Sfoglia il Catalogo ibs007
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 2621-2640 di 10000 Articoli:
-
Il Tempietto Longobardo a Cividale del Friuli. Temi e figure dell'architettura fra XIX e XXI secolo. Ediz. a colori
Il Tempietto Longobardo di Cividale del Friuli, importante espressione dell'architettura e dell'arte che i Longobardi hanno lasciato in Italia, nel 2011 è stato riconosciuto come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nell'ambito del sito seriale «I Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774 d.C.)». Il libro presenta la prima fase degli esiti di una rinnovata attenzione analitica che ha indagato il Tempietto da diversi ""osservatori"""": la realtà geometrica e costruttiva del monumento con rilievi e analisi che descrivono parti fino ad ora poco studiate; le diverse fasi di trasformazione che nel corso del tempo hanno interessato la compagine muraria e decorativa, con particolare riferimento al periodo dal XIX secolo in poi, quando il monumento comincia a essere oggetto di un atteggiamento culturale legato al nascere di una moderna concezione del restauro; il racconto di vicende mai indagate, come quelle legate alla prima e alla seconda guerra mondiale con il coinvolgimento di importanti figure nel panorama nazionale e locale. Nel loro insieme gli esiti dello studio contribuiscono anche alla """"cura"""" del monumento in un orizzonte di senso che riconosce l'utilità della conoscenza storica per la sua conservazione."" -
Luca Pacioli tra Piero della Francesca e Leonardo. Ediz. a colori
Matematico, filosofo, teorizzatore del metodo contabile della partita doppia, ispiratore e amico di grandi artisti, fra' Luca Pacioli (1446 circa - 1517) è un protagonista della cultura scientifica sulla soglia di un radicale cambiamento delle prospettive universali, nella geografia, nei rapporti economici, nel potere politico, nella religione. In una vita di continui spostamenti in diverse città, costantemente dedicata all'insegnamento e alla divulgazione, Luca Pacioli ha sempre sentito un forte radicamento alla città natale, Borgo Sansepolcro. Le sale dell'antico Palazzo dei Conservatori, oggi Museo Civico, che ospitano la mostra Luca Pacioli tra Piero della Francesca e Leonardo, a cura di Stefano Zuffi, sono il luogo perfetto per ritrovare un personaggio poliedrico e affascinante, i cui trattati si confrontano con affreschi, dipinti, disegni, tarsie, incisioni che illustrano l'importanza fondamentale del frate, il passaggio dalla utopia dell'umanesimo agli orizzonti di un nuovo mondo globale. I saggi in catalogo, a firma di Stefano Zuffi, Simone Ferrari e Carla Glori, mettono in luce le varie facce della multiforme attività di Pacioli, restituendoci una figura d'incredibile fascino e interesse. -
Il museo effimero della moda. Catalogo della mostra (Firenze, 14 giugno-22 ottobre 2017). Ediz. illustrata
Il museo effimero della moda racconta la seconda vita degli abiti, quando – dismessi perché inattuali – entrano a far parte del mondo della conservazione, del restauro, dell’esposizione. Usciti dagli archivi del Palais Galliera e della Galleria del costume di Palazzo Pitti, quasi 200 tra abiti e accessori, da metà Ottocento fino ai giorni nostri, vengono illustrati per la prima volta. Creati da tutte le sartorie più importanti e dagli atelier di moda più prestigiosi (Sartoria Worth, Mariano Fortuny Venezia, Sartoria Emilio Federico Schubert, Roberto Capucci, Sartoria Madeleine Vionnet, Irene Galitzine Roma, Elsa Schiaparelli, Jole Veneziani, Biki, Nina Ricci, Gianfranco Ferré, Christian Lacroix e molti altri), e donati dai loro legittimi proprietari o dalle maison stesse, scattano una irripetibile istantanea della moda femminile degli ultimi tre secoli. -
