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Repertorio dei matti del Canton Ticino
“Una cantava questa canzone: ‘Oh Giorgio vom Lago Maggiore, oh Giorgio ein Weekend mit dir in Ascona in Ascona am Lago Maggiore, mit Chianti Chianti Chianti Chianti Chianti, ein Weekend mit dir und Risotto Risotto Risotto Risotto Risotto Risotto Risotto, oh Giorgio ein Weekend mit dir in Ascona in Ascona am Lago Maggiore. Con ammmore, molto ammmore. Oh Giorgio, Giorgio…’ e così via. -
La dinoraffa. Ediz. italiana, inglese, francese e araba
Una storia di accoglienza in quattro lingue.rnrnUn uovo rotola nella notte... e il piccolo che sguscia fuori non trova la sua mamma. Chiede agli animali che incontra: «Sei tu la mia mamma?» Ma tutti rispondono di no! Chi lo accoglierà nella sua famiglia, anche se è diverso? -
Il convegno dei ragazzi che salvano il mondo
La plastica tappezza il fondo del mare. Strani animali vivono nei tombini. Per i Buttacarte, guidati da Mister Daniel Douglas Tossic, è proprio così che deve andare. Il mondo sembra senza speranza. Per fortuna Zack, Irma, Cleo e i ragazzi di ottocentosei paesi del mondo la speranza la vedono ancora.rnZac vive in collina con mamma e papà apicoltore. Quando le api iniziano a scomparire, Zac non sta molto a pensarci, capisce che l’urgenza è una: unirsi al Convegno dei bambini che intendono salvare il mondo. Anche Irma, undicenne affascinata dagli esseri mutanti che escono dai tombini delle fogne, parte per il Convegno, ma per il motivo contrario: vuole che gli esseri mutanti continuino a mutare.rnIl loro viaggio si unisce su un treno. La loro alleanza per fronteggiare insieme i“Buttacarte”, gli adulti che vogliono impedire il Convegno, si trasforma presto in amicizia e forse in amore. In compagnia di un bombo addestrato, di un’iguana che si addormenta in caso di pericolo e di altri curiosi amici animali partono a piedi, in bicicletta e in treno per raggiungere il Grande Convegno. Di sicuro in una grandiosa avventura per salvare il mondo. -
Fuori di galera
Ilde ha 14 anni, riccioli neri. Vive in una casa popolare con la mamma Emanuela e con la nonna. Il padre sta per uscire di galera dopo dieci anni di reclusione per omicidio. Ilde è emozionata e spaventata. Finalmente viene il gran giorno, Ilde e la madre vanno a prendere il padre davanti al carcere. È agosto ma piove forte, loro rimangono in macchina fino all’ultimo, poi si abbracciano. La macchina è vecchia, non riparte e devono tornare a casa in taxi. Il padre, Angelo, dichiara di non voler tornare a vivere con loro. Manuela lo minaccia allora di non lasciargli vedere Ilde. Angelo non ci pensa due volte, carica Ilde sulla macchina, nel frattempo rimessa a posto, e se la porta via. Lei all’inizio è sconvolta, vorrebbe fuggire; lui la lascia libera di scegliere e alla fine lei sceglie di andare con lui. Vanno al mare, e il padre racconta alla figlia la sua versione: è vero, è un rapinatore, ma non ha mai ucciso nessuno. Sono inseguiti dalla polizia, il padre non ha perso il vizio di rubare, ma il breve periodo che trascorrono insieme, frenetico, avventuroso e pericoloso, insegna a Ilde cose importanti sull’amore, e le dà la forza di prendere lo slancio verso il suo futuro. -
La principessa sposa. Ediz. speciale
Un garzone innamorato, una bella assai confusa. I maneggi di un principe meschino e calcolatore. Il trio di mascalzoni più divertente del mondornrapisce la bella, arriva il pirata misterioso e una storia fantastica prende il volo.rn«Non voglio dire che questo libro abbia un finale tragico, ho già detto nella prima riga che questo è il mio libro preferito. Ma c’è del brutto in arrivo, alle torture siete già preparati, ma c’è di peggio. È in arrivo la morte, ed è meglio che afferriate questo punto: muoiono le persone sbagliate. Siate pronti. Questa non è una storiella.» William Goldman rnUn celebre sceneggiatore cerca disperatamente una copia del romanzo chiave della propria infanzia. Vorrebbe regalarlo al figlio annoiato, sperando che il prodigio si ripeta. Quando l’agguanta, si rende