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Il cuoco universale. La cultura nel piatto. Ediz. illustrata
Il nuovo volume della Fondazione Cologni nella collana ""Mestieri d'Arte"""", affidato alla penna di uno dei più noti storici, critici ed enogastronomi italiani, Andrea Griffagnini, in poco più di trenta capitoli monotematici tratteggia in modo suggestivo e coinvolgente la sagoma identitaria della grande cucina contemporanea, delineata nelle sue tendenze più significative e nelle fondamentali linee di ricerca. Che cosa significa, oggi, conciliare la scarsità di risorse e i grandi numeri? Quali sono le sfide che le intolleranze alimentari, le scelte di salute, la nuova consapevolezza ecologista, l'introduzione di nuovi metodi e di inedite scoperte tecnologiche pongono? Quali livelli di artigianalità vengono ancora richiesti a una figura che spesso deve confrontarsi non solo su piccole realizzazioni ma anche su richieste monumentali? E infine, quale ruolo può avere l'Italia nella formazione dei cuochi di domani, maestri e ambasciatori di una cultura enogastronomica di straordinario livello? Intorno a queste e a molte altre domande si è articolata la ricerca sulla """"universalità"""" della figura del cuoco. A breve distanza dal successo del grande evento di Expo Milano 2015, dedicato ai temi planetari del cibo e dell'alimentazione, il libro fa un punto sulle teorie e le pratiche della cucina oggi, passando attraverso la riflessione etica e filosofica che pervade tutto l'operare dei grandi chef contemporanei."" -
Il dilemma della complessità
Karl Popper affermava che ""la consapevolezza non inizia con la cognizione o con la raccolta di dati o fatti, ma con i dilemmi"""". Cosa devono fare le organizzazioni per far fronte alla crescente complessità esterna? Devono aumentare la complessità interna per contrastare quella esterna, o devono selezionare parte della complessità esterna per """"ridurla""""? Questo è il dilemma della complessità. Le capability organizzative sono necessarie per navigare nella complessità. Nel libro viene proposta una metodologia di assessment della complessità e di misura delle capability necessarie per gestirla e delle prestazioni, al fine di verificare la coerenza tra queste variabili. La metodologia è testata in cinque casi aziendali che ne evidenziano applicabilità ed efficacia. Dedicato alle persone consapevoli che la conoscenza inizia con i dilemmi."" -
Eneide. Testo latino a fronte
Il viaggio di Enea sui lidi italici per fondare una nuova Troia. E, al di là del racconto mitico, la società romana impegnata a ricostruire una sua identità dopo le lacerazioni delle guerre civili sotto la guida di Augusto, il principe restauratore, il garante della pace. L'Eneide, composta dal 29 al 19 a.C., è il poema epico-storico che celebra, nel nome di Enea, Roma e la casa di Augusto, i principi e i valori della tradizione romana. Ma è anche, come l'Iliade e l'Odissea a cui si ispira, un poema universale che parla alla coscienza e alla sensibilità di tutti gli uomini attraverso temi immortali: la violenza e la pietà, l'eroismo e la gloria, il dovere e il destino. Introduzione di Gian Biagio Conte, commento di Gianluigi Baldo. -
Nomi di cosa. Nomi di persona
"Margherita Rimi si conferma una delle voci meglio individuate del nostro panorama letterario. Con i suoi ritmi e la sua sintassi originale, la Rimi crea una poesia tangibile, in cui la lingua siciliana, l'italiano, il francese, l'inglese, i linguaggi specialistici concorrono ad aumentare la dimensione esperienziale e di senso senza essere semplici 'coloriture' linguistiche o contributi alla varietà fonica dei versi. Immediatezza gestuale e visiva di una situazione in atto, potenzialità di una lingua essenziale e precisa che sa giovarsi degli scarti sintattici del dialetto, ma anche porsi in una dimensione plurilinguistica a forte oralità e carnalità: in questa scrittura la dimensione veritativa e conoscitiva si unisce infatti alla corporeità, e la corporeità a un vivo senso della lingua, alla 'manducazione della parola', per usare l'espressione di Marcel Jousse. Non a caso figura ad esergo della prima parte del volume la frase di Alice Miller che dice: """"La verità della nostra infanzia è scritta nel nostro corpo"""". La poesia può quindi riprendere, in forme insolite, una dimensione indagante e soprattutto sapienziale, con un forte ancoraggio nei saperi della Medicina e della Neuropsichiatria infantile, e nelle pratiche della tutela dell'adolescenza e dell'infanzia contro le violenze e gli abusi e a favore dei disabili..."""" (Amedeo Anelli)" -
