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Tutto il tempo del mondo
Cosa significa avere tutto il tempo del mondo? Ci sono opere d'arte, esperimenti scientifici, progetti che hanno sfidato il più grande e inesorabile nemico dell'uomo, l'incubo della nostra epoca frenetica e iperconnessa: il tempo. Non ce n'è neppure per godere di un momento di gioia, né per completare un lavoro come si vorrebbe. Eppure, da sempre, ci sono persone (e luoghi) che si oppongono a questa tirannia e Thomas Girst è andato in cerca di loro. In 28 capitoli Girst ci racconta storie, personaggi e luoghi che hanno fatto pace con il tempo: dal postino Cheval, che costruisce il Palais idéal in trentatré anni con le pietre e le conchiglie raccolte durante i suoi giri quotidiani, all'opera di John Cage che, tuttora in corso, terminerà di essere suonata nel 2640, dalle capsule lanciate nello spazio in un viaggio potenzialmente infinito, all'esperimento più lento del mondo, ossia quello della caduta della goccia di pece, dal registro delle fioriture dei ciliegi in Giappone, all'opera pittorica di Roman Opalka che passò la vita a dipingere i numeri in sequenza arrivando, prima di morire, a vergare il 5.607.249. Da queste pagine si esce divertiti e incuriositi, un po' più capaci di distinguere tra un tempo ""brutto"""" e frenetico e uno """"bello"""" e rilassato, pronti a guardare l'orologio con l'occhio di chi si è accorto che non c'è cosa più appagante che lasciar passare il tempo mentre si è impegnati in qualcosa di meraviglioso. Nell'arte come nella scienza, nell'economia come nella religione occorre prendendosi tutto il tempo che ci vuole: niente di meno che tutto il tempo del mondo."" -
Sto ascoltando dei dischi
"Sto ascoltando dei dischi"""" è narrazione, riflessione e ininterrotta playlist; un invito a tuffarsi nelle passioni melodiche, accomodandosi sul divano con il giusto sottofondo musicale.Amare la musica e i dischi tanto da confondere la vita con le canzoni e il pop con la realtà è la malattia dell'autore di questi racconti. In un succedersi di situazioni esilaranti, psicologi, consulenti familiari, terapie di gruppo, medici e addirittura la Morte tentano di curare il protagonista dalla sua ossessione per la musica. Ci riusciranno? Vincerà Freud o avranno la meglio i Beastie Boys? Il terrore per il reggaeton è curabile? Davvero non conoscete i Lucksmiths e le loro connessioni con il diabolico pupazzo Furby? Perché gli Who sono indissolubilmente abbinati al mal di mare? Anni di analisi musicale e privata si incastrano in un testo travolgente, in cui è la musica a raccontare l'autore del libro che si trova ad attraversare l'esistenza con un bagaglio di frequentazioni e conoscenza musicale straordinario. """"Sto ascoltando dei dischi"""" è narrazione, riflessione e ininterrotta playlist; un invito a tuffarsi nelle passioni melodiche, accomodandosi sul divano con il giusto sottofondo musicale." -
Lo sguardo avanti. La Somalia, l'Italia, la mia storia
Il libro è una storia e un punto di partenza, pensato anche come strumento didattico, che unisce il racconto di un viaggio e la bellezza di un approdo, la paura per un futuro difficile da immaginare e la gioia di lavorare per migliorare la vita degli altri.rnrnQuando Abdullahi parte da Mogadiscio ha 19 anni. Alle spalle si lascia una nazione nel pieno di una guerra civile in cui è difficile capire le forze in campo e vedere una speranza oltre agli attentati e alla distruzione. La sua idea è raggiungere un posto in cui poter studiare e mettere da parte qualche soldo che serva a dare un futuro a lui e ai suoi fratelli. Il viaggio che affronta passa attraverso l’inferno del Sahara, la Libia e un attracco a Lampedusa dove verrà accolto e caricato su un aereo per la destinazione che qualcuno ha pensato per lui: la provincia di Torino. Comincia da qui la nuova vita di Abdullahi, a Settimo Torinese, dove diventa un cittadino attivo dedicandosi al lavoro di mediatore culturale e impegnandosi nelle scuole dove ha incontrato migliaia di studenti per parlare di migrazioni, accoglienza, culture, popoli, diritti. Nel 2016 diventa cittadino italiano.rnrnTra gli obiettivi più importanti raggiunti da Abdullahi, ci sono il Festival dell’Europa e del Mediterraneo a Ventotene e l’associazione Generazione Ponte con la quale fa dialogare i ragazzi somali con quelli italiani, per scambiare punti di vista ed esperienze, guardando all’Europa come luogo del possibile. Dopo tredici anni, Abdullahi si sta preparando a tornare in Somalia con alcune borse di studio per i ragazzi di Mogadiscio che ancora devono costruire il proprio mondo. -
