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Dopo gli anni del rigore
Nicola Bitta, genovese, durante gli studi universitari aderisce al movimento di ""Giustizia e Libertà"""". Braccato dalla polizia fascista, combatte in Spagna, si rifugia in Francia e partecipa alla liberazione di Parigi, città in cui trova la stima, il lavoro. Il romanzo è, segnatamente, la storia di un'amicizia fraterna e di un amore intenso, che la musica, la filosofia e l'alpinismo imbrigliano in una trama avvincente. È la storia di vita vissuta da un borghese, sensibile all'Italia in anni difficili."" -
Harry Potter al cinema
Harry Potter al cinema e il primo libro italiano a occuparsi del fenomeno Harry Potter nelle sue trasposizioni cinematografiche, considerate come il risultato di un processo che parte dai romanzi, scritti dalla penna di J.K. Rowling, e approda al cinema attraverso una numerosa serie di passaggi. Il fulcro dell'analisi è il percorso dalla carta allo schermo, partendo dai sette libri della serie, si passa alla sceneggiatura e all'adattamento dei contenuti narrativi dal medium letterario a quello cinematografico, per arrivare alla messa in scena, e infine all'inquadramento delle pellicole di Harry Potter all'interno del panorama cinematografico internazionale. Nello specifico, vengono approfonditi molti degli aspetti che hanno reso la vicenda del giovane mago così vivida ed emozionante sullo schermo, come la scenografia del castello di Hogwarts e i suoi continui cambiamenti, i costumi scolastici degli studenti, o la colonna sonora. Ma non solo. L'autrice si è chiesta: quali sono le ragioni delle variazioni nella trama apportate all'interno delle pellicole? Perché più cineasti (quattro) si sono avvicendati alla regia dei film di Harry Potter? E inoltre: come si può considerare il fenomeno nel suo insieme? Il tema è affrontato con sguardo tecnico e i film vengono esaminati alla ricerca di quegli elementi di continuità, di varietà e di crescita che caratterizzano la saga nel suo progressivo avanzare, pellicola dopo pellicola. -
Senso come rischio. 60 anni di Filmcritica
Di ""Filmcritica"""", tutto si può dire meno che i suoi 60 anni non siano percorsi da una pluralità di storie, tali che qualcuno potrebbe ritenere perfino in contrasto tra loro: Rossellini e Hollywood, Bresson e Hitchcock, il grande cinema sovietico e il grande cinema americano, Pasolini e Orson Welles, de Oliveira e Clint Eastwood, Straub/Huillet e Godard, Raoul Ruiz e Gitai, oppure anche il cinema mainstream e quello sperimentale. Coppie di opposti che non sono opposti, alla prova della scrittura e della sensibilità filmica. Contro il cattivo cinema, il cinema pretenzioso, contenutistico, mero veicolo di ideologismi. Come dice Godard, il cinema non è un'arte né una tecnica, ma un mistero. E il mistero implica il rischio. """"Forse - come concludeva Emilio Garroni in Estetica -, il senso è il rischio che non possiamo non correre, di cogliere la sensatezza, mentre la conquistiamo"""". Senso come rischio, quindi. Testi di Deleuze, Garroni, Jameson, Lizzani, Montani, Matte Bianco, Nancy, Schroder ecc., che """"Filmcritica"""" ha segnalato nel corso degli anni, e di cui ha caldeggiato, se del caso, la traduzione italiana, cercano di rispondere alle domande poste dai film, senza operare nessuna scissione tra cinema e pensiero, ma anzi esplicitando il carattere della filosofia come pensiero dei cinema."" -
Cinema: femminile, plurale. Mogli, madri, amanti protagoniste del terzo millennio
Sempre più frequentemente le donne nei film stanno diventando i motori della storia - basti pensare all'universo dei cartoni animati, ma non solo, dove sovente le eroine sono ragazze o addirittura bimbe - segno di una tendenza che non si può ignorare. E gli uomini che le accompagnano e le sostengono - padri, figli, mariti, amici, amanti - sono raffigurati come comprimari, nello sviluppo della storia. Da questo nuovo rapporto, dalla solidarietà fra maschile e femminile, come sembra suggerire il cinema nel primo decennio del nuovo secolo, scaturisce, per l'umanità, la concreta speranza di progredire verso un futuro migliore; e