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L' arte del fare. Giannino Castiglioni scultore
La pubblicazione è il risultato delle recenti ricerche rivolte alla rivalutazione dell'attività di Giannino Castiglioni (Milano 1884 - Lierna 1971) uno tra i più importanti pittori, incisori e scultori del Novecento italiano. L'opera, curata da Eugenio Guglielmi, attraverso testimonianze dirette e studi monografici di giovani e accreditati studiosi, nonché inediti materiali d'archivio, mette in evidenza la formazione dell'artista e il suo rapporto con l'ambiente milanese nel clima culturale a cavallo tra il tardo simbolismo ottocentesco e il nascente Liberty. Particolare attenzione viene data alla formazione di Castiglioni presso l'Accademia di Brera e alle opere che lo resero celebre, tra cui ricordiamo quelle presenti al Cimitero monumentale, i Sacrari dedicati ai caduti della prima guerra mondiale e la Porta del Duomo di Milano. Un capitolo riguarda infine lo studio dei 350 gessi conservati presso il Comune di Lierna, dono degli eredi, nell'ottica della creazione di una Gipsoteca da inserire nei percorsi provinciali e regionali lombardi. -
Palma il Vecchio. Ediz. illustrata
Nonostante all'altissima arte di Jacopo Negretti, detto Palma il Vecchio (1480 circa -1528) siano stati dedicati numerosi studi monografici, dai primi interventi di Fornoni (1886) e Locatelli (1890) all'ultimo di Philip Rylands (1988), l'artista non è mai stato celebrato con una mostra monografica. Pubblicata in occasione di EXPO 2015, questa monografia presenta per la prima volta riuniti i capolavori del grande artista rinascimentale, provenienti dai principali musei in Italia e all'estero. Palma è maestro nel dare vita a languide figure femminili che ne segnano il percorso e la carriera divenendo così il grande interprete di una bellezza femminile, tratteggiata con immediata sensualità, che darà vita all'ideale della proporzione femminile del Rinascimento maturo. Egli esegue opere che vengono presto idealizzate e ricercate dai collezionisti, tanto da creare un vero e proprio mito dell'artista. Un'arte, la sua, che sviluppa temi mitologici e allegorici, ma anche sacre conversazioni in straordinarie ambientazioni paesaggistiche. Quella di Palma è una poesia fatta di sguardi, racconti, nostalgia, scoperte e aperture con immancabili rimandi ai luoghi natii: una raffigurazione della spettacolosa bellezza del visibile ancora oggi apprezzabile nella spettacolare marca bergamasca. -
L' italiano in cucina
Venti cuochi stellati, fra i migliori del mondo, riuniti per la prima volta a Parigi da tutta Italia, ci guidano alla scoperta della cucina di un Paese ricchissimo e in larga parte ancora inesplorato. Ciascuno di loro ci invita a sederci a tavola per un pasto speciale, dove assaporare i tesori della cucina italiana nell'infinita varietà che la distingue. Ognuno ha i suoi ingredienti, i suoi segreti, il suo giro di mano, il suo legame forte e genuino con il territorio. Tutti hanno un debito nei confronti di produttori, contadini, viticoltori, pescatori, veri tutori della ricchezza del nostro territorio e umili artefici del successo del gusto italiano nel mondo. Al seminario ""L'Italiano in cucina"""", nato da un'idea di Massimo Bottura e organizzato a Parigi da Marina Valensise all'Istituto Italiano di Cultura, hanno partecipato Davide Oldani, Gianfranco Vissani, Enrico Cerea, Pino Cuttaia, Heinz Beck, Moreno Cedroni, Salvatore Tassa, Gennaro Esposito, Alfonso Iaccarino, Anthony Genovese, Luigi Ferraro, Carlo Cracco, Roberto Petza, Emanuele Scarello, Vinod Sookar e Antonella Ricci, Giancarlo Perbellini, Cristina Bowermann, Mariangela Susigan, Matteo Baronetto."" -
Guardando all'URSS. Realismo socialista in Italia dal mito al mercato. Ediz. italiana e inglese
