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Occhi della notte
Paolo Bertetto raccoglie parole come fossero una concrezione del nulla, e si confronta, al fondo, con quello che non si può ridurre alla pura sfera verbale. Come una preghiera laica, la sua poesia cerca un argine sapendolo fragile, facendo risuonare echi di versi ascoltati e introiettati (da Celan a Ungaretti a Char o Rilke), fino a restituirne non la trama, ma, a volte, quasi un rovesciamento, in una sospensione continua del significante; con un passo che però ha qualcosa di sacrale. Il suo è un viaggio nella disperazione, da un lato itinerario filosofico, dell’altro traccia esistenziale... Lo stile tardo ha bruciato le navi alle spalle. Si è liberato delle paure pur sapendo di non essere al riparo dal terrore, tra immobilità e visione. La scrittura non può nulla e nonostante ciò è l’unica necessità, può tutto. Confrontarsi col proprio destino significa confrontarsi con essa, nel suo enigma."" (Mario Baudino)"" -
Letteratura e demografia. La popolazione nel pensiero degli scrittori dei secoli XIX e XX
Un’indagine sul rapporto tra demografia e letteratura, due discipline solo in apparenza lontane. È il risultato del lavoro di Silvana Salvini, che fa emergere il legame tra i temi cardine dell’analisi demografica (dalla fecondità alla mortalità, dai rapporti generazionali alla vecchiaia), con alcuni tra gli autori più grandi del panorama novecentesco: da Italo Calvino a Natalia Ginsburg, da Thomas Mann a Ernest Hemingway. Ne nasce così uno straordinario caleidoscopio, che stimola da un lato la riflessione intorno ai fenomeni che “formano” le popolazioni, dall’altro ci spinge a leggere e rileggere opere straordinarie della letteratura, per scovarne livelli interpretativi sinora ignorati. -
La memoria degli oggetti
Il volume pone al centro dell’attenzione critica gli oggetti, analizzati non solo in quanto temi ma anche come presenza fisica e attuale nell’esperienza umana, con implicazioni molto rilevanti per l’economia cognitiva e psichica di singoli e comunità. Nell’ambito della critica letteraria e cinematografica, gli oggetti sono stati studiati per lo più – in prospettiva psicoanalitica o decostruzionista – come indicatori del “negativo” (rimosso, represso), come emblemi dell’indicibilità del trauma o, soprattutto dalla critica tematica, come sintomi delle contraddizioni disseminate dal progresso. Ma è interessante tornare a riflettere sugli oggetti intesi come funzioni transitive, come “snodi” e raccordi, punti cardine in cui una parte del vissuto converge, e su cui il presente si innesta con le forme della narrazione, della riflessione, dell’evocazione lirica: discorsi che vertono sugli oggetti come su punti di raccordo tra fasi diverse della vita e “strati” diversi della psiche. In una prospettiva latamente semiologica, gli oggetti vanno dunque visti come condensazioni di significati, e nucleo generativo di discorsi. Sul piano della riflessione più strettamente semiotica, gli oggetti sono qui indagati in una prospettiva legata alla memoria e al trauma, guardando alle forme di negoziazione del senso della storia e del confronto interculturale e intergenerazionale. In particolar modo, attraverso l’analisi di alcuni casi concreti, vengono considerate le relazioni che gli oggetti materiali intrattengono con le forme di elaborazione e rimozione di esperienze traumatiche individuali o collettive. Quelle che possono essere considerate a prima vista come “cose” di uso quotidiano, oggetti banali della vita di tutti i giorni, nei processi di elaborazione della violenza e del dolore riescono a tramutarsi in testi terapeutici o nocivi, a volte legati all’elaborazione altre alla rimozione di quanto subìto o perpetrato. La cultura materiale, in questo senso, si rivela mediatrice di memoria, oltre che attivatrice di emozioni connesse al passato. Il progetto del volume, che punta a costruire interazioni tra semiotica e critica intorno ai temi del trauma e della memoria, nasce dalla collaborazione tra il centro TraMe (Centro di Studi Semiotici sulla Memoria) dell’Università di Bologna, diretto da Francesco Mazzucchelli e Patrizia Violi, e una équipe di studiose e studiosi del Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università di Padova, con rilevanti contributi di Cathy Caruth. -