conto che molti capitoli noiosi erano stati tagliati dalla sapiente lettura ad alta voce del padre.rnDecide di riscriverlo. Togliere lungaggini e divagazioni. Rendere scintillante la ‘parte buona’.rnLa magia si realizza. Il risultato è straordinario. Si parte da una cotta clamorosa, un amore eterno tra un garzone di stalla e la sua splendida padrona, che sembra naufragare a causa di una disgrazia marittima. C’è poi il di lei fidanzamento con un principe freddo e calcolatore. Poi c’è un rapimento, un lungo inseguimento, molte sfide: il ritmo cresce, l’atmosfera si arroventa. Il trucco della riscrittura – arricchito da brillanti ‘fuori campo’ dell’autore – l’incanto di personaggi teneri o diabolici, i dialoghi perfetti, fanno crescere il romanzo a livelli stellari. Disfide, cimenti, odio e veleni, certo. Ma anche vera passione, musica, nostalgia. Si corre a trecento all’ora su un terreno tutto nuovo che abbraccia classico e stramoderno, fiabesco e farsesco, ironico e romantico. -
L' arte di esitare. Dodici discorsi sulla traduzione
Attraverso le testimonianze di dodici tra i massimi mediatori italiani, L’ARTE DI ESITARE svela gli aneddoti e i retroscena del mestiere della traduzione.rnOspite d’onore nella raccolta, premiato per la sua sensibilità al tema, Daniel Pennac.rnrn“Se i traduttori, come dice Pennac, sono le luci della nostra Pentecoste laica, in questi Dodici discorsi li vedremo rifulgere” - dalla postfazione di Ilide Carmignanirnrn“In queste pagine ricorre l’immagine del caos del mondo dopo Babele. Il lavoro del traduttore consisterebbe dunque nella necessità di riportare il disordine che ne è seguito a un ordine accettabile e condivisibile. Ma Babele è una condanna, un peccato originale da scontare o piuttosto una risorsa? Gli uomini di ogni tempo l’hanno sentita come una maledizione, ma maledizione non è. Al contrario, è il trionfo della pluralità, del molteplice, della varietà. È la casa comune della biodiversità linguistica, della meraviglia di ogni linguaggio, la speciale risorsa che ci rende umani. I traduttori sono i conservatori, i tutori, i restauratori di giacimenti infinitamente preziosi”. (dalla prefazione di Ernesto Ferrero) -
L' inguaribile
Gemma l’ha cacciato di casa,rnMichele non capisce perché.rnSi rifugia nella cronaca giudiziaria,rnindagando su un neonazista assassino.rnMa Gemma vuole pericolo e sangue,rne lo attira nel labirinto di uno swinger club.rnrn“Doveva per forza essere così, Gemma non lo stava tradendo, lo aveva volutamente spinto a seguirla, si era fatta riconoscere apposta, quel cappello era come una scrittarndi suo pugno sul muro di una grotta,rnun richiamo”rnrnQuando Gemma lo lascia all’improvviso, Michele si sente mancare la terra sotto i piedi.rnSchivando la collega Giorgia, pronta a offrirgli consolazione, si immerge nel suo lavoro al giornale, dove scrive lunghi articoli di cronaca giudiziaria.rnIl caso scottante di Roby Ratter, noto neonazista che prima truffa un amico e poi cerca di ucciderlo per non farsi smascherare, gli offre un’illuminazione inaspettata.rnMa Gemma scompagina ogni tentativo razionale di comprendere, dileguandosi, con il suo inconfondibile cappello rosso, oltre la porta di uno swinger club.rnMichele la segue ciecamente.rnCome un fiabesco cavaliere innamorato, sventa tranelli, affronta labirinti, si crede capace di superare ogni prova per riconquistarla. -
Il maratoneta
William Goldman ha scritto il romanzo, poi ne ha tratto la sceneggiatura per John Schlesinger che ha girato il celebre e fortunatissimo film con Dustin Hoffman e Laurence Olivier. Contratti milionari per un thriller potente sulle possibilità per un uomo buono di sopravvivere in un mondo ostile. Il più grande successo di William Goldman. T.B. Levy, detto Babe, va a correre a Central Park, sogna di diventare un grandissimo maratoneta. Studia storia alla Columbia e si innamora di Elsa, la ragazza più bella della biblioteca universitaria. È un uomo pieno di imbarazzi e paure, ma potrebbe essere felice se suo fratello Doc non si fosse messo nei guai con un criminale nazista potente e crudele, e non avesse messo in mezzo anche Babe. -
