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Terza cultura. Idee per un futuro sostenibile
La terza cultura è una comunità internazionale di artisti, filosofi, scienziati e scrittori, ma non solo, impegnati in un dialogo creativo-costruttivo, che si pone come obiettivo la promozione di nuove teorie e pratiche umane. Emanazione di Edge Foundation, creata nel 1998 dall'agente letterario americano John Brockman, questa comunità ha svolto e svolge un ruolo decisivo nel riconoscimento dei valori della ricerca, in ogni campo, quali risorse essenziali della società democratica moderna. Il confronto aperto e serrato tra gli esponenti di diverse attività intellettuali concorre al superamento della contrapposizione tradizionale tra cultura umanistica e cultura scientifica, definendo una nuova sintesi, costituita appunto dalla terza cultura. Questo libro, curato da Vittorio Lingiardi e Nicla Vassallo, nello spirito di Edge, intende offrire una prima ricognizione della volontà innovativa della cultura italiana. Sollecitati dalla domanda ""Da quale prospettiva guarda la terza cultura, e quale terza cultura in Italia?"""", più di ottanta autori ricostruiscono, in brevi, incisivi interventi, sforzi, frustrazioni, innovazioni, progetti, tensioni della ricerca. Terza cultura è il primo passo di un progetto più ampio, con l'ambizione di creare una comunità italiana, che, attraverso una pluralità di strumenti, si confronti, discuta, si contamini. Lo scopo è sostenere la diffusione della ricerca fra tutti gli strati della società."" -
Parlando con Sartre. Conversazioni al caffè
Jean-Paul Sartre e Fernando Gerassi, pittore ebreo-turco, si conobbero in un caffè di Parigi. Si appassionarono alle battaglie culturali del loro tempo, misero in comune le esperienze intellettuali e artistiche, divennero grandi amici. Negli anni trenta in Europa si consolidava la stretta fascista. Fernando fece la sua scelta: andò in Spagna a difendere la Repubblica. Jean-Paul, dedito unicamente alla scrittura, l'arte con cui ""nulla doveva interferire"""", rimase inerte e non si sporcò le mani. Quarant'anni dopo, Sartre, il filosofo dell'esistenzialismo, il celebre romanziere e il grande drammaturgo, la coscienza del Movimento studentesco e dei movimenti anticolonialisti, è seduto al tavolino di un altro bistrot parigino, insieme al figlio di Fernando, John Gerassi. Iniziano gli incontri e le conversazioni che daranno vita a questo libro. Sartre, davanti al giovane intellettuale americano e sotto l'influenza della figura ideale di Fernando, si apre, si confessa, si mette a nudo come mai era riuscito a fare. Racconta ironicamente l'infanzia ribelle, gli studi, le risse e la goliardia, la vita con Simone de Beauvoir e le avventure amorose """"contingenti"""", le amicizie e le laceranti rotture, il consumo di allucinogeni, la lotta contro l'imperialismo americano, i dilemmi della decolonizzazione, il tardivo ripensamento sullo stalinismo, la fascinazione per la rivoluzione cubana e il maoismo, l'odio per de Gaulle e la speranza del Maggio '68."" -
Aut aut. Vol. 349: Il postcoloniale I.
Questo numero della rivista ""Aut aut"""" presenta gli articoli di: Birgit Wagner, Marta Verginella, Chiara Brambilla, Gianluca Gabrielli, Carmelo Marabello, Annamaria Rivera, Giovanni Leghissa."" -
Aut aut. Vol. 351: Foucault e la 'sto.
Questo numero della rivista ""Aut aut"""" presenta gli articoli di: Michel Foucault, Frédéric Gros, Daniel Defert, Pier Aldo Rovatti, Mario Colucci, Pierangelo Di Vittorio, Mauro Bertani, Jean-François Bert, Philippe Artières, Colin Gordon, Alain Beaulieu, Valentìn Galván, Cesar Candiotto, Vera Portocarrero."" -
Aut aut. Vol. 352: Elvio Fachinelli.
