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Vite al bando. Storie di cingari nella terraferma veneta alla fine del Cinquecento
Le vite al bando, di cui, attraverso fonti processuali, si ricostruiscono alcuni momenti, sono quelle dei membri di una delle tante compagnie di zingari che vive, nei decenni a cavallo tra XVI e XVII secolo, nell'area padana. Vite di uomini e donne alle prese con l'ordine di espulsione, banditi ma ciò nonostante inseriti in contesti sociali e relazionali che, pur segnati da una diffusa ostilità, svelano una realtà quotidiana diversa da quella descritta dalle retoriche criminali, dagli stereotipi e dagli immaginari che proprio nel corso del XVI secolo vengono 'stabiliti' e fissati in forme che resteranno valide per i secoli a venire. Le storie degli zingari narrate permettono quindi di indagare il significato profondo della condizione di bando, il suo essere strumento principe di un potere che si afferma ordinando lo spazio geografico in interno ed esterno e definendo le condizioni umane e politiche come ""fedeli"""" o pericolose. Un bando smentito dalla presenza cingara consolidata e a suo modo radicata - che ci interroga, ancora, sui limiti e sul senso delle relazioni tra """"minoranze culturali"""" e società maggioritarie e sui processi di costruzione degli immaginari identitari."" -
Chiarezza nella Costituzione
"È un po' successo, agli articoli di questa Costituzione, quello che si dice avvenisse a quel libertino di mezza età, che aveva i capelli grigi ed aveva due amanti, una giovane e una vecchia: la giovane gli strappava i capelli bianchi e la vecchia gli strappava i capelli neri; e lui rimase calvo. Nella Costituzione ci sono purtroppo alcuni articoli che sono rimasti calvi"""". Il 4 marzo 1947, all'Assemblea Costituente, Piero Calamandrei tiene un discorso mirabile: chiarezza nella Costituzione, esortazione volta a volta spiritosa, accorata o solenne a costruire un testo giuridicamente limpido, strumento effettivo di democrazia. Un documento che ci riporta a un altro Calamandrei, non il paladino della piena attuazione della nostra legge fondamentale, ma il giurista di rango, capace di coglierne in statu nascenti tutte le incongruenze e le possibili debolezze future. Una lezione di metodo democratico e di passione civile che non ha perduto niente della sua straordinaria carica ideale." -
La poesia ai tempi della «tribulazione». Giovanni Nesi e i savonaroliani
Il libro ricostruisce l'ambiente spirituale, culturale e letterario della Firenze tardo-quattrocentesca, indagando le varie tradizioni poetiche e filosofiche di un'età di conflitti estremi e di imperiture sconfitte (i ""tempi della tribulazione""""). Intorno alla drammatica e superba figura di Girolamo Savonarola, un intero gruppo d'intellettuali e di letterati ragiona, si appassiona, prende parte, lamenta la decadenza, le oppone la propria fede in Dio. In questa temperie culturale germoglia anche la produzione poetica (finora scarsamente edita e studiata) del fiorentino Giovanni Nesi, un autore particolarmente sensibile al vibrante messaggio del frate di Ferrara e testimone privilegiato degli eventi che portarono nel giro di pochi anni alla sua apoteosi e al suo rapido e tragico epilogo. Attraverso l'analisi del suo canzoniere di rime, si tenta inoltre di rispondere in merito ad un altro grande problema di fondo: come questo nodo di identità e di pensiero si incontri e si coniughi con l'eredità della tradizione petrarchesca, che incarna a Firenze, contemporaneamente, lo spirito della cultura cittadina più alta e la sua vocazione egemonica nel campo delle forme e dello stile."" -
La rivista «Commerce» e Marguerite Caetani. Vol. 1: Briefwechsel mit deutschprachigen autoren.
