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La forza della nonviolenza. Ediz. illustrata
"La forza della nonviolenza"""" racconta la storia di una famiglia che risolve i suoi conflitti applicando la Regola d’Oro “Tratta gli altri come vuoi essere trattato”, trasformando così, in questo processo, il proprio ambiente immediato. Età di lettura: da 8 anni." -
Gino trova un nuovo amico. Ediz. illustrata
Gino è un bambino che ama molto gli animali, del resto vivendo all’interno di una fattoria ne è sempre a contatto. Una mattina, sul bus scolastico, assiste ad un fatto che lo addolora molto, ma dal quale lui, con la sua intraprendenza, saprà ricavare qualcosa di positivo: una nuova amicizia. Il racconto ruota attorno all’amore e al rispetto per gli animali, una buona base per imparare l’amore e il rispetto anche per gli uomini. Età di lettura: da 7 anni. -
Giornalismo nonviolento. Verso un approccio umanizzante della comunicazione
Questo libro vuole mostrare gli sforzi collettivi di professionisti, attivisti e volontari che propongono un approccio nonviolento alla comunicazione. L’intento è quello di fornire a coloro che lo ritengono utile le basi, i principi, gli strumenti e i suggerimenti che costituiscono una base solida, ma allo stesso tempo aperta e creativa, per un giornalismo veritiero e con una prospettiva di speranza. La concezione di un giornalismo presumibilmente oggettivo è stata superata dalla certezza che le opinioni di coloro che partecipano al circuito della comunicazione sono rilevanti e hanno un’influenza decisiva sul modo in cui gli eventi vengono raccontati e interpretati, e sul modo di interagire con essi. Per questo le autrici e gli autori, impegnati da decenni nello sforzo di umanizzare il mondo, spiegano con totale onestà intellettuale la lente attraverso la quale traducono ciò che percepiscono in termini di informazione. -
Appunti di psicologia. Psicologia I, II, III e IV
Psicologia I, II, III e IV. Questi Appunti di Psicologia del pensatore latinoamericano Mario Rodriguez Cobos, Silo, sono la raccolta delle conferenze tenute nel 1975 nell’isola greca di Corfù, nel 1976 e 1978 a Las Palmas de Gran Canaria in Spagna e nel 2006 nel Parco de La Reja in Argentina. -
Percorsi per la nonviolenza
La violenza è immorale perché non si tratta gli altri come si vorrebbe essere trattati, ma è anche un errore di calcolo perché il suo uso, prima o poi, porta chi la esercita a subirla. La nonviolenza è morale perché si trattano gli altri come si vorrebbe essere trattati noi stessi ed è anche un atto cosciente di ricerca di coerenza interiore basato sull’intenzione di andare a favore del processo evolutivo della vita. -
Impariamo la nonviolenza. La pratica della regola d’oro per tutte le età
Fintanto che la violenza sarà considerata come una delle possibilità d’azione, essa sarà in qualche modo giustificata e accettata e continuerà a far parte delle nostre abitudini. Se aspiriamo ad una società ed un mondo nonviolento è necessario intraprendere un percorso di liberazione e riconciliazione. La Regola d’Oro è l’unico principio morale enunciato in modo simile nel corso di millenni da religioni, culture e filosofie di tutto il mondo: Quando tratti gli altri come vorresti essere trattata, ti liberi. Qui si propone una pratica semplice, adatta a grandi e bambini, per imparare insieme ad applicare nella nostra vita quotidiana questa regola base della nonviolenza attiva e trasformare intenzionalmente la nostra vita, le nostre relazioni e il mondo che ci circonda. -
La «favola» dell’Unità d’Italia
La storia (vera?) del Risorgimento narrata come se fosse una favola, iniziando con «C’era una volta…» e terminando con «Morale della favola…». Ovviamente, come in ogni favola che si rispetti, si parlerà di nobili, di re, di castelli e di animali fatati. Si sognerà, ci si commuoverà e si proverà astio per il comportamento del “cattivo” di turno, ma ci scapperà anche qualche sana risata! Eh sì, perché questa “favola” nacque come monologo satirico-cantato, nel 2011, in occasione dei 150° anniversario della famosa “Unità”. -