da questa nuova forma di complicità e di amicizia fra le donne - la ""sorellanza"""" - nasce la forza e le determinazione per non cedere alle negatività sempre in agguato. Paola Casella ha tracciato un percorso preciso, importante e forse necessario, attraverso l'analisi di film d'autore, ma anche di opere meno ambiziose, sul significato dell'evoluzione che ha compiuto la figura femminile nelle immagini cinematografiche dei primi dieci anni del nuovo millennio. Ancora alla fine del '900 le rappresentazioni del femminile e del materno esprimevano la sofferenza e le frustrazioni derivanti da competizioni impari e tipiche di un mondo maschile prevaricatore e conflittuale, che peraltro tradiva già i segni di qualche crepa apprezzabile dallo spettatore più attento."" -
Guerra in cento film
Sin dagli inizi il cinema, prima muto e poi sonoro, predilesse l'argomento della guerra. Non è facile riassumere in 100 titoli l'enorme apporto nel cinema e del cinema sulta volgarizzazione e la retorica dei conflitti. È questo, forse, uno dei temi più difficili in assoluto che i film possano affrontare, dato che alla base stessa della guerra e della sua descrizione risiede la paura. Sentimento quasi impossibile da ricreare artificialmente sui volti dei protagonisti, dei caratteristi e delle comparse. Nonostante questo elemento di fondo, una minoranza di opere riesce, almeno in parte, a restituire la terribile occasione di vita e di morte che fisiologicamente è presente in un conflitto e che, a parte il cinema, anche alcuni grandi romanzi ci hanno offerto. In questo libro si tenta un censimento che l'autore stesso riconosce essere forzatamente incompleto e, per paradosso, implicare semmai l'esigenza di un ""sequel"""". Ad esempio qui, per ragioni di spazio, sono stati evocati solo i film che prendono occasione dalla prima guerra mondiale, fino ai giorni nostri. Rinunciando perciò a quell'importante magazzino che va dalle guerre dell'antichità, via via sino a quelle dell'Ottocento, ed alle magnifiche descrizioni della vita militare di cui siamo debitori a tanti registi, a cominciare dal grande John Ford. Inoltre, Fava ha scelto di analizzare un solo film per regista, limitandosi a citare altri eventuali titoli all'interno del testo consacrato al film considerato """"principale""""."" -
Il cinema futurista
Il presente volume offre una sintesi critica e cronologica della storia del cinema futurista dagli anni'10 agli anni '30. All'inizio del futurismo, le premesse del film d'avanguardia nascono dalla vitalità del cinema popolare che, per il suo atteggiamento irriverente e demistificatore e per l'audacia dei suoi giochi formali, appare subito a Marinetti come un totale rinnovamento dello sguardo e dei contenuti visivi. Grazie all'assimilazione dialettica delle idee futuriste, i fratelli Ginanni-Corradini intraprendono invece una ricerca cinematografica astratta fondata sulla drammatizzazione e sulla musicalizzazione delle linee e dei colori. Queste prime ricerche sperimentali culminano nel film ""Vita futurista"""", ideato e realizzato nel 1916 su iniziativa del gruppo futurista fiorentino. Nel corso degli anni '20, il carattere proteiforme del futurismo si riconosce in una serie di temi e soluzioni formali che partecipano dell'avanguardia internazionale: l'estetica della macchina, la celebrazione vitalista dei rumori, la visione estatica dello spazio urbano, il cinetismo astratto, le compenetrazioni visive e le accelerazioni ritmiche, cosi come un approccio formale al film documentario considerato strumento di lettura del mondo moderno. Il futurismo diviene cosi a pieno titolo una cultura di dimensioni europee."" -
Italoamericani tra Hollywood e Cinecittà
Un'analisi dedicata alla rappresentazione cinematografica dei nostri lontani (e in fondo poco conosciuti) cugini d'oltreoceano: gli italo-americani. Diventati quasi di moda negli ultimi anni (dopo essere stati dimenticati per un secolo), hanno in realtà popolato da sempre gli schermi del cinema hollywoodiano, con attori che vanno da Valentino a De Niro, o registi come Capra o Scorsese. Ma anche nel cinema di casa nostra, dal muto, a Cinecittà, fino ad oggi, gli emigranti verso gli Stati Uniti prima e successivamente certi strani e curiosi ibridi di ascendenze nostrane non sono mancati. Questo libro ne ripercorre nei loro vari aspetti il trattamento e la presenza, sia all'interno del cinema americano, sia (piuttosto inaspettatamente) tra le pieghe ben nascoste del cinema italiano. Prefazione di Fred Gardaphé. -
