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Dentro lo zaino
Alla fine degli anni Settanta, le polveri della Seconda guerra mondiale si sono diradate, ma non gli interrogativi sulle sue pagine più terribili. La Germania si interroga su come sia stata condotta alla grande opera di sterminio, cosciente, scientifico. Si ricostruiscono i fatti, si cercano i protagonisti, si attribuiscono le responsabilità. Lo si fa con procedimenti rigorosi, che devono essere una risposta morale ancor prima che storica. Julia testimonia nel processo contro Helmine Reyes, la sorvegliante del lager di Ravensbrück che danzava macabra sui corpi dei prigionieri, nota nei racconti dei superstiti come la Cavalla di Majdanek. In migliaia sono morti sotto i suoi stivali di acciaio. Julia ha lavorato come infermiera a Ravensbrück. Lì, con Helmine è stata a lungo fianco a fianco. E lei Helmine la conosce, la comprende, la ammira, e di più. Insieme hanno servito il Reich, lo hanno fatto per la Nazione, per la Scienza, per la Storia. Niente ai loro occhi era più corretto, giusto, naturale. E accanto al processo nelle corti del diritto, ce n'è uno parallelo, più silenzioso e più estremo, che ha luogo nelle comunità degli uomini, dove vittime e carnefici si incontrano di nuovo. Una narrazione dallo stile composto, elegante, la cui preziosità descrive uno scontro fondamentale e spietato. Il giudizio sulle atrocità naziste viene dato da un altro punto di vista, tanto inaccettabile quanto lucido, che porta una vicenda storica personale ad allargarsi in ogni tempo e a scuotere alle radici la coscienza di ogni individuo. -
Il cobra fuma la pipa
Tra le infinite storie della Seconda guerra mondiale, poche sono avvincenti come quelle del contingente brasiliano in Italia, la cosiddetta FEB. Nel 1944, migliaia di giovani soldati attraversarono l'Atlantico senza neppure sapere con precisione quale sarebbe stata la loro destinazione. Del resto, si diceva in maniera proverbiale, era più facile vedere un cobra fumare la pipa che dei militari brasiliani combattere in Europa. E invece, la divisione del generale Mascarenhas de Morais arrivò in Italia, e sebbene priva di un addestramento adeguato, seppe farsi molto onore sconfiggendo i nazisti sui campi di battaglia della Linea Gotica e contribuendo così alla Liberazione di importanti territori della Toscana. La loro storia incredibile si intrecciò proprio con quella della città di Pistoia, che di per sé visse una vicenda bellica particolare. Liberata già nel 1944, sul suo vasto territorio montuoso continuarono a muoversi diverse fazioni, nel sanguinoso quadro di guerra civile che attanagliò l'Italia. È questa la particolarissima cornice che racchiude le pagine di questo romanzo incalzante e vorticoso. In un inverno in cui ancora infuria spietato il conflitto, ogni cosa appare fragile, confusa, pericolosa. In un caos spesso fatale, amici e nemici si mescolano, fratelli e avversari condividono le stesse strade. Ogni passo nasconde un'insidia, e la vita di un individuo è sempre appesa a un filo sottile. Ragazzi italiani e soldati brasiliani mescolano i loro destini in una storia di amicizia, di tradimento e di speranza per un domani migliore. -
L' alveare
Da inverno a inverno, quattro stagioni cadenzate dai rituali domestici, dalla scuola, le feste, le vacanze, le ricorrenze che riuniscono una grande famiglia dove nulla sembra in grado di spostare le tessere di un mosaico prestabilito. E invece, col sopraggiungere dell'estate, imprevedibilmente, qualcosa accade nella vita di Marta, dei cugini e degli amici, talmente sconvolgente da rivoluzionarne l'approccio col mondo, trasformando i giorni del gioco, dei bisticci, della fantasia, dell'abbeverarsi frettoloso e avido all'intensità del momento in un groviglio ingovernabile di domande, in un crescendo di interrogativi che segnerà il passaggio per tutti loro a una dimensione diversa. Nella morbidezza di un alveo familiare degli anni Cinquanta dal sapore vagamente patriarcale ove passioni e sventure appaiono e scompaiono in