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La piccola bottega del fumetto. Evoluzione e rivoluzioni della nona arte
Stefano Frigieri è un collezionista di fumetti. Oltre al semplice piacere derivato dalla loro lettura, ha cercato di approfondirne la storia per capirne la complessità e la tumultuosa evoluzione. ""La piccola bottega del fumetto"""" è il frutto delle sue ricerche, il tentativo di riassumere in poche pagine un secolo e mezzo di vita della cosiddetta Nona Arte, dagli albori ai giorni nostri, valutandone soprattutto l'evoluzione grafica e contenutistica."" -
Storia dei fratelli
Un bambino si smarrisce durante la fuga precipitosa di un intero villaggio minacciato da una violenza che si avvicina. La sorella non smette di aspettarne il ritorno, rintracciandone i segni in un panorama dove le intuizioni che sorgono dal mondo interno si mescolano con le presenze vive che animano la natura dei luoghi e che marcano la vitalità dei ricordi, delle cose vere per sempre. Il destino di lei che attende si intreccia con il destino di un uomo che la ama. In questa trama, che avanza con un andamento spiraliforme, il lettore è invitato a soffermarsi sulla fine e l'inizio da una prospettiva insolita, che disarma la rassicurante linearità della logica e lo invita ad attardarsi accanto alla sponda di un fiume o nelle tracce dei sogni portati dalla notte. Romanzo breve dalla grammatura onirica, in cui Federica Mazzeo esplora temi quali il destino, la fedeltà e il tradimento. Storia di smarrimenti e di ritorni, in cui i personaggi si stagliano come figure archetipiche in uno spazio-tempo indefinito. -
9marzo2020@gmail.com
Il Coronavirus fa la sua prima comparsa a Wuhan nel dicembre del 2019 quando le autorità cinesi informano l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dell'esistenza di una serie di casi assimilabili alla polmonite, ma anomali, le cui cause sono sconosciute. Il trenta gennaio l'Oms dichiara il Coronavirus emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. La sera del nove marzo, con un nuovo decreto in vigore dal giorno successivo, il Presidente del Consiglio Conte dichiara l'Italia zona protetta. È l'epoca del #iorestoacasa: è consentito lasciare la propria abitazione solo per comprovate ragioni di necessità, come fare la spesa, esigenze lavorative, l'acquisto di farmaci o motivi di salute. Con oltre centosessantacinque Paesi nel mondo toccati dal Coronavirus, l'undici marzo l'Organizzazione mondiale della sanità dichiara la pandemia. Il ventisei aprile il Presidente del Consiglio firma il DPCM che dà avvio alla cosiddetta Fase 2, con la riapertura delle attività manifatturiere, dei cantieri e del commercio all'ingrosso. Mai, nella storia dell'umanità, una chiusura aveva investito contemporaneamente tante persone. Ognuno ha reagito in modo diverso: dallo sconforto all'ottimismo, da nobili istinti alle insensatezze. Nell'epistolario 2.0 tra Rachele De Prisco e Federico Gori, scritto in concomitanza della chiusura e del progressivo ritorno all'apertura, la cronaca accompagna riflessioni e aspettative che salgono e scendono, positivo e negativo e viceversa, rispecchiando la temperatura di una comunità grande e piccola. Lei più riflessiva e propositiva sebbene acutamente critica e a tratti ironica, lui più diretto, almeno in apparenza, dissacratore e un po' guascone. Entrambi specchio di un lockdown durante il quale è stato necessario fare i conti anche con la propria capacità di apprezzare la solitudine e le inevitabili conseguenze: ci si può nascondere dietro chiunque e qualunque impegno, mai davanti a uno specchio. -
Le avventure di Gea e Oti
