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L' omeopata. La biografia romanzata di Bernardino Dadèa
Questo romanzo racconta la vita di Bernardino Dadèa (Tempio 1823 - Torino 1879): medico che nella seconda metà dell'Ottocento divenne uno degli omeopati più famosi e ricercati a livello internazionale. Nel suo studio torinese, Bernardino, fiaccato da una grave malattia, ripercorre in una notte la sua esistenza tormentata. Il ricordo va all'infanzia trascorsa in Sardegna, a Tempio: la sua città amata-odiata, dove la sua giovinezza è stata segnata da un avvenimento scioccante rivelatosi decisivo nel risolversi a diventare medico. Bernardino ripensa al proprio impegno a favore della verità e contro il conservatorismo di una Chiesa che fondava i suoi privilegi sulla ignoranza del popolo; ripensa al drammatico capodanno del 1848, all'assalto armato subìto che l'ha costretto a fuggire dalla Sardegna, inseguito dalle minacce di morte dei sicari. Quindi l'arrivo a Torino, esule e solo, l'incontro con l'omeopatia, con una vocazione totalizzante che lo porterà a combattere lo scetticismo della medicina tradizionale. Bernardino rivede la sua famiglia, la giovane sposa e l'adorata figlia e le altre donne della sua vita. Ripensa a una vita sempre segnata da una volontà distruttiva. -
Il vecchio della montagna
«Melchiorre Carta saliva la montagna, ritornando al suo ovile. Era un giovane pastore biondastro, di piccola statura; una ruga gli si disegnava fra le sopracciglia folte e nere, che spiccavano nel fosco giallore del suo volto contornato da una rada barbetta rossiccia. Anche la sopragiacca di cuoio del suo costume era giallognola, e il cavallino che egli montava era rossastro, tozzo, angoloso e pensieroso come il suo padrone. Melchiorre era un giovine di buoni costumi e d'ottima fama; molto spensierato ed allegro non lo era mai stato, ma da qualche tempo si mostrava più taciturno del solito, e si sentiva quasi malvagio, perché sua cugina Paska lo aveva abbandonato alla vigilia delle loro nozze. E senza motivo! Così, solo perché ella si era improvvisamente accorta di essere graziosa e corteggiata anche da giovani signori.» -
Piombo fuso
Nel deserto post-industriale del Sulcis (storica regione carbonifera della Sardegna), tra fabbriche e miniere chiuse e povertà dovuta alla crisi, Denis, adolescente inquieto, figlio di un operaio in cassa integrazione e nipote di un nonno comunista pervicace, rifiuta il piccolo mondo da cui proviene. Abbandonata la scuola, si dà allo spaccio di droga, entra in conflitto con la famiglia e sogna di partire per diventare bodyguard dei vip della Costa Smeralda. Si accorge di lui Severino, ambiguo ex soldato della Legione straniera, che lo inizia a una cultura della forza, iniettandogli massicce dosi di un'ideologia di destra. Dietro questo arruolamento c'è un progetto di cui Severino è il braccio armato, e in cui sono coinvolti faccendieri locali, interessati a mettere le mani sul patrimonio di archeologia industriale e sui ricchi affari che possono derivare dal disinquinamento del territorio. Ma c'è chi, come i ragazzi guidati dalla bella e determinata Alessandra, occupa un ex stabilimento minerario per farne un centro sociale. È in questo clima di scontro e in atmosfere ormai aride di attività produttive e di rapporti umani, che si snoda la vicenda. Tra attentati dinamitardi, ex minatori fin troppo esperti di esplosivo, oscuri gruppi di potere e pestaggi di marca pseudo-politica prendono corpo personaggi di grande spessore umano come Pietrino, nonno di Denis, o Eugenio, un suo amico intellettuale, custode della memoria storica delle miniere, o ancora il maresciallo Sanna dei carabinieri, disincantato e perennemente in bilico tra fedeltà all'Arma e ricerca della verità. Tutti impegnati a districare un intreccio drammatico dagli esiti imprevedibili. -
