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Food and the City. Il cibo e la città. Ediz. bilingue
Il cibo ha sempre avuto una grande influenza sulla storia della cittàrnpermeando le attività economiche e le relazioni sociali, l’articolarsirndelle funzioni, la conformazione degli spazi costruiti e aperti,rnla distinzione e la convivenza tra gruppi, etnie, religioni, lo scorrererndella vita quotidiana e la ritualità degli eventi collettivi, il rapportorncon il sacro e il simbolico, l’intimità del desco e la condivisione di episodirnstraordinari, in tempo di pace e di guerra.rnIl volume, attraverso le sintesi di centinaia di contributi presentatirnal vii Congresso dell’aisu - Associazione Italiana di Storia Urbana,rnFood and the City, organizzato in occasione dell’Expo di Milanorn2015, analizza i molteplici legami tra il cibo e la compagine urbanarndall’antichità all’età contemporanea. I processi inerenti la produzione,rnla preparazione, lo scambio, la distribuzione e il consumo del cibo;rnle architetture degli spazi a essi dedicati, gli allestimenti e lernrappresentazioni dei conviti e delle cerimonie; la continua dialetticarntra produttori e consumatori, tra norme e pratiche, tra regolamentazionerne libera iniziativa; i mutamenti dei costumi e delle mode mettono in lucerngli innumerevoli ruoli assunti dal cibo nelle trasformazioni delle cittàrne dei loro territori. I legami del cibo con la vita dei luoghi hannornprodotto valori culturali che oggi vengono riconosciuti come unarncomponente essenziale di memorie e narrazioni collettive, comernfondamento di identità locali, regionali e nazionali. -
Raffaello Galiotto. Marmo 4.0. Sperimentazioni nel design litico-Experiments in lithic design. Ediz. a colori
Il volume illustra con un potente apparato iconografico a colori una serie di opere in marmo realizzate con le più evolute macchine a controllo numerico dal designer Raffaello Galiotto, che sperimenta, portandole all'estremo, nuove e straordinarie possibilità per la lavorazione della pietra. Un approccio inedito, che sconvolge i tradizionali procedimenti manuali, ma in grado di lasciare l'uomo al centro del processo creativo e operativo e di attualizzare un materiale naturale e antichissimo con lavorazioni precise e in serie, non senza una sensibile riduzione dello scarto. L'analisi critica di queste sperimentazioni è affidata in apertura del volume a tre testi, in italiano e inglese: Marmo e tecnologia. Design, strumenti, opportunità di Raffaello Galiotto, Pietra, la rivoluzione robotica di Vincenzo Pavan, Codice, forma, pietra. Programmare il design litico di Veronica Dal Buono. -
Flat Tax. Aliquota unica e minimo vitale per un fisco semplice ed equo
Per il nostro fisco, così come per il nostro sistema di assistenza, è arrivato il momento di una riforma radicale. rnrnNon è questione di poco conto, perché si tratta di una vera e propria ridefinizione del rapporto tra Stato e cittadini, allo scopo di renderlo più trasparente ed equo. Oggi risulta invece compromesso dal peso eccessivo di una fitta selva di norme e da innumerevoli trattamenti di favore che finiscono per agevolare l’evasione, senza peraltro raggiungere l’obiettivo di aiutare chi davvero è rimasto indietro, come dimostrano i dati sempre più preoccupanti sulla diffusione della povertà. Nicola Rossi mostra come una riforma incentrata su una flat tax – un’imposta personale ad aliquota unica o «piatta» – permetterebbe di superare molti dei limiti del sistema in vigore, mantenendo un equilibrio fra una necessaria riduzione della pressione fiscale e l’urgente definizione di un efficace strumento di contrasto alla povertà. La proposta si articola in alcune semplici mosse: una sola aliquota – pari al 25% – per tutte le principali imposte; la definitiva abolizione di Irap, Imu e Tasi; l’introduzione del «minimo vitale» come sostituto delle mille attuali prestazioni assistenziali; la revisione delle modalità di finanziamento di alcuni servizi pubblici, in particolare sanità e università. Presupposto irrinunciabile: il paese non può permettersi una significativa riduzione delle imposte se non attraverso un rinnovato impegno a contenere la spesa pubblica. -
Il nuovo mondo di Francesco. Come il Vaticano sta cambiando la politica globale
