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Raffaele Panella
Raffaele Panella (1937-2016) ha studiato architettura a Napoli dal 1955 al 1959 e a Venezia dal 1959 laureandosi nel 1963. Assistente volontario di Giuseppe Samonà dal 1970, ha insegnato allo Iuav come professore incaricato dal 1971 e come professore ordinario di Composizione architettonica e urbana dal 1980. Dal 1983 al 2011, avendo vinto un concorso per trasferimento, ha proseguito il suo percorso accademico all'Università di Roma ""La Sapienza"""", dove è stato direttore del Dipartimento di Architettura e Analisi della città (1993-2000). La sua attività di ricerca si è svolta integrando l'esercizio progettuale, il confronto con le istituzioni, i lavori a stampa e l'impegno editoriale. Lo studio e l'analisi della città storica e contemporanea, fin dalle prime ricerche veneziane del Gruppo Architettura, hanno dato sostanza alle sperimentazioni condotte sull'architettura dei servizi urbani moderni (scuole, università, centri di ricerca, spazi pubblici e residenziali) ed alle loro relazioni con la città. In parallelo, Panella ha condotto approfondimenti metodologici sulla riqualificazione e sulla conservazione delle città storiche. Particolare rilievo e continuità ha avuto la sua ricerca sull'area archeologica centrale di Roma raccolta nel volume del 2013 Roma la città dei Fori. Progetto di sistemazione dell'area archeologica tra piazza Venezia e il Colosseo."" -
Paesaggi del Novecento. Autori e progetti
Per tutto il corso del Novecento, l’aspirazione a un contatto più genuino tra l’uomo e l’ambiente naturale ha condotto ad intravedere nel progetto di paesaggio una “occasione necessaria” per proporre inedite e più consapevoli modalità di prefigurazione dei luoghi.Il volume si interroga sul progetto di paesaggio attraverso la lente della cultura figurativa, ovvero quella capacità del pensiero di tradurre le idee in progetti, i concetti in forme. Le opere che vi sono presentate sono significative non solo in quanto esperienze di una cultura progettuale matura e operante, ma anche per la loro capacità di interpretare temi che si intrecciano con le arti visive, le scienze naturali e sociali. Più che proporsi come un atlante di realizzazioni, questa raccolta vuole costruire un termine di confronto attraverso quattro categorie che con i progetti si è tentato di intercettare: paesaggi della memoria, paesaggi domestici, paesaggi d’invenzione, paesaggi dell’emergenza. I contributi, sempre costruiti a partire dal rapporto tra pensiero e sua concretizzazione, tentano di restituire un panorama complesso e variegato, facendo emergere quella costellazione di autori e progetti che ha dato vita ai Paesaggi del Novecento. -
A proposito di Castiglia. Jihad e Guerra Santa. Città e architetture nel conflitto tra mondo musulmano e mondo cristiano
Il punto di partenza di questo libro è stato un viaggio per indagare gli esiti artistici - contaminazioni o alternative - che la cultura ""cristiana"""" ha elaborato in quella parte della penisola iberica dove, nei sette secoli della presenza araba in Spagna (VIII-XV sec.) e del duro scontro tra """"mondo occidentale"""" e """"mondo islamico"""", la reconquista ha avuto i suoi primi duraturi successi, consentendo la rifondazione delle città e la repoblaciòn dei territori: la Castiglia, appunto. In questo territorio, prima ancora che con le Crociate in Medio Oriente, ha preso corpo l'idea della Guerra Santa in contrapposizione al Jihad islamico. E le fortezze, le cattedrali, le chiese sono state gli elementi più significativi della costruzione di una nuova identità urbana."" -
La condizione manierista