Tuttinuoresi
"Qualche tempo fa mi è stato chiesto un contributo scritto per il dossier sulla candidatura di Nùoro capitale italiana della cultura 2020. Ho risposto immediatamente di sì, come sempre mi capita quando mi arrivano le richieste direttamente da casa. Imitando il mio invincibile eroe locale, cioè Bustianu, ho pensato che ci si poteva avventurare nella creazione di un nuovo canone barbaricino, una lista cioè di tutte quelle donne e uomini 'nuoresi', che avevano dato senso e continuità, spesso misconosciuta, a quel fenomeno di cultura e di visione peculiare del mondo che da un secolo e passa ci è stato tramandato sotto il marchio, si direbbe un brand, di Atene sarda. Ne è venuta fuori una lista assai più corposa di quello che mi sarei aspettato. Alcuni nomi si impongono per la loro storia conclamata, altri sono più segreti, altri potrebbero sembrare un azzardo. Non tutti saranno d'accordo con questa lista. So che dovrò fronteggiare coloro che non ci sono e che sentono che dovrebbero esserci, a questi faccio notare che da questo canone sono assente io per primo."""" (L'autore)" -
Placido Cherchi. La cultura dell'ologramma
Nel suo romanzo ""Il Maestro e Margherita"""" Bulgakov ci offre una splendida descrizione del fenomeno della dilatazione dello spazio fisico. Grazie alle letture con le quali ha nutrito la sua mente il protagonista riesce a superare la ristrettezza spaziale dello scantinato, angusto ma tappezzato di libri, in cui vive e quella spirituale della Mosca del suo tempo e a librarsi nella dimensione senza confini del mondo della cultura e del pensiero critico. Si può dire lo stesso di Placido Cherchi, il quale facendo tesoro delle risorse dei prodotti della creatività umana, in particolare della filosofia, dell'arte, della letteratura, dell'antropologia, della linguistica, ha saputo proiettarsi in uno spazio intermedio tra l'ambiente geografico, fisico e sociale della sua Sardegna e lo spazio globale e senza confini di quello che Popper chiama il """"mondo 3"""". L'opera di Cherchi riesce così a comporre un ologramma affascinante e dettagliato, in cui ogni frammento d'indagine, per quanto piccolo e magari riferito soltanto all'Isola, ha la capacità di collegarsi all'insieme e alla complessità di intere tematiche culturali, affrontate e discusse nei dibattiti più avanzati a livello internazionale."" -
La paraninfa
Può un omicidio essere vero e falso contemporaneamente? E una menzogna è sempre un albero da frutti cattivi?rnrnSardegna, 2013: il professor Brau scopre un plico contenente un carteggio e uno strano memoriale di trecento anni prima, e s’immerge nella lettura della corrispondenza fra Vicente Bacallar Sanna (diplomatico e letterato sardo) e alcuni dignitari tedeschi. Si svela così il retroscena del progetto di un regnante tedesco per l’Isola, mentre nel 1713 Max Emanuel di Baviera è designato Re di Sardegna. Bacallar scrive La Sardegna paraninfa della pace, stampato anonimo nel 1714, rivolto ai regnanti d’Europa per persuaderli della convenienza di ottenere il Regno Sardo. È un quadro a tinte cariche, con mistificazioni, e quando Louis Ufer, plenipotenziario di Max Emanuel, approda in Sardegna per capire se è la terra magnificata nella Paraninfa, Bacallar è terrorizzato all’idea che si scoprano le sue esagerazioni. A che cosa potrebbe essere disposto il diplomatico purché ciò non accada? Una bugia alla base persino della Storia? Anche Brau, mentre procede con la lettura, è tormentato dal pensiero di una menzogna su cui si fonda la propria vita. La Storia e le sue alternative giocano con la storia individuale e le possibilità dei personali destini, e con la natura del tempo. -
