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Gli studi europei nella facoltà di scienze politiche. Il contributo della facoltà «Roberto Ruffilli» a 50 anni dai trattati di Roma
Gli atti raccolti in questo volume costituiscono il frutto conclusivo del convegno di studi organizzato a Forlì il 9 novembre del 2007 presso la Facoltà di Scienze Politiche “Roberto Ruffilli”, in occasione del Cinquantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, istitutivi della CEE e di EURATOM.La Facoltà di Scienze Politiche di Forlì ha voluto celebrare tale anniversario attraverso un incontro di studi che tentasse di capire e di spiegare quale fosse stata l’influenza esercitata dall’integrazione europea sulle discipline oggetto degli studi e degli insegnamenti dei docenti della Facoltà stessa. L’obiettivo che la giornata di studi si poneva era anche quello di evidenziare l’importanza dello studio dell’Unione Europea nelle facoltà di Scienze Politiche, poiché è proprio in queste facoltà – caratterizzate da un apporto e da una offerta formativa/professionale pluridisciplinare – che tali studi si sono maggiormente sviluppati e affermati.Per tale ragione sono stati coinvolti docenti di ogni disciplina – Storia, Diritto, Scienza politica, Sociologia, Economia – come è nella tradizione dei corsi di studi della Facoltà. Ripercorrere l’evoluzione di tutte queste discipline è come ripercorrere il processo d’integrazione da diversi punti di vista. Il risultato può essere coinvolgente, di certo utile sia per i docenti, sia per gli studenti. In particolare a loro è rivolta questa pubblicazione. -
Controllo sociale e prevenzione. Un approccio criminologico
Nel libro si effettua una rassegna riguardante le tematiche della prevenzione della delinquenza: si tratta di un lavoro iniziato nell’ambito del programma “Marco Polo” presso il CESDIP-CNRS (Centre de recherches Sociologiques sur les Institutions et le Droit Pénal) ed il servizio di Prevenzione/Mediazione del comune di Sainte-Geneviève des Bois nella banlieue parigina.Viene effettuata un’analisi sistematica delle molteplici sfaccettature della prevenzione del crimine quale attività pubblica strettamente connessa ad altri aspetti della vita politica e sociale di un territorio, tenendo presente che la complessa e vulnerabile società attuale pone sempre nuove sfide in termini di conflitto sociale.Il volume si sofferma su possibili approcci e strumenti attorno ai quali si programmano le politiche per la riduzione dei rischi di vittimizzazione e dei livelli di criminalità e, pertanto, si rivolge agli operatori del settore e a tutti coloro che, a vario titolo, si occupano di prevenzione quale modalità di controllo del crimine. -
Lettura propedeutica a «la sfera decisionale autonoma del soggetto»
L’elaborazione e la stesura di questo testo, che raccoglie la presentazione dei diversi capitoli nel corso di Sociologia della Conoscenza, tenutosi nel 2004 presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna, e che si propone di agevolare la lettura del testo di riferimento:”La sfera decisionale autonoma del soggetto. Bioetica, Tecnologia, Informazione in Karl Mannheim”, Ed. CLUEB, Bologna, 2004, nascono in concomitanza al dibattito scientifico sulla rivendicazione da parte del settore scientifico della mancanza di autonomia riguardo i programmi di sperimentazione, anche nel campo della bio-genetica; ed inoltre dell’eccessiva, ma soprattutto inadeguata ingerenza da parte della rappresentatività religiosa, in particolare quella cristiana cattolica, e dei partiti politici che la rappresentano, in questioni che la scienza ritiene a torto o a ragione di stretta pertinenza, anche nell’ambito della decisionalità, della sola sfera scientifica. In questa ottica, secondo il sociologo K. Mannheim, a sfera decisionale autonoma del soggetto non è un concetto amorfo, ma la piena realizzazione dell’uomo in quanto tale, un uomo che attraverso il proprio contributo derivante da una decisione “libera” e nello stesso tempo, proprio per questo,”?consapevole”, realizzi una democrazia matura in cui la partecipazione degli individui diventi, come egli auspica, partecipazione attiva alle decisioni fondamentali, sia riguardanti la sfera dei mondi vitali, sia i rapporti con le Istituzioni. Attraverso l’attenzione suscitata dagli accesi dibattiti sulla procreazione assistita e sulla fecondazione artificiale e sulle aberrazioni che la sperimentazione, non adeguatamente regolata e svincolata da criteri valutativi e valoriali, talvolta produce, le teorie di Mannheim, hanno conosciuto un inaspettato risveglio e si sono prepotentemente dimostrate di straordinaria attualità. -
