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Roland Barthes. La visione ottusa
Dire di Roland Barthes è dire della scrittura, del testo, della significanza, dell’ascolto, della seduzione, del ricordare, del dettaglio esorbitante e inutile, dell’incontro irripetibile, dell’infunzionale, del singolo, dell’ingiustificabile, dell’unico, dell’eccedente. Un dire di Barthes, che, essendone la lettura, è esso stesso inevitabilmente riscrittura, ascolto, spostamento, apertura verso ciò che è irriducibilmente fuori dal potere del detto, dell’interdetto, della memoria, della trascrizione e fuori dall’arroganza che tutto questo accompagna, come pure dall’ovvio con cui tutto questo si giustifica. Una visione ottusa quella di Barthes: la visione della scrittura come de-scrittura di quanto è dato come scritto, descritto, prescritto, proscritto. -
Linguaggio e mito in Paul Ernst. Indagine su una fonte di Wittgenstein
“Se mai il mio libro verrà pubblicato, nella sua prefazione dovrà essere ricordata la [postfazione] di Paul Ernst alle fiabe dei fratelli Grimm, che avrei dovuto menzionare già nel Tractatus logico-philosophicus, come la fonte dell’espressione fraintendimento della logica del linguaggio”. Ludwig Wittgenstein, 1931. Il debito che Wittgenstein riconosce al poeta e drammaturgo tedesco Paul Ernst circa l’espressione “fraintendimento della logica del linguaggio” apre suggestive prospettive di ricerca. Attraverso la ricostruzione dei passaggi salienti della riflessione teorica di Ernst, l’indagine mette in luce la funzione fondamentale che egli attribuisce al linguaggio nella costruzione e nello sviluppo delle materie mitiche. In particolare, emerge il valore del mito come strumento di formazione dei popoli e come deposito di un senso morale del mondo. Ernst ritiene che ciò trovi riscontro nel ruolo svolto dalle forme linguistiche ed evidenzia la stretta interdipendenza tra le trasformazioni del linguaggio e quelle della visione del mondo. Alla luce di queste considerazioni, i riferimenti a Ernst nell’opera di Wittgenstein permettono di valutare l’entità dell’influsso che il poeta tedesco potrebbe aver esercitato sul filosofo austriaco. -
La disperazione. Saggi sulla condizione umana tra filosofia, scienza e arte
ll volume raccoglie gli atti di un Seminario sul tema “Disperazione” al quale hanno contribuito studiosi italiani e stranieri di diverse discipline: dalla filosofia alla psicologia e alla psichiatria, dalla storia delle letterature a quella dell’arte. Nelle venti relazioni qui presentate appare in una insospettata varietà la massiccia presenza di un sentimento e di una condizione che sembrano caratterizzare nella maniera più ricca e insieme drammatica la condizione dell’uomo contemporaneo. -
La forza dell'immagine. Argomentazione trascendentale e ricorsività nella filosofia di J. G. Fichte
L’immagine non è solo un oggetto dell’indagine teorica ed estetica. Essa costituisce il trascendentale, l’inaggirabile condizione genetica di possibilità del pensiero e dell’essere. Questa è la tesi di Johann Gottlieb Fichte, che comprese l’immagine come ‘concetto assoluto’ e potente forza di configurazione dell’esperienza: una proposta teorica che, nell’epoca dell’iconic turn, risulta particolarmente avvincente sotto il profilo filosofico. La prima parte del volume discute la logica fichtiana dell’immagine articolandone le proprietà: autoriflessività, ricorsività, creatività. La seconda studia il dispositivo argomentativo di cui l’immagine è ‘motore’: l’esibizione performativa della coerenza strutturale tra ciò che la filosofia dice e ciò che essa fa. -
Sulla violenza
