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Il pudore del tempo. Georg Simmel e lo stile del dovere. Con Segnalibro
Il nostro dovere siamo noi. Per Simmel, noi non siamo soltanto responsabili di fronte a una legge morale gerarchicamente imposta, ma siamo soprattutto responsabili dell'esistenza stessa di tale legge. Le «melodie» di questa legge si creano nell'atto stesso in cui si agisce. Se il ritmo stilizza la materia della vita e il suono ha un'affinità con l'ethos, la fisiologia sonora del jazz rinvia a un'etica dell'improvvisazione la cui dimensione temporale è quella del futuro imminente. L'odierna ideologia della vittima e il suo narcisismo temporale possono essere attenuati attraverso la discrezione dello stile e il pudore del tempo propri della ""fisiologia"""" del jazz, in quel continuum sonoro sul quale scivolano note fluide, melodie morbide simili all'olio."" -
La sinistra e l'Islam. Tra autolesionismo e malafede. Con Segnalibro
Secondo Edoardo Schinco la sinistra appare sempre più incapace di offrire risposte concrete al drammatico impoverimento dei popoli dell'Occidente, che sarebbero quotidianamente strangolati dalla finanza e dall'invadenza islamica. Ridottasi ad amministrare la semplice conservazione dello status quo, nella prospettiva dell'autore la sinistra non vuole vedere quanto di inconciliabile ci sia tra noi e l'ideologia islamista, relativamente alla quale si limita a una lettura ""giornalistica"""" e """"istituzionale"""", ignorandone le concrete pratiche materiali, il suo strutturale, connaturato atteggiamento e la lucrosa - anche per molte organizzazioni occidentali - tratta dei clandestini."" -
Fine del tempo, tempo della fine. Filosofie del regno dell'uomo
L'autrice, a muovere dai risultati del precedente ""Dal regno di Dio al regno dell'uomo"""", indaga, nel presente lavoro, le vie della secolarizzazione del paradigma cronologico biblico, dalla eterna trascendenza alla immanenza del mondo. Questo paradigma, trasponendosi in attese mondane, è divenuto scheletro portante di molteplici, talora inaspettate, esperienze teoretiche, etiche e politiche, tese ad esercitare un controllo totale sul tempo, sul suo divenire, sul suo significato, sul suo fine e sulla sua fine. Compito del volume è esplicitare la reale identità di quelle esperienze, con lo scopo di additare al singolo una possibile via di fuga dall'anelito totalizzante onnipresente nel pensiero ontologico, una potenziale eccedenza rispetto alla presa dominante del moderno."" -
Una discendenza complicata. La comunità dopo Heidegger
La recente pubblicazione in Italia dei Quaderni neri di Heidegger ha nuovamente sollevato un dibattito intorno ad un lascito teoretico che appare compromesso dalla sua implicita, e talora esplicita, valenza politica. Nel presente lavoro l'autrice fornisce interessanti spunti di riflessione, movendo dalla posizione di Jean-Luc Nancy che a più riprese si è confrontato con il problema del risvolto politico del pensiero heideggeriano. Qui si sostiene che i Quaderni in realtà dimostrano proprio il contrario delle accuse che vengono loro mosse: il pensiero di Heidegger è irriducibile al nazismo, la fondamentale rilevanza della sua ridefinizione di metafisica e ontologia tradizionali non può essere in alcun modo disconosciuta. Ciò tuttavia non significa che compromissioni politiche col nazismo non vi siano. -
Gli uomini del cortocircuito
Uomini del cortocircuito, Kurzschluss-Menschen, scrive Siegfried Kracauer, sono coloro che fuggono «a rotta di collo dal vuoto e dal ""fuori"""" per infilarsi velocemente in un guscio protettivo». Questi uomini, «deboli di ragione e di fede», pur di non sprofondare vivono in un «involontario autoinganno» e perciò «sono costretti a mantenersi in uno stato di ebbrezza costante». L'attuale società digitale, sottolinea il filosofo statunitense Jameson, è di per se stessa un guscio protettivo che garantisce l'ebbrezza, che preserva dal conflitto lacerante e rassicura su una parvente """"salute"""". La società digitale è la liquidazione neocapitalistica di quel «paradigma immunologico» su cui insiste il pensatore coreano Byung-Chul Han. Sono questi alcuni temi e alcune figure intorno a cui si snoda il presente volume, ponendo a frutto gli strumenti teorici offerti dalla Scuola di Francoforte."" -
Doom o mistica delle viscere
