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Dizionario storico del movimento cattolico in Italia. Vol. 31: figure rappresentative A-L, Le.
Il Dizionario si inserisce nel dibattito storico sul Movimento cattolico, delimitando e precisando il campo d'indagine e recependo in modo puntuale e articolato la riflessione critica sul rapporto tra Movimento cattolico, storia della Chiesa, storia nazionale, sviluppo capitalistico e costruzione della democrazia politica e sociale. Questa iniziativa editoriale è diretta agli studiosi e a quanti - per interesse socio-politico, culturale e religioso - sono desiderosi di conoscere come si è configurata la risposta laicale del cattolicesimo italiano alla laicizzazione dello Stato e della società. Illustra una lunga vicenda attraverso cui il laicato cattolico, mediante proprie espressioni organizzative e culturali, si è posto come componente rilevante nell'Italia nata dall'unificazione nazionale e dalla rivoluzione industriale. Il Dizionario, inoltre, verifica il rapporto tra il Movimento cattolico e le varie ideologie e le forze sociali operanti nella storia italiana; infine presenta quali siano stati e come abbiano operato coloro che di questa vicenda furono i protagonisti, molto spesso anche i protagonisti della storia d'Italia. -
Gli dei inutili
Una storia che comincia dove ""Apocalypto"""" finisce, quella di Alvaro del Cerro e di suo figlio Santiago, entrambi soldati nella spedizione di Harnán Cortés in Messico. Scrivano di villaggio e uomo del suo tempo il primo, un amalgama inestricabile di religiosità, spirito di avventura, sete di ricchezza il secondo; il più giovane maggiormente influenzato dalle posizioni intellettuali allora emergenti negli ordini monastici che accompagnavano la conquista come una avventura spirituale volta alla conversione di genti, e all'incorporazione dei nuovi territori alla cristianità. I due diversi temperamenti - quello del padre e quello del figlio - emergono in contrapposizione durante i preparativi della spedizione di Cortés, e permangono in una dialettica che attraversa tutto lo svolgersi dei fatti. Il romanzo è il risultato di un lungo lavoro di indagine, testimoniato dall'accuratezza storica con cui è costruito. L'autore ha condotto ricerche a Santo Domingo, Cuba e in Messico, dove ha ripercorso - nell'arco di tre anni la rotta seguita da Cortés e dalla sua spedizione."" -
La scoperta della terra
La vicenda si svolge in Italia verso la metà degli anni trenta. Una serie di inspiegabili esplosioni si verificano in un laboratorio scientifico in cui si svolgono ricerche biologiche di natura indecifrabile cui si accompagna la successiva sparizione di tre scienziati. Di fatto, i tre scienziati sono stati rapiti dagli uomini di un altro pianeta con il probabile intento di studiare la Terra e i terrestri. Nei tre anni di permanenza nel pianeta si sviluppa il difficile tentativo di stabilire un rapporto con una civiltà tanto diversa. Così, la ""scoperta della Terra"""" non è soltanto quella degli extraterrestri ma anche quella dei rapiti, costretti a un continuo confronto tra la loro esperienza e le forme di vita e di espressione con cui sono entrati a contatto. Questo turbinare di vicende rappresenta l'altra faccia della """"scoperta della Terra"""". Questo non è un tradizionale romanzo di fantascienza, ma la storia di un complesso di vicende narrate in alternanza tra i due pianeti come in un gioco di specchi."" -
Fishke lo zoppo
"Fishke lo zoppo"""" è considerato il capolavoro di narrativa di Mendele Moicher Sfurim: dalle sue pagine emerge l'universo degli schnorrer, accattoni vagabondi, descritto con fedeltà e bonaria ironia. È come un'affettuosa esortazione ad abbandonare l'arretratezza e la chiusura dell'isolato mondo dello shtetl nel rispetto dell'autentica tradizione. Anche per questo Sfurim è unanimemente riconosciuto come il primo grande classico della letteratura jiddisch: nella sua opera trovano una perfetta sintesi l'entusiasmo riformistico degli illuministi e l'incrollabile saldezza dell'ebreo orientale dinanzi alle aggressioni della storia, la pietas tenerissima e la sbrigliata invenzione linguistica, con la sua irresistibile comicità." -
Le storie del re Salomone. E le leggende del profeta Elia, i racconti di re e sultani, le storie di ricchi e poveri, ecc., ecc.
