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Scienza. Next generation. Diciotto giovani scienziati ci parlano del futuro
Sono giovani e intelligenti. Intelligentissimi. Sono scienziati. E si chiedono: ragazzi, che direzione vogliamo dare al futuro? Ma non si fermano qui, si pongono quelle domande che l'uomo si fa da sempre. Cosa sta cercando di dirci l'universo? Come possiamo migliorare gli esseri umani? Quanto è importante l'immaginazione? Homo sapiens è destinato a estinguersi? Insomma, domande così... senza pretese. Con nuove risposte. Risposte che nascono dall'osservazione dell'enorme quantità di dati che grazie agli ultimi strumenti di indagine si stanno raccogliendo e che le teorie ""classiche"""" anche le più avanzate - non riescono più a ordinare. Oggi possiamo andare oltre la teoria della relatività di Einstein. L'avreste mai pensato? Le ricerche di questi giovani scienziati riguardano temi fisico-biologici quali l'energia oscura, la virologia e la socialità degli inselli, così come quell'affascinante alambicco di reazioni chimiche, psichiche ed emotive che è il cervello. E poi, il grande """"indagato"""" di sempre: il tempo. Gli esperimenti in corso rispondono al nostro desiderio di comprendere perché, se le leggi fondamentali della fisica ci dicono che il passato e il futuro sono equivalenti, nella nostra esperienza quotidiana tutto ci appare diverso. Di risolvere l'enigma dell'asimmetria temporale. Di capire perché dai banchi di scuola le lancette sono lentissime e in vacanza hanno la velocità di un jet."" -
Ravel e l'anima delle cose
È la fine del 1937 quando, al termine della rappresentazione di Daphnis et Chloé, Maurice Ravel singhiozza: «Ho ancora tanta di quella musica in testa, non ho ancora detto nulla, ho ancora così tanto da dire». Ravel non è più quello di un tempo, non è più in grado di esprimere tutto quello che dentro di lui chiede a gran voce di prendere forma. Mancano pochi giorni, poi la morte porrà fine alla disperazione. Freddo cultore della perfezione secondo i detrattori, compositore di magnifica invenzione musicale per gli estimatori, Ravel aveva trionfato sulle scene Francesi e d'oltreoceano. La gentilezza e il portamento avevano fatto di lui un perfetto dandy, il nitore della sua opera aveva allontanato dalla sua figura ogni sospetto di fatica creativa e complessità interiore. Eppure Maurice Ravel nascondeva in sé, e tuttora nasconde, qualità che solo la musica riesce a svelare. Affasscinato da quell'umanissimo processo di trasmissione grazie al quale il tatto, la vista e l'uso quotidiano infondono un'anima alle cose, Ravel aveva popolalo la sua musica di oggetti cui aveva dato voce. I meccanismi che si muovono nella bottega dell'orologiaio Torquemada nell'""Heure espagnole""""e i mobili che arredano la casa in cui si svolge la vicenda dell'""""Enfant et les sortilèges"""" sono parte di questo processo, che si spinge verso un orizzonte che solo un poeta come Proust è stato in grado di indagare con pari profondità. È questo orizzonte, questo Ravel, che Enzo Restagno cerca."" -
Stella errante
Estate 1943. In un villaggio dell'entroterra nizzardo, trasformato in ghetto dagli occupanti italiani, Esther scopre cosa significhi essere ebrei in tempo di guerra: adolescente serena fino a quel momento, sperimenta la paura, l'umiliazione, la fuga attraverso le montagne e il dolore per la morte dell'adorato padre partigiano. Terminato il conflitto, Esther e la madre emigrano in Israele, da poco proclamato stato indipendente. Ma i venti di guerra spireranno presto anche sulla Terra promessa. In un incontro fugace e bruciante come un sogno, Esther si imbatte in Nejma, che insieme a una colonna di palestinesi sta lasciando il propio paese per un esilio senza meta, tra campi profughi e terre desolate. Esther e Nejma, l'ebrea e la palestinese, si scambiano uno sguardo che le unirà per sempre nel sofferto destino di stelle erranti in cerca di una patria e di un'identità. Umili e coraggiose protagoniste dell'atroce odissea della Storia, sapranno trovare, nonostante le ferite incise per sempre sulla pelle, il coraggio della speranza. -
