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Propositi di felicità
Gentilezza, educazione, speranza, volontà, ottimismo: questi sono solo alcuni degli elementi necessari alla conquista della felicità, un obiettivo che ogni essere umano vorrebbe raggiungere e che, secondo il filosofo francese, dovrebbe perseguire per realizzare pienamente la sua natura. Le riflessioni qui raccolte sono tese a stimolare non tanto il pensiero quanto l'azione verso la conquista di un'esistenza piena di gioia, un percorso contrastato soprattutto dal dominio esercitato dalla mente, la quale, attraverso dubbi, paure e minacce, ci impedisce di affrontare la vita con curiosità e coraggio. Dalle pagine di questo libro traspaiono le caratteristiche del filosofo e dell'uomo di impegno quale fu Alain, umanista e spinoziano, appassionato sostenitore della libertà di pensiero, strenuo oppositore di ogni approccio teorico all'esperienza. A lungo sottovalutato, accusato di eccessivo ottimismo se non di leggerezza, questo maestro laico di Simone Weil merita oggi una rilettura delle sue opere, frutto di uno spirito contrario a ogni dogmatismo e integralismo intellettuale. -
Il viaggio della regina
Nella stupenda isola di Samolo, governatorato inglese, la vita dell'alta società procede annoiata tra cocktail party e bagni di sole in terrazza fino al giorno in cui trapela la notizia ""top secret"""" dell'arrivo della regina Elisabetta e del principe consorte Filippo. Parte così una spirale di spasmodica attesa e faraonici progetti di accoglienza, con i quali gli aristocratici """"emigrati"""" possono finalmente dar sfogo alla loro fame di mondanità, senza farsi mancare piccanti avventure e amori segreti. Pubblicato nel 1960 e accolto con grande clamore, """"Il viaggio della regina"""", unico romanzo scritto dal grande commediografo inglese, è un racconto ricco di perfidia e umorismo, una satira scanzonata e irriverente sui vizi di una società malata - allora come oggi - di protagonismo e mitomania."" -
Tutto mi è piaciuto. Conversazione sulla libertà, la letteratura e la vita
"Tutto mi è piaciuto"""" nasce da alcune conversazioni con Manlio Cancogni che hanno avuto luogo tra febbraio e aprile 2013 nella casa di Fiumetto, a Marina di Pietrasanta, dove lo scrittore vive con la moglie Rori. Questo piccolo libro, divertito e prezioso, offre al lettore un'ideale introduzione non solo al mondo letterario e giornalistico dell'autore di grandi romanzi come """"Azorin e Mirò"""" e """"Parlami, dimmi qualcosa"""", ma a quelli che dello scrittore toscano sono stati da sempre i valori più importanti, i punti cardinali lungo i quali ha percorso il proprio cammino di uomo: il coraggio delle proprie idee, la libertà intellettuale, un sentimento della vita che fa forza a tutto unito a una straordinaria curiosità. """"Il Duemila per me è un'astrazione, non so cosa significhi. In un certo senso è una prosecuzione cadaverica del Novecento, non c'è qualcosa che lo distingua davvero... Certo, dovremo affrontare un periodo di povertà, adattarci. Sarà un bene forse. Di sicuro non ho nostalgia del fatto che ci si dovesse intruppare e combattere per delle bandiere logore e consunte, proprio no. Sono contento che quel mondo non ci sia più""""." -
Così parlò Carpendras
"Così parlò Carpendras"""" raccoglie per la prima volta in volume tutte le prose di Manlio Cancogni firmate con tale pseudonimo e pubblicate su """"La Fiera Letteraria"""", di cui fu direttore tra la metà del 1967 e la fine del 1968. Carpendras tratta con l'inconfondibile stile del grande giornalista e scrittore - asciutto, ironico, di una lucidità mai convenzionale - i temi più vari: dall'attualità nazionale e internazionale a varie e gustose digressioni sul carattere eterno degli italiani, allo sport e alla letteratura, dalle cronache del costume del tempo al cinema; e ancora, dall'arte alla politica e al conformismo della società italiana e degli intellettuali, vero e proprio leitmotiv di queste pagine. È uno spaccato straordinario. Il dialogo che Cancogni porta avanti con i suoi lettori è infatti talmente vivo che quasi sembra di leggere, nella trasparenza del tempo trascorso, un'analisi davvero irresistibile, e a tratti inquietante, dell'Italia di oggi. E a noi, scorrendo queste pagine, viene naturale domandarci - come suggerisce serafico il nostro caro ed evasivo signor Carpendras: """"Al solito non abbiamo capito nulla. Perché?""""." -