Un atlante di idee per comprenderernla politica internazionale di Papa Francesco.rnrn«Francesco vuole mettere Cristornal centro del mondo. Questo di per sérnè rivoluzionario»rn«L’attuale pontefice è davvero un leaderrnpolitico mondiale e la sua differenzarnrispetto agli altri personaggi in campornlo rende uno dei pochi leader credibilirndi cui l’umanità disponga»rnrnrn«Marxista» o «populista», «profetico» o «rivoluzionario»: sono tante le possibili definizioni e letture dell’operato di papa Bergoglio. Qualunque giudizio si esprima, è innegabile che la sua figura sia ormai quella di un leader in grado di esercitare un’enorme influenza sulla politica internazionale. I suoi decisi – e spesso poco convenzionali – interventi nell’intricato schema della geopolitica globale hanno cambiato il tono del dibattito, generando entusiasmo e stupore, oltre a numerose critiche. E non potrebbe essere altrimenti. La diplomazia di Francesco è ben poco diplomatica perché è anche la risposta a un’alternativa fondamentale: accettare una sorta di «globalizzazione dell’indifferenza», con la fine imminente di un mondo che erige frontiere, governato da un potere che prosciuga le relazioni tra gli uomini e fa della guerra l’unico arbitro della politica mondiale, oppure combattere i presagi di una nuova apocalisse costruendo ponti e forme alternative di azione, ispirate da criteri di accoglienza, inclusione, misericordia. Antonio Spadaro, direttore della «Civiltà Cattolica», accanto ad autorevoli commentatori delle vicende politiche vaticane e non, ricostruisce le strategie attraverso cui Francesco e la sua «Chiesa in uscita» stanno mutando radicalmente il confronto sugli equilibri mondiali. In un viaggio attraverso il Mediterraneo e l’Europa, gli Stati Uniti, il vicino Oriente e l’Africa, si raccontano le sfide di un cambiamento e di una discontinuità reale, e si delinea la rivoluzione di un Papa che contrappone una civiltà dell’incontro all’inciviltà dello scontro, inaugurando una nuova stagione di politica e diplomazia. -
Essere e destino
Il destino ha davvero un’influenza sulle nostre vite, sull’essere, o è soltanto la reminiscenza di miti che appartengono agli albori della civiltà? rnrnE l’incontro con il limite, con la malattia, fisica o mentale, è parte di questo percorso già scritto o può essere scongiurato?rnDopo aver trascorso la vita occupandosi della mente e dei suoi disturbi con gli strumenti della medicina, Vittorino Andreoli ha sentito il bisogno di andare oltre, di formulare un metodo diverso che si prenda cura dell’uomo «tutto intero» e, a compimento della sua avventura umana e professionale, ci consegna una visione della vita il cui fondamento è la costante promozione del bene per sé e per l’altro.rnIl suo messaggio è rivoluzionario: qualsiasi esistenza, indipendentemente dall’età e dalla condizione in cui ci si trova, può essere migliorata, in un percorso incentrato su una nuova disciplina da lui stesso fondata, il bendessere.rnApprofondendone le radici e le applicazioni, l’autore mostra come, seppur con variazioni linguistiche e diverse sfumature di significato, questa ricerca del benessere sia presente fin dalle origini nella storia e nella cultura dell’uomo, e ci accompagna in un affascinante viaggio attraverso i segreti dell’esistenza umana declinato secondo le tre dimensioni fondamentali del corpo, della mente e del nostro rapporto con il mondo circostante, che comprende la natura e le relazioni con gli altri.rnOggi che – sostiene Andreoli – risulta sempre più difficile distinguere tra la follia dell’uomo e quella della società, dominata dalle apparenze e dal denaro, spendere la vita «il meglio possibile» è un’aspirazione realizzabile per tutti. Un progetto, in questo senso, «veramente umano». -
Franco Angeli. Gli anni '60. Catalogo della mostra (Londra, 4 ottobre-18 novembre 2017). Ediz. a colori
Franco Angeli (Roma, 1935-1988) è stato uno dei grandi protagonisti della stagione artistica dell'Italia del secondo dopoguerra. Spesso etichettato in modo superficiale come ""pop"""" si svela invece, attraverso nuovi documenti e studi, un artista dal percorso sorprendente e inedito. Dagli esordi negli anni cinquanta, in quel laboratorio romano ancora poco noto dove si sono incrociate le nuove generazioni e i maestri dell'arte italiana, vengono qui ricostruite le corrispondenze stilistiche, artistiche e di relazioni di Angeli con i suoi amici e sodali fino agli anni sessanta quando, con il raggiungimento di un'immagine esistenziale e allo stesso tempo carica di impegno polemico e provocatorio, la sua opera si sviluppa in un percorso versatile, in originale dialogo con il contesto internazionale. Presentazione di Maria Angeli."" -
Quaderni della procuratoria. Arte, storia, restauri della basilica di San Marco a Venezia (2016-2017). Ediz. illustrata. Vol. 11: giubileo nella basilica di San Marco, Il.