La mostra ""Guardando all'URSS"""" e il catalogo che la accompagna suggeriscono un'innovativa riflessione sull'immagine mitica dell'Unione Sovietica nell'Italia del secondo dopoguerra e sul ruolo assunto dall'iconografia realista, grazie a documenti emersi da uno studio accurato e finora mai confrontati. L'esposizione prova a cambiare la prospettiva, vuole chiedere allo spettatore un altro sguardo. Tre gli ambiti scelti per indagare questa vicenda affascinante: da un lato, l'iniziativa del Premio Suzzara, ideato nel 1948 da Dino Villani, con Tebe Mignoni e Cesare Zavattini, destinato a far riflettere sul linguaggio realista e sul tema del lavoro attraverso le opere di artisti quali Borgonzoni, Guttuso e Zigaina. Dall'altro, il racconto dei protagonisti del realismo russo nei padiglioni sovietici alle Biennali veneziane del 1934 e dal 1956 agli anni settanta, da Dejneka a Muchina, da Popkov a Gerasimov. Infine, il fenomeno collezionistico, testimonianza di una cultura d'immagine, di una retorica visiva, di una modalità di racconto della realtà sovietica che rivelano forti persistenze, dagli anni della caduta del muro sino a oggi."" -
Aleksandr Rodchenko
Esponente di punta dell'avanguardia russa Aleksandr Rodchenko (1891-1956) rivoluzionò il mondo della grafica, del design, della fotografia. Attraverso più di duecentocinquanta immagini è possibile cogliere appieno la forza di questo innovatore e apprezzare il carisma che esercitò tanto sui colleghi artisti quanto sui letterati, i registi, gli intellettuali che furono suoi compagni di strada. Dai fotomontaggi realizzati per il poema Pro Eto (Di questo) di Vladimir Majakovskij, alle copertine della rivista ""Novyj LEF"""" (Nuovo LEF), punto di riferimento dell'intellighenzia rivoluzionaria, ai manifesti cinematografici e alle illustrazioni per libri, le opere testimoniano collaborazioni e amicizie e riflettono non solo una personalità creativa, ma lo spirito di un momento irripetibile nella storia del secolo trascorso. Gli straordinari ritratti fotografici, le immagini di panorami urbani e architetture, i reportage in fabbriche e cantieri restituiscono sia i volti sia lo spirito di un'epoca di grandi speranze e altrettanto grandi contraddizioni. Lo """"stile Rodchenko"""" caratterizzato da punti di vista inediti, da spigoli e diagonali, rimane ancora oggi la testimonianza più pura non solo del talento di un artista ma del desiderio di aggiornamento dell'arte e del mondo stesso che lo ha animato."" -
Louise Nevelson. I collages
"Tornare a riflettere sull'opera di Louise Nevelson significa impegnare il pensiero su diversi fronti; l'artista infatti è di quelle che consentono di prendere lentamente coscienza di aspetti relativi al destino individuale, al caso, alla tenacia delle ambizioni, all'imprevedibile fluire degli eventi, alle scelte difficili, all'amore per un'idea non separabile dall'amore per sé, alla condizione femminile di oggi e di ieri, alla salute fisica, e psichica, agli affetti personali, agli incontri determinanti per quanto imprevisti, alle tradizioni proprie e altrui, all'arte di saper governare tutto ciò e ancora più tra molte avversità e ancor prima della superficie di una tela, del volume di pochi oggetti recuperati dall'abbandono o dell'impiego di un colore. Non si esaurisce infatti, anzi cresce con la frequentazione delle sue opere, l'interesse per questa artista che mentre non si fa scrupolo di dichiarare la sua condizione di donna, sottoposta a tutte le difficoltà e i disagi attraversati e prevedibili, ne rivendica lo stato di sensibilità e di diversità in senso identitario e di potenzialità artistica. Un'osservazione dell'attività della Nevelson, dedicata in particolare alla tecnica del collage, rivela e sottolinea i principi seguiti nel regolare l'impaginazione degli elementi depositati sui supporti e l'attitudine congeniale ma anche fortemente esercitata dell'""""aver cura"""" dei rapporti morfologici, cromatici e poetici, già conquistati nel lungo tirocinio con la scultura e ora portati al grado della felicità spontanea del gesto compositivo nel collage."""" (Bruno Corà)" -
Il Cenacolo di Leonardo. Guida. Ediz. illustrata
