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Il valore della vita
Meditando sul tempo che irrimediabilmente fugge, in questo saggio il giovane Schleiermacher è indotto a misurarsi con questioni via via più universali e coinvolgenti che investono l'etica e la cultura, le possibilità umane e la ricerca del piacere, la società e l'individuo, la virtù e la felicità. Facendo perno sull'antico e sempre risorgente problema del valore della vita, l'autore ricapitola una delle indagini più squisitamente filosofiche che la cultura occidentale conosca, in un testo che risulta del tutto congruente con i grandi passaggi d'epoca come quello attuale, in cui l'interrogativo qui agitato risulta non solo inevitabile ma altresì urgente. -
Filosofia e teologia in Tomás de Jesús
Il volume costituisce una novità assoluta, poiché è il primo studio sul pensiero filosofico e teologico di Tomás de Jesús, carmelitano scalzo spagnolo (1564-1627), autore rimasto sinora immeritatamente sconosciuto agli studiosi, che ha lasciato un'imponente Opera Omnia. Egli fu chiamato a Roma dal Papa e inviato nei Paesi Bassi per rispondere alle tesi dei protestanti con una Censura all'anonima Theologia Deutsch che si stava diffondendo in quell'area. La ricerca di Elisabetta Zambruno getta così nuova luce non solo sul pensiero e l'opera di Tomás de Jesús, ma anche sulle controversie tra cattolici e protestanti nel XVI secolo. -
La Pira tra storia e profezia. Con Tommaso maestro
Giorgio La Pira possedeva un centro da dove partiva e cui ritornava. Esso era costituito dalla meditazione della Bibbia, dalla lettura dei mistici, dall'orientamento della riflessione a san Tommaso d'Aquino maestro, studiato e applicato con genialità alle questioni del tempo, onde proiettare sul presente la luce di una sapienza che resiste allo scorrere dei secoli. Questi elementi davano forza al suo pensiero e respiro alla sua azione politica, sociale, amministrativa, di costruttore di pace. Abbattere muri e costruire ponti era la sua divisa. La singolarità di La Pira fu di cogliere le virtualità di molte posizioni dell'Aquinate che possiedono consistenti derivazioni religiose, morali, politiche. L'opera di Tommaso costituiva per lui l'architettura razionale che assegnava contemporaneità al Vangelo, inteso come luce per il presente. Una profonda armonia univa gli apparentemente opposti: il sindaco originalissimo e il santo dell'intelligenza e del rigore. Si intesero alla perfezione entro quella logica del concreto che fu regola per il primo. -
Struttura dinamica della realtà. Il problema dell'evoluzione
Nell'attuale dibattito sull'evoluzionismo e sul darwinismo, questo libro di Zubiri offre un interessante contributo da una prospettiva rigorosamente filosofica. Si delinea, infatti, una teoria del divenire, anzi, una metafisica della realtà che diviene e delle sue strutture dinamiche. Nel trattare il tema dell'evoluzione Zubiri si pone da un punto di vista formalmente filosofico: il suo approccio non si confonde né si risolve nelle indagini scientifiche delle strutture che compongono l'universo. Non si tratta pertanto di indagare in modo concreto su quanto le diverse scienze ci dicono, ad esempio, sul divenire dell'universo fisico o degli organismi, sulla loro evoluzione nel corso del tempo. Occorre invece far emergere tutti questi temi da un punto di vista rigorosamente e formalmente filosofico. Si tratta di un'evoluzione concepita in senso metafisico perché concerne nientemeno che la realtà: pur tenendo in grande considerazione l'apporto delle scienze, siamo dinanzi all'ontologia del divenire, ad una metafisica strutturale del divenire. Il dinamismo, che abbraccia tutte le strutture cosmiche, dalla più elementare alla più differenziata e formalizzata, è l'elemento costitutivo della realtà. Le essenze sono fondate le une sulle altre attraverso un processo genetico-strutturale. Ecco un'.interpretazione strutturale dell'evoluzione e una lettura evolutiva delle strutture. Il significato metafisico del dinamismo è che diviene la realtà in quanto tale. -
Per una fenomenologia dell'abitare. Il pensiero di Martin Heidegger come oikosophia
