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Il collezionista di città. Viaggi italiani
"Il collezionista di città"""" è un maniaco letteratissimo e raffinatissimo che si muove ossessivamente da una città all'altra per catturare l'anima dei luoghi, trafiggerla con lo spillo e metterla in un album per mostrarla all'amico lettore. Perlustra chiese e osterie, boutique e palazzi in compagnia di amiche il più possibile vive e amici meglio se defunti, ad esempio Piovene, Comisso, D'Annunzio. Il suo tragitto non è il Milano-Napoli del classico Grand Tour ma un eccentrico Parma-Potenza che fa vibrare tutte le sue più intime corde provinciali e borboniche. Poi naturalmente gli tocca fare i conti con Roma ma è evidente che si intenerisce di più per la Romagna e in generale per l'Italia profonda delle piazze immobili. Considera esclusivamente i centri storici perché le periferie sono uguali dappertutto, evitando con cura i monumenti famosi, inquinati dai turisti e dai piccioni (qualche problema con Venezia, quindi). Spesso ciò che vede lo delude o lo indigna ma gli basta un Negroni ben confezionato per fare pace con il luogo. Tanto per chiarire, o per confondere ulteriormente le idee, Il collezionista di città in parte è l'autore, in parte è colui che l'autore sogna di essere." -
L' urbanistica di Le Corbusier
Le grandi intuizioni sulle trasformazioni dello spazio contemporaneo sono il filo conduttore di questo libro dedicato al pensiero urbanistico di Le Corbusier che ne percorre la lunga esperienza progettuale. Dai primi viaggi di studio ai progetti per Rio e Buenos Aires, dal piano di Algeri alla proposta per Manhattan, dalle molteplici ricerche teoriche alle concrete definizioni formali e spaziali. Così scriveva Le Corbusier già nel 1946: ""L'urbanistica è l'espressione, rappresentata nelle opere dell'ambiente costruito, della vita di una società. Di conseguenza, l'urbanistica è lo specchio di una civiltà. Non si tratta di una scienza limitata, troppo strettamente specializzata e specificatamente tecnica, ma di una manifestazione di saggezza che si propone come oggetto ed effetto di discernere i fini utili ed enunciare i programmi corrispondenti"""". Una riflessione sulla """"saggezza"""" necessaria all'urbanista e allo studioso è la ragione più profonda che ha suggerito all'autore, allievo e collaboratore nell'atelier veneziano di Le Corbusier, di percorrerne la vasta e significativa attività chiudendo il libro con un """"diario"""" indiano scritto a Chandigarh, capitale del Pujab, una delle più significative realizzazioni del maestro."" -
Il cinema argentino contemporaneo e l'opera di Leonardo Favio
Da sempre il cinema argentino ha espresso la sua originalità rispetto alle altre cinematografie sudamericane o europee. Nell'ultimo decennio, in particolare, si è imposto all'attenzione internazionale come uno dei laboratori più ricchi e articolati sulla produzione audiovisiva, con una serie di autori come: Lisandro Alonso, Daniel Burman, Israel Adrián Gaetano, Lucrecia Martel, Martin Rejtman, Bruno Stagnaro e Pablo Trapero. Senza dimenticare la storia passata, una nuova legislazione e un radicale cambio generazionale hanno contribuito a rifondare ex novo un panorama produttivo e realizzativo, ossessionato, in una sperimentazione a tutto campo, dalla necessità di trovare uno sguardo ""altro"""" su una realtà politico-sociale mutevole e cangiante, solcata da momenti di grave crisi e di ripresa. Recentemente, un'inchiesta realizzata tra cento personalità del cinema argentino ha indicato Leonardo Favio come il miglior regista della storia del Paese. Conosciuto nel continente latinoamericano anche per la sua attività di cantante melodico, Favio è diventato per molti giovani un esempio di coerenza, di coraggio nell'osare e nell'ibridare forme e linguaggi. Esiste un filo rosso che lega il regista di """"Crónica de un niño solo"""" alla nuova generazione cinematografica argentina. Ed è questa la linea che si è voluto ripercorrere in questo volume, tracciando le coordinate di un cinema che ancora può e vuole essere, con orgoglio e coerenza, moralmente ed economicamente indipendente."" -
Il teatro di Mozart