La catarsi in Aristotele tra mimesis e phantasia
Il termine katharsis è una delle “parole fondamentali” che hanno segnato la riflessione sull’arte, e non solo, della storia del pensiero occidentale. Aristotele usa questo concetto in vari domini della sua ricerca, ma in ambito poietico compare solo in pochi passi della Politica e in una frase della Poetica. Eppure questi pochi passaggi hanno creato una storia delle interpretazioni ricchissima, che questo testo prosegue attraverso un percorso in cui emerge il carattere sovradeterminato del termine “catarsi” e, al tempo stesso, il suo scaturire da due disposizioni fondamentali dell’uomo: il mimeisthai (la tendenza naturale dell’uomo a imitare) e la phantasia. La sfida è stata quella di coniugare queste due tendenze, porle a fondamento della poiesis e del suo telos, la catarsi, e leggere, al tempo stesso, il pensiero aristotelico dell’arte in sostanziale discontinuità con l’apparato categoriale dell’Estetica moderna, in cui il termine phantasia è caratterizzato semanticamente dai concetti di invenzione e creazione. -
Prossimità. La reinvenzione dell'architettura e il caso di Vrin
Il progetto di rigenerazione architettonica della periferia alpina di Vrin ha attratto la critica fin dalla sua genesi. Gli interessati notarono in esso una delicata capacità di reinventare il luogo. In effetti osservando i temi compositivi che contraddistinguono il ridisegno eseguito da Gion Caminada e i suoi collaboratori è possibile scoprire un abaco di principi spaziali in grado di arricchire simultaneamente i nostri ricordi e l’architettura di futuri possibili. Ciò ha reso il caso di questa piccola realtà alpina emblematico di un’attitudine progettuale trasversale che tramite la continuità ha rinnovato le forme dell’abitare. Il tentativo di questo volume è quello di raffigurare tale attitudine confrontandola con ulteriori progetti in grado di costituire un profondo rapporto con il territorio, per costituire un bagaglio di elementi che hanno arricchito il modo di pensare lo spazio antropico a livello sensoriale e funzionale. -
Prisma Celati. Testi, contesti, immagini, ricordi
Scrittore, saggista, documentarista, traduttore, Gianni Celati (1937-2022) è stato tra le figure più versatili del panorama culturale italiano del ’900. ""Prisma Celati. Testi Contesti Immagini Ricordi"""" ne esplora l’opera nelle sue molteplici facce, muovendosi in diverse direzioni: l’analisi testuale, intesa sia come studio delle fonti sia come affondi di taglio comparatistico; lo studio dei contesti in cui Celati ha operato (collaborazioni con riviste, quotidiani e istituzioni culturali); l’esplorazione del suo “pensiero figurale”, cioè del nutrimento tratto dall’intenso dialogo con le arti della visione. A questo si aggiungono ricordi di studiosi e amici. Ne nasce un ritratto a più voci che riconduce l’avventura intellettuale di Gianni Celati alla giusta distanza ermeneutica, maturata dal corpo a corpo con la materialità dei testi e delle testimonianze d’archivio. Adottando strumenti critici multivalenti – dalla filologia alla narratologia, dalla storia della ricezione agli studi di cultura visuale –, i saggi inclusi nel volume sviluppano le relazioni delle giornate di studio Gianni Celati In Context, organizzate da Eloisa Morra e Katia Pizzi e svoltesi il 9 e 10 dicembre 2020 (University of Toronto & Italian Cultural Institute, Londra)."" -
Denkbilder. Analogia e immagini nel pensiero di Johann Gottfried Herder
