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Sodalitio advocatorum. La Congregazione di sant'Ivone e la difesa dei poveri. Le origini francesi e la sua attività a Napoli (1607-1860)
La storia della Congregazione di sant'Ivone affonda le sue origini in Francia, dove rapidamente si diffuse il culto del santo bretone Yves Hélory de Kermartin, l'avvocato dei poveri canonizzato da papa Clemente VII il 19 maggio del 1347, e dove sorsero le prime congregazioni intitolate al santo, formate da avvocati e magistrati. Il culto si diffuse in tutta Europa e a esso si collegò la formazione di congregazioni di avvocati, che ebbero statuti diversi ma furono accomunate dall'esercizio della difesa gratuita dei poveri, una categoria sociale in forte espansione nel passaggio dal medioevo all'età moderna e sprovvista di tutele. In Italia la Congregazione si diffuse dopo il Concilio di Trento, allorché la Chiesa diede impulso all'associazionismo laicale. Il volume tratta della storia della Congregazione di sant'Ivone soffermandosi sulla sua diffusione a Napoli, in quella «Respublica dei togati» dove fu introdotta dai padri Barnabiti nel 1607 e dove ebbe la sua massima espansione ed influenza, sociale, politica e culturale, tra Seicento e Settecento. Retta dal presidente del Sacro Regio Consiglio e formata dai più illustri esponenti della cultura giuridica napoletana, la Congregazione svolse, accanto all'attività istituzionale di supplenza dello Stato nella difesa dei poveri nelle cause civili, anche altre funzioni di tipo corporativo: fu a lungo organo di disciplina degli avvocati, fu luogo di formazione per giovani avvocati e si caricò di funzioni assistenziali per avvocati in difficoltà economiche a causa di anzianità o malattia. Presentazione di Francesco Marullo di Condojanni. -
L' avvocatura dei poveri nella storia. Vicende del modello pubblico dal Piemonte all'Italia
Il volume ripercorre lo sviluppo di una particolare istituzione volta alla difesa processuale degli indigenti, organizzata dal potere pubblico e da questo stipendiata, che potrebbe genericamente essere definita «avvocatura dei poveri». Sebbene le radici lontane di quest'istituto affondino nel diritto canonico e statutario del basso medioevo, finendo per essere recepite dall'imperatore e re di Sicilia Federico II nel «Liber Augustalis» del 1231, la sua continuità nel tempo venne assicurata quasi esclusivamente dai domini sabaudi, nei quali vennero creati, presso ogni tribunale superiore (o Senato), un avvocato e un procuratore dei poveri, più avanti coadiuvati da sostituti, per assicurare la difesa in campo penale, civile e commerciale a chi non fosse stato in grado di pagarsi un avvocato. Tale ufficio, regolamentato con precisione soprattutto dalle «Costituzioni di Sua Maestà» a partire dall'edizione del 1723, sopravvisse fino all'unificazione nazionale, quando, sia per ragioni di praticità e di bilancio, sia per l'opposizione del ceto forense, che ne metteva in dubbio l'imparzialità, soprattutto in campo penale, venne abrogato a favore del patrocinio gratuito, affidato alla buona volontà dei singoli professionisti. Presentazione di Francesco Marullo di Condojanni. -
Le case Olivetti a Ivrea. L'Ufficio Consulenza Case Dipendenti ed Emilio A. Tarpino
Questo volume, attraverso ricerche condotte presso l’Associazione Archivio Storico Olivetti e presso altri archivi privati e pubblici, propone una prima ricognizione sui programmi di case per dipendenti a Ivrea, con una particolare attenzione al ruolo affidato all’Ufficio Consulenza Case Dipendenti Olivetti diretto dall’architetto Emilio A. Tarpino. Oggetto di studio e analisi sono i modelli progettuali e le scelte politiche operate dalla Società Olivetti in un periodo importante della sua storia. Scelte che testimoniano la pluralità di soggetti e di culture – anche tecniche – che contribuirono a dare forma al paesaggio residenziale di Ivrea, investito da un singolare processo di modernizzazione che vide l’attività dei servizi sociali come fulcro della gestione della vita della fabbrica e catalizzatore dell’attenzione anche internazionale sul «caso Olivetti». Il volume è corredato da inserti documentali e dal prezioso contributo fotografico di Paolo Mazzo. -
L'elegia del nuovo mondo
