Sfoglia il Catalogo ibs026
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 6561-6580 di 10000 Articoli:
-
Alberto Sordi. Una vita tutta da ridere
In Alberto Sordi c’è tutta l’Italia del dopoguerra: affamata di dolce vita, inebriata di successo, vitalità e voglia di riscatto. Erano gli anni della Hollywood sul Tevere e di Cinecittà, degli hotel e dei locali esclusivi di via Veneto, e Sordi era lì – in ogni festa, in ogni film – pronto ad affascinare e a divertire. E anche a cambiare e a interpretare i tempi quando poi sono arrivate la contestazione, la censura e, soprattutto, la televisione. Per i cent’anni dell’attore, volto e spirito di Roma, Italo Moscati ne racconta il percorso che, dalla bocciatura alla scuola di recitazione filodrammatica, lo guida lungo le strade del cinema, davanti e dietro la macchina da presa, per cercare di scoprire i segreti della sua affermazione straordinaria che lo hanno condotto al successo e poi al mito. -
Eravamo tutti in attesa
I racconti di “Eravamo tutti in attesa” sono tutti, autenticamente, racconti d’autore. L’autore è Cepeda, che sottrae, asporta, sopprime, poi comincia a scrivere. Non si può raccontare come fa lui senza aver prima spogliato la vita dei suoi orpelli, delle sue certezze e delle sue consuetudini, delle sue costruzioni logiche, delle sue narrazioni consolatorie, delle sue stanche passioni. È sempre dal fondo di questa operazione di scavo che Cepeda comincia a narrare. Se un colpo cade, e non sappiamo dove, né su che cosa, rimane solo il fragore, prima, e poi il riverbero. E il colpo qui ha nomi di donna, uomo, bambino, folla, e ha la forma del pianto, del riso, dell’ebbrezza alcolica, del gesto inconsulto, del passo falso, dell’assurdo, del tempo fermo, del tempo impazzito, della morte. -
L'Iran al tempo di Trump. Nuova ediz.
Dal ritiro di Washington dall'accordo sul nucleare iraniano all'uccisione di Qassem Soleimani, il generale dei Pasdaran ucciso nella notte da un raid Usa a Baghdad. In poco più di un anno e mezzo, dal maggio 2018 ai primi giorni del 2020, la politica di “massima pressione” contro l'Iran del successore di Obama è riuscita a innescare una serie di eventi andati oltre le peggiori previsioni formulate dagli iraniani al suo arrivo alla Casa Bianca, e ha rischiato di portare tutti sul baratro di una nuova guerra in Medio Oriente. ""L'Iran al tempo di Trump"""" torna in libreria in un'edizione ampliata proprio per raccontare questi ultimi avvenimenti. Che chiamano anche l'Europa alla responsabilità di agire per far uscire i diversi attori dalla trappola dell’escalation e restituire agli iraniani il diritto di determinare il proprio destino."" -
L'età del ferro (2019). Vol. 4
In questo numero: Giorgio Manacorda ""Roma""""; """"Lettere su un saggio dello scorso numero dell'«Età del ferro»"""" Paolo Febbraro e Giacomo Pontremoli """"Irreligione di Stato""""; """"Insofferenze"""" Annalisa Comes """"Le nuove Amazzoni""""; """"Morte e rinascita"""" Marta Tibaldi """"Amati, non-amati, amanti""""; """"Il nonamore dell'amore Marco Mittag """"Maledetto dagli dèi""""; """"L'ipocrisia del nonamore"""" Filippo La Porta """"Caritas""""; """"Amore e teologia negativa"""" Simona Manacorda """"Negare è un po' amare""""; """"Zibaldino"""" Andromaca """"L'odio""""; """"Risposta agli interventi su Joyce («L'età del ferro» 2/2)"""" Enrico Terrinoni """"La ragione di Joyce""""; """"Dishumanities"""" Walter Siti """"Rocco Siffredi narratore""""."" -
Pace e giustizia sociale