Interrogarsi sull'attualità del manierismo non è impresa facile. Ci vuole solidità intellettuale, impegno concreto e una buona dose di disinvoltura dialettica. L'autrice, smontando ogni malinteso e superando ogni suscettibilità, ricostruisce con orgoglio e complicità il filo di un discorso che, benché appartenga a tutti, nessuno ha il coraggio di far proprio. La missione è nobile e doverosa: emancipare il manierismo da categoria della Storia per farlo assurgere a una dimensione trascendente affrancata da ogni convenzione, cioè da ogni quadro cronologico, contesto culturale o impianto figurativo. Lina Malfona intraprende questa azione senza acrobazie, con discrezione e, soprattutto, con lo smaliziato disincanto di chi discerne bene lo scarto tra metafora e citazione, dunque tra la critica operativa dell'architetto e la nostalgia esclusiva dell'antiquario. Prefazione di Paolo Portoghesi. -
Riabi(li)tare una fabbrica. Strategie di riconversione del patrimonio industriale per nuovi modelli di vivere partecipativo
Come può una fabbrica trasformarsi in una casa? È la casa che deve adattarsi alle forme della fabbrica o viceversa? In quale modo intervenire su edifici con caratteristiche morfologiche e dimensionali lontane dagli schemi tipici della residenza? Il saggio attraverso l'analisi di trentatré progetti permette di comprendere percorsi, possibili logiche e individuare differenti approcci al tema. Sicuramente inserire delle abitazioni all'interno di un edificio tipologicamente nato per usi differenti presuppone già in partenza una tensione creativa. Ripensare cosa intendiamo per 'casa', cogliere l'occasione per indagare forme inedite di abitare e riflettere attorno a quali bisogni odierni dovremmo saper rispondere. Si tratta di un duplice sforzo: quello più generale di ripensare il significato, i valori della 'domesticità' e quello, più specifico e pratico, di una ""correzione tipologica"""". Un ostacolo che, se affrontato con il giusto slancio, porta a proposizioni progettuali di incredibile interesse architettonico e compositivo. Ideare dunque, ammettendo il vincolo come condizione. Le migliori soluzioni analizzate non respingono il problema, ma lo accettano come presupposto indispensabile. Sembrerebbe che la fabbrica suggerisca ai progettisti, inclini ad ascoltare queste sollecitazioni, un modo diverso di intendere la residenza che mette in discussione modelli tradizionali per generare microcosmi abitativi partecipativi, ibridi, elastici e sovrascrivibili. L'obiettivo della ricerca non è quello di proporre una conoscenza meramente manualistica, né quello di una trattazione che miri ad identificare una migliore risposta compositiva. Per ciascuna strategia individuata vengono definiti i risultati conseguiti, diversi a seconda delle situazioni e perciò difficilmente tipizzabili dentro le rigide maglie di un possibile sistema conoscitivo. Ciò che emerge dalla lettura dei progetti selezionati è al contrario un processo continuo, vitale, libero, persino spregiudicato, capace di pensare e di guardare al di là dell'orizzonte conosciuto, di mettersi costantemente in discussione e perciò di creare visioni e nuove riflessioni attorno al tema dell'abitare nella città contemporanea."" -
Case fatte di sole. Vite possibili per architetture immaginate-Houses made of sun. Possible lives for imagined architectures. Ediz. bilingue
Casa a Positano, Casa a Procida e l'Albergo ad Anacapri sono il Manifesto di un'ideale dell'abitare mediterraneo per il progetto di architettura. Questo lavoro, attraverso alcune applicazioni nate dall'esperienza didattica e altre scaturite dalla ricerca autonoma dell'autore, ha avuto come obiettivo quello di riportare al centro della scena architetture che sono parte di una ""piega senza tempo"""" in cui la casa non è solo un luogo per sistematiche azioni quotidiane ma diventa uno spazio da esplorare e da interpretare come un nuovo paesaggio interno. Prefazione di Fabio Mangione. Postfazione di Luca Molinari."" -
Giancarlo Rosa
