Sfoglia il Catalogo ibs007
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 2401-2420 di 10000 Articoli:
-
La comunicazione interculturale
Manager, diplomatici, militari, accademici, studenti che vivono a cavallo tra varie lingue e culture spesso si illudono che basti saper parlare inglese per poter comunicare. Ma anche se le parole sono comuni, i significati e i valori di riferimento sono assai diversi. La globalizzazione ha portato tutti a usare una lingua franca, l'inglese, dimenticando che un cinese, un indiano, un arabo, un italiano, un americano conservano i loro occhiali culturali. Il volume affronta i problemi comunicativi dovuti sia ai ""software mentali"""" di cui non siamo consapevoli e che crediamo naturali, ovvi, scontati, sia a linguaggi altrettanto significativi quali i gesti, il vestiario, gli status symbol, gli oggetti; linguaggi cui non prestiamo attenzione, convinti che basti usare le parole giuste per capirsi."" -
Acque di Terraferma: il Vicentino
Nell'autunno 2010 la città di Vicenza divenne il simbolo di una esondazione che avrebbe interessato molti centri abitati, per una estensione di circa 140 chilometri quadrati. A seguito di questi eventi, la Regione Veneto ha deciso di intraprendere, insieme ai geografi dell'Università di Verona, una indagine che chiarisse le vicende passate dei territori che avrebbero potuto essere destinati ad area di laminazione. In queste pagine si espongono, insieme ai progetti relativi alle casse di espansione, le dinamiche che nei secoli hanno segnato il rapporto tra comunità e fiumi, tra montagna e città, tra Terraferma e Serenissima, fino ai primi decenni del secolo XX. Carte storiche e relazioni dei tecnici del passato sono messi a confronto con il territorio attuale, le sue prospettive, i suoi problemi. -
Pasolini e la poesia dialettale
L'esordio di ""Poesie a Casarsa"""" di Pier Paolo Pasolini irrompe sulla scena letteraria del 1942 con la perentorietà dell'eccezione creatrice. Il libriccino conteneva appena 14 testi, ma subito si lasciava alle spalle ogni ipoteca vernacolare o popolareggiante e inaugurava un canto nuovo di raffinata sperimentazione, tra un'acuminata sensibilità d'autore e il filtro di una preziosa cultura poetica, intrisa di echi ermetici e simbolisti. D'eccezione era poi l'intuizione del dialetto come linguaggio naturalmente poetico, """"lingua pura per poesia"""" e tensione alla """"melodia infinita"""". In quel caso era il casarsese, idioma di periferia letterariamente vergine, e inoltre, in quanto suono di eco materna, saturo di implicazioni affettive. In quel codice Pasolini calò la sua Provenza sentimentale, facendovi convergere la squisita mitografia di un sé Narciso, precocemente scisso dalle antinomie tra amore e morte e tra innocenza e peccato, e poi sempre più, con l'ampliarsi di quel """"félibrige"""" coagulato anche intorno all'""""Academiuta"""", vi espresse l'altro da sé, l'epos della realtà popolare, cristiana e contadina, impigliata nei riti di un'arcaica atemporalità. Con quella operazione Pasolini fornì un geniale esempio di sublimazione a significatività universale del particolare locale e introdusse una sintesi poetica che poi connotò il fenomeno vistoso della poesia in dialetto del secondo Novecento italiano."" -
Il demone della modernità. Pittori visionari all'alba del secolo breve. Catalogo della mostra (Rovigo, 14 febbraio-14 giugno 2015). Ediz. illustrata
Un viaggio inquieto, a volte estraniante, certamente suggestivo attorno al sogno, all'inconscio, al peccato e alla trasgressione nella pittura europea tra il Decadentismo dell'ultimo decennio dell'Ottocento alla fine degli Anni Venti del ""secolo breve"""". A raccontare, interpretare e vivere nelle loro opere queste emozioni sono grandi artisti europei: James Ensor, Franz Von Stuck, Leo Putz, Odillon Redon, Arnold Boecklin, Carlos Schwabe, J.A.G. Acke, M. Kostantinas Ciurlionis, Max Klinger, Leon Bakst, Alfred Kubin, Felicien Rops, Gustav Moreau, Hans Unger, Lovis Corint, K. Wilhelm Diefenbach e gli italiani Mario De Maria, Guido Cadorin, Cagnaccio di san Pietro, Bortolo Sacchi, Alberto Martini."" -
