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Unici. Le famiglie d'arte nel teatro italiano del Novecento
Le giornate di studio, di cui si pubblicano gli atti, sono state la tappa conclusiva di un diversificato progetto artistico teatrale-multimediale, ideato da Giorgia Penzo, dedicato alla memoria e alla riproposizione della prassi rappresentativa delle ""famiglie d'Arte"""" itineranti italiane. Il tema scelto per la riflessione teorica svolta a Verona trae origine dalla constatazione che, tra le produzioni degli ultimi eredi della tradizione recitativa della nostra penisola, emergono oggi importanti tentativi di presentare sulla scena le vicende artistiche della propria famiglia d'Arte, attraverso singole """"performances"""" dedicate all'argomento, o anche spettacoli compiuti, per recuperarne la memoria e preservarne le tecniche rappresentative ormai in disuso. Con l'affermazione del professionismo teatrale, nella seconda parte del XVI secolo si consolida un'organizzazione sociale degli attori assolutamente particolare, legata da una fitta rete di rapporti, un mondo chiuso e ben regolamentato che permette loro di convivere in maniera originale, e in parte antagonistica, con la società degli altri uomini. Per poter meglio delineare la questione dell'attualità e della valenza in epoca contemporanea di modalità rappresentative che affondano le proprie radici in una tradizione di tipo familiare, si è deciso di affrontarla secondo tre diverse direttrici: """"La tradizione italiana tramandata"""", """"La sopravvivenza delle famiglie d'arte nel Novecento"""", """"Testimonianze contemporanee""""."" -
Epistolae ad Hiaracum
Nelle sue epistole indirizzate a Iaraco, pseudonimo del principe Federico d'Aragona, Elisio Calenzio ci consegna un affresco quanto mai variegato delle questioni dibattute fra gli intellettuali durante la ricchissima stagione culturale rappresentata dall'Umanesimo italiano. La raccolta epistolare fu concepita come risposta ad un preciso incarico: supportare il giovanissimo principe Federico, a cui suo padre Ferrante, re di Napoli, aveva affidato il gravoso compito di rappresentare la corona aragonese in terra di Taranto, area da poco pacificata, successivamente alla 'prima congiura dei baroni'. L'epistolario si sviluppa come un organico e variegato percorso educativo, lungo un itinerario in cui il maestro, in modo arguto e ironico, guida il discepolo alla scoperta di una commedia umana dai tratti multiformi. Riferimento continuo nella scrittura è la voce dei classici, presenza viva in ogni brano della silloge, i cui insegnamenti Calenzio seppe armonizzare in un originalissimo intreccio di temi e generi attinti dalla letteratura latina e greca. -
Puglia in fabula. Gargano e Capitanata. Fiabe e novelle dalle raccolte di Saverio La Sorsa
«La presente raccolta raduna i racconti tradizionali rilevati in Capitanata, estrapolati dai tre volumi delle ""Fiabe e novelle del popolo pugliese"""" pubblicati da Saverio La Sorsa rispettivamente nel 1927, 1928 e 1941, riproposti dalle Edizioni di Pagina in volume unico (2014), più volte ristampato. Ad essi, abbiamo aggiunto una piccola raccolta antologica tratta da """"Leggende di Puglia"""" (1958), che abbiamo intitolato «Vangelo popolare», a integrazione della scarna sezione a «Fondo religioso» ricavata da """"Fiabe e novelle"""". In tutto 72 narrazioni, provenienti da 23 località dell'attuale provincia di Foggia, dal Gargano al Subappennino Dauno, dal Tavoliere delle Puglie alla valle dell'Ofanto. Nel selezionare questo corpus di fiabe e racconti tradizionali abbiamo seguito un criterio linguistico, oltre che geografico. L'ordine di comparizione dei racconti rispecchia quello dato da La Sorsa nelle rispettive sezioni della """"editio princeps"""" di """"Fiabe e novelle del popolo pugliese"""".»"" -
Racconti del Camerone
