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L' idea dell'India nell'Europa moderna (secoli XVII-XX)
Con ""L'idea dell'India nell'Europa moderna"""", Massimiliano Vaghi affronta il problema della formazione, nel Vecchio Continente, di un'idea - variamente condivisa - circa gli uomini, le civiltà e le istituzioni del subcontinente indiano, all'interno di un arco cronologico che dal XVII secolo giunge sino al principio del Novecento. Mediante un accorto utilizzo di fonti di diversa natura (dalle lettere e relazioni dei missionari cristiani, alle memorie di politici, militari e viaggiatori, sino alle opere di eruditi e di intellettuali), l'autore fornisce un quadro vivace dell'ambiente culturale europeo in cui sono nati da un lato la moderna indologia, e dall'altro una lunga serie di topoi e di preconcetti orientalistici che a lungo hanno caratterizzato l'idea che gli Europei hanno avuto dell'India."" -
Veglianti. Verso tre immagini di Jacques Derrida
Jacques Derrida, è cosa nota, viveva male il rapporto con l'immagine di sé: non si riconosceva nelle fotografie che lo ritraevano; tanto meno sottoscriveva la supposta somiglianza del ritratto fotografico o la sua verità, quand'anche fosse quella dell'autoritratto. D'altro canto, affermava: ""Non ho nulla contro la fotografia, al contrario, la fotografia mi interessa molto, e dirò di più: ciò che m'interessa è la fotografia di me."""" In questo saggio Ginette Michaud riflette, a partire da tre scene autofotobiografiche disposte, o meglio rifratte alla maniera di un trittico, su questo paradosso. E nell'interrogare il rapporto complesso tra Derrida e la sua propria immagine, l'autrice si concentra sugli affetti secreti dall'immagine, su ciò che accade rfimmagine. Tra testimonianza, memoria e visione, questa lettura ruota attorno a una sola e unica domanda, al contempo ingenua e insondabile: si può amare un'immagine, la propria immagine?"" -
Impianti. Tecnica e scelta di vita
La tesi centrale di questo libro - che la natura non sia pensabile, forse neanche visibile, se non in un movimento di rinvio all'opera della tecnica suona provocatoria in un tempo come il nostro, che soffre un rapporto di conflittualità a volte senza uscita fra il naturale e l'artificiale. Impianti ritraduce, volgendola al plurale, una nozione chiave del discorso heideggeriano sull'essenza della tecnica: quella di Gestell. Il volume scava criticamente in questa nozione per marcare una dipendenza strutturale che la physis dei greci manifesterebbe, nei confronti della techne, a partire da un legame ancora più radicale e originario fra l'artificiale ""tecnico"""" e il mantenersi della vita in quanto vita umana. Nella natura umana - è qui il punto decisivo - c'è una segreta discontinuità fra natura e vita. Ed è proprio questa discontinuità, la cui traccia affiora nello sviluppo della metafora del """"cuore"""" in Pascal, Kant, Hegel, a evocare la funzione della tecnica."" -
C'era una volta... un Re! Intorno alla mente. Tra neuroscienze, filosofia, arte e letteratura
I nomi del disagio psichico e della follia, qualche esempio delle loro rappresentazioni nella letteratura e nell'arte, la mente vista da discipline contigue alla psichiatria e alla psicopatologia, come la neuropsicologia, la neurofilosofia e le neuroscienze, il pensiero e il linguaggio nella loro storia evolutiva e nella loro ontogenesi: questi i temi trattati. Il titolo è però riferito a un ulteriore argomento: all'Io, descritto nel suo significato in vari ambiti, come elemento centrale nella storia e nella cultura dell'umanità. La sua crisi, è stata ed è uno degli aspetti che maggiormente hanno caratterizzato l'evoluzione della cultura occidentale a partire dalla fine del XIX secolo. ""C'era una volta ...un re!"""" è il completamento di una serie di riflessioni sulla mente, dapprima però più sul suo significato ontologico e su aspetti clinici che lo psichiatra varesino già aveva presentato in un saggio precedente: """"Alla ricerca dell'isola che non c'è"""". Prefazione di Simone Vener."" -
Robert Nisbet e il conservatorismo sociale