I caldi raggi di un sole primaverile sciolgono le nevi di un ghiacciaio alpino, risvegliando anche la piccola Gea, una vivace ragazzina vissuta centinaia di migliaia di anni fa e rimasta intrappolata nel ghiaccio. Mentre osserva incuriosita intorno a sé, non riconosce l'ambiente: dove sono finite le immense foreste? I richiami degli animali? Il vociare dei cacciatori? Decide di soffiare nel corno che porta ancora appeso al collo: i suoi genitori le hanno detto di usarlo in caso di pericolo. Ma ahimè, al suo richiamo non risponde nessuno. Dopo averci pensato un po', si incammina lungo un piccolo sentiero nella speranza di incontrare qualcuno che le possa spiegare dove si trova. Quando ecco che all'improvviso vede davanti a sé un disco gigantesco e piatto che emana fasci di luce argentea. Dal disco esce un bambino smilzo con due grandi occhi viola: è Oti, un abitante del pianeta extrasolare hd 209458 b! I due decidono di esplorare insieme il mondo in cui si trovano, sconosciuto e misterioso sia per Gea che proviene dal passato, sia per Oti che proviene da un lontano futuro. Libro ad alta leggibilità, realizzato con l'obiettivo di facilitare la lettura attraverso opportune caratteristiche grafiche e di impaginazione, in modo tale da renderla più accessibile a tutti e in particolare a chi, pur non avendo deficit cognitivi, incontra maggiori difficoltà a causa di alcuni disturbi specifici dell'apprendimento (DSA). Età di lettura: da 5 anni. -
Visioni
La fascinazione per l'insolito, il bizzarro, lo straordinario è il tratto distintivo dei racconti di Marcella Malfatti, sia che si tratti di incursioni del soprannaturale nella vita quotidiana che di meditazioni introspettive dai connotati onirici. Il suo è uno sguardo visionario, che indulge nella caratterizzazione dei luoghi e degli ambienti tramutandoli in specchi dell'animo e in riflessi concreti delle sensazioni e dei sentimenti, riverberi dello sbalordimento e del turbamento che si avverte, talvolta, di fronte a situazioni al limite della normalità, quando ci si trova ad affrontare quei momenti che ci fanno dubitare della concreta solidità delle abitudini con le quali si ha dimestichezza e familiarità, circostanze inconsuete e rare ma non così improbabili da essere impossibili. Uno degli altri elementi che caratterizzano la scrittura dell'autrice è la costante riflessione sul tempo, sulla dimensione del cambiamento, sul confronto tra presente e passato, sempre, però, osservati e indagati attraverso la lente deformante del capriccio surreale che trasforma in delirio e allucinazione le cose e le persone; l'applicazione sistematica di una visione prospettica eccentrica consente la rappresentazione di una realtà inusitata e affatto difforme, in cui il sogno e la veglia si alternano confondendo i propri confini in una sorta di limbo sfumato ed evanescente. In un tale contesto di alterazione si colloca l'esaltazione dei significati più reconditi di oggetti apparentemente banali come la porta o lo specchio, ricondotti a simboli esoterici per esorcizzare e sublimare in una sorta di rito magico le asperità dei passaggi della vita. -
Come in cielo, così in terra
In secondo piano, come se fosse una melodia di sottofondo, un virus di cui non si sa quasi nulla mentre in primo piano Elettra Sartori, una ragazza quasi diciottenne racconta la sua storia. Elettra è una ragazza proveniente da una cosiddetta buona famiglia e che, alla vista di tutti, dovrebbe avere una vita spensierata e all'insegna della bellezza ma, dentro di lei, un mondo fatto di incubi vissuti e non, la porta a ricordare episodi, storie e avvenimenti che l'hanno scombussolata facendola diventare quella che è ora. Si tratta di un viaggio, quasi dantesco, all'interno del suo cuore per cercare di rispondere a quei grandi interrogativi a cui la vita non dà certezze ma solo dubbi nonostante si creda che l'adolescenza possa essere il momento più spensierato dell'esistenza di ciascun essere umano. Elettra si sente esclusa, discriminata e messa in un angolo da una società in cui non riesce a ritrovarsi ma che la confonde, incatenandola a una triste normalità dalla quale vorrebbe solo evadere per poter assaporare almeno una volta cosa voglia dire essere felice e innamorata perché, disperatamente, ricerca l'amore che considera l'unica scappatoia per raggiungere i suoi sogni ma a quale prezzo? Dalla sua cameretta, in cui è relegata a causa del virus, si trova costretta a guardare una finestra da cui osserva ciò che sta all'esterno e all'interno di essa come se fosse lo spartiacque, la dogana o semplicemente l'unico confine tra il mondo esterno e quello sopito all'interno del suo cuore e della sua anima mentre sulla sua Moleskine nera, annota, a sprazzi e a volte in modo confuso come se fosse lo specchio della sua esistenza, i propri pensieri, i propri sentimenti e tutto ciò che spesso non riesce a spiegare se non attraverso l'inchiostro. -
