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Il Protagora. Vol. 13: Kant e il problema del trascendentale.
STUDI. KANT E IL PROBLEMA DEL TRASCENDENTALE (Atti del convegno di Copertino, sabato 13 novembre 2004). Fabio Minazzi, Kant e il problema del trascendentale: le ragioni di un convegno. F. M Nota di cronache e ringraziamenti. Silvestro Marcucci, La deduzione «trascendentale» delle idee in Kant. Evandro Agazzi, L’eredità attuale del trascendentale kantiano. Armando Rigobello, Il trascendentale all’ombra del nichilismo. Jean Petitot, Le continu chez Kant. Fabio Minazzi, Sullo statuto epistemologico del trascendentale kantiano. Mario Signore, Was ist Aufklärung? La via kantiana per un “pensare responsabile”. Elisabetta Scolozzi, L’interese epistemologico dei Metaphysische Anfangsgründe der Naturwissenschaft di Immanuel Kant. Brigida Bonghi, Immanuel Kant, Piero Martinetti e i lumi della religione. APPENDICE. Per Silvestro Marcucci. Claudio La Rocca, Silvestro Marcucci interprete di Kant. Fabio Minazzi, In ricordo di Silvestro Marcucci. NOTE E DISCUSSIONI. Fulvio Papi, Mandelville, il lusso e la crisi economica. Guido Bersellini, Pietro Ceretti Maestro. Franco Cambi, Cassirer nel pensiero di Preti: una “matrice” essenziale. Fabio Minazzi, Sulla genesi della filosofia trascendentale. A proposito di una recente pubblicazione. INEDITI. Piero Martinetti, Conoscenza, sentimento e volontà in Franz Brentano -
Cercasi Hans in salsa piccante. Una vita in due mondi
«Il mio nome è Hatice. Sono turca, ma anche tedesca, straniera, musulmana, turco-tedesca, giornalista o una carogna, a seconda di chi mi guarda. E percepisco come una ricchezza il fatto di riunire in me queste contraddizioni. Sono troppo tedesca per essere turca e troppo turca per potermi dire tedesca.» Con arguzia e spirito Hatice Akyün racconta della sua vita in due mondi, quello turco e quello tedesco: i pregi e difetti degli uomini, i diversi ideali di bellezza delle donne e i modi che i due popoli hanno di cucinare, festeggiare, amare. Akyün ci offre il suo sguardo disincantato su una società, quella della Germania contemporanea, che fra mille contraddizioni si evolve verso una piena multiculturalità. Edizione italiana a cura di Adriano Murelli Testo tedesco a fronte -
Religi I. Senso e fede nel tardocapitalismo
Questo saggio è il primo di tre studi che cercano di focalizzare la religione in generale non tanto nei suoi contenuti e nelle differenti modalità storiche in cui essi sono stati espressi, quanto nei suoi specifici aspetti 'funzionali'. Non si tratta dunque di un approccio diretto di tipo antropologico, sociologico o teologico, bensì di un tentativo di accostare il problema a partire da una fenomenologia del senso in generale di cui la religione non evidenzierebbe che uno degli aspetti caratterizzanti. Emiliano Bazzanella fa affiorare così una serie di paradossi strutturali: la fede, ad esempio, non appare di esclusiva pertinenza della religione, ma diviene uno dei momenti nodali di ogni dispositivo di senso; inoltre, con una certa sorpresa, scopriamo che la scienza dal punto di vista della struttura del senso non appare così distante come ci aspetteremmo da una configurazione del sapere di tipo religioso, smascherando in tal modo tutta una serie di contrapposizioni pregiudiziali e per taluni aspetti infondate. Attraverso l'assunzione del paradigma 'immunitario' introdotto dall'ultimo Foucault e da Sloterdijk, ma già presente nella filosofia politica classica di Hobbes e Rousseau, si evince una decisa estensione della categoria della 'religione' in quanto meccanismo immunologico ed autoimmunologico di una comunità nei suoi rapporti sovente destabilizzanti con l'Altro. Emiliano Bazzanella arriva così, attraverso passaggi teoretici talora molto fitti, a definire il sistema tardocapitalistico come 'religione delle religioni', cioè come un sistema di senso che si immunizza nei confronti della realtà attraverso la produzione 'indifferente' di molteplici religioni e fedi: è proprio da tale assunto che riusciamo a comprendere meglio certe fascinazioni quasi fideistiche della contemporaneità, dall'infatuazione per gli -ismi e i fondamentalismi, al diffondersi delle sette religiose e delle ossessioni per la forma fisica, la salute, l'efficienza. -