Mia madre
"Mia madre"""" racconta la storia di una donna, dall'infanzia fino all'età adulta, e lo sguardo di un figlio. Sullo sfondo della Cina immersa nel caos e nell'instabilità degli anni '30 – tra i signori della guerra, l'invasione giapponese, le grandi potenze occidentali che ancora occupano le concessioni nelle grandi città, la lotta tra il Kuomintang nazionalista e il Partito comunista cinese, fino alla Lunga Marcia – Li Kunwu orchestra una narrazione personale. Attraverso il ritratto di sua madre, una bambina sballottata dal villaggio della famiglia materna alla casa in città del signore della guerra per cui lavora il padre, scopriamo la vita di tre generazioni, le relazioni coniugali e familiari dell'epoca, le scelte personali e sofferte di una vita affaticata dall'estrema povertà e dalle opportunità negate alle donne, limitate dalle loro stesse madri in un mondo che ancora non ne concepisce l'emancipazione. Con il suo tratto distintivo, qui proposto con la tecnica dell'acquerello, Li Kunwu ci parla delle persone comuni, del loro modo di vivere, delle loro convinzioni, offrendo volta un documento toccante sulla storia della Cina prima della presa del potere da parte di Mao, in quella che si può considerare l'opera della sua vita. Prefazione di Giada Messetti." -
Le incredibili avventure delle piante viaggiatrici
In Le incredibili avventure delle piante viaggiatrici Katia Astafieff racconta storie di piante che sono anche storie di cercatori d’oro verde, eroi di epoche passate, nomadi del sapere: il ginseng, la sequoia, l’hevea, il tabacco, le fragole, il rabarbaro, la peonia, il tè, il kiwi, la rafflesia indonesiana.«Con ironia e leggerezza Astafieff ci accompagna in queste sue divagazioni botaniche, rovesciando anche qualche luogo comune. Un romanzo vegetale» - Sandro Orlando, la LetturaPensate che il rabarbaro cresca da sempre nei nostri orti? Sbagliato! Viene dal cuore della Cina e dal Tibet, scoperto da Simon Pallas, inviato dall’imperatrice Caterina II a esplorare gli angoli più remoti della Russia. Provate a immaginare un fiore gigante, il più grande del mondo: la rafflesia, una creatura vegetale fuori dal comune che prende il nome da sir Stamford Raffles, fondatore della città di Singapore. E la peonia? La sua scoperta nel giardino di un principe asiatico da parte di un botanico eccentrico, Joseph Rock, meriterebbe un romanzo poliziesco. Come, non siete ancora convinti? Allora pensate alla sequoia della California, scoperta da un esploratore scozzese, Archibald Menzies, che ci porta nel Far West della corsa all’oro. -
Notti invisibili, giorni sconosciuti
Notti invisibili, giorni sconosciuti è un tuffo in un'allucinazione, un'opera che scioglie la linea tra realtà e sogno, esplorando la possibilità di mondi oltre quello che vediamo e sentiamo.rn«Soltanto smarrendosi ci si può trovare da capo, per quanto dolore costi, e in Notti invisibili, giorni sconosciuti la sudcoreana Bae Suah sembra voler condividere al lettore la stessa oscurità vischiosa nella quale colloca i suoi personaggi» - Marco Del Corona, la LetturarnrnNotti invisibili, giorni sconosciuti è il racconto di un giorno e una notte nel caldo torrido dell'estate di Seul. Per due anni, l'ex attrice ventottenne Ayami ha lavorato nell'unico «teatro sonoro» di Seul per non vedenti. Ma ora il teatro sta cessando l'attività e il futuro di Ayami è incerto. Completato il suo ultimo turno e chiuso il teatro per sempre, Ayami cammina per le strade della città con il suo ex capo fino a notte fonda. Insieme cercano un'amica comune che è scomparsa, mentre intorno a loro il labirinto dei paesaggi urbani inizia a popolarsi di personaggi misteriosi e immagini fantastiche. Il giorno seguente, su richiesta della stessa amica, Ayami fa da guida per un romanziere di polizieschi in visita dall'estero. Ma nell'afa che consuma senza scampo Seul in piena estate, l'ordine lascia il posto al caos. I confini della realtà iniziano a logorarsi e il passato si intromette nel presente in modi sempre più dirompenti. La trama si sfilaccia e diventa fluida: personaggi, luoghi e tempi si sovrappongono e confondono in una narrazione ipnotica e disorientante. -
Cattivi scienziati. La pandemia della malascienza. Nuova ediz.