"L'abitare non è esperito come l'essere dell'uomo; l'abitare non è pensato affatto come il tratto fondamentale dell'essere-uomo"""". L'uomo, nel suo essere storico, dispiega la sua esistenza nella forma dell'abitare. È dunque tra le pieghe di tale fenomeno, nel suo gioco spazio-temporale, che va cercata la modalità originaria dell'umano. Il presente lavoro si propone di evidenziare rapsodicamente i tratti di una fenomenologia dell'abitare nel pensiero di Martin Heidegger, a partire innanzitutto dal metodo grazie al quale tale fenomeno può venire alla luce, quindi ponendo in questione terra e spazio, gli elementi basilari su cui l'abitare si configura. La fenomenologia dell'abitare dirigerà poi il suo sguardo sulle rispettive declinazioni del con-essere e del rapporto con i divini, per mettere in tensione, infine, quanto guadagnato nel corso del lavoro con ciò che Heidegger ha scritto sul politico e sul linguaggio." -
L' uomo postmoderno. Tecnica, religione, politica
L'uomo postmoderno emerge al crocevia di tecnica, religione e politica. Incontrando la persona, la tecnica rimedia ai mali che ne minacciano la salute, non a quelli derivanti dalla sua volontà di potenza. La politica, che per Platone è la 'tecnica regia', è necessaria per con-vivere. Si profila oggi un rapporto positivo fra vita civile e religione dopo la lunga privatizzazione di quest'ultima. Impegnata in nuove urgenze (laicità, nichilismo giuridico, libertà religiosa), la teologia politica non è liquidata, né la persona è antiquata, ma da educare: un compito che deve fare i conti con un annoso deficit educativo in Occidente. La tensione pedagogica sviluppatasi nella prima metà del '900 è stata dissipata e attende una ripresa. -
Libertà e dono dell'essere
L'ontologia della libertà, di cui Pareyson ha posto i fondamenti, sollecita ulteriori sviluppi, che ne svolgano più ampiamente sia i presupposti storiografici sia le implicazioni etiche e, prima ancora, ne approfondiscano i principi. In particolare si tratta di pensare la libertà originaria come al di là dell'essere ma non senza l'essere, non senza, dunque, un principio di alterità, che pure non ne distrugga l'unità. Se l'originario è pensato come essere, si resta nell'orizzonte della necessità (magari come destinalità) smarrendo la libertà. Se invece si pensa la libertà senza l'essere, l'originario diventa mobilità inconsistente e arbitraria e la verità si dissolve in infinite forme dell'apparenza. Si tratta allora di pensare l'originario come libertà che esce dalla sua abissalità costituendosi come libertà esistente, che si vincola anzitutto al proprio altro, all'essere; e conseguentemente di pensare le libertà finite come attraversate da un'alterità che rende pensabile la loro unità solo nella forma paradossale dell'amore. -
Persona. Mappa del mondo umano
Questo lavoro di Julián Marías è metodicamente, tematicamente e strutturalmente personalista. L'autore opera una vera e propria svolta ontologica affermando che la difficoltà sta nel pensare, non già la vita umana, bensì la persona che vive. Con questo nuovo fondamento del pensiero a partire dalla persona vivente, Marías va oltre il suo maestro Ortega y Gasset e delinea un personalismo vitale. L'obiettivo di Marías è di tracciare la mappa del mondo personale: non di quello umano nel suo complesso, non di tutte le forme di convivenza tra gli uomini, ma solo di quelle dove queste funzionano permettendo agli individui di incontrarsi rigorosamente come persone. -
Fuori dal soggetto. Buber, de Waelhens, Jankélévitch, Leiris, Marcel, Merleau-Ponty, Rosenzweig, Wahl
I saggi raccolti in questo volume sono dedicati a insigni rappresentanti della cultura filosofica, teologica e letteraria del Novecento, da Buber a de Waelhens, da Jankélevitch a Leiris, da Marcel a Merleau-Ponty, da Rosenzweig a Wahl. Quasi tutti scritti nel corso degli anni Ottanta, i contributi costituiscono una tappa di grande rilievo nel contesto del lungo itinerario di ricerca di Emmanuel Lévinas e consegnano una panoramica vivida degli sviluppi e degli interessi più recenti e più maturi del pensiero del filosofo francese. Come spiega nell'introduzione Francesco Paolo Ciglia: «è come se egli regolasse i conti pubblicamente con le sue fonti di ispirazione o con gli interlocutori privilegiati del suo messaggio filosofico, mettendo in chiaro la sua prossimità o la sua distanza da ognuno di essi». -
Didaché. La Torah del Messia attraverso i Dodici Apostoli ai goyim
