi trovavo piuttosto piacente. -
Bora. Istria, il vento dell'esilio
Anna Maria Mori, che con la famiglia lasciò la nativa Pola per l'Italia, ripercorre le vicende dell'esodo istriano attraverso il confronto epistolare con Nelida Milani, che a suo tempo scelse di restare, rinunciando alla lingua, a molti affetti, alle consuetudini di un mondo che, con ferocia, veniva snaturato.«Questo è il libro da cui ho imparato di più. È stato per me – ed è stato e sarà per molti – una grande lezione di storia» – Guido CrainzCos'è stato davvero l'esodo istriano del secondo dopoguerra? Come ha cambiato la fisionomia e le sorti di un territorio? E come ha stravolto le vite dei molti esuli e di quei pochi che scelsero di rimanere? Nemmeno il tempo è stato capace di cancellare il trauma subito, che è riemerso dalle pieghe della storia per andare incontro a una dolorosa rielaborazione. Anna Maria Mori, che con la famiglia lasciò la nativa Pola per l'Italia, ripercorre quelle vicende attraverso il confronto epistolare con Nelida Milani, che a suo tempo scelse di restare, rinunciando alla lingua, a molti affetti, alle consuetudini di un mondo che, con ferocia, veniva snaturato. Il dialogo che anima queste pagine restituisce intatto, a distanza di decenni, il sofferente vissuto di entrambe le parti: l'umanità dei «rimasti» e quella degli «andati». Gli aneddoti si confondono con la cronaca, le riflessioni si intrecciano alla memoria, in un viaggio dentro e fuori di sé, nei ricordi da confrontare con altri ricordi, e nei chilometri sulla costa o all'interno dell'Istria. Mentre gli spettri dell'esilio e dell'intolleranza sembrano incombere nuovamente sull'Europa e sul mondo intero, appare più che mai necessario fare i conti con questa storia e con gli interrogativi che ancora la accompagnano. -
La caduta di un uomo. Indagine sulla morte di Alan Turing
Perché la documentazione del grande matematico relativa alla guerra è secretata? Forse Turing era ricattato da spie al servizio dell'Unione Sovietica? La sua recente condanna per omosessualità sembra aver messo in allarme i servizi segreti: potrebbe trattarsi di un complotto che coinvolge le cerchie più alte del potere?«Un poliziesco con ambizioni filosofiche che è un inno all'immenso potenziale dell'intelletto umano» – ExpressenUn mattino di giugno del 1954, in piena Guerra fredda, Alan Turing viene trovato morto nel letto di casa, nell'assonnata cittadina inglese di Wilmslow. Accanto al corpo, una mela morsicata a metà porta evidenti tracce di cianuro. Gli accertamenti su quello che per tutti è un caso di suicidio sono affidati al giovane ispettore Leonard Corell, un uomo dall'apparenza mite che un tempo coltivava sogni di scienziato, e che molto presto viene assalito dai dubbi. Perché la documentazione del grande matematico relativa alla guerra è secretata? Forse Turing era ricattato da spie al servizio dell'Unione Sovietica? La sua recente condanna per omosessualità sembra aver messo in allarme i servizi segreti: potrebbe trattarsi di un complotto che coinvolge le cerchie più alte del potere? Affascinato dal genio visionario di Turing e dal suo lavoro brillante e rivoluzionario, Corell comincia a indagare con passione nella vita di uno spirito libero e anticonformista e cerca di ricostruire una vicenda che in qualche modo sembra riguardare lui stesso, spingendolo a fare cose che non avrebbe mai dovuto fare. -
Sonderkommando. Diario di un crematorio di Auschwitz, 1944