Con la mia sete intatta. Tutte le poesie
Per la prima volta, in un unico volume organico tutta la poesia di Ferruccio Benzoni.rnrn«Da poco gli amanti sono dissoltirnumidi e stanchi. È quasi l’alba.rnAh, io bevo e a mia madre so scipparernDal suo fodero d’abete un po' di vita ancorarn – miserabile calore».rnrnrnSe si volesse tentare di redigere il catalogo della poesia del Novecento italiano, si tratterebbe d'un lavoro difficile, arduo, forse impossibile. Vale quindi il tentativo di aver tolto Ferruccio Benzoni dall'ombra nella quale poteva cadere. La sua poesia era ed è il passo notturno delle ""musiche"""" di attesa e stupore, d'una arresa triste dolcezza che guarda e ascolta il quotidiano andarsene del giorno. La sua poesia si fa compagna nella discrezione, nell'etica della decenza, nell'umiltà severa che traccia la linea invisibile del lento pedalare verso casa. Così, in """"Numi di un lessico figliale"""": """"Nel verde dei suoi occhi aguzzi riarde un mio futuro di metrica e di vita. Di polvere e di metrica per l'esattezza con cui ho composto i miei vivi in marmo. Ma spiove intanto: i fiori che lei ama avranno tregua"""". Gli era caro il segreto silenzioso di un privilegio: quello del dolore che non dà tregua e riconcilia, quanto più è forte, con la vita, consegnandole la cifra indelebile di una adesione """"appassionata"""". La sua poetica dice di sé quel che può essere compreso e trattenuto a lume di un senso lontano. Ogni volta è il bisogno di non lasciar al niente il miracolo della bianca pianura della pagina. Da """"Fedi nuziali"""": """"Solo adesso potrei dire che l'inverno rifonde tenendole per sé le memorie"""". (Francesco Scarabicchi). Introduzione di Massimo Raffaeli."" -
E non si sa a chi chiedere
«E non si sa a chi chiedere sigilla una raccolta che fa compiere alla scrittura dell'autrice un ulteriore scatto in avanti» - Daniele Piccini, la Lettura""E non si sa a chi chiedere è un titolo ironico che vorrebbe tirare le somme più che sui dolori sulle """"incertezze"""" di cui consiste il nostro male di vivere. Ma chiamo in causa la nostra mai spenta gioia di guardare il mondo insieme con gli altri, i """"cari altri"""", e di cercare di capirlo, anche se nulla è come credevamo. Ne viene una sorta di diario postmoderno. Perché in versi? Forse perché il verso risponde alla nostra residua sete di trascendenza. I poeti italiani che amo: Saba e Penna, Caproni e Giudici, fra loro così diversi""""."" -
La gang del pensiero
Eddie Coffin, filosofo allo sbando. Hubert, ex galeotto, dispensatore di saggezza ad ampio raggio. Rapinano banche senza colpo ferire. La loro strategia è filosofica: cambia di banca in banca: si fanno chiamare la Gang del pensiero. Imprendibili, spettacolari, flemmatici, sono l’incubo della polizia. Eddie ama tutte le parole che cominciano per zeta, la Blanche de Garonne, il sole e la filosofia più antica della Grecia. Ha gestito un bordello ad Amsterdam, ha guardato negli occhi il pilota di un elicottero sovietico d’assalto in Afghanistan. Hubert ha un solo occhio, un solo braccio e una sola gamba, ma è un artista della vendetta e di tutte le armi; inguaribile romantico, rintraccia una compagna di orfanotrofio dopo aver riconosciuto il suo sguardo in una rivista pornografica. Quando anche le rapine rischiano di diventare routine, per chiudere in bellezza, progettano la rapina del secolo. La rapina preannunciata, metafisica: in gioco è la morte, o l’immortalità. -
La tua bellezza
Un attentatore americano bianco irrompe in un liceo femminile islamico. Il suo odio è cieco. Afaf è la direttrice del liceo e si prepara ad affrontarlo. Nel tempo sospeso di una terribile attesa, richiama a sé il coraggio di una vita: dalla fuga da casa della sorella, che ha diviso la famiglia, alla scelta di essere musulmana; tutta la fatica di farsi accettare in un mondo occidentale pieno di pregiudizi. Con la sua dignità, la sua bellezza. E un velo intorno alla testa. Due storie parallele. Afaf, che cresce confusa, e trova in Allah molte risposte. L’attentatore, cresciuto senza affetti, imbevuto di un odio che è una forma di dolore, in un ambiente dove procurarsi armi letali è troppo facile. I loro destini si incrociano in una scuola islamica, dove ragazze innocenti scontano un vuoto di civiltà che sta a noi correggere. -