“Senza la poesia non potremmo neppure esistere”, scriveva Johann Gottfried Herder (1744-1803), uno dei pensatori più significativi del secondo Settecento tedesco. Viviamo come “fanciulli”, usiamo la nostra immaginazione immedesimandoci “poeticamente in situazioni e persone estranee” per poterle conoscere. Sensazioni e intelletto, follia e razionalità, sogni e sapere scientifico, immaginazione e pensiero logico non sono elementi contrapposti, bensì saldamente intrecciati costituiscono il modo in cui conosciamo e ci rappresentiamo il mondo. Ripercorrendo la produzione herderiana dagli scritti giovanili a quelli della fase più matura, l’autrice propone una nuova chiave di lettura del pensiero di Herder incentrata sul ruolo delle “immagini del pensiero” (Denkbilder) e sull’uso di analogie quali strumenti essenziali della conoscenza umana. -
La parola trasformatrice. Strutture, enunciazione, intersoggettività
I linguaggi, verbovisivi, audiovisivi, intermediali, sono sempre più frammisti all’esperienza, sempre più capaci di fare cose e farle fare. Non rispecchiano una realtà e un’umanità a monte, ma agiscono plasmandole e soprattutto trasformandole, con effetti imprevisti individuali e sociali: nei tatuaggi occidentali la personalità emerge sulla pelle della persona; l’infoguerra normalizza il tempo del conflitto e l’uso delle armi; l’etica si ritrova allegorizzata nel sistema della gastronomia; l’intelligenza artificiale risulta avere doti creative pericolosamente competitive. Serve un approccio che non liquidi i fenomeni nell’anything goes né si limiti a constatare l’efficacia dei linguaggi. Questo libro valorizza il pensiero per differenze della semiotica come metodo che aiuta a distinguere i modi in cui mutiamo: cognitivi, pragmatici, sensoriali e passionali. Logica strutturalista, enunciazione, intersoggettività sono le chiavi per indagare il senso degli avvenimenti, certi che anche i momenti di estasi e meraviglia che il mondo offre ci segnano solo nella loro comprensione. -
Espressione e nascondimento identitario in letteratura e nel cinema. (Giornata di studi) A cinquant'anni dalla pubblicazione di «Maurice» di Forster
Cinquant’anni sono già una bella cifra. Ma il romanzo di Edward Morgan Forster ne avrebbe in realtà più di cento se l’autore non avesse deciso, dopo averlo scritto, di non pubblicarlo; fu così che venne alla luce solo nel 1971, un anno dopo la morte dell’autore. A partire da questa particolare vicenda editoriale, e per celebrare la ricorrenza della prima pubblicazione, è stata indetta una giornata di studi con l’obiettivo di analizzare, anche in un senso più approfondito, i numerosi spunti di riflessione forniti dal romanzo. Abbiamo perciò chiesto a una serie di personalità, legate al mondo accademico o della ricerca, di aiutarci a sbrogliare questa complessa matassa: Salvatore Asaro, Franco Buffoni, Margherita Giacobino, Annamaria Lamarra, Gian Pietro Leonardi, Gigi Malaroda, Nerina Milletti, Vincenzo Patanè, Marco Pustianaz e Luca Starita. -
La morfologia derivazionale e il problema del tempo. Dall'antichità greco-romana a Franz Bopp
Il volume tratta la storia della morfologia derivazionale e, in particolare, la relazione tra quest’ultima e il problema del tempo tra la linguistica greco-romana e gli anni ’30 del XIX secolo. Oltre a un’introduzione dedicata a questioni di carattere generale e alle conclusioni dedicate alla storia della morfologia derivazionale nella linguistica indoeuropea del primo ’800, il corpo principale del lavoro consiste di tre capitoli che si occupano, rispettivamente: dell’antichità greco-romana, delle grammatiche delle lingue classiche ed europee nel periodo compreso tra Medioevo ed Età dei Lumi, infine delle grammatiche sanscrite pubblicate in Europa tra il Barocco e i primi anni del XIX secolo. Scopo principale del lavoro è quello di ricostruire come si sia formato in origine, e come si sia evoluto nel corso del tempo, quel particolare legame tra la morfologia derivazionale e la diacronia (o l’ontogenesi del linguaggio) che è ha caratterizzato, con alterne vicende, tutta la storia linguistica passata fin quasi ai nostri giorni. -
Dalla luna ai rinoceronti. Storia di un geologo, di un manager e di un conservazionista