un gioco velato di specchi, dove tutto si ammanta di sobrietà e misura e di non-detto, dove i bambini hanno i loro spazi definiti e invalicabili, ecco che irrompono eventi inquietanti immediatamente sigillati dagli adulti nei loro segreti conciliaboli. Ma niente sfugge ai ragazzi. Anzi, inizia per loro la più grande delle avventure: scoprire le verità intraviste che con pervicacia e perseveranza sono risoluti a svelare. Verità che si presenteranno dolorosamente, smascherando l'inattesa perfidia che si annida nel mondo dei grandi, scompaginando certezze e abitudini. Una specie di iniziazione, un urticante avvio alla consapevolezza. Intanto le stagioni fluiscono l'una nell'altra regalando colori ed emozioni, giochi e riflessioni e Marta giunge ai primi giorni del nuovo inverno consapevole di un'insospettata capacità di sorridere delle antiche paure e in qualche modo padrona del proprio dolore, dopo aver scoperto che il dolore appartiene a tutti, nessuno escluso. -
O2. Ossigeno
Nei versi della poetessa si rincorrono inquietudini e sentimenti. Il dramma della pandemia ha sconvolto, infatti, la nostra vita e in questo periodo sospeso che ci ha visti immersi, nostro malgrado, in un mare tempestoso senza salvagenti cui aggrapparsi, abbiamo perso ogni punto di riferimento. Abbiamo visto ammalarsi persone a noi care e il timore per la nostra e la loro salute ha frantumato certezze e quotidianità. Dalla sconfitta però, ci rassicura Anna Martinenghi, si può risorgere dando valore al dolore, dignità all'umanità, si può accettare di essere fatti di terra e di cielo. La poesia aiuta a recuperare i sogni perduti, a riprendere il cammino, a guarire le ferite, dona la capacità di far emergere quelle emozioni che non sempre siamo in grado di riconoscere da soli. Come l'ossigeno, la poesia ci fa vivere, apre l'orizzonte, offre speranza, invita a ricostruire un equilibrio perduto o dimenticato, a trovare la calma necessaria per respirare di nuovo. Poesia che si fa intimo sentire alla ricerca di gesti piccoli, leggeri, capaci di trasmettere a noi stessi la voglia di proseguire il viaggio della vita. Parole luminose, poesia che rende il mondo migliore, un luogo dove merita ritagliarsi il nido in cui abitare. -
D'istanti e d'istinti
Silloge sincera e diretta che offre immagini immediate come fotografie, attimi della realtà odierna. Lo sguardo disincantato, mai banale, mette a fuoco tematiche che nessuno di noi può ignorare, dove è possibile riconoscere i nostri pensieri finora sopiti: ricordi di un passato ricco di sogni, consapevolezza di un presente in cui si perdono i buoni sentimenti e altri scrivono la nostra storia. Poesia civile, al tempo stesso personale, capace di smuovere le nostre coscienze. Con il suo declamare ora serio, ora scherzoso, più di una volta tocca, infatti, un nervo scoperto e colpisce fin nel profondo. Ci dice anche che la felicità deriva da noi e da noi soltanto, dalla nostra voglia di lottare contro le avversità della vita. Se per il Poeta lo scorrere del tempo assume sfumature legate al suo vissuto, le domande che si pone ci appartengono e mettono in gioco ciascuno di noi. Una considerazione tra le tante, in questo periodo la solitudine è stata l'unica compagnia per molti, una solitudine forzata che non ha niente a che fare con quella desiderata, scelta. Chissà poi se ne rimarrà memoria o, come un cimitero abbandonato, sarà spazzata via? Il Poeta lo chiede a se stesso e al Lettore con i suoi versi ritmati. Un linguaggio singolare in cui le parole si rincorrono, accordano frasi, chiariscono concetti, giocano con rime baciate, alternate. Interessante l'utilizzo tutto personale della canzone di classica memoria, capace di creare un effetto ballata veramente suggestivo. -
Testimone! Epistolario al tempo del Coronavirus