Perché presentare nuovamente al pubblico la Didachè, che sin dalla sua scoperta (1873) e prima pubblicazione (1883) è stata oggetto di numerose traduzioni, studi e commenti? La risposta è una sola: l’esigenza di osservare il testo sotto una luce nuova. La Didachè veniva considerata come la più antica opera della Patristica cristiana, e, giustamente, era vista come una straordinaria testimonianza della vita di una Comunità alla fine del I sec., nel particolarissimo momento della prima elaborazione di un cammino di fede attraverso cui si sarebbe operato il progressivo sviluppo di tutta la Chiesa. Abbiamo cercato qui quanto più possibile di metterne in luce i profondi legami con l’ambiente ebraico di origine, cercando di intravedere, attraverso il greco della koinè, parole ed espressioni che permettessero di risalire al contesto culturale e spirituale dell’ebraismo. Del resto siamo di fronte ad un’opera che certamente si è avvalsa di testi precedenti composti sia in ebraico che in aramaico. Lo stesso titolo dell’opera viene reso con Torah, termine ebraico corrispondente ad “insegnamento”, in greco Didachè. Quando il testo venne pubblicato gli studiosi ebbero l’impressione di essere trasportati sulla scena delle origini cristiane, all’epoca in cui i membri della Comunità ebraica messianica erano assidui nell’ascoltare la didachè degli apostoli (At 2,42) e la Comunità si apriva all’ingresso dei goyim, dei pagani che decidevano di convertirsi. Un ebreo e una cristiana rileggono e commentano quello che alcuni considerano il più antico testo cristiano, che forse precede anche le Lettere di Paolo e i Vangeli. -
Stare dove egli è
Dal 22 al 26 settembre del 2008, Francesco Ventorino, uno dei più anziani preti di Comunione e Liberazione, ha tenuto gli esercizi spirituali al monastero benedettino della ""Cascinazza"""" di Buccinasco (Milano) sul tema """"La fede come metodo di conoscenza"""". Questo volume riporta le sue lezioni, che ripropongono la dinamica della fede secondo il metodo caro a don Luigi Giussani, e l'assemblea finale tenuta con i monaci. Il volume è impreziosito da un'ampia introduzione, dove si rievocano genesi e sviluppo dell'esperienza della """"Cascinazza"""", monastero nato da un tentativo di riforma della vita benedettina approvato dall'arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini, e denominato """"priorato dei santi Pietro e Paolo""""."" -
Guardare ciò che accade
Gli esercizi spirituali sono un aiuto al cammino, perché la vita stessa è un cammino in cui ogni giorno si è chiamati a capire di più la natura del proprio io: ""Tutto è provvisorio, come ogni passo, come il passo di un cammino. Ogni passo di un cammino è transitorio, ma senza ogni passo di un certo cammino, il destino di quel cammino non si percepisce più"""" (don Giussani). Gli esercizi spirituali per sacerdoti, proposti da Comunione e Liberazione, sono stati guidati nell'agosto del 2009 da S.E. monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo della Diocesi della Madre di Dio a Mosca. Al centro la fede, come compimento di un'attesa: """"Riconosciamo una Presenza affettivamente corrispondente solo nella misura in cui sempre l'attendiamo. Siamo fatti attesa, promessa di compimento"""". Il percorso si sviluppa fino a riconoscere la natura e i frutti della speranza: """"Il coraggio della speranza diviene allora la rinascita di un gusto più grande della vita""""."" -
Il mestiere dello scrittore
Non si tratta né di imparare l’ispirazione, né di insegnare l’arte e neppure di scegliere fra i corsi di scrittura e corsi di lettura. In uno stile diretto, volutamente disadorno e sottotono, Gardner affronta i problemi del mestiere e non quelli del talento, le nevrosi quotidiane e non quelle del genio. Con esempi, citazioni e suggerimenti mai da critico, ma da maestro nel senso più autentico della parola, Gardner parla dei problemi minimi della scrittura, della resa degli effetti, della necessità di riscritture e revisioni, delle letture, della punteggiatura, dello “sguardo” dello scrittore, fino ad arrivare all’esame del rapporto con l’ambiente esterno, al metodo di riconoscimento dei buoni e dei cattivi corsi di scrittura, alla decisione della pubblicazione (quando e dove), all’interazione necessaria con la figura dell’editor. Certo, Gardner si assume il rischio di incoraggiare i giovani scrittori, ma con una riserva, che dà ironica misura della sua coscienza del problema e che consiste nel non dare a per scontato, neppure che lo scrittore non debba “imparare l’ortografia”. -
Diario. Milano e altrove
«Il portoncino di ferro nell'angolo del cortile cigola nell'aprirsi, nel silenzio del pomeriggio d'agosto. Mi affaccio sulla scala ripida che scende verso il buio. Premo l'interruttore: uno scatto, una luce giallognola disegna i muri grezzi e i gradini di cemento. Fa fresco qui. Un odore mi investe: di umidità, di muffa, ma buono. Annuso, aspiro profondamente l'aria delle cantine di una vecchia casa di Milano. Scendo. Due lunghi corridoi si dipartono, e non se ne vede la fine. Questa luce gialla sembra di un altro mondo, di un ipogeo metropolitano, familiare e livido assieme». La seconda raccolta, dopo Prima che venga notte, dei pezzi di Marina Corradi su ""Tempi"""". Cronache della quotidianità, delle strade di Milano, dell'inosservato avvicendarsi delle stagioni; con uno sguardo però quasi contemplativo. Teso a riconoscere, oltre alla materialità misurabile delle cose - unica verità ammessa dal nostro tempo - nella realtà le tracce, i segni in filigrana, che rimandano ad altro."" -