Tintoretto a San Rocco. Ediz. illustrata
La Scuola Grande di San Rocco rappresenta un momento fondamentale nella storia della pittura veneziana del XVI secolo: per decorare la sua Sala dell'Albergo fu indetto un concorso a cui parteciparono i più illustri pittori attivi a Venezia. Vinse Tintoretto, ed iniziò così una collaborazione destinata a durare quasi 25 anni che doveva portare alla decorazione dell'intero edificio. Il complesso piano iconografico messo in atto da Tintoretto, probabilmente aiutato da una commissione di teologi, viene svelato in questa guida in modo semplice e immediato, permettendo a tutti la lettura dei significati nascosti nelle opere. -
Lettera agli italiani. Per quelli che vogliono farla finita con questo paese
"Comizio d'amore. Voglio bene all'Italia anche se mi fa male vederla così. Voglio bene all'Italia anche se è davvero malata, ma questo è un motivo per amarla di più. La vedo tutt'altro che eterna e possente, la vedo fragile e assente, molto invecchiata; la vedo stanca e spaventata, la maledico, ma è una ragione di più per darle il mio fiato. Perché l'Italia non è solo una Repubblica. L'Italia è mia madre. L'Italia è mio padre. L'Italia è il racconto in cui sono nato. L'Italia è la lingua che parlo, il paesaggio che mi nutre, dove sono i miei morti. L'Italia sono le sue piazze, le sue chiese, le sue opere d'arte, chi la onorò. L'Italia è la sua storia, figlia di due civiltà, romana e cristiana. L'Italia è il mio popolo e non riesco a fare eccezioni, quelli del Nord, quelli del Sud, quelli di destra o di sinistra, i cattolici o i laici. Ho preferenze anch'io, ma non riesco a escludere per partito preso. Non escludo chi parte e nemmeno chi arriva. L'Italia è il ragazzo che va all'estero, l'Italia è l'immigrato che si sente italiano. Ho gerarchie d'amore; amo prima e di più chi mi è più caro e più vicino, come è naturale. Vorrei che l'Italia fossero pure i figli dei miei figli. Vorrei poi che l'Italia premiasse i migliori e punisse i peggiori, ma voglio che resti Italia. Con l'Europa o senza. Repubblica vuol dire che l'Italia è di tutti e lo spirito pubblico prevale sull'interesse privato"""". (Marcello Veneziani)" -
Il pozzo
Da tre anni sulla Gran Bretagna non cade una goccia d'acqua. Mentre una prolungata e devastante siccità alimenta cambiamenti politici e sociali, rivoluzioni e nuove religioni, al Pozzo, un podere di campagna rimasto miracolosamente verde, Ruth Ardingly è agli arresti domiciliari nella casa dove per sfuggire alla grande città aveva scelto di trasferirsi con l'uomo che amava. È accusata di avere ucciso suo nipote, Lucien. Un bambino di cinque anni. Tutto intorno la terra è arida e la gente ha sete, solo al Pozzo l'acqua non manca. Ma quel giardino rigoglioso ha reso il mondo al di fuori sospettoso, e ben presto l'angolo di paradiso che doveva rappresentare l'inizio di una nuova vita diventa per Ruth una prigione. Tre sorveglianti controllano e registrano ogni suo gesto, disponendo del suo presente. A Ruth non rimane che il passato da ricostruire. E un terribile sospetto: potrebbe davvero essere stata lei a uccidere Lucien? Nel suo intenso thriller psicologico, Catherine Chanter immagina un mondo in cui le bizzarrie del clima scatenano negli uomini le reazioni più disperate e vili, lasciando spazio all'invidia e ai fanatismi di religioni fasulle. Sullo sfondo di uno scenario talvolta apocalittico, ma allo stesso tempo molto credibile e realistico, pagina dopo pagina seguiamo la ricostruzione di un omicidio insensato, mentre l'idillio sempre più assume le sembianze di un incubo. -
Racconti dal ghetto di Lodz. Gli scritti ritrovati di un adolescente morto ad Auschwitz