La violenza è un tema di sicura attualità che coinvolge, volenti o nolenti, tutti quanti noi quotidianamente in quanto problema dell’azione nelle relazioni sociali. Esiste, certo, anche la violenza del pensiero, ma non è questo ad interessare qui, poiché il pensiero è quanto permette invece di esplorare le diverse formulazioni in cui i rapporti tra gli uomini, e le loro modalità espressive, si declinano violentemente. Il primo dato è che la violenza non è una sostanza, ma una forma delle relazioni che costituiscono la comunità. Il secondo è che, per poterne pensare una qualsiasi alternativa, è necessario prima svolgerne un’analisi critica delle forme. Entrambe queste premesse accomunano i lavori qui raccolti che fanno degli scarti tra le diverse declinazioni della violenza la chance per proporre punti di vista originali. In tal senso, risulta assodato che non è più sufficiente rifarsi alla non-violenza, se non rischiando di dimorare in una prospettiva ingenua. È necessario invece ripensare ciò che fonda l’azione umana focalizzando quanto è in gioco nello stare-in-comune dell’uomo per poter indicare un’alternativa efficace. La tradizione risulta allora un fondo prezioso cui attingere per problematizzare la violenza e la sua appartenenza alla natura umana. Per questo nei saggi qui raccolti sono certo presenti riferimenti classici ma, ancor più, richiami alle riflessioni provocate dall’urgenza storica degli eventi che segnalano un nuovo momento critico. -
La singolarità del genere. Biopolitica e comunismo
Quelle portée a encore le communisme à un moment où la conceptualité philosophique moderne a signalé son manque de prise analytique sur les procès de globalisation ? Mais surtout, à un moment où sa possibilité de mise en pratique politique apparaît irrémédiablement hors du monde ? L’hypothèse avancée dans le cinquième volume de la « La Rose de Personne » est que l’instance communiste peut encore révéler sa nécessité si elle est déclinée en des termes bio-politiques. La bio-politique a ici le sens de matrice de toute déconstruction du lexique et des pratiques de la souveraineté juridique et représente l’arsenal conceptuel capable de bloquer les logiques du bio-pouvoir global, à partir des prérogatives productives de l’existence. D’où cette nouvelle question : la singularité générique peut-elle devenir ce vecteur pouvant définir un nouveau plan d’action du communisme ? Le communisme peut-il, sans être réduit à une idée, désamorcer la violence de l’individu propriétaire ? Quale rilevanza conserva il comunismo nel momento in cui la concettualità filosofica moderna ha segnalato la sua mancanza di presa analitica sui processi di globalizzazione? Ma soprattutto, quando la sua praticabilità politica sembra irrimediabilmente fuori dal mondo? L’ipotesi avanzata nel quinto volume de “La Rosa di Nessuno” è che l’istanza comunista possa rivelare una sua cogenza se ripensata in un’ottica bio-politica. La bio-politica è qui intesa come la matrice di qualsiasi decostruzione del lessico e delle pratiche della sovranità giuridica, e rappresenta l’arsenale concettuale in grado – a partire dalle prerogative produttive dell’esistenza – di bloccare la logica del bio-potere globale. Da qui la riformulazione della questione: la singolarità generica può divenire quel vettore in grado di definire un nuovo piano di azione del comunismo? Può così il comunismo, senza ridursi a un’idea, disinnescare la violenza dell’individuo proprietario? Dans ce numéro interventions de In questo numero interventi di Pierandrea Amato, Adalgiso Amedola, Alexsandr Bogdanov, Alain Brossat, Wendy Brown, Andrea Cavazzini, Roberta Cavicchioli, Fabrizio Denunzio, Giuseppe Antonio Di Marco, Paola Di Mauro, Roman Dominguez Jemenez, Mathilde Girard, Boris Groys, Michael Hagemeister, Augusto Illuminati, Rada Ivekovic, Alexsandr Jaroslavskji, Valerian Murav’ev, Toni Negri, Paolo Primi, Francesca Saffioti, Alexsandr Sviatogor, Massimiliano Tomba, Adriano Vinale. -
Il grande crollo. È possibile un governo della crisi economica?