La senatrice. Lina Merlin, un «pensiero operante»
All'inizio del boom economico negli anni sessanta del Novecento in Italia c'era una donna politica nota a tutti come ""la Senatrice"""". Era Lina Merlin (1887-1979), autrice, in particolare, della legge n. 75 del 1958 che chiuse le """"case di prostituzione"""" regolamentate dallo Stato. Un risultato storico che ha però sacrificato la complessità politica di quarant'anni di vita volta all'avanzamento sociale e culturale delle donne e dei più deboli. Antifascista, appartenente alla Resistenza, Costituente, Merlin fece inserire «senza distinzione di sesso» nell'articolo 3 della Costituzione e fu coautrice di leggi epocali (a favore dei figli illegittimi e per vietare il licenziamento di donne incinte o in procinto di sposarsi). Prima donna a parlare in Senato, unica senatrice nella seconda legislatura, socialista, in conflitto con consorterie di potere e sistema partitico maschile. Gli'scritti, le testimonianze e gli interventi qui raccolti contribuiscono a ripristinarne l'importanza nella storia nazionale. La figura di Lina Merlin, con i temi di giustizia sociale ed educazione alla democrazia di cui fu bandiera, con la passione civile che la animò, rappresenta la migliore tradizione della storia e della politica italiane. Scritti: Daniela Colombo, Monica Fioravanzo, Anna Maria Zanetti. Interventi: Valeria Fedeli, Paola Lincetto, Pia Locatelli, Laura Puppato. Testimonianze: Giulio Andreotti, Franca Cuonzo, Elena Marinucci, Lidia Menapace, Giorgio Napolitano, Oscar Luigi Scalfaro, Ciglia Tedesco, Sante Tugnolo."" -
Virgilio Guidi. I disegni della Fondazione Giorgio Cini. Ediz. a colori
Il nucleo, perlopiù inedito, di cento disegni di Virgilio Guidi (Roma 1891-Venezia 1984) donato dal critico Enzo Di Martino all'Istituto di Storia dell'Arte della Fondazione Giorgio Cini va ad arricchire le raccolte del Novecento del Gabinetto Disegni e Stampe, cresciute negli ultimi anni grazie a presenze altrettanto care alla originale radicalità del mondo artistico della prima metà del xx secolo. Il volume costituisce una prima ricostruzione critica dell'opera su carta di Guidi, ancora oggi poco nota e indagata: ""intimo"""" campo di studio che rivela le modalità ideative dell'artista e ne rispecchia il multiforme e longevo percorso creativo."" -
White book. Imparare la moda in Italia. Ediz. bilingue
Il volume illustra lo stato dell'arte della formazione di moda in Italia e individua la traiettoria da seguire per rafforzare il campo della didattica in funzione delle nuove figure professionali richieste da un sistema globale potente e in rapidissima evoluzione. Alle prefazioni di Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo sviluppo economico, di Valeria Fedeli, ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e di Andrea Cavicchi, presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana, fanno seguito i saggi scritti per l'occasione da alcuni dei maggiori esperti internazionali di fashion studies, da Maria Luisa Frisa a Marco Ricchetti e Paolo Volonté, da Marco Pecorari a Marta Casadei a Alberto Bonisoli. L'analisi delle trasformazioni del modello economico competitivo della moda italiana; il racconto delle prime forme di studio e ricerca sul tema; la ricognizione dell'offerta formativa attuale in Italia, con riferimento alle diverse scuole e al loro posizionamento nelle classifiche internazionali fanno emergere il ruolo fondamentale che l'università deve svolgere per sostenere il passaggio della moda da forza produttiva a industria culturale. -
Il suo nome quel giorno