Questo diario è il primo documento pubblicato in cui si racconta la terribile esperienza dei membri del Sonderkommando, ovvero la squadra speciale di detenuti ebrei obbligati a lavorare nelle camere a gas e nei crematori di Auschwitz-Birkenau.«Una testimonianza letteraria e un documento unico nel suo genere da dentro la macchina di sterminio di Auschwitz» – Die WeltScritto nella primavera del 1944 e successivamente sotterrato dall'autore nei pressi dei crematori come memoria per i posteri, questo diario è il primo documento pubblicato in cui si racconta la terribile esperienza dei membri del Sonderkommando, ovvero la squadra speciale di detenuti ebrei obbligati a lavorare nelle camere a gas e nei crematori di Auschwitz-Birkenau. Formata da prigionieri selezionati, godeva di un trattamento d'eccezione all'interno del campo ma allo stesso tempo doveva adempiere al più terribile dei compiti: costituiva infatti l'ultimo anello della catena destinata a distruggere l'intero popolo ebraico e coloro che, nel progetto nazista di Nuovo Ordine Europeo, non avrebbero mai avuto diritto alla vita. Gradowski scrisse con la morte addosso, per raccontarci di uomini che sono riusciti a resistere al male anche grazie al pensiero di poter consegnare ai vivi la loro storia disperata, vincendo per sempre l'oblio. -
Alle porte della notte. La serie di Enrico Radeschi. Vol. 7
In questa avventura, Paolo Roversi cattura e trascina il lettore attraverso le piste e i colpi di scena di un inedito e avvincente mistero milanese.«Sebastiani e Radeschi sono ormai una coppia collaudata del noir meneghino» – il Fatto QuotidianoUna spettacolare rapina in via Montenapoleone – il salotto buono della città – dà il via a una nuova indagine che porterà il giornalista hacker Enrico Radeschi e il vicequestore Loris Sebastiani a scoprire un nesso con un'altra rapina milionaria svoltasi quindici anni prima nel Diamond Center di Anversa, i cui colpevoli non sono mai stati arrestati. Uno dei banditi implicati in quel colpo memorabile era stato ucciso dai compagni, e oggi le sue impronte vengono ritrovate all'interno della gioielleria che ha appena subito la rapina nel centro di Milano. Com'è possibile? Nel tentativo di catturare i colpevoli e di far luce sul mistero di quelle impronte, il capo della polizia di Anversa invia in Italia Julie De Vos, una conturbante poliziotta dell'Interpol che instaurerà un rapporto speciale con Sebastiani, mettendosi a disposizione per aiutarlo a risolvere il caso. Nel frattempo, Radeschi si farà coinvolgere dal Danese – il suo amico greco dall'animo da bandito – in uno strano sequestro di persona maturato negli ambienti della mafia russa... -
Milano criminale. Città rossa. Vol. 1
Milano criminale, prequel di Solo il tempo di morire, racconta la grande saga della malavita degli anni Sessanta e Settanta, le atmosfere noir e i leggendari protagonisti di una Milano da film.«Una vicenda epica e di straordinaria potenza narrativa» – La StampaAnni Sessanta. Anche Milano aveva i suoi eroi criminali. Erano gli anni del boom economico, dell'uomo sulla Luna, delle grandi passioni politiche e i banditi rapinavano le banche, assaltavano i furgoni portavalori e sfidavano la polizia in sparatorie a volto scoperto. Amavano i soldi e la bella vita, avevano le donne più affascinanti, bevevano champagne e indossavano abiti firmati. Volevano conquistare la città, e la presero con la forza. Milano criminale, prequel di Solo il tempo di morire, racconta la grande saga della malavita degli anni Sessanta e Settanta, le atmosfere noir e i leggendari protagonisti di una Milano da film. La cronaca di un'epoca e di una città che guarderete con occhi nuovi. -
Ultimo tango all'Ortica. I delitti del casello. Vol. 4
Sullo sfondo di una Milano contemporanea che conserva il sapore di quella di ieri, la romantica fioraia Libera e l'eterna hippie Iole riescono ancora una volta a sorprendere il lettore con le loro invenzioni. E ci accompagnano in un giallo tenero e duro, dove ognuno ha un segreto e insieme un buon motivo per mentire.