La Procuratoria di San Marco dedica l'undicesimo numero dei suoi Quaderni al Giubileo straordinario della Misericordia annunciato da papa Francesco il 13 marzo 2015 con la bolla Misericordiae Vultus, nel cinquantesimo anno dalla conclusione del Concilio vaticano II. I saggi raccolti in questo «Quaderno» trattano i diversi temi giubilari, da quello di Orlando Barbaro con l'analisi storica Giubileo e Venezia, a quello di Mario Piana che indica le opere d'arte della basilica e ne spiega i restauri fatti e in corso. Gli altri saggi sono dedicati a tematiche più specifiche: Ettore Vio illustra il restauro della cupola della Genesi, Antonella Fumo la lampada della cupola di San Leonardo, Andrea Paribeni la porta santa di San Clemente, Martina Serafin l'intervento conservativo sulla Madonna del bacio. -
Fair play
«Oltre il rettangolo di gioco, oltrerni tifosi, i gol, esistono milioni di cose,rnmio giovane amico, che possono riempirernla vita e darle senso. L’importanternè che tu le faccia con lo stesso impegnorne la stessa dedizione con la qualernhai praticato il calcio fino a oggi»rnrnLe favole, si sa, hanno il pregio e il difetto di nonrnessere vere, e anche la favola di Ivan Providence Martinirn– il bimbo nato a bordo di una nave, in una notterndi burrasca, da una misteriosa madre morta duranternil parto, e diventato calciatore di rango capacerndi tentare imprese impossibili – non è vera. TuttaviarnClaudio Pallottini, montando in Fair play una quantitàrndi testimonianze di personaggi dell’epoca (da TarcisiornBurgnich a Paolo Maldini, da Francesco Totti alla reginarnd’Inghilterra) e recuperando da ogni dove documenti,rninterviste, verbali segreti delle federazioni calcisticherne quant’altro (tutto inventato, o quasi tutto, e tuttornverosimile), ci restituisce il brivido di una storiarnche davvero, se fosse vera, ci farebbe tutti felici:rnquella di un ragazzo che – a volte cadendo, semprernrialzandosi – riesce a salvare la propria purezza tantornnel mondo ultracompetitivo, e non del tutto pulito,rndello sport più popolare, quanto in quello complessorne imprevedibile dell’amore, luogo per eccellenza dovernbasta un niente per perdersi e perdere.rnIl racconto è affidato alla voce epica, commossarne umorale di padre Claudio, il sacerdote scolopiornche lo educò al calcio e all’onestà, e inventò per luirnuna bellissima favola. -
Come un giovane uomo
Candidato al Premio Strega 2018 - Finalista al POP, Premio Opera Prima 2018. - Finalista Premio Letterario nazionale Chianti 32ma edizione.rnCon una lingua che analizza, immagina e riflette,rnche mescola Eta Beta alla Bibbia e The O.C. e Lostrna Proust e Peter Schlemihl, Carlo Carabba medita sul casorne il destino, il lutto e la crescita, e racconta quandornfinisce la giovinezza, perché si diventa adulti, e comernrestiamo vivi, nonostante il dolore nostro, e soprattutto,rnnonostante il dolore degli altri. rnrn«Un poeta si riconosce dalla voce,rne Carlo Carabba una voce ce l’ha» - rnRaffaele La Capria, Corriere della Serarnrn«Avevo saputo dell’incidente il giornornin cui la neve, tornando a cadere,rnaveva chiuso i conti con la mia infanzia.rnCome potevo pensare al funeralerndella migliore amica della giovinezzarnavvenuto mentre firmando il mio primorncontratto di lavoro entravo nell’etàrnadulta, senza attribuire alla coincidenzarnun valore simbolico? Ma come potevornmeditare su qualcosa di astratto comernil simbolo e l’allegoria di fronte alla morterndella mia migliore amica?»rnrnrnSono due le coincidenze da cui muove questa storia.rnQuella tra la caduta della neve su Roma, dopo piùrndi vent’anni di attesa, e la scoperta che una giovane donna,rnMascia, è in coma. E quella tra il funerale di Mascia,rnuna decina di giorni più tardi, e la firma di un contrattorndi lavoro.rnSe la prima neve della vita del protagonista