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Il moderno e la crepa. Dialogo con Mario Missiroli
Gli spettacoli di Mario Missiroli si sono sempre contraddistinti per la forza dissacrante e innovativa, la profondità di pensiero e lo spirito critico. Vivo è, infatti, in Missiroli l'intento di creare delle crepe nella cultura dominate, è sempre presente il desiderio di destabilizzare e urtare, senza per questo risultare mai elitario e fine a se stesso: nei suoi spettacoli infatti la forza dissacrante si coniuga con la riflessione, la provocazione con la funzione sociale. Il regista lombardo si insedia nel sistema dello spettacolo per promuovere il pensiero moderno, e per far deflagrare così, al suo interno, le concezioni e le consuetudini rassicuranti e vigenti. Su questa prassi e visione dell'arte si discute nei sette incontri avuti con il regista lombardo: riprendendo e dialogando su alcuni dei suoi più celebri spettacoli si conduce un viaggio lungo lo sviluppo della cultura moderna nelle sue differenti espressioni artistiche: dal teatro al cinema, dalla letteratura all'arte figurativa, si tracciano le tappe più rilevanti di un'idea dell'arte che trova il suo punto di approdo nelle riflessioni di Brecht, autore con il quale Missiroli condivide principalmente l'intento di innovare, rinnovare e far riflettere, senza produrre strappi e rotture ma durature e decise crepe. -
Fuori luogo. L'esorbitante nella riproduzione dell'identico
Fuori luogo è la singolarità di ciascuno, il proprio sé irriducibile all'io, all'individuo, all'identità, e inevitabilmente coinvolto nel rapporto con altri e, in questo senso, unico, incomparabile, irriducibilmente altro. Utopia rispetto al ruolo, alla posizione, alla funzione, alla comunità, all'appartenenza, all'identità. Fuori luogo è trovarsi esposto, senza riparo, senza protezioni, senza giustificazioni, senza scappatoie, senza alibi. La singolarità non indifferente all'altro è l'esorbitante nella riproduzione dell'identico, condizione della riproduzione di questa forma sociale che si impone come mondiale, globale. Fuori luogo è fuori genere, fuori appartenenza, e di conseguenza destituzione del soggetto. È l'uscita dal ruolo di soggetto, dagli agglomerati di soggetti, dalle comunità, dai popoli. Fuori luogo è fuori dai luoghi del discorso, dalla definizione, dallo stereotipo, fuori nome, fuori dalla predicazione dell'essere, dalla pretesa di chiudere con l'altro. È ritorno alla parola che ascolta, che non toglie tempo all'altro, è andare incontro all'altro. -
L' esperienza del verbum in corde. Ovvero dell'ineffettività dell'ermeneutica
Questo studio prende le mosse dal paragrafo ""Linguaggio e verbum di Verità e Metodo"""", nel quale Gadamer tratta della nozione di verbo interiore. Con la maggior parte degli interpreti è condivisa l'ipotesi secondo cui la riabilitazione di ciò che Agostino chiama """"verbo nel cuore (verbum in corde)"""" è un punto di vista privilegiato per mettere alla prova l'effettività della tradizione dell'ermeneutica ontologica e veritativa. Tuttavia, contrariamente a buona parte di essi, è avanzata la tesi, per certi aspetti provocatoria, secondo cui tale riabilitazione finisce per mostrare non tanto le potenzialità quanto i limiti di questa tradizione. La dimostrazione si muove lungo un'originale decostruzione e ricostruzione della storia del concetto accanto a un'indagine sulla sua presenza, oltre che in Gadamer, anche in Heidegger e Ricoeur. Nelle conclusioni, che prospettano ulteriori ricerche, è suggerito per quale motivo quella dell'ineffettività dell'ermeneutica non sia da intendersi solamente come una tesi negativa."" -
La filosofia futura (2013). Vol. 1: Discussioni su verità e contraddizione.