Con una scrittura esatta e avvolgente, come attraversata da un dolore quieto e insanabile, Pietro Spirito dà forma a un thriller esistenziale dove non ci sono né colpevoli né eroi, ma solo sconfitti e sopravvissuti.rnrnLa verità, Giulia, è che sei stata tu a frantumare l'ordine. Tu e la tua storiarnrnGiuliana vive in Sudafrica, dov'è cresciuta, felice, in una famiglia benestante di origini italiane; è sposata e ha una bambina. Alla morte di quelli che ha creduto i suoi genitori scopre di avere un altro nome, di essere figlia di una donna che l'ha concepita, senza volerla, quarant'anni prima, in un campo profughi della Venezia Giulia, e che, per miseria e disperazione, l'ha venduta. Gabriele vive a Trieste, appena fuori città, da solo. È impiegato come archivista alla cassa pensionistica dei marittimi. Giuliana si affida a internet. A Trieste cerca associazioni di esuli, uffici dell'anagrafe, archivi, qualunque ente o istituto possa darle informazioni sulla sua vera identità. Fra i tanti che ricevono le sue mail, Gabriele risponde. E decide di aiutarla. Ma non è detto che una donna ormai vecchia e malata abbia qualcosa da dire a una figlia rispuntata dal nulla, non è detto che le memorie si ravvivino e i cuori si scaldino. Il mistero di Giuliana sarà svelato, ma lo svelamento non donerà alcun conforto; solo altri enigmi. -
Eravamo tutti vivi
Con molta sapienza narrativa e una lingua agile e precisarnClaudia Grendene, qui all’esordio, ci restituisce il ritrattorndi una generazione quasi invisibile, passata dai sognirndi rivoluzione all’incertezza, dagli studi universitarirnal precariato, dai desideri di libertà alla frustrazione.rnUn romanzo doloroso e vero, abitato da persone nellernquali ci riconosciamo.rnrn«Chiara non aveva rispostorna quell’email e adesso Max era morto.rnE le domande arrivavano a turbarlarnora con la stessa velocità con cuirnall’epoca le aveva lasciate sfuggire»rnrnGli amori e le morti, i figli e le fughe, i divorzirne i tradimenti. Eravamo tutti vivi racconta la vitarndi sette amici tra il 1993 e il 2013, nei vent’anni in cuirnin Italia e nel mondo tutto cambia: i movimenti di massarndiventano effimeri, la globalizzazione tocca e ferisce,rnil neoliberismo mostra il suo volto disumano.rnSullo sfondo di una città, Padova, che si trasformarnattraverso le vicende dei centri sociali, i cambiamentirnpolitici e gli scontri sugli immigrati di via Anelli,rnle esistenze dei personaggi scorrono, si incrociano,rnsi allontanano. Quando si ritroveranno al funerale di Maxrnsaranno costretti a guardarsi indietro, e a domandarsi:rn«Che cosa abbiamo fatto delle nostre vite? Delle nostrernsperanze? Dei nostri desideri?»rnCon molta sapienza narrativa e una lingua agile e precisarnClaudia Grendene, qui all’esordio, ci restituisce il ritrattorndi una generazione quasi invisibile, passata dai sognirndi rivoluzione all’incertezza, dagli studi universitarirnal precariato, dai desideri di libertà alla frustrazione.rnUn romanzo doloroso e vero, abitato da persone nellernquali ci riconosciamo. -
La Montagna rossa
«Il terzo episodio di unarnserie crime sorprendente:rnla Lapponia non è più la stessarnda quando Truc ha cominciatorna raccontarla» - Le FigarornrnL’inverno è alle porte tra i pascoli di renne all’ombrarndella Montagna rossa, nella Lapponia svedese. Sotto unarnpioggia che scende incessante da giorni, gli allevatorirndel clan Balva devono completare la soppressione annualerndel bestiame, prima che la tundra si copra di ghiacciorne neve, e parallelamente difendere dinanzi alla corternsuprema il diritto alla terra dei sami, il popolo lappone,rncontro le rivendicazioni dei proprietari dei boschi.rnMa il rinvenimento di uno scheletro umano senza craniorncambia le