"Aut aut"""" è una rivista bimestrale di filosofia fondata da Enzo Paci nel 1951. Attraverso la pubblicazione di materiali, saggi e interventi fornisce un quadro aggiornato del dibattito filosofico e culturale di oggi. La rivista si rivolge in modo speciale agli studenti e agli studiosi di cose filosofiche, ma anche a coloro che si occupano di problemi connessi con la psicologia, e a tutti gli operatori del mondo culturale, letterario, artistico e politico, che hanno a cuore una riflessione sulle loro pratiche." -
Darwinomics. Cina, Usa, Europa e l'economia della conoscenza
La Grande recessione ha gettato in crisi l'Occidente e messo in ginocchio sia il dollaro, sia l'euro. Allo stesso tempo la Cina avanza sulla base di un modello che coniuga partito unico maoista e industrialismo capitalista. A causa degli effetti della ""febbre gialla"""", centinaia di aziende spostano oltre Muraglia le loro fabbriche e centinaia di migliaia di europei e americani restano senza lavoro. E ciò avviene mentre la domanda globale crolla, trascinando con sé lo smantellamento dei sistemi di spesa sociale. Per uscire dalla crisi l'Occidente deve inventarsi un nuovo modello di sviluppo economico. Con frizzante ironia e una straordinaria capacità di descrivere drammaticamente il momento storico, Umberto Sulpasso fa dialogare Mr Darwin con Kafka, Bliar, il presidente Obama, Galileo Galilei, Isaac Asimov, Niccolò Machiavelli e il Principe. Un viaggio oltre lo spazio e il tempo che lo porta a formulare una proposta per affrontare la crisi: la Darwinomics, l'unica strada praticabile nel prossimo futuro per combinare sviluppo e sopravvivenza. In alternativa, potrebbe presto scatenarsi un apocalittico conflitto geopolitico globale per la gestione delle risorse dalle conseguenze devastanti. In Darwinomics si riafferma la necessità impellente di un'evoluzione dell'Homo sapiens in Homo cognoscens, un vero e proprio passaggio biologico che implica una diversa capacità di produrre a partire da una nuova economia della conoscenza."" -
Chiamala per nome
Romanziere e giornalista affermato, Francisco Goldman era un eterno adolescente, sfortunato in amore e allergico all'impegno, prima di incontrare la giovane Aura. Dottoranda messicana a New York, creatura sensibile, fragile e bellissima, Aura ha quella passione per le lettere e per la vita che per anni Francisco ha cercato invano nelle donne intorno a sé. Ma sulla spiaggia di Mazunte, Oaxaca, Messico, un mese prima del loro secondo anniversario, dall'oceano un'onda si scatena impietosa contro l'impulsiva esuberanza di Aura. La sua vita si spezza a soli trent'anni. La famiglia accusa Francisco dell'accaduto, interrompe ogni rapporto con lui, arriva a nascondergli le ceneri della moglie. Roso dal senso di colpa, sopraffatto dal destino e completamente svuotato, Francisco è tentato di lasciarsi morire. Fa invece quello che fa da sempre: scrive. E scrivendo, esplora le più elevate altitudini dell'amore e i più cupi abissi del lutto; restituisce Aura a se stesso e ai lettori. Fa vibrare di speranza il dolore della perdita e ipnotizza con una favola d'amore che resta tale anche di fronte all'inconsolabile brutalità della morte. Grazie ai ricordi dell'uomo che l'ha amata, e attraverso i diari e gli scritti di Aura, rivivono in queste pagine momenti, parole, pensieri e immagini di un essere speciale... -
Storie sparse. Racconti, fumetti, illustrazioni, incontri e topi
Giovanni Gandini è stato un indefinibile irregolare della cultura italiana: giornalista, editore, disegnatore, traduttore, inventore di testate, libraio, negoziante, ""flâneur"""". Un personaggio """"di indubbia genialità"""" (Oreste del Buono) e di inesauribile creatività che è riuscito, con la fondazione di """"Linus"""" nel 1965, a coniugare la cultura popolare americana con le più raffinate avanguardie artistiche europee della seconda metà del secolo scorso. Gandini si è aperto - oltre al fumetto e all'illustrazione e all'attenzione per il mondo dell'infanzia - ad alcune manifestazioni vitali della cultura della sua epoca ed è stato protagonista e testimone della Milano degli anni sessanta-settanta, per poi diventarne disincantato commentatore nei decenni successivi. Questo libro attraversa il mondo di Giovanni Gandini cercando di rendere conto dei suoi tanti interessi con una scelta di inediti e una serie di pezzi apparsi in diversi giornali, volumi o manoscritti e mettendo insieme racconti, brani autobiografici, elzeviri, lettere, poesie, illustrazioni, progetti editoriali e non, elenchi e bizzarrie varie. Il volume, organizzato secondo una cornice tematica (l'autobiografia, il gioco, i progetti editoriali, Milano, alcune storie e altro), cerca di offrire la migliore prospettiva sulla sua attività di osservatore degli usi e costumi del tardo Novecento."" -