Cadono dal cielo
Il grande interrogativo intorno al quale si muove la narrazione, in un sapiente intreccio di passato e presente, di realtà e sogno, può essere infine: qual è la responsabilità di ognuno nel forgiare il proprio destino?rnSardegna, nei giorni del 23 e 24 giugno 1974, dedicati alla festa «magica» di San Giovanni, una serie di eventi soprannaturali sconvolge la comunità di un paesino dell'entroterra. Rondini cadono dal cielo una mattina in apparenza ordinaria, e poi giù ancora fiori di mandorlo, pesci, pipistrelli, falene, lucciole, ragni... Per la protagonista della storia ? una dodicenne ironica e fuori dagli schemi che racconta la sua avventura in prima persona ? sono segni dell'ingresso drammatico nella vita adulta. Ogni aspetto del suo quotidiano è improvvisamente sconvolto anche dall'apparizione di un misterioso uomo a cavallo, di spettri e mostri mitici, e da rivelazioni di «Maestri» provenienti da altri mondi. La ragazza scopre così di non essere una persona qualunque e che la sua esistenza potrebbe essere persino costruita sulla finzione. Per ritrovare se stessa e comprendere il vero ruolo svolto dalle persone che la circondano, deve affrontare un lungo viaggio a ritroso, fino ad attraversare le sue vite passate, fino a un tempo antichissimo, quando tra due fazioni è iniziata la lotta millenaria per la conquista del potere, una contesa che ancora martoria l'isola. A capo di una delle fazioni c'è Luchia, la terribile maghjarja. -
La chiave dello zucchero
La seconda guerra mondiale raccontata da 7 diretti protagonisti, e dentro i loro racconti una moltitudine di tragedie rimosse. Soldati, prigionieri di guerra, partigiani testimoniano una sotto-storia introvabile nei libri di Storia. Le storie portano in diversi teatri di guerra (Egitto, Tunisia, Kenya, Sudafrica, Piemonte, Toscana, Polonia); tutte hanno un legame con la Sardegna: coinvolta più di quanto appaia in quel grande disastro, come ricorda la strage del '43 raccontata da Iolando Fosci, quando gli aerei americani fecero 99 morti e 300 feriti bombardando il paese di Gonnosfanàdiga. Gli altri racconti portano dentro la battaglia di El Alamein, dove Egidio Lai si salvò dalle pallottole nemiche al riparo di un muro raccapricciante di cadaveri ammucchiati; nella «guerra delle mine» dell'artificiere Francesco Cossu, in Tunisia; nella Resistenza di Francesco Salis, il partigiano Ulisse morto nella strage di Valmala, e di Vittorio Vargiu, membro della piccola banda di Ariano, giustiziata dai tedeschi e dai fascisti in Toscana. Chiude la rievocazione dell'oppressione tedesca della polacca Leokadia Sas (sarda d'adozione), dove s'innesta anche il ricordo del giovane Karol Wojtyla. -
A un garofano fuggito fu dato il mio nome
Michele ed Elsa sono cresciuti insieme fra gli odori e i colori della città di Oristano. In quasi trent'anni non hanno avuto segreti l'uno per l'altra fin quando un sabato di maggio, un'estranea, ladra d'amore, li divide sposando il ragazzo e dandogli, in seguito, una figlia. Oggi Michele è un uomo di mezza età che per una disgrazia ha perso la memoria e vive in solitudine col gatto Marx, non avendo più una vera famiglia. Ma un nuovo incontro con Elsa rimette tutto in gioco. La donna ha un piano tanto diabolico quanto artistico: riscrivergli la vita. Ristabilisce il contatto fingendo di essere chi non è: cosa, fra le tante, di cui Elsa è capace. Lei, nel bagaglio di dolore antico e recente saluta l'essere non solo Elsa, ma anche Lesa, Sale, e qualche volta Ninò: quel fratellino morto presto per cui una madre ha scelto il rifiuto eterno della figlia. Con Michele, Elsa è per la prima volta affascinata all'idea di esercitare potere. Un sospetto però via via prende forma nella sua mente e, se fondato, tutto potrebbe saltare. Garofani bianchi, intanto, appaiono e scompaiono segnando questa vicenda in cui c'è qualcuno che vede sopra ogni cosa, e ammonisce. -