di questarnstoria, scesa sulla sua città quando era bambino, avevarnportato con sé l’incanto, la seconda ha portato unrnincidente. Mascia, l’amica degli anni del liceo, è scivolatarncol motorino là dove la neve è caduta e si è sciolta.rnQuesta seconda neve tanto desiderata, come se col biancornpotessero tornare i giochi e le meraviglie dell’infanzia,rninvece di restituire il passato si porta via un pezzo dirnfuturo. Perché Mascia muore per sbaglio, come purernsi può morire, e non c’è altra spiegazione.rnIl protagonista parla con amici comuni, riceve e mandarnsms, inventa scuse, cerca ragioni ai propri pensieri erncomportamenti, alle fughe e ai ritorni, e le trova,rnsi colpevolizza, si assolve. Se Mascia, come tutti, muorernsola, il protagonista di questo libro, come qualcuno,rnfa di tutto per restare, ancora un poco, solo con lei.rnCostruito come un labirinto che riproduce lo smarrimentorndi fronte al dolore, o come un videogioco che muovernnello spazio ancora sconosciuto e pericoloso dell’etàrnadulta, il romanzo segue i pensieri del protagonista, erndi chi legge, intorno alla perdita di quelli che si amanorne si ferma sul limite dell’amore umano che è quello,rninsopportabile, di non poterne impedire la morte. -
L' ombra nel pozzo
Cosa si può fare a Taipei quando si ha, da sempre, una grande passione per i romanzi polizieschi e per la filosofia? Wu Cheng, professore e drammaturgo fallito, il cui matrimonio esiste ormai solo sulla carta, ha preso la sua decisione: lasciare l'università e l'insegnamento e trasferirsi in un vicolo di Liuzhangli, quartiere non proprio trendy, che per la concentrazione di imprese funebri si è conquistato l'appellativo di ""zona dei morti"""". Qui, tra la scatola di cemento dove abita e il suo """"ufficio"""", al caffè all'angolo, dove trascorre le giornate seduto a osservare i passanti, intende avviare la prima agenzia di investigazione privata di tutta Taiwan. E proprio mentre sta cominciando la sua nuova vita, una serie di omicidi porta il caos tra le forze dell'ordine che, abituate a criminali impulsivi e maldestri, banalmente mossi da ragioni di cuore o di soldi, devono ora fare i conti con un profilo di assassino molto complesso. Impaziente di dare il suo contributo, Wu Cheng si getta con passione nelle indagini, senza immaginare che presto i sospetti ricadranno proprio su di lui: incontri dubbi, maldicenze varie e, soprattutto, le telecamere di sicurezza piazzate ovunque lo indicano come il probabile serial killer che tutti stanno cercando. Per dimostrare la propria innocenza e scoprire chi c'è realmente dietro gli omicidi, Wu Cheng sarà costretto a riprendere in mano le sue conoscenze di teatro e buddhismo e a scavare in profondità dentro se stesso, perché l'assassino è qualcuno che lo conosce molto da vicino, e che probabilmente si cela nelle ombre del suo passato. Strizzando l'occhio a Woody Allen e Murakami, nel suo romanzo d'esordio Chi Wei-Jan combina satira e umorismo a tutti gli ingredienti propri del poliziesco, mostrando la commistione di buddhismo e cristianesimo, pragmatismo e fantasia, tradizione e modernità della realtà cinese di Taiwan."" -
In questa grande epoca. Testo tedesco a fronte
Scritto nel novembre del 1914, quando la Prima guerra mondiale ha appena dispiegato i suoi tratti di insensata carneficina, ""In questa grande epoca"""" - qui tradotto per la prima volta in italiano - è forse il capolavoro saggistico di Karl Kraus: una durissima resa dei conti con la retorica patriottica e nazionalista, un assalto frontale alla mendacia del giornalismo, un j'accuse senza appello contro la viltà degli intellettuali schieratisi con il potere e, non per ultimo, un disperato mettersi a nudo dello scrittore, che espone se stesso e le proprie inestricabili contraddizioni di ebreo antisemita e fervido conservatore contrario alla guerra in nome dello Stato di diritto. In uno stile brillante, aforistico e paradossale, attento a schivare i colpi della censura, l'intellettuale viennese traccia il quadro di un'epoca chiamata «grande», che sacrifica la vita umana e lo stesso spirito agli idoli del progresso e del denaro, sostituendo la realtà con la sua rappresentazione mediatica."" -