Taci infame. Vite di cronisti dal fronte del Sud
Nei territori dominati dalle mafie, i giornalisti che indagano e denunciano diventano bersaglio di minacce, intimidazioni e aggressioni. Lavorano solitamente in testate locali, come accadeva a Mauro Rostagno o a Peppino Impastato, sono indifesi e vulnerabili, rimangono sconosciuti, finché non arrivano a subire la violenza estrema dell'omicidio. Questo libro è un reportage esemplare sulla più inquietante periferia dell'informazione italiana, quella del Mezzogiorno d'Italia, grazie al quale vengono sottratte dal silenzio e dall'isolamento persone e storie altrimenti invisibili. Tra i protagonisti di ""Taci infame"""" vi sono Antonio Sisca, il giornalista calabrese che ha scoperto cinque casi di """"lupara bianca"""" indicandone anche i mandanti; Dino Paternostro, cronista dell'ascesa criminale dei corleonesi; Antonio Anastasi, che ha fatto conoscere le cosche del crotonese; Carlo Ruta, a cui si devono molte delle verità sull'omicidio di Spampinato, il giornalista ucciso per aver denunciato le commistioni tra mafia e politica nella provincia di Ragusa. Chi sapeva dell'esistenza di Rostagno o Giancarlo Siani o Peppino Impastato prima che fossero uccisi? Sui cronisti vittime di mafie si sono scritti molti libri. Questo è il primo libro sulla vita dei cronisti dal fronte del Sud."" -
Propaganda fide R. E. Un intrigo clerical vip
Propaganda Fide, la chiave d'accesso al potere. Guido Anemone, Angelo Balducci, boss politici e sottosegretari fanno case, soldi, opere pubbliche e relazioni private. Le lobby del Vaticano premono sulla Santa Sede. Il cardinale Sepe ha fatto una scommessa: prima segretario di stato, dopo papa. Ha perso. Il cardinale Sodano difende il suo controllo finanziario sul Vaticano, dopo aver perso la carica: la partita è ancora in corso. E il papa? Subisce, partecipa, reagisce? La partita è sospesa. -
L' ultimo narco
Aprile 2009, campagna del Durango, Messico. Sul ciglio della strada i cadaveri di due agenti della Dea travestiti da campesinos. Accanto a loro, un foglietto: El Chapo non lo prenderete mai! Questo è il destino di coloro che cercano di ostacolare o catturare El Chapo. O di opporsi a lui. Ma chi è El Chapo? Forbes lo annovera tra gli uomini più potenti al mondo grazie alla sua influenza, alle sue illimitate risorse finanziarie e al suo potere assoluto. Erede di Jesús Malverde, venerato bandito ottocentesco protettore dei narcotrafficanti, latitante dal 2001 a seguito di una rocambolesca evasione da un carcere di sicurezza dello Stato di Jalisco, nel Messico centrale, oggi Joaquín Arehivaldo Guzmán Loera, meglio noto come El Chapo, è il narcotrafficante più ricercato al mondo. Il suo cartello trasporta, ogni anno, negli Stati Uniti migliaia di tonnellate di marijuana, cocaina, eroina e metamfetamina, attraverso una rete di complicatissimi tunnel sotterranei. Il suo potere si esercita su 60.000 chilometri quadrati di territorio messicano. Il giornalista Malcolm Beith affronta per mesi le montagne e i villaggi messicani, si mescola con campesinos, agenti e carcerati sulle tracce di un fantasma inafferrabile, per raccontare il percorso violento e crudele che ha portato il figlio di un contadino analfabeta a capo di un impero del crimine e a scatenare l'efferata guerra dei narcos che insanguina il Messico. -
Americana. Storie e culture degli Stati Uniti dalla A alla Z
