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Scala e sentiero verso il Paradiso. Trent’anni di apprendistato teatrale attraversando l’università
Questo libro racconta una storia straordinaria che attraversa dal 1971 al 2005 l’Alma Mater, l’Università di Bologna. Siamo al mitico DAMS agli inizi degli anni Settanta. Il regista Luigi Squarzina telefona al poeta e drammaturgo Giuliano Scabia e gli chiede di venire a insegnare, unendosi ai fondatori di questo corso di laurea rivoluzionario, che raccoglie maestri celebri o destinati a diventarlo e un gran numero di studentesse e studenti entusiasti. Scabia passa tre mesi a pensarci. Ha paura, non si sente all’altezza della grande Alma Mater. Teme di venire ingabbiato. Ma gli storici del teatro e i drammaturghi del DAMS insistono: «Vieni qui a fare le stesse cose che stai facendo, il tuo Teatro Vagante». Inizia così un viaggio attraverso l’università, un apprendistato teatrale che dura trent’anni. Ogni anno Scabia ha messo alla prova un modello di teatro e ha cercato di capire se funzionava e come. Ha chiesto agli studenti e alle studentesse di collaborare alla ricerca, impegnandoli a fondo, ascoltandoli, imparando da loro. Straordinari studenti compagni di viaggio. Il libro presenta una scala di trentatre gradini, da ""I giganti del Po"""" (1971)... """"Il Gorilla Quadrumano"""" (1973-75)... """"Dire fare baciare lettera testamento"""" (1977-78)... """"Le mongolfiere"""" (1977)... """"L’orologio di Faust"""" (1982-83)... """"La notte di Walpurga"""" (1989-90), fino al trentatreesimo gradino """"Sentiero interno di bosco e bestie"""" (2004-05). Contributi di: Gianfranco Anzini, Francesca Gasparini, Massimo Marino, Vito Minoia, Paola Quarenghi. In coedizione con: Edizioni Nuove Catarsi."" -
Vulpes in fabula. Il modello esopico e la sua fortuna millenaria. Con ventisei favole scelte e nuovamente tradotte
In questo studio accurato, scientifico e divertente, Claudio Fraccari esamina la struttura lessicale e compositiva della favola di Esopo o, semplicemente, ""esopica"""" e la sua crescente e inossidabile fortuna dal mondo greco-latino al ventesimo secolo. Si scopriranno così i rapporti del favolista e del suo modello con la letteratura di ogni tempo: da quelli, ovvi, con i colleghi Fedro e La Fontaine fino a Pirandello, Svevo e Gadda, passando per il tardo Medioevo di Petrarca e Bernardino da Siena, l'Umanesimo di Collenuccio, il Rinascimento dell'Ariosto, il Bertoldo seicentesco di Giulio Cesare Croce, addirittura Leopardi e Pascoli, e naturalmente il grande Trilussa. Fil rouge, una fantasia popolata di volpi, e di tanta altra varia umanità zoomorfa. Il libro è splendidamente illustrato dalle xilografie colorate dell'incunabolo Esopo di Ulma, del 1476, considerato il primo libro con immagini nella storia della stampa. Lo studio è completato da ventisei favole di Esopo scelte dall'autore e da lui, per l'occasione, tradotte ex novo; queste, invece, illustrate con le xilografie dell'edizione di Esopo stampata da Bonelli a Venezia nel 1491."" -
I dubbi di Federico
Il protagonista è Federico, un uomo sulla sessantina, figlio di una società patriarcale e maschilista, per il quale è scontato il ruolo della donna, sottomessa prima al padre e poi al marito, destinata a vivere in casa, tra pannolini, pappine, fornelli e faccende domestiche, disposta a sacrificarsi ed a rinunciare ai suoi sogni di libertà. Ma un giorno, che sembrava scorrere come tanti altri, accade nella vita di Federico qualcosa di imprevedibile, di sorprendente: la sua coscienza lo invita a riflettere, le sue certezze vacillano e i dubbi lo assalgono. Federico, quindi, decide di dare una svolta alla sua vita, fino ad allora piatta e monotona, e di intraprendere un dinamico, appassionante, costruttivo percorso, un percorso di crescita. -
Tre garofani rossi
Un ragazzo non ancora ventenne, negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, si trasferisce con un viaggio pieno di incognite dal suo paesino della Puglia, dove già dall'8 settembre del '43 erano giunti gli Alleati portando la liberazione ed una ventata di speranze, a Torino, dove a partire da quella stessa data le condizioni della città, in mano ai Tedeschi, si facevano di giorno in giorno più dure. Difficile conoscere i reali motivi di questa decisione. Per certo, dopo pochi mesi di lavoro in fabbrica, Ugo si unisce ai Partigiani della Brigata Garibaldi e di lì a poco viene catturato dai Tedeschi. Qualche giorno dopo viene prelevato dalla cella del carcere assieme ad altri ventisei prigionieri e condotto al Pian del Lot, dove viene fucilato per rappresaglia. Una pagina drammatica della storia d'Italia che rischiava di rimanere per sempre dimenticata se un superstite di queste vicende non l'avesse raccontata permettendo di riportare alla luce i morti di Pian del Lot e di dare loro degna sepoltura nel ""Campo della gloria"""" a Torino."" -
Avvoca'...