La storia di Siva e Parvati (Kumarasambhava)
Composta secondo i principi raffinati della letteratura indiana classica, costruita in maniera magistrale nella scansione degli episodi e dei sentimenti, l’opera si può leggere anche come un’introduzione poetica ai grandi temi della relazione fra ascesi ed erotismo e della visione tantrica della sessualità.rnrn“Subito dopo la cerimonia nuziale,rntoccò alla figlia del re dei montirnla dolcezza della voglia d’amore che rubarnl’anima…”rnrnNello scenario del sublime Himālaya, scintillante di nevi e al tempo stesso antropomorfo sovrano dei monti, si svolge la vicenda di sua figlia, la stupenda Pārvatī, e dell’inquietante dio Śiva. Vuole un decreto del Creatore Brahmā che solo un figlio nato da questi sposi divini possa sconfiggere il demone Tāraka che si è impadronito dell’universo e ne fa scempio. Ma Śiva, affranto per la tragica morte della prima moglie, siede in meditazione profonda su un picco inaccessibile e non si accorge nemmeno della meravigliosa fanciulla già innamorata di lui. Non lo vincerà la freccia del dio dell’amore ma l’intelligente Pārvatī, che lo attrae dimostrando di essere capace anche di un’ascesi implacabile. Lo sposalizio trionfale nella capitale festante del regno e una notte d’amore senza fine coronano la storia di una delle coppie più amaterndella fede hindu e dell’immaginario mondiale,rncapace di incantare i lettori di ogni epoca. -
Zevi su Zevi. Architettura come profezia
I luoghi, gli avi, la fatidica data di nascita, la cospirazione antifascista, l'esperienza americana, gli incontri, i personaggi, gli interventi sono qui narrati in prima persona. «Zevi su Zevi» è un diario ironico e polemico di un'avventura intellettuale, un collage autobiografico di immagini e testi in cui saggi critici, ricordi, prolusioni universitarie, aneddoti rivelano la passione per la storia, l'impegno politico, il rigore nella difesa delle idee che hanno le scelte e la militanza. Questa edizione ripropone l'impaginazione originale ideata e realizzata in ogni dettaglio da Bruno Zevi. Il libro, «sempre personalizzato, cioè discorde, tinto di eresia, contestatario affinché si configuri e ti configuri in antitesi al vecchio, al ristagno, al corrotto, al logoro, al devitalizzato...» è anche, prima di tutto, un grande affresco dedicato all'architettura. In esso ritroviamo i maestri, da Brunelleschi a Michelangiolo e Palladio fino a Wright, Mumford, Gropius, Mendelsohn, e la critica, dall'analisi sul degrado culturale alla Comité International des Critiques d' Architecture, dal fascismo in architettura al manierismo del linguaggio. Testi raccolti in un lungo racconto di vita esplorata con l'intenzione di ribadire, pagina dopo pagina, la necessità di discutere sul «fare architettura». E il monito è già nelle citate parole di George Steiner: «La nostra epoca non è ordinaria. Avanza sotto l'angoscia dell'inumano, sperimentato in una scala inedita di grandezza ed orrore. Ci sono piaceri di distacco che uno vorrebbe concedersi, ma non può». Prefazione di Massimiliano Fuksas. -
Sentieri del cinematografo. Sguardi teorici e percorsi nella pratica