Ci sono motel, grattacieli, diner, drive-in, fast food, ponti, parchi, battelli a vapore. Ci sono metropoli, ghetti, piccole città e città fantasma. Ci sono treni, taxi gialli e aquile solitarie. Ci sono orsi, orsetti, trote e alligatori. Ci sono toffolette, apple pie, hamburger e hot dog, ziti e zeppole. Ci sono cowboy, telepredicatori, wobblies e flappers, quaccheri e mormoni. Ci sono Peanuts, Simpson, Barbie, nerd, supereroi e ufo. Ci sono i re Elvis e Michael, Charlie Parker, Dolly Parton e Billie Holiday. Ci sono Hollywood e Broadway, Dallas e E.R., Walker Evans e Edward Hopper, Dean Moriarty, Huck Finn, Gatsby, Achab e Rossella. E poi femministe tenaci, capi tribù, intellettuali radical, esploratori coraggiosi, scienziati visionari. Ma anche ammutinamenti di schiavi, massacri di indiani, battaglie coloniali, guerre sanguinose, lotte operaie, movimenti di protesta, scandali politici, armi, stragi, catastrofi ambientali. È l'America delle grandi città, certo, ma anche delle isole, dei luoghi isolati e sperduti, delle ""cinture"""" della Bibbia e del cotone, delle aree postindustriali e postminerarie. È l'America dei deserti e del Mississippi, delle praterie e della Silicon Valley, della Route 66 e di Roswell, delle frontiere di ieri e di oggi. Ma poi, che cos'è l'""""America""""? Da che parte sta? A queste domande cerca di rispondere """"Americana"""", dizionario atipico di più di trecento voci a stelle e strisce."" -
Morte al dittatore. Un rivoluzionario per caso contro Ahmadinejad
Mohsen Abbaspour, un giovane come tanti - impegnato ma non estremista, pragmatico ma non indifferente -, il 12 giugno 2009, a Teheran, va a votare per le elezioni presidenziali. Anche lui, come moltissimi iraniani, è stanco dell'inflazione e stremato dalla disoccupazione. Anche lui è indignato dal modo in cui Ahmadinejad ha gettato al vento gli ingenti ricavi petroliferi del paese; anche lui è insofferente verso la Guardia Rivoluzionaria, che ha allungato i suoi tentacoli in tutte le pieghe della società. Come moltissimi iraniani, Mohsen sceglie di votare il leader dei riformisti, Mir-Hossein Mousavi. E crede che il suo voto abbia un peso. Non è così. Alla chiusura delle urne, con sospetta e fulminea rapidità, Mahmud Ahmadinejad è proclamato presidente. Una nube di amarezza opprime l'Iran e il mondo intero. Mentre l'opinione pubblica occidentale protesta, Mohsen, con amici, parenti e vicini di casa, scende spontaneamente in piazza contro i brogli elettorali del regime. Giorno dopo giorno, milioni di iraniani si ammassano nelle strade, urlano «Morte al dittatore!», affrontano corpo a corpo l'esercito della Repubblica islamica. Mohsen sarà travolto da un'inarrestabile e devastante catena di eventi. In Morte al dittatore, con gli occhi del giovane Mohsen riviviamo i momenti più drammatici di quella lotta. Dalle manifestazioni di massa alla feroce repressione delle milizie di Ahmadinejad, fino agli arresti e alle torture in carcere. Afsaneh Moqadam è uno pseudonimo. -
Al calore di soli lontani. Il racconto epico della grande migrazione afroamericana
Mississippi, 1937. Ida Mae Gladney raccoglie cotone nei campi per pochi spiccioli, insofferente alla fatica e alle regole della segregazione. Florida, 1945. George Starling vuole andare al college ma finisce negli agrumeti, dove si fa un nome come sindacalista dei braccianti. Louisiana, 1953. Robert Foster, figlio della buona borghesia nera, è un medico entusiasta e stimato, ma il colore della sua pelle non è alleato della carriera. Un giorno, chi con un biglietto ferroviario in mano, chi a bordo di una Pontiac, prendono la strada che li porta lontano dal loro mondo. In fuga come da una maledizione o da un'epidemia, altri sei milioni di neri lasciano il Sud per il Nord degli Stati Uniti, dopo gli anni venti del secolo scorso. Isabel Wilkerson, ispirata dai ricordi familiari, per quindici anni ha attraversato il paese, raccolto documenti inediti e realizzato centinaia di interviste agli emigrati o ai loro discendenti. Un grande racconto collettivo, appassionato e crudo, che è già un classico. Al calore di soli lontani ritrae l'America con i suoi miti e le sue icone: i motel, Las Vegas, il blues, Martin Luther King, la zuppa Campbell e Hollywood, gli hobos e la frontiera. E il desiderio di partire per cambiare il proprio destino. Ida Mae diventa una donna indipendente in una città di cemento e acciaio, attivista per Obama nella corsa al seggio senatoriale; Robert corona il suo sogno divenendo medico di fiducia di Ray Charles; George passa la vita ad aiutare le famiglie di colore sui treni della migrazione. -