Storia dell'architettura nel Veneto. Il Cinquecento. Ediz. illustrata
Dalle antichità veronesi al paradosso di Venezia, città che sorge sull'acqua, sino alle opere di Carlo Scarpa, l'architettura nel Veneto ha rivestito un ruolo centrale per la cultura e l'identità di un'intera regione. E non solo, se pensiamo che gran parte dell'edilizia monumentale europea dal XVII secolo in avanti è segnata dall'influenza di Palladio e di Vincenzo Scamozzi, e dei loro eredi. Questa collana mira a una lettura complessiva dell'architettura veneta, che ne verifichi tipologie, linguaggi e soluzioni strutturali, nell'ottica di una prospettiva ampia - italiana, europea, mediterranea - ed entro un quadro urbano, culturale e sociale, che non si stacca mai completamente dalle sue radici romane. Fondata su nuove campagne di ricerca documentaria e iconografica, la serie è pensata in dieci volumi, ognuno dei quali curato da specialisti di fama internazionale. I volumi introducono il lettore agli edifici chiave del Veneto, alla loro genesi, funzione, impatto urbanistico e vita dopo la costruzione, considerati all'interno dei contesti economici, politici e istituzionali da cui hanno origine. Il periodo cronologico affrontato percorre l'intero arco dall'antichità romana al passato prossimo che si chiude con la morte di Carlo Scarpa nel 1978. Il territorio preso in esame si modifica a seconda delle epoche, per ampliarsi sino a comprendere Bergamo a ovest e l'Istria a est durante i secoli della Serenissima. -
In opera. Conservare e restaurare l'arte contemporanea. Ediz. illustrata
"Parlare di restauro riferendosi a opere contemporanee sembrerebbe quasi un ossimoro, una callida iunctura la definirebbe Orazio"""": così introduce il tema di questo volume la sua curatrice, Isabella Villafranca Soissons. La differenza fondamentale tra arte del passato e del presente risiede, per il conservatore, nella diversità delle tecniche esecutive: per secoli metodologie e materiali codificati da numerosi manuali, sono rimasti immutati. A partire dal XX secolo gli artisti iniziano a utilizzare una varietà infinita di materiali non tradizionali, assemblandoli, a volte arditamente, per mezzo di una vastissima scelta di linguaggi espressivi e con un intento spesso provocatorio e polemico nei confronti della tradizione. Quando le prime opere entrate in collezioni pubbliche e realizzate con materiali non convenzionali hanno iniziato a degradarsi, i monocromi a perdere la loro freschezza, le installazioni meccaniche o sonore a bloccarsi, è sorta la necessità di dare risposta ai problemi relativi a un eventuale ripristino. L'intervento del restauratore risulta allora particolarmente delicato, problematico e sperimentale, richiede un grande sforzo di creatività e conoscenze poliedriche. I contributi autorevoli raccolti in questo volume vogliono rendere conto della molteplicità dei soggetti, delle motivazioni e delle finalità con cui interagisce il restauratore dell'arte contemporanea nel suo lavoro." -
Alle origini del gusto. Il cibo a Pompei e nell'Italia antica. Catalogo della mostra (Asti, 7 marzo-5 luglio 2015). Ediz. illustrata
Cosa mangiavano abitualmente i Greci, i Romani, gli Etruschi? Qual era l'alimentazione dei meno abbienti e in cosa differiva da quella dei ricchi? Come si svolgeva un banchetto in una domus romana? A queste e altre domande si troverà risposta in questo catalogo, frutto di un approfondito lavoro di ricerca durato anni. Assieme alle abitudini alimentari, alle ricette e alle leccornie di un tempo vengono considerati aspetti socio-economici, quali l'agricoltura e la coltivazione, la vita di locali pubblici, taverne e altro, l'arte e la musica che allietavano e accompagnavano il pasto, l'arredo di cucine e sale da banchetti. -