Maometto filosofo. Illuminismo ed Islam
«Per un breve periodo, parte dell'intellighentija occidentale vide in Maometto un ""alter-ego"""" del philosophe illuminista e nell'Islam la religione più vicina a quella """"naturale"""" che molti auspicavano. Ciò avvenne dopo un lungo travaglio, suscitò grandi polemiche ed ebbe molte conseguenze. Maometto, ovviamente, non è stato un philosophe. Lui stesso, ma soprattutto i suoi seguaci ed interpreti hanno creato una società in cui religione e Stato si fondono, una società totalitaria ove sono consentiti minimi spazi di critica e di libertà. L'Illuminismo, invece, è stato uno straordinario movimento di pensiero e di liberazione delle coscienze, propugnatore della più netta separazione fra leggi ed istituzioni statali e leggi ed istituzioni religiose. Maometto non è stato dunque un philosophe in senso proprio, ma ha contribuito, certo senza alcuna intenzione, a far nascere quella società liberale e democratica che faticosamente nel corso degli ultimi due secoli si è affermata in Europa e in parte del mondo.»"" -
Sulla guerra
«Il grande errore di quasi tutti gli studi sulla guerra è quello di considerare la guerra come un episodio di politica estera, mentre essa costituisce in primo luogo un fatto di politica interna, il più atroce di tutti. Qui non si tratta di considerazioni sentimentali, o di un rispetto superstizioso della vita umana; si tratta invece di una osservazione molto semplice, ovvero che il massacro è la forma più radicale dell'oppressione e che i soldati non sono semplicemente esposti al rischio di morire, ma sono inviati al massacro.» -
La ragione in guerra
«Non tutte le voci della filosofia d'Occidente rincorrono l'ideale classico del pensatore astratto, eternato nel racconto di Talete che cade in un pozzo fra le matte risate della servetta tracia, oppure scolpito nel bronzo in forma ascetica dalla perizia fuori-tempo di Rodin. Se Montaigne, nel pieno delle guerre di religione che stavano insanguinando la Francia rinascimentale, aveva sentito il bisogno assoluto di ritrarsi, cercando nelle visioni del mondo del passato una via di fuga dal generale orrore, molti pensatori e pensatrici del Novecento hanno invece messo in atto il movimento contrario: l'esito del ritorno a sé che inaugura il ritmo della riflessione è il radicamento nel mondo, anche se disordinato e addirittura impazzito. [...] Si compie un passo indietro solo per vedere meglio, per scegliere un'altra luce e tornare all'azione. Fare filosofia allora - dall'Illuminismo in poi, ma soprattutto nel Novecento - non necessariamente implica il chiamarsi fuori dalla polvere del mondo, non obbliga implicitamente al disconoscimento della prassi.» Con saggi di M. Alborelli, M. Ghidotti, P. Necchi, A. Panzera, M. Trentadue. -
Ma quali sogni, poi. Pensieri sulla morte
«Proprio dalla consapevolezza della morte scaturisce il più acuto desiderio della vita. Sisifo, se è vero ciò che si racconta, ne ebbe esperienza quando, essendo già morto, ed avendo ottenuto da Plutone il permesso di soggiornare ancora un poco sulla terra, non volle più ritornare nell'ombra infernale per aver gustato di nuovo ""l'acqua e il sole, le pietre calde e il mare"""".» Patrizia de Capua - lucida e rapida come una freccia d'argento - riesce a dis-allontanare la morte, a renderla familiare, convocando a rapporto l'intera tradizione filosofica d'Occidente. In questo modo ne disinnesca il potenziale distruttivo."" -
L'Iliade
Per quanto possa apparire incredibile, Rachel Bespaloff e Simone Weil non si sono mai incontrate. Per un raro gioco di prestigio del destino, ad un certo punto delle loro vite hanno guardato entrambe in uno stesso punto e quasi nello stesso momento, per provare a capire meglio lo spietato presente nel quale erano immerse. Sono nati in questo modo due testi gemelli che hanno illuminato il nostro tempo, splendidi per diversità e vulcanici per azzardo. L’Iliade, risorta dall’orizzonte asettico cui pareva irrimediabilmente consegnata, ha assunto così per le due pensatrici la centralità di una stella polare; entrambe hanno interrogato il poema omerico con uno sguardo talmente innovativo da apparire spiazzante, anomalo, divergente rispetto a qualunque paradigma interpretativo visto in precedenza. -
