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Enigma in Vaticano
I fili di due storie s'intrecciano in questo romanzo-thriller. Il primo ci trasporta a Roma, nei Palazzi Vaticani, durante i primi anni di pontificato di Karol Wojtyla. Qui, in una sala della Biblioteca Vaticana, un piccolo gruppo di uomini (tra cui spiccano il nunzio apostolico monsignor Caracolli, il gesuita Joseph Moréchet, il professor Standup e Adrien Salvat, un investigatore francese, emulo di Poirot e Maigret), è impegnato nella traduzione di un misterioso manoscritto dell'XI secolo, la Vita di Silvestro. Salvat scopre che in quell'epoca il manoscritto era stato segnato con il numero 666, il marchio dell'infamia; e che aggiunte apocrife sono state fatte nel XVI secolo a Venezia e infine ai nostri giorni da un falsario polacco. Pingue, accanito fumatore di sigari dall'odore pestilenziale, Salvat decifra con acume le trame di un complotto ordito da Mosca per screditare la Chiesa o, in alternativa, per preparare il terreno a un attentato contro Giovanni Paolo II. Il secondo racconto, che emerge dalle pagine del manoscritto, è proprio quello della vita di Silvestro, ambientato nel Mediterraneo orientale durante il I secolo d.C. Acuta riflessione sulla natura enigmatica del mondo, la scena finale del romanzo vede Salvat e Silvestro incontrarsi in sogno e in quel momento i due fili del racconto si riannodano in un nuovo enigma. -
I fuochi parlanti
I personaggi della grande letteratura mondiale sono immobili, fissi nel ruolo che gli ha dato l'autore. Per esempio, Ulisse, per quanto ne combini di cotte e di crude e nonostante il numero di avventure che vive, resta sempre Ulisse. Quando apriamo il libro di Ulisse, a un certo punto lo incontreremo sempre alle prese con Polifemo, oppure intento a sterminare i Proci che vogliono sedurgli la moglie. Se per caso, in un libro, lo vediamo occupato, poniamo, a dare la caccia ai salmoni, sappiamo che non si tratta del vero libro di Ulisse, ma di un apocrifo. Che cosa succederebbe se un personaggio celebre, stufo di fare sempre le stesse cose, si ribellasse e intendesse vivere un'altra vita? Succederebbe quello che succede in questo romanzo. -
Ladri di stelle. Storie di clandestini e altro
Questo libro ci spiega cos'è l'immigrazione nel nostro paese da un punto di vista che più singolare e simbolico non potrebbe essere: gli eventi sono raccontati da un agente di pubblica sicurezza, l'ispettore Nicola Montano, nato a Pisticci, poliziotto di frontiera, emigrato in Germania da giovane, prima di entrare in polizia. L'immigrazione clandestina è il grande fenomeno sociale che l'Italia si è trovata ad affrontare con mezzi inadeguati e una sostanziale impreparazione culturale e sociale. La vita dei clandestini è grama, spesso piena di rischi, di sofferenze, molti hanno anche perduto la vita nel tentativo di mettere piede nei paesi dell'Occidente, altri sono finiti a svolgere lavori o attività illecite, ma la maggior parte scappava da condizioni ancor peggiori e cercava soltanto un po' di libertà e il modo per sopravvivere. Questo libro racconta i clandestini ""visti dall'altra parte"""", da quella di chi per primo si trova a fronteggiarne l'invasione sulle nostre coste: poliziotti e carabinieri. È il racconto scritto da uno """"sbirro"""", un resoconto ricco di pietà e di solidarietà, scritto da un uomo delle forze dell'ordine che si è trovato molte volte a fare da ponte fra i """"dannati della terra"""", lo Stato italiano, i magistrati, i giornalisti. E qualche volta ha visto morire quelli che avrebbe voluto mettere in salvo."" -
Miracoli
