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Gianfranco Bonetti. Incisioni. La donazione. Ediz. illustrata
"Quando scrive uno dei suoi rari contributi che intitola """"Una forma senza chiusure"""", Bonetti ha trent'anni. Peccato non abbia scritto di più: la prosa, concisa, senza sbavature, centra come un bersaglio il cuore dell'espressione, i nodi del proprio lavoro, con precoce consapevolezza. Il risultato 'al quale solo in definitiva occorre rifarsi', la precisazione di una generazione, la sua, 'priva di sicuri punti di riferimento', la vorace curiosità 'di accostare e di assorbire gli stimoli e le suggestioni che venivano dalla poesia, come dalla saggistica, dalla fotografia come dalla realtà, dalla cultura figurativa del presente come da quella del passato'. Bonetti, contraddicendo quanto hanno spesso scritto di lui, dichiara come la sua esperienza non consista tanto in un prelievo dalla realtà, quanto nella restituzione di quella 'suggestione', precipitato dell'esservi immersi. Importanti sono state per Bonetti le sollecitazioni ricevute dalla lettura di una poesia, dalla cattura dello sguardo di un'immagine fotografica, dal colloquio con alcuni maestri della sua contemporaneità (su tutti Giacometti e Bacon)."""" (M.C. Rodeschini)" -
Sandro Botticelli. Persona sofistica. I dipinti dell'Accademia Carrara. Ediz. illustrata
"Nella serie di presentazioni pubbliche di restauri eseguiti su opere delle collezioni dell'Accademia Carrara, dopo Giuseppe Cades (2009), Defendente Ferrari (2009), Andrea Previtali (2011), è ora la volta dell'esposizione di tre dipinti di uno dei più noti artisti del Rinascimento italiano, indagato dagli specialisti e fortemente amato dal grande pubblico: Sandro Botticelli (Firenze 1445-1510). Lo studio dei dipinti di Botticelli della Carrara è stato affidato ad Andrea Di Lorenzo, al quale si devono recenti e approfonditi contributi sull'artista e sulle vicende collezionistiche che hanno interessato le opere del maestro fiorentino conservate in Lombardia. In tal senso la bella e interessante mostra ideata e prodotta dal Museo Poldi Pezzoli, nella ricorrenza del V centenario dalla morte di Botticelli, ha messo in risalto quanto fosse apprezzato dai conoscitori del secondo Ottocento e primo tra tutti da Giovanni Morelli."""" (M. Cristina Rodeschini Galati)" -
Prima delle rivoluzioni
Questo non è un libro. È una bottiglia di champagne tenuta a lungo in cantina e finalmente stappata. Lo si capisce subito, dal primo fragoroso botto che d'un balzo ci catapulta in treno, in mezzo a un gruppo di studenti che stanno andando a scoprire Parigi e poi dall'effervescenza delle mille e mille bollicine di cui è intrisa tutta la storia: amori, delusioni, avventure, tragedie, gioie, sofferenze, sogni. E anche delitti, misteri, tragedie, scelte di vita, dubbi esistenziali. Insomma, c'è tutto, tutto quanto può capitare non a un protagonista singolo, sarebbe obiettivamente troppo, ma a un'intera generazione. È questo l'aspetto più significativo del libro di Carlo Salvioni: la dimensione ampia e illuminante di una storia collettiva. Prima delle rivoluzioni non racconta di Fabrizio, di Paolo, Roberta, Mario, Catrina e degli altri, ma di com'era il mondo di Fabrizio, Paolo, Roberta, Mario, Catrina e degli altri ""prima delle rivoluzioni"""". Un compito impegnativo, come è facile intuire, perché si toccano i tasti della morale, del costume, della politica, della società e del desiderio di rinnovarla e il racconto per molti tratti ha il respiro lungo e complesso della Storia, non quello ristretto della vita di un singolo protagonista."" -
Un pittore e un collezionista nella città che sale. I Longaretti della raccolta Bordogna. Ediz. illustrata