Fame chimica
"Non ero mai riuscito a scrivere di certi anni segreti e scomodi che si trovano a vivere alcuni di noi. Zero. Poi ho trovato delle parole scarabocchiate su vecchi pacchetti di sigarette aperti come cristi in croce. E ho capito. Non era narrativa. Era questa roba qui."""" (l'autore)" -
Silvia è un anagramma
Dover nascondere il proprio orientamento omosessuale per timore della sanzione della società e della legge, ha segnato pesantemente la vicenda umana di molti scrittori del passato. È quasi certamente stato il caso di Leopardi, e forse anche di Pascoli e di Montale. Ricostruire questo dato adesso, non cambia ovviamente la nostra valutazione estetica, ma rende, almeno a posteriori, doverosa giustizia biografica. Franco Buffoni, pioniere dei gender studies in Italia, con una documentata analisi offre risposte plausibili a snodi intimi, finora obliterati o irrisolti di giganti della letteratura. -
Per fare un manager ci vuole un fiore. Come la meditazione ha cambiato me e l'azienda
Dirigere una azienda di successo è compatibile con la pratica della meditazione? È possibile promuovere conoscenza, consapevolezza e felicità in quel vitalissimo organismo collettivo rappresentato da un’azienda? Niccolò Branca racconta una storia esemplare, che rappresenta l’eccellenza italiana e offre una testimonianza coinvolgente, appassionata che aiuta chiunque a riflettere sul valore della meditazione, del cambiamento, della cura di sé e degli altri. Cambiare, accogliere, ascoltare. Condividere, motivare, costruire. Insieme. Branca sottolinea quanto sia decisivo uscire dall’egoismo per generare risorse utili alla collettività. Pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 2013, questo libro ha suscitato grande curiosità ed entusiasmo anche al di fuori del mondo imprenditoriale. -
Minimo umano
Sin dagli esordi, la poesia di Stelvio Di Spigno si è alimentata di forti tensioni interne. In questi anni è cresciuta tenendo insieme, in un tenace equilibrio, riflessione esistenziale, senso del distacco da un passato fatalmente perduto e consapevolezza storica, che come un'ossessione, certifica l'inadeguatezza dei nostri tempi. Giunto al quinto libro organico, queste direttrici sembrano esplodere e giungere al lettore in tutta la loro drammaticità. ""Minimo umano"""" è insieme un libro sulla perdita e sulla fine, sulla sconfitta e la vecchiaia, che mescola fedeltà alle cose e doloroso rimpianto per chi è scomparso, vicende di vite spezzate e commozione per la fragilità umana. Ma quando tutto sembra avviarsi verso un cupio dissolvi senza redenzione, ecco affacciarsi la possibilità di una salvezza mai intravista nei lavori precedenti di Di Spigno. Questa è la vera novità di quest'opera: una luce radiosa che conduce alla certezza di una rinascita e di un riscatto dalla sofferenza con uno stile scultoreo, potente, forte di quella fiducia che sgorga dalle sorgenti stesse della vita."" -
La parvenza del vero
Poeta di lungo corso e minime apparizioni pubbliche (piccole plaquettes, raffinati libri d'arte ormai introvabili), nomade e schivo, caro a Roberto Roversi e Giampiero Neri, Franco Facchini giunge qui al suo primo libro di ampio respiro: non un'antologia ma una pista scavata attraverso il suo vastissimo deposito di inediti, che ruotano tutti attorno al rapporto tra vista e pensiero, percezione e dubbio, in una ricerca quasi mistica di verità sempre vicina e sfuggente, intuita e negata. Poesia difficile da definire, originata da vorticose e onnivore letture, ora letterarie ora filosofiche, e da un atteggiamento meditativo e contemplativo, poesia solitaria e senza modelli riconoscibili, ""La parvenza del vero"""" propone sin dal titolo un bilico e una scommessa. """"Parvenza"""": che