Le liriche di Alain-Fournier raccolte nei Miracles, una sorta di salmodiare immaginifico in metro libero, sono tra le creazioni poetiche più potenti del tardo simbolismo francese. Ma nelle prose si misura esattamente il senso della ""funzione Fournier"""", quella esattezza di disegno e perfezione di ritmo, nelle più semplici narrazioni, a cui il lettore fa quasi assuefazione nel Grande Meaulnes e che invece si rinnova sempre, come una corda ogni volta reintonata, nei brevi testi dei Miracles, da rileggere come momenti fondativi della letteratura francese moderna. Il libro dei Miracles racchiude tutti i principali scritti letterari di Alain-Fournier al di fuori del Meaulnes, il romanzo a cui è dovuta la fama dello scrittore."" -
L' industria del complimento. Libri, autori e idee di un critico militante
«A differenza di altri critici portati all'applicazione della giustizia sommaria in ambito letterario, Giuseppe Bonura non invocava mai la regola del ""non l'ho letto e non mi piace"""". Leggeva tutto, al contrario, specialmente quello che prevedeva non gli sarebbe piaciuto. Leggeva nella speranza di essere smentito, di scoprire che un narratore era cresciuto oppure che un critico aveva meglio focalizzato interessi e metodo di lavoro. E leggeva nel timore di essersi sbagliato, di aver operato un'eccessiva apertura di credito nei confronti di un autore che, invece, si era affrettato a capitalizzare la propria reputazione in chiave commerciale. Di tutti i peccati che in letteratura si possano commettere, l'unico che Bonura non era disposto a perdonare era infatti l'asservimento (intenzionale o, peggio ancora, involontario) alle regole del mercato, l'omologazione a un modello di intrattenimento """"aeroportuale"""", il ricorso peloso alla ruffianeria e al compiacimento. Gli articoli raccolti in questo libro apparecchiano un dossier vasto quanto sorprendente, nel quale, pur ricorrendo frequentemente la stroncatura - un'arte oggi assai poco praticata, che Bonura sapeva rendere con sferzante ironia - non mancano gli esercizi di ammirazione, né le ammissioni di lealtà e valore pur in un contesto di aperto dissenso. Una lezione di """"critica militante"""" esemplare e rara in questa società dove, anche e più che mai fra scrittori, vige il """"politicamente corretto""""»."" -
Tutto bene, grazie. Dalla Cecoslovacchia di Masaryk alla «rivoluzione di velluto» e la nuova Repubblica Ceca
Questo libro si presenta come resoconto autobiografico, ma non vuole essere un libro di ""memorie"""": racconta invece una grande avventura di libertà. Adottando uno stile rapido e ironico, a tratti sarcastico, narra gli eventi e le figure storiche del suo tempo con l'occhio del testimone, talvolta in aperto contrasto con la storiografia ufficiale, come quando affronta la questione dolorosa del collaborazionismo verso il regime comunista. Ivan nasce in una nota famiglia praghese - il padre, il generale Rudolf Medek, era un famoso legionario, poeta e scrittore; il fratello, Mikulás, è stato uno dei più importanti pittori cechi del '900. Il nonno materno, Antonín Slavícek, è un esponente dell'impressionismo ceco, mentre il presidente Masaryk, uno dei fondatori della Cecoslovacchia, era suo bisnonno """"adottivo"""". Il libro ripercorre l'infanzia e l'adolescenza di Medek a Praga, la passione per la musica, i primi approcci col mondo giornalistico, l'esperienza della guerra e l'insurrezione di Praga nel maggio 1945, l'incontro coi sacerdoti dissidenti e la conversione al cattolicesimo, le violenze del regime, la persecuzione politica dopo aver firmato """"Charta 77"""", che lo spinsero all'esilio a Vienna. Le pagine finali raccontano la collaborazione col presidente Havel, che firma il saggio-postfazione: una intensa testimonianza sul ruolo dei dissidenti e sulla spiritualità dell'impegno politico."" -
Corrente oscura. Scritti filosofici e formazione letteraria di Renato Serra
