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I primi anni di Papa Francesco e non solo. Raccontati su «Corrispondenza Romana» 2012-2018
I primi anni del pontificato di papa Francesco hanno sorpreso e spesso sconcertato molti osservatori, vaticanisti, intellettuali e credenti. Il malcontento, sia clericale che laicale, è forte e assume caratteri diversi a seconda dei contesti, più o meno progressisti, più o meno conservatori, più o meno tradizionali, ma permangono caratteri comuni: la critica, la denuncia, la polemica, talvolta equilibrate e talaltra esacerbate, talvolta gridate e talaltra caritatevoli. Il tutto potrebbe essere riassunto in questi termini: le anime non hanno pace pensando alla Chiesa contemporanea. Questo libro si propone come un diario di bordo dei nostri tempi, dove i fenomeni che si sono verificati in questi anni bergogliani risultano essere logica conseguenza di ciò che era stato precedentemente preparato, predisposto e sviluppato. -
La spiaggia e la sabbiera. Cronache di Cina e Chiesa cattolica
"La spiaggia e la sabbiera"""" è la raccolta dei """"Dispacci dalla Cina"""" apparsi nel fortunato blog Stilum Curiae di Marco Tosatti, culminati con l'accordo provvisorio del 22 settembre 2018. Chi leggerà questo libro non solo seguirà l'evolversi della situazione e degli eventi recenti, ma sarà anche in grado di capire qualcosa in più su questo paese e sulla sua cultura." -
Ho giocato tre numeri al lotto
Aurora, nata della Camera, poi van Houten grazie alle seconde nozze con Pieter van Houten, in arte Peter van Wood, non ha vissuto una sola vita. Pupilla d'una famiglia aristocratica, con un padre fervido seguace del Duce e podestà. Studentessa in Legge dell'università partenopea '""Federico II"""" popolata, per il resto, solo da maschi. Ladra - sì, ladra - in viaggio di nozze, complice del suo giovane sposo, animatrice tra wagon lit e casinò di un copione che Alfred Hitchcock avrebbe volentieri portato sullo schermo. Organizzatrice per la Rai delle prime selezioni per il festival di Sanremo, quindi arbitra della colonna sonora che accompagnava per dodici mesi l'Italia canterina. Chef di razza. Disegnatrice, per Tiffany e Van Cleef, di gioielli finiti alle dita e al collo di principesse monegasche e di mogli di sceicchi sauditi. Donna dai costumi - anche sessuali - che anticipavano un paio di generazioni. È Aurora stessa, in queste pagine, a parlare di sé come d'una Moll Flanders..."" -
«È una scimmia pazza la mente». L'universo poetico di Daniele Giancane
In questo libro il critico e poeta Marco Ignazio de Santis ripercorre l'itinerario poetico di Daniele Giancane dal barricadiero e apocalittico vaticinio nel brulichìo delle metropoli (Vedere e non vedere, 1969; Il monologo ininterrotto, 1975; Profezia n. 1, 1976) alla limpida meditazione lirica (Sulla collina, 1980), dalla riscrittura di testi folklorici (Il tempo rimasto, 1982; I santi in versi, 1990; Amore che arde in petto più del fuoco, 1998) al florilegio e al progetto palingenetico a substrato sociale e religioso (Io e la scimmia pazza, 1984; Marcia di utopia, 1987), dal dialogo fraterno e rievocativo (Il resto del falò, 1990; Nel giardino del cuore, 1992; Un quarto di secolo, 1995) alla trilogia filosofica sulla discesa nell'interiorità (Storie dell'uomo interiore, 2000; Diario dell'anima e un poema infernale, 2003; La vita inconoscibile, 2006), dalla poetica dello scavo noumènico e dello stupore trascendente (21 poesie metafisiche, 2009) al prismatico itinerario sociale, silvano e fotòpico (Specchio a tre facce, 2012), dalle fibrillazioni cardiache reali e spirituali (Le aritmie del cuore, 2013) a uno sguardo curioso sulla testuggine del suo giardino (I canti della tartaruga, 2016), per giungere al consuntivo sul binomio vita-poesia di un appassionante cinquantennio italiano (Anima vagabonda, 2018). -
Giorgio La Pira. Operatore di pace, profeta di speranza e di un nuovo umanesimo