Divora il tuo cuore, Milano. Carlo Porta e l'eredità ambrosiana
Divorare se stessa. È compito e destino di ogni città moderna. Non cancellare, ma assimilare il proprio passato, farne linfa vitale. Milano però ha stentato parecchio a digerirlo, Carlo Porta. A lungo dimenticato, frainteso, denigrato, ridotto a gaia macchietta o cantore di un Milanin perduto e rimpianto, solo da pochi decenni Porta viene collocato sullo scaffale dei gran lombardi insieme a Parini, Manzoni, Gadda, in nome di un binomio assurto a emblema: realismo e moralità. Ma davvero esiste uno spago in grado di legare insieme autori così distanti? Davvero esiste uno Stadtgeist che attraversa illeso epoche e generi? Per rispondere a queste domande Mauro Novelli ricostruisce i lineamenti del carattere milanese tradizionale, che Porta trasfigurò, facendone un formidabile combustibile delle sue storie. ""Busecconi"""", """"lupi lombardi"""", che tutto - onore, denari, affetti - pospongono alla soddisfazione del ventre. Sino all'Unità d'Italia il tratto peculiare dello stereotipo meneghino fu la ghiottoneria, oggi cancellata persino dal ricordo, sostituita dalla cordialità, che per secoli le fece da semplice scudiero. Una rimozione paradossale, mentre Milano si candida a spiegare come """"nutrire il pianeta"""", in occasione dell'Expo 2015. Siamo al cospetto del più grande narratore in versi dell'Ottocento italiano. Divora il tuo cuore, Milano esplora le tecniche con cui sono costruiti i poemetti portiani, e illumina l'attitudine a dar voce a servi, ciabattini, prostitute, damazze, con effetti di sorprendente intensità."" -
La pena di morte in America. Un'anomalia nell'era dell'abolizionismo
Per quanto dall'Europa ci appaia disumana e inefficace, espressione di una cultura puritana e punitiva, negli Stati Uniti la pena di morte non è un barbaro retaggio del passato. In questo studio, David Garland dimostra che, dove è rimasta in vigore, la pena capitale ha saputo trasformarsi seguendo i grandi cambiamenti culturali e politici della società americana. Nel tempo, si è passati dal pubblico rituale del linciaggio alla procedura asettica e discreta dell'iniezione letale, e dalle torture sul patibolo a una rigida codificazione giuridica, mentre le urla della folla inferocita nelle piazze hanno lasciato spazio agli appelli delle associazioni per i diritti delle vittime. Le corti federali hanno dunque razionalizzato e ""civilizzato"""" la pena di morte, che però continua ad accompagnarsi a discriminazioni, ritardi e incertezze nelle esecuzioni, oltre che a interminabili dibattiti e agguerrite campagne popolari. Il libro ripercorre le continuità e le discontinuità storiche di un istituto che rappresenta un unicum nei sistemi penali occidentali, mettendone in luce le implicazioni di tipo culturale, emotivo e simbolico: la radicatissima tradizione americana di federalismo e democrazia locale - ma in molti stati anche di violenza e razzismo -, la mitizzazione della volontà popolare, il fascino paradossale delle esecuzioni, che esorcizzano la repulsione e l'ansia della morte illudendo i cittadini di poterla controllare."" -
C'è chi dice no. Dalla leva all'aborto. Come cambia l'obiezione di coscienza
Questo libro parla di libertà. Libertà violata, vilipesa, offesa. Libertà inseguita e raggiunta a costo della privazione della libertà. Questo libro parla di coscienza. E di obiezione di coscienza. Dei pacifisti che dicono no alla divisa e che sono finiti in carcere. Dei medici che dicono no a una donna che decide consapevolmente di interrompere la gravidanza. Dei farmacisti che dicono no a una ragazza che chiede la pillola del giorno dopo. Questo libro parla di italiani. Storie di italiani come Agostino Manni, punito per non aver voluto servire la patria imbracciando le armi. Storie di italiane che hanno subito un aborto tardivo, costrette al dolore perché l'anestesista è obiettore di coscienza. Storie di italiani che hanno fatto della propria libertà di coscienza un inno e storie di italiani che, in nome dell'obiezione di coscienza, privano gli altri della loro libertà. Dalla leva militare all'aborto, dalla sperimentazione animale fino al rifiuto del parto cesareo, Chiara Lalli, in un intreccio di storie di vita e riferimenti pop - dal dottor House a Simone Cristicchi -, ci racconta come cambia l'obiezione di coscienza. E come diventa irriconoscibile. -