Ritrovati a Lodz dopo la guerra e conservati dalla sorella per cinquant'anni, i taccuini di Abram Cytryn costituiscono un documento eccezionale e sconvolgente sul ghetto di Lodz, dove Abram ha vissuto dal 1940 al 1944. Vi si descrive la vita quotidiana all'interno dell'universo concentrazionario con una lucidità sorprendente, un forte talento poetico e una frenesia che enfatizza la prossimità della morte. Dimenticati dalla storiografia italiana, nonostante i maggiori studiosi europei della Shoah li considerino un capolavoro della memoria, i ""Racconti dal ghetto di Lodz"""" si inseriscono a pieno titolo nel solco tracciato da """"Se questo è un uomo"""" di Primo Levi, dal """"Diario"""" di Anne Frank e dagli scritti di Elie Wiesel, con i quali condividono un'urgenza drammatica: scrivere per non affondare, """"scrivere per lottare contro l'inferno in terra"""", come sottolinea Frediano Sessi nella Prefazione, """"per comporre un' opera letteraria capace di dare voce alle energie vitali di una comunità destinata allo sterminio e alla scomparsa totale; scrivere per ottemperare a un impegno preso con i morti del ghetto o di Auschwitz: innalzare al cielo una targa che obblighi il lettore a ricordare, in ogni tempo e in ogni luogo""""."" -
Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa
Alberto Mieli dopo settant'anni racconta per la prima volta alla nipote Ester la sua infernale esperienza da deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. ""Non c'è ora del giorno o della notte in cui la mia mente non vada a ripensare alla vita nei campi, a quello che i miei occhi sono stati costretti a vedere."""" Ricorda la vita in una Roma nazifascista, le leggi razziali e il giorno in cui è stato portato via dalle SS, dopo il tragico 16 ottobre 1943. Rivive, ancora con le lacrime agli occhi, l'arrivo nei campi, l'odore acre dei corpi che bruciavano nei forni crematori in funzione tutti i giorni. Parla del lavoro giornaliero e stremante, dei corpi senza vita ammassati gli uni sugli altri, della stanchezza e della fame continua e cieca che pativa, fame che ha portato alla pazzia e poi alla morte migliaia di deportati. Fame di cibo, di vita, di libertà. """"Ad Auschwitz ho visto l'apice della cattiveria umana."""" Con queste parole Alberto Mieli racconta, con dolore, aneddoti e luoghi, parla delle torture subite. Ridisegna volti di gente incontrata e poi persa, spiega come sia riuscito a convivere tutta una vita con questa doppia cicatrice: una alla gamba, causata da una granata lanciata dagli Alleati esplosagli troppo vicino e che a volte ancora sanguina, e una più grande nel cuore."" -
L' esperienza delle cose (Epistole, Libro I). Testo latino a fronte
Quando scrive le Epistole, introducendo un genere poetico del tutto nuovo, di fatto sconosciuto alla letteratura greca e quindi latina, Orazio è un poeta ormai affermato, che, quarantenne, ha alle spalle una vita già piena di esperienze. Con l'epistola in versi adesso egli esplora i grandi temi morali della filosofia, le questioni del vivere civile, ripensa momenti e situazioni della propria opera di uomo e poeta, talvolta evoca con rapida grazia il profilo dei suoi destinatari, che si tratti di Mecenate o di altri più giovani e meno noti amici, stabilendo con loro un contatto fatto di pensiero ed emozioni. A questo così intenso gioco dell'intelligenza ogni lettore è chiamato a prender parte, trovandosi a tu per tu con Orazio, nella continua ricerca di prospettive nuove, talvolta sorprendenti, sugli uomini e sulle cose, nel tentativo di giungere a un punto d'equilibrio tra le passioni e l'ascetismo, un distacco dalle cose che non sia sterile immobilità, ma piuttosto libero e creativo, talvolta addirittura gioioso, stato dell'animo, senza obblighi di fedeltà verso scuole, maestri o altre autorità. -
Diario di Murasaki Shikibu. Murasaki Shikibu nikki
Il ""Murasaki Shikibu nikki"""" (Il diario di Murasaki Shikibu), una delle opere più rappresentative della diaristica femminile dell'XI secolo, descrive l'esperienza dell'autrice come dama articolandosi in due sezioni principali: la prima dedica grande attenzione ai preparativi e agli interminabili festeggiamenti per la nascita del Principe Atsuhira, il futuro erede al trono; la seconda, più frammentaria, propone, invece, descrizioni delle qualità fisiche, dei pregi e dei difetti caratteriali delle donne al servizio dell'imperatrice Shoshi. La vita di corte, scandita da cerimonie fastose e da una ricerca quasi ossessiva della perfezione estetica, viene presentata al lettore attraverso aneddoti memorabili, rievocati da chi scrive con distaccato spirito critico o con grande partecipazione emotiva, senza mai perdere di vista lo scopo di celebrare la gloria di Fujiwara no Michinaga e dei suoi degni discendenti."" -