«Il restauro del Cenacolo di Leonardo, compiuto tra il 1977 e il 1999, ha senza dubbio segnato una svolta nelle metodologie di restauro delle pitture murali e, forse, nella storia del restauro in generale. A dieci anni esatti dal suo compimento, il complesso lavoro di recupero della pittura, portato avanti tra mille difficoltà e ogni genere di problemi, da quello relativo al timore di avvicinarsi a un testo pittorico tanto famoso, a quello di conservare e 'restituire' un'opera che la storia ci aveva consegnato alterata e manomessa - al punto da non riconoscervi se non un''ombra' del perduto capolavoro di Leonardo - a quello, non ultimo, del suo rapporto con l'immagine che si era sedimentata da almeno un secolo nella coscienza e nel bagaglio visivo del pubblico, chiede oggi, nel 2009, di essere verificato nella sua tenuta e nei suoi risultati. L'apprezzamento della critica italiana e internazionale e il continuo ininterrotto afflusso del pubblico, che, da ogni parte del mondo, giunge ogni giorno a Milano per prendere visione di quella che rimane forse la pittura murale universalmente più celebre della storia dell'arte, corroborano nella convinzione che le Soprintendenze milanesi, insieme con l'Istituto Centrale per il Restauro e le diverse Istituzioni scientifiche internazionali che hanno fornito nel tempo la loro collaborazione e il loro supporto, abbiano preso, a far tempo dal 1977, decisioni corrette dal punto di vista conservativo ed estetico.» (dalla Premessa di P. C. Marani) -
Giuliana Fresco. Ediz. italiana e inglese
Questi dipinti pongono in primo piano il valore dell’identità, della persona: come coscienza, emozione, memoria, testimonianza. Una mente che pensa, sente, riflette; un corpo che ama, respira, gioisce, soffre. Di fronte ad esso, l’immenso enigma della realtà: le infinite luci di un paesaggio insieme naturalistico e interiore, un paesaggio sempre trasfigurato dai vortici delle forme, dei segni, dei colori, come un incendio nella foresta. L’io incontra il mondo. Una coscienza si interroga sulle molteplici presenze della vita, della storia, del tempo. In realtà, i dipinti della Fresco ci parlano di un incontro, un dialogo, una fusione. Il diaframma della tela o della carta, per lei diviene la testimonianza, il simbolo più concreto e naturale della comunione tra mente e spazio, corpo e luce. Paolo Repetto, Come in uno specchio Giuliana Fresco nasce a Milano e, dopo aver vissuto a Genova, Parigi e Roma, si trasferisce a Londra, dove vive dal 1977 al 2005. Ritorna a Milano definitivamente nel 2006. Ha frequentato diverse scuole d’arte a Londra e a Roma. L’avere vissuto in tante città e tanti paesi diversi ha spogliato il suo lavoro di qualsiasi connotazione locale, conferendogli invece piuttosto un’impronta internazionale. Tuttavia, Londra ha rivestito per lei un’importanza speciale, perché è lì che ha individuato definitivamente la sua strada e l’impegno per l’arte è diventato per lei baricentro di vita. Nella capitale inglese ha assorbito la cultura pittorica britannica, dai classici a Bacon e Freud, pur conservando radici fortemente “classiche” e italiane, che spiegano per esempio il suo rapporto con l’antico e il riferimento, di tipo concettuale e non citazionistico, a grandi maestri che hanno segnato il suo lavoro fino a oggi. Gli anni fra il 1970 e il 1980 sono caratterizzati da un linguaggio figurativo, con numerosi ritratti e disegni di paesaggio. Dal 1980 al 1990 il lavoro di Giuliana Fresco acquista una natura intimista (scene d’interni, nature morte…).La pittura si fa più astratta, lasciando al colore il compito di creare un impatto intenso, espressionista, reso ancora più forte dall’uso del segno. Dal 1990 a oggi la sua arte è connotata da una ricerca costante, dove il sapere acquisito si sovrappone stratificandosi, concretezza e spiritualità si alternano a figure senza tempo e paesaggi di memoria, acquisendo risonanze musicali in cui il colore, come sempre, regna sovrano. -
Antonio Ligabue a Roma. Ediz. illustrata