Il metodo scientifico è indubbiamente una delle risorse più raffinate di cui gli scienziati dispongono per fornire indicazioni utili alla sopravvivenza della nostra società in un mondo complesso. Tuttavia, questo metodo non può procedere in assenza di un'etica che metta al primo posto l'onestà nel raccogliere dati, descrivere esperimenti, discutere risultati e pubblicarli. Eppure, nella letteratura scientifica tre peccati capitali – fabbricazione di dati ed esperimenti, loro falsificazione e plagio – sono talmente diffusi da destare seria preoccupazione riguardo all'affidabilità di ciò che crediamo di sapere. A questi si aggiunge spesso una comunicazione che distorce i risultati ottenuti, volta ad ottenere vantaggi o a influenzare il pubblico. La comunità scientifica deve usare un linguaggio che non si presti a facili fraintendimenti, distinguendo fra opinioni e dati a supporto di quelle opinioni. Accostarci al metodo scientifico, studiare le fallacie logiche del discorso razionale, un minimo (davvero un minimo) di scienza del dato e ragionamento quantitativo ci può salvare dalle suggestioni e dalla sensazione superficiale di capire la scienza leggendo il titolo di un quotidiano. Curiosità e metodo ci faranno scoprire le frodi scientifiche, ma anche la bellezza e la potenza del ragionamento di cui siamo capaci. Solo così la scienza potrà essere utile alla società. -
Lo sport di domani. Costruire una nuova cultura
A cosa ci riferiamo quando parliamo di sport? E come ne parliamo? Quando diciamo ""educazione fisica"""", per esempio, intendiamo le due ore settimanali con cui la scuola si lava la coscienza oppure la formazione di un cittadino che impara il rispetto dell'avversario? Lo sport è cultura ma per affermare questo principio nella realtà servono un patto morale collettivo e un piano strategico di business. Sì, business, perché di questa parola non si può avere la paura ipocrita dietro la quale lo sport si nasconde per non fare il proprio dovere. L'attualità ci costringe a sciogliere le ambiguità, dando spazio a competenze e passione, in quest'ordine. Il libro è una lucida analisi degli ostacoli di oggi, e una proposta per un domani in cui fare sport diventi, senza alcuna distinzione, un diritto garantito per tutti. Parlando di temi come professionismo, dilettanti, cartellini, contratti, Flavio Tranquillo delinea un possibile scenario in cui siano ben chiari i ruoli di Stato, privati, atleti, federazioni e leghe, senza confusione o ambiguità di potere. Ripensare il mondo dello sport è possibile, basta volerlo, e se per troppo tempo gli interessi sono stati altri, adesso è arrivato il momento di cambiare. «Lo sport, come la politica, deve tornare ad avere dignità. Bastano le regole, come l'articolo 3 della Costituzione: """"È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana"""". Questo deve fare lo sport: abbattere ostacoli e costruire cultura»."" -
Noi due siamo uno. Storia di Andrea Soldi, morto per un TSO
Noi due siamo uno ha inizio nell'agosto 2015. Torino è caldissima, afosa, qualcuno è già in vacanza, altri cercano l'aria dei giardini di quartiere. Anche Andrea Soldi, 45 anni, è seduto su una panchina, ma quella è la ""sua panchina"""" sempre, in ogni stagione. Lì si rifugia quando i pensieri lo assalgono, lì trova conforto, lì si sente a casa. Andrea soffre da anni di schizofrenia, la sua famiglia gli è vicino, la madre, il padre e la sorella sono il suo mondo e piazza Umbria è il suo posto del cuore. Andrea non è violento, non è mai stato pericoloso, eppure, il 5 agosto di quell'anno morirà a causa di un tso eseguito da alcuni vigili urbani e dal personale medico. Soffocato diranno i referti. Il processo è arrivato ora alla fase d'appello. Ma questa è forse la cosa meno importante della storia. Matteo Spicuglia è un giornalista che ha seguito il caso e che ha voluto andare a fondo, incontrare i parenti di Andrea, raccontare chi era e come ha vissuto. Dopo la sua morte, la famiglia Soldi ha trovato alcune pagine di un diario lucidissimo che danno voce al percorso umano e psicologico di Andrea. A partire da quel diario, Spicuglia allarga lo sguardo dalla panchina di piazza Umbria alla realtà dei tso, dalla vita di Andrea al mondo della malattia psichica, dalla famiglia torinese all'universo di famiglie che si trovano a convivere con pregiudizi e inadeguatezza dei servizi medici e sociali nella gestione di patologie che soffrono ancora lo stigma sociale."" -