Cronache di poveri amanti. Pagine di celluloide
"Cronache di poveri amanti"""". Pagine di Celluloide (in analogia con """"Achtung! Banditi!"""". Parole per Film, edito nel 2009) non vuole raccontare la genesi storica del film, ma vuol proporne una lettura approfondita per un pubblico vasto e senza barriere. Il libro si fonda sulla sceneggiatura originale di Cronache di poveri amanti. Carlo Lizzani firma entrambe le pellicole. Tuttavia se in Achtung! Banditi! viene rappresentata la fine del dominio nazifascista, in Cronache di poveri amanti si rievoca l'inizio dell'avventura mussoliniana, drammaticamente sottolineata dai fatti fiorentini dell'ottobre 1925. Le due opere letterarie, così accostate, formano una sorta di cofanetto in cui riporre la storia della """"Cooperativa Spettatori Produttori Cinematografici s.r.l."""": una storia italiana, davvero unica nel mondo cinematografico e nell'ambito della cultura democratica. Arricchiscono la sceneggiatura del film saggi di qualificati studiosi, oltre al testo autorevole di Carlo Lizzani ed al ricordo significativo di Giuliano Montaldo. Una sezione toponomastica mette a confronto le strade fiorentine all'epoca del romanzo pratoliniano con quelle che percorre la troupe cinematografica all'alba degli anni Cinquanta. L'ultima sezione è a carattere iconografico: mostra ventiquattro fotogrammi del film; altrettante fotografie degli stessi luoghi, scattate un cinquantennio dopo." -
John Woo. La violenza come redenzione
John Woo (Guongzhou, 1946) è il regista che negli Anni Ottanta ha avuto il grande merito di restituire vigore e linfa a un genere cristallizzato come quello del cinema d'azione. Arruolato da Hollywood all'inizio degli anni Novanta, con Face/Offe Missioni impossible 2 ha dato prova del suo impareggiabile talento pirotecnico. Chiusa temporaneamente la parentesi americana, Woo è tornato in Cina per raccogliere l'ennesima sfida: mettere in scena La battaglia dei tre regni, film epico di respiro storico con il quale ha ritrovato lo smalto dei tempi migliori. Uno stile fiammeggiante, una poetica che mescola superomismo, mèlo e umano disincanto: questi gli ingredienti che gli hanno valso il Leone d'Oro alla carriera, il prestigioso riconoscimento ricevuto nel corso della 67° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. -
Halloween. Dietro la maschera di Michael Myers
Era il 1978 quanto John Carpenter portava sugli schermi ""Halloween"""", facendo di Michael Myers il primo dei tanti babau seriali che avrebbero segnato il New Horror degli anni '80. Con la sua pallida maschera e il coltello stretto in pugno, Michael Myers è il Boogeyman per eccellenza che si agita nella Notte di Ognissanti, l'arcano spettro delle più basilari paure, sorto alla fine dell'infanzia e destinato a perseguitare l'età adulta, nume non tutelare ma persecutorio di una Famiglia che cova in sé il Mostro e lo vede insorgere e risorgere con una determinazione assassina, capace di nutrire il suo stesso Mito. Con dieci film in poco più di trent'anni, la saga di """"Halloween"""" è una delle più longeve e significative della storia del cinema. Questo libro ripercorre le vicende di un fenomeno del grande schermo diventato icona popolare e punto di vista privilegiato per osservare i cambiamenti avvenuti nel cinema horror americano degli ultimi decenni. Dalla grande stagione dei cineasti indipendenti a quella dei serial e dei moderni Boogeymen, fino alla odierna ondata di remake, ogni capitolo della saga di Michael Myers passa in rassegna l'immaginario classico dell'orrore e lo reinventa: case stregate, riti popolari, maschere, zucche illuminate, dolcetti, erotismo giovanile e coltellacci da cucina pronti a fendere giovani corpi."" -