Chan yig. Il libro tibetano delle danze
È molto difficile rispondere alla domanda su come siano nate le danze ’cham; tuttavia si può sostenere che nelle forme attuali le danze culturali del lamaismo siano indubbiamente una sintesi dei costumi originali tibetani con i concetti e le pratiche del tantrismo indiano.Secondo le tradizioni orali e del ’Cham yig talvolta gli autori delle danze le hanno create partendo sia da princìpi cosmologici e iconografici generali che da visioni avute in sogno, in accordo con gli insegnamenti religiosi delle rispettive scuole. Si ritiene generalmente che alcuni creatori di danze abbiano inventato i movimenti coreografici dopo aver visitato in sogno la montagna di rame colorato (zangs mdog dpal ri) della leggenda di Padmasambhava. -
La biblioteca come servizio. In memoria di Piergiorgio Brigliadori
Concepito in origine come festoso omaggio per il preannunciato pensionamento di Piergiorgio Brigliadori (1941-2006), questo volume si è trasformato, per l’imponderabilità del fato, in dolente tributo alla memoria. Capovolto di necessità il segno della destinazione, rimane immutato il motivo conduttore che lo ha ispirato. L’indice del libro riunisce il sodalizio di amici di Piergiorgio, cioè quel gruppo di lavoro che, frequentando nel tempo la biblioteca «Aurelio Saffi» di Forlì, ha contratto molti debiti con le competenze del dedicatario. Il quale esercitava un giuspatronato naturale sulle Raccolte Piancastelli, in virtù di una conoscenza impareggiabile: di qui la stima per il bibliotecario e l’affettuosa sollecitudine di tutti per la sua schiva persona. I contributi, disposti in serie cronologica, delineano un diagramma indicativo, raccolto intorno al filo rosso di occasioni, temi e figure in larga misura sollecitati dal pretesto privato che li ha suggeriti, sicché preme rilevarne la convergenza obiettiva. Il fuoco dell’analisi accredita difatti a parte obiecti una sorta di fotografia della sfaccettata cultura di Brigliadori: quasi che si trattasse di un negativo emerso per suggestione nell’immaginario di chi lo ha avuto familiare, ricavando dalla sua frequentazione stimoli nutritivi. Nasce da questa consapevolezza anche il titolo, imposto dalla deontologia del protagonista, che raccomanda la silloge a quanti continuano ad avere a cuore le sorti della cultura, nella distratta Italia televisiva di oggi. Perché è nostra convinzione che la biologia dei libri, intesa come capacità di tramandare messaggi a futura memoria, costituisca un’eredità imprescindibile. Piace immaginare che questo monito sia l’ultimo avviso dettato dall’appassionata saggezza dell’amico perduto.Con saggi di Arnaldo Bruni, Andrea cristiani, Lara Michelacci, Elide Casali, Paolo Rambelli, Luca Frassineti, Emanuela Ercolani – Carlo Poggi, Angelo Romano, Duccio Tongiorgi, Laure Pellicer, Pantaleo Palmieri, Ulisse Tramonti, Roberto Balzani, Renzo Cremante, Fausta Garavini, Lilia Ponzio, Sante Medri -
Antropologia della musica nelle culture mediterranee