Per Djamila Boupacha
«Quando dei dirigenti di un Paese accettano che si commettano crimini nel nome della Patria allora tutti i cittadini si ritrovano a far parte di una nazione criminale. Siamo disposti a consentire che questo capiti anche a noi? Il caso di Djamila Boupacha riguarda tutti i Francesi.» Simone de Beauvoir non era algerina, non conosceva Djamila Boupacha, era al culmine della fama, non era in crisi creativa e non aveva certo bisogno di farsi dei nemici in più: eppure si spese con tutta l’energia possibile, come se la pelle della giovane algerina fosse la sua. Per Simone de Beauvoir l’impegno del filosofo non è una opzione ma un fatto: l’etica non la fanno gli altri ma noi. -
Il caso Djamila Boupacha
«E allora usate tutti gli strumenti pratici per conferire efficacia al vostro rifiuto. Non c’è una terza via e spero che questo libro contribuisca a convincervi. La verità vi morde da ogni lato, non potete più continuare a balbettare: “Non lo sapevamo...”; ma, adesso che lo sapete, potrete fingere di ignorare o semplicemente limitarvi a qualche gemito inerte? Spero proprio di no.» Simone de Beauvoir non aveva interessi in Algeria, non conosceva personalmente la ragazza della quale stava prendendo le difese e poteva contare su un vasto pubblico. E invece, avvertita dall’avvocatessa Gisèle Halimi di quello che era successo a Djamila Boupacha, Simone de Beauvoir iniziò a far vorticare la penna sulla carta: in questo modo presero forma un articolo incendiario, che fulminò l’opinione pubblica sulla prima pagina di Le Monde il 3 giugno 1960, e un più sostanzioso e argomentato resoconto dell’intera questione che assunse più avanti lo spessore di un saggio. -
Vita cinica
«Entrava a teatro dall’uscita; gli chiesero il perché. Rispose: “Mi esercito a fare questo da tutta la vita”.» Andare contro corrente, per Diogene, significava insistere su un modo differente di immaginare il ruolo e il compito del filosofo, rispetto a quanto la recente tradizione aveva stabilito come consuetudine. Egli non fondò una scuola, non scese a compromessi con il potere, non immaginò mai un’alleanza fra filosofia e classe dominante, reagì sempre con fastidio al perbenismo. Andare contro corrente, per Diogene, dovette significare battersi perché la ragione dei filosofi non tradisse la vita, non la barattasse con i sogni della metafisica, non pretendesse che la perfezione della logica si tramutasse in protesta contro il disordine del mondo. Per Diogene di Sinope l’ambiguità dell’esistenza - la sua spigolosità irriducibile - merita infinitamente più attenzione rispetto al pallore anonimo della verità del sillogismo. -
Requiem per tre frammenti
Alla morte del nonno Bruno avvenuta nel 1983, Simone riceve in eredità il diario della nonna llde, scomparsa qualche anno prima, nonché l'obbligo di recarsi a Verona per incontrare Anselmo, un uomo anziano che vive in completa solitudine. Per mezzo del diario di sua nonna e dei racconti di Anselmo, Simone ripercorre a ritroso la storia della sua famiglia, a partire dalla nascita, in piena epoca fascista, della zia Augusta e di suo padre Edoardo, passando attraverso gli anni bui della seconda guerra mondiale e della prigionia in un campo di internamento, quelli della faticosa ricostruzione post-bellica e del benessere economico degli anni '60, fino a giungere alla terribile scoperta di un segreto che ha coinvolto e sconvolto i suoi due nonni paterni. Tre esistenze, quella di Bruno, di Ilde e di Anselmo, spezzate dall'ipocrisia della società e da un orgoglio individuale irreversibilmente ferito, al punto da condannarle a una crudele repressione dei loro sentimenti più profondi e autentici. In un Requiem per tre frammenti. -