L'autore, un avvocato di provincia - come ama definirsi - ha raccolto, a mò di quadretti, alcuni episodi della sua vita professionale, che egli stesso attesta essere realmente accaduti. Li racconta in una chiave ironica che caratterizza il suo stile, colorandoli con quelle battute in dialetto napoletano che non possono che suscitare ilarità nel lettore. Lo scopo del libro non è quello di sollevare l'attenzione su specifiche problematiche, ma semplicemente di suscitare sane risate in chi legge avvenimenti ed episodi che raccontano questioni e vertenze, alle quali, forse, molti possono assimilare proprie vicissitudini. La brevità dei racconti non appesantisce la lettura, resa piacevole e scorrevole dalla diffusa vena umoristica. -
Giocano i pensieri
"Le liriche poetiche di Alessia Gallello sono profondi respiri, è come aprire una finestra che s'affaccia su mille panorami, un intreccio di colori, sentimenti ed emozioni vissute. Semplici ma precisi e decisi versi, si rivelano pozzo di sensazioni, nel quale perdersi e assaporarne il vero sentire. Una serie di poesie, con diverse tematiche che spaziano dall'amicizia all'affetto familiare, alla natura, alla speranza. Un tumulto di parole, il cui profondo significato ne delinea il valore dell'opera.""""" -
Volteggia l'animo
"Quello che rende speciale questa nuova raccolta di poesie di Alessia Gallello è la particolarità dei temi affrontati che riguardano l'amore, l'amicizia, la solidarietà, l'universo-mondo dei sentimenti in una prospettiva di consapevolezza, per una giovanissima donna che, affacciandosi sullo scenario dell'esistenza, ne coglie il respiro e il ritmo, ogni piccolo spostamento o breve movimento intrinseco alle dinamiche del vivere, scoprendo di non essere sola ma parte di un tutto, composto di volti, di anime e di cuori, di trame e di orditi, di anelli legati l'un l'altro formanti una catena: forse La Grande Catena dell'Essere'. Un continuo rimando di sostantivi e forme verbali o avverbiali che coinvolgono il ritmo e la cadenzialità delle espressioni che formano ogni singolo verso, rendendone la lettura piacevole ed armoniosa.""""" -
Il mistero di via dei Mercanti
Tra gli scorci delle strade e dei palazzi antichi del Centro Storico di Salerno, un duplice ed efferato delitto sconvolge la vita tranquilla della città. Le attività investigative conducono alle vite dei protagonisti scoprendo vecchie e oscure vicende che contribuiscono ad infittire il mistero che aleggia sull'intricata vicenda. Un colpo di scena porta alla scoperta della verità, ma& Noir metropolitano caratterizzato dalla narrazione forte ed incisiva degli autori, accompagna il lettore nella ricerca della risoluzione del caso attraverso protagonisti che non esistono solo per il nome o per un dettaglio distintivo ma, emergendo dalla fantasia di Francesco Napoli e di Marco Ferraiolo, diventano alla fine personaggi ""dipinti"""". Emozioni, eventi inaspettati, stimoli frequenti, effetti a sorpresa, elementi romantici sono gli ingredienti di una narrazione in cui nulla è scontato."" -
Fiesole e i longobardi
La mostra e il relativo piccolo catalogo sono una doverosa messa a punto che la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e l'Amministrazione Comunale di Fiesole hanno ritenuto opportuno realizzare, in occasione del centenario del Museo civico archeologico, sulle scoperte di questi ultimi anni a Fiesole, particolarmente nell'area Garibaldi e relativamente al periodo longobardo. Gli scavi hanno portato alla luce, tra le altre cose, un esteso cimitero databile tra VI e VII secolo e sono ancora in corso promettendo, a giudicare dagli ultimi dati acquisiti, ulteriori scoperte anche sulla storia e l'organizzazione della città in età romana ed etrusca. Per rimanere a questa iniziativa, il titolo ""Fiesole e i longobardi"""" vuole soprattutto sottolineare quanto di nuovo è emerso con queste scoperte: la quantità e qualità dei reperti rinvenuti in questi anni fanno di Fiesole una novità assoluta nel panorama dell'Italia centrale tra VI e VII secolo."" -