Mercanti dell'opera. Storie di Casa Ricordi
Sono i primi anni dell'Ottocento, quando il giovane copista di musica del teatro Carcano di Milano, Giovanni Ricordi, cerca di difendere il proprio lavoro acquisendo la proprietà dei libri di musica da lui trascritta. È copista, ma anche musicista, conosce bene la differenza fra spartiti buttati giù a memoria e trascrizioni fedeli. La disparità è palese all'ascolto: le sue edizioni devono diventare il riferimento per qualsiasi esecuzione. Man mano che l'attività cresce, l'interesse di Giovanni si sposta dagli spartiti alle opere e alla loro messa in scena, la sua volontà è quella di farsi garante dell'accuratezza delle loro esecuzioni e della proprietà intellettuale della musica. Sono Bellini e Donizetti i suoi primi compagni di viaggio, con loro, forte di loro, si batte perché venga riconosciuto il diritto di autore. Tra il 1830 e il 1870 l'opera italiana si trasforma profondamente. Cambiano i suoi protagonisti, le intenzioni compositive, il sistema di produzione e di fruizione, il suo significato sociale e culturale. La musica incontra l'industria editoriale, l'opera conosce una nuova stagione di successo internazionale e cerca nuovi modi per garantire le proprie economie. È il salto verso la modernità, un passaggio che lascia in eredità il repertorio operistico più rilevante della storia, nucleo riconosciuto di un patrimonio culturale che plasma l'ideologia del Risorgimento. -
Blue nights
"Blue nights"""" sono le ore lunghe e luminose della sera che a New York preannunciano il solstizio d'estate, """"l'opposto della morte del fulgore, ma anche il suo annuncio"""". Sono passati sette anni da quando Joan Didion e John Gregory Durine festeggiavano il matrimonio della figlia Quintana Roo nella cattedrale di St. John the Divine in Amsterdam Avenue. Joan Didion ripensa a quel giorno, ai gelsomini del Madagascar nei capelli di Quintana, al fiore di frangipani tatuato sulla spalla. I ricordi rievocano istantanee dell'infanzia di Quintana: Malibù, la scuola di Holmby Hills, la California Meridionale e le sue stagioni """"che arrivano in modo così teatrale da sembrare colpi di un destino inatteso"""". I ricordi spingono Joan Didion a interrogarsi sul suo essere madre, ora che la figlia non c'è più. A rileggere ogni singolo evento della vita di Quintana alla ricerca di segni che forse non aveva voluto vedere. A fare i conti con la propria, inaspettata vecchiaia. Come """"L'anno del pensiero magico"""", """"Blue nights"""" colpisce per la precisione chirurgica con cui parla del dolore." -
Senza filtri. Interviste 1958-1996
In Senza filtri Allen Ginsberg ci insegna che non esiste cesura tra arte e vita: l’arte è naturale come la vita stessa; la poesia è la fotografia dei nostri pensieri, vive nei ritmi del nostro sangue e dei nostri respiri. E può cambiare il mondo.rn«Fondamentale nel mio lavoro è l’assenza di mestiere. Non c’è alcuna arte, nel senso generico delle parole arte e mestiere. L’arte e il mestiere consistono semmai nel provare a osservare la nuda attività della mia stessa mente. Per poi trascriverla su carta. Quindi mestiere è essere lesti nell’illuminare l’attività mentale come con una torcia.»rnAllen Ginsberg, la voce simbolo della Beat Generation e uno dei più influenti poeti e intellettuali del secolo scorso, parla qui in prima persona attraverso quarant’anni di interviste, interventi politici e semplici chiacchierate tra amici.rnrnSenza filtri tocca tutte le tematiche care al poeta, spaziando da ricordi personali a eventi che hanno segnato la storia e la cultura degli Stati Uniti: i numi tutelari Walt Whitman e William Blake, l’amicizia con i membri della Beat Generation – Kerouac, Burroughs, Ferlinghetti e Corso – e con Bob Dylan, le tecniche di composizione poetica, il linguaggio