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Polena
"Polena, donna e mito delle prime acque, l'acqua amniotica che fende l'involucro per uscire in altri mari, per la ciurma che la insegue e non raggiungerà mai, perché lei sta davanti a tutti, è un sogno tra il cielo e gli abissi, è madre del mondo e amante di Ulisse, ogni uomo è Ulisse, la Polena è amante di tutti e sposa di nessuno... Così l'autrice un po' Polena un po' Falena salpa da un mare interno, rompe l'ampolla amniotica per partenogenesi, espandendosi nell'acquario dell'altrove, quello è il suo mare, alla ricerca di un nuovo mondo, un arcipelago inesplorato da circumnavigare fendendo le acque salate delle sacche lacrimali, una navigazione cieca nella notte esistenziale guidata dagli odori che ristagnano nel passato..."""" (Dalla Prefazione di Mauro Macario)" -
Gente che se ne va
"La poesia di Alina Rizzi può essere letta come una liturgia laica dell'anima, costantemente filtrata - in una sorta di déja vu sottotono - dalla cifra emotiva forse più marcata della sua scrittura: la nostalgia. Questo libro, tutto permeato di rarefatta ritualità, restituisce un senso particolare allo scorrere delle stagioni e alle ore della giornata - con il loro quotidiano, solenne ritornare... I versi di Alina Rizzi non offrono facili soluzioni o indicazioni terapeutiche. Alcune parti di noi vanno irreparabilmente perdute e non torneranno mai più. La scrittura non è certo una mappa per ritrovarle. Forse può diventare una specie di bussola per orientarsi a vista nel naufragio. Non trattenendo nulla, né sperando di farlo: semplicemente imparando, in alto mare e senza neppure il conforto di una spettrale casa di doganieri, a riconoscere persino al buio il volto di chi va, di chi resta."""" (Dalla Prefazione di Alessandra Paganardi)" -
Collezione privata
«La raccolta della Sancino ci appare suddivisa in sei sezioni (Estroflessioni, Soror, Sorrow, La vita delle forme, L'oltremare, Anonymous, Collezione privata) con testi che affrontano tematiche diverse, se pure per certi versi molto simili, che si sono sviluppati in seguito a uno stretto legame con un'opera d'arte - non importa se contemporanea o del passato, perché ve ne sono di ogni epoca - e che tendono a costruire un'ipotetica galleria dove tutto si tiene perché così funziona: lo diceva Elias Canetti che in letteratura tutto si tiene e, per analogia, pensiamo di poterlo estendere anche a questa poesia, che mette in scena i colori e le forme di quadri e sculture cari all'autrice, offrendoci il suo incondizionato amore per l' arte e per ciò che è capace di tirare fuori da noi.» (dalla Prefazione di Cinzia Demi) -
Storie di confine
"Spesso nella vita i grandi vuoti lasciati dalla scomparsa di anime care crea invisibili crepe di frattura in quella che riteniamo essere la nostra solidità di esistenza, di pensiero e di coscienza. Le ondate di dolore spingono spesso la nostra anima vicina a queste crepe che nella dimensione interiore un po' fosca e nebulosa ci sembrano i bordi frastagliati del nostro mondo. Alcuni di noi scelgono di non essere semplici ostaggi delle ondate di dolore, di vuoto e di tristezza e salpano nel mare della coscienza per esplorare i bordi frastagliati. Iniziano in questo modo a conoscere il confine, lo perlustrano, trovano particolari punti di osservazione o comodi anfratti in cui accoccolarsi in una dimensione ancora più profonda e intimista, quasi ad ascoltare il pulsare profondo del loro Essere."""" (Patrizia Sfreddo)" -
Il male dei tigli
