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L' alba dell'Impero
«La libertà di mercato si è così trasformata nella società del Liberismo Totale nell'incubo di una guerra civile di ""tutti contro tutti"""", dove gli unici ad avvantaggiarsi di tale conflitto sono i pochissimi pluto-tecnocrati che lo hanno suscitato, istituzionalizzato e propagandato. Le società e i popoli hanno perso la loro pace e il loro equilibrio. Chi perde in questa guerra perde pure il diritto di esistere». Il presente scritto prende le mosse dalla lettura de """"La quarta teoria politica"""", il dirompente saggio di A. Dugin che getta le basi per un radicale ripensamento della politica del Terzo millennio, e ne espone le possibili attuazioni."" -
Ezra Pound un «folle» contro l'usura
Libretto che introduce in modo semplice e per non ""iniziati"""" alle opere e alla vita di Ezra Pound. Per la prima volta pubblicata la perizia psichiatrica sulla base della quale il grande poeta americano fu internato in manicomio per 12 anni, dopo aver prima subito l'oltraggio della reclusione in una gabbia per scipanzé."" -
Il mistero di un abbraccio
Nelle storie qui narrate viene messa in risalto l'importanza delle date, della ripetitività, della capacità di ascolto (saper ascoltare anche i silenzi), della necessità della riparazione e dell'arte di trasformare: tutti passi necessari per arrivare alla liberazione dal dolore e a una rinnovata purezza. -
Oltre il libro. Un orto, un giardino
Oltre il libro. Un orto, un giardino è un progetto promosso dall'Associazione Spazio Tempo per la Solidarietà, vincitore di un bando pubblico promulgato dall'Istituzione delle Biblioteche di Roma. Il laboratorio autobiografico, elemento centrale del progetto, si è svolto nel 2015 presso la Biblioteca Vaccheria Nardi. Uno degli obiettivi era quello di far emergere, attraverso la scrittura di sé, le molteplici relazioni tra le storie dei partecipanti e i giardini attraversati nel corso della vita. In parallelo, il corso di coltivazione sinergica ha portato a realizzare, nell'area verde della biblioteca, l'Orto-Giardino Grotta di Gregna, inaugurato nella Giornata mondiale del libro e della lettura. Questo libro racconta il percorso e l'approdo di un'importante esperienza condivisa. -
E poi venne il coraggio. Storie di mamme che combattono il buio
Dietro a ogni mamma del S. Alessio c'è una grande storia. Ma se le cose non vengono dette, alla fine si perdono. E si perdono con esse le occasioni di rispecchiamento e di apprendimento di cui ogni storia di vita è portatrice. È per questo che le testimonianze di queste mamme dovevano assolutamente essere ascoltate. «È come vedere la mia vita da fuori, prendendone le distanze come se appartenesse a qualcun altro e rendermi conto della strada fatta, delle battaglie vinte in primis con me stessa». Una mamma -
Ci voleva il mare
Esistono ricordi così dolorosi da volerli a tutti i costi cancellare. Clara Morandi, trentenne di origine elbana, allontanandosi dall'isola e da un'infanzia deprivata degli affetti più cari, ha trovato rifugio a Bologna e nell'arte, in una vita tranquilla del cui passato nessuno sa nulla, nemmeno l'amica più intima. Finché un giorno, a causa di una scomoda eredità, è costretta a fare ritorno sull'isola e ad affrontare il passato. Scopre così che certi legami non si possono sciogliere, che certe parti di sé vanno comprese e accettate, che la riconciliazione è sempre possibile. -
La raccoglitrice di origano
Tonia, protagonista di una narrazione che si snoda in quattro capitoli simili ad atti teatrali, affronta la vita con spartana determinazione, nonostante le difficoltà che le derivano da un carattere remissivo e privo di ambizioni. In perenne conflitto con se stessa, riesce lentamente a sottrarsi all'impronta familiare per orientarsi verso uno stile di vita più consono alla propria natura sensibile e riflessiva. La voce del narratore è come un riflettore puntato su di lei, la segue e la osserva in ogni suo moto fisico ed emozionale fino alla scoperta casuale della scrittura di sé, che Tonia coglie come strumento di autoanalisi e di crescita personale in grado di colmare le lacune che si è sempre attribuita. -