debitore del parlato e della cadenza jazz, la militanza politica e l’opposizione a ogni forma di autorità e dittatura, l’influenza del buddhismo e delle filosofie orientali, la vicinanza alla contestazione giovanile degli anni sessanta, l’amore per la pittura e la fotografia, l’omosessualità raccontata e vissuta senza schermi e il lunghissimo legame con Peter Orlovsky. In queste pagine Ginsberg interagisce con slancio e partecipazione con i suoi interlocutori, anche con chi lo critica o è apertamente ostile. E se nelle interviste degli ultimi anni ridimensiona gli ideali giovanili e certe posizioni utopistiche, fino alla fine mantiene un entusiasmo contagioso verso la vita e ogni manifestazione artistica. -
Prendila così
In un'esclusiva clinica neuropsichiatrica di Los Angeles Maria Wyeth, attrice fallita, ripensa alla sua vita, frammentata in episodi che appaiono ormai distanti e freddi come gli astri nella volta celeste. Dal deserto del Nevada alle colline di Hollywood, da modella a protagonista in film minori: la sua parabola è quella di una stella che non ha mai davvero brillato. Dopo anni di scelte sbagliate e di ferite emotive, Maria ha smesso di provare ogni sentimento e lascia che la vita le passi accanto. Anestetizza il dolore guidando per ore senza meta sulle autostrade della California, navigando nel traffico come nelle acque di un immenso fiume. Nonostante tutto, continua a voler giocare la sua partita forse motivata dall'unica scintilla d'amore che riserva per Kate, la figlia malata che vede di rado. Joan Didion seziona con la sua penna affilata la fauna umana che orbita intorno a Hollywood, che sfodera sorrisi e false promesse in infiniti cocktail party, che teme il fallimento come una malattia infettiva, pronta a tutto pur di riempire il vuoto che la assedia. Romanzo dalla lingua essenziale e spietata, ""Prendila così"""" fotografa gli aspetti più vacui e autodistruttivi della società americana, raccontando quanto sia doloroso vivere e quanto più facile semplicemente esistere."" -
Mercurio. Storia di una rivista 1944-1948
"Mercurio. Mensile di politica, arte, scienze"""". Così recitava il frontespizio della rivista fondata nel 1944 da Alba de Céspedes, una delle esperienze più significative del dibattito politico e letterario della Roma liberata, che vide generazioni diverse di intellettuali antifascisti impegnati nel progetto di una nuova cultura e di una nuova società democratica e civile. Sulle sue pagine si avvicendarono grandi firme del mondo politico, intellettuale, letterario, artistico, musicale, cinematografico, teatrale e scientifico: Sforza, Parri, Moravia, Alvaro, Aleramo, Banti, Ginzburg, Montale, Ungaretti, Masino, Mila, Vittorini, ma anche Sartre, Hemingway e Mistral. E un giovanissimo Camilleri. L'intreccio delle loro esperienze individuali e collettive, delle pulsioni etiche e civili, dei percorsi conoscitivi ed esistenziali, diede vita a un progetto attento al pubblico, che fu eclettico, attuale ma, prima ancora, morale. Il lavoro di ricostruzione di questa storia, reso possibile grazie alla consultazione di inedita documentazione conservata nell'Archivio de Céspedes, non solo mette in luce la forte presenza dell'intellettualità femminile ma, anche grazie alla accurata redazione degli indici completi, ci restituisce una sorta di diario collettivo di una stagione di speranze." -
Secondo le mie forze e il mio giudizio. Chi decide sul fine vita. Morire nel mondo contemporaneo