Martial Raysse. Ediz. illustrata
L'arte è un linguaggio universale. Questo potrebbe essere il motto di Martial Raysse, maestro francese dell'arte pop e neorealista, celebrato oggi con una nuova grande personale a Palazzo Grassi, la prima in Italia, dopo quella recente del Centre Pompidou che l'ha definitivamente consacrato. Oltre 350 opere, che spaziano in tutti i campi esplorati dal grande artista visionario (pittura, scultura, video, fotografie e disegni), ci consentono di apprezzare e conoscere il percorso artistico di Raysse, singolare, indipendente e sempre ai margini dei grandi trend artistici degli ultimi 50 anni. -
Governatori. Così le Regioni hanno devastato l'Italia
Tra scandali e indagini, il primo decennio del Duemila è stato disastroso per le Regioni. Il secondo, se possibile, è cominciato anche peggio. Molti presidenti di Regione eletti nel 2010 hanno dovuto lasciare l'incarico, pressati dalla magistratura o dall'opinione pubblica. Trecento consiglieri regionali sono finiti sotto inchiesta. La qualifica di ""governatore"""", neppure prevista dalla legge, finisce per simboleggiare, dunque, una stagione di grandi attese sfociata in un tracollo economico e morale. In questo libro Goffredo Buccini incontra i presidenti-governatori che - per ragioni spesso molto diverse - sono stati maggiormente sotto i riflettori negli ultimi anni e hanno guidato le più grandi Regioni italiane: da Roberto Formigoni a Nichi Vendola, da Roberto Cota a Rosario Crocetta... Dieci nomi famosi della nostra storia recente e le loro parole, i loro racconti accomunati da un senso di fallimento collettivo. Buccini descrive così il più grande """"imbroglio politico"""" della Repubblica, tra malaffare e sprechi: quel federalismo regionale i cui effetti pesano come macigni sugli ospedali, lo smaltimento dei rifiuti, i servizi per i cittadini, ormai sempre più diseguali in un'Italia che la riforma del 2001 ha reso sempre meno unita, vanificando il diritto alla salute sancito dalla Costituzione."" -
Le armate del presidente. La politica del Quirinale nell'Italia repubblicana
"Questa non è una storia dei presidenti della repubblica. Non è neanche un libro sul capo dello Stato come interprete della Costituzione. È un saggio che racconta, da una prospettiva storica, le vicende del presidente come attore politico, la sua capacità di modificare il quadro esistente, di mutare i rapporti di forza, di imporre le sue decisioni ai partiti"""". Così Marco Gervasoni descrive il senso di questo libro, un saggio storico che giunge a colmare un vuoto. Se finora, infatti, gli studi si sono concentrati sul presidente come garante dell'unità nazionale, si impone oggi la necessità di ripercorrerne le vicende come attore politico. Partendo dalla Costituente, tutto è poi dipeso dalla figura scelta, se di partito o meno. Il libro, uno spaccato di storia dell'Italia repubblicana, racconta i presidenti e le loro relazioni con i partiti - dall'illusione della """"presidenza neutra"""" ai primi protagonismi fino ai giorni nostri - e ne tratteggia varie tipologie: dal presidente """"notaio"""" al """"reggitore nelle crisi di sistema"""". Un percorso dal quale emergono risvolti inediti e non poche contraddizioni. Contraddizioni che rischiano di protrarsi - scrive Gervasoni - """"almeno fintantoché non si provveda a riformare la Costituzione"""", così da rendere il presidente """"politicamente responsabile, secondo il modello presidenziale o semipresidenziale; o almeno finché non si giunga a modificare la forma della sua investitura e a introdurne l'elezione diretta""""." -
Ira