Ministero della bellezza. Il sacerdozio cattolico
Questo libro nasce da alcuni incontri dell'autore con dei giovani che si preparavano al sacerdozio. Predicando a questi seminaristi gli Esercizi Spirituali, Francesco Ventorino ha raccolto e proposto pensieri, da tempo coltivati nel suo cuore, sulla vocazione cristiana e sul ministero sacerdotale nella Chiesa di oggi. «Qui sta il valore delle pagine di questo libro. Esse sono la testimonianza di un prete, che nel tempo della sua maturità documenta che cosa può diventare la vita di una persona quando la sua umanità non è censurata, ma portata a un compimento sorprendente; e per questo diventa desiderabile da chiunque - credente o no, prete o laico che sia - lo incontra». -
Il bene di chi? Bene pubblico e bene privato nella storia
Un affresco dell'intrecciarsi di bene pubblico e bene privato nella storia della civiltà occidentale. Enrico Berti fa comprendere le complesse radici culturali della situazione attuale e apre domande cruciali, da un lato sul destino e la sopravvivenza dello Stato e dall'altro sul fine dell'uomo e sulle condizioni di possibilità della vita sociale. Il libro è arricchito da un dialogo sul tema tra l'autore e i partecipanti alla ""Lectio Magistralis"""" tenuta nel corso di una delle sessioni del 2013 della Winter School, centro di studi sociali, culturali e politici. Prefazione di Giovanni Maddalena."" -
Lettera di Paolo ai Romani
La Lettera ai Romani, uno degli scritti paolini più importanti del cristianesimo nascente, è molto ampia e ricca di tematiche complesse, con passi di ardua interpretazione. Fin dalle origini è divenuta uno dei capisaldi di quella teologia della sostituzione per la quale l'ebraismo e tutti i suoi valori fondanti erano ritenuti il ""vecchio"""" da cui liberarsi per fare posto al """"nuovo"""", ossia la fede cristiana. Come hanno già fatto per la Didachè (2009), per la Lettera di Giacomo (2011) e per la Lettera agli Ebrei (2013), anche con la Lettera ai Romani i curatori si sono proposti di offrire un contributo per una sua reinterpretazione che ne metta in luce i profondi legami con l'ambiente ebraico d'origine. Secondo questa nuova lettura, Shaul/Paolo appare come colui che ha cercato di raggiungere fuori della Terra d'Israele coloro che sono fuori della Torah, poiché Ha-Shem, il Signore, non è solo il Dio d'Israele ma di tutta l'umanità. È significativo che, quando il Concilio Vaticano II con la Dichiarazione Nostra Aetate volle ridefinire in modo più positivo i rapporti con l'ebraismo, si sia ispirato proprio alla Lettera ai Romani per riconoscere che «gli Ebrei, in grazia dei Padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento» (Rm 11,28-29)."" -
Realtà e ragione
Nell'avventura della conoscenza in quale nesso si trovano realtà e ragione? In questa piccola raccolta di conferenze, tenute tra il 1996 e il 2011, Lorenzo Albacete con la cultura, l'arguzia e l'umanità che lo caratterizzano scandaglia la questione e conduce gli ascoltatori alla scoperta dell'avvenimento di Cristo, origine e fine di ogni umano sentire. -
Quale lavoro? L'emergere di un'economia relazionale
Il lavoro è una questione sociale ""emergente"""" in due sensi: da un lato, ci troviamo di fronte a rischi crescenti di disoccupazione e alla diffusione di lavori precari, sfruttati, alienati; dall'altro, nonostante tutto ciò, assistiamo all'emergere di una gamma di potenziali lavori """"virtuali"""" propri di un'economia dopo-moderna. Questi due processi sono correlati fra loro. Ciò che li connette è l'affermarsi di una società reticolare che richiede una nuova soggettività dell'agire lavorativo e forti innovazioni nelle forme organizzative. Per comprendere questa trasformazione epocale occorre considerare il lavoro come relazione sociale, anziché come mera prestazione, nella prospettiva di un'economia relazionale."" -
Madre Teresa. Amore senza limiti. Ediz. illustrata
«Il mio obiettivo continuava a riflettere il mondo della Madre e delle suore che, nei loro sforzi per lodare e servire Dio, riuscivano a trasmettere un amore senza limiti. Un mondo bellissimo, pieno di felicità. E quei riflessi sono diventati questo libro» Morihiro Oki