Espulso dalla Svizzera – era nato a Zurigo nel 1899, da madre italiana emigrata e da padre ignoto – Antonio Ligabue approda nel 1919 a Gualtieri, luogo di origine dell’uomo che l’ha legittimato, dandogli il proprio cognome, Laccabue (che poi Antonio muterà in Ligabue).rnrnL’infanzia e l’adolescenza sono segnate dall’abbandono (a soli nove mesi di età viene affidato dalla madre a un’altra famiglia), dall’emarginazione (pessimi sono i risultati scolastici, anche se già rivela passione e talento per il disegno di animali) e dall’insofferenza verso il mondo che lo circonda – tuttavia, lui sempre ricorderà il Paese natale come la patria perduta, rappresentata in molti dipinti. A Gualtieri Antonio è “straniero in terra straniera”: non conosce nessuno, parla solo il tedesco, non sa dove potere mangiare e dormire; la stessa madre adottiva, che subito ne chiede il rimpatrio, scrive che “vive come un animale”: si rifugia nella golena del Po, dove lavora come “scariolante”. L’argilla nei pressi del fiume è il materiale con cui modella le sculture; verso la fine degli anni venti inizia a dipingere, incoraggiato e apprezzato da rari estimatori, tra i quali Marino Mazzacurati, ma spesso circondato da ostilità e derisione. Per anni, è costretto a barattare suoi dipinti per un piatto di minestra o per un rifugio in una stalla o in un fienile; lui tuttavia si considera un artista di valore, pur costretto a subire, tra il 1937 e il 1945, tre ricoveri all’Ospedale Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia. Cresce intanto l’interesse per la sua opera visionaria: nel 1955 si tiene la prima mostra personale a Gonzaga; nel 1961 un’esposizione a Roma, alla Galleria La Barcaccia, ne segna la consacrazione nazionale (“il caso Ligabue”), suscitando l’ammirazione e l’interesse di appassionati, critici e storici dell’arte, che certo non si affievoliscono dopo la morte, nel 1965. rnA cinquantacinque anni dalla prima mostra romana, l’esposizione antologica nel Complesso del Vittoriano presenta oltre cento opere accuratamente selezionate (alcune mai esposte in precedenza) tra dipinti, sculture, disegni e incisioni, e conferma, al di là delle fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo “espressionista tragico” di valore europeo, nella cui opera spira il vento del moderno. -
Lucio Fontana. Catalogo ragionato delle sculture ceramiche. Ediz. illustrata
Il Catalogo ragionato delle sculture ceramiche di Lucio Fontana rappresenta oggi la più completa e avanzata pubblicazione riguardante questo suo fondamentale ambito di ricerca e produzione. Frutto di un progetto condiviso con Enrico Crispolti, curatore dell'intera collana dei Cataloghi ragionati del Maestro, questo imponente volume è curato da Luca Massimo Barbero - eminente studioso dell'artista e già curatore del Catalogo ragionato delle opere su carta - in collaborazione con Silvia Ardemagni e Maria Villa della Fondazione Lucio Fontana. Strumento di studio essenziale e aggiornato, il Catalogo raccoglie gli esiti dell'attento lavoro di archiviazione e documentazione svolto dalla Fondazione in oltre cinquant'anni di attività e presenta un nucleo di circa 2000 opere ceramiche realizzate tra il 1929-30 e il 1966. Ordinate tematicamente e cronologicamente all'interno dei due ""emisferi"""" formali tra cui idealmente oscilla la straordinaria produzione fontaniana di sculture in terra, il linguaggio Figurativo e il linguaggio Spaziale, le opere sono corredate da schede che offrono un preciso approfondimento bibliografico ed espositivo. Pagina dopo pagina emerge l'ampissima creatività dell'artista costellata da sperimentazioni che nella ceramica trovano un medium ideale per testare e mettere in pratica la relazione tra forma, colore, materia e spazio. Il volume include un ampio e analitico saggio di Luca Massimo Barbero, una puntuale ricognizione che per la prima volta evidenzia e mette a fuoco l'eccezionale capacità inventiva fontaniana, così come il suo ruolo da protagonista nell'arte contemporanea del XX secolo. Per l'occasione, oltre agli approfondimenti bibliografici, sono state affrontate nuove ricerche e studi relativi alla biografia dell'autore. Luca Massimo Barbero (Torino, 1963) Curatore e storico d'arte è direttore dell'Istituto di Storia dell'Arte della Fondazione Giorgio Cini e consulente scientifico della Fondazione Lucio Fontana. Dedica da tempo i suoi studi ed approfondimenti all'arte italiana ed internazionale del Secondo dopoguerra di cui ha curato numerose esposizioni e pubblicazioni per