Le ragazze del castello di sabbia
È il 1915 quando la giovane e ricca Elizabeth Endicott arriva dagli Stati Uniti in Siria, con un diploma da infermiera, per portare aiuto alle vittime del genocidio armeno. Qui incontra Armen, un giovane ingegnere che ha perso in guerra la moglie e la figlia piccola, e stringe con lui una profonda amicizia. Quando l'uomo parte per l'Egitto, inizia una corrispondenza con la ragazza, di cui si rende conto di essere innamorato, nonostante le differenze tra lei e la moglie che ha perduto. La storia si dipana poi su due piani temporali diversi e procede nei nostri giorni, seguendo le vicende di Laura Petrosian, una scrittrice di New York di origine armena. Un giorno casualmente viene a conoscenza di una mostra sull'Armenia che espone, tra l'altro, il ritratto di una donna che potrebbe essere sua nonna. Inizia così per Laura un viaggio nel passato della sua famiglia, che la porterà alla scoperta di un segreto sepolto per generazioni. Un romanzo che getta luce su una delle pagine più atroci della storia, attraverso il racconto indimenticabile di un grande amore. -
La sarneghera
Tre sorelle, tre destini che si incrociano con quelli di un'intera popolazione nella prima metà del Novecento, sono il nucleo narrativo della storia ambientata in un piccolo paese sulle sponde del Lago d'Iseo. Lì, Gianna la Santa muore dando alla luce la sua terza femmina, lasciando le figlie sole con il padre, detto ol Buèl, un uomo manesco e rancoroso che non è in grado né ha intenzione di occuparsene. Le tre sorelle crescono prendendosi cura l'una dell'altra. Giulia, Matilde e Agnese sono diverse: Giulia è l'unica ad avere ereditato la dolcezza della madre, Matilde ha un'adorazione schiacciante e sinistra per ol Buèl, Agnese - che della Santa ha solo sentito parlare cresce come un'orfana, libera e priva di riferimenti. È lei a innamorarsi in segreto di don Sergio, un amore impossibile che durerà per sempre, la consumerà fin quasi a ucciderla e poi, miracolosamente, la riporterà in vita. Intorno alle sorelle si animano le voci del paese, irrequiete come le acque del lago quando arriva la sarneghera, la tempesta violenta che rovescia le barche e le sorti degli uomini. Nel destino di questa famiglia, narrato con calore, ironia e spietatezza, l'autrice racchiude lo spirito e la forza degli elementi della sua terra, in un esordio narrativo di grande impatto emotivo e stilistico. -
Il mio cane
Nel 1903 Maurice Maeterlinck dedicò questo scritto, illustrato da Cedi Aldin, a un cucciolo di bulldog di nome Pelléas, morto all'età di sei mesi per una rara malattia che colpiva gli animali da circo. La breve ma intensa convivenza con il cagnolino lasciò una profonda impressione sull'artista, che lo osservava quotidianamente con curiosità, attenzione e affetto. Quello che ogni padrone di cane ben conosce viene qui narrato dalla voce del poeta premio Nobel per la letteratura, che coglie e trasfigura gli eventi quotidiani, anche i più banali, così importanti per chi ha amato almeno una volta nella propria vita un cane. -
Scrittori fantasma. Bartleby, D. B. Caulfield e gli altri interpretatida sei narratori italiani