Il 12 ottobre 1492 l'impresa di Cristoforo Colombo trova il suo terminale nelle distese del nuovo mondo, animato da antiche e gloriose culture. Assecondato dai re spagnoli, egli si prefigge di inaugurare il più agevole itinerario delle spezie e della seta, per garantire, sia la conservazione delle derrate alimentari del vecchio continente, sia le esigenze estetiche dei suoi ceti preminenti. In questo volume, Riccardo Campa pone in evidenza come l'irradiazione delle leggende («La Città dei Cesari», «El Dorado», ecc.) costituisca l'espediente letterario con il quale gli «adelantados» si propongono di sottrarsi al giudizio dell'Europa riformista e in evoluzione verso la rivoluzione industriale, sfoggiando le risorse metallifere. La temperie dell'avventura rinascimentale si compendia nel «viaggio», descritto da Bernal Diaz del Castillo, e nel «naufragio», delineato da Alvar Nùnez Cabeza de Vaca: due cronisti, impegnati a rappresentare l'epopea dell'innocenza indiana e dell'intraprendenza iberica. -
Fitzrovia, o la Bohème a Londra
Una zona nel centro di Londra che prende nome non da una piazza o da una strada, ma da un pub: è Fitzrovia. Centro della vita di artisti e scrittori per oltre un secolo, non ha un'identità precisa, è una sorta di «distretto della mente» più che una realtà urbana. Eppure esiste e le sue strade, i suoi ristoranti, i suoi locali sono stati teatro di esistenze scandalose e marginali, di drammi e di epiche bevute, così come di tentativi, a volte ingenui, di opporsi alle norme sociali e artistiche vigenti. Il volume racconta la storia della Bohème londinese, a partire dalla sua apparizione in terra inglese a metà dell'Ottocento, e ne ricostruisce la geografia in costante confronto con l'analoga esperienza parigina, soffermandosi su alcuni personaggi esemplari che animarono Fitzrovia: Walter Sickert, Augustus John, Nina Hamnett, Betty May, Julian Maclaren Ross, Nancy Cunard. -
Terzo rapporto sulle città. Mind the gap. Il distacco tra politiche e città
Dopo anni di stasi le città tornano all'attenzione della politica nazionale, come dimostra il Bando per le periferie del 2016. Ma il gap tra politiche e città persiste, anche se si riconfigura in un movimento di tipo quasi ondulatorio, di ricerca reciproca e al tempo stesso di incontro incompleto. Le politiche sono in cerca di città, perché non hanno sedimentato una visione strategica del ruolo delle città nello sviluppo del Paese. Esiste uno scarto tra retoriche e politiche, tra ordinario e straordinario, tra sperimentazione e flusso costante dell'azione pubblica. Se ne occupa la prima parte del Rapporto. Anche le città sono in cerca di politiche, per contesti, popolazioni, problemi e innovazioni che crescono fuori o ai margini delle politiche esistenti. I nodi principali sono la variabile tempo - poiché si tratta di trasformazioni che non è possibile affrontare in una logica emergenziale -, la difficoltà a mettere a fuoco le questioni, la scarsità degli strumenti a disposizione degli attori territoriali, a partire dal restringimento del welfare. Tutto questo è materia della seconda parte del Rapporto. Proporsi di ridurre la distanza tra politiche e città, come fa la terza parte, significa riflettere in profondità sulle ragioni della distanza e apprendere dai diversi cantieri aperti, anche da parte di nuovi attori che «fanno città». Significa aprire una nuova stagione di politiche urbane a partire da questioni di metodo (conoscenza, regolazione, finanziamento) e affrontando questioni di contenuto (inclusione dei migranti e dei rifugiati, qualità dell'aria, economia circolare, resilienza, povertà urbana, abitare, lavoro e competenze nell'economia locale, cultura) per superare la logica dei bandi e procedere attraverso accordi con le autorità urbane locali sull'esempio dei city deals olandesi e britannici. L'Agenda urbana nazionale non è un piano, o non lo può più essere. È un metodo e una visione al plurale, con pratiche innovative ispirate a un quadro di riferimento strategico capace di informare politiche integrate. -
Uso e abuso del richiamo alla natura