le maggiori istituzione museali internazionali. Oltre agli approfondimenti sul movimento dello Spazialismo cura importanti esposizioni e studi dedicati a Lucio Fontana, tra le altre, nel 2006 la mostra Lucio Fontana Venezia/NewYork alla Peggy Guggenheim di Venezia e successivamente nello stesso anno, a The Solomon R. Guggenheim Museum di New York. È il curatore, in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana del Catalogo ragionato delle opere su carta, edito da Skira (2013), del volume Lucio Fontana e gli Spaziali, Fonti e documenti per le gallerie Cardazzo edito da Marsilio Editori (2020) e delle mostre Lucio Fontana. Walking the Space: Spatial Environments, 1948-1968 (Hauser&Wirth Los Angeles, 2020) e Lucio Fontana. Sculpture (Hauser&Wirth New York, 2022), entrambe in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana."" -
Pink Floyd. Their mortal remains. Ediz. a colori
Per celebrare i 50 anni dal primo singolo «Arnold Layne» e del primo LP, il rivoluzionario «The Piper At The Gates Of Dawn» e gli oltre 200 milioni di dischi venduti nel corso della carriera, questo libro propone un viaggio coinvolgente, multisensoriale e teatrale attraverso il mondo straordinario della mitica band britannica. Una cronaca della musica, ma anche delle immagini visionarie e delle performance del gruppo, dalla scena psichedelica e underground della Londra degli anni '60 fino ai giorni nostri. Una storia di suono, design, performance e tanto altro alla scoperta dell'uso innovativo degli effetti speciali, delle sperimentazioni sonore, delle immagini iconiche e delle critiche sociali di quella che è stata la prima band della storia della musica ad andare oltre l'aspetto sonoro dei propri brani e dei propri spettacoli, per offrire al proprio pubblico non dischi o concerti, ma esperienze totalizzanti e spiazzanti. «Pink Floyd. Their Mortal Remains» è realizzato con il pieno accesso all'archivio dei Pink Floyd e presenta i saggi di autori (da Jon Savage a Howard Goodall e Rob Young) che indagano cosa ha reso e rende i Pink Floyd assolutamente unici nel panorama musicale mondiale - dalla mitologia alla base della loro produzione, fino alla sperimentazione tecnologica alla ricerca di nuovi suoni con ogni genere di strumento. Il volume affronta anche i diversi aspetti della loro immensa eredità nel campo della musica e delle arti visive. -
Splendore a Shanghai
Tra gli anni Venti e Trenta Doremì, giovane pianista di provincia, improvvisa colonne sonore dal vivo in un piccolo cinema di paese, mescolando la formazione classica alla sua istintiva propensione al jazz e al varietà angloamericano. L'incontro con il conte Paolini e l'inaspettato ingaggio per un concerto in Estremo Oriente daranno una svolta decisiva alla sua vita, fino all'arrivo in una Shanghai internazionale e all'avanguardia, sullo sfondo della guerra civile e dell'incipiente conflitto contro il Giappone. -
La Menorà. Culto, storia e mito. Ediz. italiana e inglese
"[...] Giunsi fino a Genserico e gli offrii somme enormi. Mi ascoltò accigliato, raspando la terra con il piede. Allora il senno mi abbandonò, insistetti, vantai il candelabro che era appartenuto al tempio di Salomone e che Tito aveva portato da Jeruschalajim come la gemma del suo trionfo. Allora soltanto il barbaro comprese quel che aveva acquistato e rise insolente: 'Non ho bisogno del vostro oro. Ne ho raccolto tanto in Roma da lastricarne le mie stalle e da incastonare pietre preziose negli zoccoli dei miei cavalli. Ma se questo candelabro è davvero il candelabro di Salomone, non lo darò a nessun prezzo. Poiché Tito lo ha fatto portare a Roma in trionfo dinanzi a sé, sarà portato dinanzi a me nel mio trionfo su Roma [...].""""' (Stefan Zweig, Il candelabro sepolto)" -
Totò genio. Ediz. illustrata
«Io so a memoria la miseria, e la miseria è il copione della vera comicità. Non si può far ridere se non si conoscono bene il dolore, la fame, il freddo, l'amore senza speranza, la disperazione della solitudine di certe squallide camerette ammobiliate alla fine di una recita in un teatrucolo di provincia; e la vergogna dei pantaloni sfondati, la prepotenza esosa degli impresari, la cattiveria del pubblico senza educazione. Insomma, non si può essere un vero attore comico senza aver fatto la guerra con la vita» (Totò). Introduzione di Goffredo Fofi. -