Le pagine che il lettore si accinge a sfogliare non intendono aggiungere, se non per le specifiche aderenze alla vicenda considerata, una goccia nel mare delle ricostruzioni critiche del lavoro di Trento Longaretti, anche perché poco, ci pare, resta da aggiungere alle parole delle autorevoli penne che lo hanno percorso e ripercorso, da diverse angolature, con l'acribia del filologo: Leonardo Borgese, Rossana Bossaglia, Luigi Carluccio, Aldo Carpi, Carlo Carrà, Raffaele De Grada, Gian Alberto Dell'Acqua, Ennio Morlotti, Franco Russoli o Marco Valsecchi, solo per citarne alcuni. A volerla completare, la lista si farebbe tanto lunga da costringere il lettore a riflettere sull'importanza di un artista che non stentiamo a riconoscere tra i capisaldi, nel XX secolo tutto, della pittura lombarda e italiana. Si vuole soprattutto gettare luce su una vicenda collezionistica che a Longaretti è legata a doppio filo. Ne è protagonista Ernesto Bordogna, un personaggio che non ha certo esitato ad assegnare al maestro un ruolo di prestigio negli avvenimenti artistici nazionali, come testimonia la sua stessa dimora, eletta a luogo espositivo per eccellenza dell'opera dell'autore. -
Antonio Maria Marini. Pittura di paesaggio tra Lombardia e Veneto nel Settecento. Ediz. illustrata
"Un sogno divenuto realtà; questo è ciò che è avvenuto. Quando ci venne proposta l'opportunità di attivarci per il recupero di un'opera che con grande probabilità era appartenuta alla collezione del Museo ed alienata nella ben nota asta del 1835, mai ci saremmo aspettati di intraprendere un cammino tanto difficile e complesso ma così gratificante ed unico. Tutte le scoperte fatte, grazie a studi approfonditi, che gusterete leggendo questa pubblicazione, hanno rivelato fondamentali notizie riguardanti un artista poco conosciuto dai più, che a Bergamo è passato ed ha lasciato il suo segno. Non mi soffermerò su valutazioni scientifiche riguardanti l'opera, esperti qualificati lo faranno con maggior perizia nei saggi successivi. L'idea, assai semplice, è nata dagli Amici del Museo. Il nostro Museo è civico, quindi di tutti noi; allora siamo noi tutti insieme a voler recuperare ciò che ci apparteneva con un'azione nuova, coinvolgente, partecipata in prima persona: una sottoscrizione pubblica."""" (G. Pandini)" -
Calisto Gritti. Incisioni e opere su carta. Ediz. illustrata
"Il lavoro di Calisto Gritti è questo: dialogo con le emozioni. Ricordo una visita nella sua scuola di incisione all'Accademia Carrara di Bergamo, odore di inchiostro scaldato dalle piastre, tarlatane tinte di nero, lastre di rame e zinco urlanti nei loro segni, muri custodi di ricordi passati, il brulichio silenzioso degli allievi ai quali trasmetteva la magia del segno inciso, il mistero di come una punta di ferro, di arcaica memoria, diventi strumento di moderni linguaggi."""" (Raffaele Sicignano) """"Quando dipingo non so come sarà il risultato del mio operare; so soltanto che devo prendere contatto con la pittura, intuire quando comincia a vivere di una sua vita: una sorta di dare e avere con la tela, una pittura che cresce con me, che mi suggerisce e che mi porta anche a distruggerla e a ricominciare da capo. Lavoro finché questa pittura mi suscita un'emozione e io stesso sono il primo fruitore e critico della mia opera: se questa funziona per me, è probabile che valga per altri."""" (Calisto Gritti)" -
La valle che fila
"Ogni libro nasce da una ragione, a volte più di una. Questa volta c'erano voci lontane che premevano per farsi raccontare, oggi. Voci disperse lungo i paesi della Valle Seriana e della Val Gandino, tra le storie di fine Ottocento e la prima metà del Novecento, a partire dalla seta per arrivare al cotone, dentro il mondo dei campi, ma soprattutto dentro la fiorente industria tessile della Val Seriana. Mondi lontani, certo, ma che ancora in tanti abbiamo appena dietro le spalle e qualcuno se li porta ancora dentro, non volendo lasciarli morire. Questo libro nasce dall'idea di raccogliere e mantenere vive le nostre voci che non cantano più."""" (dalla prefazione di Alessandra Pozzi)" -
Giuliano Giuliani. Il respiro della pietra
"Il dialogo di Giuliani con il travertino è un dialogo interiore che si sviluppa con il lavorare la pietra quasi che, approfondendo lo scavo del materiale, l'artista possa penetrare meglio nel proprio inconscio e conoscersi. Per lo scultore marchigiano il modellare il travertino si configura dunque come una utile terapia esistenziale che egli ha scelto di condividere con il pubblico. Pur senza manifestarsi attraverso i tradizionali codici iconografici, la scultura di Giuliani esprime, grazie a questo profondo e sincero lavoro interiore, un senso di religiosità che certo non è sfuggito a quanti hanno oggi la volontà di individuare le forme espressive più consone alla devozione contemporanea.""""" -