Il saggio è una ricostruzione biografica e storiografica della figura di Giorgio La Pira a quarant'anni dalla sua morte e a pochi mesi dal decreto papale che ne riconosce la venerabilità. Ma soprattutto vuole essere momento di riflessione e di identificazione interiore per capire il senso della vita con e senza i valori della testimonianza cristiana, sulla base dell'esperienza di vita e dell'insegnamento della storia lapiriana. Dinanzi al rischio incombente della guerra nucleare, allora come oggi, egli fu apostolo di Cristo con un compito preciso: scuotere le coscienze dei potenti della Terra, persuadendoli a sedersi intorno ad un tavolo nella ""seconda Gerusalemme"""" (come La Pira chiamava Firenze) per firmare i patti della pace e della fratellanza universale. L'Autore ritiene essenziali l'azione politico-sociale e il pensiero di La Pira, dei quali fu testimone diretto, perché più attuali oggi che nel passato. Il pensiero e l'azione sociale di La Pira erano costruiti per l'uomo, per la pace, per la tolleranza e la verità, contro guerra e povertà. Fino a quando esisteranno tali valori il pensiero lapiriano si rivelerà di fondamentale importanza per la nostra mente e coscienza."" -
Carlo Levi. Viaggio nella simbologia del mondo contadino e palingenesi sociale
Il pensiero e l'opera poliedrica di Carlo Levi sono stati sottovalutati, con qualche eccezione di rilievo, dalla critica italiana di vario orientamento, a partire dal suo capolavoro, Cristo si è fermato a Eboli. Sono state adoperate definizioni riduttive o, addirittura, demolitorie: «passatismo», «magismo», «bifrontismo ideologico», «ambiguità», «ambivalenza», «misteriosofia», «dilettantismo». L'autore del presente volume si propone di ripercorrere le tappe fondamentali del viaggio compiuto (Lucania, Sicilia, Unione Sovietica, Sardegna) da Levi nel mondo contadino e nei suoi simboli, per dimostrare come lo scrittore e pittore piemontese non sia rimasto per nulla prigioniero nel «giardino zoologico dei miti collettivi», ma, al contrario, sia pervenuto ad una visione «progressiva» del mito, proiettandolo verso il presente e il futuro e trasformandolo in uno strumento di cambiamento radicale della società e di rinnovamento culturale, che ha investito sia l'universo contadino inteso in senso stretto, sia la civiltà umana nel suo complesso. -
Tutti i dialoghi
Contro le seduzioni della stampa rivoluzionaria, sempre più diffusa, il Conte Monaldo Leopardi (1776-1847) ritenne necessario stimolare gli ""scritti sani"""", che con la medesima determinazione degli avversari riconducano «le idee degli uomini sulle strade del raziocinio» e ristabiliscano «l'edifizio sociale sui fondamenti della religione, della giustizia e della verità». E quale migliore forma, per diffondere le """"buone idee"""", di quella di agili dialoghi che spiegano anche al pubblico più semplice i principi basilari di morale e politica? Così, per commentare i movimenti rivoluzionari del 1830 e 1831 (in primo luogo con le sedicenti """"gloriose giornate"""" che in Francia portarono all'abdicazione di Carlo X e all'instaurazione del regime liberale di Luigi Filippo), Monaldo Leopardi pubblicò non un infuocato pamphlet o un ponderoso saggio politologico destinato a pochi scelti lettori, bensì alcuni Dialoghetti che potevano raggiungere un pubblico vastissimo. Il successo fu immediato: moltissime le edizioni che si susseguirono - a volte anche all'insaputa dell'Autore - e che spinsero il Conte Leopardi a continuare sulla via intrapresa e a scrivere altri dialoghi, finalmente qui raccolti in un unico volume. Tutti i dialoghi: Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831; La città della filosofia; Una donna filosofa e una donna cristiana; Predica sui novissimi al popolo liberale da don Muso Duro, curato del Paese della Verità e nella Contrada della Poca Pazienza; Vado a farmi volontario del Papa; Un'oretta di conversazione tra sei illustre matrone della buona antichità; I due patriarchi. Il Signor di Voltaire ed il Signor Lafayette; Un assassino ed un filosofo liberale: Dialogo fra un filosofo e un porco; Catechismo filosofico."" -
La guerra di Lia