Nino e gli anni Cinquanta
Il romanzo rievoca gli anni Cinquanta, il post conflitto, la faticosa ricostruzione, i costumi, le tradizioni, le feste, i giochi, le scoperte attraverso gli occhi del protagonista che allora era un ragazzino come tanti. La narrazione, in perfetto equilibrio tra diario e album fotografico, si pone come una sorta di ponte tra generazioni diverse come possono essere quella del dopoguerra e quella degli anni Duemila. Non a caso il romanzo si apre e si chiude rivolgendosi a un adolescente dei giorni nostri. Il giovane protagonista, insieme a Nino e ad altri ragazzi della sua cerchia di amici, prendono per mano il lettore e lo accompagnano nelle strade e nelle loro case per fare assaporare la vita materiale e quotidiana di quel decennio. La narrazione ironica, divertente e pungente evidenzia le contraddizioni, gli affanni, le nevrosi, le fatiche, i malori, ma contemporaneamente mostra il mondo gioioso, magico dei bambini. Un mondo, comunque, sempre rivolto al futuro. Affresco genuino di una generazione cresciuta dopo la Seconda guerra mondiale, tra macerie e lutti, della loro psicologia e di come vivevano ai bordi delle ruspe, delle automobili, della rimozione. -
Altro da sé
Il protagonista, ormai giunto alla fine del ciclo di studi universitari, dovrà presto tornare alla sua città d'origine, dalla quale era partito senza alcun rammarico. Interessante romanzo di formazione soprattutto per lo sviluppo di quei temi esistenziali che puntualmente si ripropongono in ciò che nel frattempo siamo diventati. Ovvero, come le traversie evolutive di un giovane in procinto di diventare adulto, colte attraverso un percorso di emancipazione iniziatica, ma descritto cronologicamente al contrario, si sintetizzano fino a definire un proprio nucleo originario e trasversale, quindi sotteso all'intera età evolutiva. -
Depositi ingombranti
Silloge di esordio, dove le poesie si posano sulla carta affiorando dal mare del passato della poetessa, come relitti impreziositi da conchiglie incrostate di memorie. Per Maria Vera Quattrini, la poesia diventa strumento per rimuovere dal buio degli abissi ricordi di abbandoni, paure, solitudini, incontri, rifiuti, fatiche, ma anche inattese e fugaci gioie luminose, che squarciano all'improvviso l'oscurità. Le spoglie ingombranti delle sue memorie - da cui il titolo - vengono lavorate con l'immediatezza e la precisione delle parole, che intagliano come con un cesello le superfici più scabrose, restituendo grazia e leggerezza al dolore dei contenuti. Incessante è la ricerca di dialogo con il lettore attraverso immersioni continue nel corpo fisico, da cui la poetessa fa emergere le vibrazioni di emozioni inaccessibili, rammendate con fili di compassione ravvivati qua e là da punti di colore. -
La via della femmina morta
Due giovani amanti appartati in una stradina che porta a Lendinara, in provincia di Rovigo, sono testimoni dell'apparizione del fantasma di una fanciulla, vissuta ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia, che fu vittima di soprusi e di violenza sessuale. Maria, così la chiameremo, amò riamata il giovane rampollo di una nobile famiglia e per questo pagò il prezzo estremo. Da allora ella appare nel luogo in cui fu straziata senza pietà e che viene ricordato come la via della femmina morta. -
Viandante comunque straniero
Silloge intensa e profonda che segue e allo stesso tempo arricchisce il pensiero e la poetica di Pierluigi Gronchi. Il poeta approfondisce, infatti, i temi che più gli stanno a cuore, guidando il lettore nei meandri del suo sentire. I versi che si dipanano complessi, in stretta fusione tra forma e contenuto, raccontano i dubbi, le inquietudini del vivere. Ecco allora una malinconia che attanaglia i pensieri e allo stesso tempo si mostra composta, la coscienza del male di vivere e di una solitudine che fa parte della vita di ognuno. Su tutto, i ricordi si caricano di nostalgia, nella consapevolezza dello scorrere del tempo. Il titolo, ""Viandante comunque straniero"""", di grande spessore, suggerisce immagini di solitudine sofferta