È successo più volte nella storia del cinema che grandi registi abbiano girato, a fine carriera, dei film per così dire ""testamentari"""", che per molti versi hanno riassunto e ridiscusso temi e forme del loro percorso creativo. È il caso di """"Lola Montès"""" di Max Ophuls, """"Quell'oscuro oggetto del desiderio"""" di Luis Buñuel, """"Fedora"""" di Billy Wilder, """"La signora della porta accanto"""" di François Truffaut, """"L'argent"""" di Robert Bresson, """"Les plages d'Agnès"""" di Agnès Varda. Pur nella diversità dei sentieri autoriali, c'è in tutti la convinzione di un cinema possibile oltre le regole e i condizionamenti: un'idea di opera e di linguaggio che le indicazioni teoriche della prima parte del libro fanno emergere, invitando il lettore-spettatore a rivedere questi grandi capolavori da una diversa angolazione."" -
Rappresentare l'irrappresentabile. La Grande Guerra e la crisi dell'esperienza
"Una cosa è chiara: le quotazioni dell'esperienza sono cadute e questo in una generazione che, nel 1914-1918, aveva fatto una delle più mostruose esperienze della storia mondiale. Non si poteva già allora constatare che la gente se ne tornava muta dai campi di battaglia? Non più ricca, ma più povera di esperienza comunicabile. Una generazione, che era andata a scuola ancora con il tram a cavalli, stava, sotto il cielo aperto, in un paesaggio in cui niente era rimasto immutato tranne le nuvole, e nel centro - in un campo di forza di esplosioni e di correnti distruttrici - il minuto e fragile corpo umano"""". In questo noto, folgorante passaggio di uno scritto del 1933, Walter Benjamin condensa l'assurdo che sprigiona, ancora oggi, dall'esperienza della grande guerra, alla sua radice irrappresentabile. L'ampia ricerca a carattere interdisciplinare (filosofia, estetica, cinema, letteratura, linguistica, storia) che il volume presenta - condotta, tra gli altri, da alcuni studiosi nazionali e internazionali - considera la grande guerra, proprio a partire da questa traccia cruciale e a cento anni di distanza dalla sua deflagrazione, come nostra contemporanea. In particolare, mette a fuoco un carattere tragico dell'intero Novecento che la prima guerra mondiale avrebbe rivelato in tutta la sua crudezza: come fare esperienza, di fronte all'orrore, di ciò che non possiamo raccontare perché letteralmente inumano? Il volume esplora temi, autori e costellazioni di problemi che si collocano nel prisma culturale sollevato da questo interrogativo." -
Era di maggio. Cronache di uno psicodramma
A mezzo secolo dalla stagione che sconvolse il Novecento, Giampiero Mughini fa rivivere atmosfere e contraddizioni, protagonisti e comprimari del joli mai in un racconto appassionato del Sessantotto tra Parigi e l'Italia.rnrn""Nel maggio 1968, a Parigi, non piovve mai. Cosa rara per una delle più belle città del mondo... Era dunque lo scenario più adatto a che si scaraventasse in prima linea la gioventù europea più orgogliosa di se stessa che ci fosse mai stata. Cominciarono i 130mila studenti universitari, poi i liceali, gli operai, infine lo sciopero generale. Una gran festa, ma solo quella. Durò poche settimane, né poteva essere altrimenti""""rnrn«E se le celebrazioni del maggio '68 evitassero la prevedibile enfasi? Se scegliessero di attingere alla cascata di impertinenza, di rabbia ironica, di fraternità erudita che, cinquant'anni fa, guidarono le barricate entusiaste?». È esattamente questa sfida, indicata da Bernard-Henri Lévy, che Giampiero Mughini raccoglie: raccontare in altre parole quel che accadde a Parigi dal 3 al 24 maggio, il """"joli mai"""" che molti in Francia avevano annunciato come soltanto l'inizio di chissà quale rivolgimento, e invece fu un romanzo sentimentalmente intensissimo ma breve. Fu la traiettoria del privato, infatti, le vicende personali di ciascuno, a fare da scintilla: l'intreccio di gesti individuali e gesti pubblici ad abbattere il muro della solitudine e dare l'impressione che «d'improvviso le persone che ti stavano accanto si ravvivassero e facessero più luce». Le istantanee di quei giorni tra Parigi e Catania