Il tesoro di Nur. La singolare storia di Giuseppe Pilia e del DNA d'Ogliastra
Giuseppe Pilia (scomparso nel 2005 a soli 43 anni) era un genetista geniale. In mano sua un tesoro antico: il DNA custodito per millenni nella comunità abitante l'aspra valle d'Ogliastra, in Sardegna. È dai tempi del cacciatore-raccoglitore del Neolitico ribattezzato Nur (dal cui cranio fu estratto DNA) che questa comunità isolana ha sviluppato geni capaci di resistere a malattie terribili. Le informazioni ottenute dal DNA ogliastrino fanno capire molto su invecchiamento e su quale terapia scegliere per sopravvivere al cancro. Eliminare le cellule maligne, come fanno i centenari d'Ogliastra spontaneamente, diventerà patrimonio di tutti? Per saperlo bisognava raccontare una storia: quella di Pilia, lucido sognatore dell'impossibile, capace di pensare scenari scientifici rivoluzionari, come la banca del DNA ogliastrino con centro la sua Lanusei. Una storia appassionante eppure misconosciuta, su cui occorreva indagare per farne memoria condivisa. Ma ""Il tesoro di Nur"""" è anche un libro-denuncia sulla miopia di una società incapace di valorizzare chi crea qualità nella ricerca scientifica, regalando alla collettività vantaggi inimmaginabili."" -
Funghi della Sardegna. Ediz. illustrata
Una guida fotografica sulle principali specie di funghi della Sardegna. Nel volume, dopo una breve introduzione e alcune tavole morfologiche, vengono presentate le singole specie attraverso una scheda descrittiva, corredata da una o più foto a colori di alta qualità. L'opera si completa con un glossario dei principali termini scientifici utilizzati e gli indici col nome scientifico, in sardo e italiano delle specie di funghi catalogate. -
Tutte le novelle. Vol. 2: 1919-1939
Alla riscoperta del Nobel Grazia Deledda.rnDi Grazia Deledda - scrittrice fra le più controverse e meno comprese del Novecento europeo - si ripropone tutta la produzione novellistica in due volumi. Questo secondo volume contiene le oltre 160 novelle della maturità, pubblicate in otto raccolte, dal 1919 de ""Il ritorno del figlio"""" alla postuma """"Il cedro del Libano"""" del 1939. La narrativa breve della scrittrice, in questo ampio periodo della sua operosità, si muove dagli esperimenti di affrancamento dalle ambientazioni e dalle tematiche sarde, per giungere alle prove dell'autrice di fama che adopera con piena sicurezza gli strumenti della propria arte letteraria."" -
Portoro
All'alba di un torrido giorno d'estate, dopo una notte insonne, il ventinovesimo compleanno segna per Carmelo Hayez il punto più basso di una franante depressione.rnrn Nella stanza ancora in penombra arriva pure la notizia del suicidio dell'amico Maradona. Carmelo, promessa mancata del calcio, inizia la discesa verso il fondo, scortato dagli interminabili studi di cinematografia, da una madre svampita e da un padre deluso, dalla relazione corrosiva con Margherita (matura attrice in disarmo), dalle inclinazioni incestuose per la cugina milanese Nicoletta. A poco vale il tentativo di sublimare una sessualità compulsiva realizzando video artistici, né può riscattarlo la precarissima collaborazione con un bislacco autotrasportatore, pregiudicato e lettore di San Paolo. Tutto degenera quando Carmelo, suggestionato da pochi segnali, si convince che è in atto un'epidemia. Lasciare la città appestata, una Cagliari tramortita dall'afa, per riparare nella Valle Hermosa, dove Bebi, capitano della squadra dilettantesca