Nel secondo dopoguerra, Karl Barth precisa la sua riflessione sull’impegno politico dei cristiani, e ribadisce la necessità di preservare la purezza del messaggio evangelico da ogni contaminazione con qualsiasi forma di causa politica che, per sua natura, non può che essere provvisoria. Di fronte al teologo, dopo il crollo della Germania, c’è il mondo della Guerra Fredda, diviso in due e sotto la costante minaccia dell’estinzione. I testi raccolti in questo libro, composti tra la fine del secondo conflitto mondiale e il 1959, pongono l’analisi demistificante della politica internazionale a confronto con l’agire concreto del credente, che deve rispondere, sempre e prima di ogni altra cosa, alla propria fede. -
Metafisica della matematica
Nel 1932, Gaston Bachelard partecipa a un convegno internazionale dedicato alla filosofia di Spinoza. Il testo di questa conferenza – rimasto per lungo tempo sconosciuto alla critica – permette di comprendere come gli strumenti e i dispositivi concettuali dell’epistemologia bachelardiana fossero già ben strutturati nei suoi primi anni di ricerca e di studio. Queste pagine rappresentano l’unica occasione in cui il filosofo francese misurò apertamente le sue teorie epistemologiche con il pensiero spinoziano: una scoperta di notevole rilevanza storiografica per tutti gli studiosi del pensiero bachelardiano. -
Ricordando la mia vita
Una musa, una seduttrice, un’intellettuale spregiudicata. Lou Andreas-Salomé è vissuta nell’ininterrotta rivendicazione della propria libertà di donna. Compiuti i settant’anni, la scrittrice russo-tedesca decide di raccogliere i suoi ricordi, senza seguire un preciso ordine cronologico, ma distinguendo le tappe di un’evoluzione spirituale e usando l’esperienza personale per riflettere sul senso generale della vita. In una prosa rapida e coinvolgente, Lou ritorna alla perdita della fede infantile in Dio, racconta la scoperta della sessualità, il trauma della Grande Guerra, e passa in rassegna le sue intense relazioni: l’amore con il giovanissimo Rilke, l’incontro travolgente con Freud, il tormentato rapporto con Nietzsche e Rée. Si apre così al lettore la personalità di questa donna inquieta, che ha attraversato la cultura europea, suscitando scandalo e ammirazione. -
La quarta Italia
Nell’autunno del 1928, Joseph Roth è in Italia, inviato dal quotidiano «Frankfurter Zeitung» per raccontare ai lettori tedeschi il paese di Mussolini. I suoi reportage sono un piccolo capolavoro di giornalismo letterario, in perfetto e singolare equilibrio tra ironia e profonda inquietudine. Roth racconta il pervasivo culto della personalità del Duce, il clima di delazione e lo stato di polizia, l’asservimento della stampa e la censura, le sotterranee forme di opposizione. Il suo sguardo si sofferma sui particolari – l’abbigliamento di una camicia nera o l’ambigua gentilezza del portiere d’albergo che lo spia – e adotta un tono leggero, a tratti umoristico, dietro il quale però lascia emergere, sempre più netto, il grido di allarme. Nella chiave di un pessimismo non ancora disperato, Joseph Roth ci consegna così una lucida e impietosa testimonianza sull’Italia del Ventennio. -
Con una piccola torcia nel buio
La relazione tra Giulia e Federica inizia e finisce con un bacio. Quello scambiato in metropolitana davanti a decine di persone non sembra affatto il primo – è il gesto più naturale del mondo –, mentre l’ultimo è definitivo: Giulia, il corpo già consumato dalla malattia, parte per la clinica dove troverà il suicidio assistito. Federica riesce a rivedere la compagna ancora una volta nel «punto più remoto dell’universo», la dimensione mentale (o reale?) in cui si immerge durante il suo lutto. Ed è proprio in questo limbo che farà la conoscenza di Marco, ugualmente alla deriva nello spazio siderale, per poi ritrovarlo in carne e ossa sulla Terra. “Con una piccola torcia nel buio” è un viaggio poetico ai confini dell’immaginazione, un richiamo alle altre vite possibili che ciascuno porta dentro di sé: voci lontane che il libro invita ad ascoltare. -