carte in tavola, costringendo il capo del Balva,rnPetrus Eriksson, a contattare la polizia delle renne perrnl’identificazione. Non si tratta di un’indagine di routinernper Klemet Nango e Nina Nansen: i primi rilievi mostranornche le ossa risalgono al Diciassettesimo secolo,rne se appartenessero a un uomo sami potrebbero esserernla prova di una presenza ancestrale del suo popolo nellarnregione. Un popolo sempre più emarginato e condannatornall’estinzione, vilipeso dal razzismo e ridotto a elementorndi folklore, senza memoria né futuro. Un popolo il cuirndestino ricorda quello delle vittime dei nazionalismirnnovecenteschi, ma anche quello dei rifugiati di oggi,rnnomadi per necessità alla ricerca di una vita migliore.rnAgli agenti Nango e Nansen spetta il compitorndi immergersi negli archivi di storici e antropologi, nellerncollezioni di antiquari e musei, per illuminare i meandrirndi una storia di odio e sopraffazione che le istituzionirnsvedesi vorrebbero cancellare. Tra misuratori di cranirne ladri di vestigia aborigene, massaggiatrici thailandesirne ambigue giocatrici di bingo, nel cuore di montagnernincantate e foreste senza fine, la pattuglia P9 della poliziarndelle renne dovrà scoprire la verità e allo stesso tempornrestituire dignità alla gente della tundra, dalla cui vitarnin armonia con la flora e la fauna del Grande Nord il nostrornpresente miope ha tutto da imparare. -
Il ladro di bambini tristi
Dopo Blacklands e Negli occhi dell’assassino, anche perrnil suo terzo romanzo Belinda Bauer ritorna tra le brughierernmisteriose del Somerset inglese, e ci consegna la suarnpersonalissima versione di un gotico rurale dal fascinorncontemporaneo, vivificata da quei sottili tocchi di ironiarndi cui è maestra.rnrn«Nessuno conosce il valorerndi quello che ha. Almeno finorna quando non ce l’ha più.rnE i bambini spariscono, pocornma sicuro. Spariscono per sempre»rnrnUn’ombra cupa si allunga sull’estate calda e rigogliosarndell’Exmoor: fra le ginestre e l’erica della brughiera,rnè un susseguirsi inspiegabile di rapimenti di bambini.rnVoi non li amate, accusa uno dei biglietti lasciati dalrnmisterioso rapitore. Cosa lo spinge a compiere un gestorncosì crudele e immotivato? Il piccolo villaggio di Shipcottrnsi ritrova alla mercé di un orco psicopatico, e ancora unarnvolta Steven Lamb (ormai diciassettenne, e teneramenterninnamorato di Emily) finisce suo malgrado al centrorndi una vicenda in cui niente – e soprattutto nessuno –rnè quello che sembra. Steven è proprio sicuro che JonasrnHolly, il poliziotto del villaggio, abbia assassinato larnmoglie? E Jonas, a sua volta, è riuscito a riprendersirndal trauma della morte violenta e insensata della suarnadorata Lucy? Intanto, l’indagine su questi enigmaticirnrapimenti deve proseguire, e come se non bastassernl’attenzione dei media nazionali si fa sempre piùrnpressante: le vittime del “Pifferaio Magico” (come l’hannornsoprannominato i tabloid) devono essere liberate primarnche sia troppo tardi. In un clima tesissimo, avvelenatornda sospetti, risentimenti e paranoie, all’ispettore Reynoldsrnsembra di essere in un vicolo cieco. Nessun indizio utile,rnnessuna richiesta di riscatto, nessun motivo apparente.rnNessuna speranza. Perché è vero: le persone fanno malernai bambini. E allora, in un’atmosfera carica di suspensernmorbosa, la lotta contro il tempo diventa estenuante. -
Palazzo d'ingiustizia. Il caso Robledo e l'indipendenza della magistratura. Viaggio nelle procure italiane