Qual è il significato attribuito al termine «natura» nel dibattito sulle nuove forme di filiazione e genitorialità? A partire dalla bioetica, fino alle notizie riportate dai media, il richiamo alla nozione di natura assume spesso il ruolo di argomento a sostegno di posizioni generalmente critiche. L'indagine sulle origini storiche e il commento delle posizioni che emergono nel dibattito odierno mettono in luce gli equivoci che si celano dietro un uso ingenuo di un concetto solo apparentemente neutrale, spesso semplificato nell'opposizione «prò» e «contro» natura. Il volume indaga innanzitutto l'origine e l'evoluzione semantica del concetto di natura nella storia della filosofia e i modi in cui questo viene riverberato più o meno consapevolmente nell'uso attuale, per poi prendere in esame il ruolo da esso assunto nell'evoluzione dell'istituto giuridico della famiglia e nel dibattito sulla fecondazione assistita e sull'adozione da parte di coppie omosessuali. -
Storia di Caterina che per ott'anni vestì abiti da uomo
«Leggetela tutta, questa bellissima storia, recuperata e magnificamente commentata da Marzio Barbagli» - rnMarina TerragnirnrnrnIl 16 giugno 1743 sulla strada per Siena un giovane servitore in fuga d’amore con la sua bella viene raggiunto dagli inseguitori; ferito da un’archibugiata, morirà pochi giorni dopo. Componendone le spoglie, all’ospedale si scopre che quel garzone, già in fama di dongiovanni impenitente, è in realtà una donna. Un medico famoso si appassiona al fatto e lo ricostruisce: Caterina Vizzani, questo il suo nome, per otto anni si era finta uomo per poter seguire, al riparo di un’identità maschile, la sua allora illecita inclinazione per le donne. La storia di un amore fra donne in età moderna: come fu vissuto ma anche come, davanti al caso, reagirono la Chiesa, la giurisprudenza e la scienza. -
Agenda Italia 2023
Serietà delle diagnosi e chiarezza delle proposte:rni grandi temi dell'agenda economica al vaglio rndi autorevoli esperti di politiche pubbliche.rnrnAnche in economia proliferano false verità e negazionismo, soprattutto in rete, dove conoscenze e polemiche hanno la stessa legittimità. In questo libro, alcuni qualificati autori discutono i temi più rilevanti dell’agenda della XVIII legislatura, valutando punti di forza e di debolezza dell’Italia e suggerendo riforme concrete e d’impatto. Si parla di crescita, demografia, pensioni, lavoro, tasse, scuola, sanità, competitività, ambiente, infrastrutture, Mezzogiorno: sfide per il Paese e per il nuovo governo, da affrontare sen-za cedere al populismo. -
Interessi democratici e ragioni partigiane. Una concezione politica della democrazia
Una democrazia che voglia trovare il giusto equilibrio tra rispettorndell’autonomia e promozione del bene comune è un sistema in cuirnognuno è libero di sostenere le proprie istanze senza che questernvengano giudicate, come avviene all’interno del mercato? O è invece unrnforum in cui i cittadini devono giustificare pubblicamente le propriernproposte e valutarle con attenzione per identificare quelle che sonornnell’interesse della società? Secondo l’autore, sebbene la dicotomiarnmercato/forum permetta di analizzare i più importanti modelli dirndemocrazia (aggregativa, partecipativa e deliberativa) e le concezionirndi agency politica che questi veicolano, tale contrapposizionernsemplifica il processo democratico e dovrebbe essere superata al finerndi definire una concezione politica della democrazia. In base a questornmodello un sistema democratico deve considerare a pieno gli interessirne i valori particolari dei cittadini, richiedendo a questi ultimi di basare lernproprie proposte su concezioni anche parziali del bene comune. Unarnsimile prospettiva veicolerà una forma di agency partigiana, cherngarantirà ai cittadini di essere parziali ma richiederà loro di fornirerngiustificazioni politiche a sostegno delle proprie proposte, erngiustificherà delle eque procedure negoziali attraverso cui individuirnconsapevoli della parzialità delle proprie istanze potranno identificarernuna mediazione per tutti soddisfacente. -
La disuguaglianza e il suo futuro nei paesi ricchi