Buja, 1940-1945. È il racconto di Lia, figlia sedicenne di Bartolo e Tina. La collina del Belvedere è il punto privilegiato delle sue riflessioni, nell'intrico di cespugli e nel fitto degli alberi - testimoni privilegiati dei passaggi notturni - e nelle sue visioni del Nord, dove le montagne sono le fortezze della Resistenza. Dell'arrivo della guerra non ci si accorge subito. È un lento srotolarsi di cambiamenti in peggio, con la miseria che sale e abbruttisce musi e animi. La campagna inaridita fatica a restituire frutti in cambio di sudore e il paese sembra sprofondare in un silenzio vischioso, cupo, dove poche voci impartiscono ordini in una lingua straniera. Bartolo non sa cosa pensare, di chi fidarsi. Difendere la famiglia e la terra è il suo primo pensiero, eppure comprende che sotto quel vuoto di parole c'è qualcosa che brulica. Dapprima incerte, le sue domande lo aiutano a raccapezzarsi su quello che gli sta accadendo intorno: è uno scenario inquietante, nel quale Buja è solo uno dei tanti luoghi attraversati da cavalli cosacchi e dai loro carriaggi. -
Giano Accame. Nella storia e nella cultura del Novecento
«Nato a Stoccarda nel 1928 da madre tedesca e padre italiano, il 25 aprile 1945, all'età di diciassette anni non ancora compiuti, Giano Accame si arruolò volontario nella Marina della RSI. Ma la sera di quel giorno fatale fu catturato dai partigiani. Per sua fortuna, la formazione che lo aveva imprigionato non era formata soltanto da comunisti. Così, riuscì a salvare la pelle. Aderì, fin dalla sua fondazione, al MSI per poi lasciarlo nel 1956, stanco delle polemiche interne, e preferendo impegnarsi nel giornalismo, sua grande passione. Divenuto presto una delle più seguite firme de ""Il Borghese"""" e di varie altre testate, gli fu affidata la direzione del """"Secolo d'Italia"""" dal 1988 al 1990. Chiamato a dirigere """"Nuova Repubblica"""", il settimanale fondato da Randolfo Pacciardi, divenne segretario nazionale dell'Unione Democratica per la Nuova Repubblica. Suoi punti fermi: portare avanti gli ideali di patria e giustizia sociale; perseguire la pacificazione. Questo libro è un omaggio postumo a un grande italiano che predicò la comprensione quando, per fare carriera politica, era richiesto l'odio: dagli anni giovanili a Genova, agli anni della maturità a Roma. Una figura da riscoprire in questo periodo di incertezze.»"" -
Dal buon umore all'umorismo
Alcuni aggettivi per qualificare i tipi di umorismo ""letterario"""" presenti in questo libro di Fernando Cipriani, scritto all'insegna del buon umore. Umorismo esaltante riguardo alla figura della donna ispiratrice del poeta (Baudelaire e Saba), crudelmente spietato, fino a toccare il macabro, talora anche divertente (Villiers e Mirbeau), sorridente nella difesa dei diritti dell'animale (Mirbeau, Saba, Durrel e Primo Levi). Umorismo graffiante e ricco di trovate ingegnose, talora esilarante, perfino insolente (Buzzati), tecnologicamente puntuale e puntiglioso sui miti moderni (De Crescenzo, Barthes), religiosamente innocuo e tendente al rimprovero affettuoso (papa Francesco), poetico prima, rivoluzionario e antipoetico poi (Rimbaud). Umorismo quale espressione radicata nelle convinzioni della propria terra e nei diritti dell'infanzia-adolescenza (Vittorini, Erri De Luca, Del Giudice), scherzoso, irriverente e indisciplinato come gli enfants terribiles (Radiguet, Cocteau, Pennac, Ferrara), stravagante e ricco di varianti linguistiche quali versioni di un fatto quotidiano (Queneau), umorismo """"a dritto e a rovescio"""", accattivante fino alla follia (Bourdaut). Questo libro è consigliato agli studenti e insegnanti ma anche a chi vuole conoscere attraverso la lettura degli umoristi la distensione, il buon umore e approfondire le tante opere citate: poesie, racconti, romanzi, saggi divulgativi e scientifici."" -
Lettura del «Cimetière marin»
