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Neuroscienze e intelligenza emotiva. Come cambiare le organizzazioni a partire dal nostro cervello
Partendo dai recenti studi nel campo delle neuroscienze, questo saggio, chiaro e ricco di esempi, offre utili suggerimenti su come è possibile cambiare noi stessi e le organizzazioni di cui facciamo parte, attraverso un ventaglio di skill strategiche per favorire la crescita personale e professionale.Inserita tra le prime competenze richieste dal World Economic Forum, ricercata dai recruiter e incoraggiata dalle imprese, l’intelligenza emotiva è un fattore di successo molto più determinante rispetto all’intelligenza razionale, quella misurata dal fatidico QI. Che le emozioni giochino un ruolo decisivo nei nostri processi mentali è cosa ormai risaputa. Ma se è noto che ciascuno di noi ha due cervelli, razionale ed emozionale, che lavorano in sintonia, il dato eclatante è un altro: nel corso di una normale giornata, per il 90% del tempo siamo gestiti dal nostro cervello emozionale. Saper governare le relazioni e i conflitti, controllare le proprie emozioni, entrare in sintonia con i colleghi, fare squadra, affrontare il cambiamento, trovare la giusta motivazione, stimolare creatività e innovazione, star bene con se stessi e con gli altri… In un’epoca in cui i confini tra la vita e il lavoro si fanno sempre più incerti, non stupisce che proprio le competenze riconducibili all’intelligenza emotiva siano quelle più richieste da società di selezione e responsabili HR. -
Il futuro delle risorse umane. Come innovarne la gestione generando innovazione
Come ha inciso la pandemia, e le relative trasformazioni di carattere economico e sociale, sulle scelte organizzative collegate all'ambito della gestione delle risorse umane? A rispondere, in questo saggio a più voci, agile ma approfondito, sono alcuni tra i più importanti consulenti e studiosi della materia, ciascuno sviluppando gli specifici contenuti più in linea con le proprie competenze e attitudini, e toccando così moltissimi aspetti delle responsabilità gestionali assunte in contesti pervasi di - attuata o incipiente - innovazione tecnologica. Ben prima della crisi pandemica, le alternative gestionali hanno trovato, come è ormai risaputo, nell'innovazione tecnologica la base tecnico-scientifica per la loro realizzazione materiale. A ciò si aggiungono naturalmente le inedite opportunità maturate con l'avvento della sconvolgente situazione sanitaria. Tutto questo è all'origine della presente opera, che condensa in un'unica formula, centrata sul binomio Funzione del Personale e Innovazione, una varietà di approcci al tema, declinati in un ricco spettro di stili diversi, tutti accomunati dalla profonda attualità dell'argomento. La materia che i vari autori del saggio maneggiano, infatti, è senza dubbio surriscaldata, sia per le conseguenze socio-psicologiche, logistiche e contrattuali causate dalla imprevista dislocazione di moltissimi lavoratori nelle loro residenze abitative, sia per l'immagine - allo stesso tempo inquietante e salvifica - riflessa dalle nuove tecnologie e dalla digitalizzazione che insieme impronteranno i futuri assetti organizzativi. Con i contributi di: Franco Amicucci, Luca Barbieri, Gian Franco Goeta, Bruno Gallantina, Mariano Intini, Christian Pedergnana, Paolo Petruccioli, Luigi Spadarotto, Umberto Totti, David Trickey, Paolo Umidon, Francesco Varanini. Prefazione di Raul Nacamulli. -
La forma della notte. Dino Campana e il Novecento
Ricostruire oggi l'avventura intera del poeta più 'romanzato' del '900 richiede ancora di tenere a bada le mitografie del folle orfico. La sua singolare fortuna, alterna ma in crescita lungo tutto il '900, è in questo modo arrivata all'occhio disincantato di un'epoca che sembrava aver già messo agli atti la morte del genere lirico insieme all'eclissi dell'immagine 'costruttiva' della letteratura. Eppure, un profilo come questo, che ricostruisce il denso background culturale di Campana, non elude il dato della singolare attualità dei Canti Orfici come linguaggio che prova a dire il senso della fine e un sogno di rinascita, la metamorfica (e ancora nostra) apocalissi del vivere, con la voce inconfondibile di un pensiero poetante divenuto opera, 'modernità' in primo luogo italiana, ma che delinea valori formali da collocare ormai nella grande tradizione 'orfica' della poesia europea, fra le voci più alte del '900: quelle di Trakl, di Rilke e di Valery. Ad essere dilucidato è qui il come, la forma di quel canto della fine e della rinascita, la sua grandezza incompiuta, figlia di una tragedia personale e di tutti (la Grande Guerra, la cosiddetta pazzia, l'internamento): una scommessa gettata nel frastuono dell'eccitata Italietta giolittiana con lo spirito del 'tramontare' (nutrito da una personalissima lettura di Nietzsche), che semina ancora una struggente empatia per la sua esemplarità perfino antropologica, quella di un'utopia e di una dissidenza... -