Che cosa succede al lettore del ""Giovane Holden"""" quando apprende dell' esistenza di """"quel formidabile libro di racconti"""" intitolato """"Il pesciolino nascosto"""" di cui narra Holden nelle sue avventure? E che cosa faceva Bartleby lo scrivano, nel racconto di Herman Melville, quando si nascondeva per ore e giorni allo sguardo dei colleghi? Probabilmente scriveva o forse parlava tra sé e sé. Ma il lettore di Melville non sa nulla. E ancora, di che cosa parla """"Il cagnolino rise"""" di Arturo Bandini, protagonista della saga di John Fante? E le sfilze di titoli di racconti presenti nei libri del compianto David Eoster Wallace? E quelli partoriti dalla fantasia scatenata di Thomas Pynchon? Da queste curiosità sono partiti sei narratori italiani per fornire al lettore (ma, ancor prima, a se stessi) la loro versione di racconti di cui tutti conoscono i titoli, ma che nessuno ha mai letto: Giuseppe Montesano e Roberto Bolano, Valeria Parrella e Jorge Luis Borges, Lorenzo Pavolini e Herman Melville, Maurizio Braucci e Malcolm Lowry, Giusi Marchetta e J.D. Salinger, Marco Rossari e Philip Roth. Dodici autori per tracciare una mappa letteraria che è il resoconto di una passione: quella di lettori mai sazi che, come molti di noi hanno spesso sognato di fare, hanno deciso di sedersi accanto ai grandi della letteratura e provare a farsi raccontare quei testi che non potremo mai leggere."" -
Berlino segreta
Il romanzo ""Berlino segreta"""", apparso nel 1927, sviluppa in forma narrativa gli spunti contenuti nei numerosi articoli e prose dedicati da Hessel all'arte della flânerie, mantenendone intatte la levità e l'eleganza. La vicenda racconta l'ultima giornata di Wendelin, un giovane e affascinante studente, nella città da cui sta per prendere congedo. Con lui, con la sua eccentrica e libertina cerchia di amori e di amicizie, il romanzo ci conduce tra i salotti e le abitudini mondane di un'alta borghesia impoverita dalla grande inflazione e travolta dai mutamenti di un mondo avviato a un inarrestabile declino. Nel ritratto dell'anziano professor Clemens Kestner e nei suoi dialoghi con il protagonista, Hessel ha occasione di esporre la sua visione del mondo e la sua proposta di una garbata forma di resistenza individuale alla frenesia della modernità, fondata su una personalissima etica di rinuncia al piacere del possesso."" -
Vittoria tra le nuvole
Combattimenti, solitudine, fatica, paura, cameratismo, donne: tutto viene raccontato in questo classico sulla guerra aerea combattuta nel 1914-1918, basato sulle esperienze del suo autore, uno dei più valorosi piloti del Royal Flying Corps. Lo stile scorrevole, antiretorico e il suo realismo ne hanno fatto uno dei più appassionanti racconti della vita sul fronte occidentale: i rapporti con i francesi, le chiacchiere tra ufficiali, il reperimento dei medicinali, il suono del grammofono, gli sforzi dei comandanti affinché il narratore diventasse un pilota più aggressivo, la frustrazione di non riuscire ad affrontare gli avversari più agguerriti... L'autore è profondamente onesto nel raccontare lo stress crescente e lo sfinimento dei suoi amici, morti uno dopo l'altro, la sua battaglia per arrivare vivo fino alla fine e la disillusione nei confronti della guerra e dei suoi superiori. Yeates scrisse questo suo unico romanzo, che pubblicò pochi mesi prima di morire di tubercolosi, con la speranza di poter ottenere i soldi necessari per curarsi e poter provvedere alla sua famiglia. Messo poco dopo fuori commercio, durante la Seconda guerra mondiale divenne un libro di culto per i piloti inglesi, ma vendette solo un migliaio di copie e non fu ristampato prima del 1961, ottenendo finalmente il successo internazionale. -
La psicologia della zia ricca
Venticinque zie ricche o ricchissime, con altrettanti avidi e disamorati nipoti che aspettano con malcelata impazienza di entrare in possesso delle venticinque cospicue eredità. Amalia, Bertina, Dorotea, Miriam, Gerta, Olly, Ursula, Yvette, Zerlinda... Amabili e linde vecchiette o indomabili tardone dal passato burrascoso ancora avide di piaceri, fragili ma longeve donnine o robuste virago dotate di un'allarmante (per gli eredi) salute di ferro, tutte le zie passeranno finalmente ""a miglior vita"""", ma per una ragione o per l'altra i nipoti non riusciranno a incassare neppure un soldo. L'umorismo di Mühsam è tutt'altro che garbato e gioviale: il suo spirito anarchico e ferocemente irridente nato all'interno del kabarett tedesco (fu anche un attivo collaboratore del teatro politico di Erwin Piscator) si traduce sulla pagina in una prosa caustica, di acre gusto mitteleuropeo, che nei ritratti grotteschi delle terribili zie e degli spregevoli nipoti tratteggia da un lato la faccia feroce e paternalistica del capitalismo, dall'altra l'ipocrita filisteismo della classe borghese."" -