Testi (1954-1998). Vol. 1: La possibilità del teatro (1954-1964)
L'edizione italiana degli scritti di Jerzy Grotowski, ""Testi 1954 - 1998"""", la prima a vedere la luce dopo l'edizione polacca del 2013, si articola in quattro volumi che comprendono interventi, articoli, saggi, conferenze, incontri pubblici, conversazioni e interviste: la biografia creativa e intellettuale di uno dei grandi maestri eretici e riformatori del teatro del Novecento attraverso le sue parole. I sottotitoli dei quattro volumi fanno riferimento alle tappe essenziali del percorso creativo di Grotowski e sono nell'ordine: """"La possibilità del teatro"""", """"Il teatro povero"""", """"Oltre il teatro"""", """"L'arte come veicolo"""". Il primo volume raccoglie interventi, articoli, reportage, scritti e interviste - in massima parte inediti pubblicati in Polonia nel periodo tra il 1954 e il 1964: testimonianza straordinaria di una riflessione radicale sulla funzione del teatro e dell'arte rispetto alla società e al destino dell'uomo. I testi giovanili permettono di conoscere da presso la pratica, il pensiero, le riflessioni e le idee di Grotowski non solo sul teatro e sull'arte, ma sui problemi politici, sociali, umani, etici con i quali si è misurato nel corso della vita. Costituisce una piccola rivelazione la serie di interventi politici che risalgono agli anni tra il 1955 e il 1957 e sorprendenti sono i primissimi scritti sul teatro del giovane Grotowski, studente dell'Accademia d'Arte Drammatica di Cracovia."" -
Canovacci di iconografia. La regia pensata: lezioni aperte verso una nuova disciplina teatrale
Come descrivere e condividere il lavoro teatrale? Parlarne è difficile. Ma nei suoi 35 anni in scena e in cattedra Arnaldo Picchi mira proprio a questo: a immaginare la regia. Sceglie l'iconografia - il dialogo con le immagini - come prassi per disciplinare il lavoro teatrale, dotandolo di un lessico, sistemi di ricerca e criteri di scelta. Con Picchi l'iconografia diventa teatrale perché ""tutte le immagini sono teatrali""""; tutti i testi sono """"immagini in potenza""""; ogni allestimento nasce da """"un immaginario in comune"""". L'iconografia teatrale è la regia pensata: non più mera documentazione del teatro già fatto, bensì strumento di orientamento nel Bilderatlas del teatro da farsi - modo di prepararsi, allenamento alla visione, sapere/vedere."" -
Carte semiotiche. Le immagini del controllo. Visibilità e governo dei corpi (2016)
Visibilità e controllo. Nella loro interazione si dispiegano molte delle pratiche quotidiane, delle ossessioni securitarie e delle tattiche di resistenza che attraversano il mondo contemporaneo, punto estremo di quell'ideale disciplinare ottocentesco al quale Michel Foucault ha dedicato celebri pagine. Un tema che, oltre le pieghe dell'attualità cogente, ben si presta a saggiare l'efficacia diagnostica delle scienze della significazione e a valutare l'orizzonte epistemologico dell'interazione tra semiotica, estetica e teoria critica. Il volume si articola in tre sezioni, che individuano altrettanti ambiti di indagine: il plesso disciplina-sorveglianza come chiave di lettura delle politiche del controllo, le pratiche che ne sostanziano le funzioni nel quotidiano, le rappresentazioni che di esse ci forniscono le arti. La suddivisione non designa distinte aree tematiche o tipologie discorsive, ma gli snodi di una complessa mappa di problemi, oggetti e messe a fuoco sul rapporto fra il soggetto, le costrizioni esterne che determinano la sua condotta e il regime di visibilità e conoscibilità in cui questa si staglia. I contributi qui raccolti compongono dunque una costellazione variegata ma coesa nelle metodologie e nel campo d'indagine, all'interno della quale le posizioni si compenetrano e si completano reciprocamente attraverso un percorso che contempla oggetti (dal web ai flussi migratori, dal cinema alla topografia urbana, dalle pratiche corporee a quelle riabilitative), tempi e spazi differenti. -