Entrare nel contemporaneo. La lezione di 24, Lost e FlashForward
I tre serial presi in esame in questo libro, 24 Lost e Flashforward, rispecchiano e in parte ricostruiscono la società contemporanea, e l'analisi fatta cerca soprattutto di tracciare un percorso che, dallo studio sulle motivazioni e sulle modalità di produzione, si allunghi all'indagine sui risvolti più propriamente culturali, se non persino morali e filosofici. Le implicazioni filosofico-scientifiche sono infatti innumerevoli nelle sceneggiature di questi serial e l'obiettivo che si propone questo libro è quello di riuscire a rintracciare i fili che le uniscono e analizzarli comparativamente. La scelta di scrivere riguardo alla ""lunga serialità"""" nasce infatti dalla convinzione che essa offre panorami estremamente complessi, che vanno ben al di là dell' ordinaria programmazione, perché nelle storie raccontate - che a volte ci coinvolgono in maniera totalizzante - si racchiude un sapere che va oltre la diegesi."" -
De Pythagoricis numeris. Libri tres
Il pitagorismo occupa un posto di rilievo nel dibattito fra religione e scienza della prima età moderna, sia come metodo deduttivo che corrobora, fra adesioni convinte o pretestuose, le dispute sull’eliocentrismo, sia per il suo intreccio con le arti occulte. A confermarlo è il De pythagoricis numeris, scritto da Federico Borromeo nel 1627, di cui si presenta qui la prima edizione moderna. Approdato ad una stampa provvisoria in due esemplari, conservati in Ambrosiana, il testo sembra destinato, al pari di altri scritti di Federico, a circolare solo fra i collaboratori più stretti. Concepito insieme al De cabbalisticis inventis (1627), nel De pythagoricis numeris Federico vuole distinguere il vero dal falso sulle proprietà dei numeri, ponendoli al riparo da derive magiche e superstiziose. Lungi però dall’essere riconducibile unicamente alle tante dispute di matrice pichiana sulla cabala, contaminando i settori disciplinari attraverso il pitagorismo, e richiamando di volta in volta l’attenzione sul rapporto tra contemplazione ed etica, tra saperi celesti e dottrine magiche e musicali, il volume di Federico consente al lettore di cogliere alcuni snodi cruciali ormai ricorrenti nella storiografia culturale. -
Il libro degli allievi. per Biancamaria Frabotta
Questo libro, il libro degli allievi di Biancamaria Frabotta, funziona come un piccolo archivio storico meteoclimatico; un atlante di eventi e temperature registrati, nel corso dei decenni, lì dove continuano a incontrarsi le stesse coordinate. Le flessioni e i picchi dei climi qui rubricati si sono verificati su un'identica, tenace geografia: tutti, sulla stessa mappa, abbiamo raccontato la medesima stagione: quasi quarant’anni d’innamoramenti lirici, passioni civili, piani di studio, versi, lettere, chiacchiere e tesi di laurea.Funziona, questa curiosa seduta di spiritismo, come un reportage corale da quei posti e da quei tempi, come una fuga a più voci (oltre trenta) da ascoltare ininterrottamente, movimento per movimento, rincorrendo le molte eco di temi e contrappunti inseguitisi tra le generazioni nelle aule e nei collettivi, negli archivi e nelle cantine, nei libri e nelle dispense. rnScrittrici di fama e blogger, poeti e ricercatrici, giornaliste e autori televisivi, dottorande, fotografi, professori, attivisti: ognuno ha modulato il suo canto di nostalgia e di omaggio rispondendo a una chiamata di gratitudine affettuosa. Come per ogni fuga che si rispetti, infine, c’è anche una coda, un’ultima voce sola con cui tutte le altre si sono intrecciate: la voce della nostra professoressa, trascritta dalla lezione con cui si è congedata dalla sua professione d’insegnante ma non, ci pare, dall’insegnamento in sé, un’arte umana che forse scenderà alla sua stessa fermata, come la poesia -
Teatro e storia (2016). Vol. 37: Segreti di carta.