Il teatro musicale di Mozart rappresenta, nei suo insieme, uno dei capitoli più eccitanti della storia della cultura europea: esempio massimo di creatività musicale, di tensione e consapevolezza drammaturgica, di senso scenico e inventiva teatrale; insuperata incarnazione dello ""spirito del tempo""""; sintesi e padroneggiamento di una civiltà e di un'epoca. Il libro di Stefan Kunze traccia una mappa che si può ben dire definitiva di questo """"luogo sacro"""" della sensibilità e della passione musicale. In esso sono compresi e integrati tre diversi livelli e prospettive di lettura. In primo luogo, il volume fornisce una piana introduzione e un'aggiornata informazione su tutte ie opere teatrali del maestro di Salisburgo, ciascuna delle quali viene trattata con eguale dignità, evitando la perigliosa distinzione tra opere """"maggiori"""" e """"minori"""". Vengono, inoltre, evidenziari, sul filo di un esame sistematico dei testi, tutti gli elementi descrittivi, formali e drammaturgici necessari a una conoscenza approfondita e analitica di ogni libretto e di ogni partitura, cercando di sintetizzare i caratteri desumibili dall'analisi musicale, nonché dalla evidenziazione della """"teatralità"""" o dalla interpretazione della genesi storica e dell'occasione che originò ciascun lavoro. Il terzo livello di lettura del libro è infine quello che consente di allineare un insieme di ipotesi critiche e interpretazioni innovative circa il contesto culturale cui le opere rinviano."" -
Dì qualcosa di destra. Da Caterina va in città a Paolo Di Canio
Nel nostro Paese sopravvive l'idea di una destra minoritaria, socialmente reazionaria e culturalmente arretrata. Si tratta di una rappresentazione, che fino a oggi né la classe politica né tanto meno quella intellettuale sono state in grado di capovolgere. Il libro di Mellone, prova a sfatare questo mito negativo. Rivelando l'esistenza di una «destra italianissima» radicata nella società, dinamica, creativa, che si muove tra i fenomeni di costume, il dibattito intellettuale, le culture popolari, l'immaginario diffuso: dal cinema alla letteratura, dalle curve degli stadi al mondo imprenditoriale, dalle occupazioni «non conformi» agli sport estremi, dal pop-fascismo a D&G, dalle fiction alle tendenze gastronomiche. -
Il genio buono e il genio cattivo
Non sfuggirà al lettore di questa commedia la caratterizzazione fisiognomica dei due geni goldoniani: il Genio Cattivo è vestito di nero con barba e bacchetta, un ""sior barbon"""" come lo chiama Arlecchino, un """"vecchiaccio indegno"""" come lo definisce disperata Corallina, mentre il Genio Buono ci appare come """"un giovane inesperto, senza cognizione e senza esperienza"""", un """"giovinetto prudente"""" armato di verga e di retorica moralistica. Nel loro confronto di personaggi si affrontano la corruzione e l'integrità morale, la vecchiaia e la giovinezza, ma anche l'esperienza del mondo e la teorizzazione astratta del mondo. In mezzo a questo conflitto, due giovani sposi naïfs, due contadini incolti, Arlecchino e Corallina, scelgono di conoscere il mondo, di """"usare"""" il mondo, abbandonando la sicurezza e la tranquillità della loro vita quotidiana, fatta di piccole cose: di fiori, di frutta, di """"quattro oseletti"""" cacciati senza sforzo, di """"piattanzine gustose"""" """"condie dall'amor, dalla pase, dalla contentezza de cuor"""" per viaggiare magicamente nelle due grandi metropoli settecentesche, Parigi e Londra, e nel misterioso mondo esotico dell'impero turco. Questo locus amoenus costruito dalla gentilezza della natura e dal labor umano, protetto dalle selve circostanti, preserva nell'isolamento la felicità e la tranquillità dei personaggi; fuori, il mondo, cioè la città, il caos, la falsa bellezza, la gioia apparente, il rischio di perdersi, ma anche gli altri ed il palpitare intenso e vitale delle passioni."" -
Questioni di famiglia
Il quarto caso per Dan Sommerdahl, ilrnDetective Calvo: cinico e sentimentale,rnbrillante e spiritoso, per la sua arguziarne il suo calore è già un beniaminorndel pubblico in tutta Europa.rnrnImpegnato a contrastare uno stalker che tormenta la suarnfidanzata, Dan Sommerdahl – brillante ex pubblicitariornche un esaurimento nervoso ha spinto a lasciare una carrierarndi successo per indossare i panni dell’investigatorernprivato – viene contattato da un politico in vista che chiedernil suo aiuto. Due dei suoi figli sono morti in circostanzernpoco chiare esattamente ventisette giorni dopo il lorornsedicesimo compleanno. Una coincidenza inquietante, ernora che anche Malthe, il terzogenito, sta per compiere sedicirnanni, l’ansia cresce.rnMentre Malthe, insieme ad altri settantamila giovani, sirnprepara a seguire il leggendario festival rock di Roskilde,rnper il Detective Calvo comincia il conto alla rovescia. -