Nell'anno di ""Lorsignori"""" 1348 - narra Giovanni Boccaccio nel «Decamerone» - dieci rampolli fiorentini (sette donne e tre uomini) si riunivano in una villa fiesolana, dove si trastullavano narrando novelle, onde sfuggire al male della peste. In uno degli anni post-bellici e pre-televisivi, in Terra di Bari, dieci paesani di una certa età (sette donne e tre uomini) si trovavano """"serasera"""" in un camerone, dove passavano il tempo a dirsi le storie loro, per """"trovare l'acqua"""" al male della solitudine. Autobiografie """"alla leggera"""", corredate dalle tavole di Nicola Genco, partecipe interprete di tale mondo popolare. Dieci storie """"terraterra"""" raccontate - in una serata, nel """"camerone"""" di una casa di paese - da altrettanti personaggi del popolo, con le loro parole, i loro umori, i loro amori."" -
Drammaturgie dello sguardo. Studi di iconografia dello spettacolo
Cosa unisce Mina Mazzini e Yvette Guilbert, Lucio Ridenti e Leo de Berardinis, Aby Warburg e Terayama Shuji a tutti gli altri artisti teatrali di cui si parla in questo libro, come Anna Pavlova, Eleonora Duse e Romeo Castellucci? Non c'è un motivo unico ma molti richiami interni, fili e tracce di un racconto ininterrotto che attraversa cronologicamente tempi, fatti e oggetti differenti, seppur riconducibili a un medesimo ambito che è quello del teatro o, più ampiamente, dello spettacolo. Attraverso re-visioni poco ortodosse di fenomeni anche molto noti, i dieci studi qui proposti cercano nuove modalità di approcciare il documento figurativo quale fonte per la storia del teatro, dove l'iconografia è praticata in primo luogo come un ""sentimento"""" verso l'immagine, una """"cultura"""" del visivo che concili scienza, metodo e immaginazione."" -
L'immagine fuggente. Riflessioni teatrali sulla «Alcesti di Barcellona»
I riflessi drammaturgici e letterari della ""Alcesti"""" di Euripide, rappresentata ad Atene nel 438 a.C., sono stati molteplici e giungono sino a oggi. Nel lungo e sfaccettato """"iter"""" di riscritture e messe in scena del dramma euripideo, intessuto di enigmaticità e antinomie, si pone un testo poetico latino del IV sec. d.C., il """"Carmen de Alcestide"""", più noto come """"Alcestis Barcinonensis"""" (""""Alcesti di Barcellona""""). Questo libro si propone di interrogare l'""""Alcesti"""" tardoantica sulla sua teatralità e ne offre una nuova traduzione italiana, accompagnata da un commento, in cui il testo viene analizzato secondo illuminanti prospettive letterarie, teatrali e di storia della cultura antica. Conclude un capitolo sulle componenti performative della """"Alcesti di Barcellona"""" nell'ambito delle forme spettacolari del tardoantico e sulla sua vita teatrale nella contemporaneità: una """"Alcesti 'redux'"""" sulle scene del XXI secolo e stimolo drammaturgico per nuove."" -
Søren Kierkegaard. Un saggio critico complessivo
È un libro che intende, da un lato, offrire un bilancio complessivo della filosofia di Kierkegaard, da un altro, presentarne una disamina inquieta, talora dichiaratamente parziale, da una prospettiva estetica radicale e positivistica, che tuttavia resta affascinata dallo stile, dall'esistenza senza compromessi e, paradossalmente, pur contestandola, persino dall'aspra refrattaria religiosità del pensatore. Un libro leggibilissimo, insieme di analisi e di polemica, che, fissando certi duraturi paradigmi interpretativi, introduce sia a Kierkegaard sia a quella straordinaria intelligenza, insieme analitica, romantica e umorale, che fu Georg Brandes, il quale si dichiarava convinto che il «punto di vista critico » dovesse essere inevitabilmente «personale, ma il punto di vista personale mai arbitrario». -
Puglia in fabula dalle terre di Brindisi e Taranto. Fiabe e novelle dalle raccolte di Saverio La Sorsa
La presente raccolta raduna i racconti tradizionali delle province di Brindisi e Taranto, estrapolati dai tre volumi delle «Fiabe e novelle del popolo pugliese» pubblicati da Saverio La Sorsa rispettivamente nel 1927, 1928 e 1941, riproposti dalle Edizioni di Pagina in volume unico (2014), più volte ristampato. Ad essi, abbiamo aggiunto una piccola raccolta antologica tratta da «Leggende di Puglia» (1958). In tutto 78 narrazioni, provenienti da 23 località delle suddette province (Avetrana / Brindisi / Carovigno / Castellaneta / Ceglie Messapica / Crispiano / Erchie / Fasano / Francavilla Fontana / Grottaglie / Manduria / Martina Franca / Massafra / Mesagne / Oria / Ostuni / Pulsano / San Giorgio Jonico / Sava / Statte / Taranto / Torre Santa Susanna). L'ordine di comparizione dei racconti rispecchia quello dato da La Sorsa nelle rispettive sezioni della ""editio princeps"""" di «Fiabe e novelle del popolo pugliese» e nel volume di «Leggende di Puglia»."" -