Renato Serra (Cesena 1884 - Monte Podgora 1915) è stato autore tra i meno prolifici del primo Novecento italiano ma forse proprio per questo tra i più capaci di influenzare profondamente le generazioni subito successive. Più di recente quell'immagine è stata sottoposta a critica e a un notevole ridimensionamento, rilevando le falsificazioni prodotte da differenti stagioni politiche e culturali: Serra è stato proposto di volta in volta come il lettore intuitivo, che affida il suo giudizio critico al taglio di un gusto classicista, come il letterato schivo ed estraneo al suo secolo, ma anche come il prototipo leggendario dell'eroe capace di dare un senso al sacrificio sui campi della prima guerra mondiale. Cosa significa leggere oggi Serra? Nelle pagine di questo volume viene documentata la continuità del suo percorso intellettuale dalla formazione giovanile, segnata da questioni di ordine scientifico e positivista, agli scritti della maturità. In particolare è proposta una lettura approfondita dei molti appunti che l'autore ha lasciato su Immanuel Kant, figura che lo accompagna, nel problematico rapporto con Croce, dai primi anni Dieci fino ai giorni della morte. Nel volume viene proposta anche una antologia di lettere, di testi inediti e un elenco dettagliato di letture della giovinezza. -
Chicago (La febbre del grano)
Una grigia e invernale Chicago di fine Ottocento; la Borsa merci più importante del mondo; il principe dei suoi titoli, il grano, e uno sciame di uomini, trascinati dal turbinìo travolgente e incessante di un gorgo, quello delle contrattazioni, che alle loro vite tutto dà e tutto toglie. Tra i fragori che assordano la sala Borsa, gli improvvisi mulinelli dei ribassi o le inarrestabili spinte dei rialzi con effetti a catena sui prezzi, sui salari e sulla vita di interi popoli va in scena la vicenda di Curtis Jadwin, self-made man, immobiliarista di successo e grande speculatore, devoto americano, che non resiste alla tentazione dell'investimento, e quasi senza accorgersene si ritrova innalzato sulla cresta dell'onda, acclamato come il più grande investitore di La Salle Street. Accanto a lui, gli uomini del Pit (la zona dedicata allo scambio del grano): Landry Court, giovane broker e suo fedele scudiero; Charlie Cressler, il vecchio amico che biasima la speculazione; Sam Gretry, il socio che trascina Jadwin verso il suo drammatico destino. E dietro queste quinte di città si delinea l'altro universo: quello delle donne e della vita domestica, con le sorelle Dearborn, sorde al richiamo della Borsa e incapaci di condividere l'adrenalina del mercato: la moglie Laura, di affettata raffinatezza e sua sorella Page, giovane e un po' bacchettona. Le sorti di tutti sono appese ai trionfi e ai rovesci del grano che, come una divinità primordiale aspira, mescola e rigetta le vite dei singoli senza posa. -
Una società di stupratori?
Un uomo potente, candidato delle sinistre alle elezioni presidenziali in Francia, Dominique Strauss-Kahn, viene accusato da una cameriera d'albergo di averla molestata e violentata. L'uomo è arrestato, la sua immagine politica distrutta. Dopo la ricostruzione dei fatti, la versione della donna non tiene, sono più le menzogne che le cose provate. L'uomo viene rimesso in libertà. È colpevole? È innocente? La giustizia non riesce a provare né l'una né l'altra ipotesi. Ma il movimento femminista usa l'affaire DSK per rigenerare la propria ideologia e il proprio ruolo nel dibattito politico. Il verdetto di Marcela lacub sulle trappole ideologiche di queste ""scuole del risentimento"""" è netto: """"Ciò che il femminismo radicale cerca è che il disgusto, la colpa, il disprezzo del sesso, lungi dallo sparire, ricadano sulle spalle degli uomini, come un tempo su quelle delle donne. L'importante è che ci siano figure che incarnino l'orrore del sesso e ne paghino le conseguenze. La teoria del dominio sessista è, come lo sono state in passato le buone maniere e la morale bigotta, la giustificazione 'razionale' della sopravvivenza di questo orrore""""."" -