Da oltre un ventennio assistiamo alla vasta ripresa del dibattito sulla disuguaglianza. La novità è che non ci si limita a considerare il classico divario della condizione umana, ma si è aggiunta una specifica attenzione, acuita dalla crisi, alla situazione dell'Occidente benestante. Le differenze nazionali sono ovviamente marcate se guardiamo al Nord Europa, ai paesi mediterranei e agli Stati Uniti. La disuguaglianza non è sempre socialmente negativa, lo diventa quando la ricchezza si concentra vistosamente e convive con quote cospicue di povertà. Occorre tuttavia distinguere la forte disuguaglianza economica dei redditi e dei patrimoni da quella più tenue che concerne gli stili di vita, la salute, l'istruzione, i consumi e il tempo libero. È ragionevole la sfida a contrastare questo stato di cose? Gli ostacoli sono molteplici, basta pensare all'instabilità internazionale, al divario tra tecnologia e occupazione, ai differenti livelli di produttività. Inoltre le politiche redistributive di contrasto alla povertà si scontrano con l'insidia del debito pubblico. Non si può quindi prescindere dalla crescita economica, che va aiutata da scelte pubbliche e non solo affidata ad automatismi di mercato. Questa è la priorità che sembra meglio corrispondere alle aspettative dei gruppi sociali intermedi e di quelli svantaggiati. Essa non sarà in grado di ridurre la disuguaglianza economica, ma offrirà risorse preziose per sostenere il percorso verso una più ampia equità. -
I ciechi dai ghetti ai diritti. L'Istituto David Chiossone dal 1868 al 2018
Fondato nel 1868, pochi anni dopo l’Unità d’Italia, l’Istituto Chiossone di Genova per i ciechi e gli ipovedenti celebra il suo centocinquantenario. Basato su una puntuale ricerca documentaria, questo volume ne ricostruisce il percorso, nel suo evolversi insieme con la storia sociale, urbanistica e amministrativa della città. In un continuo confronto tra storia locale e storia nazionale, gli autori seguono le metamorfosi di un’istituzione ispirata alla scienza e alla solidarietà, secondo i principi di David Chiossone, fondatore dell’Istituto e protagonista della vita letteraria, scientifica e politica del Risorgimento. Da collegio per giovani non vedenti ad asilo-ricovero per i «poveri ciechi» di fine Ottocento, da istituto inserito nel sistema assistenziale nel ventennio fascista alla crisi degli anni della contestazione, fino alla rinascita come centro polifunzionale, scientifico e assistenziale, della riabilitazione, le vicende del Chiossone esemplificano le trasformazioni delle istituzioni assistenziali dalla filantropia alla beneficenza, dall’assistenza statale alla stagione dei diritti. -
Il diritto e il rovescio. Giambattista Giovio (1748-1814) un europeo di provincia nel secolo dei Lumi
Ultimo discendente illustre della famiglia aristocratica comasca dei Giovio, cui sono legati i nomi di Paolo e Benedetto, Giambattista Giovio (1748-1814), visse in prima persona le trasformazioni profonde avvenute tra Sette e Ottocento. Fu partecipe dei mutamenti, dei contrasti e delle contraddizioni della sua epoca di transizione dall'età dei Lumi a quella napoleonica. Inserito nelle istituzioni cittadine, dedicò per tutta la vita alla politica un impegno costante: competente funzionario austriaco, divenne negli anni il più autorevole rappresentante del patriziato cittadino di cui seppe difendere gli interessi economici in momenti difficili dell'opificio comasco. Instancabile lettore, fu uno sperimentatore letterario e tramite di universi culturali europei raggiungendo fra i contemporanei una notorietà di cui oggi si è persa traccia; stupisce, e merita di essere sottolineata, la fitta rete di relazioni con i più importanti protagonisti del suo tempo: politici, storici, filosofi, letterati, editori, artisti, laici ed ecclesiastici, italiani e stranieri, incontrati di persona o con cui definì una conversazione a distanza in momenti diversi della sua vita. Subì molteplici suggestioni culturali nel corso della propria formazione, iniziata con lo studio dei classici e continuata con quello dei philosophes. Progressista per quanto atteneva alle scoperte scientifiche, alla fiducia nella scienza tesa a migliorare le condizioni degli uomini e nella gestione tutta 'borghese' degli affetti familiari, dopo le intemperanze giovanili fu un difensore della Chiesa di Roma e della tradizione culturale italiana che sentiva, come tanti suoi contemporanei, corrosa dalla forza dell'argomentazione dei 'liberi pensatori'. Il volume, frutto di un'ampia ricerca di fonti e materiali, per la gran parte inediti, sparsi in Italia e all'estero, in archivi privati e pubblici, costituisce la biografia di un personaggio al contempo tipico della sua epoca e singolare nella sua originalità. -
Lo spirito e la maschera. La ricezione politica di Fichte in Germania nel tempo della Prima Guerra Mondiale