Dalla carta alla rete andata e ritorno. Giornalismo e nuovi media
I giornali quotidiani non se la passano tanto bene. È da anni che le vendite diminuiscono. Le edicole sono sempre meno. C'è chi vede la fine di un'epoca e l'annullamento di un modo di concepire e praticare il giornalismo. C'è chi fissa la data della scomparsa dei giornali di carta, soppiantati dai nuovi media. Trasformazioni rapide e violente stanno, in effetti, scombussolando il mondo dei media. Si può raccontare la crisi dei giornali scollegandola dalla crisi profonda che ha stravolto la società e indotto milioni di persone a nuovi stili di vita? Il libro entra nel merito di questa crisi editoriale e sociale, non per rimanere inerti di fronte all'epidemia che ci ha investito, ma per indicare soluzioni e nuove pratiche professionali. Il declino può essere fermato puntando sulla qualità nelle redazioni e nelle università dove si insegnano discipline legate ai media sia tradizionali che digitali. Questo volume intreccia aspetti che riguardano la storia del giornalismo, narrata anche attraverso un breve percorso per immagini, i modi con i quali si selezionano le notizie e lo studio degli effetti che producono sui lettori. Con una forte attenzione ai nuovi media digitali, al nuovo intrecciarsi di tanti diversi media (giornali, radio televisione, mobile) che genera curiose ibridazioni, alle sostanziali novità che hanno introdotto nel modo di fare e anche di leggere i giornali, esaltandone la bellezza e l'utilità ma anche sottoponendo al vaglio della critica usi e abusi (hate speech, fake news, cyber-bullismo). Un manuale per chi studia queste discipline e, al contempo, una lettura per chi voglia capire che cosa sta accadendo nel mondo dei media. In appendice, i dati, i giudizi, le elaborazioni sono arricchiti da uno sguardo nuovo e fresco di dieci laureati in Scienze della comunicazione che oggi vivono, in prima persona, esperienze nel mondo degli studi e delle professioni del giornalismo. Gli autori di questi contributi sono: Tiziano Bonini, Marco Congiu, Massimiliano Coviello, Alessandro Gennari, Dino Giarrusso, Alessandro Lovari, Giuseppe Nigro, Orlando Paris, Chiara Ugolini, Riccarda Zezza. -
Teatri del suono. Terzo teatro: ieri, oggi, domani. Culture teatrali 2018
L'annale 2018 di «Culture Teatrali» presenta due sezioni monografiche. La prima, a cura di Enrico Pitozzi, ha l'obiettivo di analizzare, in ambito internazionale e secondo un approccio metodologico interdisciplinare, i territori della scena contemporanea, mettendo in luce le pratiche riconducibili alla nozione di Teatri del suono. Al centro di quest'indagine, articolata a partire dalla testimonianza di compositori e sound artists, oltre che di teatrologi e musicologi, c'è il pensiero sonoro che la scena elabora discostandosi dal mero utilizzo della musica come corollario al regime della visione. Da un punto di vista compositivo, assistiamo dunque ad un processo che si dispone attorno ad un doppio regime delle immagini, vale a dire l'""immagine sonora"""" — che comprende, inoltre, il registro vocale e il teatro d'opera — e l'""""immagine visiva"""", determinata a partire dalle qualità della precedente. In altri termini, il suono agisce in scena in modo discreto, latente, stabilisce il senso di ciò che appare in scena e orienta la percezione dello spettatore. Segue una sezione intitolata Terzo Teatro: ieri, oggi e domani, che raccoglie i contributi degli studiosi intervenuti al convegno conclusivo dell'omonimo progetto svoltosi presso il Centro """"La Soffitta"""" dell'Università di Bologna con il proposito di rintracciare — a quarant'anni dalla proposta di Eugenio Barba —, oltre che gli elementi storicamente caratterizzanti, anche i nodi di persistenza di una delle esperienze distintive del Nuovo Teatro. Completano l'annale due studi — uno dedicato a una ricognizione fortemente critica delle pratiche partecipative e dell'ideologia che le sottende; il secondo, incentrato su di un'analisi storica delle origini del teatro amatoriale in Italia — e la trascrizione della lectio magistralis tenuta da Marco Baliani al Dipartimento delle Arti ad aprile 2018."" -