"Raccontandoci queste storie, le nostre madri ci facevano addormentare, quando eravamo piccoli, e noi sentivamo in esse la loro nostalgia per i luoghi della loro infanzia, lasciati per sempre, e rivisitati con la fantasia. Per mezzo di queste storie i nostri padri ci hanno educati al buon comportamento e alle buone azioni, e ci hanno insegnato a ridere. [...] Dentro queste storie l'uomo trova sempre le parole che gli spiegano la ragione e le circostanze della vita, e la consolazione ai dolori che non hanno rimedio."""" (Matilde Cohen Sarano)" -
Israele e Palestina. Sion: storia di un'idea
In questo libro si tratta, appunto, della storia di un'idea, non dunque della ricostruzione dei precedenti ideologici di una realizzazione storica. L'idea di Sion, che accompagna con la sua ricchezza spirituale e con il suo pathos affettivo tutta la tradizione di Israele, è qui presentata nel suo immutato impulso ideale, nella sua forza ispiratrice, che nessun evento storico, nessuna contingenza politica, è in grado di soffocare, nemmeno con l'illusione di una realizzazione ormai compiuta. Certo, chi conosce l'infaticabile lotta di Buber contro l'idealismo sa che l'""idea"""" di Sion non può essere intesa nel senso di una concezione astratta, """"filosofica"""", ma come un preciso """"evento"""" per Israele, popolo e individui. Si tratta di un'idea """"religiosa"""", dello """"spirito di una fede"""". La fede, per Buber, è un evento, è incontro; farne la storia significa rileggere e rivivere questo incontro e riproporne il significato di domanda per l'uomo, di elezione a una responsabilità. Il rapporto di Israele con la sua Terra non è fondato su un presunto legame naturale di sangue e di razza. Israele ha certo un rapporto essenziale con la sua Terra, ma si tratta di un rapporto etico: la Terra non è madre, ma sposa. Tra Israele e la sua Terra vi è il legame di un patto tra sposo e sposa, il cui significato è incluso nel più fondamentale patto di Allenza tra Dio e Israele. Nella Terra promessa Israele è chiamato a realizzare Sion: la società giusta con la Terra, giusta con gli uomini e perciò giusta con Dio. Questo è il messaggio che Buber vuole affidare con quest'opera al movimento sionista del suo tempo e, in generale, a Israele."" -
Hanno ritrovato la loro anima. Percorsi di teshuvah
Attraverso il filo della teshuvah, del ""ritorno"""", del cammino, Neher unisce le esperienze talune note tal altre insospettate, di diversi personaggi, ma si tratta di esperienze tutte attraversate dal """"soffio"""" divino. Man mano, proprio a partire dagli accenni relativi al vissuto di H. Heine, di B. Fondane, di K. Wolfskehl, di F. Rosenzweig e di A. Schönberg, si delineano le molteplici componenti dell'ebraismo che illumina le esistenze di tutti i personaggi citati. Questo libro di Neher non è un trattato di teshuvah, semplicemente mostra come essa, molto spesso, si presenti in modo repentino, folgorante nella vita dell'uomo ebreo."" -
Carteggio 1946-1951
Quando Hannah Arendt e Hermann Broch si incontrarono per la prima volta nel maggio del 1946, lui aveva sessant'anni, lei quaranta. La Arendt doveva ancora pubblicare i suoi libri più importanti, Broch invece con ""La morte di Virgilio"""" aveva raggiunto l'apice della celebrità come scrittore. Entrambi appartenenti a famiglie ebree assimilate, in Germania quella di lei, in Austria quella di lui, subirono l'odio razziale nazista e infine trovarono in New York la prima tappa del loro esilio americano. Il carteggio, proposto nella traduzione di Vito Punzi, documenta una stretta amicizia. Broch era affascinato dal coraggio e dall'energia intellettuale della Arendt; la quale considerava """"La morte di Virgilio"""" una delle più importanti opere letterarie della modernità, punto di congiunzione tra i romanzi di Proust e di Kafka. La corrispondenza getta luce sulle condizioni dell'esilio nei primi anni del secondo dopoguerra e presenta dibattiti su Albert Camus e Arthur Koestler, sulla situazione nella Germania di allora, su filosofi come Martin Heidegger e Karl Jaspers, sul tema dei diritti umani, in quegli anni oggetto dell'attenzione sia della Arendt sia di Broch. Il carteggio termina con la morte improvvisa di Broch, nel 1951."" -