Mirella Schino, Introduzione all’Annale 2016rnrnEugenio Barba, Ariane Mnouchkine, Le prix de l’expérience. Contraintes et dépassements dans le travail de groupe. Le Théâtre du Soleil rencontre l’Odin Teatret. A cura di Georges BanurnrnDossier. Butoh-fu. Dance and Words. A cura di Samantha Marenzi Samantha Marenzi, Dance and words. Introduction; Akira Kasai, The awareness of the divine in Tatsumi Hijikata; Bruce Baird, Dancing in an Archive of (Digital) Evocation; Takashi Morishita, excerpts from Hijikata Tatsumi’s Notational Butoh. An Innovational Method for Butoh Creation; Stephen Barber, The Performance Archive as Site of Aberrant Disfiguration: Hijikata’s Archive of Butoh in the Work of RichardrnHawkins; Katja Centonze, Critical/Seismic Bodies in Hijikata Tatsumi’s Writing Practice and Dancing Practice; Maria Pia D’Orazi, Building the dancing body. Akira Kasai, from Butoh to EurhythmyrnrnRaimondo Guarino, Shakespeare: mente collettiva e piccole tradizionirnrnFranco Ruffini, Mejerchol’d, biomeccanica, biomeccanichernrnBeppe Chierichetti, Un po’ prima dell’Ista. Lettera a Renzo VescovirnMirella Schino, Ista-balena. Documenti e riflessioni sull’InternationalSchool of Theatre AnthropologyrnrnRon Jenkins, The Overlapping Dialogues of Dario Fo. Lettera sulla decima IstarnrnFerdinando Taviani, Ista 1980. Lettera su una scuola di guerrarnrnRaffaella di Tizio, L’opera da quattro soldi di Vito PandolfirnrnLuca Vonella, I libri sotto il teatro. Dalla Lectio Doctoralis di Ludwik FlaszenrnrnDossier. Gli affari del teatrornMarco Consolini, Il teatro italiano visto da «Comoedia». Sguardi sulla «sorella latina»; Livia Cavaglieri, Trasformazioni nell’organizzazione teatrale in Italia all’inizio del Novecento; Donatella Orecchia, Due mappernrnMarco D’Arezzo, Le prime opere teatrali di Paul Claudel (1890-1912). Alcune considerazioni sul destino del teatro simbolistarnrnStefano Geraci, Gli archivi del Living. La raccolta Cathy Marchand a Roma TrernrnDossier. Luca Ronconi (1933-2015). A cura di Doriana Legge e Francesca Romana RiettirnStefano Massini, Framme -
Collectanea Armeniaca
Il volume è articolato in quattro sezioni: Traduzioni dal greco, Manoscritti ed epigrafi, Cultura e identità armena e Armeni in Italia. L’ultima di esse contiene un articolo pubblicato qui per la prima volta sugli studi armenistici presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, segno di una curiosità e di un interesse continuo e sempre nuovo verso testi, personaggi, vicende e contatti di un popolo dalla storia ricca e singolare.rn Gabriella Uluhogian è stata una delle personalità di maggior rilievo nel campo degli studi armenistici a livello internazionale. Questo libro raccoglie alcuni suoi contributi apparsi in sedi editoriali diverse, a volte di difficile reperimento. Dalla loro lettura emerge il ritratto di una studiosa che partendo dal rigore dell’analisi filologica ha saputo esplorare con profondità e chiarezza i vari settori della storia e letteratura del popolo armeno. -
La campana di vetro. Trasformazioni della camera di compensazione per sogni
Tra tappeti, velluti e mobili in legno scuro, un accessorio era di gran moda nei salotti delle abitazioni vittoriane: la campana di vetro, esposta sulla mensola del camino, proteggeva e sfoggiava modellini di orologi, animaletti impagliati e originali composizioni floreali fai-da-te. Il libro indaga con quali risultati la lente dell’arte, nel corso del Novecento e fino a oggi, abbia nobilitato un oggetto ormai desueto e ne abbia interpretato e aggiornato il contenuto, secondo la sensibilità di ciascun artista e le esigenze comunicative più attuali. Dalle prime opere surrealiste di Joseph Cornell alle composizioni con giocattoli di Bruno Munari, dalle bambole deformi dei fratelli Chapman agli ecosistemi transgenici di Eduardo Kac, ripercorrere gli sviluppi di questa appropriazione permette di comprendere perché la campana, grazie alla peculiarità della sua struttura, sia stata scelta per dare vita a piccoli mondi immaginari. Incursioni nella scienza, nella letteratura, nel cinema d’animazione e nel giornalismo d’inchiesta rivelano la presenza e la rielaborazione di queste suggestioni perfino all’interno del ricco repertorio visivo contemporaneo. -
Il dominio