Grattacieli e superuomini. L'immagine della metropoli tra cinema e fumetto
Metropolis e Gotham City, la New York dì Spider-Man e la Megacity di Matrix: le fantasmagorie urbane che affollano le pagine dei comic hook americani fin dagli anni Trenta continuano ad ossessionare l'immaginario collettivo grazie ai blockbuster diretti da registi come Tim Burton, Sam Raimi, Christopher Nolan, i fratelli Wachowski e Bryan Singer. Basate essenzialmente sul mito di New York, la ""capitale del XX secolo"""", queste immagini visionarie della città (post) moderna permettono di scoprire, al di là degli effetti speciali, le contraddizioni sociali, culturali e politiche di un'America in profonda crisi. Questo libro intende fare un bilancio di trent'anni di supereroi di celluloide, sullo sfondo della storia del fumetto e del cinema statunitensi. L'analisi della rappresentazione della metropoli nei film dedicati a Superman, Batman, i Fantastici Quattro, gli X-Men o Daredevil diviene così il punto di partenza per un'esplorazione delle utopie e delle ideologie al centro della cultura pop di ieri e di oggi. Dal New Deal alla guerra fredda, dalla contestazione degli anni Sessanta alla urban crisis dei Settanta, dall'America di Reagan a quella di Obama: i supereroi e le loro città fantastiche non hanno mai smesso di dare forma ai sogni e agli incubi di un'intera nazione."" -
Francesca Comencini. La poesia del reale
Il cinema di Francesca Comencini risente di una doppia formazione: la prima ha le sue origini nel neorealismo italiano, dal quale ha tratto uno spiccato senso etico nelle scelte dei temi, nel modo di girare e nell'interesse per la realtà documentaria; la seconda deriva dalla cultura francese. La sua decisione di trasferirsi a vent'anni in Francia ha contribuito infatti a un allargamento dei suoi orizzonti e delle sue esperienze professionali che si estendono alla letteratura e al teatro. Caratteristica peculiare del cinema della Comencini, ampiamente analizzata nel testo, è la capacità di immergersi nella realtà, di trasfigurarla, di coglierne la verità e la poesia. Il libro analizza i suoi film evidenziandone la rilevanza politica e documentaria (Carlo Giuliani, ragazzo; Mi piace lavorare. Mobbing, Dopo la guerra; A casa nostra; In fabbrica; Le donne di San Gregorio); l'ispirazione letteraria o culturale (Elsa Morante; Shakespeare a Palermo; Le parole di mio padre) e la forte tensione interiore (Pianoforte; La Lumière du laq Annabelle partagée; Lo spazio bianco). Il libro comprende una conversazione con la regista, una con Margherita Buy (sull'interpretazione), una con Paola Comencini (sulla scenografia) e una con Luca Bigazzi (sulla fotografia). -
Liliana Cavani. Ogni possibile viaggio
Regista dello scandalo, per di più donna. Provocatrice, cattolica del dissenso. Intellettuale laica e trasgressiva. Tra demonio e santità. Cinema, televisione, lirica. Due cortometraggi, undici tra documentari e inchieste, sedici film. ""Il portiere di notte"""", """"Al di là del bene e del male"""" e """"Francesco"""" i titoli più noti di un corpus coerente per originalità d'ispirazione e audacia immaginativa, che consegna la figura dì Liliana Cavani alla storia del cinema e della cultura europea. """"Il portiere di notte""""riflessione sul nazismo che diventa analisi dell'amore come luogo psichico assoluto - è il capitolo più altisonante di una carriera dalla spiccata vocazione cosmopolita, per contenuti, scenari, territori storici e culturali attraversati, ravvisabile anche nelle combinazioni produttive dei suoi film, in cui dirige cast internazionali (da Lou Castel a Pierre Clementi a Dirk Bogarde, da Charlotte Rampling a Erland Josephson, da Marcello Mastroianni a Claudia Cardinale, Burt Lancaster, Mickey Rourke, John Malkovich). La sua opera è la ricerca inesausta attraverso il mistero e il bisogno dell'esserci, dove protagonisti onerosi si spostano dentro e fuori le mura della storia e del tempo in percorsi di sperimentazione continua, tra smarrimenti, consapevolezze e bagliori. I film di Liliana Cavani sono storie di uomini e donne inquieti che amano, soffrono e cercano il bello senza mai sottrarsi ad alcuna prova."" -