Il volume presenta la corrispondenza inedita tra Marguerite Caetani, mecenate della rivista letteraria francese Commerce (1924-1932), e i redattori per la sezione germanofona di questa, Rainer Maria Rilke, Hugo von Hofmannsthal e Rudolf Kassner. Nel quadro dello scambio epistolare essi discutono con Marguerite Caetani dei testi propri e altrui pubblicati sulla rivista, delle proprie letture (tra gli altri Goethe, William Blake, Saint John Perse, D.H. Lawrence), di problemi di traduzione e del clima culturale europeo dell'epoca. Tra le peculiarità che lo caratterizzano si segnala la varietà delle lingue impiegate: difatti Rilke scrive in francese, Hofmannsthal in francese e in inglese, Kassner usa il tedesco e l'inglese e la Caetani si serve tanto del francese che dell'inglese. Il presente volume accoglie altresì la corrispondenza che Marguerite Caetani intrattenne con Elisabeth Förster-Nietzsche, con l'editore Anton Kippenberg e il conte Harry Kessler, con Herbert Steiner e la redazione della rivista Merkur. -
Rosso e nero
Fra il marzo e il maggio 1944, in una Roma straziata dai bombardamenti e dai rastrellamenti, Aldo Palazzeschi si dedica alla traduzione di 'Rosso e nero'. A Julien Sorel, Palazzeschi ritorna dopo averlo conosciuto in gioventù, presumibilmente nel segno del beylismo superomistico d'inizio secolo. Nel personaggio di Julien, Palazzeschi riconosce infatti i tratti della propria sofferta identità. La traduzione del capolavoro francese nell'originale versione di Aldo Palazzeschi che si propone qui è, dunque, un importante tassello sia per la storia della fortuna di Stendhal in Italia sia per una più profonda e completa conoscenza dell'officina palazzeschiana. -
Potere e violenza. Concezioni e pratiche dall'antichità all'età contemporanea
I saggi contenuti nel volume intendono indagare il problema della legittimità del potere politico come problema di comunicazione politica, e quindi in base alla analisi di linguaggio e discorso politici, in una prospettiva transepocale. Per il tema e per la scelta della lunghissima durata il volume si inserisce nel progetto di ricerca su cui si basa il dottorato internazionale Comunicazione politica dall'antichità al XX secolo, come specifico apporto della sede di Bologna. Tutti i saggi hanno origine da relazioni orali, o da brevi interventi, presentati per la maggior parte in occasione di un seminario intensivo del dottorato internazionale svoltosi a Bologna nel giugno 2010. La tematica unitaria intorno alla quale si muovono i saggi è quella del rapporto tra violenza e potere (inteso sia come Herrschaft sia come Macht) e violenza, declinato sulla base di peculiari prospettive. -
Dramma e storia. Da Trissino a Pellico
Questo libro sostiene due tre tesi centrali. La prima: il dramma storico non è una conquista dell'Ottocento, perché la rinascita moderna della tragedia avviene nel segno della storia, come nell'antica Grecia o nel teatro elisabettiano. Episodi della storia romana o di quella medievale sono già drammatizzati nel Cinquecento, da Trissino e Rucellai, con funzione esemplare in vista dell'educazione del principe o delle repubbliche (così anche Tasso). Poi la tragedia è investita di compiti riformistici o rivoluzionari nel Settecento. Per questo recupera il passato della 'nazione' che può significare Firenze e i Medici come fa Alfieri non perché segua Machiavelli, da cui, in nome di una storia alternativa, si discosta. Considerata il corrispettivo della stessa nazione, da Foscolo a Mme de Staël a Pellico a Niccolini, la tragedia affianca l'attività clandestina con favole che parlano di patria, prigioni, rivolte. Per questo è sino al 1848 parte attiva del Risorgimento. -
Badoglio a Caporetto
Il volumetto del giovanissimo Papafava, uscito nel 1923, offriva una ricostruzione attendibile sulla base della relazione della Commissione d'inchiesta su Caporetto e delle fonti allora disponibili. L'autore metteva in luce la responsabilità degli alti comandi e la confusione nella direzione delle operazioni, con le divergenze tra il Comando Supremo e il comandante della II Armata, per cui non riteneva giusto attribuire a Badoglio, che gli appariva la prima vittima del dualismo tra Cadorna e Capello, la maggiore responsabilità del disastro del 1917. Più in generale, per Papafava andava respinta la versione che imputava Caporetto a uno ""sciopero militare"""" (uno slogan fortunato e diffuso per decenni) e al sabotaggio di socialisti, giolittiani e cattolici."" -
Politica e diritto naturale nel De legibus di Cicerone