Un amore in pericolo: Giorno d’estate-Un amore in pericolo-L'inizio e la fine
Tre racconti inediti sulla nostalgia, l'egoismo e l'illusione di vivere. Il racconto ""Un amore in pericolo"""" fu pubblicato il 22 febbraio del 1936 su """"le Figaro littéraire"""". Irène Némirovsky mise in scena il rammarico delle cose perdute, i momenti felici che sempre, e per sempre, svaniscono. Per Sylvie, in punto di morte, il senso della perdita si tinge d'una interrogazione morale: dove vola il pensiero nell'ora fatale, incerto tra il pentimento e il rimpianto? All'ansietà dolorosa di un lungo amore o alla breve convulsione di un momento di piacere? Il suo dilemma servirà all'autrice tre anni più tardi per l'ossatura del romanzo """"Due"""". Un delicato studio filosofico sulle età della vita è invece lo spartito del secondo racconto, """"Un giorno d'estate"""", in cui Irène Némirovsky abbatte uno scandaglio sull'adagio solipsistico che accompagna e scocca le ore delle vite umane (""""Ciascuno vede solo se stesso""""), ma devia poi su un piano chimico, biologico, ineluttabile: l'indifferenza universale della natura, l'incessante mormorio dell'esistenza, """"Io, io, io"""". Quello stesso egoismo che sembra ispirare la madre del giovane assassino e il procuratore incaricato di condurne il processo, protagonisti dell'ultimo racconto, L'inizio e la fine, apparso sul settimanale """"Gringoire"""" il 20 dicembre del 1935. Quell'egoismo che nella prima, per paura della morte, scatena una difesa insensata, e al secondo, col mero tramite di una fredda requisitoria, fornisce l'illusione di vivere."" -
La regina scomparsa
Sono passati dieci anni da quando Rama è tornato dopo aver sconfitto la città di Lanka in una sanguinosa guerra. È un re nobile e giusto, e la sua città, Ayodhya, è l'esempio di uno sviluppo irresistibile, ma la domanda indiscreta di una curiosa giornalista televisiva durante un'intervista solleva il velo dei segreti inconfessabili che si nascondono dietro il regime. Sita, la bellissima moglie di Rama, ostaggio per dieci anni a Lanka e causa scatenante della guerra, una volta tornata ad Ayodhya ha lasciato il marito. Per quale motivo? E dov'è adesso Sita? Sono interrogativi pericolosi che condurranno l'appassionata cronista attraverso una serie di avventurose peripezie, inseguita dalla polizia segreta del regime e dal suo spaventoso capo. ""La regina scomparsa"""", che ha ottenuto un grande successo in India, è una riscrittura in chiave di thriller del testo epico Ramayana, in cui viene messa a fuoco una galleria di donne straordinarie, interpreti della nuova emancipazione indiana, e che - come scrive l'autrice nella sua introduzione invita il lettore a """"mettere in dubbio la narrazione dell'India moderna come viene raccontata oggi dai media e dai nostri politici""""."" -
La dea combattente
Intorno alla cucina dell'antica casa di Kailash e ai deliziosi profumi speziati dei piatti tradizionali bengalesi, si dipana il racconto di una saga familiare che nasconde un mistero sanguinoso. Tutto inizia nell'estate del 1962, mentre il monsone si abbatte su Calcutta e, fuori dalle mura di Kailash, la grande Storia indiana procede tra guerre e progresso sociale. La giovane moglie del figlio del padrone, Uma, è una ragazza istruita e ""moderna"""" che un giorno decide di assecondare la richiesta delle donne di casa: leggere per loro il Chandimangal, un poema scritto dal bisnonno del marito e pubblicato con successo dall'impresa di famiglia, la Ganges Press. Il libro racconta e celebra il pantheon indù, ma via via che Urna legge il poema, le donne di Kailash si accorgono che questa versione del mito (e in particolare la figura della dea combattente a loro così cara) si discosta alquanto da quella che le loro famiglie tramandano di generazione in generazione. I loro dubbi si fanno sempre più insistenti e spingono Uma - lei che sa leggere e che può uscire da sola e andare in biblioteca ad approfondire l'indagine sulle caratteristiche della dea negli altri Chandimangal esistenti. Eppure le soluzioni ai misteri di interesse pubblico e privato della nuova famiglia di Urna non verranno dai libri, bensì dall'unica persona in grado di rivelare i segreti di Kailash, l'anziana Pishi, che vive da lungo tempo in quella dimora costruita sul sangue di una donna. Come reagirà la moderna Uma?"" -