Un santuario per la dea. Gli ipogei dell'età del bronzo di Trinitapoli
I risultati delle ricerche archeologiche in corso da decenni nella località Madonna di Loreto consentono di riconoscere in questo sito uno dei più grandi santuari del II millennio a.C., testimonianza di una tradizione religiosa preistorica della quale si sapeva poco per via della difficoltà di ricostruire il retroterra culturale di popolazioni dell'età del Bronzo che non hanno lasciato testimonianze scritte. Il grandioso palinsesto di realizzazioni umane di cui si compone la pianta generale del santuario è il risultato di attività devozionali che si sono susseguite nell'arco di ottocento anni almeno, praticate da comunità in grado di stabilire rapporti causali tra il mondo dei segni celesti e l'insieme delle attività e dei bisogni della popolazione. -
Circoli di pietra in Etruria. Vetulonia, Orvieto e Grotte di Castro
Il tema della delimitazione dello spazio funerario tra le popolazioni dell'Italia antica, in particolare quelle insediate nella fascia centrale della Penisola, inteso come manifestazione dell'organizzazione sociale e dell'insorgenza della classe aristocratica tra X e VI sec. a.C., è stato a lungo dibattuto, ma le scoperte recenti e il riesame delle vecchie acquisizioni imponevano una nuova lettura di questo aspetto. -
Sulle tracce dell'uomo. I monti della Tolfa prima di Homo Sapiens
Iniziamo questo viaggio nel passato dei Monti della Tolfa con la comprensione del clima e della fauna di questo territorio prima dell'arrivo dell'Uomo, grazie ai resti provenienti dalla vecchia cava di Montericcio, uno dei più interessanti siti paleontologici del Lazio, sino ad arrivare al sito di Ficoncella con la comparsa delle prime industrie, testimonianza del più antico popolamento umano del Lazio, risalente a circa 500.000 anni fa. -
Appetiti estremi
"Diamine! Che bella parola... Se vuol essere un sì, non è solo un sì, è senza condizioni, è un'intesa. Se vuol essere un no, è di disapprovazione, è senza replica. Deriva da dominus e diavolo, non è un termine da diplomatici, ma linguaggio delle passioni. Ed è una parola che ricorre spessissimo nel libro a immagine del suo messaggio. Benvenuti in Toscana! Terra di gente fine d'ingegno, scanzonata, pratica, sfrontata in battaglia perenne con un velo di timidezza. Dove nel dilagare di volgarità avreste letto un'esclamazione da sproporzione sessuale maschile, in queste pagine a quattro mani trovate una delicatezza di graffiante femminilità""""." -
Il copione maledetto
Il celebre e ormai anziano attore e regista teatrale Marco Rini torna a Siena per il solitario atto finale della sua esistenza. La parabola della sua lunga vita sembra infatti ormai destinata a concludersi nel rimpianto per la perdita della moglie e per il difficile rapporto con il figlio, quando dal passato riemerge un antico testo teatrale dai poteri inquietanti: Il copione maledetto. Tra vecchi teatranti alle prese con le grazie e le tragedie del proprio passato e giovani attori che affrontano le benedizioni e le maledizioni del proprio presente, la vicenda culmina con la messa in scena del Copione. Sarà infatti quest’ultima rappresentazione a portare a compimento i destini di tutti, nella gloria e nell’amore, nella miseria e nella rovina. -
Alalìa. La battaglia che ha cambiato la storia... Greci, etruschi e cartaginesi nel Mediterraneo del VI secolo a.C.