«Attorno all'archetipo prima romanzo e poi romantico (passando con levità attraverso Petrarca) della Belle dame sans merci si dipana il canzoniere trilingue di Graziella Sidoli. E il suo è un trilinguismo tutto originale, poiché sa trarre il meglio - senza mai proporre sovrapposizioni forzose - dalle tre culture cui ha attinto: quella argentina dell'origine, quella newyorkese del romanzo di formazione e quella bolognese dell'approdo attuale: un approdo - va detto - di vivificante presenza nel contesto. A leggerla con attenzione in italiano, si gode l'impressione di una scrittura mai corriva a un ""già detto"""" o a un """"già visto"""", in virtù soprattutto di una calibratissima originalità metrico-prosodica e di un'intonazione (in senso letteralmente musicale) che non proviene dagli stilemi di una tradizione data una volta per tutte, ma considerata piuttosto come un nobile insieme da riconquistare e da riscrivere quasi ad ogni piè sospinto. Così, secondo un pieno mandato novecentesco, è in tutto e per tutto poesia del corpo, questa di Graziella Sidoli...» (dalla Postfazione di Alberto Bertoni)"" -
Oltre il muro del tempo. Poesie 2018-2020
«Come diceva Montaigne, il viaggio è innanzitutto una ricerca dell'altro e di se stessi. Qui il viaggio è considerato secondo una prospettiva più filosofica. Il titolo, non a caso, riflette questa intenzionalità: Oltre il muro del Tempo vuol essere infatti una rivisitazione in chiave apparentemente pessimista dell'idea così ben espressa da Marguerite Yourcenar nel suo saggio Le Temps, ce grand sculpteur (1981). Nell'ottica della Yourcenar, il tempo era inteso in senso classico, come un'entità astratta il cui compito era quello di rendere l'arte immortale. Nel corso degli ultimi decenni, invece, il tempo non viene più considerato in senso assoluto ma come un flusso inafferrabile e in continuo disfacimento. Il futuro oggigiorno non dà più certezze e il tempo che ci resta davanti mostra un oscuro presagio indecifrabile e per questo imprevedibile.» (Ddall'Introduzione dell'autore) -
Dentro tutte le cose c'è amore
Di cosa mai dovrebbe cantare un poeta? Cosa dovrebbe davvero stargli a cuore? ""Solo l'amore / azzanna al collo la morte"""" ci risponde Parrini. Solo l'amore. Amore come unico rimedio anche alla morte. Chi è amato non conosce morte, scriveva Emily Dickinson. Vale sempre per chi ama. Ed è proprio questo sentire che si fa forte speranza nel poeta, che sembra voler prendere per mano e guidare il lettore verso le cose dell'infanzia fino a risalire nella memoria e a cercare la forza e il coraggio necessari alla speranza. E non accade mai in astratto o con parole vuote, ma attraverso tanti piccoli dettagli di una vita semplice che si fa bellissima e delicata, struggente a volte e dolorosa, dura, proprio perché semplice. (Dalla Prefazione di Massimiliano Bardotti)"" -
È luce che non sa
"Solo il linguaggio dice le cose? E la poesia che ci dice al riguardo? Sono queste credo le domande con cui si accapiglia in una sorta di retroscena, rispetto allo spumeggiare in cresta delle parole, la poesia di Silvio Straneo. Al riguardo egli stesso è spesso esplicito e prende posizione: """"Il tentativo, qui, è di instaurare una dialettica e, parafrasando la lirica, di giungere alla sensazione che niente esista al di fuori della lingua e che l'unica esperienza possibile... sia l'esperienza verbale"""", afferma il poeta con piglio da filosofo in uno dei tanti parerga che costituiscono, più che accompagnare, questa intrigante operetta così densa di scabra vita vissuta in terra ligure"""". (Dalla Postfazione di Paolo Cervari)" -
Luna comica
