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Emmanuel Maignan e Francesco Borromini. Il progetto di una villa scientifca nella Roma barocca
Tra i progetti non realizzati di Francesco Borromini di particolare interesse è quello relativo a Villa Doria Pamphilj, concepita quale futura dimora del cardinale Camillo Pamphilj, nipote dell'allora Papa Innocenzo X. Il progetto borrominiano è accompagnato da un promemoria redatto da Emmanuel Maignan, Padre afferente all'Ordine dei Minimi, vissuto per alcuni anni presso il Convento di SS. Trinità dei Monti a Roma. Il manoscritto di Padre Maignan elenca una serie di meraviglie scientifiche concepite per adornare la villa e il parco circostante: tali giochi testimoniano il profondo interesse, in epoca barocca, per gli studi relativi all'ottica, alla gnomonica, alla pneumatica, all'acustica e al magnetismo. Il volume ipotizza una ricostruzione in ambito digitale della villa e dei giochi scientifici in essa contenuti, tenendo conto della poetica compositiva borrominiana e degli apporti matematici offerti da Emmanuel Maignan. Alla luce del clima filosofico e culturale che animò la produzione architettonica della Roma del XVII secolo, l'indagine toccherà a più riprese il pensiero di René Descartes, figura chiave nel contesto europeo di quegli anni, impegnato nella divulgazione di un nuovo metodo conoscitivo, dal quale emergono i profondi legami con la scienza della rappresentazione. -
Iuav Academics Abroad. Una «città analoga» per Venezia. Ediz. italiana e inglese
Iuav Academics Abroad è un network di Alumni Iuav che ricoprono posizioni accademiche all'estero. Una comunità che condivide radici, metodologie, esperienze e parole fondative come ponti interculturali che connettono Venezia al mondo. In questo volume si condensano visioni quotidiane e ritratti di città, letture istantanee filtrate con le lenti della comune formazione Iuav. Una ""città analoga"""" per Venezia è l'insieme di questi frammenti, uniti dal ruolo di Venezia come caleidoscopio sulla realtà contemporanea e della Università Iuav di Venezia come Scuola."" -
Il senso delle cose. Design, nutrimento e codici culturali
Il territorio, lo spazio della cucina, gli elettrodomestici, le stoviglie, le pietanze ed infine le ricette definiscono lo scenario dell'evoluzione socio-culturale e tecnologica di un popolo. Dalla società pre-industriale alla società ""liquida"""" si osservano i mutamenti dei diversi contesti di produzione e consumo degli alimenti: l'agro è ridefinito nella forma e nella gestione attraverso il principio di a-stagionalità e a-regionalità delle colture; lo spazio della cucina si espande nella zona del soggiorno e racconta l'evoluzione degli stili di vita, delineando anche i ruoli socialmente determinati in seno alla famiglia; gli oggetti raccontano i modi dello stare a tavola e del non stare a tavola per consumare i pasti; le pietanze e le ricette raccontano la dimensione tecnica della preparazione del cibo, condividendo tanto la dimensione estetica quanto la gestione delle informazioni. Se è vero che l'attività principale del Design è interpretare e dare risposta alle esigenze dell'individuo e della società, il nutrimento, nella duplice valenza materiale e figurativa, è il bisogno primario che offre una prospettiva socio-culturale al contesto preso in esame da questo volume. Una prospettiva alternativa alla cosiddetta """"gastromania"""" contemporanea, che coniuga punti di vista, strumenti e metodi della indagine scientifica, afferenti alle discipline del design, dell'architettura degli interni e della sociosemiotica, al fine di contribuire alla definizione del ruolo del design come interprete dei fenomeni sociali connessi al tema alimentare."" -
Un ritrovamento inatteso. Le Corbusier a Napoli 1962. Ediz, italiana e inglese. Ediz. bilingue
Questo libro è una guida ad un'arte del progetto che lavora con le armi di un'immaginazione plausibile. Spinti dal desiderio di raccontare una storia illustrata - talmente inventata da sembrare vera - abbiamo pensato di riproporre foto, disegni e testi per costruire le pagine di un taccuino di viaggio perduto, come fosse disegnato da Le Corbusier in un sognato ritorno nella città Partenopea prima della sua morte. L'intento è quello di esprimere un nuovo punto di vista sull'architettura attraverso l'oblio di tutto, ad esclusione di una città e di un maestro solo evocati. -