La ragazza del circo
David Martiny, professore liceale in visita a Parigi al museo di Clichy, rimane impressionato dal quadro del '400 raffigurante Simonetta Vespucci, amante di Lorenzo de' Medici. Il quadro evoca in lui il ricordo di una giovane conosciuta molti anni prima, Annie, un'acrobata del circo che, dopo un'intensa storia d'amore durata poche settimane, fugge all'improvviso per poi scomparire definitivamente. Il desiderio di ritrovarla si accende in lui, ma le difficoltà non sono poche. Il circo dove lavorava non esiste più, e di lei un'unica traccia, il nome Annie. Così, muovendosi tra realtà e misteriosi personaggi, David, non rassegnato dal fatto che siano trascorsi molti anni, tenta in maniera ossessiva di ritrovare la ragazza, per rivivere con lei le emozioni di un tempo. Inizia un viaggio a ritroso che da Chioggia lo porterà a Sitges, in Spagna, poi nelle affascinanti e misteriose terre dei gitani, ad Aigues-Mortes e Saintes-Maries-de-la-Mer, dove troverà indizi importanti per la sua folle ricerca. Sarà una vecchia amica di lei, a Sirmione, che fornirà a David alcune informazioni che lo condurranno alla tappa finale della sua incredibile rincorsa nel tempo, la magica città di Praga. -
Lettere dal fronte 1911-1945
In questo libro rivisto e aggiornato, tra le me¬morie amare del nonno, combattente sul Piave, nella guerra d'Abissinia, e nella Seconda Guerra Mon¬diale, e di altri reduci e gente che conosce e ama fin da ragazzo, con l'inserimento di foto, storie di soldati, prigionieri internati e Camicie Nere, assassini ed eroi, canzoni, discorsi, con¬fessioni, poesie e soprattutto lettere, tra lavori e strade in Etiopia, bombardamenti in Catan-zaro e in Germania, fortificazioni militari tutt'ora esistenti in Calabria, l'autore ripercorre sentieri di piccole vite e di altri personaggi, in trascurati avvenimenti nel suo paese e nella sua regione, confluiti nella grande storia dell'Italia e del mondo, dal 1911 al 1945 e oltre. -
L' incantato mondo degli animali. Storie e filastrocche sui nostri fratelli
Avete mai pensato ai nostri fratelli animali, coinquilini sul pianeta Terra; al motivo per il quale il Creatore ce li volle assegnare come coabitanti; al fatto che, pur molto diversi da noi, ci siano tuttavia così affini, al fatto che noi umani abbiamo la possibilità di disporre di loro e delle loro attitudini, da padroni assoluti, ricorrendo spesso alla loro uccisione per cibarci o per puro divertimento o solo per cattiveria distruttiva? Ci sono mille altre domande che noi non ci poniamo mai, ritenendo nostro diritto anche distruggere per sempre alcune specie che hanno convissuto con noi uomini per milioni di anni. Età di lettura: da 7 anni. -
La tragedia degli Alberti e la strage di Pentedattilo. Il mito scespiriano di Antonia e Bernardino
In questo saggio storico, tra la storia ed il mito, viene raccontata non solo la triste e molto conosciuta vicenda della ""Strage di Pentedattilo"""", ma si fa rivivere anche la magnifica storia d'amore romantico contrastato tra la bellissima ed affascinante Donna Antonia Alberti-Abenavoli, Castellana di Pentedattilo, ed il romantico ed eroico cavaliere Drengot, Bernardino Abenavoli, barone di Montebello, dei Principi Normanni Avenel Drengot di Aversa e di Capua. Antonia Alberti, la vera protagonista di questa storia di grande amore, insieme a tutte le figure femminili storiche e non che patirono nella loro esistenza a causa di sublime e romantica idealità sentimentale. Esse furono sempre vittime dell'ignoranza, dell'ingiustizia, degli intrighi di potere della società governata dagli uomini. Molto spesso esse furono manipolate nel loro ruolo essenziale di donna, da una cultura secolare maschilista. E frequentemente esse furono violate nella loro personalità e nei loro sentimenti più intimi e più cari, rendendole infelicemente più soggette ed umiliate nelle loro coscienze, nelle loro esistenze e nelle loro capacità professionali e sociali.""