Fuoco, vento, alcol
A volte l'amore si intreccia coi libri. Un'autrice può innamorarsi di un ragazzo che non la ricambia per scrivere di lui, e trasformare un sentimento in un romanzo; una vedova può perfezionare il proprio dolore fino a procrastinare di anni e anni il suicidio; e un marito può scoprire di essere meno reale per sua moglie di un uomo che neanche lei conosce di persona. Altre volte, i libri tacciono delle storie. Collodi non ci ha mai detto quale vita abbia vissuto Geppetto nella balena, e primedonne come Cenerentola o La Bella Addormentata hanno oscurato le esistenze di sorellastre e castellani condannati al sonno. Altre volte ancora, le storie nascono da una sbronza, e chissà se sono vere o no. Il primo amore che riemerge dal mare del passato per poi affogare in un Bloody Mary, delle formiche che sciamano da sotto un lavandino o forse soltanto da una mente allucinata, un locale che è rimasto immutato per vent'anni ma potrebbe non essere mai esistito. E per nove volte, in nove racconti divisi in gruppi di tre, Alessandra Montrucchio narra il fuoco dell'amore, il vento delle favole, l'alcol nelle vene. Tre volte il numero perfetto per parlare di ciò che è imperfetto. Della magia e del disincanto di essere vivi. -
Musei. Trasformazioni di un'istituzione dall'età moderna al contemporaneo
Il testo traccia l'evoluzione del museo dalla metà del Settecento a oggi. Dal ruolo del museologo, al cambiamento della definizione di museo, il concetto di pubblica utilità, la specificità dei musei americani e di quelli italiani, come esempi di due diverse concezioni e strategie, fino alle differenti opzioni odierne che spaziano dalla spettacolarità allo stretto rapporto del museo con la comunità locale, dalla concezione del museo come strumento di marketing territoriale alla conferma del suo ruolo ""sacrale"""". Una serie di schede illustra sinteticamente casi esemplari di musei, differenti per tipologie e identità, al fine di fornire strumenti di lavoro e approfondimento."" -
La pena di morte nel mondo. Rapporto 2006
Il consueto rapporto annuale dell'Associazione Nessuno tocchi Caino, evidenzia come l'evoluzione positiva verso l'abolizione della pena di morte in atto nel mondo da almeno dieci anni, si è confermata anche nel 2005 e nei primi sei mesi del 2006. I paesi o i territori che hanno deciso di abolirla sono oggi 142. Di questi, 89 sono totalmente abolizionisti; 10 sono abolizionisti per crimini ordinari; 1 (la Russia) è impegnato ad abolirla in quanto membro del Consiglio d'Europa; 5 attuano una moratoria delle esecuzioni; 37 sono abolizionisti di fatto, non avendo eseguito sentenze capitali da oltre dieci anni. I paesi in cui si applica la pena di morte sono 54, a fronte dei 60 del 2004, dei 61 del 2003 e dei 64 del 2002. Di conseguenza è diminuito il numero delle esecuzioni. Nel 2005 sono state almeno 5494, a fronte delle almeno 5530 del 2004. Ancora una volta, l'Asia si conferma essere il continente dove si pratica la quasi totalità della pena di morte nel mondo. Se contiamo che in Cina vi sono state almeno 5000 esecuzioni, il dato complessivo del 2005 corrisponde a circa 5413. Le Americhe sarebbero un continente praticamente libero dalla pena di morte, se non fosse per le 60 persone giustiziate negli Stati Uniti. In Africa la pena di morte è caduta ormai in disuso: nel 2005 è stata eseguita in soli quattro paesi - Uganda (8), Libia (6), Sudan (4) e Somalia (1) - dove sono state registrate almeno 19 esecuzioni. In Europa una sola macchia: la Bielorussia che nel 2005 ha effettuato almeno 2 esecuzioni. -
Prigionieri della memoria