Le ore, i giorni. Diari 1978-2007
È fatale che nel nostro Paese le nebbie di fatti oscuri che ne hanno cambiato la storia quasi mai approdino a una visione nitida, se non cristallina, del proprio tempo. A fronte di questa coscienza collettiva che annaspa, ecco il racconto fedele, interrotto talvolta da giorni e settimane di silenzio, di Marisa Volpi che annota incontri, letture, cose viste e concerti ascoltati; che tenta di dare uno spazio di comprensione ai fatti della propria vita, il rapporto con la madre, col fratello, col marito; le amicizie e le persone che invecchiano, gli oggetti della casa, i viaggi e le malinconie di chi si vede sempre un po' straniero in questo mondo. Così la trasparenza del vetro si rivela, en reverse, uno specchio opaco, dove l'autrice, fra ombre e inquiete rappresentazioni, trattiene dalla disgregazione molecolare del ricordo i cristalli di sabbia che cadendo lungo l'imbuto della clessidra ritmano il tempo della maturità interiore. -
La resa di Santiago e altri racconti di guerra e di frontiera
"Avevo udito il Miserere nella Cappella Sistina, e al confronto con l'alzarsi della bandiera sulla città di Santiago, era opéra-comique"""", scrive Norris nel 1898 da Cuba. A Santiago, nel luglio del 1898, l'esercito degli Stati Uniti e i volontari d'assalto guidati da Teddy Roosevelt entravano in città a conclusione di una guerra lampo, cacciando per sempre la Spagna da Cuba. Frank Norris si trovava sul posto come corrispondente di guerra per vari giornali di San Francisco, inviato appena in tempo per assistere alle ultime e più epiche fasi della guerra. Uomini e cavalli all'ombra della bandiera a stelle e strisce, dove si scrive la Storia. L'epica delle manovre e delle battaglie, il dramma delle città affamate, il sano riso dell'amicizia virile, notti nella giungla, mezzogiorni di fuoco nel deserto, l'assurdità del destino e l'irriducibile solitudine di reduci, mandriani, avventurieri ed eroi: tutto questo nei reportages della guerra ispano-americana di Frank Norris e nei suoi racconti, tra Cuba, l'Africa e il vecchio West. Questo libro raccoglie le storie di guerra che Norris scrisse come inviato a Cuba e in altri luoghi dove l'America ha difeso le sue """"frontiere"""". Queste pagine fanno di Frank Norris uno dei pionieri del reportage sui luoghi di guerra che hanno reso grande il giornalismo dei nostri tempi, senza venir meno alle ragioni della scrittura letteraria." -
L' epopea infranta. Retorica e antiretorica per Garibaldi
Il mito di Garibaldi e dei Mille riletto attraverso alcuni snodi cruciali della storia dell'Italia unita, ricorrendo alla testimonianza dell'arte, tra letteratura, pittura, scultura e cinema, alla sua forza celebrativa ma anche demistificante, alla sua capacità di prendere alle spalle i grandi eventi canonizzati dalla storiografia e i monumenti a essi dedicati. 1860-1867, da Quarto a Mentana: le memorie di Abba e gli altri scrittori garibaldini, i ritratti di Lega, Fattori e Induno, là dove quel mito si genera, ma presto anche si svuota accogliendo i più diversi, e spesso contraddittori, significati. Dopo il 1892: i fasci siciliani e scandalo della Banca romana, un'epopea di medaglie, stracci e camicie rosse che comincia a corrompersi, tra un quadro di Coromaldi, De Roberto dei Viceré e I vecchi e i giovani di Pirandello. 1907-1911: anni di celebrazioni garibaldine per un poeta vate, il Pascoli dei Poemi del Risorgimento (ma anche D'Annunzio), e la sua puerilità monumentale, di decisiva importanza per la futura e nera storia d'Italia. 1914-1925: i garibaldini di Nomellini e i ""santi maledetti"""" di Malaparte, in guerra perenne coi loro popoli. 1930-1934: il Garibaldi del duce, della mafia e di Alessandro Blasetti. 1942-1952: Jovine, Alianello e il Guttuso di Ponte dell'Ammiraglio, quando il mito evapora."" -
Morte di un senatore