L'età del ferro (2020). Vol. 1
“L’età del ferro” non è una rivista di letteratura, né di “critica” o di “poetica”. Non è una rivista di sociologia, antropologia, psicoanalisi o delle più varie humanities. È una rivista militante senza engagement. Forse è addirittura una rivista politica. La letteratura è una forma irriducibile e insostituibile di conoscenza. La letteratura non ha compiti di intrattenimento o di “impegno” immediato, ha la profondità “sociale” delle parole. La letteratura ha a che fare con altri ambiti della cultura, anche con quelli in apparenza più lontani e diversi. La letteratura non è democratica, è critica. Non abbiamo ideologie e comunque fedi, credenze o religioni – neppure la religione della razionalità. La differenza tra tecnologia hard e tecnologia soft - la differenza tra il Novecento e il Duemila - è solo apparente: l’espropriazione non cambia, ma, e non è poco, si sposta dal corpo alla mente, e così incide sulla qualità dell'antropos, decide della sua essenza. Esiste un problema di ecologia della cultura, ovvero di ecologia di quello che siamo. Noi leggiamo il mondo (quindi anche la polis) consapevoli che ciò che ci caratterizza come specie animale, e ci fa diversi da tutti gli altri esseri viventi, è la creatività della nostra mente. Questa è la nostra militanza: rimettere al centro la potenza gnoseologica dell’arte, della poesia. Questa è appunto una funzione politica: combattere per la salute della specie cui apparteniamo. -
Israele. Prosperità senza pace
Mentre il mondo è impegnato nella lotta al Covid-19, la sbandierata annessione israeliana di parte della Cisgiordania potrebbe comportare la fine del conflitto israelo-palestinese dopo oltre settant’anni. Grazie al consenso dell’Amministrazione Trump, allo Stato ebraico si offre un’opportunità storica di proclamare una vittoria netta e irreversibile, rendendo impossibile la creazione di uno Stato palestinese nei Territori Occupati. Tale annessione sarebbe contraria al diritto internazionale e ostacolerebbe la cooperazione regionale di Israele con gli Stati arabi, ma non comporterebbe sanzioni per lo Stato ebraico né provocherebbe una Terza Intifada di proporzioni tali da rovesciare gli attuali rapporti di forza. Claudia De Martino analizza il quadro mediorientale dal punto di vista dei due schieramenti, ricordando le tappe che hanno portato alla situazione odierna e studiando gli scenari che possono ora delinearsi. I Palestinesi, che hanno perso la battaglia territoriale, potrebbero ancora “non perdere la guerra” rinunciando alla logica dei due Stati per abbracciare una lotta progressista per i diritti di cittadinanza all’interno dell’unico Stato esistente, in nome di grandi valori del XXI secolo come uguaglianza e democrazia. -
Susanna
Un’anziana istitutrice, perseguitata nella Germania nazionalsocialista, rievoca il rapporto magico con una ragazza che aveva preso in cura tanti anni prima, Susanna. Tutto era iniziato rispondendo a un annuncio: «Cercasi istitutrice esperta per assistenza a giovane affetta da leggera nevrosi». Susanna è una creatura senza tempo, la cui dolce follia la porta a usare le parole in modo del tutto stravagante, «parole che si possono prendere in mano, che si possono annusare». Nutre un amore candido per un ragazzo del villaggio, il quale ricambia, ma gli altri abitanti fanno di tutto per relegare lei e la sua diversità ai margini. L’istitutrice, una donna della ragione, in apparenza estranea alle cose dell’amore, resterà coinvolta con tutta se stessa in quello che in parte è un gioco, e in parte un’esplorazione delle possibilità del linguaggio, dei modi di conoscenza, del calore della poesia. Ultimo scritto di Gertrud Kolmar prima della deportazione ad Auschwitz. Prefazione di Marina Zancan. -