Quando nell’agosto del 2007 si sono avvertiti i primi scricchiolii del sistema finanziario, che regge e governa l’economia mondiale, con crescente autoreferenzialità e indiscussa legittimazione da almeno tre decenni, ci si è interrogati a diversi livelli su quale fosse la portata della crisi. Il “grande crollo” ha sollecitato risposte sul versante economico, politico, sociale ma anche riflessioni critiche tutt’ora in corso, che dopo questo arco di tempo dispiegano pienamente il loro senso. Gli autori di questo volume assumono consapevolmente una prospettiva interdisciplinare sulla crisi come evento che investe l’intera vita sociale e politica e sollecita la ricerca di strumenti adeguati di interpretazione e di governo, nella discrasia tra politica ancora nazionale e problematiche economiche globali. Nascono interrogativi e tentativi di risposta che utilizzano coordinate di interpretazione politico-giuridica e attraversano l’immaginario biopolitico. -
Esiste la famiglia naturale?
Per molti non vi è nulla di più naturale della famiglia nella quale sono stati educati o che, in seguito, hanno scelto di formare. Ma ci siamo mai chiesti che cos’è famiglia? Ci siamo mai interrogati sul concetto di natura? Il volume affronta le implicazioni teoriche dell’approccio giusnaturalistico all’istituto familiare e, concentrandosi sull’analisi dell’art. 29 della Costituzione italiana, compie il tentativo di ricontestualizzarlo. Il concetto stesso di natura viene messo in discussione con una riflessione sui suoi molteplici e divergenti utilizzi. Da qui lo spunto per riflettere sulle trasformazioni sociali e culturali della famiglia, dal punto di vista giuridico e filosofico, in un orizzonte laico e pluralistico. “Occorre partire da una ridefinizione del concetto di famiglia, che abbia il coraggio e la premura di non creare martiri della natura, della normalità, della tradizione, o di scelte differenti dalle nostre, ma che diventi un mezzo funzionale allo sviluppo della personalità e della relazionalità di ognuno”. -
Un socialista italiano in Ticino
“Luigi Fonti ha scritto le sue memorie. E, quasi timoroso che qualcuno gliene potesse muovere rimprovero, subito alle prime righe mette avanti la giustificazione che fu un vecchio amico a suggerirglielo. Ma chiunque leggerà il piccolo volume che le contiene, melanconico e assieme sereno, capirà che quell’amico non fu altro se non il cuore stesso di Luigi Fonti”. Così Umberto Terracini, nel marzo 1948, giudicava a una prima lettura i ricordi di Luigi Fonti (Mammola 1877- Lugano 1949). Un testo rimasto da allora inedito, che portando un prezioso contributo alla storia sociale e culturale del Canton Ticino arricchisce nel contempo il filone di studi relativi al movimento socialista italiano riparato in Svizzera tra Otto e Novecento. Con vivace taglio pamphletistico, le pagine di Fonti ritraggono una ricca galleria di personaggi dell’emigrazione politica che improntarono la vicenda ticinese in quella stagione storica: da Carlo Dell’Avalle ad Angelo Oliviero Olivetti, da Guido Podrecca a Giuseppe Rensi, da Nicola Barbato a Tito Barboni, da Angelica Balabanoff a Egisto Cagnoni, da Giuseppe Massarenti a Libero Tancredi, da Benito Mussolini a Giacinto Menotti Serrati. Figure rivisitate soprattutto nella loro dimensione etica e morale. Rispetto cioè alla fedeltà dimostrata nei confronti di quell’ideale socialista, sempre coltivato dall’autore con incrollabile coerenza. -
Hitchcock. Il volto e la cosa
Il volume tratta l’opera di Hitchcock la cui bellezza formale funge da “contenitore”, che consente di riconoscere contenuti soggettivi apparentemente “non familiari” ma che sono, in realtà, il nucleo più prossimo, più “familiare”. La sua opera “ricerca” il Volto della madre, non solo nelle iterate bellezze bionde, presenti in tutto il suo cinema, ma nel filmico stesso. Il Volto, per essere operativo deve essere perduto, “irraggiungibile”; altrimenti, la ripetuta domanda diventa aberrazione, “fuori significato”, Volto mortifero della Cosa, come ci mostra tutto il suo cinema: da Downhill a Family Plot, passando per i più conosciuti Rebecca, Il sospetto, Notorius, Vertigo, Caccia al ladro, Intrigo internazionale, Psyco, Marnie, Gli uccelli. Film analizzati in questo lavoro. -