La nostra Siria grande come il mondo
«Un padre e un figlio con ""la Siria cucita addosso"""" si riabbracciano e provano a scacciare i fantasmi» - Marco Bruna, la LetturarnrnMohamed e Shady Hamadi, un padre e un figlio, due storie legate da una terra: la Siria. Per uno luogo di nascita, dell'infanzia e di un regime da cui fuggire, per l'altro luogo della ricerca di sé e del desiderio di ritorno; per entrambi un luogo negato, una ferita con cui ancora fare i conti. In questo libro due generazioni si parlano e si raccontano, scoprendo un dialogo che non sempre è stato facile: diversi i percorsi, le ansie, le aspirazioni. Avventurosa e sorprendente la vita di Mohamed che per molto tempo ha nascosto al figlio ciò che aveva subìto nelle carceri siriane: per pudore, paura di non essere compreso e per un'idea di protezione. Intima e tormentata l'esperienza di Shady, a cavallo tra due mondi, la Siria e l'Italia, in cerca di un'identità. Le loro voci si alternano capitolo dopo capitolo, e al racconto della Siria di cinquant'anni fa, di cosa ha significato dover scappare per salvarsi dal regime, si intreccia il presente di chi deve lasciare una nazione, l'Italia, dove sembra impossibile realizzare i propri sogni. A poco a poco, in un dialogo che diventa sempre più fitto, emerge la consapevolezza che si può essere allo stesso tempo stranieri ovunque e sentirsi a casa nel mondo."" -
Promemoria. Come creare l'archivio dei propri ricordi
Chi non vorrebbe conoscere il segreto per conservare i ricordi: dagli oggetti cui siamo affezionati ai momenti più importanti della nostra vita? Chi non vorrebbe ritrovare facilmente un'emozione racchiusa nella lettera che ci ha fatto innamorare, o impressa nel biglietto di un concerto indimenticabile? Non è solo una questione di ordine, ma di metodo e dimestichezza con le pratiche che, da sempre, si applicano al mondo degli archivi di aziende, istituzioni, famiglie. Andrea Montorio, che con il suo lavoro ha contribuito a ridefinire l'immagine degli archivi in Italia, ci guida a riflettere sul senso del ricordare, sul concetto di memoria personale e sulla necessità di tramandare, ai nostri figli e a chi verrà dopo, quello che desideriamo rimanga di noi. Ci parla di come farlo, ma soprattutto del perché farlo, della bellezza di raccontarci e della forma in cui gli altri ci potranno leggere. Attraverso nove capitoli narrativi, completati da esercizi semplici e pratici, andremo in cerca dell'ingrediente che sa trasformare la memoria in qualcosa di vivo e di pulsante. Scopriremo che ogni cosa ha il suo posto: se quello naturale per un cappello è una testa e quello di un tesoro una cassaforte, il posto delle ""cose che hanno una storia"""" è sempre l'archivio. """"Promemoria"""" ci insegna come possiamo costruirne uno su misura per noi."" -
La casa vivente. Riparare gli spazi, imparare a costruire