"Dalla Luna ai rinoceronti"""" è la storia di Michele Sofisti, geologo che diviene un quotato e itinerante manager – in Ferrari, Omega, Swatch, Gucci – e che poi “ritorna” attivamente alla Natura, impegnandosi nella conservazione di specie animali, foreste e oceani. Una raccolta di esperienze di vita, di incontri e di emozioni messe a nudo. Un viaggio in divenire che si propone di sensibilizzare le persone a credere che un cambiamento verso una migliore interazione tra noi e il mondo naturale, che ci nutre e sostiene, sia possibile e che vada intrapreso immediatamente. Viaggio che simbolicamente comincia dalle missioni Apollo per andare sulla Luna – che, per la prima volta, mostrarono all’uomo da una nuova prospettiva l’unicità del nostro meraviglioso pianeta – e finisce ai rinoceronti, animali massacrati per il loro corno, diventati, loro malgrado, simbolo dell’ignoranza e dell’avidità umana, ma soprattutto di come la stupidità di pochi, nell’interagire con la Natura, possa essere estremamente distruttiva per tutti. La storia narrata, tra tennis e sci, Ferrari e meravigliosi orologi, vuole porsi l’obiettivo di portare un messaggio finale che spinga il lettore ad agire con urgenza e positività nei confronti del nostro pianeta, ma non per salvarlo, dell’uomo infatti la Terra può fare anche a meno, ma per preservare noi stessi e le generazioni future." -
Proprio come la dieta mediterranea. Buono da mangiare... nutrire... pensare! Appunti, riflessioni, divagazioni su cibo e altro a inizio Antropocene
L’argomento discusso è l’attuale rapido cambiamento delle abitudini e comportamenti alimentari verso la loro sostenibilità. Lo scenario è il sistema globalizzazione, in particolare il Food System. I tempi sono la nuova Era Antropocene, caratterizzata dai grandi numeri (otto miliardi circa) di Homo sapiens che vive in un continuo futuro-presente. L’ambiente è Nurture: natura irreversibilmente trasformata e (mal-) governata dagli umani. Gli attori sono gli umani ancora poco consapevoli di essere parte di una comunità che comprende non solo noi sapiens ma l’intero ecosistema. Sembra necessaria anche per l’alimentazione (punto di incontro tra bisogno biologico e comportamento: natura/cultura) una conversione culturale che attenui l’attuale dualismo/scontro in dualità/dialogo per raggiungere un ragionevole compromesso tra natura ed umani. -
Le catene dello smartphone. Rischi e implicazioni psicologiche della rivoluzione digitale
La nostra società è completamente disseminata di tecniche digitali e di oggetti che sono entrati a far parte della nostra quotidianità, come gli smartphone, il sistema Gps e i robot conversazionali che rispondono ai nostri comandi vocali. La rivoluzione digitale ci porta a stabilire relazioni mediate più in mobilità che da una postazione fissa e sembra che ciò rappresenti un’ulteriore forma di semplificazione della comunicazione. Al contrario, la percezione che se ne ricava, è quella di una colonizzazione dell’essere umano da parte delle macchine digitali, che tendono ad annullare la sua singolarità. Quali cambiamenti ha prodotto la rivoluzione tecnologica nella nostra personalità e quanto sta modificando la nostra vita di relazione l’abitare per tempi prolungati nell’ecosistema digitale dei social media? Questo distacco dalla realtà circostante in qualunque contesto sociale ci troviamo, quanto sta impoverendo la nostra vita affettiva e riducendo l’interesse per il mondo esterno abitato dai nostri simili? L’autore riconosce gli indubbi vantaggi che si ottengono con l’uso della tecnologia, ma al tempo stesso, evidenzia le problematiche psicologiche che si accompagnano alla sempre crescente passione per il mondo virtuale e per le semplificazioni offerte dal digitale e dall’intelligenza artificiale. -
Affetti s/connessi. Rigenerare sentimenti e legami nel tempo che divide