Dunque le poesie di Falcomer restano come registrazione del caos epocale, di questo formicaio alienato che si dibatte su solchi pre-tracciati, su pensieri chips, su comportamenti teleguidati, su calci mediatici per i polli d'allevamento intensivo, per questo grande mattatoio al di qua e al di là del mare. E lo fa il solitario Falcomer con i suoi strumenti naturali multisensoriali: la risata sboccata, la malinconia trattenuta, la disperazione dichiarata. Tocca le corde dell'espressione multiforme come sfiorasse ferite dolenti ma dipende, ogni volta, con che tipo di tocco: se sfiora, fa solletico e si ride, se il tocco è più deciso, è un affondo nelle tue ferite purolente, se sfuma è la malinconia che ti saluta e se ne va nei suoi chiusi silenzi. È Falcomer, il giocoliere che al posto delle clave lancia in aria le parole con rara bravura stupefacente e quando sbaglia e una clava cade sulla pista di questo circo anarchico, è solo perché vuole che quella clava ti finisca in testa. (Dalla Prefazione di Mauro Macario) -
Adamo in virtuality
In quell'incidente nel quale è morto e poi tornato in vita deve essere successo qualcosa che non riesce a spiegarsi, qualcosa di misterioso, qualcosa che l'ha trasformato in un essere singolare, diverso da tutti, in bilico tra due dimensioni. Drago non ha mai voluto rendersene conto, tanto meno accettarlo, ma ora che la moglie è morta, la sua carriera di compositore contemporaneo è finita, e, rimasto senza soldi, si accorge che in questo mondo non c'è più posto per lui, dovrà fare i conti anche con questa scomoda realtà. Nei suoi documenti anagrafici si nasconde una verità impresentabile. Cambierà nome, violerà la legge, lascerà l'Italia, saprà ricostruire una vita da zero ritrovando amore e successo, ma i fantasmi della sua precedente esistenza e il ricordo di Lavinia, conosciuta e amata nella giovinezza e poi perduta, continueranno a tormentarlo. A cavallo tra epoche diverse e musiche diverse - classica, pop e jazz - l'autobiografia che Drago, alla ricerca di un'identità perduta, scriverà dopo essersi ritirato nella tenuta di famiglia in Toscana.... -
Ossa e cielo
«In tempi di lamentosa poesia sul corpo e di triti sentimentalismi di ogni genere, la carne di questa raccolta poetica (la terza di Marina Massenz, docente universitaria e neuropsicomotricista) ritrova una misura tragica e paradossale, quella che fu ben compresa da filosofi come Schopenhauer e dalle maggiori voci poetiche del Novecento: la misura del dolore. È infatti soltanto attraverso il corpo che noi soffriamo, essendo così avvertiti di una disarmonia fondamentale della condizione umana... Ossa e cielo, anziché celebrare o – all’opposto – demonizzare il corpo, lo restituisce alla sua realtà mostrata, in un’estetica ostensiva in cui ogni parola è densa d’esperienza e gravida di storia. La declinazione è intenzionalmente centripeta, dallo sguardo storico-collettivo della prima parte al focus personale della seconda. Il che non significa affatto che la raccolta culmini in uno scontato autobiografismo diaristico: la narrazione è sostituita quasi totalmente da tinte colorimetriche forti e le figure di riferimento ormai scomparse – il padre, i grandi maestri di vita, la casa del passato, la stessa poetessa da bambina – passano come addensamenti incancellabili...» (dalla Prefazione di Alessandra Paganardi) -
Anime
"Rapsodica e frammentata, la prosa di Gianfranco Miroglio si tuffa nella vita e ne emerge con dovizia di materiali narrativi che sono riflessioni su di sé, sul suo tempo passato, il presente e il futuro, ma anche implicitamente sui nostri destini individuali e sulla scrittura. Il punto di partenza, come e più del libro precedente, La culla e i giorni, è una sorta di ricerca delle radici - che saranno quelle personali di una biografia sempre in procinto di passare la soglia tra realtà e fiaba, ma anche delle radici del presente: lo scavo introspettivo che Miroglio affronta nei due libri non è quindi tanto uno sfogliare le pagine di un diario alla ricerca dei nessi mancanti, bensì è una vera ricostruzione titanica del rapporto tra Io e Mondo. Come tale, non solo deve abbandonare ogni pretesa di storicizzazione iperrazionale, ma è costretta ad abbandonarsi al flusso di ricordi e pensieri che travalicano quella sorta di coerenza sovrimposta, che fa parte della storia e non della narrativa; la quale è invenzione, cioè rinvenimento di materiali, depositi memoriali e reperti concreti..."""" (Dalla Postfazione di Mauro Ferrari)" -