Un legame materno non si recupera più? Autobiografia di una schizofrenica guarita
Il diario di una vita segnata dalla schizofrenia. La storia di Lia Van Der Win, settima di undici figli, nata in Olanda nel 1952. La diagnosi della malattia e la guarigione, dopo una vita segnata dalla costante paura del rifiuto e dell’abbandono. Un itinerario intimo e delicato attraverso i mille significati e le ragioni di una delle malattie più antiche. Lia soffriva di schizofrenia paranoide delirante, una definizione generica che riunisce moltissimi disturbi, caratterizzati da una certa gravità e dalla compromissione dell’esame di realtà. Troppi sono ancora oggi i dubbi sulle possibilità di guarigione. Una malattia che le ha sconvolto la vita prima e da cui è riuscita a uscire: il racconto autobiografico della sofferenza e del coraggio che l’hanno sostenuta in quei momenti. -
Rapporti di errore. Sedici voci nuove della poesia ceca contemporanea
«La mia ricerca dei nomi nuovi della poesia ceca () l’ho condotta tra quegli autori che, fino ad oggi, hanno pubblicato soltanto un paio di raccolte, oppure, come in alcuni casi, soltanto in riviste. () Nella scelta degli autori – senza tener conto della loro età – ha giocato un ruolo fondamentale anche un carattere di novità diverso, più profondo: la loro esplorazione poetica. Da questo punto di vista, mi interessava soprattutto osservare cosa avesse di unico ciascuno di loro; non ho cercato tra questi nomi i rappresentanti di diverse poetiche e programmi, tanto meno autori che esprimessero la loro opinione su questo o quel tema generale, predefinito. Ho ricercato piuttosto quel carattere fondamentale che rende la poesia poesia: non la trattazione di temi, ma l’affermazione di una visione personale. () Anche se ognuno di questi autori rappresenta solo se stesso, ciò non vuol dire che non sia possibile trovare dei tratti comuni. Tra essi potremmo indicare lo sguardo disincantato sul mondo, che per loro sembra essere oramai per sempre assurdo e allo stesso tempo banale; e, apparentemente, nulla ai loro occhi è capace di cambiarlo – tanto meno migliorarlo –, nemmeno la poesia e la forza magica della propria soggettività» (dall’Introduzione di Petr Král) Katerina Bolechová, Petr panger, Wanda Heinrichová, Ladislav Selepko, Miroslav Fimeister, Ladislav Purl, Viktor pacek, Milan ediv, Ladislav Zedník, Gabriel Pleska, Jakub Rehák, Jirí Koten, Ondrej Macura, Eva Koinská, Ondrej Buddeus, Jakub Cermák. -
E fu lo stato. Hobbes e il dilemma che imprigiona
Leggere Hobbes oggi è ancora un’esperienza fortemente disturbante. Insieme al sapore amaro di una visione molto cupa dell’uomo e della società, si coglie la forza di una descrizione che non si può fare a meno di sospettare accurata. L’efficacia argomentativa, la chiarezza dell’esposizione e la ricchezza di esempi pratici inducono in noi l’inquietante immagine schopenhaueriana che lo Stato e le leggi civili non siano che delle scomode museruole che vorremmo strapparci di dosso, ma che siamo grati ci risparmino dai morsi di tutti gli altri. é la presa di coscienza degli individui dei conflitti che li divorano a essere di incentivo a vincolare se stessi e gli altri pur di limitarne la violenza. -
Schegge di vita. Nel mondo dell'arte tra amore e utopia
Il mio mondo, quello del mio lavoro, s’è sempre identificato con l’universo dell’arte; e, nella mia ingenuità e fiducia nel mondo, ho pensato a lungo che ad esso ci si potesse abbandonare a braccia aperte. Ma, ahimè, quante volte ho dovuto richiudere velocemente le braccia, sentendo un gran dolore al cuore. Sono comunque felice di aver vissuto questa avventura, che molto mi ha arricchita; anche perché ho sempre avuto il potere di cancellare il negativo e dimenticarlo... dando valore piuttosto alle emozioni provocate dall’incontro con un artista, o al desiderio di apprendere e comprendere la magia dell’arte. -
Ágalma. Vol. 19: Il senso della fine.