Prospettive della differenza. Economia, biologia, psicologia, estetica
Il volume presenta quattro studi che muovono da differenti prospettive disciplinari: l'economia, la biologia, la psicologia e l'estetica, nondimeno frequentate per delineare infine un comune orizzonte di ricerca. L'impulso in tal senso è nato da un progetto patrocinato dalla Cooperativa La Fenice, sostenuto dalla Fondazione Cariplo ed elaborato dalla Associazione Culturale ""Diaforà"""", che da tempo è impegnata nella messa a punto di programmi di alta formazione incentrati sulla nozione di differenza. Vita economica e vita biologica, singolarità di ogni opera d'arte e unicità della vita psicologica sono qui affrontate nella consapevolezza di una profonda relazione """"carsica"""" che collega le diverse forme di vita e le diverse metodologie culturali, rendendole espressione comune del cammino della verità nella differenza delle sue figure e dei suoi significati. In tal modo la ricerca esemplifica in modi emblematici la sottesa unità della avventura del sapere, al di là delle tradizionali separazioni disciplinari."" -
La cura di sé nella relazione di aiuto
"Il Verdetto di Dodo"""" allude, scherzosamente ma non troppo, al fatto che tutte le psicoterapie funzionano pressappoco allo stesso modo, perché i fattori efficaci sono soprattutto quelli comuni a tutte le relazioni di aiuto, e indipendenti dalla teoria e dalla tecnica del terapeuta. Questi fattori si attivano spontaneamente in tutte le relazioni di aiuto, come risposta ai bisogni fondamentali di crescita e potenziamento delle risorse del sé o della persona. Il counseling, come lo intendeva Rogers e come lo intende l'autore, si differenzia dalla psicoterapia perché non fa uso di procedure tecniche clinicamente o empiricamente validate per la cura di disturbi specifici, ma solo dei fattori comuni a tutte le relazioni di aiuto, da quella genitoriale in avanti. Ma a differenza della psicoterapia, in cui questi fattori operano sullo sfondo e in modo subordinato alla teoria e alla tecnica del terapeuta, nel counseling sono in primo piano. Il counseling, per come è inteso dall'autore, non è altro che l'applicazione rigorosa, consapevole e responsabile dei principi generali che regolano qualsiasi relazione di aiuto." -
Alla deriva
Un quarto di secolo dopo Fabrizio Valserra (Prima delle rivoluzioni) è un cinquantenne che alla vita professionale ha affiancato l'impegno politico. Ma il destino gli riserverà due grandi sorprese. Una nella vita privata, l'altra nella vita pubblica. Il tutto sullo sfondo della crisi che, nei primi anni novanta del secolo scorso, travolgerà la Repubblica dei partiti, nata dalla Resistenza e dall'Assemblea costituente. -
Omaggio a Tonino Guerra. Artista totale. Ediz. illustrata
"Tonino Guerra è Tonino Guerra. La tautologia è d'obbligo, visto che declinare la personalità di questo poeta epico (perché è tale) è difficilissimo, se non impossibile. (...) Potremmo dire, in sintesi: un eclettico, nel senso che a questa parola dava Alberto Savinio. Oppure: un umanista prelevato dal Rinascimento. Ma saremmo ancora piuttosto lontani dalla nuda realtà, che sopravanza e fa ammutolire ogni definizione, anche dettagliata. Eppure, il Tonino pittore ha una marcia aggiunta. Forse perché il 'vedere' dei pittori è unico, paragonabile, non a caso, al vedere degli uomini di cinema, e lui lo fu anche. Dai suoi dipinti, dai gessi, dagli acquerelli che in questa mostra promossa dall'energia e dall'entusiasmo dello Studio d'Arte Zanetti, allestita da Luca Volpatti con la collaborazione di Luigi Orlotti - vengono presentati con una scelta libera e antologica, si comprende che l'obiettivo di Tonino è quello di fissare l'immaginazione, ma in un gioco di continui rimandi letterari, artistici, storici."""" (dalla prefazione di Elisabetta Sgarbi)" -
Vannetta Cavallotti. Bambini di Beslan. Ediz. illustrata