Giancarlo Rosa (1938) ha studiato architettura a Roma laureandosi, dopo un intermezzo fatto d'importanti esperienze progettuali e conseguenti realizzazioni, nel 1973 con Ludovico Quaroni. Assistente volontario dal 1972 di Alfredo Lambertucci, nel 1975 vince l'Assegno di formazione scientifica diventando ricercatore nel 1981. Trasferitosi presso l'Istituto di Disegno e Composizione dell'Università di Ancona nel 1985, dal 1988 vi ha insegnato come professore associato di Composizione architettonica e urbana sino a quando, nel 1992, è stato richiamato a Roma. Passato nel 1994 al SSD ICAR 16 (Architettura degli Interni) vi ha conseguito l'ordinariato nel 2004 promuovendo l'istituzione dei corsi di laurea triennali, di cui è stato coordinatore, e magistrali in Architettura degli Interni, concorrendo inoltre alla istituzione del Dottorato in Architettura degli Interni che ha anche diretto e che ora è confluito nel Dottorato di Architettura - Teorie e Progetto del DiAP. La sua attività di ricerca ha attraversato le diverse scale del progetto spinta da una grande curiosità intellettuale che si è sempre confrontata con la dimensione teorica, espressa attraverso una ricca attività editoriale e con quella pragmatica del progetto e della sua costruzione, manifestata da più di 25 opere realizzate. Alcuni temi hanno assunto nel corso degli anni una evidente centralità: le teorie e le tecniche della composizione/progettazione e le loro ricadute sulla didattica; la progettazione architettonica e urbana; i caratteri tipologici dell'architettura; il dettaglio architettonico/costruttivo e l'arredo quali elementi essenziali nella definizione dello spazio abitato e dell'architettura in senso più ampio; tutti questi temi hanno alimentato in maniera significativa l'attività di progettista, ricercatore e docente di Giancarlo Rosa. -
Architettura e impegno sociale. Emilia-Romagna 2000-2020
«Il tema più urgente e complesso è ritrovare per l'architettura un ruolo specifico e una specifica efficacia nel campo esteso del progetto ovvero in quello che viene a definirsi nel momento in cui si incentra l'azione progettuale non tanto sulla ricerca formale e linguistica quanto sulla specifica complessità dei luoghi. Per l'architettura non si tratta semplicemente di ritrovare o intensificare una attenzione per il programma, per le ragioni della committenza intesa come l'ampia comunità su cui l'opera impatta, oppure di sviluppare una maggiore sensibilità per i temi che assediano l'Antropocene. Si tratta di modificare radicalmente il modello di creatività della architettura abbandonando la sua doppia matrice moderna, da un lato la matrice artistica che ritiene in sé salvifica la bellezza formale, dall'altro la matrice tecnologica che pretende per la disciplina del progetto uno statuto di scientificità che non le è proprio. In parole più semplici, un ritorno alla essenza politica della architettura.» (Giovanni Leoni) -
Afferrare lo spazio. Dispositivi, pratiche e strumenti per un approccio tridimensionale al progetto di architettura
Un certo modo di intendere la disciplina considera l'esistenza di numerosi temi di architettura tra loro alternativi e distinti, secondo un approccio di tipo specialistico mutuato dalle scienze positivistiche. Secondo il punto di vista di questo libro, al contrario, se per ""tema"""" s'intende l'argomento, il soggetto, il motivo dominante della composizione dell'architettura, allora non possono esistere tanti temi alternativi tra loro, ma un solo tema: lo spazio. Apparentemente, assumere questo sguardo così radicale sembra semplificare l'approccio alla disciplina, ma, in realtà, è solo il punto di partenza per altre domande. Ne era cosciente anche Walter Gropius che, circa un secolo fa, poneva alcuni interrogativi importanti che sono gli stessi quesiti che qualcuno si pone ancora oggi. «Tutte le arti plastiche aspirano alla creazione dello spazio. [...] Ma, a tale riguardo, esiste una grande confusione d'idee. Spazio, cosa significa esattamente? Come possiamo afferrare e creare spazio?». Acquisire questa sensibilità verso la dimensione spaziale dell'architettura non è un esercizio semplice poiché si tratta di compiere una vera e propria inversione concettuale dal pieno al vuoto, dal volume allo spazio, dal concavo al convesso, dalla durezza della materia alla morbida resistenza dell'aria. Proprio su questo tentativo di inversione insistono i dispositivi, le pratiche e gli strumenti didattici richiamati nel presente volume come il disegno, il modello e il viaggio. Queste modalità di espressione della didattica di architettura si offrono alla riflessione di alcuni giovani ricercatori e docenti della disciplina, seguendo ragionamenti e approfondimenti incentrati sul doppio registro di sintesi dell'astrazione e di ricchezza dell'analogia."" -