cui Carmelo ha costretto il suo talento, gestisce un agriturismo, potrebbe essere una via d'uscita. Ma lì inizia un percorso controverso, tramite l'incontro con Severino, ex minatore rientrato dal Belgio in Sardegna con la silicosi, la frequentazione di Ennio, priapesco diciassettenne fascista, il rapporto con la prostituta eroinomane Delia. Carmelo è costretto a confrontarsi con l'incompiutezza che caratterizza la sua vita; prova altre fughe (la Milano di Nicoletta), tenta nuovi ritorni (il ritiro in una casa disabitata della Valle Hermosa), e un dramma imponderabile cala su questa espiazione infinita. Eppure, potrebbe restare ancora aperta la via del riscatto. -
A tie solu bramo
"A tie solu bramo"""" - che per il titolo ruba un verso alla celebre canzone sarda """"Non potho reposare"""" - è un romanzo che vuole e sa parlare d'amore, senza sentimentalismi, intrecciando le storie individuali con la storia di vecchi e nuovi incontri-scontri di civiltà.rnrnDopo due mesi, in un paese del sud Sardegna, nessuno è ancora riuscito a capire che ci è venuta a fare Clelia Boero, la «Torinese». Sfuggente e taciturna, se ne va in giro da sola a fumare e a leggere romanzi lunghi presi in prestito dalla biblioteca: malvista come il gruppo di extracomunitari che occupano la locanda in cui lei soggiorna. Solo Alfredo, il bibliotecario, tenta di stabilire con lei un rapporto e fa in tempo ad avvertire nella straniera la resa completa di chi ha accettato il proprio destino. Quale sia questo destino,Alfredo non potrà scoprirlo. Dopo il loro ultimo incontro in sala-lettura, Clelia scompare ma la misteriosa scomparsa è, a rovescio, solo l'inizio di un romanzo che, con seducente movimento a ritroso nel tempo, rivela la storia di Clelia, sfrangiandosi nei punti di vista delle persone che hanno gravitato intorno alla esistenza di una irriducibile idealista animata da sogni rivoluzionari, proprietaria a Torino di un cinema votato a un'ostinata programmazione «di nicchia». Così s'incontrano, fra gli altri, il padre di Clelia, mobiliere d'arte; Gabriele, socio nella gestione del cinema torinese e spettatore esaltato delle malinconiche e disperate esibizioni canore di Clelia; Orlando Mahfuz, anatomopatologo e imbalsamatore sardo-egiziano,gira-mondo per professione, in fuga dalla moglie Rajae; americana di origini siriane, reporter di guerra in Medio Oriente. """"A tie solu bramo"""" - che per il titolo ruba un verso alla celebre canzone sarda """"Non potho reposare"""" - è un romanzo che vuole e sa parlare d'amore, senza sentimentalismi, intrecciando le storie individuali con la storia di vecchi e nuovi incontri-scontri di civiltà." -
Hotel Nord America
1939: il giorno dopo il diploma, 22 giovanissime ostetrichr dell'Università di Bologna vengono inviate in Sardegna. Li, come in diverse regioni dell'Italia continentale, la mortalità infantile è alta, e di parto muoiono anche molte mamme. Del gruppo di ostetriche fa parte Ida Naldini, ragazza tosco-campana che si ritrova su un traghetto per l'isola sconosciuta senza nemmeno poter avvisare i familiari. La prima tappa sarda è Nuoro dove il Prefetto le fa alloggiare nell'Hotel Nord America: ma è un postribolo mascherato da locanda e la notte si tiene l'assedio dei focosi giovinotti locali che hanno scambiato le mastras de partu per un contingente di prostitute. Da Nuoro, Ida viene spedita a Foghesu (alias Perdasdefogu), sotto il Gennargentu. Qui sarà presto mamma anche lei, sposa di Orazio, in una comunità poverissima dove il regime fascista manda al confino donne dissidenti e zingare. A Foghesu l'ostetrica diventa Signorida, dai paesi vicini la cercano medici che poco sanno di nascite, è coinvolta in una comunità povera sì, ma ricca