Sogna Federico sogna. Fellini, quel mio unico perfido amico. Ediz. illustrata
Solo i santi hanno l'aureola? O anche i geni? Ma i geni non sono santi, sono peccatori, e l'aureola non brilla sulle loro teste. Dove cercare allora l'aureola di Fellini? Negli incubi, nell'erotismo, nelle angosce dei suoi sogni? Nelle paure, nell'assillante ritrovarsi imbrattato dai propri escrementi, nel non sapersi sottrarre alle tante piccole perfidie? No, la devi cercare solo quando il sogno lo conduce nei cieli. Fellini utilizza il cielo come un pittore utilizza i suoi colori per il capolavoro. Lui s'immagina, si vede e si disegna come il Dio Eolo galleggiante tra le nubi. Forse il cielo lo ha già designato. Forse. Ma c'è un suo gesto a confermarlo; una catena di gesti, misteriosi, istintivi, coatti, e quindi inconsapevoli, nel percorso della sua mano quando traccia fisicamente, sulle pagine del suo trentennale librone, i segni dei suoi sogni. In quel gesto lui è libero da tutto, è incoercibile, niente lo può influenzare, men che mai la sua volontà impotente: quei segni stessi lo proiettano verso il cielo, nel suo spirito che trionfa c'è l'aureola. Lo spirito di un genio peccatore che si pone in attesa dell'ultima deliberazione del suo Dio. -
Antonio Aniante. Outsider del teatro
Antonio Aniante (1900-1983), scrittore catanese poliedrico e geniale, sembra sfuggire a ogni etichetta che voglia costringerlo in uno schema definitorio. Personaggio culturale tra i più interessanti e vivaci del nostro Novecento, nella sua multiforme produzione (poesie, romanzi, saggi, biografie), Aniante sfrutta moduli compositivi tipici delle Avanguardie storiche, evidenti soprattutto nell'opera drammatica, come conferma anche la recente ristampa dell'antologia teatrale ""I semidei della mafia locale"""" e """"La rosa di zolfo"""". Tutte le caratteristiche delle Avanguardie (futuriste, espressioniste, surrealiste) sembrano infatti rispecchiarsi in Aniante, a cominciare dalla sua stessa vita, dai risvolti tragici e talora grotteschi, inquietamente errabonda come quella del 'wanderer' espressionista. Centrali, per la sua attività creativa, furono Roma e Parigi: l'una, per il fecondo incontro con Anton Giulio Bragaglia, regista del Teatro degli Indipendenti, l'altra, per il contatto con le idee e i rappresentanti più significativi delle Avanguardie. A distanza di trent'anni dalla monografia di Rita Verdirame (1982), il presente volume vuole riproporre un ritratto di Aniante che, sottolineando l'importanza e l'originalità dell'autore, risarcisca in parte il colpevole silenzio di molta critica. Accogliendo, in forma rielaborata, anche i risultati della tesi svolta da Annalisa Beccaria, il saggio delinea il suggestivo profilo di questo """"frontaliere"""" della cultura."" -
Guardare ma non toccare. L'amore nelle società rurali
La società contadina racconta i propri amori. Un percorso accidentato alle prese con le regole repressive imposte dalla Chiesa, la tirannide dei genitori, il rigido controllo sociale. Un mondo chiuso e povero, dove precocità e ignoranza sessuale coesistono, la fede nuziale è un semplice filo di paglia, le figlie vanno a sposarsi secondo l'ordine di età e possono essere scambiate. Un mondo che sa aprirsi alla gioia di vivere, lasciandosi andare a danze sfrenate, a serenate al chiaro di luna, a momenti di allegria nelle lunghe veglie invernali, quando nascono le relazioni. Infrangere le regole provoca la sanzione dei giovani del villaggio. Rotture di fidanzamenti, adulterio, nozze diseguali per età, matrimoni di vedovi suscitano reazioni violente. La voce della memoria e della vita vissuta racconta i luoghi e i tempi del corteggiamento, il linguaggio amoroso espresso dai fiori, le nozze precoci e non consumate, i matrimoni combinati, le frequentazioni scandalose, gli amori tragici. Una serie di immagini diverse a comporre un caleidoscopio di sentimenti dal pudore alla passione, dalla tenerezza alla brutalità. -
Germania/Israele. Immagini da una memoria divisa in due