Franco Zagari
Franco Zagari (1945) si è laureato in architettura a Roma nel 1971, con Ludovico Quaroni e Antonio Quistelli. Ha iniziato la sua carriera accademica nel 1975, come assistente ordinario in Composizione architettonica a Reggio Calabria. Diviene professore associato alla Sapienza nel 1981 e nel 1983 rileva la cattedra di Arte dei giardini. Nel 1995 è nominato professore ordinario di Architettura del paesaggio a Reggio Calabria, dove fonda e dirige per sei anni il Dipartimento Oasi e coordina per dodici anni il Dottorato in Parchi, giardini e assetto del paesaggio. Dagli anni Ottanta si è prevalentemente dedicato all'architettura del paesaggio, come progettista, didatta, studioso e divulgatore a tutto tondo. Ha elaborato oltre 100 progetti, realizzando opere in Italia, Francia, Giappone, Georgia, Scozia. Ha scritto 25 monografie e numerosissimi saggi. Ha prodotto documentari e ha avuto un'attività molto vasta di organizzazione di eventi nazionali e internazionali. Tra le molte onorificenze, nel 1998 è nominato Chevalier des arts et lettres dal Ministro della Cultura di Francia. Nel 2019 riceve il titolo di Dottore di Ricerca honoris causa dall'Università di Liegi. Ha il Premio alla Carriera di ""Architects meet in Selinunte"""" nel 2019 e nel 2016 il Premio alla carriera di RomArchitettura. È stato presidente dell'IN/ARCH Lazio (1996-2004). È stato fondatore e membro del Board di UNISCAPE, dal 2008. È socio onorario di IASLA, Società Scientifica Italiana di Architettura del Paesaggio, e di AIAPP, Associazione Italiana degli Architetti del Paesaggio. È stato presidente di giurie di concorsi e premi nazionali e internazionali, dal recente concorso internazionale per il parco del Polcevera di Genova (2019) a ritroso fino a quello dell'UNESCO per la ricostruzione della Biblioteca di Alessandria d'Egitto (1989)."" -
Tangibile, intangibile. Intervista a Juan Navarro Baldeweg
In questo dialogo traspare come le opere di Juan Navarro Baldeweg, a partire dalla loro concretezza fisica, condizionino lo sguardo e rimandino alla dimensione dell'intelletto. I suoi lavori si rivolgono sia alle componenti ambientali che appartengono a un ordine globale (luce, flussi di energia, informazioni), sia alle entità generate dal corpo (orizzonte, misura e ritmo), permettendo così di avvertire i comportamenti universali all'interno dei processi che evidenziano la reciprocità costruzione-distruzione di trascendenza artistica ed ecologica. -
Nuove forme dell'abitare nella ricerca progettuale di ARW
Architectural Research Workshop è una società di architettura fondata dagli architetti Camillo Botticini e Matteo Facchinelli nel 2015. Negli anni più recenti lo studio ha affrontato numerosi progetti di abitazione, spaziando dalla casa d'abitazione singola ai grandi complessi residenziali, nei contesti più svariati. La sensibilità site-specific che contraddistingue l'operato dello studio ha permesso di proporre, testare e realizzare molteplici modalità di abitare, accompagnando al disegno una costante ricerca teorica sul tema. Questo libro, arricchito dall'importante contributo di alcuni noti ed apprezzati professionisti e docenti universitari italiani, vuole costruire attorno all'abitare e alle sue forme un momento di riflessione che, muovendo dall'esperienza maturata da ARW, ne possa definire natura, problematiche e prospettive. -
L' orgasmografo
Anno 2084. Un regime totalitario controlla per via cibernetica la vita sessuale degli uomini, ed esige una quota settimanale di orgasmi come condizione per ottenere beni razionati. Laura, una giovane radicale che crede nell'amore platonico, affronta la polizia statale per risvegliare la coscienza del popolo oppresso e preservare a tutti i costi la sua verginità. Un libro di racconti crudeli dove l'umorismo nero e l'acuta osservazione della natura si combinano con perversa lucidità. -