Nel rapporto di dominio in generale, scrive Simmel, “non importa a nessuno di condizionare gli altri col proprio influsso, ma importa invece che questo influsso, questa determinazione dell’altro, abbia un effetto di ritorno sulla persona stessa che tende a influenzare”. Troppo semplicemente, secondo Simmel, il dominio viene considerato come un rapporto che si sviluppa dall’alto verso il basso. Il dominio invece, è un complesso processo di interazioni nel quale entrano pesi e contrappesi, azioni e reazioni prevedibili e imprevedibili. Ciò è più visibile nei periodi di transizione e di fermento sociale e ideologico, quando la realtà rifugge da ogni concettualizzazione settoriale o sistemica che vorrebbe rendere tutto calcolabile escludendo l’imprevedibilità del soggetto agente singolo o collettivo. In queste condizioni è solo la coscienza storica e il metodo tipologico che ci possono avvicinare a comprendere la realtà. E questo metodo trova un’applicazione esemplare nello scritto di Simmel e nelle diverse configurazioni del rapporto di dominio che egli analizza. -
Arte e letteratura nelle società in Asia. Aspetti tradizionali e «Renaissance orientale». Ediz. italiana, inglese e francese
L’ottavo volume della collana di Asiatica Ambrosiana costituisce il secondo momento della trilogia dedicata agli studi e alle ricerche aventi per oggetto la dimensione artistica delle culture e delle società asiatiche. L’intrinseca ricchezza e complessità del tema a cui la Classis Asiatica ha votato le proprie attività accademiche nel triennio 2014-2016 si traduce nell’eterogeneità dei contributi qui raccolti, i cui contenuti, oltre a promuovere la conoscenza di singole forme, particolari prodotti ed espressioni caratteristiche della tradizione artistica delle aree considerate, restituiscono al lettore la consapevolezza di quanto l’arte partecipi ed esprima l’orizzonte storico, culturale, filosofico, religioso in cui è prodotta e concepita. Il dialogo, inaugurato dal VII volume di Asiatica Ambrosiana, con la fondamentale e irrinunciabile dimensione estetica dell’esperienza umana, asseconda in questa sede un ritmo alimentato dall’esplorazione di forme ed espressioni artistiche, di prospettive teoriche, di strategie espressive della cui ricchezza e complessità si rende ragione ricorrendo tanto a letture di carattere storico, filosofico e sociale dei fenomeni studiati, quanto alla voce dei produttori stessi dell’arte. L’articolata complessità della forma d’arte, impalpabile amalgama di senso, significato, materia, personalità individuale, prerogative socio-culturali, è qui tradotta nella struttura stessa del volume, in cui la molteplicità di espressioni artistiche considerate, letteratura, fotografia, pittura, scultura e architettura, la varietà di prospettive metodologiche adottate dagli Autori, la consueta pluralità di aree culturali studiate parlano già del tema del volume, non diversamente da quanto avviene con l’arte letteraria e iconografica indiana in cui la forma non è involucro inerte, ma essa stessa senso e significato. -
Ambrogio e la questione sociale
Fondata nel 2004 dal Cardinale Dionigi Tettamanzi, l’Accademia di sant’Ambrogio nacque per raccogliere intorno alla Biblioteca Ambrosiana di Milano studiosi e docenti universitari di ambito milanese, italiano e straniero, che si occupassero del vescovo Ambrogio e del suo contesto storico-culturale. rnCon la sua costituzione si compiva un desiderio espresso già nel 1975 dal Cardinale Giovanni Colombo, che auspicava la creazione di un centro di studio consacrato alle figure dei Santi Ambrogio e Carlo: desiderio realizzatosi solo parzialmente con la costituzione (1976) dell’Accademia di San Carlo, “sorella maggiore” del neonato sodalizio. L’Accademia nacque vedendo la felice convergenza di studiosi appartenenti alle più prestigiose istituzioni accademiche e culturali milanesi (Biblioteca Ambrosiana, Università degli Studi, Università Cattolica, Facoltà Teologica, Seminario Arcivescovile), ai quali si aggiunsero cultori di scienze storiche, teologiche e patristiche provenienti da tutta Italia, dall’Europa e dagli Stati Uniti. rnUn particolare legame di amicizia e collaborazione unisce l’Accademia al Monastero delle Romite dell’ordine di Sant’Ambrogio ad nemus, al Sacro Monte di Varese. Dopo lunga progettazione, il 20 marzo 2008 il Cardinale Dionigi Tettamanzi fondò la nuova Accademia Ambrosiana, destinata a raccogliere l’eredità scientifica delle due preesistenti Accademie attive presso l’Ambrosiana (Accademia di San Carlo e Accademia di Sant’Ambrogio) e allargatasi ormai ad altri ambiti della cultura, come la slavistica, l’italianistica, gli studi greci e latini, il vicino e l’estremo