"Ci sembrano oggi perfino ingenue le constatazioni dei Bonura e dei Tobagi scrive Goffredo Fofi nella Prefazione -, ma non per questo meno esemplari e veritiere. E se di senatori come Alberigo Frani, ambiguamente complici ma ancora ambiguamente timorati, ce ne sono sempre di meno, o per niente, di intrallazzisti come i tanti che gli ruotano intorno nella piccola società provinciale e affluente o che si muovono a Roma tra uffici e ministeri e aule parlamentari come gestori di un comune bottino da far convergere sui propri complici o mandanti (o su se stessi) ce ne sono sempre stati, e adesso ci sono quasi soltanto loro. Ogni anno in Italia, con puntualità prevedibile e con crescente assiduità, colline smottano, case crollano (a volte interi quartieri, interi villaggi), e la mano dell'uomo vi è più responsabile della natura. Da ultimo, è nata un'industria chiamata """"protezione civile"""" che fa prosperare politici e partiti (di governo!) che hanno imparato nel tempo come arricchirsi sulla morte e sul sangue con il beneplacito di una popolazione distratta e rimbambita dai media... E quanti sono coloro che possono dire di non aver usufruito di qualche vantaggio dall'arricchimento collettivo, dalla comune pratica del compromesso morale e civile, o addirittura dal malaffare, quanti i puri innocenti? Sì, """"tutte le strade conducono a Roma"""", ma partono da dovunque. È quest'imbroglio che Bonura cerca di dipanare con i mezzi del racconto, con l'abilità di una costruzione poliziesca"""". (Walter Tobagi)" -
La fine del mondo non è per domani
Il grande storico della fine dell'epoca antica e di sant'Agostino Henri-Irénée Marrou -, scrive questo saggio mentre infuria la seconda guerra mondiale e tutto attorno è morte e distruzione. Nelle librerie il libro più venduto era ""'Apocalisse"""" Il clima di sgomento e di patimenti induceva a pensare alla """"fine del mondo"""". Memore del detto evangelico """"non conoscete né l'ora né il giorno"""", Marrou svolge una intelligente demitizzazione del discorso apocalittico come proiezione irrazionale delle nostre paure sul destino del mondo e dell'umanità. Ma non si fugge dalle proprie paure, perché è come fuggire dalle proprie responsabilità. E di solito c'è sempre qualcuno che sfrutta queste inquietudini per i propri interessi: economici o politici. Togliendo al mondo quel sano impulso della speranza. Un saggio che aiuta a vincere paure irrazionali, spesso fondate su falsi miti e credenze, come quello dell'imminente apocalisse del 2012. Introduzione di Franco Cardini. Postfazione di Pier Angelo Carozzi."" -
Confessioni di una mangiatrice di carne
A far scoccare la scintilla che ha acceso il fuoco di questa confessione a voce alta sul perché bisogna smettere di consumare carne per nutrirci, fu il trattato di Plutarco: ""Tu vuoi sapere secondo quale criterio Pitagora si astenesse dal mangiare carne, mentre io mi domando con stupore in quale circostanza e con quale disposizione spirituale l'uomo toccò per la prima volta con la bocca il sangue e sfiorò con le labbra la carne di un animale morto"""". Ci fu un inizio anche in questo che, per alcuni, è l'origine di tante questioni che si legano alla aggressività e alla violenza che l'uomo esercita verso i propri simili. Ma per Marcela Iacub tutto è cominciato dalle ricerche condotte su una sentenza giudiziaria che condannava un uomo a un anno di reclusione per aver compiuto un atto sessuale su un pony. L'autrice, che fin dall'adolescenza ha mangiato carne di animali senza sentire alcun complesso di colpa, ha maturato da qui una conversione interiore che l'ha portata a rinunciare per sempre al consumo di carni. Questo libro è la storia di una passione finita e della scoperta di come gli animali, in quanto esseri sensibili, dunque soggetti al dolore, abbiano diritti che la società oggi riconosce loro soltanto raramente, magari distinguendo, senza fondamento, fra animali da compagnia e animali per l'alimentazione. Questo pamphlet smonta una volta per tutte i pregiudizi di comodo dei """"mangiatori di carne""""."" -