In questo numero contributi di: Giorgio Brianese, Nicoletta Cusano, Massimo Donà, Giulio Goggi, Leonardo Messinese, Emanuele Severino, Davide Spanio, Luca Taddio, Luigi Vero Tarca, Ines Testoni, Vincenzo Vitiello. -
Lanx satura. Asterischi filosofici su soggetti, temi ed eventi dell'esistenza
I temi affrontati in queste pagine danno il senso di una lanx satura che, nel senso originario del termine, indicava primizie alimentari varie, disparate, tutte presenti nello stesso piatto, ma tutte con un loro ""sapore"""" specifico e dedicate agli Dei. Questo volume è ripresa e consuntivo di una riflessione su tematiche apparentemente diverse, ma sostanzialmente legate dall'esigenza di una comprensione dei modelli di esistenza e della riflessione che si è fatta sulle sue fenomenologie. V'è, naturalmente, il tentativo di esplicitare un filo rosso sotteso a ciò che è stato lavoro di lettura e di spiegazione di una condizione umana sottoposta a tsunami sociali e culturali che rendono difficile mantenere l'orientamento. Se la filosofia non è diventata fossa e sepolcro del pensiero, il suo compito è quello di reperire il senso delle cose e dei vissuti, in tutte le forme nelle quali l'uomo lo presenta. Quelle ricerche della filosofia possono rimanere """"sentieri interrotti"""", di cui scriveva Heidegger, ma ripercorrere anche quei sentieri accresce il nostro sapere, non come acquisizione di nuove verità, ma come strumento che ci orienta e ci guida in questo cammino di cui non conosciamo la meta."" -
La misura dell'umano. Ontoteologia e differenza in Jean-Luc Marion
La misura dell'umano e, conseguentemente, la dismisura del divino s'impongono in questo lavoro come i termini attraverso i quali ripercorrere la filosofia di J.-L. Marion quale è esposta in alcuni suoi primi scritti come ""L'idolo e la distanza e Dio senza essere"""". In essi il filosofo francese indaga la questione della fine della metafisica attraverso il problema della morte di Dio e dell'ontologia heideggeriana, nel segno della possibilità di un discorso su Dio in grado di emanciparlo tanto dai limiti ristretti del pensiero metafisico e dell'ontoteologia che lo riducono inevitabilmente a un """"Dio"""", circoscritto da quelle virgolette che sono la cifra visibile nel corpo del testo scritto della misura dell'umano, quanto da quelli inediti di una differenza ontologica che si manifesta come un altro nuovo e inatteso ostacolo per la rivelazione. Unica via possibile sarà un pensiero del dono come messa fuori gioco della differenza stessa, conquistato attraverso un serrato confronto con E. Lévinas e J. Derrida."" -
Le metamorfosi del diritto. Studi in memoria di Alfonso Catania
Il volume raccoglie gli atti del Convegno ""Le metamorfosi del diritto"""" (Salerno, 19 e 20 aprile 2012) dedicato alla memoria di Alfonso Catania, fondatore del Laboratorio Hans Kelsen e animatore instancabile della scuola salernitana di filosofia del diritto. Il percorso della ricerca di Catania è stato quello di un giuspositivista critico, consapevole dell'esistenza di nessi fortissimi tra diritto e politica, tra normatività e azione sociale dei consociati, in un'epoca in cui fenomeni ed eventi di rilevanza globale hanno sottoposto il diritto a forti sollecitazioni e prodotto conseguenti ripensamenti. A partire dal contributo, originale e ppassionate, che Catania ha fornito alla riflessione filosofico-giuridica degli ultimi quarant'anni, gli studiosi intervenuti al convegno hanno indagato - da differenti prospettive - temi cruciali del suo pensiero: il circuito decisione-norma-riconoscimento, la dimensione giuridica e politica dell'obbligatorietà e dell'obbedienza, i diritti nell'epoca della loro crisi."" -
L' estasi della scrittura. «Emily L.» di Margerite Duras