Il racconto dell'illustrazione. Grandi illustratori e personaggi dell'immaginario tra la metà dell'Ottocento e la fine del Novecento
Andrea Rauch, grafico e illustratore, racconta i grandi illustratori tra la metà dell'Ottocento e la fine del Novecento. Non propone una sintesi manualistica, ma un saggio fortemente autoriale. Si ha così un testo informato di uno storico dell'illustrazione, a volte amico degli artisti presi in esame. Le immagini del libro presentano Pierino Porcospino, Alice, Pinocchio. E poi tutti gli altri. Personaggi non solo letterari, ma ormai patrimonio dell'immaginario collettivo, la cui fortuna è stata ed è immensa. Tutti in grado di suscitare emozioni e scatenare fantasie. Rauch fruga negli scaffali degli ultimi due secoli, alla ricerca di scrittori e illustratori che hanno posato decisamente l'attenzione sul mondo dell'infanzia, coinvolgendo l'interesse e le passioni di tutte le generazioni. Il racconto giunge alla fine del Novecento, là dove si sentiva ancora forte il profumo dell'inchiostro. Si arresta quando la prevalenza invadente dei nuovi media e del marketing hanno dato successo e popolarità, anche vasta, a prodotti letterari e grafici che non sempre possiamo essere sicuri la meritassero. -
Leo De Berardinis oggi. Culture teatrali 2019
Il numero 28 di «Culture Teatrali» ospita un'importante sezione monografica dedicata a Leo de Berardinis, a cura di Laura Mariani e Cristina Valenti. Non scema l'interesse per l'artista che, più di ogni altro, rappresenta la parabola multipla e complessa del teatro italiano del Novecento. Su di lui sono stati scritti libri di pregio, ma questo numero della rivista ha la pretesa della novità: i saggi proposti nascono infatti in gran parte da ricerche di prima mano condotte nell'Archivio Leo de Berardinis, conservato presso il Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna, come l'artista desiderava. Mentre il dossier raccoglie diciannove testimonianze che — ad eccezione dell'intervista a Maurizio Viani — sono state proposte in occasione della prima presentazione pubblica del fondo, quando la famiglia artistica di Leo ha dialogato virtualmente con i reperti dell'archivio organizzati in installazione visiva. Affidato in comodato d'uso al Dipartimento delle Arti, questo archivio per molti versi anomalo, a seguito di un esemplare lavoro di inventariazione, ordinamento e descrizione, è diventato un archivio storico a tutti gli effetti, già navigabile attraverso la base dati e presto anche online in maniera analitica. Leo voleva che la rappresentazione documentale della sua attività non andasse dispersa e che ne nascesse un corpus archivistico organico alla sua idea di teatro come spazio della memoria, in costante dìalogo con la tradizione e propulsore di eredità scenica. Un progetto che si è concretizzato soprattutto nel periodo bolognese (1983-2001), al quale appartiene la maggior parte dei materiali (che partono dal 1967), grazie al sodalizio con l'Università e in particolare con Claudio Meldolesi. Completano l'annale tre studi: il primo è una ricognizione storica del teatro universitario internazionale, anche alla luce delle vicende più recenti; segue un'analisi delle edizioni inaugurali del Festival Internazionale del Balletto di Genova-Nervi, la prima rassegna italiana dedicata alla danza, dal punto di vista della produzione del suo fotografo ufficiale, Serge Lido; il terzo, infine, si propone di delineare le premesse metodologiche di un nuovo approccio alla storia del teatro italiano, nell'ottica dei Performance Studies. -
Carte semiotiche. Forme semiotiche dell’espressione politica (2018)