Quindici anni dopo la fine della guerra due giovani, che nel settembre del '44 sono stati protagonisti su fronti opposti di una rappresaglia, si incontrano. Il destino vuole che si debbano parlare, dire tutto, chiarire ogni cosa, chiudere i conti. Inizia così un viaggio nella memoria di una guerra che ha spinto molti ragazzi a combattere l'uno contro l'altro, un cammino a ritroso per riscoprire le motivazioni profonde e i sentimenti laceranti che sono stati alla base di quelle scelte. Ne emerge un'Italia divisa e ferita, ma anche un'idea forte che suggerisce come la riconciliazione con questo passato possa avvenire solo se offerta dalle vittime ai loro aguzzini. -
La scozzese
In un interno pseudo-inglese - ma molto veneziano - il locandiere Fabrizio accoglie e protegge una bella sconosciuta accompagnata da una servetta maliziosa e fedele; intorno a lei intrighi, maldicenze e un amore reso impossibile da una cupa faida familiare. Goldoni riscrive così la patetica storia della Lindane voltairiana, vittima di un malvagio gazzettiere (in cui è ben riconoscibile il temibile nemico dei philosophes Élie-Catherine Fréron), che aveva entusiasmato le platee francesi e fatto scandalo. Il testo varca le Alpi e suscita in Italia una gara di riprese da parte di Giacomo Casanova, Gasparo Gozzi e Pietro Chiari. Carlo arriva per ultimo, nell'autunno del 1761, ma la sua sorniona riscrittura (che affetta all'inizio di non conoscere neanche l'identità dell'autore) sbanca il botteghino con un successo che resterà costante per decenni. Nella stagione delle Villeggiature, e alla vigilia della sua partenza per Parigi, egli si accosta abilmente a un componimento celebre di un grande intellettuale d'oltralpe, che è anche un suo sponsor prestigioso, in un'emulazione audace e dissimulata. La sua riscrittura, su misura per gli spettatori italiani, elimina gli spunti satirici troppo aspri, valorizza le risorse degli attori che ha a disposizione al San Luca, razionalizza la storia entro i parametri etici e teatrali della commedia riformata. -
Londra tra memoria letteraria e modernità. Dal Seicento ai nostri giorni
Città dai mille volti, indefinita, informe, caratterizzata da uno sviluppo caotico e inarrestabile, Londra si è a lungo mostrata restia a qualsiasi pianificazione urbanistica e riluttante a farsi chiudere entro i limiti di una definizione o di una formula. Titolare del ruolo di ""capitale del mondo"""" per intere generazioni, è stata almeno fino alla fine dell'Ottocento metafora del moderno ed esempio di transizione dalla città tradizionale alla metropoli. Il volume concentra l'indagine su un campo prettamente letterario e mostra come Londra, nella sua estensione multiforme, nella sua complessa natura di labirinto urbano e di centro del potere politico ed economico, sia stata spesso oggetto dell'attenzione di scrittori e artisti di ogni parte del mondo, tanto da apparire, secondo le parole di Carlo Pagetti, """"una costruzione fatta tanto di solida pietra quanto di processi immaginativi"""". L'ampio arco di tempo prescelto, che va dalla tarda età elisabettiana alla metropoli globale e post-coloniale, consente di cogliere non soltanto i temi ricorrenti, ma gli elementi di contraddizione profonda che ne caratterizzano la percezione e hanno contribuito a creare il """"mito"""" della moderna metropoli."" -
Lo sviluppo economico moderno. Dalla rivoluzione industriale alla crisi energetica
Con questo volume si vogliono collocare le grandi trasformazioni economiche e sociali, dalla rivoluzione industriale inglese del Settecento ai nostri anni Settanta, in una nuova prospettiva storica. Vengono illustrate le varie tematiche: progresso, crescita, tecnologia, mercati e commerci, agricoltura e industrilizzazione, monete, banche, sistemi finanziari, imprese, lavoro e temi nuovi come energia, sviluppo, ambiente. Un nuovo modo di interpretare la storia economica attraverso l'approccio metodologico (più problemi che fatti economici), il quadro concettuale, l'analisi delle questioni più rilevanti senza arbitrarie periodizzazioni generali. -
Il mio metodo. Scritti e interviste
"Mi affascina tutto. Sono curioso di tutto. Non mi innamoro di nulla. Detesto raffinarmi. Sono libero di fare quello che voglio. Non ho ispirazione, che trovo una cosa bestiale. Resto lucidamente critico... Credo nella tenerezza. La società oggi è inutilmente crudele."""" Una racolta di scritti sul lavoro di Rossellini e di interviste poco note ma significative, rilasciate durante tutta la sua lunga carriera." -
Il mio Wagner