Helene Cixous, per la vita
Come accade nel caso di altri suoi testi che sono anche delle letture approfondite di scrittori a lui cari, Jacques Derrida procede qui intrecciando la propria riflessione con la scrittura di Hélène Cixous, un'autrice che ha elaborato una propria ""poetica della differenza sessuale"""", da tempo al centro di molti dibattiti. Hélène Cixous dice di aver trovato in Jacques Derrida la libertà di cui aveva bisogno per continuare a scrivere. Il filosofo risponde affermando: """"Hélène mi legge in modo incomparabile, trova immediatamente l'accesso migliore, il più segreto, alla forgia e alla forma, al senso e al corpo inconscio di ciò che scrivo. E per questo la mia riconoscenza verso di lei non ha limiti"""". Derrida trova nell'opera di Cixous accessi che nessun altro aveva saputo ancora individuare. Mette così continuamente in relazione una pratica di scrittura femminile con la propria, in un confronto che si snoda intorno al rapporto con la vita e con la morte e giunge da lì a delineare le diverse relazioni possibili con il lutto e con il segreto di ogni singolarità vivente."" -
La possibilità del naturalismo
In questo saggio Roy Bhaskar, attraverso il rifiuto delle scuole positivistiche e di quelle ermeneutiche, getta le basi ontologiche, epistemologiche e relazionali che permettono l'elaborazione di un naturalismo critico capace di anche di superare le tradizionali dicotomie tra fatti e valori, ragioni e cause, mente e corpo. Dalla sua prima pubblicazione nel 1979 La possibilità del naturalismo si è rivelato uno dei lavori più influenti nell'ambito delle scienze sociali contemporanee. Rappresenta ormai una delle pietre fondanti del realismo critico ed è considerato come una alternativa alle secche del positivismo scientista e del post-modernismo relativista. -
Discipline, poteri, verità. Detti e scritti (1970-1984)
Con questo volume s'intende mettere a disposizione del lettore italiano una parte poco conosciuta dell'opera di Michel Foucault, quella scritta per giornali e riviste e che Foucault stesso ha definito il suo ""giornalismo filosofico"""". I testi qui presentati spaziano dal problema della vita e del vivente, a quello della nascita del biopotere e degli effetti della medicalizzazione della società; dalla questione del crimine e della punizione a quella della società disciplinare e dei dispositivi di controllo e sicurezza; dai temi filosofici della verità e dell'identità al problema della sessualità e della soggettività che si forma o si sfalda nel punto d'intersezione e di conflitto tra desiderio e piacere. A questi interrogativi si intreccia sempre la domanda che sin dall'inizio ha accompagnato il lavoro di Foucault, a volte esplicitamente, altre volte in segreto: quella sul ruolo e sulla funzione dell'intellettuale."" -
Scritture. Violenza, potere, libertà
Diviso in tre parti, il libro attraversa alcuni luoghi classici del pensiero filosofico politico: ""violenza"""", """"potere"""" e """"libertà"""". Nella prima parte tali luoghi vengono declinati attraverso il riferimento fondamentale al concetto di """"sovranità"""". Quest'ultimo viene caratterizzato come momento della decisione, mostrando la necessità di un presupposto criminale al dispiegarsi della sua azione. Nella seconda parte il volume si focalizza su alcune implicazioni di carattere """"teologico-politico"""". Termini di riferimento teologico come """"fondamentalismo"""" e """"apocalisse"""" vengono messi a confronto con termini tipicamente politici come quelli di """"rivoluzione"""" e """"anarchia"""". Nell'ultima parte il testo ruota attorno alla necessità di un ripensamento del concetto di """"comunità""""; quest'ultimo pensato anche nelle sue implicazioni """"cristocentriche"""". Il volume si avvale inoltre di due excursus che mettono a confronto il tema dello """"sterminio degli ebrei"""" con i recenti """"genocidi"""" perpetrati nella ex-Jugoslavia durante la guerra degli anni '90."" -
Le istituzioni del senso