Strehler fra Goldoni e Mozart
Questo libro nasce dal lavoro appassionato e assiduo per preparare la mostra-laboratorio ""Strehler fra Goldoni e Mozart"""", allestita nella Sala delle Cariatidi dì Palazzo Reale di Milano dal 2 dicembre 2017 al 4 febbraio 2018. Ne rispecchia e propone racconti, discussioni, riflessioni: un grande artista del teatro nel suo allegro e doloroso confronto con il Settecento, fonte di rivelazioni. Ne ospita fotografie, documenti, notizie. Ha l'ambizione di mettere a contatto il pubblico che l'ha amato e quello che non l'ha conosciuto con Giorgio Strehler. Era un uomo di cultura inquieta, esigente, alla ricerca incantata e angosciata della bellezza, contro l'ingiustizia e il male della società e della vita. Era anche uno che conosceva l'arte e la gente con cui lavorava. Una volta, a una prova del """"Simon Boccanegra"""", ascoltava perplesso il coro che compativa la morte di una giovane donna importante. Intervenne: """"Voi siete attorno a un'edicola dove ci sono i giornali con l'improvvisa morte di Grace Kelly"""". Il coro intonò """"La bella prigioniera..."""". Fino a quel momento era un bellissimo canto. Ma, come ripresero a cantare e recitare, si sentì Verdi e loro entrare nella nostra storia. Presentazioni di Giuseppe Sala, Filippo Del Corno, Sergio Escobar e Alexander Pereira."" -
Musei civici di Pavia. Pavia longobarda e capitale di regno. Secoli VI-X
La città di Pavia assunse in età tardoantica una particolare importanza commerciale e strategica. Probabilmente per tale motivo fu scelta da Teodorico (490-526) quale seconda capitale, insieme con Verona, del Regno ostrogoto. Questa scelta venne confermata dai re goti successivi e poi ancora in periodo longobardo e carolingio, quando la città fu capitale del Regno italico. Con la distruzione del palazzo reale nel 1024 si diede avvio all'affermazione del libero Comune. Questa guida intende fornire un quadro storico di quei secoli, in cui questa sonnolenta città di provincia fu capitale di un regno, e accompagnare il lettore alla scoperta di reperti occasionali, indizi, testimonianze storiche che evochino i fantasmi di quel lontano passato. -
Lo scrittore inglese
Dopo Il giardiniere inglese (2013), Il viaggiatore inglese (2014) e L’infermiera inglese (2015), Masolino d’Amico torna a raccontare i grandi personaggi che hanno plasmato la cultura inglesernrnUna nuova storia incuriosisce il nostro amico De Witt Henry III, ricercatore maldestro ma entusiasta: quella dei primi grandi romanzieri del passato, i quali appena pubblicati i loro scritti venivano assillati dai lettori che volevano “mettere il naso” e condizionare il destino dei personaggi principali, ai quali si erano affezionati come a persone vive. rnA Samuel Richardson, celebre autore di Clarissa, da lui pubblicato via via che lo scriveva, capitò così di ricevere lettere curiose e vivaci sul capolavoro in corso firmate da una signora anonima. Ne nacque un’amicizia duratura, nonostante la sconosciuta facesse passare quasi due anni prima di rivelarsi allo scrittore... Il giovane studioso americano decide di indagare sulla vicenda, narrandocela a modo suo.rnDopo Il giardiniere inglese, Il viaggiatore inglese e L’infermiera inglese, Masolino d’Amico torna a raccontare i grandi personaggi che hanno plasmato la cultura inglese. -
Argentieri piemontesi del '700. Trovati e ritrovati. Ediz. illustrata
Considerato, nel mondo antico, sacro agli dei, l'argento fu uno dei materiali prediletti dagli artisti piemontesi, i quali seppero imprimergli una forza plastica in sintonia con le mode del momento, passando dai capricci del Rococò alle linee severe del classicismo degli anni della Rivoluzione francese. L'argenteria sabauda, prodotto di una cultura internazionale e raffinata, fu vittima, nel corso del XVIII secolo, di fusioni ""di Stato"""", che ne ridussero considerevolmente la quantità. Realizzati da professionisti altamente qualificati, gli argenti torinesi d'epoca barocca sono tutt'oggi conservati in importanti raccolte pubbliche e private e sono oggetto del contendere tra collezionisti. Questo libro ripercorre la loro storia, partendo dagli esempi più antichi, databili intorno al 1700, per arrivare al Neoclassicismo. Diviso in capitoli corredati da un ricco apparato iconografico, raccoglie oltre 160 schede di oggetti in gran parte inediti o poco conosciuti, ognuno dei quali presentato in modo completo."" -