Sport barbaro. Critica di un flagello mondiale
Come un rullo compressore, lo sport-spettacolo spiana la strada a un progetto di società senza progetto, cioè senza ideali profondi. L'autore, architetto e studioso dell'estetica contemporanea, mostra le derive totalitarie e disumanizzanti dello sport. Ma questo saggio non è solo un tentativo di demistificare la ""religione del XXI secolo"""" o la """"decadenza della modernità"""", è anzitutto una ricerca sulle ragioni pulsionali di questa spettacolarità malata che ha luogo nello sport. Un fenomeno che tradisce gli ideali di lealtà e di competizione tra atleti, dove il doping mette a repentaglio la salute fisica degli atleti spingendoli a realizzare sempre nuovi record; dove le speculazioni economiche camminano a fianco di interessi nazionali e internazionali dietro i quali si cela anche la propaganda politica (come già nelle Olimpiadi a Berlino del 1936, che il nazismo interpretò come la prova generale della superiorità tedesca sullo scenario internazionale; o come quelle di Pechino del 2008, la cui cornice scenografica celava le grandi questioni politiche irrisolte della società cinese); dove, infine, lo stadio, grazie ai mezzi elettronici e alla televisione, diventa un gigantesco schermo sul quale passa una nuova realtà, parallela a quella di tutti i giorni, ma dominata da istinti di aggressività, xenofobie e ogni forma di violenza generate dalla società dei consumi nell'epoca della globalizzazione."" -
Giambattista Marino. La mula del Cavaliere. L'osceno da Marino a Testori
Per il lettore acculturato Giambattista Marino è il poeta della meraviglia. Non tutti sanno che l'idea non è del Marino ma del ""Teeteto"""" e di Aristotele. Meraviglia mette in moto la filosofia prima della poesia. La vicenda vitale del Marino dopo la giovinezza napoletana copre i primi venticinque anni del secolo barocco, un tempo detto anche (per spregio) marinista. La sua carriera è quella di un Misirizzi, si alza di tre palmi e lo riabbassano di quattro. Rifiuta d'essere il Vergilius novus d'un impero che non c'è, aspira ad esserne il novello Ovidio a mostrar quel che in Camera si puote; paradossale ogni cosa che (gli) tocca, il suo esilio da Roma non è il Mar Nero ma la natia Napoli. Vi sopravvive meno di due anni e l'Indice piove sul bagnato. Solo a Venezia lo si legge con viva simpatia, nella cerchia libertina degli accademici Incogniti, dalla quale uscirà il modello dell'Opera Venetiana, non immune da godutissime letture adoniche. Per il lettore poco acculturato Gianni Testori, a vent'anni dalla sua dipartita, rischia d'essere preso ancora per un serioso pornografo, santificato dalla sofferenza e dal cinema di Visconti, e parecchio difficile da leggere. Quando dalla terra lombarda e dalla devozione borromea springò la Fonte Testoria, la squadracela dei critici andò in rotta: cercarono di """"metterlo"""" con qualcuno, ma la serata batteva la fiacca e la fine eran cocci: reciproci sbadigli col timorosissimo Gadda, fin de non recevoir con Arbasino..."" -
Antoine Benoist. Lo scultore in cera del Re Sole
Se è vero che natura non facit saltus, la storia invece è piena di vuoti o pezze mancanti. Capita, a un certo punto, non sai quando né perché, che venga meno una tessera del mosaico; che si perdano persino le tracce che riguardano un personaggio, un artista, la sua opera. È il caso di Antoine Benoist, a cui Luigi XIV, il Re Sole, concesse nel 1668 il privilegio di essere il suo unico scultore in cera colorata. Benoist si era guadagnata la fama di grande artefice della ceroplastica modellando un teatro di figure a grandezza naturale, che rappresentava la corte del Re Sole. E il