restituiscono il clima nelle strade fiammeggianti del Quartiere latino (il perimetro sacro degli studenti), lo stato di grazia creativo, le barricate, il desiderio di «acciuffare ogni istante del presente e farlo valere come un secolo» e, al di là delle Alpi, lo smarrimento di fronte a un fermento giocoso che sembrava distante anni luce dalla situazione italiana. Il gigantesco psicodramma, dove gli splendidi attori erano a centinaia di migliaia, continuò fino al momento in cui la dura realtà di una società industriale non fece valere i suoi diritti. Ne erano comunque sgorgate più libertà e più fantasia, e il vivere francese ne era stato intaccato alle fondamenta. Niente a che vedere con la rivoluzione socialista di cui parlavano in tanti. Avvennero cose più semplici. Alla Cité universitaire, dove viveva Mughini, la notte i ragazzi potevano dormire con le loro ragazze."" -
Lettere ai posteri di Giovannino Guareschi
Cosa direbbe Guareschi delle follie contemporanee? Non è necessario nessuno sforzo di immaginazione: a cinquat'anni dalla scomparsa, le sue parole suonano quanto mai attuali e sferzanti.rnrn«Don Camillo, tenga duro: quando i generali tradiscono, abbiamo più che mai bisogno della fedeltà dei soldati» – Giovannino Guareschi, Lettera a don Camillornrn«Caro Guareschi si sarebbe tentati di dire che lei scrisse con mezzo secolo in anticipo sulla capacità di leggere e giudicare il proprio tempo in dotazione all'intellettuale collettivo, al giornalista collettivo, al politico collettivo, al prete collettivo. Ma si sbaglierebbe, perché essi non intendono neppure oggi quello che lei intese allora» – Alessandro GnocchirnrnI mostri contro cui si scagliò Guareschi, solitario donchisciotte della Bassa, sono cresciuti, alimentati da comunisti e anticomunisti, da proletari e capitalisti, da preti e atei: la deriva della Chiesa, la nefasta commistione tra fede e politica, il predominio del malcostume. Alessandro Gnocchi, curatore delle opere e appassionato studioso di Guareschi, ripercorre, in un immaginario dialogo tra l’avo e i suoi posteri, nove pezzi magistrali che l’inventore di don Camillo scrisse tra il 1963 e il 1968 sul «Borghese», all’epoca unica rivista a reggere il confronto con «L’Espresso» di Scalfari. Guareschi passò al vaglio critico la società dei consumi mostrando come l’Occidente capitalista fosse l’altra faccia del materialismo che molti vedevano solo nell’Oriente comunista. Applicava il rigore dei suoi principi e del suo ragionamento a un mondo che nessuno sapeva ancora decifrare. Da quelle pagine emerge una sagace analisi della politica e della cultura del nostro paese, di cui solo oggi è possibile comprendere appieno la lungimiranza. Ma «per favore», scrive Alessandro Gnocchi nell’introduzione, «nessuno gli dia del profeta, perché negli ultimi decenni questa categoria è stata applicata con generoso anticipo a coloro che le hanno sbagliate proprio tutte. -
La bellezza del tempo. Ediz. illustrata
"La bellezza del tempo"""" raccoglie una ricca selezione di meraviglie dell'orologeria - segnatempo, pendole, orologi da tasca e da polso - e propone un viaggio nel tempo alla scoperta di pezzi magistrali, tra tecnica, estetica e abilità straordinarie, commentati da uno storico esperto di orologeria. Accompagnati da un testo che illustra l'ambiente culturale e artistico nel quale sono stati creati, vengono messi a confronto con capolavori dell'arte che li contestualizzano con i progressi tecnici di ogni periodo. Questo volume, che offre al lettore le chiavi per comprendere l'evoluzione del gusto estetico, è rivolto non solo agli appassionati di orologeria, ma anche a coloro che amano la storia, l'arte e le arti decorative, e ai collezionisti. Prefazione di Franco Cologni." -
L' altro posto