Il commento di Gustave Cohen al Cimetière marin, qui proposto per la prima volta in italiano, è una pietra miliare nella bibliografia su Paul Valéry, un testo che ha fatto epoca e che, pur risalendo al 1933, rimane un classico. Lo studioso analizza diligentemente, strofa per strofa, le 24 sestine di decasillabi che compongono il capolavoro del poeta francese, cercando di scoprire vaghe parentele fra il suo pensiero e i sistemi di Lucrezio, Leonardo o Bergson. Nato come corso universitario alla Sorbona e spiegato davanti a un uditorio in cui figurava, non a caso, lo stesso Valéry, fu pubblicato in volume con la lunga prefazione del poeta, Au sujet du ""Cimetière marin"""", che è una sorta di «racconto ideale» sulle origini dei suoi versi e in cui c'è anche un atto di riconoscenza verso il critico che aveva inteso ed esposto compiutamente le intenzioni e le espressioni di un poema ritenuto «oscuro». Cohen ripercorre l'interno strutturarsi di questa composizione elaborata scoprendovi un'architettura segreta, ripartita in quattro parti di vario tono emotivo e tematico. Tre «voci» vanno a comporre il respiro del poema: il «protagonista», che è il «Non-Essere» simboleggiato dal sole a picco, il «deuteragonista», ovvero la «coscienza del poeta» che si abbandona all'estasi, e il «tritagonista», l'autore stesso, che è insieme «attore» e «spettatore» del dramma metafisico che contempla. Alle analisi sul fondo concettuale del Cimetière marin, di cui sono messi in luce i nuclei tematici, si alternano quelle sul piano stilistico-espressivo. Cohen mette a fuoco lo specifico poetico di Valéry e riepiloga alcune particolarità o anche arditezze della sua originale tecnica di versificazione, passando in rassegna neologismi, arcaismi, latinismi, ellenismi e molto altro, così da rendere più agevole la comprensione globale del testo."" -
L'ancella di Marx
Il clima della fase che viviamo sembra avere perduto il senso della differenza invalicabile tra teoria e interpretazione. Una equivalenza che non rende il senso di un irriducibile conflitto. La cesura irreversibile tra interpretazione e teoria è del 1845, nella tesi XI di Karl Marx su Feuerbach. Il problema è che riprendere il discorso come se la tesi di Marx non fosse mai stata scritta è segnale di incapacità di collocarsi su uno spazio di teoria. Alla durezza di questo problema si sono mostrati inadeguati i tentativi di immaginarlo. La filosofia dopo la tesi XI di Marx su Feuerbach deve muoversi nel ristretto ambito di ancillarità. L'ancilla è serva, il suo ambito è quello del conflitto tra ciò che è e ciò che si ordina di raccontare. -
Note di viaggio e pagine sparse. Vol. 7: L' intento di Adriano Olivetti. Riforme predicate e riforme attuate
Adriano Olivetti resta, nel panorama socio-politco e culturale italiano, un illustre sconosciuto. Forse bisognerebbe dire misconosciuto, almeno nel senso che di lui si è parlato e si parla spesso, ma senza riuscire a individuarne l'intento profondo. Si possono invocare, legittimamente, delle attenuanti. La personalità è indubbiamente complessa: ingegnere che va al di là del calcolo numerico; industriale che vede nell'industria una risorsa per la comunità extra-aziendale; un capitalista che non crede e trascende il capitalismo; un riformista, certamente, ma quali riforme? Siamo alle soglie dell'intento vero, profondo: riforme che non si limitino a cambiare gli statuti giuridici, ma giungano a trasformare il vissuto quotidiano. -
Essenza della poesia
Questo dittico hölderliniano sull'«essenza della poesia», che comprende Fondamento dell'Empedocle e Sul procedimento dello spirito poetico, fu liberamente tradotto da Rosario Assunto nel 1948 e viene qui riproposto nella versione aggiornata di Gianluca Valle, autore di un utile Poscritto, per il suo valore storico-documentario. Fu l'estetologo italiano, infatti, a far conoscere l'attività teorica del poeta tedesco prima che i due scritti divenissero oggetto di un'attenzione specifica da parte di critici letterari e filosofi. La strada su cui s'incammina Assunto è diversa da quella di Heidegger. Se il secondo vuole uscire dai confini dell'estetica perché la considera interna agli orizzonti della metafisica, il primo integra l'analisi degli scritti teorici con quelli poetici, soffermandosi sui processi di creazione e di ricezione dell'opera d'arte. Assunto ri-colloca giustamente l'opera hölderliniana all'interno della temperie culturale del Romanticismo e dell'Idealismo tedeschi. Lo scopo dell'arte, secondo Hölderlin, consiste nel «rendere presente l'infinito», una cosa possibile solo se l'opera è una «forma vivente», un «punto fermo» da cui irradiano alternanze armoniche e