lungo la strada impervia della vita. Il viandante che esplora l'ignoto è consapevole della sua estraneità alle vicende che gli si offrono nuove; il suo cammino solitario gli impedisce di tessere rapporti, di trovare una pace, sia pure momentanea, e le cose, le persone sono solo attimi che fuggono via. Affiorano a tratti i ricordi, sostanza e stimolo per capire il senso più profondo della vita e la caducità delle esperienze passate. Un percorso difficile, in cui pochi sono i momenti felici, centellinati e poi pagati a caro prezzo. Ricordi come cartoline, che rinverdiscono il passato e che il poeta vorrebbe riporre per superare le angosce dell'immediato presente. La poesia diventa così strumento insostituibile per fare un bilancio del proprio vissuto e trasmettere immagini, filtrate dalle emozioni improvvise, più vere e più autentiche. Al lettore non resta che lasciarsi andare ai versi, certo di trovare in essi corrispondenza e specchio fedele."" -
Il mattino ha il nero in bocca. Una nuova indagine di Cora Ester Milano
Cora è svegliata all'alba da una concitata telefonata dell'amica e socia Carla Boni Maggiora Tedeschi che da qualche tempo si è ritirata in un residence in Toscana, tra Pontassieve e Arezzo. Il residence è una piccola comunità monastica gestita da suore laiche e si propone quale luogo di villeggiatura per persone nel fiore degli anni. Nonostante le perplessità degli amici, Carla subito dopo la prima ondata di Covid 19 ha deciso di trasferirvisi per rilassarsi. Purtroppo, ben presto si rende conto che sta succedendo qualcosa di poco chiaro: sia le ospiti sia le suore si ammalano di uno strano morbo che fa diventare la bocca nera. E ancora, alle ospiti vengono sequestrati i cellulari sì che non possano mettersi in contatto con amici e familiari. Introdottasi furtivamente in portineria per usare il telefono del residence, Carla chiede all'amica di intervenire in suo soccorso. E Cora non si fa pregare. Munita delle autorizzazioni necessarie in tempo di pandemia per spostarsi da Moncalieri, in Piemonte, alla volta della Toscana, varca i confini regionali con l'intenzione di riportare a casa sana e salva l'amica. Al suo arrivo al residence l'aspetta una situazione se possibile ancora più drammatica: le ospiti sono tutte rassegnate alla morte, il posto è invaso dai topi e il tuttofare ha già scavato una tomba per ognuno dei residenti nel piccolo cimitero. Romanzo che piega i canoni tipici del genere al servizio di una narrazione attenta alle dinamiche interpersonali. -
Storia quasi seria di un Vampiro perbene
Louis-Théophile D'Ormant de Luneville, giovane castellano appena diciannovenne amante di cacce e di scorribande, ma anche di quegli strani oggetti che sono i libri, si ritrova inaspettatamente nelle scomode vesti di un non-morto. La sua nuova condizione, oltre a numerosi interrogativi, gli pone un problema molto più difficile da risolvere di tutti gli altri: come riuscire a nutrirsi, ovviamente di sangue, riuscendo a rimanere al contempo un vampiro perbene? Affronterà a modo suo la carenza di nutrimento sia per il corpo che per la mente, aggirandosi per il castello e le sue vicinanze, e facendo via via vari incontri che segneranno la sua singolare esistenza. Dovrà vedersela anche con la sua irresistibile propensione al sonno, un destino a cui gli è difficile opporsi, e già insito nel suo nome. La vicenda prende l'avvio in una Francia della seconda metà del XVII secolo, ancora dominata dal potere assoluto del monarca del Grand Siècle, per estendersi oltre più di un secolo, al di là della Rivoluzione, fino agli albori dell'Impero napoleonico e alla definitiva scomparsa del mondo feudale. -
Inconsapevoli crisalidi