"La sospensione del tempo, che noi tutti abbiamo vissuto dalla primavera del 2020, è divenuta, attraverso la penna di Anna Maria Zanchetta, preziosa opportunità di riflessione non solo intima, ma anche sociale, culturale e politica; la prigionia della clausura forzata si è trasformata in rara occasione per riappropriarsi, finalmente, di se stessi riscoprendo antichi insegnamenti e valori fondanti. Abolita la quotidiana frenesia, la dilatazione cronologica ha permesso di assaporare stagione e ambiente, silenzio e lentezza, memoria e solitudine. Il ritmo adagio apre così spazio agli affetti più cari nei ricordi d'infanzia, come gli gnocchi cucinati con la nonna o la Pasqua in famiglia. Lo sguardo al passato, alla guerra, alle restrizioni dei nostri vecchi ridimensiona, inoltre, le attuali difficoltà e paure. E ci consola. La disincantata ironia sull'andrà tutto bene si stempera nella commovente riflessione sulla fragilità del povero, dell'anziano e del disabile, ma anche di chi - per orgoglio, dignità o disperazione - durante la chiusura si è tolto la vita. E proprio contro il rischio di solitudine, asocialità, inerzia, sfiducia, depressione, paura e abbandono, la scrittrice sfodera una ventata di ottimismo fatto di programmi, progetti e buoni propositi, suggerendo altresì un curioso e intrigante cassetto della memoria dove conservare pensieri ed emozioni, timori e risate, presunte privazioni e favori ricevuti, valori e affetti, ovverosia ciò che nella vita rimane imprescindibile. Riappropriarsi della propria umanità e unicità è l'invito dell'autrice, affinché la sospensione temporale non sia vuota sincope musicale, bensì ritrovato senso del tempo che dia significato a un'esistenza nella quale pregi e qualità individuali si fanno prezioso dono."""" (dalla prefazione di Barbara Candeo)" -
Una storia come un'altra
Sono i tempi duri del lockdown. Da un piccolo condominio di tre appartamenti, reso ancora più angusto dalla pandemia, è scomparsa una donna. Il suo nome è Floridia, è una donna bella, dagli occhi grandi e dai tratti particolari. A descriverla sono le voci della ristretta comunità che condivide una parte della propria vita con lei. La suocera, il marito, il giardiniere, gli amici Said e Desiderio, ognuno aggiunge una propria nota allo speciale accordo in cui si può riconoscere la ragazza. In fondo, ognuno è la persona che è non tanto per ciò che crede di sé, quanto per ciò che rappresenta per gli altri. L'indagine sulla sparizione di Flor, come viene chiamata dai suoi cari, è solo un pretesto. I toni qui sono ben diversi da quelli rigidi e nervosi delle analisi della polizia. E non ci vuole molto perché la vicenda della ragazza si spalanchi su mille altre vicende personali, del presente e più sovente del passato, magari ormai distanti nel tempo, ma comunque ancora prossime nelle emozioni di chi le racconta. Capitolo dopo capitolo, si va a ritroso nelle vite dei protagonisti e in quelle di chi è stato prima di loro. Si attraversano pagine di grande dolcezza, di sorrisi leggeri e di dolori struggenti come solo quelli intrisi dalla vita reale sanno essere. -
Il ponte di ghiaccio
Claudio Morelli è un giovane nel limbo tra gli esami per diventare avvocato e il praticantato presso uno studio di Roma. La sua vita deve ancora imboccare la propria direzione definitiva, e lui può concedersi qualche piccola avventura con gli amici e i coinquilini. A maggior ragione se in un modo o in un altro ci si può guadagnare qualcosa. Come una buona partita di poker, per esempio. È questo, un capriccio giovanile con un po' di brivido, la scintilla che dà il via a una travolgente serie di vicissitudini imprevedibili. Claudio e la sua compagnia si ritrovano loro malgrado a correre su e giù per l'Italia, invischiati in una vicenda ben più grande di quanto si sarebbero aspettati... -
Fobocrazia
La dura battaglia contro una piaga sanitaria planetaria si trasforma ben presto in qualcosa di forse più orribile: il progressivo e totale annientamento delle più elementari libertà individuali. -
I racconti del viandante solitario