"Emily L."""" è uno degli ultimi romanzi di Marguerite Duras. Pubblicato nel 1987 intreccia la vicenda di due donne: quella di una scrittrice anziana che vive un amore tormentato con un uomo molto più giovane di lei, quella di una poetessa a cui il marito ha distrutto per gelosia la sua poesia più importante. Si tratta di un romanzo scritto in due tempi, Duras stessa rivelerà di aver inserito la vicenda della poetessa solo in un secondo momento e quando già il romanzo era terminato. Il testo è esito dunque di un decoupage, di cui non si sospetterebbe l'artificio se la sua autrice non lo avesse confessato. Si dipana infatti attraverso una vertiginosa mise en abyme, dispiegata attraverso un gioco di rimandi speculari che tendono a confondere e disorientare la lettura. Rappresenta insomma un oggetto di studio complesso che tende a sfidare le possibilità stessa di analisi non solo semiotiche ma anche critico-letterarie. Il romanzo appartiene alla fase ultima della produzione letteraria di Duras ed è stato accusato di risentire della decadenza intellettuale e fisica della sua autrice... Eppure proprio in questo limite risiede anche la sua segreta risorsa. Intessuto su un dialogo tra la narratrice e il suo interlocutore, l'uomo di cui lei è innamorata, questo sofferto racconto traduce e trasferisce nella e attraverso la scrittura, il vissuto e la vicenda autobiografica di Duras con Yann Andrea, giovane scrittore che condividerà con lei l'ultimo periodo della sua vita." -
Alchimia del segno. Rousseau e le metamorfosi del soggetto moderno
Nello scenario della cultura contemporanea l'""inquiétante étrangeté"""" della scrittura di Jean-Jacques Rousseau rimane ancora un problema. Cifra e traccia della complessità reale della soggettività moderna, la scrittura rousseauiana, pur nelle sue irresolubili antinomie filosofico-politiche e nella sua prorompente e vibrante tensione autobiografica, ontologica ed etica, si pone progettualmente come destinata a oltrepassare l'ostacolo tra verità, apparenza e menzogna e fra teoria, filosofia e letteratura, dimostrando, nel suo stesso farsi, quanto sia complesso l'intreccio di filosofia, politica e vita con i modi della loro espressione. Eccentrico, rispetto ai percorsi segnati dalle mappe del sapere filosofico classico, l'itinerario della scrittura di Rousseau si insinua negli interstizi del reale, nelle pieghe dell'immaginario, nelle metafore vissute, nella semantica dei tempi storici e politici, nei campi di un sapere-pensare post-cartesiano. C'è un Rousseau errante che, a causa delle sue vicende personali, biografiche, viaggia alla ricerca delle condizioni più favorevoli per vivere la propria individuale esistenza. Nella dimensione errante non si iscrive soltanto la personale esperienza di Jean-Jacques, ma prende corpo, nel labirinto della scrittura, il viaggio """"pericoloso"""", solitario e immaginario della riflessione che pervade l'intera sua oeuvre. C'è, infine, il viaggio che, dopo Rousseau, è stato fatto compiere al suo pensiero attraverso una continua riappropriazione e riscrittura..."" -
Dopo la semiosfera. Con saggi inediti di Jurij M. Lotman
L'Italia è stato uno dei Paesi ad accogliere con più anticipo e attenzione l'eredità della Scuola semiotica di Mosca-Tartu e, in particolare, del suo padre fondatore Jurij M. Lotman. L'impostazione lotmaniana si profila oggi un campo di studi in progress, che lascia trasparire incoraggianti prospettive d'indagine per gli studi culturali ma che necessita ancora di una profonda riflessione sulla sua ultima parabola intellettuale, la fase teorica meno conosciuta, per la quale si propone al lettore italiano la traduzione di cinque saggi inediti. A vent'anni dalla sua morte, possiamo dunque accingerci a rileggere e in certo modo riscoprire quello che l'insigne maestro ancora ci vuol dire, cercando di attualizzare il suo pensiero esplosivo e disarticolante all'oggi: si presenta qui il lascito di Lotman, con le sue potenzialità in nuce, ovvero la cosiddetta semiotica della cultura alla luce del pensiero complesso. -
Dalla metafisica all'antropologia
I saggi che compongono ""Dalla metafisica all'antropologia"""" articolano e sviluppano il nucleo tematico principale della riflessione di Ernst Tugendhat in questi ultimi anni: la descrizione delle esperienze e delle azioni specificamente umane a partire dal fatto che l'umano è quel vivente segnato in modo radicale dal linguaggio proposizionale. Termini singolari, deissi, possibilità di esprimersi e di riflettere a partire da enunciati assertori o imperativi, diventano, in questi saggi, gli strumenti per comprendere la peculiarità del modo in cui l'essere umano esperisce se stesso, la propria esistenza temporale, i suoi desideri. Particolare attenzione viene dedicata a tre costellazioni tematiche da sempre centrali nella riflessione di Tugendhat: l'esperienza morale, l'esperienza mistica e l'esperienza religiosa."" -