Vendere un'idea. Il consenso e la politica nell'era Renzi
"Compagni e amici, sulla comunicazione come siamo messi? Quale lavoro state facendo su voi stessi? Come prepariamo le comparsate tv?"""". Così Matteo Renzi apostrofava gli esponenti del Partito democratico durante una direzione del 7 giugno 2015. Per il premier-segretario la comunicazione è da sempre al cuore della strategia politica. Ma come si costruisce e come si mantiene appetibile il """"brand"""" Matteo? Quanto di quello che vediamo è vero? La giornalista del """"Fatto Quotidiano"""" Wanda Marra, cronista politica, mostra in questo libro come funziona il vortice che, giorno per giorno, agitando passioni, aspettative e speranze collettive, porta alla costruzione del consenso intorno a un leader. Un """"prodotto"""" frutto di moltissime discipline al lavoro simultaneamente: pubblicità, spin, comunicazione, moda, psicologia, sceneggiatura, marketing, storytelling, fotografia, giornalismo. Avvalendosi di più fonti, il libro si muove su livelli diversi: dai risvolti psicologici - quanto si è persone e quanto personaggi - a quelli sociologici - il riferimento a """"modelli"""" e tendenze collettive -; dalla costruzione della propria immagine e del look, all'uso dei social media, soprattutto di Twitter, per dichiarazioni a metà tra l'ufficioso e l'ufficiale; dai video e le foto istituzionali sul sito del governo ai rapporti politici gestiti attraverso un mezzo apparentemente confidenziale come WhatsApp. Sullo sfondo un'ipotesi che si fa sempre più pressante: e se la politica fosse solo la punta dell'iceberg?" -
Perle di vetro e gioie false. Produzioni e cultura del gioiello non prezioso nell'Italia moderna
la ricerca presentata in queste pagine ricostruisce il progressivo - ma non sempre incontrastato - insinuarsi, nell'Italia settentrionale tra Età moderna e primo Ottocento, di una cultura del gioiello non prezioso ancora inesploratarnrn«Nel corso del Sei e del Settecento gli oggetti destinati all'ornamento della persona, come dei suoi abiti e dei suoi accessori, furono protagonisti di importanti cambiamenti di gusto e funzione. Sul mercato europeo delle novità, infatti, era stata promossa una vasta gamma di articoli, espressione di un nuovo concetto del lusso, in cui eleganza, sobrietà, comodità, tendenza al facile rinnovo e maggiore accessibilità in termini di prezzi si ponevano come alternativa allo sfarzo e all'esclusività del lusso rappresentato dai beni tipicamente richiesti dalle corti rinascimentali.»rnrnrnrnrnNel corso del Sei e del Settecento gli oggetti destinati all'ornamento della persona, come dei suoi abiti e dei suoi accessori, furono protagonisti di importanti cambiamenti di gusto e funzione nel panorama europeo delle novità. Il volume analizza la risposta registrata sul territorio italiano al mutamento verificatosi sul piano internazionale nel mercato di questo tipo di oggetti. Concentrandosi sulle produzioni di gioielli non preziosi o diversamente preziosi praticate nelle regioni settentrionali della penisola, lo studio, che si avvale di un ampio ventaglio di fonti, individua nella manifattura veneziana delle perle di vetro un processo spontaneo e originale di innovazione dei prodotti in funzione del nuovo gusto e, nella produzione di «minuterie gentili» e «galanterie di ogni sorta» alternative alle originarie creazioni di oreficeria, un primo sforzo di realizzare e reinterpretare, a livello locale, «bigiotterie» e «chincaglierie» alla moda francese e inglese ormai in voga. Giungendo alla definizione di nuove figure come quella del «bigiottiere», del «fabbricante di chincaglierie» e del «chincagliere», che vanno ad affiancare gli originali protagonisti delle più tradizionali manifatture italiane di gioielli non preziosi, come i «perleri» e i «gioiellieri da falso», la ricerca presentata in queste pagine ricostruisce il progressivo - ma non sempre incontrastato - insinuarsi, nell'Italia settentrionale tra Età moderna e primo Ottocento, di una cultura del gioiello non prezioso ancora inesplorata. -