Cinque racconti che affondano le radici in alcune delle tradizioni letterarie più celebri di tutti i tempi. Una brillante fantasia creativa si distende su personaggi memorabili e poderose ambientazioni, e regala intriganti rielaborazioni da punti di vista insoliti. Dal mare infinito delle leggende piratesche, ecco il capitano Scarecrowe Calaway e lo spietato confronto con la fede dei suoi uomini. Sul sentiero che dal fantasy arriva al gotico, terre da fiaba custodiscono creature misteriose e terribili, e la curiosità degli uomini costa cara. Nelle righe mai scritte dei colossali poemi di Omero, si racconta lo struggimento di Penelope, sola a scrutare il cielo in cerca di un astro che annunci il ritorno del suo amato. E poi la prima, grande e feroce battaglia tra gli angeli fedeli e i caduti, alle soglie del trono divino, e i pensieri più che umani di un Giuda attonito che ha appena riconosciuto su di sé il marchio sempiterno del traditore; e lo smarrimento intimo, totale, onirico di un viandante incapace di trovare la via nelle oscurità di una selva. Ogni capitolo è il dischiudersi di un mondo, in cui uno stile sempre ricco segue con maestria le urgenze di emozioni profonde, declinandosi di volta in volta nei toni della lirica, della forza epica, del brivido, della febbrile introspezione. Le suggestioni potenti che vengono evocate dai tagli peculiari delle storie mettono il lettore di fronte a interrogativi affascinanti, che aggiungono al gusto pieno del fantastico il sapore dell'assoluto. -
The time is now
Quanta sete di giustizia, quanta carica vitale, quanta voglia di futuro. Una stagione durata almeno un decennio (1967-1977) è qui rappresentata attraverso i discorsi e gli interventi di alcuni protagonisti di quegli anni nel tentativo di recuperare le diverse anime del ’68 e capire oggi se è rimasto qualcosa di allora, e come.rnrn""Le parole del ’68 che hanno conquistato il cuore e la mente di una generazione. E che non smettono di farci sognare.""""rnrnQuanta sete di giustizia, quanta carica vitale, quanta voglia di futuro. Una stagione durata almeno un decennio (1967-1977) è qui rappresentata attraverso i discorsi e gli interventi di alcuni protagonisti di quegli anni nel tentativo di recuperare le diverse anime del ’68 e capire oggi se è rimasto qualcosa di allora, e come. Per questo il volume propone all’inizio il discorso di Emma González, pronunciato all’indomani dell’ennesima strage in una scuola in Florida, che è un forte atto di accusa contro Trump e la sua generazione.rnMa le idee del ’68 arrivano da lontano, così è utile ricordare il progetto modernissimo della Repubblica romana di Pisacane, del 1849, che si salda alla lotta di altri eroi che hanno dato la vita per un futuro di libertà, come Luther King, Mandela, Robert Kennedy, Che Guevara (sebbene il suo incitamento all’odio risulti oggi inaccettabile), senza dimenticare don Milani e la sua lotta al militarismo.rnPer entrare nel cuore del ’68 non potevano mancare la sferzante polemica di Pasolini contro gli studenti, gli interventi di Viale, Dutschke, Marcuse, e poi di Fo, Basaglia, Havel, le loro denunce contro i poteri e la violenza delle istituzioni, fino ad arrivare a Langer e al suo appello a vivere con meno anziché con più cose. Una vera rivoluzione. Chiude il libro l’analisi lucida e disincantata di Giorgio Gaber."" -
Peccato originale. Conti segreti, verità nascoste, ricatti: il blocco di potere che ostacola la rivoluzione di Francesco
“Gianluigi Nuzzi ha una grandissima conoscenza dei fatti rne li espone come in un romanzo.” - Corrado Augiasrnrn“C’è davvero di tutto nel nuovo straordinario saggiorndi Gianluigi Nuzzi sul Vaticano, Peccato originale.” - Gian Antonio Stellarnrnrnrnrn“Quello che ostacola, rallenta, sabota il cambiamento è un potere, come scoprirete pagina dopo pagina, capace di giocare ruoli strategici in vicende opache e inquietanti: dalla morte di papa Luciani alla scomparsa di Emanuela Orlandi fino alla rinuncia di Benedetto XVI.” - Dalla Premessa a questa edizione -
Gli animali che amiamo