La terra e la radice
«Questa raccolta, la quarta del poeta, attore e organizzatore culturale Massimiliano Bardotti, ha la gravità di un salmo e la luce di un inno. Sembra che la poesia, per questo autore, sia la porta d’ingresso di un percorso sempre più autentico dentro sé e nella società, corroborato da una profonda fede religiosa e da un naturale senso di empatia con l’altro. Da un simile sguardo si rinnovano continuamente le domande di senso che già furono del bambino quando avvertiva l’angoscia delle prime perdite, dei primi lutti... Il clima è quello di un pensoso, commosso rischio afasico, dove le lacrimae rerum sembrano essere la compagnia più certa del cammino e dove neppure la preghiera sembra poter essere sempre d’aiuto. Eppure all’improvviso il verso disvela la forza di un kaddish, la solenne esaltazione di chi, nonostante la perdita, sa ancora lodare Dio...» (Dalla Prefazione di Alessandra Paganardi) -
Dodes tucc mas'c. Dodici tutti maschi
"La poesia di Giovanna Sommariva parte da lontano. Dai cantari medievali e dalla loro facilità di trasmissione in una lingua orale che assume dignità nell'esposizione narrata, nel detto: la trasposizione in lingua sistemica accade dopo, meravigliosamente, quasi agisse un filtro... Indaga, la Sommariva, le crepe del tempo: emergono così parti delle tradizioni e inedite suggestioni legate a personaggi e oggetti che restituiscono il quadro di una realtà latente ma viva, sempre dinamica e mai scontata."""" (dalla prefazione di Ivan Fedeli)" -
L' ultimo ermetico
"La brevità formale dei testi di Magli si sposa - com'è tipico della produzione di aforismi - con un'esattezza immaginifica e una resa fortemente visuale del narrato. L'autore, che si districa in un verso misurato, assai parco e circoscritto a un dire che, più che puntare alla linearità persegue la velleità di un'andatura spiralizzata, concentrica, arricciata all'interno, è in grado di produrre testi che si apprezzano proprio per la loro meticolosa compiutezza, per rappresentare sintagmi di un detto che cogliamo nella loro istintualità dell'attimo... C'è un non detto, un silenzio, uno spazio, una brevità, una tessitura indecifrabile, un nodo, un abisso, un lacerto, una nudità, una levigatezza, un'ambiguità costitutiva che l'uomo affronta, semmai sperimenta o sopperisce tramite l'adozione di comportamenti che reputa idonei, piuttosto che giusti."""" (dalla prefazione di Lorenzo Spurio)" -
Fra una virgola e la pelle
«Indagare la sessualità con le armi della poesia e raggiungere il nucleo focale della domanda di senso dell'atto d'amore. È questo il tentativo di ""Fra una virgola e la pelle"""" di Antonella Monti, ed è un tentativo cui va riconosciuta tutta l'epica di un'avventura dal destino sfocato, dalla difficile interpretazione. Questo perché ravvisare nella polvere della carnalità il trascendente anagogico è una prova difficilissima... Antonella Monti cerca di assottigliare il velo che distingue la poesia dall'insondabile mistero che la crea, trasformando il velo di Maya in un più leggero e trasparente lenzuolo che lascia intravvedere le sagome di chi, sotto di esso, consuma l'eros. Non è affatto un caso, quindi, se all'eros è dedicata l'intera raccolta, come dichiarato in epigrafe. Ma che poi eros diventi ispirazione e spirito, sempre leggendo l'epigrafe, non è per nulla scontato: ancora una volta la poetessa vuole unire carnale e divino secondo l'unica azione che, all'atto pratico, risulta insieme consapevole ed inconsapevole: il respiro (da cui traggono origine etimologica sia spirito sia ispirazione).» (Dalla Postfazione di Daniele Ciacci)"" -