La bocca immagina. I poteri della traduzione artistica
La traduzione dell'opera letteraria dà avvio in ""La bocca immagina"""" a uno svolgimento teorico originale, il cui margine elusivo è accostato in un linguaggio specifico ed evocatore; la riflessione si snoda nelle anse della discussione sugli sviluppi storici e contemporanei della disciplina, da un'inedita angolatura estetico-fenomenologica: dalle radici premoderne della fedeltà ai retaggi dell'epoca Romantica, l'inquadramento diacronico delle tematiche ne esplicita gli assunti nelle teorizzazioni recenti, di cui è tracciato anche un primo bilancio. In un'essenziale legittimazione della traduzione artistica, a fondamento di quest'ultima è per la prima volta davvero analizzata e posta la mediazione dell'immagine - con un ribaltamento dell'ottica che tradizionalmente prescrive doveri al traduttore, si scoprono così anche i suoi """"poteri"""" o """"facoltà"""" spirituali che realmente ne delimitano l'atto."" -
Le pietre sono parole. Architetture dei luoghi oltre le frontiere della diversità: Mostar, Neretva, Spalato e Costa Dalmata. Ediz. italiana e inglese
Presentazione di Attilio Petruccioli, Mauro Bertagnin. Saggi di Mauro Bertagnin, Federica Cecconi, Alice Covatta, Désirée De Antoni, Elena Feruglio, Bruno Maran, Calogero Montalbano, Giulia Annalinda Neglia, Attilio Petruccioli, Giuseppe Francesco Rociola, Claudio Rubini. -
Il doppio volto della comunicazione. Normatività, dominio e critica nell'opera di Jürgen Habermas
Com'è possibile la critica sociale? In che modo e perché si giunge a riconoscere come problematica e a cercare di trasformare una certa trama di norme, idee e abitudini che regolano il nostro agire? Seguendo la lezione principale del paradigma filosofico, sociologico e teorico-politico di Ju?rgen Habermas, la risposta va cercata in quei rapporti comunicativi tra esseri umani che formano l'infrastruttura normativa della società e allo stesso tempo offrono le risorse teoriche e pratiche per metterla in discussione. Ma questo è solo uno dei due ""volti"""" della comunicazione: ribaltando l'impostazione habermasiana, bisogna in secondo luogo mostrare come l'oggetto della prassi critica, il """"dominio"""", si costituisce e si articola a sua volta in rapporti comunicativi."" -
Pensare l'Europa
Questo libro è l'esito dei lavori svolti dal Laboratorio Politico della Fondazione Francesco Fabbri, coordinato da Roberto Masiero e Luca Taddio all'interno degli eventi del Festival Comodamente 2012 a Vittorio Veneto. La domanda era: è l'Europa un bene comune? Nel pubblicare i testi che i partecipanti hanno elaborato dopo il Festival si è ritenuto utile riportare il dibattito tra Etienne Balibar e Sandro Mezzadra pubblicato nel mese di Maggio 2012 dal quotidiano II Manifesto. -
Outis! Rivista di filosofia (post)europea (2014). Ediz. italiana e francese. Vol. 4: Deconstructing democracy.
Nel quarto numero di ""Outis!"""" si concepisce un'analitica della democrazia contemporanea ostile alle correnti dominanti della filosofia politica. Non ci si domanda, in particolare, che cosa sia un vero regime democratico, quali siano le norme della cultura democratica, a quali valori si riferiscano gli usi della democrazia, cosa sia la via democratica, quali siano le istituzioni che le sono proprie. Piuttosto, si affronta una questione totalmente diversa: in che cosa consiste l'operazione contemporanea che mira a imporre il nome della democrazia come l'unica figura di organizzazione e di vita politica accettabile e conforme alle esigenze di una vita civile? Di cosa è la cifra o il sintomo quest'uso della parola democrazia? Evidentemente, una decostruzione della democrazia si associa alla ricerca di un altro nome per pensare un'altra politica tutta da inventare che non si lasci catturare sotto il termine buono per tutti gli usi di democrazia. Quello che si tratta di destituire non è """"la democrazia"""", oggetto introvabile, ma innanzitutto le pratiche discorsive implicate con questa parola/feticcio."" -
Il Carteggio Cremona-Guggia