di umanità, e lei si trova bene, si fa raggiungere dalla mamma sartina e dal padre ferroviere, avversario del giovane Mussolini nelle zuffe fra bande dell'Appennino tosco-emiliano. Signorida diventa una donna-coraggio, guada a cavallo torrenti in piena, deve curare puerpere ma anche banditi. Col dopoguerra Foghesu comincia a cambiar volto, ragazzi e ragazze possono studiare. Ida è ormai una di loro, parla in sardo, è testimone e protagonista della ricostruzione post bellica, poi di vicende da Guerra Fredda, con Foghesu diventata sede di poligono militare, da dove l'Europa tenta l'avventura spaziale. Col tempo, microstorie di villaggio si intrecciano con gli antifascisti esuli in Francia, i massacri nelle guerre coloniali in Africa, e caprai analfabeti dialogano con fisici europei che studiano le stelle e giornalisti reduci dalla guerra in Vietnam. Ida tornerà anche ai luoghi dell'Hotel Nord America, rincontrandosi con le antiche colleghe bolognesi rimaste come lei in Sardegna, da allevadora navigata che ha messo al mondo 1.846 bambini. -
La ghianda è una ciliegia
«Eravamo alla metà dell'anno 1942. Anno nero di fame, anno rosso di sangue, anno bianco di neve, anno livido di geloni. A settembre sono ancora a Gaza Petovhoka e ho una bella sorpresa. A un certo punto compare davanti a me un mio compaesano, Pierino Monni, il cacciatore di lepri e conigli. Aveva con sé una borraccia di vino diventato un pezzo di ghiaccio». Giacomo Mameli dà voce in queste pagine ai senza-parola, ai ""vecchi ragazzi"""" della seconda guerra mondiale, protagonisti di una epopea tra le più tragiche della nostra storia contemporanea."" -
Le sirene hanno smesso di cantare
Quel Mediterraneo di popoli e culture su cui si affaccia la nativa Cala Gonone, sulla costa orientale della Sardegna, diventa molto presto l'habitat di Gaetano. Quelle acque alimentano una passione che unisce desiderio di indipendenza e voglia di libertà, e di questa precoce spinta narra subito il libro: l'acquisizione della prima barca, il paese e i suoi abitanti, la pesca, la costruzione di una nuova barca. È l'inizio di un vasto articolarsi di fatti, riflessioni, flash back, dentro un continuo viaggio nel tempo e nello spazio. Un viaggio che vuol dire soprattutto conoscenza, quando gli approdi, reali e ideali, significano stabilire rapporti umani insolubili e stringere forti legami di amicizia. Per Gaetano, i mari che solca non sono un elemento di divisione ma di unione e vicinanza. Come la solitudine voluta non è isolamento ma ricerca dell'altro. È irresistibile il richiamo proveniente dalla circumnavigazione del mondo in solitario. Gaetano si butta nell'impresa per tentare di superare il record. Un mare non sempre benevolo apporterà però tali danni alla barca da costringere a un ""atterraggio"""" australiano e da non consentire la prosecuzione dell'impresa. Il rientro a casa favorisce l'elaborazione di quanto avvenuto e offre l'opportunità di un altro viaggio, mentale e memoriale, anche questo denso di fatti: Gaetano ritorna fanciullo nella natura aspra di Sardegna, ma anche nel lungo giro in Cecoslovacchia con i genitori. Riaffiorano piacevoli memorie sopite, ricompaiono, fra i fantasmi del passato, i campi di sterminio visitati e l'emozione forte fino alle lacrime del ragazzo che scopre per la prima volta il male assoluto. Così questo libro non è solo un libro di avventure, non è solo un racconto di viaggi, e nemmeno soltanto una biografia o un testo sportivo: è tutte queste cose insieme, armoniosamente distribuite in pagine che lasciano nel lettore tante emozioni e un senso di compiutezza."" -
Lampadari a gocce