Macchina e macchinismo nell'arte contemporanea
Questo studio sull’influenza della macchina e del macchinismo nelle esperienze artistiche contemporanee esamina le molteplici concezioni creative e i diversi atteggiamenti di esaltazione, assimilazione, ironia, rifiuto, integrazione che emergono dallo scenario dei movimenti dal XIX secolo alle avanguardie storiche del XX, e dalle neoavanguardie ai tempi attuali. L’excursus ripercorre dall’ottocento ai giorni nostri le implicazioni della macchina relative al rapporto tra natura e artificio, creatività e tecnica, artigianato e industria, estetica e funzione, arte e scienza, produzione seriale e unicità dell’opera, manualità e ready made, ideazione e applicazione pratica. Il tema si innesta nella fantasia dei romantici, nella verità naturale dei realisti, nella visione ottica degli impressionisti, nell’enigmaticità visionaria dei simbolisti, esaminato con il supporto della teoria critica di studiosi quali Banham, Benjamin, Francastel, Hauser, Klingender, Giedion. Si affronta nelle prime avanguardie del novecento, dal cubismo all’espressionismo, il parallelismo con gli apporti scientifici e la condizione di vita nella metropoli industriale, per proseguire con la celebrazione futurista dell’universo meccanico, e con gli apporti produttivisti e formalisti russi e delle esperienze neoplastiche, fino alla dissacrazione ironica dadaista, propria nella seconda metà degli anni Cinquanta anche del new dada e del nouveau réalisme, e alla negazione totale del tecnicismo nella metafisica, nel surrealismo e nelle ricerche informali ed espressioniste astratte, rispetto alla serialità meccanica della pop art negli anni Sessanta. Il saggio procede con un’indagine sul confronto tra macchina e corpo nella body art e nel postmodern e si conclude con l’assunzione della tecnica industriale e delle scienze logiche nell’optical art e nelle ricerche minimaliste e concettuali, fino agli esempi recenti della fotografia digitale e della videoarte che integrano i media dell’universo elettronico. -
La filosofia di Kant. Dalle Leipziger Vorlesugen
Ernst Bloch tenne corsi di Storia della filosofia all’Università di Lipsia negli anni tra il 1951 e il 1956. Qui sono pubblicate le lezioni sulla filosofia di Kant, un autore che è sempre stato presente nell’orizzonte filosofico blochiano fin dagli esordi come è documentato nella sua opera giovanile del 1918, Spirito dell’utopia. Nelle sue opere successive il suo interlocutore preferito è stato sicuramente Hegel. Queste lezioni portano invece in primo piano un rapporto con Kant rimasto nelle opere fondamentali sempre quasi sullo sfondo, rimettendo in discussione una pretesa fase hegeliana dell’ultimo Bloch. Kant viene collocato all’interno della filosofia tedesca seguendo il filo rosso dei movimenti di liberazione dell’uomo dall’asservimento, e gli viene assegnato un posto rilevante nella chiarificazione dei problemi inerenti alla dignità umana. Proprio perché sono materiali elaborati per studenti, queste lezioni hanno il pregio di una chiara esposizione, dove però trapela la sottile interpretazione blochiana che fa emergere il nucleo utopico nella concezione kantiana della politica e della speranza. -
Il bagaglio politico degli individui. La dinamica consuetudinaria nella riflessione politica di Spinoza
Usare come filo conduttore la teoria delle consuetudines – che ‘descrive per lo più una dinamica, che mette in gioco diverse facoltà dell’essere umano e che permette di costruire una vita in comune più stabile di quella che si determina naturalmente’ [...] sembra una mossa interessante e garantisce facilmente all’autore di fermarsi su un modello di societas come dato originario, in cui l’individuo si trova ad essere e non a proporre. Le consuetudines prendono posto ovunque ci siano degli individui, sia in stato di civiltà sia in stato di barbarie, e garantiscono la stabilità e la durata della vita affettiva ‘condivisa’, nonché il consenso al governo di un popolo. Le consuetudines, interpretate nella loro più remota distanza da un uso più propriamente giuridico, trovano espressione peculiare nell’exemplum della formazione della civitas degli Ebrei, iscrivendosi così ‘nell’ambito di un diritto comune non giuridico, ma naturale. -