La città marcia
La Palermo degli anni Ottanta, in una Sicilia trasformata nella sede della più grande base di missili nucleari della Nato in Europa, era un crocevia di affari e intrighi tra politici, imprenditori, burocrati e mafiosi. Mai come in quella stagione Cosa Nostra ha fatto politica, impugnando le armi per soffocare nel sangue e nel terrore ogni volontà di cambiamento. Sotto i suoi colpi, il 12 gennaio 1988, cadde Giuseppe Insalaco, un democristiano che aveva bruciato le tappe di una fortunata carriera nel partito di Salvo Lima e Vito Ciancimino, fino a diventare sindaco. Nei suoi 101 giorni alla guida del Municipio si era ribellato ai suoi padrini, sfidando a sorpresa i padroni degli appalti. Disarcionato da un'inchiesta giudiziaria, espulso dalla politica, aveva cominciato a raccontare i segreti dei rapporti tra mafia e potere. Fu fermato con quattro colpi di pistola. Ricostruire la sua storia, fin qui offuscata da una potente 'damnatio memoriae', è tanto più necessario nel momento in cui al Quirinale siede un siciliano come Sergio Mattarella che dalla ferocia di quegli anni è stato colpito in prima persona, con l'assassinio del fratello Piersanti, il presidente della Regione che sognava una Sicilia ""con le carte in regola""""."" -
Iliade. Testo greco a fronte
Un mondo in cui la morte è elemento dominante viene inondato di luce metafisica e fissato nell'immagine crudele di una forma perfetta e priva d'ombra. È il mondo perduto degli eroi, la privilegiata arena dei campioni, l'universo aristocratico dei principi: murato nelle sue leggi inesorabili, segnato da un tempo limpido e breve, bruciato dall'eccesso di splendore. Roberto Calasso lo ha paragonato a un ""immane masso abbandonato nella pianura""""; un masso che pesa su tutto l'immaginario greco, un universo pietrificato che proietta sull'Occidente innumerevoli figure carismatiche Elena e Achille, Ettore e Andromaca, Priamo ed Ecuba, Patroclo, Paride, Odisseo, Aiace, Agamennone, Diomede -: spesso richiamate dal loro poetico Valhalla per diventare materia di dissertazione, di aneddoto, di dramma, di leggenda; ma pronte a rientrare nel loro ambito di privilegio e preclusione per riassumere, insieme al ruolo archetipico ed emblematico, il duplice volto dell'enigma. Nulla prima dell'Iliade, tutto dopo l'Iliade. Leggere questo poema significa ritrovare chiavi segrete, spesso dimenticate, che aprono mille porte: tutti gli aspetti di una grande civiltà hanno qui - e qui soltanto - le loro radici profonde."" -
L' altra mammella delle vacche amiche (un'autobiografia non autorizzata)
Sapendo di non avere nessuno da cui copiare, stavolta Aldo Busi ha deciso di plagiare se stesso. Ma ""L'altra mammella delle vacche amiche"""" non è affatto il riciclo di """"Vacche amiche"""" e nemmeno il suo seguito o la sua riscrittura: ne è lo sradicamento finale in forma di romanzo, il salto mortale della letteratura dalla padella della sessualità, umana a parole e maialesca nei fatti, alla brace politica della carne soprattutto femminile, e cotta a puntino. Quante finte amiche premono e si accalcano in queste pagine sperando di apparire uniche, diverse dalle altre, tutte vacche al trogolo. Sono donne a priori e a oltranza, petto in fuori e psiche in dentro, impazienti di farsi macellare, insaccare e mettere in vendita, meglio se da uno scrittore imprendibile, ricco non solo di sense of humour ma anche di disarmante tenerezza, con la sua capacità di cogliere, in una fetta di salame tagliata di sbieco, il trasalimento di un'emozione in agguato sin dall'infanzia. Ed eccoci precipitare nel gorgo di un intrigo dagli esiti innumerevoli e apertissimi, tanto più labirintico in quanto chi lo ordisce lo fa a propria insaputa. Tocca al lettore scioglierne i nodi, incluso quello che chi crede di sapere tutto delle storie che trama nemmeno sospetta e il cui bersaglio, ovviamente, è lui. Tra troppi seni e protesi determinati a mungere l'uomo con la scusa di offrirglisi, la mammella più generosa e giocosa è ancora quella dello scrittore..."" -
IRI e partecipazioni statali