La casa vivente unisce antropologia ed esperienza personale, viaggio ed etnografia e ci invita a ripensare il nostro modo di immaginarci nello spazio.rn«Abitare è una parola con un ampio campo semantico: si abita un Paese, una città, una casa. E non si tratta solo di un passivo ""stare"""" in un luogo: abitare significa sviluppare delle abitudini, indossare abiti specifici (reali e metaforici)» - Adriano Favole, la LetturaAbitare è una delle principali caratteristiche dell'essere umano e la casa è il luogo umano per eccellenza. Domandare a qualcuno «dove vivi?» vuol dire chiedere notizie sul posto in cui si svolge la sua attività quotidiana, ma soprattutto su quello che dà senso alla sua vita. Servendosi anche di un suggestivo giro del mondo tra le architetture vernacolari, il libro va in cerca del senso profondo dell'abitare. Dalle Ande peruviane alle montagne indiane, passando per il Vietnam e la Mongolia, Andrea Staid ci racconta che una palafitta sul lago Inle in Myanmar si regge su pali di bambù che vanno controllati e spesso cambiati, oppure che le travi del pavimento di una casa nelle montagne del Laos invecchiano, respirano e vanno revisionate. Ci racconta quindi che le case sono vive. In questo libro non ci sono solo esperienze lontane, perché dai viaggi c'è sempre un ritorno e ovunque sta nascendo la consapevolezza di quanto sia importante vivere (dunque abitare) in un modo più sostenibile ed ecologico. Da questa necessità nascono le esperienze di autocostruzione che stanno crescendo in tutta Italia e la scelta dell'autore di abitare in un rapporto diretto con la natura, in una casa che di natura si nutre e che è stata costruita assecondandone i ritmi e gli spazi."" -
Decontaminare le memorie. Luoghi, libri, sogni
Ci dicono che il paesaggio è il grande malato, preda di speculatori: basta affacciarsi alla finestra per vedere i condomini e le villette a schiera là dove c'erano pinete e prati. Ma la Storia non ha inferto al paesaggio danni altrettanto irreparabili? Si parte da un concetto logorato dall'uso, quello di memoria, cui si attaccano gli altrettanto logorati «giorni» della memoria. In un percorso tra luoghi e paesaggi carichi della violenza della storia, aiutato da libri e da sogni, Alberto Cavaglion suggerisce di usare uno sguardo libero, che scavi e insieme costruisca un percorso di rigenerazione. «Sulle rovine della grande selva del Novecento», dove la terra reca visibili i segni di contaminazioni, tutti – nelle stazioni ferroviarie, lungo le frontiere, su ponti crollati, negli stadi di calcio, nelle scuole – dovremo riscoprire l'inventiva della vita e della letteratura. -
Storia della conchiglia pellegrina. La sentinella dell'oceano
Della conchiglia di San Giacomo parla Aristotele, è il logo della compagnia Shell, è la conchiglia della Venere del Botticelli. Nel medioevo era molto diffusa in Bretagna e Galizia dove si trova il santuario di Compostela, i pellegrini ne prendevano una da mettere al collo o da appendere al bastone. Il libro di Chauvaud, biologo marino con il talento per il racconto, è la storia di una ricerca scientifica innescata dalla bellezza della natura, rilanciata dal caso, impreziosita dalla curiosità. Al centro c'è la conchiglia di San Giacomo, con i segreti della sua biologia e della sua chimica, il suo canto impercettibile. Nei suoi solchi un calendario biologico in cui il rosso vermiglio corrisponde agli inverni più freddi e l'amaranto a quelli più miti. Come ha imparato ad archiviare le informazioni sommerse nelle profondità del mare e del tempo, diventando la sentinella del nostro pianeta e dell'oceano? Questo libro è un viaggio di esplorazione in fondo al mare e il racconto di come il caso possa portare a scoperte inattese. -
Le mie nove vite. Da Mandalay a Firenze. L'autobiografia dell'ultima principessa birmana