«DOOM è l'anarchia secondo l'etimo profondo del termine, ed è il termine che termina in se stesso, il concetto che si dissolve nella parola medesima che lo esprime e che, nel terminare, si fa appunto viscere, carne, sangue, orina, feci, sperma, mestruo. Le pagine di Pennacchio costruiscono una fisica dell'ente nella sua quotidiana microfisica, nei suoi gesti automatici, nei suoi tic, nel veleno del non pensare, nella pigrizia dell'accomodarsi, negli odori, suoni, sapori propri del paradosso esistenziale». (dalla Introduzione di Fabio Bazzani) -
Genealogia della teoria critica. Adorno tra Hegel e Kant
Maestro della declinazione più intransigente di critica sociale, Adorno insegna a leggere e a riconoscere la violenza connaturata all'organizzazione sistemica dell'attuale mondo ""amministrato"""". Tuttavia anche il pensiero di Adorno sorge da questo mondo - né altrimenti potrebbe essere - e di questo mondo non può che ripetere i limiti, entrando così in contraddizione con se stesso. Il presente volume pone in rilievo la consapevolezza che Adorno ha di tale contraddizione e sottolinea come di tale contraddizione vi sia necessità affinché quel pensiero possa emanciparsi a teoria critica globale proprio di questo mondo. Nel percorso che così viene delineandosi, l'attenzione alla ragion pratica di Kant e soprattutto alla dialettica di Hegel risulta fondamentale."" -
Antonin Artaud. L'uomo che pensò l'impensabile
Perché uno dei più grandi geni del Novecento ha dovuto patire dieci anni di manicomio e ben cinquanta elettrochoc? Perché l'Occidente non ha riconosciuto in lui una delle menti più eccelse della modernità? Perché nessuno o quasi ha saputo «pensare l'impensabile» con la sua stessa coerenza e il medesimo impareggiabile coraggio? La risposta che si offre in questo saggio è perentoria: perché Antonin Artaud fa paura. Il lavoro di Marco Alloni è un'esortazione a vincere gli oltraggi della paura e a prendere decisioni radicali. La mancata riabilitazione di Artaud, infatti, è un sintomo di declino, del tramonto di un Occidente sempre più esposto alle prospettive dell'Apocalisse. -
Narciso in pericolo. Ritratto fotografico, inconscio ottico, narrazione
Attirato nell'orbita delle discipline di controllo e di dominio al servizio del potere, il ritratto ha assunto la prerogativa di poter certificare con arroganza l'identità più segreta del soggetto, trasformando il linguaggio del volto in un testo muto, sottratto al movimento più complesso della vita, in cui è dato da leggere solo quanto è stato redatto in precedenza in forma di referto giudiziario o di cartella clinica. Così Narciso muore, ma non della morte che gli spetta per l'infinito viaggio a cui si sottopone per arrivare a riconoscersi, ma perché lo specchio in cui doveva rimirarsi, nei termini di una costante e viva metamorfosi dell'io, è stato infranto e la sua memoria dissolta per sempre. -
Una Mule-Jenny elettronica. Ideologia del mercato globale
«La schiavitù non si può abolire senza la macchina a vapore e la Mule-Jenny», scrive Marx. Ma la Mule-Jenny ha veramente abolito la schiavitù, oppure nell'abolire la vecchia ne ha creata una ulteriore? E questa ulteriore schiavitù è stata abolita dalla nuova Mule-Jenny, quella della rivoluzione industriale/elettronica di IBM, Microsoft, Apple, Google, Facebook, Amazon etc., oppure, ancora una volta, l'umanità che abita il mondo globalizzato si trova costretta in forme di radicale illibertà, tuttavia ideologicamente mascherate da acquisizione di libertà maggiore e disegnate in termini di tempo liberato da costrizione? In questo volume trovano ampio spazio tali domande, nonché la riscrittura di alcune categorie interpretative che nel sistema del mercato globale, pur mantenendosi secondo una immagine consueta e ""familiare"""", implicano questioni nuove e contenuti teorici per alcuni riguardi spaesanti, stranieri."" -
Testimoni della nostra iniquità. La Chiesa e gli ebrei
Della Shoah, dello sterminio del popolo ebraico, esiste una memoria che tende a confinarla temporalmente nel Novecento, e spazialmente in un'Europa dominata dalla Germania nazionalsocialista. Ma si tratta di memoria riduttiva, poiché se è vero che la Shoah ebbe un preciso tempo e un preciso luogo di realizzazione è altrettanto vero che le sue più profonde e tenaci radici si trovano nella lunga storia dell'Europa cristiana, in quasi due millenni di degradazione e di persecuzione del popolo ebraico. La focalizzazione sulla sola Shoah del Novecento lascia una memoria mutilata che rischia di consegnare all'oblio gli antefatti e le precondizioni dell'orrore recente. Ammesso che per ragioni dottrinarie e teologiche la Chiesa non abbia voluto, né abbia potuto volere, il sistematico sterminio degli ebrei, nondimeno ha potentemente contribuito a delineare una influente visione antisemita del mondo, la quale ha investito il piano più direttamente religioso e socio-politico e si è combinata con un violento antisemitismo razziale, creando in tal modo una miscela esplosiva, difficilmente estinguibile, di pregiudizio e di odio. -