Ritorno al piccolo regno. Steve Jobs e la Apple. Alle origini del mito
Sul monte Rushmore dell'informatica, il profilo affilato di Steve Jobs si staglia contro il cielo per l'eternità. Profeta del pensiero laterale, visionario, caparbio, umorale, venditore persuasivo come pochi, Jobs è una delle figure più affascinanti e discusse dei nostri tempi. Michael Moritz conosce Jobs all'inizio degli anni ottanta, quando è un giornalista di Time inviato in California per seguire l'attività di una giovane società di elettronica, Apple Computer, Inc. Dalla sua esperienza di ""infiltrato"""" nasce """"The Little Kingdom"""", in cui Moritz ricostruisce le tappe fondamentali del piccolo regno della mela. Le radici affondano nella baia di San Francisco, a Cupertino, dove Steven Jobs e Stephen Wozniak, due ragazzi patiti di elettronica, immaginano il mondo salvato da un computer. Apple I nasce nel garage di casa Jobs, nel 1976, assemblato con chip di fortuna. È la prima macchina Apple e l'esordio di una storia straordinaria. Dall'esperimento rivoluzionario di Apple II a Lisa, il primo pc con interfaccia grafica a icone, fino al Macintosh. Poi la separazione da Woz e lo strappo al vertice. Bandito dall'azienda che lui stesso aveva fondato, Steve Jobs si lancia in nuove sfide - come la creazione di NeXT e l'acquisizione di Pixar, poi venduta per cifre stellari alla Disney. Finché, nel 1996, Apple è a un passo dal crollo: Jobs torna e imprime la svolta definitiva."" -
Beethoven al pianoforte. Improvvisazione, composizione e ricerca sonora negli esercizi tecnici
Beethoven genio compositivo. Beethoven campione dell'universalità del linguaggio musicale. Beethoven artista assoluto, creatore di capolavori immortali nei quali il Romanticismo riconobbe i propri ideali metafisici. Ma esiste anche un Beethoven nascosto, spesso taciuto o messo in secondo piano: il Beethoven virtuoso del pianoforte, interprete di impareggiabile spettacolarità, improvvisatore capace di avvincere le platee. Figlia dell'idealismo tedesco, la divisione - di più, la spaccatura - fra interpretazione e composizione, a tutto vantaggio della seconda, subordina lo strumentista all'autore e circonda la partitura di un'aura sacrale: l'opera, destinata a trascendere la realtà sensibile per raggiungere il piano spirituale che le assegna Arthur Schopenhauer, si cristallizza sul pentagramma in una struttura formale considerata perfetta e dunque immutabile. Per questo, a partire dal Romanticismo, i frammenti e gli esercizi redatti dai più diversi compositori vengono visti con superficialità, e indagati solo nella misura in cui possono celare, al loro interno, parti da presentare come opere compiute. Luca Chiantore, analizzando con l'acribia dello studioso e la passione del pianista gli esercizi di Beethoven, dimostra invece che i suoi appunti di lavoro rappresentano una tappa di irripetibile creatività nella storia della musica europea. -
Repertorio dei pazzi d'Italia. Lunatici, giullari e matti che vengono per le nostre città
Matti matti, mezzi matti e mattacchioni. Eccentrici, stravaganti e saggi alla rovescia. C'è chi urla, chi inveisce, chi canta, chi si traveste, chi chiede udienza, chi si limita ad aspettare Godot. Li vediamo vagare per le strade delle nostre città, alla fermata del tram, in piazza, al bar, sul sagrato della chiesa. Attraversano le nostre vite mentre tiriamo dritto per andare al lavoro. Spiazzano improvvisamente le nostre passeggiate domenicali gettando urla lancinanti. Uno, in tenuta da manager, cammina fingendo di parlare al telefono e ogni tanto grida ordini a qualche fantomatico sottoposto. Uno va a tutti i funerali, anche a quelli delle persone che non conosce, vestito di nero e con un mazzo di fiori in mano. Una esce di casa in sottoveste e veletta, portando sempre con sé una rivoltella. Uno indossa una tiara di cartone e recita omelie dal finestrino dell'autobus. Uno sostiene di essere il ""progetto pilota"""" di una civiltà extraterrestre. Uno indossa solo una striscia di stoffa bianca, ha il volto scavato, i capelli lunghi e grigi: percorre silenzioso le vie del centro diretto al mare, anche in pieno inverno, seguito da un corteo di cani. È un nuovo Cristo?"" -