Res publica
I saggi raccolti in questo volume sono la rielaborazione di relazioni tenute dagli Autori nel corso della giornata di studi, titolata “Res publica 1946 - 2006”, organizzata a Genova il 31 maggio 2006, in occasione delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario della Repubblica italiana, dal Dipartimento di Filosofia dell’Università di Genova in collaborazione con la Regione Liguria, il Comune di Genova, l’Associazione Filosofica Ligure. Res publica, vocabolo il cui significato può essere assimilato a quello greco di ? (politéia), non individuò, nel corso della storia, soltanto o principalmente una particolare forma istituzionale di governo, ma, genericamente, la società politica. Gli Autori analizzano l’evoluzione del significato di res publica in relazione a diversi contesti storici, evidenziandone la rilevanza nella formulazione di concezioni del governo e dello Stato. I saggi, anche quelli che non trattano direttamente questioni inerenti la storia del nostro Paese, forniscono spunti per una riflessione sul dibattito storiografico, filosofico e politico relativo alle forme istituzionali pre e post unitarie, all’“eredità” del Risorgimento, a fattori di continuità e discontinuità nel passaggio dalla monarchia alla repubblica fornendo, così, un contributo per una migliore comprensione della realtà dell’Italia di oggi.Contributi di: Gabriella Airaldi, Luisella Battaglia, Daniele Biello, Maria Antonietta Falchi Pellegrini, Luciano Malusa, Franco Manti, Fernanda Mazzanti Pepe, Mirella Pasini, Daniele Rolando. -
Agli esordi dell'esserci. Ancor privi del senso del bene e del male
Nei bambini “il pensiero stesso, invece di consistere in un’attività interiore, è concepito come una specie di potenza materiale connessa direttamente con l’universo esterno”. Jean Piaget Agli esordi dell’esserci si manifesta una comunione, o, comunque, un’affinità di fondo tra uomo e mondo, tra dentro e fuori. In questa fase, sussistono impulsi indifferenziati e disposizioni fondamentali, le quali, per la loro immediatezza e per non avere fini predeterminati, si pongono prima del bene e del male. Persa, però, questa condizione originaria, nell’uomo avanzano prorompenti processi di stabilizzazione e di concettualizzazione della nostra complessiva disposizione verso la vita. Ma in che misura questo impianto teorico generale riesce ancora a spiegare i fenomeni sociali in atto? La fluidità odierna, per certi versi, dispone ad un profondo senso di dis-locazione, in ragione del quale diventa facile appellarsi al sentimentalismo ed al moralismo, visti come ancoraggi sicuri rispetto alle nostre inquietudini. Cosicché, l’uomo, oggi, si dibatte tra giocosa indifferenza (le nuove vesti dell’immediatezza) e malinconica nostalgia del fondamento (il nuovo approdo della stabilizzazione). -
Le carte di Domenico Chelini dell'archivio generale delle scuole pie e la corrispondenza Chelini-Cremona (1863-1878)
Il ritrovamento delle carte di Domenico Chelini nell’Archivio Generale delle Scuole Pie di Roma ha consentito di ricostruire aspetti inediti della vita e dell’opera di questo matematico lucchese, uno dei pochi professori universitari ad essere epurato all’alba dell’unità d’Italia. In questo volume, oltre alla ricostruzione di vicende che vanno a completare la biografia del Chelini, si è pubblicato l’inventario particolareggiato delle sue carte, ricche di notizie e di aspetti scientifici, nonché 35 lettere a lui scritte da Luigi Cremona e 3 da lui scritte a quest’ultimo. Queste lettere consentono di conoscere aspetti affatto noti della vita privata e scientifica dei due interlocutori, e allo stesso tempo fanno luce su molti avvenimenti che caratterizzarono la vita matematica italiana del tempo. -