Puglia in fabula. Fiabe di Locorotondo dalla raccolta di Leonardo Angelini
Questo libro mette a disposizione del pubblico una parte (18 fiabe) di un più ricco repertorio della narrativa tradizionale della Valle d'Itria. L'autore ripropone racconti fiabeschi che raccolse e registrò su nastro a Locorotondo nelle ormai lontane estati del 1982-83. Si tratta di una documentazione che congela un segmento della tradizione orale di oltre trent'anni fa, registrata dalla viva voce di una dozzina di narratori locorotondesi e restituita fedelmente nel dialetto originale (ma corredata da una colorita e fedele traduzione di ciascun racconto). Le registrazioni audio originali delle fiabe sono depositate presso l'archivio digitale della Puglia Digital Library, e possono essere ascoltate liberamente online. -
Puglia in fabula. Murgia barese. Fiabe e novelle dalle raccolte di Saverio La Sorsa
La presente raccolta raduna i racconti tradizionali della Murgia barese, estrapolati dai tre volumi delle «Fiabe e novelle del popolo pugliese» pubblicati da Saverio La Sorsa rispettivamente nel 1927, 1928 e 1941, riproposti dalle Edizioni di Pagina in volume unico (2014), più volte ristampato. In tutto 59 narrazioni, provenienti da 15 località della Terra di Bari, alcune di esse tra i più importanti - ancora oggi - centri rurali della regione (Acquaviva delle Fonti / Altamura / Bitonto / Cassano delle Murge / Corato / Gioia del Colle / Gravina in Puglia / Noci / Palombaio / Putignano / Ruvo di Puglia / Sammichele di Bari / Santeramo in Colle / Sannicandro di Bari / Toritto). L'ordine di comparizione dei racconti rispecchia quello dato da La Sorsa nelle rispettive sezioni della ""editio princeps"""" di «Fiabe e novelle del popolo pugliese»."" -
Tholoi d'Italia. Trulli e capanne in pietra a secco con copertura a tholos
Le costruzioni in pietra a secco con copertura a ""tholos"""" sono un patrimonio culturale comune a varie parti dell'Europa e del Mediterraneo. Per la prima volta un libro come questo riesce ad operare un'esaustiva descrizione e classificazione di questa particolare tipologia di edifici all'interno della penisola e delle isole italiane. Frutto di lunghe ricerche bibliografiche, grazie alle quali è stato possibile sintetizzare in un'ottica chiara e onnicomprensiva i dati attualmente noti su questo argomento, e al contempo di una ricerca sul campo in Puglia dal 2006 al 2010, si presenta ricco di fotografie e di disegni tecnici (piante e sezioni) che permettono un miglior studio e confronto tra le varie tipologie pugliesi ed europee. Per ogni regione, inoltre, l'autore ha cercato di raccogliere quanti più dati possibili sulle diverse iniziative intraprese negli ultimi anni per valorizzare e salvaguardare queste opere di architettura """"vernacolare"""" a livello locale. Questa nuova edizione corregge e aggiorna alcune parti della I ed. (2012)."" -
Il nome e gli anni
Il nome tra identità e storia; si è dopo che si è, la metafisica come condizione; affiancare, non eliminare: l'altro riconosciuto; la cura come fatto e come valore; emozioni e tempo; il senso e il non senso. Sono, questi, alcuni dei punti, tematici e di merito, toccati nel volume. Un insieme di pensieri su aspetti e situazioni non marginali della vita. -
Un tomista dissidente. Tommaso de Vio Gaetano e «L'analogia dei nomi»
Allo sguardo dei suoi contemporanei, come a quello della critica più recente, il filosofo e teologo Tommaso de Vio (Gaeta, 20 febbraio 1469 - Roma, 10 agosto 1534) appare spesso come un pensatore controverso: da una parte - quale commentatore della «Summa theologiae» di Tommaso - come uno dei maggiori esegeti moderni dell'Aquinate; ma dall'altra, come un interprete fin troppo sensibile alla temperie umanistico-rinascimentale. Il volume rilegge una delle opere che più hanno alimentato la fama della grandezza di de Vio, insieme a quella della sua originalità, il trattato «De nominum analogia», con il quale, volendo sistematizzare in via definitiva un problema di lunga ascendenza nella tradizione aristotelico-tomistica, il Gaetano proponeva di fatto un approccio unico e personale alle fonti. A partire dalle peculiari scelte esegetiche operate da de Vio in questa sede, il presente studio monografico tratteggia un profilo intellettuale dell'autore seguendo il filo rosso delle più contestate prese di posizione gaetaniane in seno ai dibattiti che hanno maggiormente animato la sua epoca - da quello sulla psicologia aristotelica a quello sulla difesa della «libertas philosophandi» dei docenti universitari. -