Editoriale. Fine, collasso, infimo inizio -
La notte del mondo. Luoghi del senso, luoghi del divino
Lunga e interminabile è l’heideggeriana notte del mondo, in cui gli dei hanno abbandonato il mondo e la minaccia di un inverno senza fine sembra sottrarre all’uomo ogni possibilità di salvezza. In tale orizzonte, che, a partire dal solenne proclama di Nietzsche circa la «morte di Dio» e dalle fascinazioni heideggeriane, appare sempre più disertato dal divino e privato della possibilità stessa di nominare Dio, si muove tale volume. In questo scenario, in cui mancano rituali e parole adatte e lingue sacre, e in cui il divino è scacciato e respinto dai suoi stessi luoghi e dalle sue chiese, in cui vuoti sono gli spazi lasciati dagli dei, i luoghi sacri, i templi e gli altari, il pensiero può, abitando tali luoghi deserti, aprirsi a ri-pensare radicalmente il senso dell’incontro con il divino, nella consapevolezza -come nota Jean Luc Nancy- che «qui, il divino sta precisamente nel fatto che non ci sia niente di nascosto, niente di oscuro e segreto». -
L' architettura e il supporto. Metamorfosi nelle età della scrittura cibernetica
La «rivoluzione informatica» di cui da tempo si parla riguarda, più che «rivoluzioni», «soglie», varcando le quali, in modo più o meno profondo, avvengono altrettante metamorfosi: l'emergere di un nuovo «supporto» che apre verso una rievocazione di un'unità di senso secondo la quale l'architettura dovrà necessariamente ridefinirsi nell'ambito di una nuova sensibilità e consapevolezza contestuale; l'emergere di un'«anima cibernetica» capace di configurare un'estensione della «dimensione psichica» e rendere esplicita la nozione di mente come textum, rifuggendo dalla violenza di punti di vista assoluti e astratti rispetto alla disposizione all'apertura dell'evento dell'umano e alle costitutive relazioni che lo caratterizzano; l'emergere di una nuova figura di laico e del suo corpo «plurale e multiverso». Soglie nient'affatto distinte, ma vicendevolmente intrecciate e tematizzate nell'ambito di un percorso di ricerca inedito, aperto a occasioni future. -
Sulle tracce del sogno dell'uomo. A colloquio con Raimon Panikkar tra tradizione e pensiero contemporaneo
Forse ci si potrebbe chiedere cosa ne sia stato per lunghi secoli del sogno in Occidente. Per lo più rimosso o ignorato dalla filosofia, difeso solo dai poeti, musicisti, pittori, dal mondo dell’arte, in effetti il sogno viene riabilitato solo agli inizi del XX secolo, in primo luogo dalla psicanalisi freudiana. Successivamente i filosofi si sono interrogati riguardo l’attività onirico visionaria, quale possibilità e origine del pensiero. Intuizione peraltro da sempre presente nelle tradizioni d’Oriente ed Occidente. In tal senso in questa riflessione interdisciplinare, la tematica del sogno-visione diviene motivo di dialogo interculturale e transestetico, alla luce di alcune linee guida di un Maestro della contemporaneità, Raimon Panikkar e della sua visione “advaita” (a-duale), al fine di riconsiderare l’attuale concezione filosofico-antropologica. Il filo conduttore è costituito dall’archetipo dell’artifex, riferibile alla dimensioneumana primordiale posta tra l’Ego individuale e l’Io infinito, a rappresentare la possibilità di “un’esperienza cosmoteandrica” per l’uomo contemporaneo, sensibilizzandolo e aprendolo a un nuovo modo di abitare il mondo, a un’auspicabile “metamorfosi secolare”. -
Volti della paura
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, un gruppo consistente di medici, criminologi, scienziati sociali e romanzieri si impegnò in un’ossessiva esplorazione del «sottosuolo» delle grandi metropoli europee. Quell’indagine doveva ritrovare soprattutto nella «folla» la minaccia costante, l’incubo terrificante, il nemico irriducibile della civiltà europea. Si trattava, per molti versi, dell’eterna «paura delle masse». Ma, probabilmente, si trattava anche di un processo più complesso, che andava a modificare la tradizionale visione del disordine sociale. Mentre ‘condensava’ nei volti della folla le proprie paure, la belle époque produceva infatti un’immagine del nemico in larga parte inedita. Un’immagine che, proprio all’alba della grande trasformazione biopolitica, collocava il piano del conflitto nelle profondità psichiche di ciascun individuo. -
Le ragioni del senso