Nel De legibus Cicerone presenta il diritto naturale come fondamento di una legislazione che rispecchia, con leggere modifiche, istituzioni, leggi o consuetudini presenti nella Roma repubblicana. Ma il ius naturae resta allora solo una premessa filosofica o incide in qualche modo sulle leges ciceroniane? L'analisi puntuale del trattato intende dimostrare come l'interpretazione offerta da Cicerone a ogni singola norma sia un serio tentativo di ricollegarla ai principi del diritto naturale. In questo modo l'ordinamento giuridico romano viene identificato col ius naturae e assume un valore universale: legittimazione e quasi profezia di quella potenza che si apprestava a unificare l'Europa e il Mondo Mediterraneo sotto un diritto che ancora nel Medio Evo sarà chiamato ratio scripta. Il volume raccoglie i saggi che l'autrice ha pubblicato sul De legibus insieme a un ultimo inedito che dà il titolo alla raccolta. -
Explicatio super officio inquisitionis. Origini e sviluppi della manualistica inquisitoriale tra Due e Trecento
Il volume è dedicato allo studio e all'edizione del più antico manuale inquisitoriale italiano, ""Explicatio super officio inquisitionis"""", scritto da un anonimo francescano ad uso di un giudice della fede di Toscana attorno al 1258. Per una migliore comprensione delle caratteristiche del testo, l'opera è inquadrata storicamente nel panorama complessivo della prima manualistica, fonte 'interna', in quanto riservata ai soli inquisitori. Nati contestualmente al negotium fidei, i manuali rappresentano il veicolo della normativa, permettendo di cogliere un duplice e contrastante fenomeno: se da un lato si dimostrano lo specchio della declinazione della procedura su base locale, restituendo un'immagine complessivamente plurale dell'Inquisizione medievale, dall'altro sono caratterizzati da una forte permeabilità testuale, recependo influssi provenienti da ambiti diversi rispetto a quello di fruizione. Quest'ultima tendenza è confermata da tre inediti formulari italiani, pubblicati in appendice."" -
Inventario della casa di campagna
"In questo libro la patria trova la sua lingua, quella che ispirava a Iris Origo, nella sua lettera di ringraziamento all'autore dell''Inventario', l'idea che 'in certe forme di letteratura, la lingua faccia parte del paesaggio che descrive'. E questa patria non ha nulla della pesantezza di una ideologia: è insieme una terra interiore e un paesaggio, una stessa misura che accarezza le cose e ordina il pensiero"""". (Christophe Carraud)" -
Opere di Giambattista Vico. Vol. 21: La congiura dei principi napoletani 1701.
L'edizione critica del 'De parthenopea coniuratione', composta dal Vico nell'anno 1701 ma non pubblicata in vita, è oggetto di un intervento di restauro e di reinterpretazione dei codici, fondato su criteri filologicamente e rigorosamente prefissati e si discosta dai testi prodotti da Nicolini. Il particolare pregio di tale edizione critica consiste nella motivata scelta di servirsi di entrambe le due differenti stesure vichiane. Per la prima stesura la segnalazione delle varianti è stata compilata su nove codici esistenti, per la seconda redazione la curatrice si è avvalsa dell'unico codice con correzioni autografe conservato presso la Società napoletana di storia patria. -
Al convegno dei cinque
Jemolo: ""Io penso, soprattutto, ai rapporti tra ceti diversi; quello che poteva essere la famiglia borghese di fronte a famiglie operaie, tante piccole, brutte storie che si leggono anche nella narrativa che erano perfettamente vere, oggi non sarebbero assolutamente più pensabili. (...) Anche in materia di violenza; quand'ero bambino a Roma se si vedevano due litigare si aveva subito paura di veder tirar fuori un coltello."""" Zincone: """"O anche la spada, se erano aristocratici..."""" Jemolo: """"Non sono così vecchio da ricordarmi i tempi del Manzoni e di Fra' Cristoforo..."""" Dal 1946 al 1990 il """"Convegno dei Cinque"""" fu un vero e proprio simposio radiofonico, che una volta a settimana chiamava a discutere su temi di interesse generale cinque intellettuali di spicco della cultura italiana. Alla trasmissione partecipò per ben 87 volte (spesso in veste di moderatore) il grande giurista cattolico Arturo Carlo Jemolo, esercitandovi quel gusto per la discussione libera, argomentata e ironica, all'inglese, che, al di sotto dei temi politici del giorno, non ha mai smesso d'essere la vera grande assente del nostro dibattito pubblico."" -
Una costituzione per il mondo