Oriente, gli studi africani. A partire dalla sua vocazione radicata nella città di Milano, ma aperta a una dimensione cosmopolita, la Classedi Studi Ambrosiani dell’Accademia Ambrosiana si propone come luogo di promozione e riferimento per gli studi ambrosiani, intesi in un’accezione ampia che comprende la patristica, la letteratura, la storia civile ed ecclesiastica, l’archeologia, la teologia, la liturgia e ogni altra disciplina che possa contribuire a meglio conoscere e valorizzare l’epoca e la personalità del vescovo Ambrogio. Nelle finalità della Classe di Studi Ambrosiani rientrano due tipi di attività: quelle di alta divulgazione e quelle a carattere scientifico, tra cui troviamo giornate di studio e conferenze, e soprattutto – dal 2005 – la celebrazione annuale di un Dies Academicus che vede l’investitura dei nuovi membri e una giornata di studio aperta al pubblico, nella quale si coniugano l’offerta di una panoramica sugli studi recenti, l’approfondimento di un tema specifico e la visita archeologica a un monumento di epoca e interesse ambrosiani.L’attività della Classe trova il proprio sbocco editoriale nella Collana “Studia Ambrosiana”. -
Road to nowhere. Il cinema contemporaneo come laboratorio autoriflessivo
Il cinema è ancora qualcos’altro rispetto al suo dispositivo? Se il cinema nel nuovo millennio è sempre più pensato, prodotto, fruito e studiato come medium digitalizzato, softwarizzato, deistituzionalizzato e tendenzialmente musealizzato, come rintracciare ancora un’identità riconoscibile? Dalla recente produzione hollywoodiana alle selezioni sempre più sperimentali dei festival internazionali – le analisi qui proposte spazieranno dai blockbuster americani alle nuove onde sudamericane, cinesi, filippine – si tenterà di riportare al centro della riflessione il film sia nella sua singolarità testuale sia nelle sue interrelazioni con ogni audiovisivo di confine. Domandandosi se il cinema contemporaneo possa ancora essere in grado di produrre teoria, di riflettere su se stesso e sul proprio posto nel mondo, quindi di riflettere sulla nostra mutata soggettività e sui sempre differenti regimi di sguardo filtrati dalla tecnica. E rivendicando così, indirettamente, anche una “rinnovata” identità nel complesso panorama mediale odierno.Con analisi di film come: Il grande e potente Oz, Jurassic World, The Visit, Nemico pubblico, Sils Maria, Adieu au langage, Holy Motors, Jauja, A Lullaby to the Sorrowful Mystery, I Wish I Knew, ecc. -
Cinco ensayos de literatura wirreinal
Cinco ensayos de literatura virreinal reúne algunos ensayos sobre la literatura que se desarrolló en América durante los siglos XVI y XVII. Escritos por Jaime J. martínez, estudioso de larga trayectoria en los estudios coloniales, en ellos se ofrece una visión representativa, aunque necesariamente parcial, de algunos de los autores y géneros que más importancia tuvieron durante aquel periodo y que, en algunos casos, han sufrido un olvido inmerecido por parte de la crítica. En ellos, además, podemos observar cómo, aun manteniendo la lógica relación con los modelos europeos y españoles más difundidos en ese periodo, poco a poco las letras hispanoamericanas fueron marcando una propia personalidad. En “El Siglo de Oro en las selvas de Erífile de Bernardo de Balbuena o la renovación del género de la novela pastoril” se explican los motivos que justifican el proyecto de renovación del modelo que se había impuesto en España con la Diana de montemayor y que implicaba el regreso a los rígenes de la Arcadia de Sannazaro. “Permanencia y decadencia de la novela pastoril en la América colonial: Los Sirgueros de la Virgen de Francisco Bramón” en este caso estamos ante una versión a lo divino en la que los tradicionales diálogos sobre amor profano se sustituyen por alabanzas al misterio de la Inmaculada Concepción de la Virgen maría, tema que se enmarca perfectamente en la ideología de la Contrarreforma. En “La obra poética de un jesuita novohispano: Juan de Cigorondo” se propone un acercamiento a uno de esos autores cuya obra ha permanecido olvidada incluso para los especialistas y que se hace necesario editar y estudiar como medio fundamental para poder tener una visión cabal de lo que fue ya en su momento una rica tradición poética. Otro es el caso de “La Amarilis indiana y su epístola a Lope de Vega”, ejemplo precoz de una rica tradición literaria escrita por mujeres en el Nuevo mundo y que, en esta ocasión, se estudia en relación con sus modelos literarios y genéricos. Por último, “La evolución del canon épico en Mexicana de Lasso de la Vega” supone una aproximación a la épica renacentista, especialmente en relación con la evolución que sufrió a lo largo del s. XVI tras las polémicas que siguieron a la publicación del Orlando furioso de Ariosto y de la Jerusalén liberada de Tasso. -