Un rinomato chirurgo plastico coinvolto in un progetto segreto dell'Unione Europea viene trovato impiccato nella sua villa di Charleroi; a pochi giorni di distanza, in uno squallido locale di Stoccolma qualcuno spara a bruciapelo a un noto trafficante d'armi albanese; poco dopo, è il turno di un politico di spicco dell'Europa orientale, il cui corpo viene ritrovato bizzarramente mutilato all'isola di Capraia: un suicidio (pare), una rissa finita male (sembrerebbe), l'opera di un killer professionista (probabile), e in un breve arco di tempo tre pezzi grossi spariscono dalla scena del terrorismo internazionale. I membri del Gruppo Opcop guidati da Paul Hjelm non credono alle coincidenze. Primo corpo di polizia sovranazionale creato per contrastare una criminalità globalizzata che non conosce più frontiere, devono riannodare i mille fili di un caso che li porta a indagare i segreti delle più dannate isole-prigione del pianeta e a percorrere le vie tortuose di una ricerca scientifica che si è lasciata sedurre dall'idea del superuomo, e dalla folle presunzione di poter arrivare al segreto stesso della vita. -
Le fragili attese
Questa è la storia della Pensione Palomar, un vecchio stabile a due piani nel quartiere periferico di una grande città. Osservandola dalla strada, incastrata tra due palazzi, sembra appartenere a un tempo che non è più. È la storia di Italo, il proprietario, che a quasi ottant'anni ha deciso di chiudere per sempre. Osserva passare gli ultimi giorni seduto dietro al bancone, mentre rilegge vecchie lettere d'amore scritte da una ragazza negli anni Cinquanta. È anche la storia dei suoi ultimi ospiti: Guido, un professore d'inglese che deve insegnare a parlare a una bambina muta; Lucio Ormea, un uomo alla ricerca del padre che non vede da quando era piccolo; il generale in pensione Adolfo Trento, convinto che la soluzione di ogni pace stia nella guerra; Ingrid, un'arpista con il polso spezzato che lavora come cassiera al supermercato e di notte si accompagna a uomini conosciuti per caso; e infine la domestica Emma, che ha fatto della Pensione Palomar la sua casa da ormai troppo tempo. Sono tutte persone ferme ai margini di un mondo che corre troppo veloce, in attesa che arrivi qualcosa, forse un treno che li porti via, verso una direzione qualsiasi, prima che sia troppo tardi. -
Manuale di solitudine
"Che l'ultimo - ora malinconicamente postumo - romanzo di Giampaolo Rugarli si intitoli 'Manuale di solitudine' assume inevitabilmente un valore simbolico, quasi a riassumere il suo intero percorso esistenziale e letterario; difficile infatti trovare un'insegna più pregnante del suo carattere, della tensione che segna la ricerca espressiva e contemporaneamente le scelte morali: d'altronde a questo titolo egli giunse, appunto, dopo aver scartato ogni altro descrittivo o referenziale. Se per un verso questo 'Manuale' completa il ciclo estremo, paradossale e grottesco, della sua narrativa, che esplora con dolente furore i desolati territori della disperazione, opponendo loro un'inarrendevole fiducia nella resistenza dell'etica; per l'altro riassume la sua avventura letteraria, intrapresa di fronte alla riconosciuta 'impossibilità di vivere' per riconquistare sulla pagina quanto era andato perduto nel corso del tempo, conservando intatto un radicale e inconsolabile pessimismo. La narrativa di Rugarli - i lettori di questo romanzo dovranno prenderne atto -, anche quando deforma comicamente, caricaturalmente, personaggi e comportamenti, non acquieta il tormento, anzi riaccende la rabbia e lo sdegno, sentimenti luciferini, di un uomo dolente e ferito, la sua ribellione all'andazzo dissennato e perverso di una società che ha perduto la bussola."""" (Cesare De Michelis)" -
La scuola di ballo