Agli inizi del Novecento si registrò in Germania una strepitosa rinascita di interesse intorno al nome e all'opera del filosofo Johann Gottlieb Fichte (1762-1814). Vari fenomeni fecero da sfondo: il senso di crisi dilagante che accompagnò la svolta del secolo, le correnti vitalistiche e le aspirazioni neoidealistiche, le attese di rinnovamento e i bisogni di giustizia sociale, su tutto lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Sorprendente è che, in quel clima surriscaldato, Fichte venne riabilitato tanto in ambito nazional-conservatore, mediante gli slogan della nazione e del popolo tedesco, quanto in ambito socialista-progressista, con gli appelli allo Stato sociale, ai diritti e al lavoro. Il presente studio ricostruisce il fenomeno, in gran parte dimenticato dalla storiografia, della Fichte-Renaissance, ricorrendo a contributi di eminenti personalità filosofiche, ma anche a fonti minori, testimoni secondari, autori dimenticati della pubblicistica del tempo. Ne risulta un affresco di tendenze culturali, intuizioni concettuali, idee e sensibilità politiche che aiuta a fare ulteriormente luce, da un punto di vista inedito, su uno dei periodi più travagliati e fecondi del drammatico Novecento tedesco ed europeo. -
Il tramonto della repubblica dei partiti. Diari 1985-1989
«… un mondo in briciole, dove uomini di partito erndi governo, capitani d’industria, giudici, si muovonorndisordinatamente, senza un obiettivo che non sia quellornpersonale, senza rispettare sequenze e procedure ornaltre regole, richiedendo continue cuciture, arbitrati,rncompromessi. Insomma, il contrario dei tanto favoleggiatirn“poteri forti” o della sempre evocata “stanza dei bottoni”» - Sabino CassesernrnDopo la cronaca degli annirntrascorsi al Quirinale nel settennatorndi Pertini, prosegue in questornvolume il resoconto dell’esperienzarnistituzionale di Antonio Maccanico.rnTrascorso circa un anno e mezzorncon Cossiga al Quirinale, all’iniziorndel 1987 Maccanico è elettornpresidente di Mediobanca e in talernveste ne conduce in porto larnsofferta privatizzazione. Nell’aprilern1988 assume il primo direttornincarico politico come ministro perrngli Affari regionali e problemirnistituzionali. Avvia il faticosornpercorso delle riforme chernsostanzia il tentativo del governo dirnCiriaco De Mita, segretario dellarnDc e presidente del Consiglio. Nelrn1989, alla vigilia del disfacimentorndei regimi dell’Est europeo, lornsostituiscono rispettivamenternArnaldo Forlani e Giulio Andreotti,rnche occupavano quei ruoli già 16rnanni prima: Maccanico rimane alrngoverno. I diari restituiscono la lucerncrepuscolare del quinquenniorn1985-1989, caratterizzati darnscelte che annunciano l’indirizzorndell’economia nella nuova realtàrnglobalizzata e da resistenze chernpreludono all’esaurimento deirnsoggetti costituenti. -
Il tempo dell'Ulivo
L'Ulivo fu un'inedita esperienza politica che, dopo il declino dei partiti tradizionali della storia repubblicana, riunì le forze riformiste del centrosinistra e trovò la sua realizzazione nel primo governo Prodi (1996-98). A vent'anni dalla caduta di quel governo e a venticinque dal referendum che, introducendo il sistema maggioritario, inaugurò la nuova stagione del bipolarismo, questo volume ripercorre quelle vicende: dalla fase genetica dell'Ulivo, che inizialmente avrebbe dovuto configurarsi come partito, accanto alla Quercia, al movimento dei Comitati per l'Italia che vogliamo, dalla coalizione vittoriosa del 1996 alla rottura e alla discussa caduta del 1998. Grazie a inediti materiali d'archivio e all'esperienza diretta dell'autore, il volume, aperto da un'introduzione di Arturo Parisi, che dell'Ulivo fu, assieme a Prodi, ideatore, ricostruisce un capitolo essenziale della storia del sistema politico italiano e della sua riconfigurazione successiva alla prima repubblica. -
I nomi del male e i segni dell'eredità. Pensare, nominare e curare la malattia «genetica» dai greci a noi