Lo spazio universale di Mies
«Noi non ammettiamo che la funzione determini il piano, concepiamo uno spazio che accolga tutte le funzioni», scrive Mies. Un'idea di spazio flessibile, non predeterminabile negli usi, uno spazio oggi diremmo evenemenziale, universale perché in grado di rappresentare valori condivisi e intellegibili. Tale spazio sciolto da ogni legame, absolutus, si traduce nelle Aule di Mies in un grande interno indiviso nel quale proporzioni e assetti costruttivi si rendono sinteticamente compresenti a manifestare il carattere, il tema e la ragione che lo hanno generato. -
Carmine Maringola, scenografo/attore. La scena recitante per Emma Dante
La scenografia è richiesta già in una fase preliminare creativa, ha il compito di restituire il suo apporto drammaturgico partecipando attivamente anche alla partitura dei movimenti [...]; nei nostri lavori non arriva alla prova generale, quando ormai è tardi per lavorare ad una sua integrazione [...]. Carmine Maringola. Carmine Maringola nella scena contemporanea è un esempio di contaminazione virtuosa tra le tre componenti che ne animano la ricerca: architetto, attore, scenografo. Alla formazione di architetto associa la vocazione di performer impegnato in una ""cellula napoletana"""" del Living Theatre, perseguendone la visione rivoluzionaria; un periodo post-laurea di residenza a New York costituisce la sua vera iniziazione artistica. Tornato in Italia, si trasferisce a Palermo ingaggiato in un teatro dove, nel tempo libero dalla """"professione"""" attorica, studia la """"macchina scenica"""", recuperando dall'esperienza pratica la manualità e l'artigianalità del teatro sette-ottocentesco, guidato dalla consapevolezza degli spazi, propria ad un architetto. Dall'incontro con Emma Dante si genera un lungo e resistente sodalizio di vita e lavoro che «[...] a partire dall'innesto partenopeo nel corpus geneticamente palermitano della Sud Costa Occidentale [...]» lo vede impegnato nella ricerca delle relazioni tra azione performativa e segni drammaturgico-scenici (A. Barsotti). Il testo ne delinea un ritratto, attraverso gli spettacoli a cui partecipa come attore - guidato dalla Dante con cui firma le scene - e le opere liriche di cui è artefice delle scenografie."" -
Dopo le crisi. 1973, 2001, 2008, 2020
Federica Doglio e Mirko Zardini dialogano di città, architettura, ambiente e istituzioni in una serie di conversazioni iniziate durante l'estate 2020. Un percorso che dalla crisi odierna risale fino agli anni Settanta, delineando quella che appare una lunga crisi climatico-ambientale, energetica, sanitaria, che riguarda anche le istituzioni, le professioni e lo stesso progetto moderno. L'ambiente, lo spazio pubblico, quello del dissenso, il controllo dei dati, l'università, il ruolo dell'architetto, sono alcune tra le questioni affrontate in questo libro-intervista. -
Fino all'illusione del luogo. Ritorno dal web
«Spesso ci illudiamo di essere in un luogo che in realtà non esiste... percepiamo la sua luce, i suoi colori, la sua essenza, ma noi non tocchiamo i suoi bordi, semplicemente li viviamo...! Non possiamo graffiare la sua superficie, le nostre mani non ne accarezzano le forme, eppure, noi esistiamo...! Allora mi chiedo quale sia l'Architettura giusta per un'Illusione, quale l'atteggiamento per poterla creare e percepire». «Oggi, le guerre economiche, impiegano il tempo di un ""fremito da dubbio"""" per cancellare un intero paese e inghiottirlo nei cavò delle banche di un altro, senza sparare un solo colpo di arma da fuoco, ma provocando danni ben più letali». La vera svolta sta proprio in questo: «E...) tutto ciò che avviene nello spazio dei numeri coesiste con ciò che avviene al suo esterno. Nessuna fine drammatica della nostra memoria, delle nostre abitudini, dello spazio che ospita il nostro vivere dell'Architettura appunto»."" -
Elementare & complesso. La città per isole. Grammatiche insediative per la città contemporanea