La Shoah è l'evento della storia che, più di ogni altro, ha portato il cinema a interrogarsi su se stesso, in maniera anche molto profonda. Oggi, però, queste domande, spesso davvero necessarie, sembrano aver trovato tutte una risposta e nelle cinematografie più note la trasmissione da parte del medium della tragedia, per anni da molti ritenuta addirittura ""irrapresentabile"""", mostra di rifarsi a formule sempre più fisse e ricorrenti. In breve, quello legato allo sterminio ebraico sembra essere diventato un vero e proprio cinema di genere. Dopo aver illustrato gli esiti, anche pericolosi, di questa trasformazione, l'autore si sofferma ad analizzare come tale soggetto sia stato trattato nei film e sviluppato nel tempo in due paesi peculiari quali la Germania e Israele, ovverosia quelli che sovente vengono sbrigativamente identificati come il """"paese dei carnefici"""" e quello """"delle vittime"""", che hanno dovuto giocoforza confrontarsi con la tragedia per plasmare la propria identità nazionale. Quanto questo percorso obbligato sia stato per entrambi complesso, e ancora oggi non cessi di esserlo, lo si può evincere dal viaggio qui proposto, che rende chiaro come, da qualche parte, il pensare la Shoah sia ancora un processo attivo considerato ineludibile, non incasellabile in strutture rigide, non trasformabile in una semplice commemorazione."" -
Il varietà. Storia, aneddoti, divagazioni. Ediz. illustrata
Antonio Todde è un vero italiano: triestino di nascita, genovese d'adozione, padre cagliaritano, madre napoletana, collegiale a Cuneo. Ha una moglie, due figli, diecimila libri e cinquemila dischi circa (il circa, precisa, è riferito ai libri e ai dischi: moglie e figli sono quantificati con maggiore approssimazione). Quanto ai numeri indicati, egli si raccomanda caldamente di non invertirli in alcun modo... Pur consapevole, con Marcello Marchesi, che ""nella lingua italiana umoristico è un aggettivo squalificativo"""", è cultore dell'umorismo scritto, parlato, disegnato, dipinto, filmato, musicato, cantato e mimato. Ha pubblicato la biografia illustrata del pittore e disegnatore Giuseppe Novello, il signore di buona famiglia, che lo ha onorato di una lunga amicizia e di due lapidarie attestazioni: """"Quando non ricordo qualcosa di me, lo chiedo a Todde""""; """"Todde è il mio storiografo: non posso uccidere nessuno, perché lui lo viene subito a sapere"""". Ha pubblicato anche la biografia illustrata del pittore e caricaturista Umberto Calamida, che """"dagli anni Venti agli anni Sessanta fu conosciuto più che l'erba betonica in tutta Genova"""" e che fu poi dimenticato per oltre quarant'anni, cosicché, all'uscita del libro, si è sentito dire (e lo ha ritenuto il miglior complimento): """"Todde, abbiamo capito: Calamida è una sua invenzione"""". Ha curato mostre e cataloghi d'arte. Appassionato di storia del varietà, è petroliniano fervente."" -
Steven Soderbergh
Amato dal grande pubblico, vezzeggiato dalla critica, premiato dai grandi festival internazionali sin dal suo esordio, tutto questo è Steven Soderbergh, un autore che ad appena cinquant'anni è considerato da molti grandi registi del cinema americano contemporaneo un vero e proprio maestro. Questo libro, il primo in Italia dedicato al suo lavoro di regista, cerca di raccontare le molteplici sfaccettature di un personaggio e di un modo di fare cinema che si sono imposti nell'immaginario contemporaneo. -
Cabiria. Studi di cinema. Vol. 174
"Ciemme"""" (anzi """"C.M."""", come era in principio), quando è nata 40 anni fa, intendeva occuparsi del variegato mondo della """"comunicazione di massa"""". Erano gli anni in cui si riteneva fosse urgente fornire al lettore una guida critica a tutti i media, anche se l'attenzione principale restava all'ambito cinematografico. Con l'avvento di internet e col moltiplicarsi delle fonti di comunicazione, la rivista ha finito per non essere più adeguata a una lettura efficace e tempestiva di questi fenomeni: il cinema, quindi, è rimasto l'oggetto principale dei suoi studi. Oggi l'acronimo """"Ciemme"""" è sostituito da """"Cabiria"""", una sorta di protezione che può venire dal film fondativo del cinema italiano come pure dalle """"anime buone"""" di Federico e Giulietta."