Malaspina
Nella Palermo degli anni Ottanta, quella dei duecento omicidi l'anno, con il sindaco Martellucci (corrente andreottiana, la stessa di Salvo Lima) che non nominava mai la parola mafia, un insegnante nato in Sicilia, ma vissuto fino a vent'anni in Lombardia, ottiene il suo primo incarico nel carcere minorile Malaspina. Il maestro ha appena ventiquattro anni e gli alunni sono di poco più giovani di lui. Il clima carcerario si rivela subito invivibile: le condizioni dei ragazzi sono penose e la violenza trionfa sovrana. Animato da una furia indomabile, il maestro tenta di convincere tutti, direttore, agenti, educatori, ragazzi, persino giudici, a far prevalere democrazia e diritti, riversando nella vecchia struttura iniziative didattiche fondate su modelli etici come libertà, giustizia, democrazia, e prendendo iniziative concrete contro la mafia: vocabolo là dentro innominato. Ma, soprattutto, non esita a denunciare le violenze degli agenti contro alcuni ragazzi, tra cui Meri, un trans entrato per furto e protagonista della vita del carcere suo malgrado, per via della sua ingombrante e trascinante femminilità. Questa esperienza umana e pedagogica irripetibile venne narrata in un romanzo appassionato che solo adesso viene presentato nella sua interezza. All'epoca ne venne pubblicata una versione molto breve con il titolo ""Meri per sempre"""" che, seppur """"ripulito"""" di alcune parti, ugualmente suscitò attenzioni e polemiche, prima in Sicilia poi a livello nazionale."" -
Sister Carrie
Sprovvista di mezzi economici e culturali ma fermamente decisa a farsi strada nella febbrile Chicago fin de siecle, la giovanissima Caroline Meeber, chiamata in famiglia con il nomignolo non del tutto affettuoso di ""sister Carrie"""", è disposta a ogni cosa pur di raggiungere il successo. Così, da povera operaia in una fabbrica di scarpe, diviene l'amante prima di un commesso viaggiatore, poi del direttore di un lussuoso locale, salendo senza troppi scrupoli i gradini della scala sociale verso una fortunata carriera di attrice. """"Sister Carrie"""", romanzo d'esordio di Theodore Dreiser, apparve nel 1900 alquanto in sordina, con una tiratura di sole mille copie. Eppure quest'opera """"immorale"""", destinata a segnare il destino della narrativa novecentesca americana, conobbe in seguito un enorme successo commerciale grazie a una seconda versione, frutto di un capillare lavoro di revisione e quasi di autocensura operato dall'autore (spinto dalle reazioni scandalizzate del pubblico e della moglie dell'editore), che ne limò """"sconvenienze"""" ed """"eccessi"""", aggiungendo effusioni sentimentali e un finale malinconicamente consolatorio."" -
Vita e avventure di Sylvia Scarlett
Il suo libro è come la vita"" disse D.H. Lawrence a Compton Mackenzie dopo aver letto la storia di Sylvia Scarlett, e non diversa fu l'accoglienza della critica, che vide nell'eroina di questo libro dalle tinte dickensiane il più esplosivo personaggio femminile apparso fino a quel momento nella storia della letteratura anglosassone. Era il 1918 e il romanzo fu uno dei maggiori successi del primo dopoguerra, ora riproposto al pubblico italiano in una nuova traduzione. La vicenda prende il via con Henry Snow, ormai vedovo, che si indebita giocando d'azzardo e truffando l'azienda per cui lavora, e quindi decide di scappare in Inghilterra insieme alla figlia Sylvia. Per sfuggire meglio alla polizia, la giovane si traveste da ragazzo e assume il nome di Sylvester. Il cognome di padre e figlia, da qui in poi, sarà sempre e solo Scarlett. I due si guadagnano da vivere ingannando chiunque capiti loro a tiro, finché l'incontro con il giovane Willy Threadgould non spariglia le carte: Sylvia se ne invaghisce, ma la sua identità mascherata e i ritmi di una vita in fuga rendono complicata la nascita della loro storia d'amore. Ha dunque inizio una corsa travolgente, un concitato susseguirsi di capriole e misfatti in una storia picaresca di furbizie, inganni e ribaltamenti. Giocata tutta sull'ambiguità dei sessi e sulla facilità di confondere i sentimenti per chi, da attore/bugiardo, è abituato a simulare, la storia sorprese i lettori dell'epoca e sorprende ancora oggi."" -