La disgrazia
Nell’infanzia di Francesco c’è un episodio innominabile, che tutti in famiglia – ancora dopo sessant’anni – chiamano «la disgrazia». La custode del segreto è anche la persona meno disposta a parlarne, sua madre, che a più di novant’anni viene colpita da un ictus e rimane immobilizzata a letto. Francesco sa che è l’ultima occasione per ricostruire una verità ormai impalpabile come un brutto sogno, persa tra i falsi ricordi di bambino. Dalle poche parole che la madre riesce a sussurrare riaffiorano delle immagini: un’Italia che esce dalla guerra con le ossa rotte ma che promette benessere; le immisurabili borgate romane che ogni giorno mangiano un pezzo di campagna; un incontro illuminante con Pasolini; una famiglia, la loro, che ambisce a entrare nella piccola borghesia, ancora imbevuta di bigottismo e pregiudizi. La verità può essere solo intuita, immaginata. Forse non è lei la “colpevole” ma suo padre, o Francesco stesso, o nessuno. Forse l’esercizio della memoria non dev’essere un’ossessione, e può servire a perdonare e perfino a dimenticare. -
Va da Valona! La rivolta dei bersaglieri e le «giornate rosse»
Nel giugno 1920 un battaglione di bersaglieri di stanza nella caserma anconetana di Villarey si ammutinò per non fare la guerra all'Albania. Ottennero la solidarietà dei commilitoni e di larga parte della popolazione e costrinsero il governo Giolitti, appena insediato, a revocare l'ordine di partenza, obbligandolo di fatto a rinunciare alle ambizioni colonialiste, per rispettare l'indipendenza schipetara. Fu la prima ribellione di soldati dell'esercito italiano che ottenne il risultato e la più importante dopo la rivoluzione d'Ottobre. Nel momento culminante del biennio rosso, quando ancora le attese rivoluzionarie erano vive e le possibilità anche, nata per solidarietà ai bersaglieri, l'insurrezione popolare proseguì contando di innescare l'attesa Rivoluzione. Furono le ""giornate rosse"""": scioperi, manifestazioni e scontri si ebbero in tutta Italia. Via da Valona!, avvalendosi di materiale d'archivio inedito, è la prima e completa ricostruzione storica a 100 anni di distanza da quel famoso evento."" -
Losers
Un’analisi filosofica e sociologica della trasformazione dell’estetica dal 1995 a oggi: l’ibridazione delle forme di visualità canoniche con i linguaggi popolari, in particolare la street art, le nuove tecnologie e il neo pop; l’occasione persa delle realtà virtuali e dell’abbattimento della distanza fra osservatore e opera. Dalla nascita dei Cattelan, dei Damien Hirst, Andres Serrano, Vanessa Beecroft e Mat Collishaw per arrivare alla leadership dell’arte di sistema americana – quella dei Jeff Koons e Matthew Barney – dove Wall Street e la grande moda si intersecano con la stessa sintesi formale dell’arte svuotandola di senso e riempiendola di valori economici. Ma su tutto continuano a restare i Richter, Kiefer, Viola e Kapoor. La domanda che attraversa l’intero libro è: l’arte ha ancora una funzione sociale? Forse l’Armageddon comincia proprio qui, nello scontro tra le due forme antitetiche dell’arte visuale, metafora del conflitto globale, proprio nella valle della Beqa del web. Introduzione di Maria Chiara Valacchi. -
Conoscere per liberare
Conoscere come condizione prima per liberarsi, valorizzando saperi che storicamente e socialmente sono stati ridotti al silenzio; aprirsi alle diverse forme di conoscenza prodotte dai popoli di tutto il mondo per costruire un dialogo sulla libertà. Questa lezione di Boaventura de Sousa Santos racchiude i concetti fondamentali della sua ricerca all’interno delle “epistemologie del Sud”, un sapere sempre in lotta per emanciparsi dall’egemonia coloniale, capitalista ed eteropatriarcale. “Decolonizzare” le menti e le nostre culture è un compito tanto urgente quanto rivoluzionario, che bisogna imparare ogni giorno dalle pratiche di ribellione degli oppressi di tutto il mondo. -