Un viaggio dietro le quinte della giustizia italiana, tra opacità, correnti politiche, conflitti personali. Riccardo Iacona svela forme di arbitrio e tentativi di limitare l’autonomia dei giudici, dà la parola ai protagonisti, pone domande scomode.rnrn""Io penso che questa storia non sia mai stata raccontata per quello che ha realmente significato. Perché non è solo la storia di Alfredo Robledo: è la storia della giustizia italiana e di come non viene esercitata.""""rnrn«L’autonomia dei pm è di fatto sotto attacco. Da essa dipende il funzionamento della democrazia: se si scardina l’equilibrio tra i poteri e la politica mette le mani sulla giustizia, ogni arbitrio è possibile». Forte di questa convinzione, Riccardo Iacona ci conduce nelle stanze dei Palazzi in cui si esercita la «malagiustizia» italiana, puntando i riflettori su un intricato groviglio di lotte fratricide e interessi inconfessabili. I retroscena del lavoro delle procure, le vicende dalle quali sono nate indagini su banche, corruzione, malaffare, e i processi che dalla stagione di Mani Pulite a oggi hanno occupato le prime pagine dei quotidiani rivivono nell’avvincente ricostruzione di una delle migliori voci del giornalismo investigativo italiano.L’incontro con l’ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, protagonista di eclatanti contrasti che lo hanno indotto a presentare un clamoroso esposto al Consiglio superiore della Magistratura, innesca un’appassionante inchiesta sulla realtà delle aule di giustizia, tra documenti inediti e dichiarazioni esclusive, con il racconto in presa diretta delle vicende giudiziarie che hanno segnato la storia recente del paese, delle interferenze della politica, dello strapotere delle correnti, dei condizionamenti all’indipendenza dei giudici."" -
Didone. «La tragedia dell'abbandono». Variazioni sul mito
Didone, esule regina fenicia, fonda Cartagine, accoglie Enea, profugornda Troia, se ne innamora follemente e, abbandonata, si toglie la vitarnper aver tradito la fedeltà alla memoria del marito Sicheo. Questa è larnstoria che racconta Virgilio nel iv libro dell’Eneide: una commoventerntragedia incastonata nell’epos, forse il testo più celebre e fortunato dellarnletteratura di Roma. Esisteva però un’altra Didone, l’eroina del mitorn– precedente all’Eneide – che si gettava tra le fiamme proprio per nonrnvenir meno al primo vincolo nuziale. Di qui il paradosso della sua fama:rnda eroina della fedeltà coniugale, Didone diviene, grazie a Virgilio, protagonista di una tragedia di amore e di abbandono. Ma, nelle riscritturerndel mito, il dialogo allusivo tra le “due Didoni” riaffiora, a partire darnOvidio, ogni qual volta un autore vorrà scontrarsi con Virgilio (e conrnla tradizione culturale “ufficiale” che si identifica con la sua poesia). Exemplum morale in Boccaccio, tormentata eroina intertestuale nellernrinnovate forme tragiche del Rinascimento, amante moderna che inaugura la rivoluzione del melodramma settecentesco, straziante simbolorno allegoria nello sperimentalismo della poesia del Novecento: infiniterne sempre nuove le sfumature nelle quali Didone si rivela nei testi dirnquesto volume. Poiché inesauribile è la ricchezza della poesia da cuirnproviene, e universale la sua tragedia d’amore. -
Re Lear. Testo inglese a fronte
Composta tra il 1603 e il 1606, ""Re Lear"""" è stata definita, tra le grandi tragedie shakespeariane, la più «immensa», a significare con questo termine la straordinaria vastità in cui si espande, a tutti i livelli: molteplici sono le fonti, storiche, narrative, poetiche e mitologiche; molteplici gli intrecci, che si rispecchiano l'uno nell'altro in un sistema complesso e anche dispersivo; molteplici le linee tematiche, che dai nuclei generativi dell'ingratitudine filiale e della perdita del potere si affacciano vertiginosamente sull'abisso del nulla, della follia e della morte, che è la morte non solo