Alpinisti ciabattoni
"Alpinisti ciabattoni"""" - uno dei pochissimi libri del nostro Ottocento giocato decisamente sul registro umoristico - è ritenuto comunemente il capolavoro di Achille Giovanni Cagna, """"scapigliato"""" piemontese sulla linea """"macaronica"""" che da Faldella giunge a Carlo Emilio Gadda: scrittore estroso armato di un acre gusto espressionista, venne compreso e valutato tardi da critici come Benedetto Croce, Piero Gobetti e Gianfranco Contini, che, nel 1925, ne ripubblicò (per la Piero Gobetti editore) le opere migliori, fra cui """"Alpinisti ciabattoni"""", """"descrizione dei malanni e degli inconvenienti della villeggiatura"""". E proprio questa lingua ricca di invenzioni, che attinge a vari dialetti, irrequieta e saporosa, la vera sorpresa del libro, ed è grazie a lei se le goffe peripezie di questi piccolo-borghesi, incapaci di prendersi una vacanza e insensibili alla bellezza, restano tenacemente ancorate alla nostra memoria. Introduzione di Riccardo Reim." -
E. M. o la divina Barbara. Romanzo confidenziale non finito
Jean-Noël Schifano, traduttore francese dell'opera di Elsa Morante, ricostruisce, sotto forma di una lunga e dialogata dichiarazione d'amore, il rapporto di straordinaria vicinanza che lo legò per molti anni all'autrice romana. Elisa (Elsa) è sul letto di morte. Tempo prima ha tentato il suicidio. Poi un'operazione le ha tolto forza, autonomia, la speranza di sopravvivere. Al suo fianco c'è Giannatale (Jean-Noël). Tra loro scorre un canale di ricordi e reciproche confidenze che illuminano di nuova luce alcuni aspetti privati di Elisa e, insieme, della Roma negli anni Sessanta, la Roma pasoliniana, l'epicentro della cultura e del cinema, la città di Moravia. Giorno dopo giorno, durante i loro incontri nella stanza di una clinica, Elisa parla, chiede, ride, si confessa, pretende la stessa spietata verità dall'amico e confidente di una vita. Immersi in un dialogo soffuso di tenerezza amorosa, i due conducono - fino alla morte - il gioco delle verità rivelate. -
La commedia borghese
Nel 1934, dopo il successo della trasposizione cinematografica di ""David Golder"""", Paul Morand chiese a Irene Némirovsky di affidargli i suoi scritti """"per il cinema"""" con l'idea di riunirli in volume nella collana """"Renaissance de la nouvelle"""", nuovo progetto dell'editore Gallimard. Nacque così la raccolta dei """"films parlées"""", racconti sul crinale tra """"nouvelles e scenarios"""" che avrebbero dovuto innescare un cambio di rotta nel tragitto creativo dell'autrice, da sempre sensibile alle possibilità espressive del grande schermo. I brani qui riuniti percorrono, talvolta anticipandoli, alcuni dei luoghi più autenticamente némirovskiani della narrazione: la classe media provinciale, previdente e fasulla nella """"Commedia borghese""""; lo scetticismo per i fanatismi nei """"Fumi del vino""""; il rancore filiale e la gelosia materna in """"Film parlato""""; le età della vita in """"Ida"""". E una scrittura, quella di questi racconti, puramente descrittiva, acuminata e profondamente letteraria, ispirata e proiettata a quella tecnica da """"macchina da presa"""" cui la narrazione, secondo l'autrice, non doveva rinunciare. Nell'avvertenza che compariva come introduzione all'edizione francese fu la stessa Némirovsky a spiegare: """"Ho sempre pensato che il cinema sia imparentato soprattutto con il racconto, che questi due generi abbiano delle leggi simili. Il romanzo usa digressioni e riflessioni; si può permettere di dilungarsi e, in alcuni casi, deve farlo il cinema e il racconto esigono sobrietà.""