L'umanità è pressoché scomparsa. Solo una donnina è rimasta ad aggirarsi in mezzo a capanne vuote nella speranza di farsi ingravidare da qualcuno di passaggio. Quanto agli altri superstiti, chissà. Al loro posto una vegetazione a tratti lussureggiante e una sequela di animali, fantastici e non, che entrano ed escono da sogni di sogni in una realtà onirica o comunque surreale. Cinque intrarcane e due Shaggàs compongono questo pastiche letterario, bizzarro, giocoso, immerso in un'atmosfera apocalittica, da fine della Storia, dove l'umorismo del disastro si mescola a una malinconica, smagata rassegnazione. -
Tra le pieghe dell'orologio
Scrivere un diario può essere l’occasione per dire tutta la verità. Così è per Heidi Julavits: scrittrice, madre, moglie, modello di identità autoriale al femminile. Tra le pieghe dell’orologio è una raccolta di note e pensieri che intreccia riflessioni sull’amore, sul sesso, sui libri letti e gli scrittori amati o detestati... -
Quando sarai nel vento
candidato al Premio Strega 2018rnQuando sarai nel vento è una sinfonia in quattro movimenti in cui ogni motivo – esposto, sviluppato e ripreso – è un carotaggio delle infinite vibrazioni che agitano noi e il mondo; raramente all’unisono ma sempre in attesa della chiave che le doti di un ordine, di una cadenza che le restituisca all’armonia.rnrn«Quando sarai nel vento è un romanzo che cita un mucchio di canzoni e che pare scritto da un regista, tra Wong Kar-wai e Kaurismaki. Scavare negli abissi e portarvi luce è il metodo dichiarato di Di Fiore.» - Angelo Carotenuto, Robinson - la Repubblicarn«È un’opera letteraria straordinaria, che attraversa luoghi del mondo e della mente come solo la grandissima scrittura sa fare.» - Marcello Foisrn«La lettura procede lungo un itinerario narrativo senza grumi, durante il quale ho ammirato la naturale attitudine nella stesura dei dialoghi ma, più in generale, la dedizione dell’autore alla parola come strumento privilegiato - a volte disperato - di comprensione del sé, attribuzione di un senso possibile a una vita che va per conto suo ma della quale, se proviamo a raccontarla, possiamo tentare una ricostruzione e diventarne, almeno in parte, autori; a tratti, finanche protagonisti.» - Diego De Silvarn rnrnAbele ha lasciato il Cilento per studiare i venti sulle montagne abruzzesi. Da una stazione meteo in cui le strumentazioni adeguate sembrano non arrivare più, si stende un paesaggio quasi lunare, devastato dal sisma e spopolato tanto di individui quanto di umane speranze.rnAbele allora occupa il tempo guardando le pendici cangianti del Gran Sasso, auscultando con uno stetoscopio elettronico il brusio sommerso della Terra e scattando fotografie alla sua «mano guasta». Quando scende da quell’eremitaggio accademico, si divide tra la stanza in affitto dagli Hensel – una coppia di vecchi ebrei che usano la crudeltà come moneta di scambio col mondo –, qualche rave in cui l’ecstasy allontana e scolla il rapporto tra percezioni e realtà, e le ore trascorse a fantasticare di un film sul vento con Marlena, la desolata Beatrice che diventa a poco a poco la regina di quell’universo in attesa. rnA spezzare quella stagnante bonaccia – interiore ed esteriore – il passato che torna e la necessità di un viaggio che porterà Abele alla ricerca del padre tra l’Argentina, New York e Parigi. Un viaggio intrapreso con Marlena, sotto i cui passi esiste «solo il silenzio della grazia», ma ugualmente composto di solitudine e inerzia: il vento è ormai scomparso e, senza la sua spinta, l’umanità terrigna che accompagna le scoperte di Abele, l’odore acre degli incendi che devastano il Sud del Pianeta, le lotte di ecologisti in tuta bianca e maschera antigas che si ispirano a Walt Whitman, rimangono sospesi, avvolti da sonorità limpide e luci inflessibili, come tante istantanee in lotta contro tutto ciò che passa, si dissolve, si dimentica. -
Cavalli di razza. Appunti del figlio di un giornalista sportivo