di un vecchio re e della sua perduta identità, ma di un'epoca e di un'umanità. Molteplici sono infine le voci. A differenza delle altre grandi tragedie - """"Amleto"""", """"Otello"""" e """"Macbeth"""" -, concentrate sull'itinerario dell'eroe principale e sul suo monologare introspettivo e segreto, il percorso tragico di Lear si rifrange in una compartecipazione di voci, che mettono in scena gli inganni della parola e la morte del linguaggio: le voci stridenti di figlie ingrate e infelici, i silenzi di Cordelia, i frammenti beffardi del Matto, i camuffamenti di Edgar, lo sperduto vaneggiare di Lear nella tempesta. Una grande, sconvolgente e dissonante sinfonia: questa è la chiave dell'accorata lettura di Alessandro Serpieri, nonché della sua traduzione, qui più che mai attenta a ritrovare le frizioni e gli smarrimenti del linguaggio."" -
Il perdono della luna. Poesie 1906-1919. Testo ungherese a fronte
Da più di mezzo secolo mancava, in Italia,rnun’antologia delle opere poetiche di Endre Ady.rnrn“Com’è fredda questa capanna di terra.rnCom’è eroico l’essere umano,rnse con ideali e sogni bruciatirnoggi, ancora, non vuole morire”rnrnQuesta raccolta, che spazia dai versi apparsirnnei primi volumi fino ad alcune poesie pubblicate postume, vuole riparare una lacuna. Penalizzatarndalla particolarità della lingua ungherese e dall’eccentricità metrica dei suoi versi, la poesiarndi Ady merita invece di essere considerata da vicino. In primo luogo perché, dando voce profetica alle tensioni e ai conflitti della storia, fa vibrare anche quelli del nostro tempo; e poi perché scavarnnelle lacerazioni, nelle dissonanze, nel dolorernche pare imprigionare la vita individuale, con una nostalgia straziata di esistenza piena.rnL’attenzione alle pulsazioni brevi, agli esigui splendori del vivente così come ai sussulti della storia lo farnvoce anche di questo nostro tempo ansioso e perrni nostri cuori inquieti. -
Jean-Luc Godard
Da «Fino all'ultimo respiro» a «Passion», da «Il disprezzo» alle «Histoire(s) du cinéma», da «Il bandito delle 11» a «Je vous salue Marie», per arrivare a «Adieu au langage»: il cinema di Godard attraversa oltre mezzo secolo di storia (dalla fine degli anni cinquanta a oggi). Questo affascinante itinerario creativo, plasmato da un confronto costante con la letteratura, le arti visive, la musica, la filosofia e la stessa storia del cinema, è sempre stato animato dalla necessità, anche etica, di interrogarsi sulle contraddizioni, le crisi e le utopie del nostro tempo. Godard ha saputo reinventare e insieme criticare, con una provocatoria genialità e una potente volontà innovativa, la funzione e la forma delle immagini. -
Porto Marghera 1902-1926. Alle origini del «problema di Venezia»
Porto Marghera, come si evince dal saggio di Cesco Chinello oggi rieditato, è l'esito di un lungo processo storico che si avvia sin dalla caduta della Repubblica: con Napoleone prima, e con l'Austria dopo, prende corpo il rovesciamento della funzione di Venezia verso l'Oriente e dei suoi interessi sul mare in quella verso l'Europa. Saranno poi, dopo l'annessione di Venezia all'Italia, i nuovi strati di borghesia veneziana a mettere in crisi la tradizionale politica neo-insulare e a perseguire, attraverso alterne vicende, quel disegno. E a Venezia guarda Giuseppe Toeplitz, uno dei capi della Banca commerciale che si occupa dei finanziamenti all'industria chimica (Montecatini), grande amico di Giuseppe Volpi che ben prima di Marghera dà vita alla sade. A Venezia c'è Piero Foscari con il suo sindacato montenegrino magna pars delle iniziative economiche e industriali di cui Foscari è riconosciuto come un ""padre"""". La laguna diventa così un