Come il volo di una farfalla. La complessità al lavoro nelle organizzazioni
Il libro offre una ricostruzione semplice sulla complessità. Scrivere di complessità non equivale a divulgare formule matematiche non accompagnate da spiegazioni sul loro significato, o elaborare definizioni tanto suggestive quanto irrilevanti.In questo libro il lettore si sorprenderà nello scoprire la semplicità del complesso: maggiore è la complessità di un sistema (ossia, più difficile è prevederne il comportamento), minore deve essere la sofisticazione degli strumenti matematici utili per studiarla. Sfogliando le pagine del volume sarà possibile – anche con l’ausilio di alcuni software facilmente reperibili sul web – rappresentare un organigramma aziendale come una rete di interazioni (di gerarchie, processi e reti informali) e estrarne una descrizione “sintetica” da usare per confrontarlo con altre organizzazioni alternative, farsi un’idea della sua efficienza, descrivere la dinamica di un sistema economico in uno spazio a molte dimensioni, individuare i punti critici di una rete organizzativa. Se a tutto questo si aggiunge anche un po’ di riflessione, il lettore potrà scoprire la sostanziale unità della natura comprendendo perché osservare la struttura tridimensionale di una proteina può essere molto istruttivo anche per un economista, un ingegnere gestionale o il semplice curioso del mondo. -
San Clemente di Ocrida: allievo e maestro. Nell'undicesimo centenario del beato transito (916-2016)
Nel 2008 il Cardinale Dionigi Tettamanzi istituì presso la Biblioteca Ambrosiana, prossima a compiere quattro secoli di storia, l’Accademia Ambrosiana, dotata di sette Classi di ricerca (Studi Borromaici, Studi Ambrosiani, Slavistica, Italianistica, Studi del Vicino e dell’Estremo Oriente, Studi Greci e Latini)per promuovere in modo coordinato e sistematico ricerche e pubblicazioni di carattere scientifico originate dal confronto e dallo scambio a livello internazionale tra gli studiosi delle discipline in essa coltivate. L’anno 2014 ha visto la definitiva approvazione degli Statuti dell’Accademia da parte del Card. Angelo Scola, che ha fondato una nuova Classe dedicata agli Studi Africani. La Classe di Slavistica, ha come campo di studio è quello della materia omonima intesa in senso ampio, senza privilegiare un filone “nazionale” bensì allargando lo sguardo nello spazio (Oriente e Occidente slavo) e nel tempo (dal Medioevo a oggi). Specifico della Classe è il riferimento alla Biblioteca Ambrosiana: non solo ‘deposito’di materiali slavistici, bensì ‘sistema culturale integrato’. La biblioteca, infatti, con gli anni è divenuta ‘generatrice di storia’, alla ricerca di un equilibrio tra l’identità genuinamente ambrosiana e l’apertura alle culture non latine che volle per lei Federico Borromeo, suo fondatore; essa si propone oggi come luogo di studio e punto di incontro tra gli studiosi per la creazione di una nuova cultura. Gli ambiti di lavoro della Classe, oltre al patrimonio librario e codicologico slavo posseduto dalla Biblioteca Ambrosiana, si estendono allo studio della figura di Ambrogio e della sua tradizione negli ambiti linguistico-culturali slavi (in epoca paleoslava e nella successiva letteratura liturgica, devozionale e teologica di ambito cattolico, greco-cattolico, ortodosso e riformato), alla ricerca storica collegata a Prefetti e Dottori, e più in generale alla storia delle relazioni tra Milano e i Paesi slavi dal XVI secolo ai giorni nostri, integrando gli ambiti letterario, filosofico, umanistico con le discipline connesse alla Pinacoteca e alle Arti in essa rappresentate. L’attività della Classe è volta a delineare concreti progetti di ricerca che uniscano Accademici e giovani ricercatori, presentandone i risultati in occasione dei Dies Academicie pubblicandoli nella presente collana. I saggi qui pubblicati scaturiscono dall’attività accademica della Classe di Slavistica in occasione dell’undicesimo centenario (916-2016) del beato transito di san Clemente di Ocrida, allievo dei santi Cirillo e Metodio e Maestro di un’ampia scuola da lui originatasi, tema approfondito nel corso del Dies Academicus 2016. Una seconda parte del volume presenta come novità assoluta in lingua italiana cinque testi di san Clemente di Ocrida, quale saggio in vista di una più ampia pubblicazione delle sue opere. -