Antropologia della musica nelle culture Mediterranee è dedicato alla memoria di Tullia Magrini, Professore di Etnomusicologia e di Antropologia della musica presso il Corso di laurea in “Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo” (DAMS) e il Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna, venuta a mancare nel 2005. Il volume presenta caratteri particolari. Oltre a contenere tanto contributi in lingua italiana che in lingua inglese, come è immediatamente visibile, esso è realmente dedicato a Tullia Magrini in ogni sua parte, perché i saggi che contiene fanno riferimento diretto al suo lavoro e ai suoi interessi di studio e ricerca. Nel 1992 fondò lo Study Group su “Anthropology of Music in Mediterranean Cultures” dell’International Council for Traditional Music (UNESCO) e, nel 1996, la pionieristica rivista elettronica Music and Anthropology. I contributi al volume non provengono solo da etnomusicologi, dal momento che Tullia Magrini riteneva che negli studi mediterranei la dimensione storica fosse altrettanto importante di quella antropologica. Questo Gedenkschrift, o volume In Memoriam, è dunque mirato al Mediterraneo, un nodo di interazioni culturali e musicali nel quale ogni sorta di processo antropologico possibile e immaginabile è visibilmente presente.Musical Anthropology in Mediterranean Cultures is dedicated to the memory of Tullia Magrini, Professor of Ethnomusicology and Anthropology of Music at the Corso di laurea in “Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo” (DAMS) and in the Department of Music and Performing Arts of the Università di Bologna, who passed away in 2005. The volume is in more than one way distinctive. First, it gathers contributions in both the Italian and English languages. More important, each contributor has taken this opportunity to express a special indebtedness to Tullia Magrini by connecting with her research experiences and interests. In 1992, she founded the Study Group of the International Council for Traditional Music (UNESCO) which specifically addresses the “Anthropology of Music in Mediterranean Cultures,” and in 1996 Music and Anthropology, a pioneering Internet journal. In keeping with her vision for a common anthropological and historical dimension in Mediterranean musical studies, the contributors come from across the disciplinary landscape. This Gedenkschrift, or memorial volume, is therefore focused on the Mediterranean, a net of cultural and musical interactions in which every conceivable anthropological process is noticeably present. -
Vox populi? Pratiche plebiscitarie in Francia, Italia, Germania
Il plebiscitarismo è un fenomeno in espansione, se non un’autentica forma della democrazia del tempo presente, anche in Italia. Quali sono i suoi antecedenti teorici e pratici? Il volume propone temi cruciali e li affronta, per la prima volta in Italia, con metodo comparato: legittimità e legalità, personalizzazione carismatica e plebiscitaria del potere, sovranità popolare e consenso di massa utilizzati a fini illiberali, funzioni di allargamento della partecipazione e di apprendistato alla cittadinanza politica svolte dai plebisciti. Le pratiche e i principi plebiscitari investono la forma della democrazia nel suo complesso e ne evidenziano limiti e percorsi contrastati.Decine di consultazioni elettorali di tipo plebiscitario e di voti per Sì e per No confluiscono in un’interpretazione di lungo periodo e tre casi nazionali decisivi per la storia d’Europa – Francia, Italia e Germania – sono messi a confronto. Questioni storiografiche e grandi svolte politiche, se viste sotto la lente delle congiunture plebiscitarie, invitano a un percorso insolito dentro la contemporaneità: dalla Rivoluzione francese alla democrazia referendaria di De Gaulle, passando per l’Ottocento dei due Bonaparte e del «lungo» Risorgimento italiano, si approda alla stagione delle dittature totalitarie del secolo XX e agli esperimenti plebiscitari del fascismo italiano e del nazionalsocialismo tedesco. -
Diplomazia e autogoverno a Bologna nel Quattrocento (1392-1466). Fonti per la storia delle istituzioni
Dialogo con il sovrano pontefice e strutturazione istituzionale interna sono i due filoni principali attraverso i quali delineare l’ambiente politico in cui, nella prima metà del XV secolo, il comune di Bologna realizzò, o per lo meno cercò di realizzare, una convivenza con il papato che non mortificasse le sue forti aspirazioni all’autogoverno.Attraverso l’analisi dei momenti emergenti nel complesso dei contatti diplomatici instaurati tra comune e Santa Sede, si delineano strumenti e spazi della difesa della libertas comunale, entro cui organizzare le forme dell’autogoverno.Questi ‘spazi’ nelle loro finalità istituzionali sono presi in considerazione nei frangenti in cui, con alterne vicende, i giochi di forza interni portavano a un progressivo definirsi degli equilibri politici del comune che, pur richiamandosi ‘propagandisticamente’ all’antica vocazione ‘popolare’, si stava dando forme assolutamente nuove, strettamente oligarchiche, ponendo le basi per l’ascesa politica della famiglia Bentivoglio. -