Questo saggio percorre itinerari impervi di riflessione, affrontando le inquietudini che agitano i nostri rapporti quotidiani. Nel caos odierno, gremito di barriere di relazione e divisioni, quale futuro ci attende? Una tendenza atomizzante rischia di farci girare a vuoto attorno a noi stessi, separandoci gli uni dagli altri, rendendo deboli le interazioni tra le persone, nella confusione tra virtuale e reale. Ma sentimenti e legami sono necessari per crescere e non possiamo rinunciarvi. In tal senso l’indagine affidata a queste pagine diventa suggerimento educativo, luogo di gestazione e riscatto, oltre ogni diaspora e divario generazionale o culturale. L’uso che facciamo della nostra soggettività e la manutenzione delle relazioni si confermano indispensabili sistemi educativi di regolazione dei nostri affetti per realizzare una diversa e adeguata connessione tra il consolidato dalla storia e l’incertezza del domani. I vissuti escono dal “personale”, si declinano al plurale e ci convincono a seguire itinerari di cambiamento, per condurre una vita meno schizofrenica e distratta. Nel nostro sistema complesso niente è scontato, pertanto alla domanda sul futuro, l’autrice ci invita a rispondere: “il futuro non è ciò che ci accadrà, ma ciò che faremo”. -
Montelabreve story. Quattro volte D
Nel paesino di Montelabreve una classe di studenti è bloccata dalla neve in una vecchia casa di montagna. La stranezza del luogo si manifesta durante la prima notte e al sorgere del sole gli animali restano nelle stalle, timorosi di qualcosa che sembra dover accadere, ma che solo loro paiono comprendere. Un diario scritto da una giovane donna di inizio Novecento, Gilda Venturini, viene ritrovato: dalla sua lettura emergono storie oscure apprese in Vaticano, di mezzo c’è un prete e un libro nascosto tra gli anfratti dell’abbazia di Badia Tedalda. Questi gli ingredienti per l’arcana atmosfera che si scoprirà avvolgere la misteriosa casa. In tale scenario i ragazzi iniziano a raccontarsi, leggendo i propri scritti più intimi e, mentre parlano una volta tanto di sé stessi, strane congiunture ed enigmatici eventi ritornano da un tempo profondo, intrecciandosi alle vite dei giovani. Una seconda notte scenderà sulla casa e nelle anime dei protagonisti, ma cosa recherà con sé la luce del giorno? Un thriller storico ispirato a fatti realmente accaduti, al quale seguono una serie di riflessioni teoriche intorno agli elaborati degli scolari e due saggi di Silvano Tagliagambe e Franco Canestrari, che attraverso il prisma delle loro rispettive discipline (filosofia e biologia), cercano di tessere una trama sottile sul nostro tempo, nonché sulle giovani e inquiete generazioni che lo abitano. -
Corporeità e natura in Leopardi
In Giacomo Leopardi poesia e filosofia convergono verso una visione tragica, intrisa di corporeità, di natura e del posto occupato in essa dagli uomini e dagli altri viventi. Il libro segue alcuni percorsi privilegiati della corporeità in Leopardi, nel rapporto tra corpo sano e corpo malato, nella dinamica della malinconia e delle illusioni, nella descrizione del “corpo delle nazioni”, nella messa in gioco del rapporto tra corporeità e orizzonte cosmico. La tensione tra bisogno di conoscenza e ricerca della felicità si apre all’illusione dell’infinito che scuote la corporeità umana dinanzi all’immensità della natura. Vengono trattati aspetti centrali del pensiero leopardiano desunti dall’intera produzione poetica, letteraria e filosofica di Leopardi: il rapporto con il (proprio) corpo, la riflessione sull’infinito e sull’indefinito, i nessi tra malinconia, conoscenza e rimembranza, le dinamiche del sogno e dell’immaginazione, il tema religioso, la lettura disincantata delle vicende moderne delle nazioni, il suo rapporto con Vico e il vichismo, la presenza della Luna, la visione cosmica e il viaggio sublime di Dedalo nei Paralipomeni. -
I furbi dell'apocalisse. Il nemico necessario e la guerra in Ucraina nella politica estera americana