Portals of recovery
Fritz Senn’s first book published by Piccola Bib-lioteca Joyciana, titled Ulyssean Close-ups (2007), introduced readers to a few pointed essays on Ulys-ses, written in a markedly Sennian fashion of super-close-reading. Senn’s approach to reading is philo-logical, deeply discerning of words’ layered history, of their malleable networks of connotations, echoes, nuances, and of their cunning semantic and phonetic permutations. The present volume evolved from a few days that we spent with Fritz at the Zurich James Joyce Foundation, talking about all things Joycean and moving between issues of translation, reading, Homer, and many others. We amassed quite an archive of audio recordings, eventually transcribed, edited, and published in Scientia Tra-ductionis1 Sometime later, a modified version of our conversation was published in Papers on Joyce2. Thus a few days expanded into a few years. But the topics kept re-surfacing, older formulations de-manding re-formulations as Fritz kept writing, lec-turing, and producing an ever-expanding archive of thoughts on topics that are central to his scholarship and to our academic interests. In this volume, Fritz shares some of the new results of his work by fur-ther elaborating on the Joycean text-world, transla-tion, and on the broader issues of reading, interpre-tation, the workings of language(s), and on the capricious nature of “meaning”.rnReaders familiar with Joycean Murmoirs3 are al-so familiar with the record of Fritz’s vast network of friends and acquaintances and with a broad range of his scholarly activities. He was at the very center of those first Joyce events that morphed into a world-wide phenomenon of Joyce studies celebrated dur-ing Joyce symposia and conferences for well over half a century now. And while the pages of Mur-moirs offer multiple insights into Fritz’s scholarly preoccupations, the purpose of our interviews, and now of this book, has been to focus solely on his tools of the trade and to foreground his thoughts on –and experiences with – (re)reading, (re)translating,and (re)visioning Joyce’s works.rnIt bears repeating that the joy of talking to Fritz Senn about all matters Joycean, Homeric, readerly and translatorial is that, “a far-fetcher by constitu-tion,” as he described himself to us, he cannot help but weave enticing associations between seemingly disparate elements of texts under discussion. ... -
Dal Rinascimento al Barocco in Europa e nelle Americhe
I “Saperi dell’arte” avranno un prosieguo nel futuro e riuniscono sempre ospiti di mondi e provenienze culturali diverse, dalla Cina alla Germania, dal Regno Unito a Praga, dal Belgio alla Francia e naturalmente anche dall’Italia. Un grande concorso internazionale per affrontare un tema che ci è molto caro: la metodologia nello studio della storia dell’arte, riservando in questo primo volume di Atti particolare attenzione al Rinascimento, in Italia e a Milano.Il senso del convegno è rappresentato dalla figura (riprodotta in copertina) di Enea, che porta sulle spalle il padre Anchise, riproduzione di un quadro, conservato in Pinacoteca Ambrosiana, di Antonio Mariani, datato al 1620-1622, tratto da un affresco di Raffaello. Nel dipinto originale Enea oltre a portare Anchise tiene anche per mano il figlio Ascanio.Questa immagine esprime molto bene come il patrimonio, non solo fatto di beni materiali, della nostra tradizione culturale e artistica, con tutti i suoi valori, debba essere trasmesso alle generazioni future senza perdere nulla e in una maniera adeguata alla sua importanza. Un impegno che coinvolge tutti, a partire da coloro che si dedicano allo studio della storia dell’arte. Eppure oggi assistiamo a una specie di deriva della critica d’arte l’Ambrosiana, con la Fondazione Trivulzio, intende reagire, incitando la critica d’arte a un ‘colpo d’ala’, ad alzare il livello degli studi in modo che sia proporzionato ai valori in gioco. Franco Buzzi, Prefetto dell’Ambrosiana La Fondazione Trivulzio promuove attività di studio e ricerca su temi di interesse culturale, artistico e storico variamente legati alla Famiglia Trivulzio in un arco temporale che va dal XV al XX secolo. Le molteplici attività che la Fondazione promuove sono finalizzate alla