Non si può stabilire in che senso discipline quali la storia, la sociologia, l’etnologia, la linguistica siano veramente delle scienze, se si pongono solo questioni di ordine metodologico. Occorre invero chiarire il concetto di ""spirito"""" sviluppando una filosofia dello spirito o del mentale. A tal fine occorre superare due difficoltà. Da un lato, il concetto di spirito reclama di essere individuato. Dall'altro, rifiuta di essere trattato interamente come il concetto di un attributo personale. Le persone manifestano nella loro condotta uno spirito, ma il """"contenuto"""" di ciò che manifestano è, in buona parte, impersonale. Tale ambito è formato dalle istituzioni in quanto esse offrono un senso di cui i soggetti individuali possono, a loro volta, appropriarsi. Queste osservazioni permettono già di indicare perché questo libro sullo spirito porta un titolo che parla di istituzioni. La tesi qui contenuta sarà proprio che lo """"spirito oggettivo"""" delle istituzioni, per usare termini che questa ricerca si propone di chiarire, precede e rende possibile lo """"spirito soggettivo"""" degli individui. Questa prospettiva è quella dell’""""olismo antropologico""""."" -
La Spagna di Galdós. La vita umana salvata dalla storia
Viene presentata in modo unitario la raccolta di studi che María Zambrano (1904-1991) ha dedicato alle figure femminili dei maggiori romanzi di Benito Pérez Galdós (1843-1920), considerato uno dei più grandi scrittori che la Spagna abbia mai avuto. Attraverso la riflessione intorno a Nina (protagonista di Misericordia) e Tristana (protagonista dell’ omonimo romanzo da cui Buñuel ha tratto il famoso film), la filosofa spagnola torna a parlare dei temi che l’hanno sempre inquietata e fecondamente interrogata: la storia nazionale della Spagna, il conflitto tragico tra storia e vita delle singole creature umane, la vita umana contesa tra il romanzo e la tragedia. Le “creature” come Nina e Tristana mostrano la possibilità di “trascendere” i conflitti tragici attraverso l’unica possibile soluzione: vivere sempre di nuovo una “vita pura”, illustrata da due metafore concrete fondamentali nella filosofia della Zambrano: l’acqua e la luce diversa intravista nella Spagna della sua giovinezza. -
Essere umani. Il problema dell'agire
L’umanità e la nozione stessa di soggetto umano sono minacciate dal pensiero postmodernista che ha dichiarato non solo la ‘morte di Dio’ ma la ‘morte dell’uomo’. Questo libro costituisce una rivendicazione del concetto di umanità, respingendo la teoria sociale contemporanea che cerca di sminuire le proprietà e facoltà umane. L'autrice sostiene che essere umani dipende da un’interazione con il mondo reale, in cui la pratica detiene il primato sul linguaggio rispetto all’emergere dell’autocoscienza umana, del pensiero, dell’emozionalità e dell’identità personale – tutti precedenti, e più elementari, rispetto alla nostra acquisizione di un’identità sociale. Il presente saggio, originale e stimolante, di una studiosa di punta della teoria sociale, elabora i temi già approfonditi nei suoi libri precedenti Culture and Agency (1988) e Realist Social Theory (1995). Si pone come lettura per docenti e studenti di teoria sociale, culturale, politica, di filosofia e di teologia. -
Realismo sociologico. La realtà non ama nascondersi
La proposta del ""realismo sociologico"""" è offrire una alternativa alla perdita della realtà della cultura occidentale contemporanea. Si tratta di scoprire la """"realtà della realtà"""", senza perciò volere in nessun modo garantire la """"infallibilità della sua conoscenza"""". Solo distinguendo l'ontologia dalla epistemologia, l'essere dalla conoscenza dell'essere, è possibile """"salvare"""" il riferimento ad una realtà indipendente dall'osservatore. Per un realista, il desiderio non è, come diceva Max Horkheimer, il padre del pensiero. Lo è piuttosto la sorpresa che ci sia qualcosa invece che il a. Il realismo sociologico si presenta dunque come un modo di pensare capace di riproporre una ragione """"aperta"""" e """"sensibile alla verità"""". Contributi di: Andrew Collier, Maurizio Ferraris, Riccardo Prandini, Margaret S. Archer, Pierpaolo Donati, Andrea M. Maccarini, Douglas V. Porpora, Filippo Barbera, Emmanuele Morandi A cura di Andrea M. Maccarini, Emmanuele Morandi, Riccardo Prandini."" -
Universalismo e relativismo nell'etica contemporanea