opposizioni risonanti. La tesi che si ricava da questa interessante operazione editoriale si può così riassumere: la poesia fornisce un accesso privilegiato alla verità perché procede in modo diverso dalle filosofie dell'intelletto o della ragione. Si tratta di pagine illuminanti, pur nella loro tortuosità, dove la questione che assilla Hölderlin è quella dell'«oggettività» del linguaggio in generale e di quello poetico in particolare. La sua lezione, nella misura in cui richiede l'oggettività della poesia, risulta preziosa in quanto avverte che tale oggettività non è quella degli oggetti empirici ma è quella che si rivela, assai più alta, nel linguaggio, dove si saldano esteriorità e interiorità. La poesia è fondazione di un valore ontologico e non meramente fenomenico. -
La mutazione. Paesaggio, società, cultura. Com'è cambiata l'identità italiana
Un viaggio in Italia attraverso la descrizione dei grandi cambiamenti subiti dal suo patrimonio più prezioso, rappresentato dal paesaggio e dalla cultura, in cui sono racchiuse la memoria e la creatività della nazione per cercare di comprendere le metamorfosi ambientali e sociali che hanno trasformato l'immagine e l'imprinting del nostro paese. Un saggio-pamphlet che attraverso un percorso in dieci tappe ci mostra come il consumo irresponsabile del suolo, l'espansione incontrollata delle città, la cementificazione dei litorali, l'inquinamento, lo spopolamento delle montagne e l'avvento di un turismo fuori controllo abbiano causato una vera e propria mutazione antropologica. Salvare quello che è rimasto del paesaggio e dei luoghi abitati deve quindi diventare la priorità sia a livello nazionale sia regionale e locale per tutelare gli ecosistemi e fermare la ""disneylandizzazione"""" che svuota i centri storici e cancella le identità formatesi nei secoli. Solo con una profonda trasformazione a livello culturale, economico, politico e legislativo si può modificare l'attuale modello di sviluppo e abbandonare un itinerario non più percorribile e senza futuro."" -
Pacentro e i longobardi in Abruzzo. Alle origini della Corsa degli Zingari
Partendo da uno studio presentato all'VIII Congresso di Archeologia Medievale (Matera 2018), il volume propone una ricostruzione dell'assetto tardoantico dell'intera Valle Peligna. A fine VI secolo uno stanziamento nella zona dei Longobardi invasori era stato posto a Pacentro, a difesa degli itinerari che conducevano a Benevento, sede del nuovo omonimo ducato longobardo. Le vicende sono documentate da un'ampia rassegna di testimonianze archeologiche, topografiche e toponomastiche a cui si legano i due luoghi di culto di S. Angelo dei Placunti e S. Angelo in Vetuli. Ricollegando le loro vicende ad altri singolari riti dei Longobardi del sud - l'albero sacro abbattuto da S. Barbato a Benevento, la tradizione agiografica di S. Panfilo, la persistenza nell'Abruzzo medievale delle tradizioni dell'albero sacro e dell'omaggio con fuochi all'antica divinità germanica della luce - l'autore giunge a riconoscere nella plurisecolare tradizione della Corsa degli Zingari la persistenza di un antichissimo rito di passaggio degli adolescenti risalente alle cruciali vicende altomedievali di questo territorio. -
I problema politico dei cattolici tra Italia e Germania
Una politica di cattolici è una politica cattolica? Una res publica di cattolici è una res publica cattolica? In cosa consiste la differenza logica e pratica tra le rispettive alternative? Avendo presenti le ragioni di questa distinzione, il testo considera il problema politico per i cattolici tra Italia e Germania, come si è presentato negli ultimi due secoli, e particolarmente nel corso del Novecento. L'analisi percorre la vicenda storica con una concentrazione filosofica. Vengono focalizzati gli snodi e indagate le risposte. Ne emergono le discussioni e le biforcazioni, ma soprattutto le premesse basilari e le implicazioni conseguenti: dalle iniziative sociali alle prospettive elettorali, dall'intransigentismo al democratismo cristiano, e, particolarmente per la Germania, dall'associazionismo diffuso alla nascita del Zentrum, dall'adesione alla Repubblica weimariana all'impostazione postbellica. In una essenziale visione d'insieme, si profilano valutazioni assiologiche e istanze prudenziali, ma anche aporie intellettuali e illusioni operative. Nessuna trascurabile, per pensare fino in fondo. -