"A 10 anni dalla strage di Beslan, che tra l'1 e il 3 settembre 2004 vide la morte di 400 persone, tra cui 186 bambini, ostaggi nella loro scuola di un gruppo di terroristi, la mostra a loro dedicata dall'artista Vannetta Cavallotti giunge a Bergamo. Ad ospitarla, dopo precedenti tappe in diverse città italiane, la suggestiva ex Chiesa della Maddalena. Il percorso espositivo si qualifica come compimento di un lavoro che l'artista ha condotto a partire dal 2004, allo scopo di fare memoria di quell'orribile primo giorno di scuola. Nel momento del blitz terroristico, i bambini di Beslan festeggiavano, infatti, insieme a genitori e docenti, la ripresa delle attività scolastiche. Negli spazi della Maddalena è esposta una parte importante di tutti i lavori, 186 proprio come i bambini di Beslan, a cui la Cavallotti ha lavorato in questi dieci anni, mai dimentica dell'atrocità di quello che rimane negli annali come il maggior attentato terroristico compiuto in Europa."""" (dalla presentazione di Nadia Ghisalberti)" -
Natura morta con delitto
Massimo Caliari, respinto da Patrizia, abbandona lavoro e città e ricomincia una nuova vita entrando da professionista nel mondo dell'investigazione privata in ambito penale. Il suo primo incarico riguarda l'assassinio di Laura Mattei, nota antiquaria della città, pugnalata con ferocia. Massimo viene coinvolto dall'avvocato che difende l'amante della donna, unico indagato del delitto. Durante le indagini incontra un vecchio compagno di scuola che, combinazione, risulta essere il commissario della questura che si occupa del caso. Tra i due amici si instaura un fitto intreccio di valutazioni investigative, pretesto di piacevoli cene in trattoria. Nel corso di una visita a casa dell'indagato, Massimo rimane impressionato dalla bellezza di una Natura morta di Evaristo Baschenis che sta per essere inviata a Milano per un restauro. Con grande intuito capisce che il quadro è l'elemento chiave dal quale ripartire con le indagini per risolvere il caso. -
Una vita nel pallone. Fatti e misfatti di Virginio Ubiali, detto Gepì
Della squadra avevo imparato a memoria la formazione che recitavo d'un fiato: Milesi-Sirtoli-Gandossi-Biffi-Manenti-Teruzzi-Donadoni-Donatini-Tironi-UbialiApeddu. Il pezzo pregiato era Gepì Ubiali, un piccoletto tutto ossa e nervi che ricordava un po' Omar Sivori. Era un numero 10 naturale, giocava dalla metà campo in su: geniale, estroso, creativo, furbo, rapido come una faina, rapinatore d'area, preciso e chirurgico nel tiro. E ovviamente mancino, come quasi tutti i creativi nella storia del calcio. Il Gepì aveva superato da un pezzo la trentina ed era tornato a Ponte San Pietro, il suo paese, per concludere una carriera che lo aveva visto raccogliere meno gratificazioni di quelle che avrebbe meritato. Un po' anche per colpe proprie: la sua concezione ""Pontesanpietrocentrica"""" dell'universo gli aveva fatto da freno negli spostamenti spingendolo a rifiutare ghiotte opportunità."" -
Tullio Pericoli. Opera incisa. Ediz. illustrata
"Lucia Tongiorgi Tomasi - Alessandro Tosi: I segni e le cose hanno sempre accompagnato il lavoro di Tullio Pericoli. Le cose, non gli oggetti. Più vere e insieme più irreali, motivo e pretesto metaforico e anti-tassonomico da cui l'immaginazione potrà partire per costruire e raccontare, in un raffinatissimo gioco di magiche corrispondenze, paesaggi e volti. Salvatore Settis: Volti come paesaggi, paesaggi come volti. Nelle accuratissime esplorazioni, e introspezioni, del volto umano che Tullio Pericoli è venuto tracciando, il ritratto sfuma nel paesaggio, specialmente quando si fa drammatico close up come nella serie memorabile costruita intorno al volto di Beckett... Franco Fanelli: Non stupisce che Tullio Pericoli confessi di non riuscire ad amare le acqueforti di Morandi e che riconduca la sua 'scuola' a Rembrandt. Pensiamo ai paesaggi e ai ritratti, versanti tematici comuni al grande olandese e a Pericoli: percepiamo immediatamente come i due appartengano alla famiglia 'segnica' della grafica, laddove il grafema connota, nella sua essenzialità e singola identità materica e gestuale, la spazialità, la profondità, il soggetto stesso..."""" (Dalla prefazione)" -
Sara Benaglia. Il bagno di Diana. Ediz. illustrata