Siamo liberi di scegliere se e come curarci. Non esiste soluzione migliore di questa. Come potrebbe qualcun altro conoscere i nostri desideri, sapere qual è il nostro bene, decidere al posto nostro? Cosa succede quando, per motivi di salute, non siamo più in condizione di avere o esprimere un parere? Il perfezionamento delle tecnologie per la sopravvivenza solleva ogni giorno interrogativi morali e dilemmi clinici. Nell'approccio a simili questioni spesso è prevalso un solido paternalismo: credere di essere nel giusto e sentirsi autorizzati a imporre le proprie convinzioni e decisioni a chi non è più in grado di opporsi. La riflessione di Chiara Lalli s'inserisce nel dibattito aperto in Italia e all'estero sulle decisioni di fine vita e sul cosiddetto living will, in passato già al centro di conflitti e oggetto di pessimi disegni di legge, soprattutto per l'impatto emotivo dei casi di Eluana Englaro, Piergiorgio Welby, Terri Schiavo. Lalli ricostruisce le premesse morali, giuridiche e deontologiche di uno strumento che dovrebbe essere il più leggero possibile e garante della nostra autodeterminazione. Il rischio che si torni a discuterne in Parlamento, ripercorrendo ancora la vecchia strada, oppressiva e ingiustificabile, è concreto. Nel territorio liminale tra coscienza e in coscienza tra eutanasia attiva e passiva, bisogna salvare l'unica vera ""volontà del vivente"""", perché il rispetto delle nostre scelte di oggi sia assicurato anche domani."" -
Ricerche logiche
Tra l'estate e l'inverno del 1896, Edmund Husserl tiene all'università di Halle il ciclo di lezioni che segna il passaggio decisivo della sua riflessione filosofica: alla ricerca del fondamento per una nuova teoria della conoscenza, Husserl confuta lo psicologismo che aveva dominato la seconda metà dell'Ottocento, proponendo un nuovo modello epistemologico. È la svolta che lo porta a ridefinire il concetto stesso di ""significato"""" come atto intenzionale, nel tentativo di ricomporre la frattura tra il soggetto e le leggi immutabili della logica, e tra la fissità di queste ultime e la varietà inesauribile del linguaggio. Dalle lezioni di Halle prenderanno avvio le """"Ricerche logiche"""" e, con loro, la fenomenologia, momento aurorale della riflessione filosofica del Novecento, destinata a riverberare la propria luce lungo tutto il secolo e oltre. A queste pagine attingeranno alcuni tra i pensatori più influenti della cultura contemporanea, da Heidegger a Lowith, da Sartre a Merleau-Ponty, inaugurando un nuovo modello filosofico che trova nel dubbio, nella coscienza, nel rigore e nell'inesausta tensione a immergersi nel mondo le sue coordinate e la sua urgenza. Il Saggiatore ripropone, nella storica edizione curata da Giovanni Piana, un testo che da oltre un secolo rimane tra i più influenti e decisivi per la filosofia e la scienza, avendo accolto e rilanciato la sfida più ambiziosa che accomuna entrambe: la verità."" -
Il leone di Lissa. Viaggio in Dalmazia
Due guerre mondiali, il fascismo, il comunismo, la dissoluzione della Jugoslavia: nel XX secolo gli eventi politici hanno reso l'Adriatico un mare sempre più largo, e l'incomprensione tra le due sponde sempre più profonda. Sebbene invasa dal turismo di massa, la costa della Dalmazia è oggi una terra estranea al nostro immaginario, semisconosciuta come lo era ai tempi dell'abate illuminista Alberto Fortis, che nel 1774 raccolse le memorie dei suoi molti viaggi nei ""domini da mar"""" della Serenissima, a quei tempi dimenticati e abbandonati a se stessi. Ne nacque Viaggio in Dalmazia, che fece conoscere la terra, la lingua e le popolazioni dalmate in Italia e in tutta Europa. Più di duecento anni dopo, Alessandro Marzo Magno ripercorre lo stesso itinerario attraverso le molte isole che punteggiano la costa, scoprendo un mondo sospeso tra un passato multietnico che non esiste più e le tracce di un nazionalismo che brucia ancora, dove la modernità si mescola a tradizioni che paiono immutate dai tempi dell'abate Fortis. A Morter l'autore incontra le donne che lavorano i fusti delle ginestre per fabbricare scarpe; a Lissa va sul luogo in cui sorgeva il leone di pietra in ricordo dei caduti asburgici nell'omonima battaglia; a Zara scopre le vestigia miracolosamente intatte dell'antica città, tante volte distrutta da assalti e bombardamenti, e altrettante volte ricostruita. A Spalato parla con un discendente di Niccolò Tommaseo... Prefazione di Paolo Rumiz."" -
Aut aut. Vol. 374: Prove di «spiritualità politica».