Hijab. Il velo e la libertà
Perché ci sono donne, nel mondo islamico, che indossano il velo con orgoglio? Perché altre lo ritengono una prigione? Questo libro stigmatizza ogni pregiudizio culturale che vede nella donna con indosso l’hijab una donna sottomessa. Molte musulmane velate, infatti, sono donne emancipate e con un’alta considerazione di se stesse. Icone del softpower. Mentre invitano alla libera scelta, le autrici portano avanti anche la battaglia delle donne iraniane e di tutte quelle che lottano contro i soprusi e il velo come imposizione. Attraverso il racconto personale e le esperienze in prima persona di alcune donne islamiche e non, favorevoli o contrarie al velo, questo libro contribuisce alla conoscenza variegata del mondo musulmano, delle sue culture e delle sue tradizioni. Prefazione di Emma Bonino. -
Complessità su misura
Complessità su misura (e non Complessità tout-court) ha un contenuto fondamentalmente soggettivo. È noto che quasi tutte le decisioni importanti della nostra vita non hanno carattere scientifico, ma sono spesso accidentali, hanno conseguenze impreviste e rendono la nostra vita più intricata di qualsiasi romanzo. E il valore scientifico delle scienze sociali non è equiparabile a quello delle scienze naturali. Una delle tesi centrali del libro è che ognuno di noi, di fronte alla complessità del reale, compie delle scelte (più o meno consapevoli) per costruire la propria visione del mondo fatta dalla numerosità e intensità delle proprie relazioni, utilizzando un linguaggio adeguato (narrativo piuttosto che paradigmatico) e approfittando della straordinaria abbondanza di opportunità oggi disponibili a un numero sempre maggiore di persone. Nel presente volume l'autore ci invita a riflettere sui processi di comprensione del mondo, sulla modellizzazione delle realtà organizzative come sistemi complessi, sulla previsione, la congettura e l'immaginazione come strumenti per costruire scenari, infine sull'economia come disciplina complessa. -
Silvia va in collegio
Omaggio alla figura di Ines Argia de Vescovi, insegnante, educatrice, donna di cultura, il volume propone un racconto semi-autobiografico, accompagnato da fotografie e documenti dell'epoca. La protagonista, Silvia, alter ego dell'autrice, entra come educanda nel Collegio San Demetrio di Zara e presto apprende la terribile notizia della prematura morte dell'amata madre: la sua è una storia di dolore ma anche di crescita interiore, descritta con forza narrativa autentica grazie a un linguaggio vivace e immediato. Il libro trova un suo ideale corrispondente in ""Parole come foglie, parole da sfogliare. Luigi Riem e il suo tempo"""" (Udine, Forum 2010), dedicato al marito, il poeta Luigi Riem, assieme al quale Ines Argia è stata ispiratrice e protagonista della realtà culturale regionale, in una vita intensa dedicata da entrambi alla famiglia, all'insegnamento e alla formazione dei giovani, alla crescita sociale e culturale della città e della provincia di Pordenone."" -
Primapersona. Percorsi autobiografici (2017). Vol. 31: A mano scritti (marzo)
Questo numero di «Primapersona» non segue un avvenimento, non rispetta un anniversario, non commemora. È un puro gesto di amore della rivista nei confronti della scrittura autobiografica, un numero che vuole portare i lettori, in un certo senso, dietro le quinte della scrittura del sé. Chi legge «Primapersona» è abituato alla bellezza delle storie, al fascino dello stile di ogni autore, ma non sa cosa c'è dietro le trascrizioni che, seppur fedeli, lasciano nell'ombra buona parte del sapore di ogni ""diario"""".""