Insolite sparizioni
Niente spari, niente sangue, niente morti; questo è un romanzo giallo e noir per lettori che non cercano giallo o noir. ""Insolite sparizioni"""" è una satira sulla corruzione di politici, banchieri, ecclesiastici, sulle loro figure tutto sommato caricaturali e sui loro intrecci con terroristi e banditi di ogni genere. In più ci sono sesso e amore, conditi da disincantate considerazioni sui rapporti tra uomo e donna. Il protagonista della storia ha la necessità di spedire all'estero una grossa somma di denaro per favorire l'elezione di un candidato, ma non può farlo per vie legali. Deve allora inventarsi uno stravagante contrabbando. Sulla sua strada incontrerà strambi individui e attraenti ragazze che di volta in volta lo ostacoleranno o lo aiuteranno a seconda della convenienza del momento. Intanto sua moglie lo aspetta, ma..."" -
La figura nel tappeto
Un giovane critico letterario si trova alle prese con l'enigmatica opera di un celebre romanziere: potranno le sue parole descrivere il cuore pulsante dell'arte del grande Hugh Vereker? Cosa accadrà alla sua vita, e a quella delle persone che gli sono care, nel momento in cui tenterà di decifrarne l'oscuro mistero? Pubblicato per la prima volta nel 1896, ""La figura nel tappeto"""" pone in rilievo il rapporto tra la critica e l'arte, tra la volontà di svelare l'architettura segreta del romanzo e la sua natura costantemente umbratile. In una storia che mette in scena le vicende, le passioni, le segrete aspirazioni e le dissimulazioni di una società ormai in disgregazione, James fa emergere tutta l'ambiguità e la difficoltà di un tentativo del genere: una pericolosa indagine che investe sia la critica che l'arte, e che situa l'una e l'altra in prossimità del misterioso confine tra il senso e il non-senso, tra il vissuto e il significato, tra il dicibile e l'indicibile."" -
Ciò che siamo, ciò che vogliamo. Dalla crisi dei valori all'Europa del diritto
Opera libera e al di fuori da schemi ideologici consolidati, saggio filosofico e al tempo stesso diario di una ricerca personale, quasi intima, Ciò che siamo, ciò che vogliamo è il tentativo di capire che cosa significhi essere un europeo nel XXI secolo, quale eredità culturale e politica la storia ci consegni e quale prospettiva le circostanze presenti, così drammatiche e insieme così cariche di promesse, siano in grado di indicarci. E lo fa con uno stile brillante e denso, che accoglie echi dalla migliore tradizione filosofica e letteraria e li restituisce al lettore in uno sforzo di sintesi in cui si coniugano riflessione storica, indagine filosofica, critica politica e analisi sociologica. Un’opera che è al tempo stesso una testimonianza, un richiamo, un appello rivolto ad un’intera generazione. -
Carte del diluvio
Il libro racconta delle storie di addio. Ogni storia è un addio. Il primo addio è l'unico che non è detto dall'autore ma da Danilo Kis. L'ultimo addio è dato dall'autore a se stesso. Perché in fondo questo è un diluvio senz'arca, ma non un diluvio che è soluzione. In quest'acqua non ci si può né salvare né dissolvere. Quest'acqua tutt'attorno è un segnale, un segnale del tempo. È pioggia sui vestiti che non riceve considerazione e si infiltra fino alla pelle, è la necessità della sconsideratezza, della non-curanza. È un'acqua che sale e si affaccia tra gli oggetti per poi sommergerli, travolgerli, per poi non dileguarsi, un'acqua che non si ritira, che occupa spazi, che costringe a spostarsi pur rivelando senza inganno la propria materiale inconsistenza. Per oggi il mare ci lambisce e ci sussurra parole dolci, ma lo fa senza volerlo. -
Minimal hero
Cosa mai può essere un Minimal Hero, un eroe minimale? Soltanto un'espressione in sé contraddittoria oppure anche una particolare figura di uomo che della quotidianità fa il proprio limite ma anche la propria irriducibile forza? Sasko Bravar è un Minimal Hero, che scrive una sorta di Manifesto di sopravvivenza psichica nel XXI secolo. Lo fa di nascosto, da un luogo che dovrebbe proteggerlo ma che invece lo segrega. Sasko invia email non sa nemmeno lui a chi, messaggi in bottiglie abbandonate nel mare della rete: naufrago in un mondo che egli chiama Baraonda. -