Studiando il lavoro sulle ""composizioni alla scala della città"""" che Antonello Russo ci propone attraverso le elaborazioni dei suoi studenti, appare subito evidente un pensiero sulla forma urbana. Si manifesta subito l'idea di costruire gli isolati residenziali come singole architetture, nuclei urbani concepiti come un'unica grande casa in cui gli spazi liberi fra gli edifici diventano luoghi del progetto. È in questi spazi che la città rivela il suo intento rappresentativo, che si rende riconoscibile, che diventa teatro della vita degli uomini. Il libro di Antonello Russo è testimone di un'idea di città in cui sono contenute le aspirazioni di una moderna cultura dell'abitare, un'idea di spazio dove poter ritrovare una nuova dimensione """"sociale"""". (Marco Mannino) Partendo dallo studio dei quartieri manifesto del razionalismo italiano e allargando lo sguardo all'intero territorio urbanizzato, [il volume] individua i primi """"isole identificabili come porzioni concluse dell'urbano"""" ed il secondo come """"un arcipelago di insediamenti di piccola scala"""", organismi al cui interno sono riconoscibili sia la forma urbana che li sottende, sia la grammatica insediativa che li compone. (Rita Simone)"" -
From Within. Between interior. Architecture and Design
What is the actual difference between architectural and interior design? To answer the question, this book looks into the actions of interior disciplines, to understand what they do, not only what they are. In doing so, it studies them through intersection, to identify the essential principles that characterise this kind of design. From typology to topology, from context to palimpsest, from space to place, the result is a story - particularly focused on the Italian tradition - of the ideas and projects that defined a particular design sensibility that knows no limits of context or scale. -
Materie dell'architettura
La semplicistica collocazione dell'architettura in una posizione intermedia tra scienza e arte trova in questo testo alcune riflessioni, critiche, ricerche iniziali intorno ai temi proposti da tredici tesi di laurea triennale in Scienze dell'Architettura nella Scuola di Cagliari. La risposta che si è provato a dare risiede nelle ""materie"""" stesse dell'architettura, quelle tangibili della sua costruzione, tecnica e materiale, ma anche quelle della sua percezione, dell'essere """"fatto osservato"""" e da cui """"osservare il mondo"""". Emerge un'ulteriore conferma nello studio e nel primo approccio al progetto di architettura: la materia principale è il """"luogo"""". Esso è qui interpretato come il lavoro costante di piccoli manufatti e trasformazioni quotidiane - architetture e paesaggi, autori e osservatori - figure e opticon, di necessità e utopie che solo questa disciplina """"intermedia"""", fin dai suoi studi, può restituire in senso immaginifico e operativo."" -
Spazializzare strategie. Il Masterplan del Politecnico di Torino 2016-2020. Ediz. italiana e inglese
Il Masterplan del Politecnico di Torino si configura come un processo di spazializzazione delle strategie, una costruzione permanente di scenari possibili che promuove lo sviluppo del processo attraverso il progetto e la morfologia. Perché non esiste strategia, senza visione spaziale. Il progetto di architettura può allora assumere una nuova e inedita valenza, affrancandosi da una dimensione puramente figurativa e assumendo una continua e determinante rilevanza tattica. -
Lo spazio dei Castiglioni
I memorabili allestimenti di Pier Giacomo e Achille Castiglioni mettono in scena tutta la potenza narrativa dello spazio e lo fanno con una rara capacità di sintesi. La narrazione è fondata sul rapporto sensoriale con l'osservatore ma, al tempo stesso, è paradigmatica nel definire gli statuti di un assunto spaziale serissimo e divertito. Non sono gli oggetti a parlare ma la dimensione spaziale in cui il visitatore viene proiettato, con gli strumenti semplici e potenti con cui lo spazio si fa maestro: misura, tempo, luce. -
La città storica un tempo era nuova. Cinque considerazioni