Sociologo, storico della cultura, docente nei più prestigiosi atenei americani, Robert A. Nisbet è stato anche uno degli esponenti più influenti del conservatorismo del Novecento. Sulla scia di Burke e Tocqueville, ha sostenuto, in polemica con lo statalismo, l'individualismo e il liberalismo, l'importanza del pluralismo, dell'autorità politica, della comunità e della tradizione. Il volume costituisce una chiara e agile introduzione al pensiero politico di Nisbet, di cui ripercorre le tappe e i testi fondamentali, e illustra i caratteri propri del suo conservatorismo sociale, che egli ha voluto libero dall'estetismo religioso, dal nostalgismo, dal passatismo ad ogni costo e capace di affrontare la complessità del presente. -
Volti della memoria
Sono raccolti in questo volume i risultati di una Ricerca di Ateneo dell'Università degli studi di Roma ""La Sapienza"""" incentrata sul rapporto tra memoria e testimonianza nella riflessione filosofica e artistica. Ne emerge la connessione tra la memoria, dimensione originaria e fondante del nostro pensiero, e l'oblio, limite interno di ogni nostra rammemorazione, ma anche condizione che la rende possibile. Non solo: nella sua valenza etica ed estetica, la memoria implica quella nozione di testimonianza che definisce il tentativo - sempre coraggioso, a volte doloroso - di rammemorare l'""""immemoriale"""", qualcosa che non può essere né totalmente ricordato né totalmente dimenticato. Nati da un lavoro seminariale che per diversi anni ha coinvolto studiosi di discipline differenti (filosofi, storici dell'arte, antropologi, archeologi e architetti), i saggi sono divisi in quattro sezioni: 1) Prospettive teorico-filosofiche: dai classici alle neuroscienze; 2) Ripensare la memoria nell'arte moderna; 3) Monumento, identità, memoria; 4) Memoria, oblio, testimonianza."" -
Liala, dal romanzo al fotoromanzo. Le scelte linguistiche, lo stile, i temi
Oltre alla fluviale produzione romanzesca e all'attività giornalistica in senso lato, Liala non tralasciò di cimentarsi con il fotoromanzo. Lo fece nei primissimi anni Cinquanta e, preferendovi la misura distesa del romanzo, quasi tappandosi il naso. ""Quale concentrato di idiozia ci vuole per amare quella roba! Non si può fare una bella frase, né una pagina gentile, né una descrizione intelligente. Mi pare di essere monca facendo fumetti: e anche acefala"""", si sfogava ad esempio scrivendo ad Arnoldo Mondadori. Dopo un capitolo iniziale dedicato a Liala - alla sua biografia, alla produzione letteraria e ai temi continuamente, spudoratamente riproposti -, questo libro si incentra sui fotoromanzi della regina italiana del rosa in una prospettiva linguistico-stilistica e tematica. Nonostante che i fotoromanzi studiati rechino in bella evidenza la firma di Liala, la maternità di alcuni di loro appare dubbia o quantomeno ridimensionabile, per via di certa disomogeneità nell'opzione tematica e soprattutto nel trattamento linguistico dei soggetti: come viene mostrato, Liala presenta delle specificità che la rendono inconfondibile. Chiude il volume una più ravvicinata caratterizzazione linguistica dei fotoromanzi in oggetto, articolata secondo i livelli del lettering, della fonetica, della morfologia, del lessico, della sintassi e della retorica."" -
La possibilità di cambiare. Azioni umane e libertà morali
Se vogliamo scoprire che cosa sia un'azione dal punto di vista biologico, dobbiamo interrogarci sul processo di trasformazione dell'informazione visiva, relativa ad un oggetto/soggetto, negli atti motori necessari per interagire con esso. Ma che rapporto sussiste tra le azioni, analizzate da un punto di vista biologico, e le azioni come entità filosofiche decisive per lo sviluppo culturale dell'umano? Da tempo alcune questioni filosofiche riguardo la libertà d'azione sembrano essere inficiate dai progressi della ricerca scientifica in ambito neurologico. Tali questioni, che minano dalle fondamenta il concetto di ""libero arbitrio"""", sembrano sorgere dalla confusione tra questi due modi di discutere delle azioni. Tanto da un punto di vista scientifico, che da un punto di vista filosofico, la ricerca in teoria dell'azione sembra trovare un beneficio consistente entro un modello in grado di far interagire dimensione biologica e culturale dell'agire chiarendo l'indispensabilità del concetto di libera volontà e dei benefici, teorici e pratici, che etica e metaetica possono trarre dalla """"possibilità di cambiare""""."" -
Outis! Rivista di filosofia (post)europea (2012). Ediz. italiana e francese. Vol. 2: Dov'è Osama Bin Laden? Lo spettro del nemico.