Il Mar Tirreno è da millenni un luogo di molteplici e ricchi scambi, riunendo in uno stesso spazio vissuto i popoli delle due sponde, quella della Maremma toscana e della Corsica. La mostra sull'antica battaglia di Alalìa è l’occasione per riannodare e prendere in considerazione il rafforzamento di questi legami a partire da fondamenti culturali condivisi. -
Luoghi arcani. Piccolo tour del mistero tra Siena e provincia
Quello di Annalisa Coppolaro è un viaggio attraverso la notte. Renderla magica sta anche alla nostra sensibilità, alla misura in cui ci apriamo alla sua ricerca che cuce insieme storia e mistero. Due ingredienti tipici dalle nostre parti. Questi non sono racconti ""strani"""" come sono intesi da altre parti, ma i segni di un'antica convivenza fra passato e presente, fra uomini di ieri e uomini di oggi."" -
Finnegans Wake. Testo inglese a fronte
Il ""Finnegans Wake"""", l'ultima e più ambiziosa opera di James Joyce, che unisce all'estrema e continua sperimentazione linguistica il tentativo di forzare da ogni lato i confini della forma romanzo, vede la luce nel 1939 dopo ben 17 anni di gestazione. """"Il libro - dichiara l'autore - è il sogno del vecchio Finn che, morto, giace disteso lungo il fiume Anna Liffey e osserva la storia dell'Irlanda e del mondo - passato e futuro - scorrergli attraverso la mente come rifiuti sul fiume della vita"""". Il racconto di un sogno, dunque, espresso in un linguaggio tanto intraducibile che ancora oggi non è stato possibile fornirne una traduzione integrale in italiano. Negli anni '60 quel poliedrico scrittore che era J. Rodolfo Wilcock, il """"poeta"""" Wilcock, plurilingue inventore come lo stesso Joyce, tenta di elaborare un condensato in italiano di quest'opera, una traduzione che risulta ridottissima ma completa, quasi riconducesse quella che lui intitola """"La veglia di Finnegan"""" alla perfezione della sua forma embrionale. Nella presente edizione, l'originale di Joyce fa da contrappunto alla versione di Wilcock. Questa è preceduta da un denso saggio di Samuel Beckett, scritto su richiesta dello stesso Joyce al fine di inquadrare la sua poliforme creazione. Chiudono il volume una serie di testi (finora inediti in volume) che Wilcock, nel corso degli anni, ha dedicato alla figura di Joyce. Prefazione di Edoardo Camurri."" -
L' indesiderabile. La falsa parola e altri scritti
Armand Robin, nato in Bretagna nel 1912 e morto a Parigi nel 1961, è una delle figure più eccentriche e incollocabili del '900 francese e non solo. Egli è stato poeta, giornalista/polemista, critico letterario, ma soprattutto traduttore da un numero impressionante di lingue (italiano, tedesco, russo, polacco, ebraico, arabo, cinese, ecc.). Durante la guerra si inventò il mestiere di stilare bollettini d'ascolto delle trasmissioni radiofoniche nelle varie lingue del mondo, specializzandosi nell'analisi della situazione politica internazionale; fece questo lavoro dapprima per il regime di Vichy, ma ben presto prese a stilarne copia anche per i partigiani francesi. Dopo la guerra, avversato dai comunisti per il suo feroce antistalinismo così come era stato pesantemente minacciato dalla Gestapo, aderisce alla Federazione anarchica e diventa collaboratore della rivista «Le libertaire». Muore a Parigi, nel 1961, dopo un arresto per un alterco in un locale, mentre è sotto custodia della polizia e in circostanze mai chiarite. In questo libro raccogliamo i suoi testi in prosa più importanti, dalla sua teoria del linguaggio a quella sociologi-co-politica, non trascurando quelli, potentissimi, di taglio più pamphlettistico. -
Qui non può trovarmi nessuno
La figura di Milena Jesenska (1896-1944), la destinataria delle famose lettere di Kafka, nonché sua traduttrice e suo amore incompiuto, è oramai nota anche grazie a delle fortunate biografie. Meno noti forse sono i suoi scritti (e le sue lettere), gli stessi che oggi presentiamo qui e che fanno della Jesenska una delle più vivide testimoni della vita e della cultura mitteleuropea tra le due guerre. Gli argomenti sono i più vari, dal costume, al cinema, all'arte e alla letteratura, per poi indirizzarsi - nella seconda sezione - in reportage di taglio più schiettamente politico, in concomitanza con la degenerazione della situazione nella giovane repubblica ceca che condurrà alla sua annessione da parte della Germania nazista. Sorprendono, dall'inizio alla fine, l'acume e l'efficacia dello stile, sempre