E a mio nipote Albert lascio l'isola che ho vinto a Fatty Hagan in una partita a poker
Gran Bretagna, primi anni settanta. Un'isoletta nella Manica, al di fuori delle acque territoriali inglesi: pochi metri di rocce e scogli, nessun albero e una nutrita popolazione di gabbiani. Agli occhi del giovane Albert - ne è appena diventato il proprietario grazie all'eredità dello zio Alt, che l'ha vinta in una leggendaria partita a poker - l'isola ha un'unica attrattiva: la bellissima Victoria, figlia di un avvocato, che vi si reca ogni giorno a prendere il sole. Una sera i due rimangono soli avvolti in una fitta nebbia e, mentre Albert si accinge a sedurre la ragazza, un peschereccio della marina sovietica si incaglia sugli scogli. Più che dall'invasione della sua proprietà, Albert è sconvolto dallo scoprire che il peschereccio è in realtà una sofisticata nave spia. Il padre di Victoria consiglia al protagonista di affittare ai russi parte dell'isola per una cifra altissima, in attesa di disincagliare la nave. L'Unione Sovietica accetta con entusiasmo, conquistando una postazione radar nel cuore delle acque inglesi. La risposta degli Stati Uniti non si fa attendere: in poco più di un'ora affittano l'altra metà dell'isola e vi sbarcano un reparto di marines. Gli occhi del mondo sono puntati sull'isola di Albert, che riproduce in miniatura le tensioni della Guerra fredda: le due superpotenze si affrontano armate, separate da una barriera di filo spinato sorvegliata da un mastino asmatico e da una striscia di rocce, dove sono piantate le tende inglesi. -
Offerta musicale. La musica dalle origini ai nostri giorni. 144 opere
La geometria di Bach, il canto di Mozart, la dialettica di Beethoven, il ritmo di Stravinskij in una rete musicale infinita. ""Offerta musicale"""" è una rete di 144 nodi, corrispondenti ad altrettante composizioni. Non è una scelta arbitraria. Conta la numerologia, che in musica è essenziale. Comanda il numero 12, quante sono le note della scala cromatica di Bach e della serie dodecafonica di Schönberg. Sono composizioni che hanno contribuito a cambiare la musica della loro epoca e che hanno superato l'esame del tempo. Che hanno connessioni con il passato e con il futuro. Così """"L'arte della fuga"""" è il propulsore di una geometria variabile che destabilizzerà Mendelssohn e Webern. La dialettica di Beethoven sconvolge il nostro ascolto del precursore Mozart e dello sperimentale Liszt. Il teatro reale di Verdi entra in tensione con quello virtuale di Wagner. Il ritmo barbaro di Stravinskij vive accanto al morbido Debussy e al martellante Bartók. Stockhausen crede nella musica elettronica e in quella delle sfere celesti, come Pitagora quasi tremila anni prima. 144 opere, che conducono a più di altre mille, tuttora in repertorio e disponibili in rete; oltre 100 pagine di indici per navigare fra nomi e opere."" -
L'impero familiare delle tenebre future
In un centrosud fantasmagorico e in un presente dilatato, mentre l'anziano Papa R sta morendo in diretta su tutti gli schermi della nazione, una ragazza è preda della narrazione di un calvario psichico, fatto a sbalzi come la geografia immaginifica che si trova ad attraversare. Dalle case di un'anonima quanto sapienziale frazione, Masserie di Cristo, la protagonista trascina un titanico racconto alla ricerca di un corpo scomparso - quello della madre, recatasi all'ospedale dove è infermiera e sicuramente uccisa, già uccisa, nella certezza psicotica della testimone che tutto narra. Errabonda, disperata e veggente, tra incontri mitologici ed esperienze apocalittiche, questa ragazza in preda a un disturbo ossessivo compulsivo attraversa rade, campi calvi, dirupi, balze, torrenti, si inerpica su chine pericolose, penetra clandestina in antri magici arredati misteriosamente, mentre in video il morente Vicario continua a sopravvivere, ipnotizzando il suo popolo con il semplice ritmo del suo cuore indebolito e sciamanico. Fatti sconvolgenti, apparizioni che aprono brecce nel tessuto della realtà, architetture non euclidee colpiscono a raffica il lettore: obelischi eretti in memoria di stragi mai avvenute, sculture di pietre ferine, cimiteri dalle tombe cancellate, animali mutanti, fatti indicibili e un profluvio di carne pronta al proprio destino di putrefazione graduale e immedicabile. -