Il romanzo descrive l'identità a tempo che ognuno di noi vive inconsapevolmente rispetto alle tappe della propria esistenza, processo per il quale cambia nome, amicizie, amori, senza accorgersi che rimane, in fondo, sempre lo stesso. L'amore sentimentale ed erotico vissuto dai cinque personaggi nelle varie fasi del ciclo di vita (infanzia, adolescenza, giovinezza, adultità e post-adultità) permea le loro esistenze fino a definirle e completarle, attorno alle esperienze vissute nel tempo: amicizie, pensieri, scoperte, valutazioni, emozioni, progetti si rincorrono e mutano a seconda delle fasi. La trasformazione termina e trova il suo compimento in punto di morte-vita, quando la stessa trasforma i cinque personaggi maschili e le loro compagne da crisalidi in farfalle, donandogli la consapevolezza dell'alternativa visione. Una storia in cui i protagonisti paiono dipanarsi di fronte a uno specchio, se stessi e i loro lati più oscuri e intimi. La fragilità, la finitudine umana, l'ultimo appiglio rintracciato in un bacio innocente, in un sorriso atteso a lungo, in un abbraccio morbido. Una trama scomposta in sottotrame, tessere cangianti di un mosaico ineluttabile. -
Una balena bianca non volerà mai
Quando possiamo considerarci veramente perdenti? Quando sbagliamo qualcosa oppure quando non tentiamo nemmeno? È il quesito a cui cerca risposta il protagonista, un trentenne che trascorre il proprio tempo a bere birra barcamenandosi tra lavori improvvisati, passeggiate nei boschi con Marta, sua amica da sempre, e con Stefano e Marco, dispersi nel mondo come lui. In un vortice di flashback ed eventi, talvolta al limite del grottesco, proverà a scrollarsi di dosso un'apatia che pare tenerlo disperatamente ancorato a una città (Perugia) che ama e odia allo stesso tempo. Sognando (forse) un futuro da sceneggiatore, intento a contaminare troppo spesso il cinema con la realtà, incappa in una ragazza e il suo skate, che gli daranno modo di pensare e ripensare a ciò che vuole davvero e ciò che forse non diventerà mai. Romanzo caratterizzato da uno stile di scrittura asciutto, che scorre come fosse una sceneggiatura nella mente del protagonista. Ogni parola, ogni spazio, ogni punto a capo, ha una sua valenza, un ritmo volutamente spezzato, volto a creare confusione, la confusione di un giovane che non riesce a a dare una svolta alla propria vita. -
Magia e polvere
Mattia Guzzi esordisce con una silloge narrativa di impianto onirico, apparentemente dipanata in tre storie diverse per genere e stile. A una lettura più attenta, però, si percepiscono i sottili legami che le accomunano: una ragnatela di sottotrame-specchio, vicoli ciechi, dettagliatissime descrizioni che intrappolano il lettore, catturandolo tra realtà e immaginazione. Stante la giovanissima età dell'autore, risulta subito evidente che egli ha compreso il difficile segreto che rende artisticamente efficace una storia. Ammalia e convince la scrittura fresca, la sua pacatezza e sensibilità, la sua implacabile chiarezza abbinata a un intrigante tocco di cinismo. Il primo racconto, ""L'infermiera"""", prende lo spunto da un fatto di cronaca: dietro un comportamento criminale c'è una persona, la sua vita, le sue scelte. Il secondo racconto, """"Impressioni"""", nasce dalla riflessione sul rapporto dell'essere umano con il tempo e di conseguenza sulla natura effettuale e non dei ricordi. Il terzo racconto, """"La principessa dagli occhi di vetro"""", è una favola che affronta il tema identitario."" -
La moanarchia di Borgoferro. A day in the life
Rico e Lele vivono a Ponteferro, immaginaria cittadina industriale qualche chilometro a sud di Roma. Hanno poco più di venti anni e sono amici da sempre. Rico ha una famiglia unita, che lo ama e con cui vive in sintonia. Lele, invece, ha un padre e una madre assenti e un fratello maggiore che, per scappare a tutto ciò, si è trasferito da molti anni in Inghilterra. Le loro sono le tipiche giornate dei ragazzi di provincia: studio, lavoretti, una scalcagnata band con cui suonare qualcosa in uno scantinato. Attorno a loro, però, turbina un microcosmo di personaggi eccentrici e vagamente fuori giri, una sorta di coro che fa da controcanto alle giornate dei due protagonisti. Giornate che, a ridosso di un gelido Natale simile a mille altri, prendono una svolta inattesa: Rico e Lele, stanchi di quella routine, decidono di passare al contrattacco attraverso un'idea folle e utopistica: fondare una loro personalissima Città Ideale, Borgoferro, sulle orme di tutti quei pensatori e filosofi illustri che li hanno preceduti teorizzando soluzioni simili. Una sorta di regno indipendente da realizzare nelle campagne lì attorno, in cui rifugiarsi con pochi altri eletti per fuggire dalla noia e dalla mediocrità imperanti. Da questo improbabile presupposto parte una sarabanda comica, tenera e romantica che si sviluppa nell'arco di ventiquattro pirotecniche ore, in cui i due protagonisti capiranno che tra il dire e il fare c'è di mezzo un ostacolo insormontabile: la realtà. Il romanzo è un picaresco viaggio a chilometri zero. Perché i viaggi più epifanici e avventurosi, a volte, sono quelli che partono dalla nostra testa. Senza che le gambe nemmeno se ne accorgano. -