Filosofia dell'illusione. Lineamenti di glottologia e di critica concettuale
L’illusione si confronta, per definizione, con il concetto di errore e con quello di apparenza, con i campi della verità e della ragione e con quelli dell’inganno e dell’immaginazione. Eppure l’idea di illusione non sembra riducibile a nessuno dei termini e dei concetti dell’eterogeneo complesso di significati a cui la associano il linguaggio ordinario e il senso comune. Che cos’è dunque un’illusione? Che ruolo ha avuto l’idea di illusione nella storia della filosofia? È possibile proporre una concettualizzazione neutra dell’idea di illusione isolandola da tutto ciò a cui sovente è impropriamente assimilata? Attraverso un articolato percorso storico-teoretico, il libro prova a dare una risposta a questi interrogativi: esamina nel dettaglio l’uso corrente della parola e ne ricostruisce il complesso itinerario formativo, ricompone i lineamenti fondamentali del contributo apportato dal concetto alla storia della filosofia, infine, ripercorrendo alcune delle tappe più significative della recente letteratura cognitivo-sperimentale sul tema delle distorsioni percettive, appronta un’analisi della nozione volta ad individuarne le costanti prototipiche e i denominatori fenomenologici. -
Pensare Lost. L'enigma della vita e i segreti dell'isola
Lost è, con tutta probabilità, il telefilm più enigmatico e intrigante della storia della televisione. Oltre all’intreccio e ai continui colpi di scena, la serie creata da J.J. Abrams, Damon Lindelof e Carlton Cuse deve il suo successo mondiale al fatto che affronta in modo accattivante alcune tematiche filosofiche fondamentali e così vicine alle esigenze esistenziali e spirituali dell’uomo. Questo libro vuole essere una guida, a un tempo turistica e metafisica, attraverso il mondo di Lost, un prontuario che illustri tutte le questioni filosofiche sollevate dalla serie, dal libero arbitrio alla necessità, dal senso della vita alla casualità che domina l’esistenza umana, dalla natura del tempo alla possibilità di cambiare il passato, dall’esistenza di un destino individuale e collettivo agli infiniti universi prodotti dalle nostre scelte. -
Auree sentenze
In tutte le opere di Tacito si coglie il grande impegno dello storico nel ricostruire, attraverso minuziose indagini, la veridicità dei fatti narrati. Ma ciò che più avvince il lettore è la sua capacità di trasformare la narrazione storica in una rappresentazione viva e diretta al punto che possiamo accostarla all’arte pittorica e alla drammaturgia. Ottimi i risultati che riesce a raggiungere nella caratterizzazione dei personaggi, uno stile che si estende persino alle rappresentazioni dei luoghi, come quando fa la storia della città di Cremona, dopo averci fatto assistere alla sua distruzione. Particolarmente originale e commossa la narrazione dell’incendio del Campidoglio. E su tutto domina la sua preoccupazione e il suo accoramento per l’offuscamento della coscienza morale e civile nella società contemporanea. -
Filosofia e mondo. Il confronto di Carlo Sini
Tra filosofia e mondo, tra sapere e libertà, tra etica e morale, il pensiero dell'uomo contemporaneo non può non incontrare il percorso teoretico di Carlo Sini. Qui la libertà trova uno degli approdi possibili nell'idea di un uomo capace di collocarsi in un «mondo in movimento» , coniugando «saper fare, saper dire e saper scrivere»; focalizzando quel luogo del vissuto che a livello teoretico Sini presenta nel principio del bilico, dell'incanto come 'stato attivo' del soggetto. Da qui, di fronte a un mondo ridotto dalla brutalità variamente competitiva a un repertorio di domande senza risposta, con le risorse acquisite da Sini, mettendo a profitto intensi e ripetuti studi sulle filosofie di Peirce e di altri autori, il pensiero può aprirsi - con le riserve del caso - a un orizzonte di umanizzazione del mondo, di realizzazione dell'incontro umano, volto al futuro prossimo e a quello a noi molto lontano.