porto industriale che la guerra - i sovraprofitti di guerra - e il fascismo letteralmente regalano a Giuseppe Volpi e, tramite suo, alla grande industria di base. È da questi processi strutturali che si origina quel «problema di Venezia» che esploderà, nel secondo dopoguerra, in nuove acutissime contraddizioni. Cesco Chinello ne aveva tracciato, nell'edizione oggi proposta e arricchita da nuove immagini, una serrata ricostruzione storico-politica su varie fonti, ma soprattutto su quelle dell'Archivio di Piero Foscari. Prefazione di Antonio Foscari."" -
Perché insegnare l'italiano ai ragazzi italiani. E come
Nel 2017 il solito appello degli intellettualirne giornalisti denuncia che i giovani non sannornpiù l’italiano e propone dettati, analisi logicarne grammaticale. Il volume offre tre risposternpiù utili: distingue tra saper usare l’italianorn(comprendere, parlare, scrivere, riassumerernecc.), che va consolidato perché gli studentirnne hanno una competenza limitata, e saperernsull’italiano, che serve pochissimo per la qualitàrndella lingua, ma è fondamentale, essenzialerne irrinunciabile per imparare a ragionare,rna creare categorie e a classificare quellornche i ragazzi sanno meglio: la loro lingua.rnMa loro oggi non vogliono farlo:rn«L’italiano lo so già!». Ecco perché il nucleorndel volume è la riflessione su come motivarerndei (pre)adolescenti e come realizzarernin maniera coinvolgente delle attivitàrndi riflessione sulla lingua (ma anche sui gestirne gli altri linguaggi). -
L' Italia in Istria. Tutela, conservazione e restauro dei beni culturali tra le due guerre mondiali
1918. Con l’annessione dell’Istria al Regno d’Italiarnla tutela dei suoi beni culturali passa nelle manirndell’Ufficio belle arti che si installa a Trieste.rnCon la successiva creazione nel 1923 della RegiarnSoprintendenza alle opere d’antichità e d’arte si aprernnella penisola istriana e a Fiume, nel frattempo unitarnall’Italia, una stagione di grande fervore per quantornriguarda il censimento, la tutela e il restauro delle operernd’arte, gli scavi archeologici e la creazione di museirne lapidari. Tutto cambia il 10 giugno 1940. L’Italia entrarnin guerra e i monumenti e le opere d’arte sono protettirne celati in vista di possibili attacchi aerei… -
Veneto 2000: il cinema. Identità e globalizzazione a Nordest
La nascita delle film commission e di rilevanti realtà produttive e distributive, l’emergere di nuovi registi, nuovi attori e centri di formazione, l’apertura dei multiplex: il sistema-cinema in Veneto ha conosciuto negli ultimi anni importanti cambiamenti, che riflettono in parte quelli nazionali. Nel frattempo, la regione è andata incontro alla crisi economica e a una crescente tensione fra rivendicazioni localistiche e spinte della mondializzazione. Il cinema ha saputo farsi interprete di queste dinamiche? E in che modorni cambiamenti hanno contribuito alla formazione di una diversa identità territoriale e culturalerndel cinema veneto? -
François Truffaut. La letteratura al cinema
«Spero che libri e pellicole si mescolino e rimescolino, spero che facciano l’amore» François TruffautrnrnLettore attento, critico cinematografico, sceneggiatore, romanziere, Truffaut ha saputo trasferire all’interno dei suoi film il valore di una geografia letteraria fatta di adattamenti, forme di scrittura, scambi epistolari, diari, amori e influenze letterarie, uomini-libro, romanzi. I film di Truffaut rappresentano essi stessi una forma di riflessione sul concetto di narratività.rnrnrnScritti di: Adone Brandalise, Denis Brotto, Roberto Calabretto, Fiona Dalziel, Paola Malanga, Attilio Motta, Rosamaria Salvatore, Alberto Scandola, Aldo Tassone, Giorgio Tinazzi.