La morte di Osama Bin Laden. il 2 maggio 2011, vittima in Pakistan di un agguato da parte di corpi speciali dei marines americani, segna un punto di non ritorno per il destino delle democrazie occidentali: il crimine diventa giustizia, il nemico è hors de l'humanité. Osama rappresenta però soltanto il caso più vivido della realizzazione di una giustizia divina democratica: la Kill list che ogni settimana il Presidente degli Stati Uniti consulta, per stabilire quale sospetto terrorista deve essere eliminato, con una sentenza inappellabile di vita o di morte, rivela che la sorte di Osama riguarda potenzialmente tutti. Chiunque può diventare il corpo spettrale del nemico. Il secondo numero di ""Outis!"""" interroga il senso della fine di Osama Bin Laden. Una fine, in realtà, senza fine: la sparizione del suo corpo serve a tenerne in piedi il fantasma. La comparsa pubblica di Osama. con 11 settembre, non era l'apparizione del fantasma del nemico che l'Occidente cercava dopo il crollo del comunismo di Stato tra il 1989-91? Osama è sempre stato uno spettro. La sua generazione, rende """"infinita"""" la guerra; senza limiti la democrazia: legale l'illegalità planetaria; ragionevole la giustizia del più forte. Rappresenta l'occasione di incarnare il dominio dell'incertezza che governa un pianeta ingovernabile e per questa ragione, almeno per alcuni, terrorizzante. La guerra al terrore, in fondo, non è altro che una guerra contro tutto ciò che non conosciamo. Contro il nulla. Contro la chance di dire no."" -
Identità in dialogo. La liberté des mers
Il C.I.R.B. (Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica), cui aderiscono tutte le università napoletane, è un organismo di ricerca nel quale - con metodo rigorosamente scientifico, grazie al concorso di qualificati cultori delle varie discipline interessate e in un clima di costante e costruttivo dialogo con i rappresentanti delle diverse posizioni culturali - è possibile delineare le trame di una serena e ponderata riflessione comune su tematiche che coinvolgono l'identità stessa della persona umana e il destino delle generazioni future. -
A testa in giù. Per un'ontologia della vita in comune
"A testa in giù. Per un'ontologia della vita in comune"""" ci offre un breve e serrato percorso filosofico. """"La scienza - scrive René Schérer nella sua prefazione - vi costeggia il mito in una genesi del senso entro cui si profilano le primizie di un'Estetica generale"""". Al di là del sapere di una scena governata dal potere stabilizzante dei suoi punti di vista, Jean Soldini avvista il quantum di energia strutturante e destrutturante che è l'uomo potentia della persona. L'uomo con le sue risonanze entro complessi di sonorità generate da una moltitudine di enti, di corpi che non cessano di divenire ciò che sono in virtù di un conatus, di una forza orientante che è già interezza della forma e che, simultaneamente, è tendenza alla forma a partire da se stessa. Il saper essere uomo non deve comportare solo il saper fare una persona col suo pensiero determinante, individuante, ma anche il saper riattingere all'uomo anonimo come le nuvole, le montagne, i mari, gli animali, ripensando a una bella espressione di Jean Arp. Ragione a-personale e personale, indeterminatezza pensante e ragione determinante, individuante. Ci vogliono entrambe per deviare da una fisicità anestetizzata, interamente contratta nell'immediatezza mercantile tardocapitalista col suo edonismo indispensabile alla sopportazione di una vita comune." -
Il farsi della scrittura