vorrà dire insieme maschera, inganno, sembianza; ma anche, come nel sonetto dantesco, piena manifestazione di sé; """"del vero"""", sintagma che subito richiama l'amato Leopardi, ma con un'aggiunta di luce, se non proprio di speranza. Il vero, questo vero che si cela dietro l'apparire e che da lì irradia sembra promettere, non solo minacciare: un'adesione forse possibile, una pienezza inusuale accanto alla coscienza del vuoto e del gorgo. Un'alleanza quasi impossibile, tra parola e cosa, nel miracolo della sua apparenza. Nessun orfismo o deriva irrazionale; solo la lucidità dello sguardo, il nitore dell'espressione, il rifiuto di ogni facile certezza. E lo snodo della comprensione come unica bussola, per il viaggio dove non c'è niente."" -
Stupidistan
«È una sorta di grottesca distopia siciliana, la cui narrazione scorre svelta e comica come una favola, quella architettata in Stupidistan di Stefano Amato» - Orazio Labbate, la LetturaIn tutto il mondo la stupidità dilaga, e in particolare domina in Italia, soprattutto in Sicilia, ormai universalmente nota come Stupidistan. Patty Carnemolla, maldestra dog sitter romana, una notte ci si trova catapultata con l'inganno, e si risveglia in mezzo a mucchi di spazzatura, bambini che fumano sigarette Tabacco Siciliano e adulti obesi completamente ipnotizzati da schermi e slot-machine. All'urlo di ""Uniti si vince!"""", gli abitanti di Stupidistan hanno abolito scuole, tasse e tutte le regole; mangiano solo carne, consumano solo bevande dolci e gassate e si spostano solo a motore. Vegetariana, mediamente alfabetizzata e non fumatrice, Patty viene internata in manicomio, dove incontra altre persone come lei che hanno rinunciato a lottare e custodiscono gelosamente gli ultimi libri rimasti sull'isola. Patty invece rifiuta di arrendersi, sa che i libri rendono invincibili, e possono darti la pazienza e il coraggio di rimediare ai disastri della stupidità."" -
Il primo maestro
È poco più che analfabeta, questo giovane maestro, ma si batte per offrire una scuola ai bambini del villaggio. Rimette in sesto una vecchia stalla, va a prenderli ogni mattina casa per casa. La sua passione è vederli apprendere, scoprire, sapere. Una passione che incendia la piccola Altynaj, orfana maltrattata dagli zii, che reputano superflua per lei la scuola. Decenni dopo Altynaj - studiosa affermata - torna nel paese dove il Maestro ha acceso il suo desiderio di conoscere, e non solo. Nel corso della festa per il suo arrivo, Altynaj viene travolta dal ricordo struggente di quei giorni. Ma alla sua coscienza riaffiora anche un terribile dramma, un indicibile sopruso. -
Tutti gli occhi che ho aperto
La voce di Franca Mancinelli si affida a un difficilissimo equilibrio, tra esattezza del dettato e concentrazione semantica, ottenuta con l'esercizio costante di due forze complementari, quella che accentua e amplifica e quella che elimina e abrade. L'esattezza agisce a tutti i livelli: nella formulazione del singolo verso, nella miscela di immagini e giri sintattici, ma anche nella strutturazione calcolatissima delle sezioni, dei raccordi e persino delle pagine bianche, su cui si accampano minuscole, perfette spirali. Per raggiungere questa giustezza espressiva, l'autrice ha dovuto operare neurochirurgicamente sulla propria scrittura, condensando il senso e eliminando tutto il superfluo: non a caso il titolo felice dell'opera, ""Tutti gli occhi che ho aperto"""", denuncia il prezzo pagato nel verso che gli fa seguito, sono i rami che ho perso. Queste poesie nascono da un'urgenza tangibile che non si fa mai aperta confessione: urgenza privata, biografica, e urgenza etica, sempre riferita alle zone più fragili, più terribili della nostra vita, associata o dissociata, dove è giorno, il vento / non si alzerà. Da qui, Franca Mancinelli parla per brevi frammenti, si oppone alla dissoluzione e al silenzio con la forza del niente / del non avuto mai / niente da barattare. Lungo questa via perigliosa, i gesti ricompongono una lingua / si allaccia al mio corpo un'armatura.""