Verso le isole luminose. Tahiti, Tuamotu, Marchesi. Con uno scritto di Colette
"Non si scrive un romanzo d'amore mentre si fa l'amore..."""". Seguendo questo consiglio dell'amica Colette, il """"piccolo corsaro"""" Renée Hamon ci racconta una delle sue innumerevoli avventure. Tornata dai Mari del Sud descrive la meraviglia delle piantagioni di cocco, delle barriere coralline, del popolo maori e della mitica Tahiti di Gauguin, dove molti occidentali cercano un ritorno alla natura. Ma denuncia anche le malattie, la povertà e i soprusi importati in quelle terre dall'Occidente. Un vero reportage senza lirismi scritto all'inizio del '900 da una viaggiatrice eccentrica e instancabile." -
Lettere
A Nollop, isola a largo degli Stati Uniti, si venera la lingua. Il fondatore della comunità ha coniato un'espressione di soli trentacinque caratteri contenente tutte le lettere dell'alfabeto e la celebre frase è riportata sulla base del monumento a lui dedicato. Un giorno però una lettera cade e il Gran Consiglio decide di vietarne l'uso parlato e scritto. Poi ne cade un'altra e un'altra ancora. I cittadini sconvolti si scambiano missive disperate, piene di neologismi e acrobazie lessicali. Ma cominciano letteralmente a mancare le parole. Un'esilarante sequenza di lipogrammi sempre più restrittivi, una lotta dei protagonisti contro il tempo per coniare la frase che salverà gli isolani e la libertà d'espressione. -
La scrittura dell'amico
Anna Margotti, esperta informatica, gestisce assieme al suo noioso compagno Haugsdorff una banca-dati relativa a gruppi di immigrati potenzialmente pericolosi per aiutare il governo a tenerli sotto controllo. Chiusa nei suoi pregiudizi, Anna rimarrà sconvolta dall'incontro con il giovane turco Hikmet, che le spalanca davanti una realtà insospettabile, un mondo variopinto e ospitale... Una emozionante storia d'amore e insieme un'attenta riflessione sull'attuale politica viennese. -
Dalla città nervosa
Una Barcellona letteraria e insieme concreta, raccontata con ironia e intensità in un libro composito che spazia dalla cronaca giornalistica al saggio breve. Un affresco ricco di suggestioni inedite dove Enrique Vila-Matas svela tra l'altro le ragioni della propria vocazione di scrittore, curiosamente legata a un personaggio emblematico della cultura italiana, Marcello Mastroianni. Un libro denso, in cui ogni nuovo capitolo è l'incantevole scorcio di una metropoli intima e corporea. -
L' ora tra il cane e il lupo
La storia del rapporto sofferto tra due sorelle. Dopo aver vissuto molti anni a Roma, la protagonista (di cui non si conosce il nome) torna a Francoforte e si trova a fare i conti col proprio passato, con la sorella maggiore Ines, pittrice di talento, con cui non parlava da anni. Da sempre instabile e capricciosa, Ines è ricaduta nel suo antico problema: l'alcolismo. -
La felicità
Barcellona 1909. Ogni sera Nonnita Serrallac manda in visibilio il pubblico del Soriano: la sua bellezza è incontestabile e il suo numero sensazionale. Anche Demi, rampollo della potente famiglia Gambùs che cent'anni di furfanterie hanno reso ricca e rispettabile, ne subisce il fascino, ma a Nonnita, incinta di un saltimbanco italiano svanito nel nulla, brucia ancora la ferita che il ragazzo le ha inflitto anni prima. I suoi compagni di sventura - uno squilibrato, un pappagallo e un innamorato disposto a tutto la aiuteranno a escogitare un piano... -
Il viaggiatore
Un giorno, dalla finestra del suo studio, lo scrittore berlinese Matthias Bamberg osserva una voluta di fumo salire da una stretta conduttura, e all'improvviso viene colto dall'inquietudine. Da quel momento per lui niente è più come prima. Cosa significano i colpetti di tosse della moglie? Cosa si nasconde dietro il rumore di mobili nell'ufficio del commercialista sopra la sua camera da letto?