conservazione e valorizzazione del ricco patrimonio archivistico e librario della famiglia Trivulzio, alla promozione di studi incentrati sul ruolo di questa famiglia dal Medioevo a oggi sullo scenario italiano ed europeo, alla valorizzazione di opere d’arte legate direttamente o indirettamente a tale storia familiare. Particolare attenzione, nell’ambito degli studi promossi, viene data allo studio dell’architettura e del giardino, anche sotto il profilo botanico, con pubblicazioni di alto livello sotto il profilo sia storico sia botanico. All’attività di organizzazione di convegni, incontri, presentazioni al pubblico degli studi promossi, si affianca quella editoriale, attraverso la pubblicazione di contributi specialistici nella propria collana “Trivulziana”. La Fondazione Trivulzio sostiene progetti coerenti con le proprie finalità culturali anche in collaborazione con altre associazioni e istituzioni.In questo quadro di intenti si colloca la collaborazione con una delle più prestigiose istituzioni milanesi e internazionali, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, che si concretizza nella realizzazione dei convegni internazionali sui “Saperi dell’arte” e nella pubblicazione dei relativi Atti.Gian Giacomo Attolico Trivulzio, Presidente Fondazione Trivulzio. -
Tra mare e terra. Commedia dell'Arte nella Napoli spagnola (1575-1656)
Il libro affronta con metodi e ricerche inedite la nascita del professionismo attorico a Napoli e nel regno, argomento fin qui inesplorato dalla moderna storiografia del teatro, fermo agli studi di Benedetto Croce e di Ulisse Prota-Giurleo. Le caratteristiche della civiltà teatrale napoletana vengono indagate con documenti di prima mano, in grado di spiegare le principali dinamiche culturali della vita degli attori partenopei, in un arco cronologico compreso fra la formazione della più antica compagnia dell’Arte finora nota (1575) e la devastante peste di metà Seicento (1656).Il volume illustra le peculiarità della scena artistica partenopea in rapporto con il potere spagnolo vicereale, con l’aristocrazia urbana e regnicola e con le numerose ‘nazioni’ straniere radicate nella Napoli cinque-seicentesca, con particolare riguardo alla costituzione di compagnie miste, napoletane-lombarde-ispaniche, ai loro viaggi e alle loro tournées dentro il vasto regno mediterraneo e al di fuori di esso. Indaga la rete delle ‘stanze’ pubbliche cittadine nelle quali si praticava la vendita del teatro, la loro fortuna e il loro declino in relazione alla politica asburgica, alle pressioni della Chiesa, locale e romana, e alle scelte del teatro di corte. Mette in luce il palcoscenico del golfo, che assurge a luogo teatrale pubblico di straordinaria evidenza. Chiarisce, infine, le pratiche drammaturgiche di una cultura teatrale pervasiva, che nel periodo indicato getta le basi per la propria fisionomia e sperimenta linguaggi destinati a formare le cifre stilistiche dell’invenzione della tradizione teatrale successiva. Tra la nascita della maschera di Pulcinella e quella del Capitano, tra il radicarsi della figura di Don Giovanni e quella di Don Chisciotte, tra Giovan Battista Basile e Giulio Cesare Cortese, vengono sottoposti al vaglio critico miti ed archetipi di una civiltà teatrale determinante per la storia del teatro italiano ed europeo. Una selezione di fonti, documentarie e iconografiche, reperite nei principali archivi italiani e spagnoli, correda, completa e integra il saggio. -
Biblioteca di Luigi Pirandello. Dediche d'autore
Con la pubblicazione del volume Biblioteca di Luigi Pirandello. Dediche d’autore si intende offrire allo studioso e al lettore la raccolta e l’analisi delle dediche autografe presenti nella Biblioteca di Luigi Pirandello.Le dediche autografe che impreziosiscono gli oltre cinquecento volumi della Biblioteca conservata nello Studio di Luigi Pirandello, sede dell’Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporaneo da me presieduto, testimoniano del mondo di relazioni di Luigi Pirandello con artisti, poeti, drammaturghi, traduttori, studiosi e saggisti. Tra le firme presenti ricordiamo quelle di Italo Svevo, Luigi Capuana, Roberto Bracco, Albert Einstein, Massimo Bontempelli, Ugo Betti, Pier Maria Rosso di San Secondo, Federigo Tozzi, Benjamin Crémieux, André Gide, Paola Masino, Nino Martoglio, Ugo Ojetti. Il nostro ringraziamento va alle due curatrici che, con passione e competenza, hanno realizzato il lavoro. (Dalla Presentazione di Franca Angelini)