La destra e la strategia della tensione
Questo libro si propone di riunire in unico testo tutti i tentativi di colpo di Stato ufficialmente conosciuti in Italia. Lungi dal trattarsi di una mera operazione storico-archeologica, l'intento è piuttosto quello di ripercorrere i sentieri che hanno portato tanti giovani, della destra ufficiale e non, nella costellazione delle più disparate realtà ideologiche radicali. L'ipotesi del libro è che tale radicalizzazione sia l'esito di tentativi di reazione e di rivolta, anche molto differenti nelle forme e nei modi, provocati a loro volta da uno sforzo generalizzato nel panorama politico italiano di soffocare la voce della destra radicale. Le questioni che si pongono diventano, allora, due: da una parte ripristinare il progetto originario d'instaurare un nuovo tipo di civiltà, con il realizzare un nuovo costume di vita e il favorire l'affermarsi di una nuova Weltanschauung sull'uomo e sulla società. Dall'altra, indagare i rapporti che intercorrono tra quest'intento iniziale e il caleidoscopio di realtà che, senz'avere su di esse uno sguardo normativo e giudicante, l'Autore prende in considerazione. Obiettivo finale del libro risulta una disamina che permetta al lettore di discriminare esperienze e realtà qualitativamente costruttive da quelle che, contro ogni vanto, in effetti non lo sono. -
Della cultura, della vita e di altre fatiche. Scritti inediti
Il volume raccoglie gli scritti inediti di Maria Teresa Colangelo offrendo un completamento del suo profilo di intellettuale dalla rara sensibilità. Si tratta di poesie, racconti, episodi storici e drammi, che la scrittrice aveva lasciato a tre delle sue amiche: forse un vago presentimento o il desiderio di comunicare ancora ad altri il frutto del suo studio e anche della sua immaginazione. Dopo il successo riportato per la rappresentazione del testo teatrale ""Margherita d'Austria"""", replicato nelle tre città abruzzesi (L'Aquila, Penne, Ortona) dove Margherita aveva governato, la Colangelo compose altri drammi teatrali presenti in questo volume. Altro punto focale della raccolta è """"Jacob nella notte"""", dramma ispirato alla figura storica di Ettore Carafa. Per questo lavoro Maria Teresa sperimentò una scrittura particolare usando anche l'antico dialetto napoletano. Inoltre, la sua attenzione al Settecento e alla storia in genere si evidenzia nello scritto dedicato alla """"Fortezza di Pescara"""" e in un'altra delicata pagina su un antico presepio conservato in una chiesa di Chieti. Nei racconti si rileva un riferimento all'incanto della natura, che l'autrice viveva con intensità. Il lettore accorto certamente incontrerà motivazioni varie per appagare il suo interesse e anche per estendere le sue conoscenze nel campo sconfinato del """"sapere""""."" -
Sardegna ispanica
"Sardegna ispanica"""" presenta una trattazione della cultura e delle istituzioni della Sardegna tra XIV e XVIII secolo. Ne emerge un quadro articolato, dove trovano posto espressioni letterarie e dottrine politiche, ricostruzioni storiografiche e prospettive teologiche. Lungo il percorso che va dalle origini aragonesi all'età di Carlo II, una cura particolare è dedicata allo studio del pensiero giuridico e all'analisi dell'impianto istituzionale, in ispecie dei Parlamenti. Di questi viene tematizzato il carattere rappresentativo, quale segno di libertà e via di autonomia, nel contesto di una federazione di regni retta da una comune dinastia. In pagine di puntuale documentazione, viene enucleata la specificità di una civiltà distinta per la sua peculiarità e al contempo protesa in una dimensione di universalità. Di essa sono, via via, considerati lo sfondo, i tornanti e le vette. In questo quadro, l'ispanità, di cui sono testimonianza autori, temi e ideali, connota la traiettoria del Regno di Sardegna, non come esito della meccanica del dominio, ma al modo della vitalità della partecipazione."