«La quarta catturante indagine di Libera, la fioraia detective del Giambellino che noi lettici aspettavamo con ansia» – Sveva Casati ModignaniÈ una sera umida di fine agosto, alla periferia di Milano. Sotto le luci intermittenti della balera dell'Ortica, tutti gli sguardi sono puntati sul corpo sinuoso di Katy, che danza un tango sensuale allacciata al suo cavaliere e che poi, appena la musica finisce, fugge via. Quella stessa notte, fuori dal locale, viene trovato il cadavere di un giovane uomo, assassinato a colpi di pistola: era un ex di Katy, geloso e molesto, che la pedinava e la perseguitava. Chi l'ha ucciso? Forse la stessa Katy? Forse un altro spasimante? Per il delitto, però, la polizia arresta un personaggio insospettabile, il maggiordomo di una dama dell'alta società milanese. Sarà proprio questa signora ad assoldare Libera, la fioraia detective, e la sua eccentrica madre Iole, perché lo tirino fuori dai guai. Comincia così la quarta indagine delle Miss Marple del Giambellino, la stravagante coppia di investigatrici dilettanti, questa volta impegnate a risolvere un caso che le riguarda da vicino e che le metterà in competizione con le forze di polizia. Sullo sfondo di una Milano contemporanea che conserva il sapore di quella di ieri, la romantica fioraia Libera e l'eterna hippie Iole riescono ancora una volta a sorprendere il lettore con le loro invenzioni. E ci accompagnano in un giallo tenero e duro, dove ognuno ha un segreto e insieme un buon motivo per mentire. -
Mare nero. Le indagini di Lolita Lobosco. Vol. 6
Le indagini di Lolita Lobosco. I romanzi che hanno ispirato la serie tv in onda su Rai 1 con Luisa Ranieri, regia di Luca Miniero.In una giornata di metà settembre, al largo di Bari, il mare restituisce i corpi di due giovani, da poco fidanzati. Insieme ad altri amici, approfittando del clima invitante, erano usciti per una gita in barca e per delle immersioni subacquee nei pressi di un relitto, ma l'allegra escursione si è trasformata in tragedia. Sembra il tipico incidente, dovuto all'imprudenza o alla fatalità. Eppure qualche indizio non quadra e, quando arrivano i risultati dell'autopsia, tutto un altro scenario prende forma. Qualcuno ha voluto uccidere. Ma perché? Toccherà al commissario Lolita Lobosco, animata, come sempre, da un'inesausta passione per la giustizia (oltre che per la buona cucina e i tacchi a spillo), indagare su questo caso. La ricerca della verità si rivelerà particolarmente difficile, tanto più che le acque dell'Adriatico nascondono misteri che in troppi hanno interesse a non far venire a galla. E, come se non bastasse, perfino il questore, attento a non pestare i piedi ai potenti di turno, metterà i bastoni tra le ruote. Ma la bella Lolita, grazie all'aiuto dei suoi fidi collaboratori Esposito e Forte, del sorprendente medico legale Franco Introna e, perché no, di un imprevisto nuovo amore, riuscirà a mettere insieme i pezzi di un inquietante rompicapo. Senza esitare a tuffarsi, letteralmente, nelle gelide profondità del suo mare. -
Dopo tanta nebbia. Le indagini di Lolita Lobosco. Vol. 7
Le indagini di Lolita Lobosco. I romanzi che hanno ispirato la serie tv in onda su Rai 1 con Luisa Ranieri, regia di Luca Miniero.Lolita Lobosco è stata promossa questore e deve trasferirsi a Padova. Ma gli inizi non sono facili: l'ambiente si rivela più intollerante del previsto, la nebbia confonde i pensieri e mortifica i capelli, l'orizzonte d'acqua di Bari è troppo lontano per curare la solitudine. Anche il lavoro stenta a decollare, e poi, con i nuovi colleghi, proprio non riesce a legare. Solo grazie all'aiuto e ai consigli di Giancarlo Caruso, affascinante vicequestore di origini siciliane, le cose migliorano, mentre un caso di bullismo - la scomparsa, nell'omertà generale, di un ragazzo da uno dei licei più in vista della città del Santo - mette a dura prova il talento investigativo di Lolì. Dopo tanto freddo, intorno e nell'anima, la commissaria più bella del Mediterraneo riesce finalmente a farsi richiamare nella sua amata Puglia, dove pure l'attende un mistero da risolvere: una sensuale arpista è stata massacrata in un appartamento. I sospetti sono tanti, ma c'è uno strano testimone... Alle due estremità della penisola, tra panzerotti e pettole di Natale, la passionale poliziotta barese torna a ricercare la verità, sui luoghi di delitti efferati e nel fondo stropicciato del proprio cuore. -
Breve storia del mio silenzio