In questo libro, la scrittura viene mostrata in movimento, nell'atto del suo farsi. I testi della prima parte riguardano opere narrative di Maurice Blanchot, Claude Simon e Pascal Quignard. Più imprevista è la presenza, nella stessa sezione, di uno studio su Roland Barthes, del quale però si prende in esame il progetto di scrivere un romanzo. La seconda parte del volume è incentrata invece sul rapporto fra letteratura e filosofia, ed assume come punti di riferimento ancora Blanchot (considerato stavolta per le sue opere teoriche) e Jacques Derrida. Vediamo quest'ultimo nelle vesti di lettore di due grandi autori novecenteschi, Joyce e Artaud, ma anche impegnato a sognare un'opera sul tema della circoncisione. Non è un caso se, in vari saggi del volume, l'attenzione viene rivolta, oltre che alle opere compiute, al processo stesso dello scrivere, inteso nella sua materialità grafica e nelle correzioni e ripensamenti a cui dà luogo. La scrittura, infatti, tende di per sé a non raggiungere mai totalmente il proprio scopo, configurandosi come una ricerca illimitata, che mira sempre a qualcosa di più rispetto a quanto le è dato di conseguire. -
Dietro le orme dei poeti. Immaginazione verità scelta
Nei momenti storici di stravolte incertezze, ai confini in cui le cose si ribaltano, sono spesso i poeti più sapienti e gli intellettuali più visionari quelli capaci, nella ricerca dell'inaudito, di fare il punto e indicare la direzione facendosi paladini di una tensione all'assoluto della conoscenza e della verità impregnata di valenze etico-politiche. Hegel e Dante, Heidegger e Hölderlin, Derrida e Celan, Waldenfels e Pasolini, per far riferimento solo ad alcuni degli autori in questione, dimostrano in fondo che mythos, episteme e praxis non solo convivono, ma si alimentano reciprocamente: non si tratta infatti banalmente di costruire un'opera che sia scientificamente all'altezza del sapere e nemmeno di porre semplicemente il proprio talento e le proprie conoscenze al servizio di un progetto etico-politico ragionevole piuttosto che scellerato, non si vuole intrattenere o istruire ammonendo ad essere migliori, è piuttosto in gioco la rappresentazione di quell'impossibile che è la totalità di un'epoca nell'assolutezza della sua verità, epoca che così si mette di fronte alle sue scelte. La memoria madre delle Muse, la cognizione attenta nell'osservare e la profezia che già costruisce il futuro si intrecciano allora in un'allucinazione che dice la verità per amore di giustizia. -
Kafka a Milano. Le città, la testimonianza, la legge
Il volume raccoglie interventi su Kafka, o connessi al mondo kafkiano. Riguardano ""Il Processo"""" (testimonianza, legge, colpa, situazioni estreme), racconti quali """"Il messaggio dell'imperatore"""" (malattia della tradizione e tramonto del narrare), """"Giuseppina la cantante"""" (eclissi del canto), """"La """"verità intorno a Sancio Pancia"""" (liberarsi di Don Chisciotte?), il brano sul """"negativo del mio tempo"""", temi quali l'iconoclastia, la citazione, la speranza, la deformazione, l'oblio, lo studio. Ampio spazio è dato alle letture di Kafka di George Steiner e, nel contesto milanese, di allievi di Banfi quali Remo Cantoni ed Enzo Paci. A far da cerniera è il tema della città, articolato su più piani. Nel panorama delle città che Kafka incontrò ovviamente di gran lunga preminente è la sua città, Praga; ma tra le città che Kafka visitò un rilievo particolare assume Milano, la città italiana che Kafka meglio conobbe; non pochi, e pour cause, ipotizzano che il penultimo capitolo del """"Processo"""" sia ambientato nell'interno del duomo di Milano. Milano fu anche la prima città in Italia che gli dedicò un'attenzione non trascurabile."" -
Xenofobia, sicurezza, resistenze. L'ordine pubblico in una città «rossa». Il caso Pisa