Un maestro avaro e lascivo, scolari svogliati, donne mature a caccia di marito, intermediari senza scrupoli e un conte ingenuo sono i protagonisti de ""La scuola di ballo"""", commedia che Goldoni dedica al mondo della danza. Microcosmo angusto dominato dall'interesse e dalla necessità, nella scuola di Monsieur Rigadon, l'arte di Tersicore e la tematica amorosa soggiacciono alla logica del riscatto sociale ed economico, alla minaccia della fame e della vecchiaia incombente, secondo una strategia drammaturgica e letteraria, incentrata sulla contrapposizione fra un registro alto e uno basso, in grado di sortire un effetto grottesco. Parte di un progetto ambizioso, scritta in terza rima e intrisa di un lessico cruscante, la commedia si inserisce nell'elenco delle composizioni metateatrali di Goldoni che qui scopriamo attento conoscitore della scena coreutica settecentesca, ambito che proprio nel trentennio che corre tra il debutto sul palcoscenico e la pubblicazione dell'opera partecipa al vivace dibattito sulla ridefinizione dei generi. Riproporre al lettore ha scuola di ballo è un'occasione per riscattare dal relativo oblio un testo spesso sottovalutato dal punto di vista degli studi goldoniani, che permette, inoltre, di arricchire il quadro già noto della storia della danza nel Settecento con le annotazioni di un testimone autorevole."" -
R.U.R. Rossum's Universal Robots
"R.U.R. Rossum's Universal Robots"""", scritta nel 1920, è l'opera teatrale che introduce nella cultura mondiale il termine """"robot"""". Nella prima metà degli anni Venti si afferma sui palcoscenici di tutto il mondo con grande rapidità: nel 1921 è in scena a Praga e Aquisgrana, un anno dopo a Varsavia, Belgrado e New York, nel 1923 a Berlino, Vienna, Londra e Zurigo, nel 1924 a Parigi, Bruxelles, Stoccolma e Tokio. Utopia planetaria che coinvolge il destino dell'intera umanità, propone una riflessione sulle paure ancestrali che l'uomo del XX secolo prova di fronte alla rapidità senza precedenti con cui il progresso scientifico avanza. La creazione di un uomo artificiale, il suo sfruttamento nel mercato del lavoro e perfino lo scoppio di guerre distruttive sono all'epoca temi già noti; la grande novità del dramma tragicomico di Karel Capek consiste nel ridurre al minimo la distanza tra creatura artificiale e umana. Il robot è un operaio artificiale non meccanico, è una replica semplificata dell'uomo: nelle intenzioni dell'autore """"R.U.R."""" è un grido d'allarme, """"un ammonimento alla società tecnologica, perché si avveda in tempo del baratro in cui sta precipitando"""". Sarà invece l'aspetto spettacolare e drammatico della lotta tra uomini e robot a catturare l'attenzione degli spettatori e a inaugurare un filone che avrà grande successo letterario e cinematografico lungo il Novecento." -
Le avventure della luna. Leopardi, Calvino e il fantastico italiano
Il fantastico italiano ha un padre imprevisto: Giacomo Leopardi. Lo sosteneva Italo Calvino, indicando ""in quel frammento poetico che descrive un sogno in cui la luna si stacca dal cielo"""" un seme destinato a germogliare soltanto nel Novecento, quando la nostra letteratura si riconosce finalmente nell'""""eredità di Leopardi"""", cioè in una """"limpidezza di sguardo disincantata, amara, ironica"""". Nella prima parte di questo libro le idee e le opere di Calvino, in particolare alcune delle """"Cosmicomiche"""", sono indagate in un serrato confronto col modello leopardiano e con un reticolo di letture dove si intrecciano le favole di Ovidio e la scienza moderna, la teoria del mito del maestro einaudiano Cesare Pavese e le invenzioni surreali della scena letteraria francese. Dopo un intermezzo dedicato a due """"Canti"""" emblematici del rapporto con il mondo animato degli antichi (la canzone Alla Primavera e, appunto, il frammento Odi, Melisso), la seconda parte prova a seguire, alle spalle di Calvino, altri momenti di una linea leopardiana della narrativa italiana del Novecento. Tenendo sempre di mira i miti lunari (innanzitutto l'immagine della luna staccata dal cielo, il cui influsso arriva fino all'ultimo film di Federico Fellini), l'indagine attraversa l'opera e la riflessione di Tommaso Landolfi per chiudersi sulle pagine di Antonio Delfini, autore di quel """"Ricordo della Basca"""" che, come La pietra lunare di Landolfi, sembra voler rendere omaggio a Leopardi."" -
Il serpente di bronzo. Scritti antesignani di critica sociale