Nella dozzina del Premio Strega 2020Finalista del Premio Letterario Corrado Alvaro«Lupo scrive un'autobiografia delicatamente fabulosa inquietata da un ""silenzio"""" che è trauma infantile di afasia, e poi, nel tempo, insidia persistente di un """"male delle parole""""» – Salvatore Silvano NigroL'infanzia, più che un tempo, è uno spazio. E infatti dall'infanzia si esce e, quando si è fortunati, ci si torna. Così avviene al protagonista di questo libro: un bimbo che a quattro anni perde l'uso del linguaggio, da un giorno all'altro, alla nascita della sorella. Da quel momento il suo destino cambia, le parole si fanno nemiche, anche se poi, con il passare degli anni, diventeranno i mattoni con cui costruirà la propria identità. Breve storia del mio silenzio è il romanzo di un'infanzia vissuta tra giocattoli e macchine da scrivere, di una giovinezza scandita da fughe e ritorni nel luogo dove si è nati, sempre all'insegna di quel controverso rapporto tra rifiuto e desiderio di dire che accompagna la vita del protagonista. Giuseppe Lupo – proseguendo, dopo Gli anni del nostro incanto, nell'«invenzione del vero» della propria storia intrecciata a quella del boom economico e culturale italiano – racconta, sempre ironico e sempre affettuoso, dei genitori maestri elementari e di un paese aperto a poeti e artisti, di una Basilicata che da rurale si trasforma in borghese, di una Milano fatta di luci e di libri, di un'Italia che si allontana dagli anni Sessanta e si avvia verso l'epilogo di un Novecento dominato dalla confusione mediatica. E soprattutto racconta, con amore ed esattezza, come un trauma infantile possa trasformarsi in vocazione e quanto le parole siano state la sua casa, anche quando non c'erano."" -
Acqua, sudore, ghiaccio
Acqua, sudore, ghiaccio sono tre racconti lunghi con una voce narrante unica. Sono storie di uomini messi di fronte alla paura e al coraggio: a una rapida, a un pendio e a un avversario. Essi vivono quasi sempre chiusi nella prigione dei rischi e delle ombre che attraversano la mente, tra fatica, follia e smemoratezza, ma qualche volta li sfiora il bisogno di conoscere la ragione dei loro sforzi, il senso ultimo della loro recita e della loro sfida. -
I quattro cigni. La saga di Poldark. Vol. 6
La saga di Poldark continua con questo sesto episodio, che ancora una volta tiene il lettore con il fiato sospeso.«La saga di Poldark può agilmente trovar posto nelle librerie di chi ha amato i grandi autori della prima stagione del romanzo inglese, come Jane Austen» – CriticaLetterariaCornovaglia, 1795-1797. Mentre i venti della Rivoluzione francese continuano a soffiare in Europa, dove comincia a brillare la stella del generale Bonaparte, Ross Poldark – riacquistati finalmente la prosperità economica e il rispetto dei suoi concittadini – si trova a dover combattere una nuova battaglia, che vede coinvolte le donne della sua vita. Tutte e quattro – i quattro cigni – sono scosse da crisi profonde: Demelza, la moglie amata e tradita, per la prima volta si sente attratta da un altro uomo, un giovane ufficiale di Marina salvato in Francia dallo stesso Ross; Elizabeth, l'antica fiamma andata in sposa a Warleggan, deve tenere a bada la distruttiva gelosia del marito; Caroline vede messo a dura prova il suo matrimonio con Dwight, così diverso da lei per carattere; e l'infelice Morwenna, ora incinta, non sa più come sopportare le violenze dello sposo, il reverendo Osborne Whitworth. La passione, la lealtà, la vendetta: sono questi i sentimenti che muovono le azioni dei personaggi, costretti ad affrontare le conseguenze delle loro scelte passate e presenti. -
La furia della marea. La saga di Poldark. Vol. 7