Nata da una nobile birmana e un avventuriero australiano, June Rose Yadana Bellamy - personalità ammaliante, determinata, impavida - incarna l'incontro tra due mondi, Oriente e Occidente.June Bellamy ha vissuto, indomabile, una vita senza eguali. O meglio, ne ha vissute almeno nove, risorgendo ogni volta dalle sue ceneri come un'araba fenice: c'è la neonata che regala l'ultimo sorriso a un vecchio principe senza trono, la bambina fuggita in India mentre i giapponesi invadevano la Birmania, la campionessa di tennis che fa girare la testa ai piloti d'aereo, la giovane mamma che entra da sola nella giungla per liberare il marito rapito dai ribelli comunisti, la donna che abbandona tutto per un nuovo amore, l'artista che espone i suoi quadri a Londra e a Dallas, l'ex first lady accusata di essere una spia occidentale, l'insegnante di cucina che fa la spesa al mercato rionale. «Nella mia vita il numero nove me lo sono portato dietro come un'ombra. In Birmania è considerato un numero fortunato: chi lo usa chiede protezione agli esseri superiori.» La sua autobiografia è un percorso fatto di scelte che porta alle estreme conseguenze quegli stessi bivi su cui ognuno di noi incappa nella propria esistenza. -
Gli dei dell'asfalto. La storia del Rucker Park
Gli dei dell'asfalto ha il ritmo di una gara punto a punto, giocata con sottofondo soul e hip-hop, mischiato al rumore della strada e a quello di una folla entusiasta in una calda sera estiva di Harlem, là dove lo sport sa farsi leggenda.Ad Harlem, tra la 155a Strada e l'Ottava Avenue, c'è un campo da basket diverso dagli altri, il luogo dove gli dei del basket tornano uomini e sfidano gli eroi della strada. È il Rucker Park, un playground su cui risuona l'eco delle giocate dei grandi: da Jabbar a ""Doctor J."""", da Carter a Iverson. Oltre a loro, però, il campo è stato illuminato dal talento di decine di campioni di strada, nomi indimenticabili come quelli di Earl """"The Goat"""" Manigault, Herman """"Helicopter"""" Knowings, Joe """"The Destroyer"""" Hammond, Richard """"Pee Wee"""" Kirkland... Sono loro i veri protagonisti del torneo ideato da Holcombe Rucker, un ex marine che lavorava come addetto al verde pubblico di Harlem. Holcombe sapeva quanto la strada fosse pericolosa per i ragazzi e decise di provare a salvarli. Il basket era la sua soluzione. Grazie a lui, il playground che gli è poi stato dedicato divenne il centro della vita del quartiere, un luogo in cui si potevano trovare anche solo un consiglio e un sorriso. Il libro di Vincent M. Mallozzi, nato e cresciuto non lontano da quel parco, racconta il basket del Rucker fatto di sfide e soprannomi pirotecnici, uomini ruvidi e partite viste inizialmente dai pochi che passavano di lì, poi capaci di attirare migliaia di spettatori e infine trasmesse dalle TV nazionali."" -
Asiatica. Storie, viaggi, città: guida a un continente in trasformazione
"Asiatica"""" è un libro che attraversa Corea, Giappone, Cina, Vietnam, Cambogia, Taiwan disegnando una mappa geografica e culturale per orientarsi tra i sommovimenti dell'Asia orientale. Si parte da un territorio conteso, su un'imbarcazione che fende il mare dell'Est e si dirige alle isole Dokdo, o isole Takeshima, a seconda che si scelga di chiamarle con il loro nome coreano o con quello giapponese. Per ogni sua tappa, Marco Del Corona sceglie di raccontare luoghi che, più di altri, lasciano intravedere i fermenti, i conflitti e lo spirito irrequieto che anima questa fetta di mondo: le capitali, Pechino, Tokyo, Seoul, ma anche Taipei, Hanoi o Phnom Penh; le grandi città epicentro delle trasformazioni, come Shanghai o Hong Kong, mescolati a nomi che ci suonano meno familiari, benché siano metropoli da decine di milioni di abitanti come la cinese Chongqing. Bussola del viaggiatore sono le parole degli scrittori con i quali l'autore ha dialogato e dai quali si è fatto accompagnare, condividendo idee e visioni. Il risultato è una guida per l'outsider, che sia un visitatore reale o virtuale, in compagnia di Han Kang, Hwang Sok-yong, Murakami Ry?, Kirino Natsuo, Yoshimoto Banana, Hao Jingfang, Yu Hua, Yan Lianke, Li Kunwu, Wu-Ming-yi, Rithy Panh, Nguyen Huy Thiep. In appendice una «Guida per viaggiare» a cura della redazione con suggerimenti di letture e luoghi da visitare." -
Myanmar swing