"Aut aut"""" è una rivista bimestrale di filosofia fondata da Enzo Paci nel 1951. Attraverso la pubblicazione di materiali, saggi e interventi fornisce un quadro aggiornato del dibattito filosofico e culturale di oggi. La rivista si rivolge in modo speciale agli studenti e agli studiosi di cose filosofiche, ma anche a coloro che si occupano di problemi connessi con la psicologia, e a tutti gli operatori del mondo culturale, letterario, artistico e politico, che hanno a cuore una riflessione sulle loro pratiche." -
La fine dei soldi. Una proposta per limitare i danni del denaro contante
La maggior parte delle persone ama i contanti: sono immediati, pratici, anonimi. Basta scavare più a fondo, però, per scoprire che i danni sociali provocati dall'uso della moneta cartacea superano di gran lunga questi pregi superficiali. Potrebbe sembrare una questione minore, in un'epoca di grave stagnazione e instabilità economica. Ma l'eccesso di denaro contante contribuisce in modo decisivo a rendere il mondo più povero, più iniquo e meno sicuro: pone grandi limiti alle politiche monetarie, favorisce l'evasione fiscale e il lavoro nero, rappresenta di fatto un regalo alla criminalità organizzata e al terrorismo. In questo libro, Kenneth Rogoff - uno dei massimi esperti mondiali di finanza e politiche pubbliche, autore di ""Questa volta è diverso"""" - indaga la natura del denaro e ripercorre la storia della moneta cartacea dalle origini all'economia dei nostri giorni. Le statistiche rivelano che oggi circolano 3200 euro in contanti per ogni cittadino europeo e 4200 dollari per ogni statunitense, quasi tutti in banconote di grosso taglio. Di questa enorme quantità"""" di cartamoneta soltanto il 10 per cento, se non meno, viene utilizzato per i normali acquisti di individui e famiglie; tutto il resto si perde nei meandri dell'economia sommersa, quando non nelle casseforti di grandi evasori, truffatori, narcotrafficanti e mafiosi. La soluzione di Rogoff è semplice: abolire gradualmente la cartamoneta, con l'eccezione dei piccoli tagli. Queste prosciugherebbe il bacino in cui vive e prolifera l'economia illegale, ma soprattutto permetterebbe alle banche centrali di fissare tassi d'interesse negativi senza rischiare una corsa al contante: uno strumento di politica monetaria decisivo - eppure indisponibile, finora - per stimolare gli investimenti e i consumi nei periodi di recessione."" -
Lettere ai genitori (1931-1942)
Lévi-Strauss a Strasburgo, tra casse di libri, esperimenti con la Leica, film di Éjzenstejn e pièce di Brecht. Lévi-Strauss a Mont-de-Marsan tra insegnamento e Partito socialista. Lévi-Strauss nell'appartamento di New York, a due passi da quello dell'amico Breton, mentre osserva sul campo le mode esotiche dei newyorkesi. Lévi-Strauss, l'amicizia simbiotica con Alfred Métraux e gli scambi epistolari con Marcel Mauss. Lévi-Strauss e le serate alla scrivania, a comporre articoli e lettere ai genitori. Questo volume, curato da Monique Lévi-Strauss, raccoglie le lettere scritte dall'antropologo ai familiari tra il 1931 e il 1942 e rende pubblico l'uomo che si nascondeva dietro lo studioso, le fattezze intime dell'uomo grazie al quale quello studioso è esistito. Lo si osserva divorare e metabolizzare tutto ciò che gli incontri della vita gli offrono: la scuola etnologica di Franz Boas, la linguistica di Roman Jakobson. Lo si vede al ritorno dalla prima spedizione a sud, tra i Bororo e i Caduveo, e poi dalla missione sul Rio delle Amazzoni, dove ha scoperto le tribù incontattate del Mato Grosso. Lo si segue mentre mette a punto il metodo d'indagine strutturalista sui sistemi di parentela - mentre unisce vita e ricerca. Diario intimo, autoritratto di un'epoca, resoconto di una delle più straordinarie avventure intellettuali del Novecento: soprattutto, ""Lettere ai genitori"""" è uno strumento unico per chi sappia cogliere, tra i bagliori improvvisi che si sprigionano dalla corrispondenza familiare, il modo in cui i miti di Lévi-Strauss sono diventati pensiero a sua insaputa; e da lì sono partiti per rivoluzionare il mondo.""