Il volume raccoglie due saggi scritti in epoche differenti (2007 e 2022), finalizzati entrambi a mettere in discussione l’idea alla base della politica estera degli Stati Uniti d’America, ovvero che la nazione americana sia segnata da un destino “manifesto” voluto da Dio, che la rende per questo “indispensabile” e quindi al di sopra di ogni idea di realistico compromesso politico, proprio della diplomazia tradizionale. Tale modello di conduzione degli affari esteri spiega le scelte intraprese nelle fasi critiche della storia contemporanea, sempre orientate alla determinazione di un avversario quale figura necessaria. La guerra in Ucraina va quindi compresa non solo partendo dalle azioni della Russia, ma anche sullo sfondo di queste idee e di questi presupposti, che possono spiegare l’occultamento delle vere ragioni del conflitto e le cause della falsa rappresentazione del nemico, spacciato per “colui” che vuole strutturalmente il male della “nazione indispensabile” e così pure dei suoi alleati. Si tratta di un’ideologia che, fingendo di rifiutare la logica classica della geopolitica, di fatto punta a saldare l’interesse economico degli USA e le prospettive di alcuni suoi alleati strategici: nello specifico i paesi del blocco baltico (in primis la Polonia), da sempre nemico della Federazione russa e teso alla disgregazione di quest’ultima. -
Bramea (racconti persi nel tempo)
Durante tutta la sua vita Alessandro Tessari ha cercato di non farsi capottare dalle onde del destino o dalle onde che andava cercando infilandosi con cura nei labirinti dove è facile perdere il senno, costruendo così la propria perdizione. Voleva intitolare questi racconti Infernalia perché tanto hanno a che fare con i momenti bui della sua vita. Poi ha optato per Bramea, titolo del racconto che preferisce, dedicato a Marco, amico e compagno di tanta parte della sua vita. -
Atti e cronache dal 2060. Note di antropologia della tecnica
“Immaginiamo che nel 2060 qualcuno voglia conoscere qualcosa a proposito del mondo di oggi. L’enorme quantità di informazioni che nel presente nasce in forma digitale o viene registrata partendo da supporti analogici e resa disponibile in rete rappresenta una preziosa testimonianza della nostra epoca. Ma fra cinquant’anni, cosa resterà di tutto questo materiale digitale tanto ingente quanto evanescente, considerando anche la rapida obsolescenza delle tecnologie?” Così si poteva leggere sulla pagina web del Politecnico di Torino nel 2010. Questo libro non è una raccolta di racconti di fantascienza; la vera sfida di questi scritti meta-scientifici è stimolare i giovani ricercatori di oggi, frequentatori di un corso di Antropologia della tecnica, ad allargare gli orizzonti politecnici e a proiettare in avanti, verso i ricercatori del futuro, le proprie competenze specialistiche, azzardando ipotesi e immaginandone conseguenze. -
La filosofia di Indiana Jones. Nuova ediz.
Dall’Arca dell’Alleanza al segreto dei teschi di cristallo, dall’America all’India passando per il Vecchio Continente, sfidando predatori, spie e militari, ora nazisti, ora sovietici: attraverso l’immaginario storico, geografico, ma soprattutto mitico a cui attinge la saga di Indiana Jones – film di immenso successo, ma anche telefilm, fumetti, videogiochi – il genio di Lucas e quello di Spielberg si cimentano in una sfida creativa che ha pochi analoghi nella cosiddetta cultura di massa. Una cultura rivolta all’entertainment, certo, ma non per questo ingenua o superficiale. Non stupisce dunque che nelle avventure di Indiana Jones sia presente una vera e propria visione del mondo, articolata e complessa. Un’immagine dell’uomo, un senso della vita, delle vicende terrene, del potere e della forza, che trovano espressione nella formazione e nelle avventure di un personaggio che affonda le sue radici sia nel mondo del mito e del simbolo sia in quello della cultura di un’epoca, ovvero di quel “secolo breve” in cui le società sono mutate radicalmente. Ecco allora che, se un grande filosofo come Heidegger sosteneva che le radici del pensiero genuino andassero cercate nel linguaggio poetico, altrettanto si potrebbe dire per il linguaggio filmico, perché anch’esso trae ispirazione da quel mondo immediato e inconscio da cui emergono le immagini primordiali, la trama subliminale che ispira ogni grande pensiero e ogni grande cultura.