Occhio d'argento
Occhio d'argento è una storia di salvezza. L'amicizia imprevista tra un pescatore e un cane cambia la loro vita. All'inizio è il pescatore che salva il cucciolo dalle onde, poi sarà il cane a restituire il favore ricevuto. Insieme stringeranno nel tempo un legame autentico che costituirà la loro ancora di salvezza. Il testo della storia è corredato da illustrazioni dell'autore. Età di lettura: da 6 anni. -
La pietra e la cattedrale. Una lettura della «Divina Commedia»
Questo libro, che esce nel settimo centenario della morte di Dante, vuole essere un deciso invito a leggere la «Divina Commedia» liberandosi da un approccio che le toglie ogni fascino umano ed esperienziale e la rende lontana, astratta, puramente letteraria. Le parole di Dante rinviano invece ad un'esperienza immensa e concreta e portano il carico di un vigoroso messaggio morale rivolto all'umanità che, ieri come oggi, «mal vive». Il percorso proposto vuole «spiegare Dante con Dante», quindi mette al centro i versi, le singole parole, gli incontri narrati dal poeta, cercando di non perdere mai di vista l'insieme del poema, per non rischiare, secondo la metafora che costituisce il ""Leitmotiv"""" del saggio, di soffermarsi sulla pietra dimenticando la cattedrale. Alcuni celebri episodi vengono così riletti a partire da questa urgenza, altri, meno noti, vengono ripercorsi e proposti alla lettura e alla meditazione; alcuni verbi chiave utilizzati da Dante vengono seguiti nel loro percorso all'interno di un poema di cui si esalta la perfetta architettura, la perfetta simmetria delle parti, fino a identificare il verso """"segreto"""" che Dante ha deposto proprio nel centro."" -
Giovanni Testori sulla scena contemporanea. Produzioni, regie, interviste (1993-2020)
La riscoperta teatrale di Giovanni Testori rappresenta un caso eccezionale nel panorama italiano contemporaneo per l'intensità espressiva e la crescita nel tempo delle performance basate sui suoi testi. Nei quasi trent'anni dalla sua scomparsa l'opera dello scrittore lombardo è stata riportata in scena da un sorprendente numero di artisti, capaci di acquisire e aggiornare un repertorio potente e inimitabile. Il volume, a partire da una necessaria ricognizione del profilo drammaturgico, indaga la fortuna scenica testoriana secondo due traiettorie: la ricostruzione dell'orizzonte degli spettacoli, articolato in tre tempi; l'analisi di un catalogo di produzioni, che mostra le novità performative della ""Trilogia degli Scarrozzanti"""", de """"La Monaca di Monza"""", de """"I Promessi sposi alla prova"""", di """"In exitu"""" e dei """"Tre lai"""". Lo studio degli spettacoli è arricchito da un'ampia galleria fotografica e da una corposa sezione di interviste ai registi e agli attori, da cui emerge un 'sentimento estremo del teatro' che ha già guadagnato durata e futuro."" -
Il lago e la città scomparsa. Una leggenda eziologica nel Gargano settentrionale
Il lago di Varano, con il sottile istmo che lo separa dal mare e i cinque paesi che gli fanno corona (Ischitella, Cagnano Varano, Carpino, Rodi Garganico, Vico del Gargano), non è solo un suggestivo elemento del paesaggio garganico; è anche il protagonista di una tradizione narrativa che qui, per la prima volta, viene esaminata in tutti i suoi aspetti. Si tratta di una leggenda eziologica, ovvero di un racconto che spiega le origini di un luogo o le cause di un fenomeno. Mescolando storia, mito e credenze popolari, questa leggenda narra un evento memorabile, la scomparsa di un'antica e ricca città, Uria (biblicamente punita con un diluvio per i peccati dei suoi abitanti), e la conseguente origine del lago, dei paesi circumlacuali e del santuario dell'Annunziata. È quest'ultimo che, fin dal nome, ci riporta all'umile ma portentosa protagonista della leggenda, Nunzia. È lei la figura chiave, unica superstite di un passato sommerso dal lago e (ri)fondatrice di una storia e di un mondo nuovi, simboleggiati dal Crocifisso venerato nel santuario. Una leggenda affascinante e densa di significati, che ci invita a riflettere sui rapporti che intessiamo con i nostri luoghi e sull'impatto che il paesaggio ha nelle vicende umane. -