Dopo aver vissuto quattro anni in Corea del Nord, Carla Vitantonio atterra a Yangon, la più popolosa e vivace città del Myanmar. Proprio come il Paese che la ospiterà, sta attraversando una travolgente trasformazione, sballottata tra vecchi conflitti e promettenti novità. Il suo incarico è quello di direttrice regionale per un'importante Ong, l'obiettivo è assistere le persone disabili tramite numerosi programmi, tra cui quello di assistenza alle vittime delle mine antipersona. All'inizio non è semplice, in Myanmar tutto segue una logica impossibile da decifrare e ci vuole tempo per trovare il proprio posto. Poi, grazie a due gatti, una bicicletta su cui sfrecciare tra i pericoli delle strade birmane, una comunità queer tra le più aperte del continente asiatico e le trattative nella giungla con le milizie ribelli, l'autrice inizia a sviluppare un legame sempre più profondo con queste lande remote e con le persone che le abitano, offrendo ai lettori uno sguardo unico - di donna, attrice, attivista, cooperante - per comprendere un altro pezzo di Asia. Come in un Gioco dell'oca governato dal karma, Myanmar Swing segue gli andamenti del caso e si affida alle inattese retribuzioni positive e negative che questo comporta, diventando una sorta di guida spirituale a un contesto imprevedibile, tuttora dominato dalla violenza politica e da dinamiche inaccessibili alla volontà popolare. -
Il pensiero bianco. Non si nasce bianchi, lo si diventa
«Bisogna fare uno sforzo non indifferente per liberarsi di tutte le maschere che si è stati obbligati a portare, e anche quando ci si riesce, si corre il rischio di non essere capiti, perché la società non ama gli spiriti liberi. Ma sono gli spiriti liberi a cambiare le società.» Che cosa vuol dire essere bianco? E se invece di un colore della pelle indicasse un modo di pensare? Diventare bianco, non è forse imparare a pensare a sé stesso come dominante? Quando si parla di razzismo, il nostro sguardo si rivolge alle persone discriminate, mentre dovremmo guardare alle persone che da queste discriminazioni traggono vantaggio. Sul filo della storia – le conquiste coloniali, la schiavitù, la continua razzia di materie prime e dell’arte africana – Lilian Thuram racconta il pensiero bianco, come è nato e come funziona, il modo in cui dilaga e divide. È la cristallizzazione di una gerarchia, di un sistema economico di dominazione e di sfruttamento. Capire i meccanismi intellettuali invisibili che sostengono questo schema, e rimetterli in discussione, ci farà prendere coscienza che il nostro modo di definirci – sono un uomo, sono una donna, sono nero, sono bianco, sono meticcio, sono cattolico, sono musulmano, sono ebreo, sono ateo – è frutto di un pregiudizio storico e culturale. -
Atlante della cultura. Da Netflix allo yoga: il nuovo soft power. Ediz. illustrata
In un mondo in cui le guerre si sono dimezzate, ormai le rivalità tra Stati assumono nuove forme e la cultura diventa una pedina importante che, oltre a esercitare un'influenza politica, si rivela un utile strumento di dominazione per Stati e imprese private. Attraversando i continenti, Antoine Pecqueur alza il velo sugli ingranaggi che mettono il soft power al centro di questi nuovi rapporti di forza: in Ungheria gli stanziamenti per la cultura crescono; la filantropia americana e il cinema come campo di battaglia fra democratici e repubblicani; le serie tv e gli 80 milioni di abbonati a Netflix; Nollywood in Nigeria contro l'India di Bollywood (dove il gruppo Bolloré sta creando una rete di cinema e teatri); la politica dello yoga e il persistere nell'immaginario occidentale di un'India pacifica; le fondazioni culturali scandinave; la Cinafrica e i centri Confucio nel mondo; le petromonarchie arabe e l'arte e l'attrazione per le archistar; la Corea del K-pop che porta il 7% del turismo; l'uso dell'arte in termini di propaganda populista in Brasile; l'attività dell'Unesco intesa come geopolitica della cultura.