L’actio è stata da sempre il “parente povero” della retorica classica. La ricognizione operata da Roland Barthes (1970) mostra lo statuto mutevole della retorica nel corso della storia occidentale della riflessione sul discorso: dalla restrizione della questione retorica all’elocutio e al gioco di figure in campo letterario, fino allo spostamento dell’inventio e della dispositio verso la teoria dell’argomentazione e l’analisi del discorso e all’omissione della parte relativa al pathos e all’emozione. Tuttavia, al margine di tali peripezie, l’actio non è mai stata oggetto, per quanto ne sappiamo, di indagine teorica privilegiata. Com’è noto, l’actio concerne la dimensione materiale e sensibile del discorso, la voce, la dizione, il ritmo, la gestualità, il corpo intero e il suo spazio di esibizione. Questo numero di “Carte semiotiche” intende restituirle tutto il suo peso nelle strategie persuasive e nell’efficacia del discorso politico. Di fatto, l’esplosione mediatica del XX secolo, e più ancora la rivoluzione digitale che nel XXI secolo vede lo sfruttamento politico dei social network e della loro viralità costitutiva, aprono uno spazio per l’actio un tempo insospettabile. Pertanto, non si tratta solo di riprendere la tradizione retorica, sottraendo all’oblìo un monumento perduto del nostro patrimonio, ma di interrogare lo spazio fenomenico dell’actio alla luce della teoria del linguaggio, e di trarne nuovi interrogativi e nuove chiavi di lettura del presente. -
Testi (1954-1998). Vol. 3: Oltre il teatro (1970-1984)
Oltre il teatro è titolo del terzo volume dell’opera completa di Jerzy Grotowski, tradotto da Carla Pollastrelli per La casa Usher. Questo volume comprende un insieme eterogeneo, ma assai coerente, di testi risalenti dagli anni Settanta all’inizio degli anni Ottanta, quasi tutti inediti in Italia. Si tratta di una serie di trascrizioni, interviste, conferenze e interventi pubblici, oltre a presentazioni e documenti autografi. Il titolo assegnato al volume – Oltre il teatro – annuncia chiaramente che l’interesse di Grotowski, in quegli anni, ha ormai varcato i limiti linguistici e pratici associati al teatro. Le prospettive che si erano intraviste nei testi e nelle ricerche degli anni Sessanta trovano nelle pagine di questo libro la loro piena espressione: le dichiarazioni riunite in questo terzo e decisivo volume mostrano una presa di distanza netta e intransigente dal sistema produttivo spettacolare, al quale il maestro polacco sostituisce un sistema di pensiero che si fonda sull’affinità intellettuale tra le persone, sulla condivisione di esperienze autentiche e sull’incontro, che viene inteso nel senso più alto del termine. Tale attività si articolava inizialmente nel campo della “cultura attiva” – comunemente nota come parateatro o “teatro della partecipazione”, secondo la definizione che ne diede lo stesso Grotowski negli anni Novanta – e poi nell’ambito del Teatro delle Fonti. Fra i documenti qui raccolti, si segnalano in particolare Holiday e Teatro delle Fonti – due scritti che hanno il carattere di “manifesto” rispetto alla complessa fase post-teatrale di Jerzy Grotowski. Si tratta di una svolta decisiva, di cui i testi proposti, per la loro natura diretta e in molti casi dialogica, aiutano a comprendere le fondamenta filosofiche e gli sviluppi concreti, anche dal punto di vista della comunicazione. -
La mia vita nell'arte
"La mia vita nell’arte"""" del grande attore e regista russo Konstantin Stanislavskij è il più appassionante libro sul teatro del Novecento. L’esperienza di Stanislavskij coincide infatti con la grande stagione del Teatro dell’Arte di Mosca, uno dei maggiori centri mondiali del rinnovamento teatrale del secolo scorso, dove nacque la critica al modo enfatico e convenzionale del recitare. La celebre autobiografia di Stanislavskij offre un appassionante racconto diviso in quattro parti: infanzia artistica, adolescenza artistica, giovinezza artistica e maturità artistica. Quattro fasi segnate da una costante ricerca sul lavoro dell’attore e sui linguaggi teatrali, ma anche collocate in contesti storici cruciali: la Russia zarista, la rivolta del 1905, i luoghi dell’esilio e la Rivoluzione del 1917." -
Testi (1954-1998). Vol. 4: L'arte come veicolo (1984...