Trulli e capanne in pietra a secco pugliesi. Tra storia, semantica e antropologia
Come spiegare la diversità morfologica delle costruzioni in pietra a secco che si trovano sparse nella gran parte delle campagne pugliesi? La questione, non nuova, è affrontata qui con un approccio originale: dimostrare come le costruzioni cupoliformi si differenzino a seconda delle competenze tecniche dei loro costruttori, delle funzioni d'uso e della disponibilità economica del proprietario, che attraverso questi edifici aveva occasione di comunicare e ostentare il proprio status sociale. Focus della trattazione sono le differenze stilistiche che contraddistinguono le capanne in pietra a secco pugliesi, con ampie aperture sui temi generali della tecnica costruttiva a ""tholos"""", quali la sua origine e la sua diffusione nell'area euro-mediterranea. Un percorso che attraversa architettura vernacolare, geografia umana, etnologia europea, antropologia dell'arte e dell'architettura, storia del paesaggio agrario, etnoarcheologia e semantica."" -
«Nessuno trionfa, tranne il caso». Le ultime novelle di Pirandello tra filologia e critica
Introducendo, a metà degli anni Trenta, alcune carte pirandelliane inedite, Alvaro fa entrare il lettore nell'officina del grande scrittore siciliano: «[...] forse da una diecina d'anni, ha smesso di scrivere a mano, anche nei suoi appunti; scrive a macchina, con un dito, strappando e ricominciando il foglio a ogni cancellatura per vederselo nitido davanti. Così è composta la sua opera recente». Così, si potrebbe aggiungere, nascono le sue ultime novelle. Ne fa fede il materiale d'archivio che in questo volume si presenta in gran parte per la prima volta: un cospicuo gruppo di dattiloscritti con correzioni autografe che permette di ricostruire, nella sua ricchezza di varianti, una fase redazionale anteriore alle stampe. Su questa base documentaria si offre un ampio risarcimento filologico, ma anche ermeneutico, a testi ingiustamente rimasti indietro rispetto alla fama del romanziere e soprattutto del drammaturgo. Anche il trionfo del caso, che qui riguarda da vicino la novella come genere ed in particolare la narrativa breve dell'ultimo Pirandello, si mostra capace di innescare un rapporto di feconda sinergia tra filologia e critica. -
Dacci oggi il nostro desiderio quotidiano
Desideri dell'uomo e desideri della donna, sullo sfondo millenario di una ""guerra di genere"""", testimoniata per la prima volta dall'«Orestea» di Eschilo. Il maschio ha una struttura """"penetrativa"""" e spesso il suo desiderio si trasforma in ossessione di potere, diventa forza regolatrice, costruttiva, vocazione, da cui dovrebbe scaturire la felicità. La donna è diversa, ha anfratti misteriosi, dove si cova - proprio perché nascosto - un desiderio più intenso e caparbio, duraturo. La donna si fa attraente per l'altro, desidera di essere desiderata, e sa meglio dell'uomo che il desiderio è sempre """"desiderio del desiderio"""" (""""dell'altro""""). Curiosamente, talvolta, modalità segretamente femminili assume anche lo stesso desiderio maschile, quasi un """"sogno maschile di essere donna"""", che si traduce in un inquietante fantasma triangolare: lo ritroviamo nel «Tartufo» di Molière, nel romanzo di Dostoevskij, «L'eterno marito», nel film di Truffaut, «Jules e Jim». I desideri più trasgressivi ce li sussurrano poeti (Ovidio), pittori (Klimt, Balthus), drammaturghi (Ibsen, Pirandello), autori di film (Bergman, Bertolucci, Buñuel, Kubrick, Pasolini). Perché sono gli artisti, dice Freud, ad avere, più di tutti, «il coraggio di lasciar parlare il proprio inconscio».""