Il presente volume analizza il processo di costruzione di politiche sicuritarie legate ai fenomeni di migrazione e di marginalità sociale nel contesto urbano e il ruolo svolto da comitati civici, associazioni e centri sociali nell'affermazione o decostruzione di queste stesse politiche. Si evidenzia come la lotta per contrastare o affermare l'idea forza del sicuritarismo, sia un conflitto sociale e politico di primaria importanza destinato a procrastinarsi nel tempo e a caratterizzare particolarmente lo spazio urbano contemporaneo, costituendo un aspetto ineludibile di qualsiasi riflessione teorica sull'odierna azione collettiva urbana. Per questo l'autore ha ritenuto fondamentale far emergere in termini foucaultiani le pratiche discorsive e le relazioni di potere presenti in una città emblematica come Pisa, dove, accanto ad una persistente retorica solidaristica tipica della subcultura rossa toscana, è andata crescendo negli ultimi anni una politica della stigmatizzazione e della discriminazione nei confronti dei migranti poveri e - come direbbe Sayad - ""non sottomessi e non ubbidienti"""". In una città storicamente considerata luogo di conflitto e di mutamento si scontrano frame dominanti, promossi soprattutto da comitati securitari e da attori sociali strutturati, e codici simbolici alternativi, sostenuti in particolare dalle aree subculturali e dai movimenti sociali antirazzisti e solidaristici. Prefazione di Salvatore Palidda, postfazione di Pietro Saitta."" -
Il serpente nel Big Bang
Come erano i serpenti prima che la punizione divina si abbattesse su di loro trasformandoli geneticamente in esseri striscianti? La costola di Adamo da cui nacque Eva era il prototipo di una cellula staminale? Sono alcune delle domande cui ""Il serpente nel Big Bang"""" cerca di rispondere. Fuori da ogni teoria creazionista il testo mette in luce alcuni difficili rapporti e percorsi di pensiero fra Scienza e Fede. A ricercare le cause della vita ma anche le cause di una delle domande che da sempre assilla gli uomini di polvere, perché la morte? Il concetto d'immortalità da ritrovare e perseguire come una nuova energia per rivoluzionare i poteri che della morte abusano per edificarci sistemi di pensiero, di fede e di coercizione. """"Uomini di polvere o uomini di particelle?"""""" -
Hume e la bioetica
In bioetica ci si imbatte spesso nel problema del cognitivismo e del non cognitivismo e quindi nella legge di Hume. Che cosa implica per la bioetica conoscere la filosofia di David Hume? Ancora oggi molte figure di etica, anche in bioetica, sono collegate al pensiero di Hume, a cominciare dall'utilitarismo. In questo saggio si prendono in considerazione alcuni temi di fondo della filosofia di Hume per cercare di dare fondamento alle figure morali, che si rifanno alla tradizione humeana. Viene così compiuto un breve excursus, che, passando attraverso un particolare modello di scienza dell'uomo, attraverso i concetti di ""impressione"""" e di """"idea"""", nonché attraverso le condizioni del rapporto causale, l'uniformità della natura come postulato e la conoscenza, arriva a far dire che la ragione è e deve essere schiava delle passioni, non dando alla ragione alcun risalto. Venendo meno il logos ordinante, si ha la necessità di trovare un qualche """"cemento"""" dell'universo, che Hume ha individuato nei principi di associazione, che si possono ritenere il cemento più duttile per tenere insieme e unito il mondo. Essi sono come un nostro schema mentale, reti, simili alle leggi newtoniane, ma più flessibili, quasi convenzioni evolutive, applicabili al mondo esterno, ai nostri pensieri, ai rapporti tra noi e gli altri, che ci consentono di scorgere l'uniformità del mondo, senza dover attingere ad un fondamento, né materiale né spirituale."" -