Questo libro origina dall'aspirazione a contribuire al formarsi di una lingua comune, capace di gettare ponti di comprensione tra i diversi attori preposti alla gestione del patrimonio. Perché l'insieme delle voci dei soggetti coinvolti non produca una cacofonia, bisognerà lavorare per costruire una lingua condivisa. Una lingua capace di esprimere posizioni generali, seppur differenziate per disciplina. Una lingua, in breve, capace di sviluppare parole che tutti possiamo comprendere e usare, pur nelle rispettive accentuazioni. Il libro costituisce anche il tentativo di inquadrare alcune aporie che hanno determinato la condizione di stallo corrente, in materia di gestione di beni culturali; aporie che riguardano alcuni concetti chiave quali: il nuovo, il patrimonio, la storia, e infine i valori che attribuiamo alle cose che ci vengono dal passato. Il testo è concepito in forma di successione di brevi capitoli che possono essere letti autonomamente, e per questo motivo ognuno di essi è strutturato in modo da sviluppare una tesi in sé parzialmente definita. Nondimeno, essi possono essere meglio letti in sequenza, percorrendo tutti i passaggi che aiutano a configurare i presupposti per approcciare un profondo cambio di mentalità, condizione necessaria per rimettere al centro della scena una rinnovata cultura del progetto. -
Lo spazio del vuoto
Cos'è il vuoto? Qual è il suo senso? E ancora: quale la sua forma e quale il suo spazio? Il vuoto è un ossimoro, un simbolo che riunisce in sé universo fisico e metafisico, un paradosso perché per definirsi necessita del suo contrario. Il vuoto non è individuabile attraverso una sua natura specifica e ciononostante ne siamo costantemente pervasi. Il vuoto ha numerose accezioni e per questo è un accumulatore di senso in grado di farsi ponte tra diversi ambiti del sapere come la religione, la fisica, la psicologia e la filosofia. Questo libro presenta i risultati di una ricerca intorno al tema del vuoto che Carlo Prati ha condotto nel corso degli ultimi due anni a partire da una riflessione allo stesso tempo individuale e collettiva: da un lato attraverso il disegno di architettura e, dall'altro, tramite l'approfondimento teorico-critico ed il dialogo multidisciplinare. Al primo caso appartiene la serie di collage ""Moderno Vuoto"""", una messa in atto volontaria della forma del vuoto attraverso un'operazione di trasformazione e riconfigurazione di dieci architetture feticcio del Movimento Moderno. Al secondo il saggio """"Vettori del vuoto in architettura"""" ed i cinque contributi raccolti nel corso del ciclo di conferenze sulla parola vuoto che l'autore ha curato per Museo d'Arte Contemporanea di Roma tra il 2018 ed il 2019. In entrambi i casi, sia che si tratti della parola che dell'immagine, il percorso intrapreso svela la necessità di indagare lo spazio del vuoto e le sue multiple interpretazioni sia formali che semantiche, aprendo ad un ampio orizzonte di sviluppi possibili che possono essere raccolti, approfonditi e condivisi."" -
I luoghi del tonno. Santa Panagia e le tonnare della Sicilia sud-orientale
La tonnara di Santa Panagia a Siracusa è oggi un rudere. In atto non ha alcuna funzione, eppure va considerato come un ""monumento del lavoro"""" capace di raccontare la storia dell'imprenditoria privata, le interrelazioni tra le attività pescherecce e quelle di trasformazione del prodotto. Nonostante il grave degrado, il complesso conserva ancora le tracce delle configurazioni antecedenti che costituiscono un eccezionale palinsesto di epoche storiche, di materiali e di metodologie costruttive. La rilettura delle fonti bibliografiche ed archivistiche, spesso correlata ai dati raccolti con sopralluoghi, ha permesso di fare luce sulle cause delle principali trasformazioni architettoniche della tonnara nell'intervallo tra il XVII e il XX secolo con un'attenzione particolare agli aspetti economici in generale, ai cantieri e alla loro organizzazione."" -
Insegnare l'architettura. Due scuole a confronto
Si può insegnare a progettare? Qual è il paradigma che racchiude la sfera teorica e quella applicativo-esperienziale proprie della disciplina dell'architettura? L'architettura è disciplina eteronoma, che trova le sue ragioni nell'ibridazione e contaminazione dei saperi. La formazione dell'architetto, intellettuale e figura tecnica, richiede una riflessione profonda e radicale sui fondamenti dei percorsi formativi, l'attualità dei modelli di insegnamento e gli strumenti di apprendimento. Le Scuole di Architettura rappresentano l'ambito in cui lo studente, riprendendo le parole di Louis I. Kahn, è chiamato a riflettere su tutto ciò che viene scambiato e sulla sua utilità. In quanto luogo di apprendimento, sperimentazione