Una larga parte della filosofia contemporanea è stata determinata dalla domanda intorno al problema del senso: Wittgenstein e Heidegger, in particolare, insieme al loro – più o meno diretto – “padre comune”, Husserl, hanno sviluppato questo tema in maniera diversa, ma ponendo l’accento su quelle che qui chiamiamo “le ragioni del senso”, ovvero sulla necessità di ritrovare nel senso una ragionevolezza che eccede le condizioni restrittive della ragione scientifica. Ma è del resto davvero possibile una contrapposizione tra ragione e senso? Come si complica il loro rapporto se per “senso’ si intende il contenuto intellettuale o la dimensione sensibile che, tradizionalmente, è stata appunto contrapposta alla ragione? In breve: che cos’è il senso? Il titolo di questo libro, Le ragioni del senso, racchiude questo insieme di domande, che vi vengono declinate da un punto di vista linguistico, epistemologico, ontologico, esistenziale, antropologico, semiotico, offrendo una varietà di prospettive su quello che è forse il concetto più trasversale e meno localizzabile della filosofia, il concetto di senso. Saggi di J. Benoist, G. Chiurazzi, R. Ehrsam, C. Gauvry, J. Grondin, S. Laugier, R. Mancini, R. Moati, M. Ruggenini, G. Salmon, C. Sini, P. Violi. -
Estetica esistenziale. Ricerche sulla filosofia della musica e delle arti sceniche
Il volume raccoglie una serie di studi incentrati sulle nuove prospettive della filosofia estetica scaturite dalla crisi del pensiero romantico. Il percorso viene suddiviso in una prima parte incentrata sul tema del mito e del pensiero utopico nella cultura occidentale, dalle origini greche sino alle riflessioni sulla musica elaborate nel Novecento. Nella seconda parte, attraverso alcune analisi dei linguaggi artistici propri della rappresentazione scenica, e in particolare nei casi paradigmatici della danza moderna e della figura di don Giovanni nella riflessione di Kierkegaard, si perviene alla proposta di un'estetica di tipo esistenziale, basata non più sulle idee tradizionali del ""bello"""" e del """"segno"""" ma su quelle del """"possibile"""" e del """"finito"""", emblema non più di verità ma di libertà, di apertura e rigenerazione continua."" -
L' eclissi della sovranità
La sovranità è uno dei temi più noti del pensiero politico. Ogni regime o sistema politico si rapporta, infatti, alla sovranità che determina l’esistenza politica delle istituzioni, nonché lo stesso agire politico degli uomini. Ma la sovranità rimanda, necessariamente, a qualcosa che la legittimi e la fondi: in quanto il semplice uso della forza non è in grado di supportarla. Questo qualcosa, da tempo immemorabile, è stata la trascendenza: ossia la sacralizzazione della sovranità stessa. Grazie ad essa, l’umanità è riuscita, con difficoltà, a superare quello che Hobbes definiva il “bellum omnium contra omnes”: ossia il particolarismo e l’egoismo dell’individuo o delle collettività, integrandosi in aggregazioni più ampie, legittime e fondate. Questa realtà – che ha ritmato la storia dell’Occidente ed ha costruito la sua coscienza collettiva – si è incrinata con la Riforma Protestante e si è interrotta definitivamente con la Rivoluzione Francese. Questo studio si propone di analizzare la crisi della sovranità, mostrando come la sua lenta eclissi abbia prodotto il riemergere di forme arcaiche dell’inconscio collettivo, aprendo la strada a momenti incontrollabili, destabilizzanti e sanguinari nell’agire politico. Come è avvenuto nella Rivoluzione Francese e come potrebbe avvenire ancora. -
La strana copia. Carteggio fra due avversari su natura e funzione della filosofia, con documentazione a sostegno di entrambi
Un carteggio a tema. Unico. Natura e funzione della filosofia. Uno, il metodologo, che ne dice tutto il male che gli è possibile. L’altro, il filosofo, che ovviamente ne dice tutto il bene che gli è possibile. Un carteggio dove, come nelle migliori tradizioni delle dispute, ciascuno rimane del suo parere. Con una sorpresa finale, tuttavia. Quando tra i contendenti urge l’invito reciproco a sostenere le proprie affermazioni con esempi tratti dalla storia della filosofia - da Hume a Berkeley, da Husserl a Schopenhauer, da Heidegger a Ceccato - si scopre che le stesse prove vanno bene a entrambi, che Accusa e Difesa si basano sugli stessi argomenti. O, almeno, così potrebbe sembrare. -
Meyer Shapiro e i metodi della storia dell'arte