Adele
La letteratura è anche una via attraverso cui dare rappresentazione alle storie e ai messaggi più nascosti. Attraverso la scrittura personaggi vividi ed estremamente interessanti, altrimenti condannati all'oblio, possono trovare il proprio spazio, essere illuminati dalla luce del ricordo. Questo è ciò che ha spinto Stefano Ceccanti a scrivere ""Adele"""", storia parzialmente vera della sua famiglia, in particolare delle sue prozie di Castelmaggiore, piccolo paese in collina vicino a Pisa. Adele e le sue cinque sorelle erano le zie di sua nonna, donne molto originali e mal viste perché in un certo modo indipendenti: erano lavoratrici, nubili, nell'Italia del ventennio fascista. La storia dell'emancipazione femminile narrata nel romanzo svolge anche un'altra grande funzione della letteratura, quella legata alla fantasia: il riscatto. Adele, la protagonista, e la maggiore delle prozie del giovane scrittore, era infatti malata di epilessia, e fu condannata a una vita di reclusione e solitudine. Secondo i documenti di famiglia, pare che ci fosse anche lei fra le """"Libere donne di Magliano"""" di Mario Tobino: Stefano Ceccanti ha voluto immaginare una sorte diversa per lei, nel tentativo di averle reso la giustizia che al tempo le fu negata."" -
Il demone dei miei peccati
In una calda estate mediterranea, Achille, tatuatore quarantenne, arriva a Palermo per una fiera. In città non conosce nessuno, ma è un tipo estroverso, e non ci mette molto a farsi dei nuovi amici. Nel giro di poco, infatti, attorno a lui si raccoglie un gruppo eterogeneo: Totò e i suoi vestiti assurdi; Asia bella, forte e con una voce terribile; Hayao che viene addirittura dal Giappone; Anna, Santo e Michela coi suoi gatti. E poi, c'è lei, la Lucy, donna magnetica e inquietante: si dice sia una fattucchiera e che sarebbe meglio starle lontano, invece tutti le vogliono parlare, rivelarle la propria anima. Sullo sfondo di una Sicilia torrida e coloratissima, le storie di questi personaggi comuni, eppure singolari, si intrecciano in un racconto gustoso di scoperta e di amicizia. A tirar tardi la notte, a cantare canzoni, a bere una birra dopo l'altra ai tavoli di una curiosa taverna, Achille e gli altri, ognuno peculiare frammento di un mosaico realistico, fanno presto a dimenticarsi di essere estranei. Una scrittura vivida e fluida si distende a narrare un momento tanto fremente di vita da lambire il sogno. I protagonisti mescolano le loro esistenze, ognuno libero da pregiudizi e felice di ritrovarsi accanto agli altri, con tutto ciò che lo rende unico. Al termine di una settimana incantata, si svelerà una strana e antica leggenda, e tutti svaniranno nel mistero dell'invenzione letteraria. -
Il ponte tibetano
Cuasso al Monte, provincia di Varese. Nevica. L'aria è freddissima, un vento fastidioso sibila in sottofondo. Altrettanto fa il ponte tibetano. E secondo una credenza popolare ciò è foriero di sventura. Nell'ospedale di montagna, già ex convento dei carmelitani scalzi, chiamato il Deserto, è una notte in cui si susseguono tanti piccoli inconvenienti. Dapprima squilla in corsia un campanello che fa capo all'obitorio, dove non c'è nessuno. Poi, una paziente girovaga per i corridoi, entra nelle camere, si avvicina ai malati che dormono e ne apre a forza la bocca. Infine, viene ritrovato, senza vita, il corpo del primario. A investigare sulla sua morte, la procura invia un abile ispettore di polizia, riservato e di poche parole, dotato della necessaria sensibilità per comprendere la sacralità che il luogo emana. Nel corso delle indagini, incontra una giovane ricercatrice coinvolta in un progetto sperimentale per la ricerca di energia pulita, che ha come oggetto e fulcro un batterio sconosciuto.