e verifica delle tecniche e degli strumenti più avanzati di una disciplina, le istituzioni dovranno necessariamente aprire a un confronto critico il proprio progetto culturale e didattico, in una logica di arricchimento degli orizzonti e di visione internazionale. La Scuola, luogo di produzione di conoscenza e trasformazione del sapere, mira alla formazione di laureati competenti nel campo dell'ideazione, progettazione, costruzione e gestione dell'architettura: figure in grado di affrontare la sfida della complessità del progetto, inteso come atto di sintesi di competenze. L'approccio politecnico si pone quale chiave per la formazione di professionalità riconoscibili, complementari, sinergiche nei confronti di uno scenario professionale e produttivo in evoluzione che richiede capacità e strumenti finalizzati a operare in modo flessibile, in sintonia con le istanze della contemporaneità. Il confronto tra realtà d'eccellenza nel panorama europeo caratterizzate da una comune matrice politecnica, la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni (AUIC) del Politecnico di Milano e la Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid (ETSAM) della Universidad Politécnica de Madrid, rappresenta un momento di riflessione mirato a innescare un dialogo attivo e costruttivo su metodi e strumenti dell'insegnamento dell'architettura. -
Distorsioni climatiche. Una logica che cambia la forma del volume vuoto
I «volumi vuoti» possono diventare un piccolo tassello per riflettere e lavorare a una ricostruzione del rapporto uomo-terra-architettura. L'affermazione che più identifica la tematica di questa pubblicazione descrive l'architettura attraverso il «vuoto»: si riafferma con autorevolezza la crisi globale dovuta ai cambiamenti climatici in corso, si individua un possibile strumento per una risposta adeguata e urgente, il «volume vuoto». Se per l'architettura del secondo novecento l'indifferenza ai cicli naturali è stato un punto di forza, oggi ne evidenzia tutte le debolezze. Da questo va costruita una nuova relazione tra paesaggio meteorologico esterno e paesaggio termico interno all'edificio: è l'occasione per rendere visibili le forze immateriali della natura dentro l'architettura, una specie di nuovo Rinascimento climatico. -
Mise-en-abîme. Sistema wunderkammer
Coniugare i temi mise-en-abîme e Wunderkammer è assunta come sfida teorica e pratica. Da un lato la ""messa in abisso"""" moltiplica una sequenza di eventi e individua come significativo un evento che riproduca su scala ridotta l'intera sequenza, dall'altro nei cabinet de curiosité si raccolgono risonanze e rispecchiamenti prodotti dalla magia artificialis nei quali rilucono i principi da cui traggono vita. Nelle Wunderkammern si ritrovano, """"obbedienti a un ordine paradossale"""", frammenti del passato e del presente, in una compresenza parlante di contemporaneità e non contemporaneità. Wunderkammern, architetture mnemotecniche e cosmogoniche possono essere considerate manifestazioni della volontà di costruire-immaginare luoghi sistematici della conoscenza. In definitiva, il sistema Wunderkammer è un dispositivo di lettura di un intero territorio capace, applicato su scala territoriale, di superare la limitata dimensione della Kammer aprendosi al palcoscenico del meraviglioso, considerato qui nell'arcipelago dell'Alto Vicentino nella cui stratigrafia complessa si disegnano intrecci di narrazioni multiple di storie dentro storie, meraviglie dentro meraviglie, in un sistema di rimandi dalla grande scala territoriale al sito puntuale e viceversa."" -
Diario delle periferie 2019. G124. Renzo Piano al Senato
Quattro università e quattro città: Milano, Padova, Roma, Siracusa, con le rispettive periferie da fecondare con scintille dall'effetto rigenerativo. E dodici ragazzi, giovani borsisti, impegnati nello studio e nella ricucitura di territori fragili. Riparte con una nuova carica il G124, il gruppo di lavoro creato dal senatore Renzo Piano per intervenire sulle periferie. L'obiettivo: ""Trasmettere dei valori ai ragazzi, dar loro l'occasione di seminare. Lavoreranno su un tema specifico che li riguarda da vicino, legato alla loro topografia personale. Al termine resteranno delle tracce sul territorio, delle gocce"""" racconta Renzo Piano.""