Mentre le passioni umane, nel piccolo paesino di Nampara, si agitano come il mare tempestoso della Manica, nuove generazioni si affacciano alla vita e nuovi intrecci contribuiscono ad arricchire, con forze fresche, la saga di Poldark.«Winston Graham ha una marcia in più rispetto a qualsiasi altro autore» – The GuardianIl Diciottesimo secolo volge al termine. Ross Poldark è diventato membro del parlamento, eletto nel distretto di Truro in competizione proprio con il suo antico rivale George Warleggan. Divide il proprio tempo tra Londra e la Cornovaglia, mentre il suo cuore è diviso dai sentimenti che prova per la moglie Demelza: le crisi passate hanno lasciato ferite amare, eppure il desiderio di riconciliarsi è ancora vivo in entrambi. Il loro complicato amore sarà presto messo a dura prova da un nuovo corteggiatore di Demelza, un libertino senza scrupoli che Ross non esiterà a sfidare a duello. Intorno a loro, anche gli altri personaggi vanno incontro al proprio destino. L'infelice matrimonio di Morwenna con il turpe reverendo Osborne e il suo amore adulterino con Drake subiscono improvvisamente una svolta. Così come tragiche novità sono in vista per Elizabeth, tormentata dalla gelosia di George, convinto che il loro figlio sia in realtà di Ross. E intanto – mentre le passioni umane, nel piccolo paesino di Nampara, si agitano come il mare tempestoso della Manica – nuove generazioni si affacciano alla vita e nuovi intrecci contribuiscono ad arricchire, con forze fresche, la saga di Poldark. -
American art 1961-2001. Ediz. italiana
"American Art 1961-2001"""" indaga in modo inedito la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco terroristico alle Torri Gemelle, attraverso una straordinaria selezione di opere di celebri artisti come Jasper Johns, Donald Judd, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Bruce Nauman, Cindy Sherman, Robert Rauschenberg, Kara Walker e Andy Warhol. Il volume mette a confronto la ricchezza e la diversità di temi e correnti dell'arte americana in quarant'anni di storia, dall'astrazione modernista alle contaminazioni con la produzione di massa, dalle ricerche concettuali e performative alle rivendicazioni per i diritti civili, attraverso una straordinaria selezione di oltre ottanta opere tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni della collezione del Walker Art Center di Minneapolis, uno dei più importanti musei di arte contemporanea del mondo. Investigando la nozione stessa di opera d'arte viene analizzato il suo rapporto con le trasformazioni della società contemporanea. Le diverse generazioni di artisti americani sperimentano linguaggi che aprono infatti alla ridefinizione dei confini dell'arte, unendo tecniche e media diversi, e usano il potere dell'arte anche come strumento per affrontare temi quali il consumismo e la produzione di massa, il femminismo e l'identità di genere, le questioni razziali e la lotta per i diritti civili." -
American art 1961-2001. Ediz. inglese
"American Art 1961-2001"""" indaga in modo inedito la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco terroristico alle Torri Gemelle, attraverso una straordinaria selezione di opere di celebri artisti come Jasper Johns, Donald Judd, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Bruce Nauman, Cindy Sherman, Robert Rauschenberg, Kara Walker e Andy Warhol. Il volume mette a confronto la ricchezza e la diversità di temi e correnti dell'arte americana in quarant'anni di storia, dall'astrazione modernista alle contaminazioni con la produzione di massa, dalle ricerche concettuali e performative alle rivendicazioni per i diritti civili, attraverso una straordinaria selezione di oltre ottanta opere tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni della collezione del Walker Art Center di Minneapolis, uno dei più importanti musei di arte contemporanea del mondo. Investigando la nozione stessa di opera d'arte viene analizzato il suo rapporto con le trasformazioni della società contemporanea. Le diverse generazioni di artisti americani sperimentano linguaggi che aprono infatti alla ridefinizione dei confini dell'arte, unendo tecniche e media diversi, e usano il potere dell'arte anche come strumento per affrontare temi quali il consumismo e la produzione di massa, il femminismo e l'identità di genere, le questioni razziali e la lotta per i diritti civili."