L'intento è di superare l'""impasse"""" tra l'universalismo etico illuminista, con le sue insolute aporie, e il relativismo post-moderno, con la sua """"insostenibile leggerezza"""". Il nichilismo post-moderno nega la possibilità stessa di porre filosoficamente il problema, pertanto il primo passo consiste nella giustificazione del senso e del ruolo di questa indagine. Il contesto della globalizzazione richiede un'etica mondiale, in grado di coniugare differenze e pluralismo. Bisogna quindi esaminare le istanze relativistiche e le loro motivazioni per far emergere le ragioni che spingono ad impostare un'etica razionale e non razionalistica che consenta di rendere ragione alle istanze dell'autenticità, della diversità sociale e del riconoscimento. Dal confronto con le diverse figure di razionalità pratica attualmente più rilevanti emergeranno i tratti essenziali di una proposta di riflessione per l'etica di oggi, in cui proprio le ragioni del pluralismo etico spingano a rifiutare il relativismo e a fondare nell'umanità degli uomini i doveri reciproci di rispetto e responsabilità."" -
L' immagine proibita. Una storia intellettuale dell'iconoclastia
«Nella ricostruzione di Besançon, l'Occidente nelle sue radici ellenistiche ed ebraiche (ma pure nella sua declinazione islamica) ha costantemente oscillato tra il rifiuto e la legittimazione dell'immagine quale rappresentazione sensibile del divino. Nonostante il dogma dell'Incarnazione, che riqualifica la realtà visibile della natura e dell'uomo, fatti propri e assunti da Dio nella persona di Cristo, anche il cristianesimo ha subito le medesime incertezze ed oscillazioni, giungendo, da un lato, alla divinizzazione stessa dell'immagine dipinta nell'icona bizantina, o, al contrario, alla cancellazione calvinista della raffigurazione del sacro. Così, nel corso dei secoli, la tradizione di mediazione tra il contatto immediato e intuitivo con il divino e la sua raffigurazione devozionale è stata saldamente conservata solo dalla tradizione cattolica occidentale, che assegna all'immagine uno statuto prevalentemente pedagogico o ancor più psicagogico, di guida cioè dell'anima nel percorso di ascesi dall'orizzonte del mondano alla dimensione spirituale dell'incontro metafisico con il Dio trinitario. La questione dell'immagine del divino si intreccia così con il problema della raffigurazione del mondo e della natura, che rappresentano per l'uomo il luogo dell'incontro con il Dio cristiano e la dimensione da questi assunta per rendersi attingibile: una mediazione imprescindibile e pur sempre da trascendere». -
Marx. Vol. 1: Una filosofia della realtà
Quest’opera di M. Henry, dedicata a Karl Marx, offre un’interpretazione originale della filosofia del pensatore tedesco al di fuori della tradizione marxista e in aperta polemica e contrapposizione alle varie dottrine marxiste che si sono sviluppate già mentre Marx era ancora in vita. A partire dagli scritti giovanili in particolare da L’ideologia tedesca, pubblicata nel 1932, Henry compie una lettura articolata del pensiero filosofico restituendolo alla propria radice generativa individuata nella prassi della soggettività corporale dell’individuo vivente, la quale ne definisce nello stesso tempo la sua esistenza e la sua condizione di lavoratore. Andare alla radice vuol dire andare al fondamento dell’uomo, ossia alla vita, all’essere vivente di cui parla Marx. All’interno di questo campo, la prassi dell’essere vivente prova se stessa come potenza originaria che nel manifestarsi si coglie come espressione della vita, dell’affettività, da cui è generata e su cui si fonda l’autentica genealogia di ogni ideologia. È, in ultima analisi, la sua condizione di essere vivente che spiega la sua condizione storica e sociale, ad esempio di operaio che vende il suo lavoro, e ciò proprio mentre il suo lavoro attiene alla sua stessa natura di essere vivente. Il senso della prassi si svela così nell’esperienza che ne ha l’individuo nel lavoro inteso quale modalità della auto-donazione patetica della vita. -
Heidegger e la metafisica
Contributi di F. Bianco, H. Ebeling, W. Franzen, J. Greisch, A. Jäger, J.-L. Marion, V. Melchiorre, M. Ruggenini, L. Ruggiu, E. Severino, C. Sini, C. Signa, V. Vitiello.