Acclamato dalla critica statunitense – «si legge come Moby Dick curato da F. Scott Fitzgerald» –, Cavalli di razza è prima di tutto la commossa riflessione di un ragazzo che fa i conti con la difficile eredità paterna, oltre che una ricerca sul senso stesso della scrittura. «I figli» dice Sullivan «spesso vagano come sonnambuli sulle sconfitte dei padri».rnrn«John Jeremiah Sullivan è uno dei più interessanti autori americani di non fiction narrativa ed è uno scrittore unico.» – RobinsonrnrnUna sera, mentre lo assiste al suo capezzale, John Jeremiah Sullivan chiede al padre Mike, che ha passato la vita a scrivere di sport, quale sia stato il momento più straordinario della sua carriera. «Ero al Derby di Secretariat, nel ’73» risponde Mike. «È stato… pura bellezza». John è nato a pochi passi dalla sede del Kentucky Derby, la celebre corsa riservata ai purosangue di tre anni d’età, eppure fino ad allora si era sempre tenuto alla larga dall’ippica, e dallo sport in generale. Ma le parole del padre, e la sua improvvisa scomparsa, lo spingono a esplorare dall’interno il mondo delle corse dei cavalli, riscoprendo le irripetibili vittorie di Secretariat e assistendo alle imprese di War Emblem in un’America ancora sconvolta dall’11 settembre. Ne nasce un originale viaggio per non iniziati nella storia e nella letteratura sui cavalli. -
Ciò che stringi nella mano destra ti appartiene
Un romanzo duro e profondamente emozionante, in cui l’autore mescola con efficacia le armi del reporter con la capacità di introspezione psicologica del grande romanziere.rnrnKarim e Charlotte vivono a Parigi e sono in attesa del loro primo bambino. Lui è figlio di algerini musulmani, lei di armeni cristiani, ma l’unica religione che riconoscono è «la loro felicità». Una sera, mentre è fuori con le amiche, Charlotte rimane vittima di un attentato terroristico al bistrot Zébu Blanc, dove due uomini armati di kalashnikov aprono il fuoco sui tavolini all’aperto.rnA rendere ancora più insopportabile la duplice perdita di Karim è una scoperta atroce: uno dei due jihadisti che ha ucciso Charlotte è Aurélien, suo compagno di classe alle elementari. Spinto dalla sete di vendetta e dal desiderio di capire cosa si nasconda dietro le scelte dell’attentatore, Karim entra in contatto con una cellula dell’Isis e decide di imbarcarsi in una lunga odissea che, attraverso Belgio e Turchia, lo porterà fino in Siria. Lì sarà testimone dei bombardamenti di Aleppo, città in macerie dove «le vittime non valgono meno delle altre». E se il viaggio nel cuore dello Stato Islamico non gli restituirà chi se n’è andato per sempre, servirà a mostrargli tutte le contraddizioni di un conflitto dove i combattenti si «convertono via Skype», i bambini si addestrano a sgozzare gli infedeli e le donne militano in feroci brigate integraliste. Dopo aver raccontato in Derive la genesi politica dei fenomeni migratori degli ultimi venti anni, in Ciò che stringi nella mano destra ti appartiene Pascal Manoukian fissa il suo sguardo lucidissimo sulla contemporaneità, non limitandosi a raccontare il terrorismo islamico, ma mettendo in primo piano i singoli esseri umani coinvolti loro malgrado in una guerra spietata. Il risultato è un romanzo duro e profondamente emozionante, in cui l’autore mescola con efficacia le armi del reporter con la capacità di introspezione psicologica del grande romanziere. -
La custodia dei cieli profondi
Una disperata lotta contro la dispersione e l’entropiarnrn«Ciò che colpisce è la capacità di Riba di far coincidere il suo ripensamento dell’umano con una malinconia definitiva» – Giorgio Vasta rnrn«Un libro incentrato sull’idea di una ribellione estrema alle convenzioni della società dove la solitudine sembra essere l’unica, distruttiva, via d’uscita.» – La Letturarnrn«Voglio solo dire che la casa è pelle, che la casa è cognizione, che la mia casa è un modo che ho per dire qualcosa di me».rnrnGabriele è un uomo che parla dal limite dei giorni, dei suoi e forse di tutta la sua civiltà. In cielo è comparsa una seconda stella, l’equilibrio circadiano è sconvolto, gli uccelli cadono, i fiori anneriscono e, davanti alle cancellate chiuse di Cascina Odessa, cominciano a presentarsi strani personaggi provenienti dal vicino paese di Lurano, o forse da un luogo che coincide con la fine del mondo. Cascina Odessa, il posto in cui ora