Il quarto e ultimo volume della raccolta completa degli scritti di Jerzy Grotowski, Testi 1954-1998, raccoglie interviste, scritti e interventi compresi nel periodo tra il 1984 e il 1998 e che si riferiscono, a eccezione dei primi due testi, alla fertile e per molti aspetti straordinaria fase finale del percorso artistico di Grotowski – quella che Peter Brook definì brillantemente “arte come veicolo” – che si sviluppò a Pontedera, in Toscana. Qui, grazie all’iniziativa del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale, il maestro polacco ha dato vita nel 1986 al Workcenter of Jerzy Grotowski, tuttora attivo con la direzione artistica di Thomas Richards. -
Luoghi per lo spettacolo. Semiotica dell’architettura teatrale
Finora Marvin Carlson è largamente noto in Italia per Theories of the Theatre (Teorie del teatro) un testo di riferimento per molte generazioni di studenti. Con la medesima lucidità e chiarezza divulgativa questo Places of Performance (Luoghi per lo spettacolo) mette in relazione questioni estetiche e contesti socio culturali, facendo dialogare discipline differenti: architettura, urbanistica, arti figurative, storia economica, psicologia. Marvin Carlson è stato tra i primi studiosi ad applicare strategie derivate dalla semiotica all’osservazione dei luoghi per lo spettacolo, considerati come complessi meccanismi di significazione. L’attualità del testo e la sua validità dal punto di vista didattico risiedono soprattutto nella grande attenzione per gli spettatori, tema cruciale del dibattito teatrologico contemporaneo. Lungo le tappe di un viaggio appassionante tra gli ambienti e gli edifici che le comunità occidentali hanno progettato per allestire eventi spettacolari, la domanda cui Carlson cerca di rispondere non è solo Come si esprimono i teatri? ma anche A chi si rivolgono? Originale nella sua struttura, ben documentato e riccamente illustrato, il saggio insegue attraverso le epoche la complessità dell’esperienza di fruizione, fornendoci le chiavi per decodificare i messaggi provenienti dagli spazi teatrali. -
Il senso del gioco. Riconoscere la bellezza del calcio. Ediz. ampliata
Fin dalla sua uscita, cinque anni fa, ""Il senso del gioco"""" ha suscitato un vasto interesse di pubblico e una larga risonanza mediatica. È stato riconosciuto che il libro contiene e argomenta una proposta rivoluzionaria per il calcio italiano, a partire dalla concezione del rapporto tra allenatori e calciatori e dalla metodologia di allenamento. D’Arrigo critica come illusoria la tesi che si possa comandare lo sviluppo del gioco attraverso moduli e schemi rigidi, come si usa fare in Italia. La causa delle sconfitte e delle vittorie non sta nella scelta del 4-2-4 o del 4-3-3, perché gli eventi che si verificano in una partita sono in larga parte imprevedibili. Perciò il compito di un allenatore consiste nel far sviluppare ai propri giocatori quelle competenze tecniche e tattiche che permettono di cercare in ogni momento «qualcosa di straordinario». Per queste ragioni """"Il senso del gioco"""" interessa prima di tutto il crescente numero di persone che ogni anno fanno i corsi per diventare allenatori, all’interno del sempre più vasto movimento del calcio giovanile e delle scuole calcio. La risposta entusiastica al libro di D’Arrigo da parte degli allenatori vecchi e nuovi è la dimostrazione del fatto che fa capire come il compito di un allenatore è quello di allenare l’intelligenza dei propri calciatori. Questa nuova edizione è accresciuta e aggiornata grazie alle esperienze maturate dall’autore negli ultimi cinque anni. Affronta anche i compiti e gli insegnamenti determinati dalla fortissima ascesa del calcio femminile. Contributi di: Renzo Ulivieri (presidente Associazione Italiana Allenatori di Calcio) e Paolo Piani (direttore Settore Tecnico FIGC).""