Inoperosità. Heidegger nel dibattito francese contemporaneo
Nel panorama filosofico francese, ed in particolare all'interno del filone decostruzionista, si è registrata nella seconda metà del secolo scorso una complessiva rivalutazione dell'opera di Martin Heidegger precedente alla cosiddetta Kehre. Seguendo il percorso interpretativo di filosofi come Jean-Luc Nancy e Jacques Derrida, emerge come l'autore di Essere e tempo possa essere recuperato in funzione di un nuovo pensiero del soggetto e della comunità, da far emergere forzando la prima filosofia heideggeriana fino alle sue conseguenze implicite ed inespresse. La categoria di ""inoperosità"""", di radice teologica e centrale nella costellazione filosofica postmoderna, risulta decisiva in questo contesto. Assunta come doppia chiave ermeneutica, tale categoria fa luce non solo sul valore della filosofia heideggeriana degli anni '20, ma anche sulle sue successive compromissioni con il totalitarismo e la metafisica, producendo un contemporaneo rovesciamento del concetto di comunità dall'essere-con alla comunità di destino."" -
Ordo e connexio. Spinozismo e scienze sociali
Frutto del contributo di un gruppo internazionale di specialisti, il volume s'interroga sul ruolo del pensiero di Spinoza nella storia e nella teoria delle scienze sociali. Se le scienze sociali si collocano all'interno di una specifica forma di riflessività tipica dei moderni e contemporaneamente offrono un modo attraverso cui trasformare e ridiscutere i fondamenti della loro politica, la scienza spinoziana degli affetti e delle passioni rappresenta allo stesso tempo una chance e una provocazione per questo tipo di sapere. Una chance, nella misura in cui la filosofia di Spinoza può fornire un fondamentale laboratorio teorico per chi s'interroga sul significato di concetti come: norma, rito, relazione, istituzione, collettività, individuo, decisione. Una provocazione, perché una scienza sociale spinoziana sovvertirebbe inevitabilmente alcune delle dicotomie fondamentali del ""progetto"""" delle scienze sociali, come: natura/cultura, individuo/massa, ragione/immaginazione, libertà/necessità. È quindi il legame tra riflessività e politica a essere così risemantizzato, suggerendo che tanto l'insieme delle conoscenze con cui i moderni hanno costituito una scienza di loro stessi, quanto le modalità tramite cui si sono organizzati collettivamente, possano essere ritenute espressione della necessità moderna di connettere la potenza di ciascuno in un ordine cognitivo e politico comune."" -
Frigorifero del Friuli. Contributi per il progetto della nuova sede del museo friulano di storia naturale e della scienza. Ediz. italiana e inglese
In questa pubblicazione vengono raccolti i principali risultati dell'attività didattica e di ricerca svolta negli ultimi anni dall'Università degli Studi di Udine sul sito dell'ex Frigorifero di Udine e del vicino ex macello, indirizzata principalmente all'elaborazione di proposte per la nuova sede del Museo Friulano di Storia Naturale e della Scienza. I contributi approfondiscono la storia e le caratteristiche edilizie del sito dell'ex Frigorifero nel suo contesto urbano, oltre alle specifiche problematiche funzionali ed espositive del Museo friulano che, fondato nel 1866, custodisce un notevole patrimonio scientifico-naturalistico che gli ha consentito di diventare uno dei più importanti musei di Scienze Naturali d'Italia. Gli studi effettuati, unitamente alle esperienze didattiche maturate nell'ambito dei corsi di laurea in Architettura, intendono proporre gli orientamenti che sarebbe auspicabile seguire nella progettazione del Museo e testimoniare al contempo gli interessanti risultati progettuali raggiunti nei laboratori didattici.