Si chiama Casta Diva, perché così l’ha battezzata il suo primo proprietario, innamorato dell’Opera; fa la nave da trasporto, ma un guasto la costringe a stare ormeggiata a Gibilterra con il suo carico di venti uomini d’equipaggio. Fra questi c’è Notturno, che dipinge solo acquarelli neri, fogli d’insonnia dove ogni altro marinaio legge ciò che vuole. È lui a raccontare la storia che dal Messico attraversa Norvegia, Francia, Napoli, Irlanda, Olanda: porti del mondo da lasciare senza nostalgie. Notturno nasconde molti segreti: chi è Izta, donna messicana, la sua ossessione invincibile? Chi è Agata di quindici anni che incontra a Gibilterra in un giorno già al tramonto? O Andreas, il norvegese, che perde al sole la pelle sottile da conservare dentro le pagine d’un libro? Chi è Martino, napoletano, che amò tanto la moglie Esmeralda e la sua città d’origine? E quanto fu giostra per Izta un lampadario a gocce? Quanto può esserlo una bettola, una puttana, un jazz, una coltellata al fianco? Il mondo è una bolla d’acqua colorata dai riflessi dei lampioni nei porti. Tutto di questa storia è là dentro, fino a quando la bolla esploderà trasformandosi in una singola lacrima. -
Caccia grossa. Scene e figure del banditismo sardo
Edito nel 1900 e firmato con lo pseudonimo di Miles dall'autore Giulio Bechi, ""Caccia grossa"""" rappresentò un vero e proprio libro scandalo. Tenente dell'Arma spedito nel 1899 in Sardegna per prender parte alle operazioni contro il banditismo volute dal governo Pelloux, Bechi diede un ritratto, tra cronaca e romanzo, della stagione forse più acuta della criminalità in Sardegna, quella di fine Ottocento. Uno sguardo esterno che ai lettori sardi parve viziato da un atteggiamento """"coloniale"""", per l'approssimazione con cui si osservava la società isolana, assimilata al fenomeno del banditismo, escludendone la """"società civile"""". Oggi si tende a dare un interpretazione più misurata del libro di Bechi (più volte riedito nel Novecento), per quanto in quelle pagine si andava minando la mitologia e la mistica del """"bandito-eroe"""" e si proponevano soluzioni sociali che di fatto testimoniavano il superamento delle posizioni ottocentesche sulla """"razza delinquente""""."" -
La sesta nota
Roberto, 48 anni, disabile dalla nascita, ha perso la madre da poco. Dal paese in cui ha sempre vissuto si ritrova in città, ospite della sorella Martina. Ormai allo stremo, ingabbiato in un corpo divenuto zavorra, trova la forza di raccontarsi al nipote. Grazie all'affetto e alle cure della famiglia l'infanzia è stata felice, trascorsa affinando l'arte di osservare gli altri dalla sua ""finestra sul mondo"""": l'angolo fuori casa, tra il vico numero 3 e la via Nazionale. Occasioni imperdibili i cortei funebri paesani, con il lento sfilare di un'umanità più o meno affranta e sempre pronta, tra un pettegolezzo e una malignità, a riservargli uno sguardo benevolo. In questo clima Roberto cresce protetto dai fratelli, consapevole dei limiti imposti dalla sua condizione e convinto che l'esistenza, quella degna di essere vissuta, sia simile a una sinfonia da comporre. L'arrivo di Laura - bella, sfrontata, unico amore inconfessato -, la passione per i libri, le particolari sedute con un'ambigua fisioterapista, lasceranno il segno. Quando Laura uscirà di scena misteriosamente, sarà l'incontro con un esuberante studente universitario a scuotere Roberto dall'indolenza in cui è sprofondato, spingendolo a oltrepassare confini, fisici e psicologici, che fino ad allora aveva creduto invalicabili. Finito il racconto anche lui cessa di vivere e il nipote, impegnato a rimetterne in ordine le varie parti, si troverà di fronte a un mistero che lega un nome di donna trovato su un vecchio libro di Goethe, un mazzo di rose e una tesi di laurea lasciata sulla tomba dello zio.""