Il volume raccoglie le 59 lettere che si scambiarono, tra il 1878 ed il 1900, Giovan Battista Guccia, fondatore del Circolo Matematico di Palermo con il suo maestro Luigi Cremona, uno dei matematici più brillanti dell'800 italiano, padre della scuola di Geometria Algebrica italiana e Senatore del Regno. Nel loro scambio epistolare essi condividono la profonda passione per la matematica, in particolare per la geometria, l'interesse per la costituzione del Circolo Matematico di Palermo e gli interessi politici. Le loro lettere, oltre che uno strumento specifico per arricchire la comprensione puntuale del periodo storico nel quale la Scuola Matematica italiana si struttura e raggiunge livelli di eccellenza, tratteggiano elementi di costume, abitudini e stili culturali di indubbio interesse per lo studio delle radici del nostro presente. -
Farsi tramite. Tracce e intrighi delle relazioni educative
È possibile conciliare la costruzione e l'educazione di sé con le ragioni o le regioni dell'altro? Come e dove si incontrano i desideri di progetto, di costruzione, di messa al mondo del proprio esserci e del proprio mondo con un'alterità che si impone come precedenza o contesto, come condizione o confine, come inconquistabile imprendibilità o territorio da cui fuggire? Lo spazio dell'altro suggerisce esilio o inclusione, separazione o convivenza, contatto, conflitto, scambievolezza e meraviglia. Ma anche e ancora silenzio, negazione, solitudine, reciprocità e confronto. L'alterità è spesso quell'entroterra che non conosciamo finché non lo vediamo trasformarsi nella nostra voce, nelle nostre parole. È così che si entra nei labirinti del senso. Entroterra a loro volta del nostro essere non solo perduti, ma del nostro esserci inoltrati, del nostro esserci confusi. ""Farsi tramite"""" è un testo che si inoltra nello spazio del nesso tra educazione, relazione e narrazione. La relazione si intende sia come un legame sociale, sia come un rapporto tra concetti, sia un resoconto o un racconto di un evento. In una prospettiva educativa, le relazioni vengono in queste pagine messe-in-relazione, ovvero rivissute, narrate, esperite e ricercate a partire da alcune dimensioni filosofiche ed esistenziali centrali, come la libertà, il limite, il desiderio, il tradimento, il dialogo, l'ascolto, lo sguardo. ."" -
Una teoria negativa della giustizia. Per un'etica del conflitto controi mali comuni
La tradizione filosofica occidentale identifica di norma l'ingiustizia con l'assenza di quelle proprietà ideali che definiscono una società come perfettamente giusta. Ma cosa impedisce di pensare all'ingiustizia in altri termini rispetto alla pura e semplice assenza di giustizia? Muovendo da questo interrogativo, il libro sviluppa un'originale prospettiva teorica per affrontare alcune delle questioni più urgenti che assillano le società contemporanee. Il baricentro dell'analisi si sposta infatti sulle asimmetrie di potere che offendono la dignità di milioni di esseri umani su scala globale. Sui mali comuni della crudeltà fisica, dell'umiliazione simbolica, del dominio culturale, economico e politico. È la negazione pratica di queste ingiustizie a definire l'idea di giustizia, rappresentando così la migliore premessa teorica per la costruzione conflittuale di una società più giusta. Prefazione di Pier Paolo Portinaro. -
L' eco delle immagini e il dominio della forma. Ernst e Friedrich Georg Jünger e la «visual culture»
Il volume si concentra sul rapporto di Ernst e Friedrich Georg Jünger con la visualità, offrendone una ricognizione articolata e sfaccettata nelle sue molteplici direttrici interpretative, ma sempre legata all'istanza filosofica che sta alla base del rapporto tra parola e immagine. Oggetto di questi saggi - a loro volta il prodotto di un seminario tenutosi il 13 aprile 2012 presso l'Università degli Studi di Roma Tre - è la ricerca di possibili risposte all'interrogativo circa l'esistenza di una vera e propria visual culture all'interno della produzione letteraria e filosofica dei due fratelli Jünger. Il tema delle immagini appare, infatti, centrale in Ernst Jünger (ma anche nel fratello Friedrich Georg e nella sua percezione del mito), sia nella sua declinazione più latamente concettuale e soggettiva (il tema dell'osservatore, la centralità dello sguardo e della visione e, a livello quasi metodologico, il concetto di ""sguardo stereoscopico"""" - solo per citare alcuni dei temi e motivi che affiorano nella sua opera), che nella sua articolazione più strettamente iconografica o storico-artistica.""