"Chi pensa che l'uomo è fondamentalmente malvagio e incapace di miglioramento, [...], può onestamente rifiutarsi di meditare su questo Disegno. Ma per tutti gli altri, qualunque sia il loro credo politico e la loro religione, la fede nella civiltà dell'uomo e nella sua perfettibilità deve portarli a prendere sul serio questo problema; esso è uno dei due temi su cui veramente vale la pena di meditare: il tema della pace e quello della morte; i quali poi, a ben vedere, sono in realtà un problema solo"""". Così scriveva Piero Calamandrei nella sua presentazione ai lettori italiani del """"Disegno di Costituzione Mondiale"""". Da allora a oggi i problemi che reclamano una soluzione sovra-statuale non hanno fatto che aumentare per numero e dimensioni: dalla pace internazionale ai flussi finanziari, dalla dislocazione del lavoro alla questione ecologica, è ormai chiaro che il mondo non potrà rinunciare ancora per molto a un'integrazione giuridica e politica del tipo di quella ideata, all'indomani della seconda guerra mondiale, da Giuseppe Antonio Borgese e dai firmatari del gruppo di Chicago." -
Il filo della spada
Che cosa vuol dire essere un capo, esercitare un'autorità, smuovere gli animi? Documento della crisi degli anni '30 e insieme preparazione del suo superamento, storia della guerra e riflessione sulla sua natura, ""Il filo della spada"""" è l'opera di uno sconosciuto ufficiale francese, Charles De Gaulle, che di lì a dieci anni sarebbe diventato uno dei simboli della lotta europea al nazifascismo."" -
La rivincita dell'amore
Il libro di Achille Giovanni Cagna, uscito originariamente nel 1891, fu riproposto da Gobetti nella edizione del 1894, completamente rifatta dall'autore, che per quella del 1925 introdusse ancora alcune varianti. Intessuto di motivi autobiografici, il romanzo racconta della rinuncia all'amore ostacolato dagli interessi e dalle convenzioni sociali, e mette in scena un ""tipo"""" che ritorna nella narrativa di Cagna: quello del giovane innamorato e povero, spesso dotato di qualità artistiche incomprese, capace poi di riscattarsi e di farsi valere in società. La lingua usata attenua lo sperimentalismo plurilinguistico, di ascendenza faldelliana, tipico di certe pagine di 'Provinciali' e di 'Alpinisti ciabattoni'."" -
I giorni incantati
Usciti nel dicembre del 1930, ""I giorni incantati"""" inauguravano la collana """"Nostro Novecento"""", promossa dallo stesso Fallacara con l'intento di adunare scrittori cattolici che, attenti alle nuove forme letterarie, rimanessero però fedeli alla concezione scolastica dello splendor veri, così da rendere la propria arte """"espressione di tutto l'uomo""""."" -
Scritti di storia della letteratura italiana. Vol. 4: Recensioni e altri scritti.
È questo il IV dei cinque volumi che raccolgono gli scritti di storia della letteratura italiana di Carlo Dionisotti. Attraverso quest’opera si dà finalmente una definitiva sistemazione dell’eredità culturale di uno dei più grandi filologi del Novecento italiano, capace di coniugare mirabilmente la letteratura italiana alla storia della lingua. -
Con Dante per Dante. Saggi di filologia ed ermeneutica dantesca. Vol. 3: Ermeneutica della «Commedia».
In questo volume vengono raccolti alcuni dei suoi più importanti saggi sulla fortuna del grande poeta fiorentino e sull'influenza che ha avuto nella vita culturale europea. Nella stessa collana sono disponibili il I e II volume: I. Approcci a Dante; II. I commentatori, la fortuna di Dante. -
Con Dante e per Dante. Saggi di filologia dantesca. Vol. 4: Le opere minori
Francesco Mazzoni (1925 – 2007) è considerato tra i massimi esperti del Novecento dell’opera di Dante Alighieri. Formatosi in una famiglia di studiosi quali Guido Mazzoni e Pio Rajna, nel 1965 iniziò ad insegnare filologia dantesca come libera docenza ed ottenne poi la prima cattedra italiana di filologia dantesca all’Università di Firenze. È stato presidente della Società Dan¬te¬sca Italiana (1968-2005) ed ha diretto la rivista specialistica degli «Studi Danteschi». Nel 1990 l’Accademia dei Lincei gli ha conferito il premio ‘Antonio Feltrinelli’ per la filologia e la linguistica ritenendolo, come scrive Vittore Branca, il «massimo animatore e rinnovatore degli studi danteschi d’oggi». Nel 2008 è stato istituito il Premio Francesco Mazzoni, che viene con¬ferito ai migliori protagonisti del teatro italiano nel segno, come si legge nella motivazione, «di quella curiosità appassionata con cui Francesco Mazzoni declinava l’idea di una cultura aperta e viva». In questo volume vengono raccolti alcuni dei suoi più importanti saggi sulla fortuna del grande poeta fiorentino e sull’influenza che ha avuto nella vita culturale europea. Nella stessa collana sono disponibili il I, il II e il III volume: I. Approcci a Dante; II. I commentatori, la fortuna, III. Ermeneutica della «Commedia»