«Lindqvist non è solo un maestro del genere. È lui stesso il genere.» - Sydsvenskanrn«John Ajvide Lindqvist sta costruendo, libro dopo libro, un immenso paesaggio letterario, un universo con porte che si aprono verso altre dimensioni. Senza dubbio, oggi è lui il più potente narratore di storie in Svezia.» - Expressenrn«Con questo romanzo Lindqvist si afferma definitivamente come figura centrale e unica nel panorama letterario svedese contemporaneo, un autore capace di esplorare una società che sta cambiando e di utilizzare le infinite possibilità di mescolare i generi che la scrittura offre.» - ArbetarbladetrnNel 1985 John Lindqvist ha diciannove anni, pochi soldi in tasca e un sogno nel cassetto: diventare un mago famoso. Lasciatosi alle spalle il sobborgo di Blackeberg dove è cresciuto, si trasferisce in una nuova casa al centro di Stoccolma per muovere i primi passi nella vita adulta. Ma quello che accade nei pochi mesi trascorsi in quel cubo di mattoni dove a stento filtra la luce scaglia la sua vita in una direzione completamente diversa da quella prevista. Strani fenomeni cominciano a turbare la quiete apparente del condominio, una voce misteriosa telefona ripetutamente per sapere se è arrivato un certo Sigge, vicini sospettosi sembrano legati da un patto segreto e il ritornello di una nota canzone pop fluisce dalle pareti di roccia che segnano il confine fra l'edificio e il tunnel di Brunkeberg. La cosa più sconcertante, tuttavia, è la sostanza nera e gelatinosa penetrata da una fessura nel soffitto della lavanderia, che si rivelerà essere la porta verso un'altra dimensione: la stessa distesa erbosa, sovrastata da un cielo blu, su cui erano finiti i personaggi di ""Musica dalla spiaggia del paradiso"""", di cui """"L'altro posto"""" è l'ideale continuazione. I viaggi nell'altra dimensione cambieranno la vita di John e lo porteranno a conoscere i desideri inconfessabili e i drammi laceranti degli altri inquilini. Un microcosmo di insoddisfazione e passione portate alle loro estreme conseguenze, mentre la Svezia, fuori, festeggia la vittoria elettorale dei socialdemocratici di Olof Palme, che proprio vicino al tunnel di Brunkeberg, di lì a pochi mesi, troverà la morte per mano ancora oggi ignota. """"L'altro posto"""" è l'autobiografia impossibile, surreale e al contempo autentica dell'autore e lo spaccato sociale della Svezia alla vigilia di uno degli eventi più traumatici della sua storia recente, che ha intaccato per sempre il sogno di una società ugualitaria e solidale."" -
Sotto il falò
I boschi del Midwest, i laghi che gelano con i primi freddi e riflettono i colori del tramonto nelle sere d'estate, custodiscono da sempre storie ruvide e umanissime. Storie in cui il confine tra bene e male non è mai netto, e in cui la luce si intravede anche nella disperazione più nera. In questa raccolta Nickolas Butler, autore di culto in Italia, in Francia e nel suo paese, ce ne racconta dieci, tutte intense, tenere e struggenti, tutte simili a ballate country suonate da un vecchio jukebox o dall'autoradio di un pick-up. In villaggi dimenticati da Dio o in fondo alla prateria, incontriamo amici che organizzano feste intorno al falò per raccogliere la legna in vista dell'inverno, giovani coppie che si immergono negli abissi per ritrovarsi, uomini che tornano nei luoghi dell'infanzia per scoprire di non essersene mai andati, donne che ne aiutano altre a vendicare le violenze degli amanti, bambine che salvano dalla pioggia gatti rognosi e nuovi papà, anziani che imparano ad apprezzare la vita grazie a un frutteto, nonni che insegnano ai nipoti ad amare i temporali. Tra sogni e delusioni, affetto e squallore, i personaggi di Butler si stringono l'uno all'altro più che possono, offrendo il ritratto di un'America testarda e autentica, lontana dal cinismo dei riflettori, vicina al cuore delle cose.