In questo volume sono contenuti, in ordine cronologico, scritti e interventi pubblici di Bruno Visentini dal secondo dopoguerra agli anni Novanta del secolo scorso, concentrati sui problemi istituzionali relativi alle imprese a partecipazione statale e segnatamente dell'IRI, di cui Visentini è stato vice presidente. Una raccolta che delinea un ritratto di una delle figure più rappresentative del Novecento italiano, la cui ""azione imprenditoriale, politica e culturale si è sempre rivelata una sintesi alta dell'etica della convinzione e dell'etica della responsabilità""""."" -
Noi, che fummo giovani... e soldati. L'Altipiano e i suoi caduti nella grande guerra
L'Altipiano dei Sette Comuni è stato l'unico territorio in Italia a vivere in prima linea tutti i 41 mesi del Primo conflitto mondiale. Introdotto dallo storico Alberto Monticone, e arricchito di contributi di altri valenti studiosi, il volume è un'utile guida per capire come scoppiò il conflitto, quali devastanti conseguenze umane, sociali ed economiche ebbe su questa parte del territorio nazionale, e come oggi se ne conservi e tuteli la memoria, nello specifico mediante l'applicazione di quanto previsto dalla legge n. 78 del 7 marzo 2001, ""Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale"""", che proprio da una proposta partita dall'Altipiano prese le mosse per essere votata dal Parlamento. La pubblicazione, che presenta una ricerca condotta con un'attenzione speciale al tema del dramma umano, raccoglie insieme i caduti nella Grande Guerra dell'Altipiano così come era organizzato amministrativamente cento anni fa, con le località di Pedescala e San Pietro Valdastico all'interno del Comune di Rotzo. Viene così disegnato nell'insieme il quadro sociale di una peculiare realtà di confine che, sconvolta dalla guerra, non solo perderà il nerbo delle sue forze giovanili, ma vedrà il profugato di tutti gli abitanti e la totale distruzione del territorio, per ritrovare nella memoria a cento anni dal conflitto il significato di un luogo educativo per le giovani generazioni sul dramma della guerra."" -
Risponde papa Francesco. Tutte le interviste e le conferenze stampa
La prima intervista a un papa risale al 1892 con Leone XIII. Ma poi passano più di settant'anni per registrare quella nel 1965 a Paolo VI. E proprio Giovanni Battista Montini, primo pontefice a viaggiare in tutto il mondo, durante i voli papali inizia a incontrare i giornalisti. Continuate dai suoi successori, conferenze stampa e interviste sono divenute con Jorge Mario Bergoglio un nuovo efficacissimo modo di comunicare, in un linguaggio di facile comprensione. In questo libro sono raccolte tutte le conferenze stampa e le interviste di papa Francesco. Introduzione di Giovanni Maria Vian. -
Sonia Biacchi. Architetture per i corpi. Ediz. illustrata
"Considero lo spazio teatrale un luogo sacro dove agiscono interpreti dai sensi dilatati per una percezione totale di ciò che sta accadendo sulla scena: e le cose che accadono sono molte e in contemporanea. Ci sono voci, suoni, lamenti, rabbia e risate in uno spazio in cui convivono silenzio e rumori, pieni e vuoti illuminati o forgiati dalla luce, camuffamenti e scenografie. E gli interpreti a pelle scoperta, catturano i segnali, li trasformano, li rilanciano, li sintonizzano e li dipanano. Che follia partecipare a questo evento, a questo rito che rimanda alla magia di quelli primordiali che chiedevano agli dei pioggia e salute. Gli interpreti si sono liberati dalle corazze che li trattenevano al suolo e ora che la comunicazione si è fatta vera e necessaria offrono al pubblico la propria nudità. E la autenticità di ciò che accade mette le ali, attraversa la scena e si pone sul cuore dello spettatore e lo solleva, e i suoi pensieri e le sue preoccupazioni cambiano registro. Si accendono le luci, il ritorno del pubblico alla realtà è graduale tanto da frenare per alcuni istanti gli applausi. Alla fine qualcuno dice timidamente 'ma che cosa vuol dire?'. Non vuole dire, vuole essere. I miei tanti anni di esperienza mi hanno insegnato che lo spettacolo nasce da una idea di cui si perde traccia, è disintegrata dall'ordito elaborato durante la messa in scena, che pur non valendosi della parola, tocca le fibre più intime dell'interprete e dello spettatore""""."