"Eclissi dell'intellettuale"""", """"Volgarità e dolore"""" e """"Storia del fantasticare"""", i tre saggi di esacerbata critica sociale che negli anni Sessanta del Novecento fecero di Elémire Zolla l'autore più contestato dall'elite intellettuale progressista, mentre critici d'altra sponda riconoscevano nelle tesi al fiele esposte nella trilogia uno dei più saldi edifici morali eretti contro la dilagante massificazione, sono riuniti in un unico volume dal titolo biblicamente emblematico. Nel tratteggiare con argomenti stringenti e fittamente documentati l'eclissi del ruolo dell'intellettuale umanista con l'ascesa dell'industria culturale e dei media, e il conseguente abbassamento dei livelli di guardia sui guasti della massificazione, il non-senso programmatico, la volgarità dilagante e la resa alla fantasticheria nelle poetiche letterarie e artistiche degli ultimi tre secoli, l'atto di accusa zolliano, che suonò al tempo così intemperante, sembra oggi dar voce al bisogno di un pensiero forte, svincolato da strette ideologiche o estremismi di sorta, capace di indicare la via per convertire veleni ancestrali in farmaci che curano e arrecano salute." -
Ariosto e l'ironia della finzione. La ricezione letteraria e figurativa dell'«Orlando Furioso» in Francia, Germania e Italia
L'ironia rappresenta oggi uno dei caratteri distintivi dell'""Orlando furioso"""". Eppure quell'ironia che Ariosto ha infuso in modo consapevole e magistrale nel suo capolavoro venne misconosciuta per secoli e non fu apprezzata se non molto tardi. Per quali motivi? Quando e dove ha inizio la sua valorizzazione? Il libro ricostruisce per la prima volta la storia (e la """"preistoria"""") letteraria e figurativa dell'ironia ariostesca: nel panorama europeo essa assume diversi volti, passando dalle illustrazioni e dai dipinti del Cinque e Seicento italiano alla Francia di La Fontaine, Voltaire e Fragonard, nonché alla straordinaria stagione ariostesca di Wieland e dei romantici tedeschi (Schiller, Friedrich Schlegel, Schelling), per approdare infine - dopo De Sanctis, Pirandello e Croce - ai rapporti più segreti che intrattiene con il primo romanzo di Calvino. La tesi centrale è che la riscoperta moderna dell'ironia del """"Furioso"""" avvenga ben prima dell' """"Estetica"""" di Hegel, diversamente da quanto si conosce. All'idea di ironia romantica si può ricondurre il concetto di """"ironia della finzione"""" (Fiktionsironie), di cui vengono analizzati le implicazioni storiche e teoriche, i risvolti interpretativi e la funzione (ancora oggi attuale) di """"mettere in prospettiva"""" la realtà per farcela osservare, attraverso una finzione consapevole, da punti di vista diversi."" -
Storia del cinema italiano. Vol. 4: 1924-1933.
Scritti di: A. Aprà, M. Argentieri, S. Berruti, G. Bertellini, M. Bertozzi, E. Biasin, C. Bisoni, F. Bono, A. Boschi, V. Buccheri, G. Bursi, C. Caranti, S. Carpiceci, S. Celli, L. Ciacci, M. Comand, L. Cuccu, M. Dall'Asta, R. De Berti, G. Di Vincenzo, F. Donà, R. Eugeni, A.Faccioli, M. Fanchi, K.Fiorini, L. Gandini, B. Grespi, P. Iaccio, L. Malavasi, G. Manzoli, G. Marchesi, L. Mazzei, R.Menarini, E. Mosconi, G. Muscio, G. Pescatore, M. Pistoia, F. Pitassio, F. Prono, L. Quaresima, R. Redi, M. Rossitti, C. G. Saba, S. Spadotto, G. Spagnoletti, P. Valentini, S. Venturini, L.Vichi. -
Quaderni della procuratoria. Arte, storia, restauri della basilica di San Marco a Venezia (2014). Ediz. illustrata. Vol. 9
Con questo ""Quaderno"""" siamo giunti al nono numero, ricco di sorprese anche per noi che lo seguiamo nei mesi di preparazione. San Marco e i suoi tesori sono come un vaso di Pandora, basta scoprirlo e ne esce un fiume sorprendente che, a differenza del racconto mitologico, dona solo cose belle. Cose belle e sempre nuove, quanto meno poco note, come nel caso delle nove tarsie lignee con figure di virtù, san Marco e san Teodoro, che fino agli anni sessanta dello scorso secolo si trovavano nel presbiterio della basilica, come dossali a una serie di scranni.""