Semi nudi
«'Semi nudi', l'ultima raccolta di poesie di Franca Canapini, segna una svolta nel percorso poetico dell'autrice, già nota per i numerosi riconoscimenti ottenuti dalle precedenti pubblicazioni, sia in poesia che in prosa. Compaiono anche in questa raccolta temi che appartengono all'anima della poetessa, come ancestrale è il suo attaccamento alla campagna e alla terra in cui è nata ed ha trascorso la giovinezza; ma, insieme a questo, che è uno dei punti fermi della sua poesia, c'è anche una continua ricerca sperimentale su temi a lei cari, come il Mito, dal quale attinge sempre un valore universale, o la continua ricerca interiore che l'ha portata spesso a compiere un viaggio che lei stessa non esita a definire ""esoterico"""".» (dalla prefazione di Fernanda Caprilli)."" -
Ricerche poetiche
"Anche tu canti. Ora più forte di loro. Canti la bulimia che stiamo vivendo in una corruzione che ci sradica dalla natura mentre la sbraniamo con famelicità autodistruttiva, androcentrica, così ferocemente in un automatismo ottuso, accecante e accecato in ogni morso. Una fame cannibalesca, fame d'aria, in quel quotidiano chiacchiericcio mercificatore e consumistico, eruttato dal nostro io grasso. In questa obesità invasiva, la lingua, e nella lingua l'amata poesia, cos'è? Come è? In quale corporeità esiste? In quale effettiva condivisione?"""" (Dalla lettera di Anna Maria Farabbi)." -
L' ora che segue
«La raccolta ""L'ora che segue"""" comprende poco più di cinquanta testi composti ed elaborati nel corso degli anni, tenuti a lungo nell'ombra come un talismano o come una via di fuga segreta. Anche l'ora del titolo sembra contenere una dilatazione temporale, se il senso rimane sospeso tra un seguito che si origina dal passato e un tempo di là da venire. In questa diacronia, in una sorta di osmosi tra ciò che è stato e ciò che sarà, si muove l'ispirazione poetica, da cui sorgono esemplari questi versi (dalla prima sezione intitolata Freddo e notti brevi): «Il dolore è più breve / del tempo rimasto, / pensai, / e al passaggio del vento / tremano sempre i fili d'erba» (Non accadde all'improvviso). Si definiscono due temi importanti dell'immaginario e del linguaggio dell'autrice, il dolore e il tempo, che di volta in volta si legano a una costellazione di correlativi oggettivi attinti a scenari naturali (vento, neve, pioggia, cielo, alberi, foglie, erba, monti, onde), ambienti urbani (strade, viali, case, balconi, terrazzi) e interni domestici (bicchieri, specchi, orologi, tavoli).» (Dalla Prefazione di Daniela Pericone)"" -
Panorama dei lumi
Il panorama di Gianni Marcantoni include il paesaggio dell'anima, la prospettiva del respiro vitale che dilata la strada indipendente da percorrere, lungo il percorso parallelo della vita, prolungata nel riscatto e nella difesa della libertà emotiva. La privazione di corrispondenze profonde e sensibili genera nel poeta il distacco dall'inconsistenza erinnova il malessere per l'incomprensione umana interpretando il proprio isolato dolore... Il poeta evoca il magnetismo delle suggestioni visive attraverso l'analisi intima di luoghi, sentiti come residenze del cuore, e di destinatari assenti, riconducibili alla traccia estrema e sacrificata della solitudine. L'autentica levatura poetica di Gianni Marcantoni conferma, in questa nuova plaquette, il colore e l'essenza della luce interiore, l'origine luminosa del linguaggio introspettivo, e concentra desideri pungenti e nostalgie disilluse affrancando il disincanto dall'inevitabile amarezza. (Dalla Prefazione di Rita Bompadre)