Nel segno di Bruegel. Ediz. a colori
Pieter Bruegel (1525/1530-1569) è uno tra i più importanti esponenti della scuola dei primitivi fiamminghi: i suoi paesaggi e le sue scene contadine sono tra le opere preferite degli amanti dell'arte di tutto il mondo. A una brillante tecnica pittorica univa una spiccata abilità di miniatore, disegnatore e inventore di stampe, rivelando un gusto per il dettaglio che permea ogni sua immagine. Questo volume riproduce i più famosi tra i dipinti e i disegni di Bruegel, presentandone i particolari in grandi primi piani che mettono in luce tutto il suo talento. Organizzato per temi principali - paesaggi, scene di raccolto, fiere e caccia, vita quotidiana, scene bibliche, proverbi e giochi di bambini -, il libro offre scorci straordinari delle opere più popolari dell'artista, dai ""Cacciatori nella neve"""" alle """"Nozze di contadini"""", a """"La torre di Babele"""". Bruegel ha creato un mondo incredibilmente ricco e complesso: oltre alla pura bellezza delle sue opere, c'è il piacere intellettuale di scoprirne i vari livelli di significato e l'umorismo, che si colgono-nel modo migliore osservandole da vicino. Il volume, a cura di Manfred Sellink, comprende una breve biografia dell'artista e le riproduzioni integrali dei dipinti e dei disegni dai quali sono tratti i particolari."" -
Francesco Borromini. La vita e le opere. Ediz. illustrata
Francesco Borromini è diventato negli ultimi decenni una delle figure centrali nel dibattito sulla storia dell'architettura occidentale, e al suo profilo di artista e alle sue opere sono stati dedicati libri, convegni, un numero impressionante di saggi e persino diversi romanzi ispirati alla sua vita e alla rivalità rispetto a Bernini. Nato a Bissone, sulle sponde del lago di Lugano, nel 1599, Borromini trascorre la sua adolescenza a Milano iniziando la sua formazione intellettuale nel clima creativo della città borromaica. Giunto a Roma intorno ai vent'anni, inizia a lavorare nella Fabbrica di San Pietro come scarpellino e incontra Carlo Maderno, suo lontano parente, che ne scopre le doti di architetto avvalendosi della sua collaborazione nella chiesa di Sant'Andrea della Valle. Alla morte del Maderno Bernini lo sceglie come collaboratore per il baldacchino di San Pietro e per il palazzo Barberini, fino a che, nel 1636, avviene tra i due una rottura che segna l'inizio di una rivalità destinata a diventare leggendaria. Le sue opere principali sono le chiese di San Carlo alle Quattro Fontane, di Sant'Ivo alla Sapienza, di Santa Maria dei Sette Dolori e di Sant'Andrea delle Fratte e gli interventi nei palazzi Falconieri, Giustiniani, Carpegna e di Propaganda Fide. Innocenzo X, nell'imminenza del giubileo del 1650, gli affida l'incarico più importante della sua vita, il restauro della costantiniana basilica lateranense. Nonostante il valore e il significato di questo restauro, che conserva come reliquie le mura della basilica paleocristiana, Borromini rimane insoddisfatto per la mancata realizzazione della volta che aveva progettato. Negli ultimi anni della sua vita il lavoro diminuisce e l'architetto, pur realizzando ancora dei capolavori come il campanile e la cupola di Sant'Andrea delle Fratte, la cappella dei Re Magi e la facciata del palazzo di Propaganda Fide, diventa sempre più malinconico e inquieto fino al gesto estremo del suicidio avvenuto nel 1667, che non gli impedisce però, prima di morire, di ravvedersi e di raccontare il tragico evento in una drammatica confessione rilasciata al suo medico, messa in musica da due musicisti contemporanei, Salvatore Sciarrino e Peter Maxwell Davies.