sovrano, ammirato da tanta bravura, lo autorizzò a mostrare in tutta la Francia questo capolavoro, dove le figure, perfettamente somiglianti, erano corredate di abiti, parrucche e ogni accessorio atto a renderne l'aspetto più vero del vero. Benoist divenne celebre in Europa e altri prìncipi e sovrani vollero farsi ritrarre da lui. Ma a volte il genio e la fama non si sposano bene, così, di Benoist, già a metà del Settecento quasi si perde la memoria. Soltanto nell'Ottocento, come dimostrano i testi pubblicati in questo libro, col clamore suscitato dai Musei delle cere, alcuni studiosi ne recuperano la storia. Solo questa, perché le opere, come molte testimonianze della ceroplastica moderna, sono perdute per sempre. L'""anello mancante"""" della storia dell'arte. Introduzione di Maurizio Cecchetti. Con una nota di Philippe Daverio."" -
Contro i diritti degli animali? Ambientalisti ma non animalisti
La retorica animalista ha conquistato negli ultimi decenni attenzione e ascolto da parte dell'opinione pubblica, soprattutto in virtù di argomenti semplici e, a prima vista, convincenti. A far da traino i libri celebri di Tom Regan e Peter Singer, paladini dell'animalismo. Non è forse vero che soltanto la quantità di piacere e dolore prodotta più o meno direttamente dalle nostre azioni consente di distinguere il bene dal male? Non è un nostro dovere etico ridurre la quantità di sofferenze, e dunque di male, presente nel mondo? Ora, gli animali, esattamente come noi, provano sofferenze e piaceri, e dunque sono degni di tutela morale. Le argomentazioni elaborate dalla letteratura animalista non suonano però convincenti a tutti. Anche lettori ambientalisti, filosofi che condividono la scelta di una dieta vegetariana possono avvertire qualcosa di stonato o di incongruo in certe affermazioni. John B. Callicott, per esempio, una delle voci più rilevanti dell'etica ambientale americana, nel saggio qui pubblicato mette in discussione il primato degli individui condiviso dalle etiche di ispirazione liberale e dai movimenti animalisti, cercando di mostrare come soltanto il riconoscimento di una integrità della comunità biotica (per usare il lessico delle ""etiche della terra"""") sugli interessi degli individui che la formano, potrà fondare una morale davvero rinnovata verso gli esseri umani e più in generale gli esseri viventi e la natura. Prefazione di Roberto Peverelli."" -
Arianna infida. Bugie del nostro tempo
Questo libro ricorda volentieri un samizdat, una di quelle pubblicazioni clandestine circolanti nell'Unione Sovietica del secondo dopoguerra che si poteva trattenere per breve tempo, magari per una sola notte, passata in bianco immersi nella lettura. Con questo non si vuol certo dire che Franco Cardini abbia subito una qualche forma di censura, meno che mai politica (o forse sì, ma questo è da vedere). Questo libro, in realtà, nasce da una profonda e spassionata riflessione sui meccanismi che nel nostro Paese bloccano la circolazione delle idee e la corretta informazione. ""Arianna infida"""", dunque, è il tentativo di riprendere il bandolo di una matassa che si è persa nelle cento o mille bugie che ci vengono propinate ogni giorno, tanto sulla storia remota o recente, quanto sugli eventi che accadono ai giorni nostri. In queste pagine Franco Cardini denuncia alcuni mali che ci affiggono: del nostro essere europei, in un'Europa che, a dispetto delle proprie radici ebraico-cristiane, appare condizionata da lobbies economico-finanziarie e da teoremi come quello neoconservatore sull'esportazione della democrazia; del nostro essere italiani, in un'Italia assediata da circhi di nani e ballerine, bugie e prevaricazioni tanto culturali quanto politiche; del nostro essere affacciati sul Mediterraneo, crogiolo di culture di cui continuiamo ostinatamente a disinteressarci accontentandoci della vulgata ufficiale.""