Lettere
Picasso non si chiamava semplicemente Pablo. Quando era nato, nel 1881, era stato battezzato, secondo le usanze ridondanti della Spagna dell'epoca, con nove nomi, una carovana di appellativi che rappresenta quasi un presagio, perché non c'è stato un solo Picasso: ce ne sono stati una decina. Nella prima metà del Novecento l'artista spagnolo è stato realista, simbolista, espressionista, primitivista, è stato (con Braque) il padre del cubismo, ha ripensato il classicismo, ha interpretato il surrealismo. Questo atteggiamento proteiforme si ritrova anche nelle sue lettere, di cui il presente volume propone un'emblematica antologia. Sembra quasi che Picasso si comporti coi suoi amori sentimentali come coi suoi amori intellettuali e che, ad esempio, quel suo fuggire a Céret con Eva senza chiarirsi con Fernande, o quelle sue profferte a Marie-Thérèse mentre è in vacanza con Dora Maar, nascano dalla stessa spregiudicata libertà che lo porta a dipingere alla Ingres e alla cubista in uno stesso periodo, in uno stesso momento, in uno stesso quadro. Picasso, però, è un maestro di pittura, non di vita. E la pittura, che preferisce chiamare col nome più dimesso ma più concreto di ""lavoro"""", non solo è la sua più grande passione, ma è anche l'unica cui sa rimanere sempre fedele. In questo senso le sue lettere ci offrono una cronaca non dei suoi amori, ma del suo amore: per l'arte."" -
Carteggio. Vol. 1: 1896-1900
Questo è il primo volume, comprensivo degli anni che vanno dal 1896 al 1900, delle lettere che Benedetto Croce e Giovanni Gentile si scambiarono fino al 1924. Edito per la prima volta in forma unitaria e integrale, il Carteggio permette di seguire, attraverso un fitto dialogo intellettuale, filosofico, politico e umano, la formazione di due distinti sistemi di pensiero che hanno dominato, in Italia e non solo, la prima metà del secolo ventesimo e sono ancora vivi in questi primi anni del ventunesimo, contribuendo, nella nuova forma, alla migliore comprensione dei tempi e dei modi della loro genesi. Aver ricomposto in unità di stampa i due epistolari consentirà al lettore di entrare nel vivo di un alto capitolo di storia filosofica, fin nelle ragioni che coinvolsero Croce e Gentile nel convergere, nel divergere e poi nel separarsi. Introduzione di Gennaro Sasso. -
Il laboratorio di sé. Corrispondenza. Vol. 1: 1800-1806
Dall’adolescente che invia le sue lettere a Grenoble come tante dichiarazioni di guerra contro il padre, fino al console disilluso di Civitavecchia che gioca un’ultima partita d’esprit, passando per l’intellettuale dell’anno X che redige il suo breviario di Ideologo in erba, o ancora per l’amante respinto da Métilde che mormora le sue malinconiche monodie, lunga è la lista di questa opera plurale che è la Corrispondenza di Stendhal. Questa maieutica epistolare è soprattutto attiva negli anni giovanili, ma è attraverso lo scambio epistolare che Beyle si apre la via che lo condurrà fino a Stendhal. -
Vita breve e rivoluzioni perdute di Napoleone Luigi Bonaparte
Napoleone-Luigi Bonaparte, figlio di Luigi Bonaparte, uno dei fratelli dell’imperatore esiliato a Sant'Elena, si batté per l'indipendenza d'Italia nei moti risorgimentali del 1831. Non morì in battaglia, però, bensì per una comunissima malattia, la rosolia, anche se qualcuno parlò di un avvelenamento. Se ne andò nel marzo del '31, nella camera di un albergo di Forlì chiamato del Cappello. Poco prima aveva inviato una lettera al Papa, Gregorio XVI, chiedendogli di rinunciare al potere temporale in nome del “libro più liberale che esista, il divino Vangelo”. Il suo ricordo, e la sua lettera clamorosa al Pontefice, sbiadirono nel corso del tempo, offuscati dalla fortuna e dalla fama del fratello, salito sul trono di Francia come Napoleone III. La moglie Charlotte, amica di Giacomo Leopardi, pochi anni dopo ebbe in sorte a sua volta una fine drammatica in una locanda di Sarzana, uno dei luoghi di origine dei Bonaparte. Questo è il racconto fatale e stendhaliano, romantico e carbonaro, della vita breve del nipote di Napoleone Bonaparte e della sua rivoluzione frantumata. Ci sono i sogni e le speranze, le ambizioni, le illusioni e le ingenuità di un giovane, che, come la Mathilde di ""Il Rosso e il Nero"""" di Stendhal, avrebbe potuto dire: “Senza una grande passione, languivo di noia nel periodo più bello della vita”.""