Il volume indaga le radici storiche delle malattie che oggi definiamo genetiche e/o ereditarie, ponendo le premesse terminologiche e scientifiche che stanno a fondamento della riflessione moderna e contemporanea sulla malattia genetica, qui animata dal filo della continuità e della pur presente discontinuità con il pensiero antico. In tal senso, si presenta una retrospettiva storico-critica che, partendo dall'approfondita indagine lessicografica dei termini fondanti il pensiero embriogenetico moderno, interroga la validità storica ed epistemica di alcuni concetti e parole-chiave dell'era post-genomica, tra cui quello di causalità, o il rapporto tra natura e cultura, per toccare il nucleo più sensibile del pensiero biopolitico contemporaneo, ossia la questione eugenetica e i limiti dell'antropopoiesi. Attraverso una ricerca condotta in maniera interdisciplinare, nel volume si intrecciano diversi approcci alla documentazione storico-medica provenienti da differenti tipologie di fonti - bibliografiche, archeologiche, iconografiche - e contesti socioculturali. Frutto della collaborazione di autori italiani e stranieri, il volume presenta i risultati di un dialogo continuo tra il presente e il passato, contribuendo alla comprensione dell'evoluzione del pensiero medico-scientifico con tutti gli attrezzi offerti dagli studi umanistici. -
Donare allo Stato. Mecenatismo privato e raccolte pubbliche dall'Unità d'Italia al XXI secolo
La donazione di opere d'arte private allo Stato include numerosi e diversi aspetti, dalla gestione delle collezioni alla catalogazione dei beni, sino ai profili finanziari e fiscali. Qual è la storia delle donazioni in Italia e in altri Paesi europei e quale impatto questa ha avuto sulle collezioni pubbliche? Chi decide davvero se accettare o meno un dono di un privato? Con quali condizioni e vantaggi per le parti coinvolte? Per rispondere a queste e altre domande, il volume, primo tentativo di trattare in modo organico e multidisciplinare i temi del dono di opere d'arte dal privato al pubblico, raccoglie contributi di professionisti del settore museale, accademici e amministratori del patrimonio culturale. Dapprima, sono presi in esame i vari aspetti - storici, sociologici, economici, giuridici e non solo - che caratterizzano le donazioni di opere d'arte al «pubblico». Successivamente, sono analizzati alcuni casi concreti, che confermano la multiforme vita del dono. Il libro offre dunque a studiosi e operatori un interessante strumento per comprendere un fenomeno antico, ma di grande rilevanza e attualità per l'arte: il mecenatismo. -
La medialità della storia. Nuovi studi sulla rappresentazione della politica e della società
La storia dei mass media dell'epoca moderna e contemporanea è ormai da tempo in forte evoluzione. A ciò contribuiscono diversi fattori, tra cui i molteplici impulsi provenienti dalle esperienze odierne. Se sul fronte dell'offerta nuove piattaforme di comunicazione soddisfano i bisogni di informazione e di intrattenimento di ampi gruppi sociali, su quello della domanda si registra invece una continua decomposizione delle categorie tradizionali del pubblico. In un'ottica storica di lungo periodo, i mutamenti dell'ensemble mediale non costituiscono in realtà una novità assoluta; tuttavia i mass media che si sono affermati nelle epoche precedenti - ossia giornali, radio, film e televisione - possono ormai essere considerati come media storici. Anche dal punto di vista teorico il campo della storia dei media si è ampliato: la ricerca si basa oggi sulla convinzione che i mass media non siano una semplice «rappresentazione» o uno «specchio» di una realtà extramediale, ma che in virtù delle loro strutture specifiche riescano a produrre interpretazioni suscettibili di condizionare l'azione dei fruitori. Si tratta dunque di un sostanziale cambiamento di prospettiva, da una storia dei media verso uno studio della medialità della storia, che questo volume nel suo insieme intende affrontare. -
Discorsi parlamentari
Leopoldo Elia fu senatore della Repubblica dal 1987 al 1992, deputato dal 1994 al 1996 e ancora senatore dal 1996 al 2001. Questo volume raccoglie i principali discorsi che tenne nelle due Camere e richiama, in un'appendice tematica, tutti gli interventi che vi fece su molteplici aspetti della politica e delle istituzioni. Da questi atti emerge un impegno parlamentare a tutto campo e un nitido esercizio di «politica della Costituzione». Essi testimoniano infatti come la lezione di un innovatore della scienza costituzionalistica italiana si traducesse coerentemente nella pratica quotidiana del «vissuto» del Parlamento e, in modo esemplare, si verificasse e si completasse in esso.