"L'azione performativa vuole indurre un principio di consapevolezza e provocare una forma di cameratismo femminile, trasformando una documentazione archeologica in esercizi fisici. L'unione tra più corpi muove il confine della singola persona verso un nuovo organismo collettivo. Questo spostamento cerca di decostruire un ideale stereotipato di bellezza femminile, quello strutturato anche tramite una tradizione iconografica di nudi, declassandolo tramite una reazione partecipata, in cui alla posa erotica è sostituito un simbolo arcaico/atto ginnico. Solo un'esigenza collettiva, un lavoro di squadra, può svincolare una possibile 'idea di sé' amministrata da logiche mediatiche e consumistiche. La questione antropologica legata al matriarcato, riportata a galla quando ci si immerge nella preistoria, è un pretesto per combinare forme tra arte e quotidiano."""" (Mauro Zanchi)" -
Oscar Giaconia. Meister 2007-2014. Ediz. illustrata
"[...] credo che Giaconia abbia ragione, che possieda la forza delle parole e delle figure al tempo stesso originali e convincenti al di là della condivisione. Dico 'forza' perché è al di là dell'argomentare razionale e tuttavia è coerente anche nel suo gioco di torsione. È una 'forza' come lo è un artista, non tanto nel rigore o nella compattezza del discorso, quanto nella corrispondenza che sentiamo tra l'artista e le sue immagini e le sue parole. 'Dietro', cioè, dicevamo, come effetto après-coup, sentiamo che c'è un artista e quell'artista, e che la persona che lo incarna - qui in senso forte, ne riparleremo, Giaconia dice: 'Non abbiamo un corpo, siamo un corpo' - vi corrisponde. In quello sguardo un po' compiaciuto ma anche un po' sperduto dell'autoritratto, di questa controfigura, e dietro quel groviglio e dentro e attraverso quelle immagini, c'è lui. Lui chi? Lui, come dietro un Van Gogh c'è Van Gogh, chiunque egli fosse, e non Gauguin, per esempio. E che lui è così, proprio così, e che riesce a trasmetterlo, è riuscito, sarà riuscito. A noi, noi osservatori, interessa questa corrispondenza, tanto che la immaginiamo quando non conosciamo l'artista."""" (Elio Grazioli)" -
Sotto il segno di Diana. Tiziano, Palma il Vecchio e i misteri della Grande Dea
Nel sensuale gineceo all'aperto del Bagno di Diana e delle Ninfe di Palma il Vecchio (Kunsthistorisches Museum), in primo piano Diana indirizza le dita a forbice della mano sinistra verso il basso, nella cavità terrena che cela la preziosa sostanza dell'acqua sorgiva. A volte basta un gesto per far comprendere qualcosa a un interlocutore. Le dita a V capovolta qui segnalano un luogo o una sorgente di natura iniziatica. Che il segno a V abbia una relazione con la verginità artemidea e con le corna (a volte sostituisce l'attributo di Diana, ovvero il crescente lunare che porta sopra il capo) pare confermato nella Nymphe de Fontainebleau di Benvenuto Cellini, ora al Louvre. Nell'altorilievo in bronzo la ninfa abbraccia la testa di un cervo, mentre con la mano sinistra rivolge le dita a V nel flusso ondoso dell'acqua che fuoriesce da vasi. La presenza dei cani, del cervo e dell'acqua indurrebbe a vedere nella figura della ninfa anche l'immagine di Artemide/Diana, dea lunare che sovrintende le fonti, le maree e la caccia, dove il cervo è un animale sacro alla dea, un rimando ad Atteone, ovvero all'uomo che ha visto la dea nuda ed è stato trasformato in preda e divorato dai propri cani. -
La polenta
Il libro comprende quattro racconti, ""La polenta"""", """"Chi mangia mangia"""", """"Chi vola lo fa"""", """"Ognuno ha la sua orsa"""", illustrati dalla moglie Alessandra. Tutti i racconti nascono dallo stesso clima culturale de """"La creatura"""", il suo primo libro, edito da Lubrina Editore nel 2014 e sono scritti nel linguaggio parlato, caratteristico delle popolazioni balcaniche in via di integrazione nella nostra cultura, ricco di aggettivazioni e di pathos, tipici della loro tradizione. Ricordi d'infanzia, testimonianze dalla vecchiaia più estrema, amori reali e immaginari, piccoli e grandi drammi della vita, la guerra, di ieri e di oggi, e la grande passione per l'arte figurativa del primo Novecento, si susseguono in suggestivi quadri di vita vissuta, amata e sognata.""