Gabriele è barricato, è anche il perimetro affettivo di tutta la sua vita: lì è cresciuto con il fratello Emanuele, con i propri nonni e i genitori, ed è un luogo che ha continuato ad amare e a difendere anche quando è diventato il teatro di una veloce disgregazione familiare. Quando anche Emanuele, come suo padre e sua madre prima di lui, lascia la Cascina, Gabriele decide di innescare una disperata lotta contro la dispersione e l’entropia, conservando ossessivamente la sua casa nell’attesa che il fratello, tornando, possa ricomporre un legame sostanziale; legame che, per Gabriele, forse è l’unico modo per provare la sua esistenza. -
Si chiama Andrea
Finalista al Premio Letterario Corrado AlvaroCon una prosa incalzante e musicale Gian Luca Favetto mette in scena dei novelli personaggi in cerca di autore raccontando, in una elaborata dialettica fra il mondo interiore e quello esteriore, una vita capace di abbracciarne molte o forse infinite, rimanendo unica.rn«Favetto riesce a usare una sola scena, con grande abilità, facendovi convergere le tensioni del suo personaggio e costruendovi intorno un racconto complesso e corale» - Corriere della serarn«Il racconto della gioventù, delle amicizie e dei fugaci amori di Andrea oscilla tra toni lievi e momenti inquietanti, e ci trascina in un viaggio doloroso che alla fine è una storia semplice: la storia di una persona uguale a noi» - Il VenerdìrnLa protagonista del nuovo romanzo di Gian Luca Favetto si chiama Andrea e fa l’agente immobiliare, anche se verso il suo lavoro ha un atteggiamento particolare: più che dei clienti lei si preoccupa per le case, le vede indifese e vuole tutelarle da presenze indesiderate. Forse perché anche lei, da quando aveva sedici anni, ha scoperto di ospitare in sé una compagnia di diverse personalità che a turno, come sul proscenio di un teatro, si affacciano per reclamare spazio e condurre la loro (la sua) esistenza quando è stanca o sovrappensiero. rnLo straniero, Mariobianchituttoattaccato, il Pischello, la Vecchia, Francesco Primavera… con una prosa incalzante e musicale Gian Luca Favetto mette in scena dei novelli personaggi in cerca di autore raccontando, in una elaborata dialettica fra il mondo interiore e quello esteriore, una vita capace di abbracciarne molte o forse infinite, rimanendo unica. Perché Andrea è un essere umano, come tutti. -
Il ferroviere e il golden gol
Torna in una nuova versione «innervata di pagine inedite e di dettagli che avevo dimenticato o forse rimosso», Il ferroviere e il golden gol di Carlo D'amicis, il primo romanzo dello scrittore italiano, finalista al Premio Strega 2018. rnrnUn ferroviere pugliese poco più che trentenne, ossessionato dal gioco del calcio, conduce un’esistenza rettilinea, che sembra scorrere anch’essa sui binari, ma sogna ogni giorno di scartare di lato come la più fantasiosa e guizzante delle ali destre. Quando le Ferrovie del Sud Est lo lasciano a casa, il suo mondo, scomposto e ricomposto da una lingua geniale, sembra deragliare. Suo fratello Leone, pieno di energie sebbene costretto su una sedia rotella, cerca di aiutarlo arruolandolo come spalla per teatrali televendite di mobili su un canale locale. Ma questo soccorso (o tormento) non basta certo a dare un senso alle giornate del ferroviere, che inizia così a girovagare per assolati e desolati campetti di provincia, alla ricerca di verdi talenti del calcio italiano. «La gioventù se ne stava incollata al sudore di quei ragazzi come Gentile alla maglietta di Zico» ci dice con una delle sue mirabolanti metafore, mentre a propria volta sta incollato a quei ragazzi come un naufrago a una tavola che galleggia. Perché il cassintegrato sogna di diventare nientemeno che uno scout della Juventus di Lippi e Del Piero (e sogna pure di diventare l’amante di Lisa, la moglie di Leone). La sua passione è talmente forte da riuscire, contro ogni logica previsione, a trasformare il desiderio in realtà o meglio in una menzogna più vera del vero, in una fandonia capace di fare, almeno per un istante, il miracolo.