in grado di mettere in luce il tragico, il comico e il grottesco dell'esistenza, mostrando sia un gran talento ironico sia, al contempo, inaudite doti di empatia. Nata a Praga in una famiglia benestante, partecipa sin da giovanissima alla bohème della capitale, per trasferirsi poco più che ventenne nella Vienna postbellica assieme al marito. Qui inizierà una felice carriera giornalistica, la quale ha però come controcanto una tormentata vicenda personale, che la porterà - complici un matrimonio fallito e una iniziale, poi sconfessata adesione al partito comunista - a una decennale dipendenza dalla morfina, dovuta ai postumi del travagliatissimo parto della sua unica figlia. E solo alla fine degli anni Trenta che la Jesenska ritorna a scrivere con la passione e l'intelligenza che contraddistinguono il suo personalissimo stile, partecipando nuovamente alla vita culturale del suo paese. Anche a causa di tale coinvolgimento sarà arrestata dai nazisti appena entrati a Praga e condotta al campo di Ravensbriick, dove morirà quattro anni più tardi. Tragedia del non tragico! L'inattitudine alla tragedia! Com'è tremendo, com'è doloroso, malinconico tutto questo! Gli uomini qui si sono rassegnati senza neppure saperlo, si sono rassegnati senza neppure lottare, con una naturalezza che spaventa. La maledizione dell'imperfezione, dell'incompiutezza, della mediocrità imitata grava qui su tutte le cose: sugli abiti, sul portamento della gente, sui mobili, sui posti a teatro, sulle vetrine. L'eterna schiavitù della promiscuità, l'eco di ogni lacrima e di ogni sospiro nella camera accanto piena anch'essa di gente, la tirannia di un destino che impone di osservare sempre con attenzione gli altri, perché qui ognuno è attore, spettatore e suggeritore al tempo stesso! Una qualsiasi evoluzione è impensabile, giacché è qui che finiscono le cattive imitazioni della vita e dell'arte, è per queste strade che si scrivono operette, farse d'infimo ordine e valzer sdolcinati atti a eccitare la sessualità miserevole e stremata di esseri che persino nel loro intimo non mancano mai di distinguere tra domenica e giorni feriali; [...] C'è dunque da stupirsi se questi uomini che col loro cervello e il loro cuore alimentano un mostruoso apparato, che per decenni non hanno mai vissuto né sentito in maniera personale e unica ma sempre e solo come massa, allineati l'uno accanto all'altro come merci in un magazzino con dentro... -
Stelle tardive. Versi e prosa. Testo russo a fronte
Chiunque si trovi a sfogliare le pagine di questo libro non potrà sottrarsi alla sensazione di maneggiare una sorta di potentissimo ordigno inesploso della letteratura russa del Novecento. Mentre infatti figure come Marina Cvetaeva, Anna Achmatova, Osip Mandei'stam hanno dispiegato appieno la loro fortuna in Occidente, e il figlio Andrej, regista cinematografico fra i più grandi dello scorso secolo, giungeva ad essere vincitore a Cannes, Arsenij Tarkovskij (Elisa-vetgrad, 1907-Mosca, 1989), scrittore cui il regime sovietico impedì di pubblicare opere proprie per più della metà della sua vita ma in seguito autore di raccolte poetiche sempre più fortunate nel suo paese, resta in Italia e in Europa un oggetto semisconosciuto. Già la censura staliniana, in ogni caso, aveva colto la grandezza di questo artista, giungendo a scrivere in un documento ad uso interno, all'atto di bloccare le sue prime pubblicazioni, le seguenti parole: «Poeta di grande talento,Tarkovskij appartiene a quel Pantheon Nero della poesia russa a cui appartengono anche Achmatova, Gumilév, Mandei'stam e l'emigrante Chodasevic, e perciò quanto più talento vi è in questi versi tanto più essi sono nocivi e pericolosi». Le poesie raccolte nel presente volume, unitamente alle prose di narrativa autobiografica e di meditazione sul senso del poetare che lo concludono, restituiscono un ritratto dinamico dell'autore attraverso tutte le fasi della sua produzione. E il risultato è sorprendente. Ad ogni pagina, anche aprendo a caso, si celebra l'incontro con qualcosa come un monile o una pietra preziosa. E questo non sarebbe stato possibile senza la mediazione (qui da intendere anche in senso quasi medianico) del curatore/traduttore Gario Zappi che - all'epoca di queste traduzioni poco più che ventenne - riesce nel miracolo di sublimare la nostalgia dell'originale in una lingua in cui si avverte la voce dei momenti migliori della letteratura italiana nel suo insieme.