Una morte in famiglia
Vincitore premio Pulitzer per la narrativa 1958Agli inizi del XX secolo, in una famiglia di Knoxville, Tennessee, tutto si sgretola quando Jay, padre, marito, fratello, muore prematuramente in un incidente d'auto. L'orizzonte di una piccola città della provincia americana si capovolge in un istante. Riaffiorano le frizioni, si ampliano le distanze, si perde man mano il senso dell'unità. Rufus, figlio di Jay, è un bambino di sei anni, genuino come solo a quell'età si può essere, unito al padre da una forte complicità. È lui che assiste attonito al dolore della madre e della sorella minore e all'istantanea disgregazione del nucleo familiare; è lui che si fa narratore dei pochi giorni che separano l'evento tragico dal funerale, alla fine del libro. Quali equilibri infrange una morte in famiglia? A cosa ci si può aggrappare quando si è in caduta libera? E Dio dov'è, perché non interviene? Da un punto di vista all'altro, dalla giovane vedova al suocero ateo, al fratello alcolista, ognuno cerca di dare la sua risposta. James Agee riscrive il momento più tragico della sua infanzia, e attraverso gli occhi attenti di un sé bambino rielabora le reazioni segrete e manifeste dei protagonisti che, a distanza di anni, popolano ancora vivissimi la sua memoria. La prosa cruda e fulminante, e insieme così lirica, di Agee riempie di tensione l'atmosfera gelida e immobile del lutto, mentre le sue parole si insinuano nelle ferite più profonde. -
Brooklyn è
Nel 1939 la rivista ""Fortune"""" commissiona a James Agee un articolo su Brooklyn e i suoi abitanti. Il testo, però, rimane inedito fino al 1968, quando ricompare su """"Esquire"""" con il titolo """"Southeast of the Island: Travel Notes"""". Quello di Agee è un diario di viaggio letterario, che nasce """"dal basso"""" attraverso lo sguardo di un anonimo osservatore che percorre il """"borough"""": """"Su una terra piatta e immensa come il Kansas, orizzonte oltre orizzonte in infinito dispiegarsi, sembra un'incommensurabile proliferazione di casa su casa e strada per strada"""". Dalla panoramica che coglie il quartiere nel suo complesso, il narratore procede nel suo vagabondare, dai brownstone oltre il Brooklyn Bridge, """"quel Ponte che si eleva come Dio"""", fino alle zone più defilate come Flatbush, Midwood e Sheepshead Bay e, con parole distillate una a una, cattura l'essenza di un luogo e della sua popolazione di negroes, ebrei, slavi, italiani, ricchi, poveri e poverissimi. Prefazione di Jonathan Lethem."" -
Incontri con uomini di qualità. Editori e scrittori di un'epoca che non c'è più
Fra il 1961 e il 1977 Guido Davico Bonino ebbe l'occasione di dialogare e confrontarsi con colleghi, intellettuali, autori che oggi, a più di quarant'anni dai fatti narrati in questo libro, rappresentano il cuore della cultura italiana ed europea del Novecento. Montale, Pasolini, Morante, Sciascia, Gadda, Ginzburg, Fenoglio, De Filippo... Furono gli anni in cui, giovanissimo, Guido Davico Bonino lavorò all'Einaudi. Suo coach era Italo Calvino, con cui nei primi tempi condivise l'ufficio e che fu il destinatario delle sue molte domande, che spaziavano dai mestieri dell'editoria alle curiosità sugli scrittori che passavano da via Biancamano. Insieme a Calvino c'erano Giulio Bollati, fervido ideatore di sempre nuovi progetti editoriali, ma anche Norberto Bobbio, Massimo Mila, Elio Vittorini. Molti degli incontri che Davico Bonino rievoca in questo libro hanno l'aura di tante piccole epifanie, colme di sorprese e rivelatrici di aspetti singolari della personalità e dell'opera di ""uomini di qualità"""": Adorno filosofo galante, Barthes analista e vittima della seduzione amorosa, Beckett cultore della pittura classica italiana, Fellini ossessionato dallo spiritismo, Ionesco nemico di qualunque ideologia, Nabokov cacciatore e collezionista di farfalle, Foucault maieuta degli studenti ribelli, Perec uomo-labirinto di sogni e ricordi, Queneau infaticabile vagabondo nel cosmo della scrittura, Marguerite Yourcenar aristocraticamente simpatizzante per il Maggio '68.""