Definire il ruolo e l’importanza del contributo di Meyer Schapiro (1904-1996) allo sviluppo degli studi storico-artistici non è semplice, di là dalla retorica eulogistica d’occasione, così come non è semplice ridurre a una rigida ortodossia di scuola la peculiare finezza e insieme la ricchezza del suo stile di ricerca, frutto di poliedrici interessi intellettuali, di voraci curiosità scientifiche, di una multiforme strumentazione filologica e teorica. Eppure, proprio questa difficoltà sembra riflettere esemplarmente il carattere costitutivamente problematico della stessa disciplina storico-artistica, sempre costretta a ridefinire storicamente i propri oggetti di indagine e a rinegoziare con rigore di metodo i propri strumenti di analisi. Il volume delinea il profilo scientifico di Schapiro secondo diverse angolazioni critiche, per cercare di restituirne appunto la complessità non meno che la coerenza, ma anche alla luce dei problemi attuali, pragmatici e teorici, posti dallo studio dell’arte, delle immagini e della loro storia. A partire dunque da una prospettiva privilegiata i saggi qui raccolti si offrono pure come momento di riflessione sui fondamenti, sulle possibilità e i limiti di una disciplina “sfuggente” quasi per definizione. -
Cura di sé e filosofia. Interpretazioni fenomenologiche di Platone
Cosa significa aver cura di sé? Qual è il legame fra la cura di sé e la filosofia? Quale lo sfondo teorico che accomuna medicina e filosofia? Cosa ha a che fare il dialogo, o più in generale il linguaggio, con la cura dell’anima? Questi sono gli interrogativi da cui muove quest’indagine sul ruolo della cura di sé nella filosofia platonica. Il lavoro avanza un’interpretazione fenomenologica nel senso suggerito dal radicamento heideggeriano del conoscere e della ricerca filosofica nella vita effettiva. Proprio attraverso il metodo fenomenologico viene individuato il nesso tra filosofia e cura: la cura del mondo e dell’esistenza implica sempre la modalità d’incontro che è propria del discorso. La centralità del linguaggio, insistentemente sottolineata da Heidegger nel corso degli anni, rappresenta il punto di partenza del libro, che tenta di cogliere il legame fra ricerca filosofica e vita effettiva, fra indagine sulla natura e cura di sé, intesa come cura delle proprie relazioni con il mondo e con gli altri uomini. L’indagine fenomenologica sulla cura, avviata mettendo in discussione la tradizionale opposizione corpo/anima attribuita a Platone, mette in luce un rapporto dialogico fra anima e corpo, e permette di individuare il nesso essenziale fra cura, linguaggio e verità. Il carattere dialogico del filosofare all’interno delle pratiche di “cura dell’anima” è il filo conduttore dell’intero lavoro che, in riferimento a posizioni ermeneutiche contemporanee fra le quali quelle di Foucault e di Gadamer, si propone di rivendicare il ruolo della verità a fondamento della cura. -
Lingua di gatta. Dialogo d'arte tra pittura e poesia
Una scrittrice e una pittrice, venute a conoscere e apprezzare l’una le produzioni dell’altra, decidono di mettersi al lavoro su uno stesso argomento che tocca la loro esperienza personale: la maternità. Le due donne intuiscono un dialogo possibile, la cui felice riuscita è testimoniata da questo libro, che intende comunicare la felicità del dialogo realizzato. L’incontro è sempre gioioso, anche quando quel che ha urgenza di essere espresso gioioso non è. -
La pagina bianca. Thomas Bernhard e il paradosso della scrittura
Questo volume, ripercorrendo i luoghi nei quali Thomas Bernhard, attraverso i suoi personaggi, s’interroga sulla questione della scrittura e del suo “insuccesso”, intende gettare luce sulle potenzialità del “fallimento” stesso, che può essere considerato come un’occasione per ripensare la parola in tutto il suo spessore teoretico e come serbatoio di un senso possibile. Lo scacco nell’impresa di scrittura dell’opera della propria vita è la condizione di possibilità del darsi del successo, così come il silenzio è l’orizzonte della parola stessa, e non la sua negazione. All’interno di queste coordinate si colloca, nel pensiero narrativo di Bernhard, il tema centrale e ricorrente del compito della scrittura, che deve essere eseguito, pur essendo ineseguibile. Quel che gli antieroi bernhardiani si ritrovano di fronte è sempre la pagina bianca: un luogo che è assenza di parola, ma anche uno spazio d’interrogazione sulla propria origine. Se guardato in controluce e da una giusta angolazione prospettica, quel “foglio bianco” si profila come il punto di incontro (e di scontro) di una costellazione di temi: il rapporto tra esistenza e morte, tra compito e origine, tra verità e menzogna, tra partecipazione (alla vita) e rappresentazione (della vita), tra estinzione e produzione, tra memoria e oblio.