"Il pensiero procede, associa, passa da un livello a un altro e tutti li trascina con la sua forza di gravità"""" diceva Giuseppe Sinopoli parlando della musica di Wagner. Nelle interpretazioni del maestro veneziano il prediletto compositore tedesco è agli antipodi di ogni visione eroica, titanista; appare invece come il più lucido narratore di un mondo europeo che sta iniziando a perdere la speranza e l'utopia, """"senza le quali non si può vivere"""". Ma Wagner è anche l'anticipatore di Freud, l'indagatore dell'inconscio, l'artista che non rimuove. Un grande mitografo, riprendendo in questo l'indicazione di Thomas Mann. E come metterlo in scena, come rappresentare senza tradire la complessità della sua musica? Giuseppe Sinopoli, nato a Venezia nel 1946, cominciò a interessarsi di musica all'età di 12 anni. Debuttò in qualità di direttore d'orchestra con la Deutsche Oper di Berlino, dirigendovi il Machbeth di Verdi nel 1980. Nel 1983 successe a Riccardo Muti nella direzione della New Philarmonia di Londra. Il suo debutto a La Scala risale al 1994, anno in cui vi diresse l'Elektra di Richard Strauss. Dal 1990 era il principale direttore della Deutsche Oper di Berlino e, dal 1992, della Staatskappelle di Dresda." -
Storia di Argo
Una donna ricorda, attraverso i suoi occhi di bambina, le drammatiche esperienze della popolazione italiana dell'Istria durante e dopo la Seconda guerra mondiale. I bombardamenti, l'occupazione tedesca, l'arrivo degli slavi, l'esodo. A simboleggiare il trauma dell'esilio forzato, lo straziante momento della separazione dal cane York, cui la legava un affetto profondo, abbandonato la notte della fuga. York che come Argo, il cane di Ulisse, ha continuato ad aspettare invano il suo ritorno fino alla morte. Il testo è accompagnato da una nota di Claudio Magris. -
Paura d'amare
Due persone, una donna e un uomo, si incontrano un'estate in un'isola croata. Lei ha 73 anni, è appena uscita da una pesante depressione che l'ha costretta per mesi dentro la sua casa romana. Che cosa è successo alla sua vita? Qualcosa è accaduto. Un evento sconvolgente che risale alla sua infanzia e che lei ha rimosso. Lui ha 56 anni, è israeliano e vive a New York. Anche lui si porta dentro un doloroso trauma che gli ha sconvolto la vita. Accade che queste due persone immediatamente si intendano e partano per un viaggio inaspettato e cruciale dentro se stessi che attraversando territori segreti e ricordi dismessi, ridisegnerà per sempre la mappa dei loro passi futuri. I dialoghi registrati e trascritti, come una lunga seduta psicanalitica, arriveranno a svelare, alla fine, un segreto completamente dimenticato. L'incontro si sviluppa come in un gioco di specchi che rivela i vuoti affettivi all'origine delle loro reciproche ferite. Sarà un'inchiesta senza pudori, un'indagine condotta con generosa sincerità senza finte timidezze, con il desiderio di entrare là dove fino a quel momento non avevano mai osato. -
Giocondo
Nel solco della tradizione degli Annali, Emilio Giannelli ogni anno immortala alla sua maniera le vicende più significative del nostro mondo politico. ""Giocondo"""" ci offre la panoramica del 2006 riproponendo le più belle vignette satiriche apparse in prima pagina del """"Corriere della Sera""""."" -
Cristallo di rocca
La notte di Natale, in alta montagna, due bambini, fratello e sorella, si smarriscono e poi si salvano, perdono l'orientamento e attraversano un regno misterioso di neve, pietra e ghiaccio. La lunga notte trascorsa in una grotta è carica di insidie, di seduzioni e di mistero, ma al tempo stesso è trepidante attesa del giorno nuovo, speranza di salvezza, fuga dal pericolo e dall'ignoto. Stifter racconta una storia sottile e complessa, carica di sensi che vanno oltre l'orizzonte salvifico del prodigioso finale e lasciano intravedere nell'esperienza dei fanciulli smarriti la realtà della condizione umana. Il fascino di ""Cristallo di rocca"""" - originariamente intitolato """"La notte santa"""" - sta proprio nella felice ambiguità tra rappresentazione realistica e rappresentazione simbolica, tra vicende e spazi verosimili e il tempo mitico della sua cornice favolistica. Sta anche in una particolare qualità di scrittura e di affabulazione che fonde e media forme della tradizione orale e il grande stile della letteratura classica.""