Lo stato globale
La crisi economico-finanziaria che ha investito il mercato globale pone più che mai all’ordine del giorno l’interrogativo sul ruolo dello Stato nel presente-futuro del “sistema mondo”. Preda di un “eccesso di politico” che non riesce a governare, lo Stato della contemporaneità sembra catturato in un doppio movimento che se da una parte lo obbliga a riprendere e a riproporre i propri fattori costitutivi, dall’altra lo getta fuori della statualità classicamente intesa. Di tale complicazione i saggi raccolti nel presente volume rendono conto, nei variegati itinerari di uno “Stato globale” tanto presente e attivo quanto strutturalmente instabile.[Testo dell’editore] -
Specchi di carta. Percorsi di lettura in tema di medicina narrativa
Malato, Medico, Malattia. I tre vertici del triangolo che Ippocrate fissò nella sua struttura di base nel V secolo a.C. rappresentano, ancora oggi, un nesso inscindibile e una sfida: è cambiato il contesto, sono mutati gli attori ed è cambiata la concezione della malattia, ma, all’interno della nuova relazione clinica, si vivono gli stessi drammi e le stesse aspettative, si pongono le stesse domande profonde. Nel quadro delle strategie con cui aprire il mondo del malato agli occhi del medico, per consolidare un’antica alleanza terapeutica, la memoria e l’autobiografia offrono la possibilità di ricondurci al senso del vissuto, chiedendo un’attenzione operosa e partecipata. È una nuova forma di ascolto attivo, che sostanzia di dignità la voce del malato e la trasforma in risorsa. Tale metodo è centrato sul malato, la persona è protagonista e la parola, scritta e narrata, costituisce il legame tangibile con un mondo, le cui certezze spesso necessitano di essere confermate. Per potenziare questo approccio e, di conseguenza, umanizzare la formazione del medico, spesso impostata in senso forse eccessivamente meccanicistico-tecnologico, è stato da più parti prospettato che nel curriculum formativo fossero inseriti anche momenti di riflessione diversi, tra cui l’analisi di opere letterarie, con significativi riferimenti a problemi di medicina, di malati e di malattie.Questo volume propone una antologia di brani di autori italiani e stranieri, contemporanei e non: da Proust alle novelle di Pirandello, dall’ironia di J. K. Jerome alla cupa drammaticità di Céline, si dà voce all’esperienza umana della malattia, ma anche alla fiducia nella scienza, alla fede nella professione, al diverso percepire se stessi nel momento del dolore e nel processo di cura. In questo modo viene offerta al docente, al medico, allo studente, ma anche al generico lettore, una scelta di passi su cui riflettere, per imparare a ricollocare e comprendere le persone nel proprio specifico contesto e mettere a fuoco, oltre alle necessità del malato, nella sua interezza, anche nuove strategie di intervento. -
Marketing e comunicazione non convenzionale. Guerrilla, virale, polisensoriale, emozionale
Questo libro è utile perché farà scoprire al lettore cose che conosce già ma senza sapere di conoscerle. Quindi lo aiuterà a superare il complesso di inferiorità di fronte a parole quali: Buzz Marketing, Viral Marketing, Marketing polisensoriale-emozionale.Si scoprirà come il primo “buzz agent” della storia sia stato un serpentello che reclamizzava mele nell’open space polisensoriale di un luogo chiamato “paradiso terrestre”.Si scoprirà come i primi ed i più grandi successi di marketing virale risalgono a migliaia di anni fa, senza avere a disposizione budget della direzione commerciale, senza spot, senza internet. Si chiamano: Taoismo, Confucianesimo, Buddismo, Ebraismo, Cristianesimo, Islamismo.Si scoprirà che le grandi strategie polisensoriali dei brand del fashion e delle multinazionali in realtà non sono nuove ma datano, anche queste, migliaia di anni ed erano: aromaterapia, cromoterapia, musicoterapia. Un business anche a quei tempi.Stiamo spudoratamente copiando dagli antichi?Si scoprirà come noi stessi, nel momento in cui decidiamo la conquista di un partner sapremo inventare veloci azioni di guerrilla e seduttivi mix polisensoriali di profumi, colori, luci e… tatto!Nel libro si parla di tutto questo ma si chiama: “Marketing e comunicazione non convenzionale”.Se ne parla in modo concreto: concetto di base, struttura operativa e molti esempi.L’autore, concreto per sua natura e per quasi una quarantina d’anni di sfide aziendali, sa disporre sulla scacchiera tutte le pedine in modo chiaro, ordinato e strategico.“La conoscenza è potere” scriveva Francis Bacon.Questo testo introduce, senza dispersioni, alle attività del guerrilla, del virale, del polisensoriale dell’esperienziale ed emozionale.“La mente è come un paracadute – asseriva Einstein – funziona solo se si apre”. Questo dipende dal lettore, non dall’autore. -
Per la storia del concetto di probabilità. Saggi
A Maurizio FerrianiPrefazioneAvvertenza1. Storia e «preistoria» del concetto di probabilità nell’età moderna (1978)2. Leibniz, Bernoulli, il possibile e il probabile (1982)3. Dopo Laplace: determinismo, probabilità, induzione (1979)4. C.S. Pierce on Probability (1982)5. Da Cambridge a Cambridge: Pierce e i «logici britannici» (1987)6. L’erosione del determinismo (1992)7. «L’alchimia della logica»: Keynes versus Jevons (1999)Appendice1. Un congresso lungo un decennio: Pierce logico, epistemologo, metafisico (1999)2. Pierce e i diagrammi di Eulero-Venn3. Peirce on Abduction (2006) -
Insegnare la storia dell'arte
Il libro raccoglie i contributi di gran parte dei docenti e di un gruppo di diplomati dell’indirizzo Storia dell’arte, già Arte e disegno, della SSIS (Scuola di specializzazione per l’Insegnamento Secondario) di Bologna. Inteso a rivolgersi agli insegnanti delle superiori, il libro esplora vari aspetti della didattica disciplinare. Si parte dalla riflessione sul cammino, quasi decennale, della SSIS e si mettono a fuoco sei paradigmi didattici utili a rafforzare e rinnovare l’insegnamento della storia dell’arte. Si approfondiscono dei percorsi sul manuale, l’antico, le potenzialità di Internet, l’uso didattico della fotografia, le dinamiche della “rete delle forme”, la prospettiva di genere. Si valorizzano alcune testimonianze di insegnamento di ex sissini, diventati docenti precari.La memoria della scuola è affidata anche alle tante tesi di tirocinio, discusse dal 2000 ad oggi, elencate nella sezione “Archivio”, che possono prestarsi a suggerire piste di lavoro e spunti per esercitazioni in aula. La vocazione avvertita è quella di aprire un dialogo con il lettore, di raggiungere un pubblico largo, non solo gli insegnanti, che pure sono gli interlocutori privilegiati di queste pagine, ma anche, si spera, gli studenti della materia, gli operatori culturali, i conservatori dei musei e tutti quanti hanno a cuore il destino dell’arte, incalzata dall’urgenza della globalizzazione e delle trasformazioni sociali. -
Il club '87. Vent'anni di vita cooperativa
Il Club ’87 è stato punto d’incontro e fucina di iniziative per tutti coloro che hanno creduto e credono negli ideali di solidarietà, partecipazione e mutualità a cui si ispira la cooperazione. Qui si narra la storia del Club ’87, ed è una storia che parla di uomini, ma soprattutto di cooperatori, di ideali e della capacità di condivisione che essi hanno espresso attraverso il dialogo e la partecipazione. Quegli uomini che hanno avviato il lungo e laborioso percorso del superamento dei residui pregiudizi ideologici e delle divisioni tra le centrali cooperative. Questa ricchezza, di valori, esperienze e ideali è il patrimonio trasmesso alle generazioni future. Un patrimonio da non disperdere perché il cammino non è giunto al termine. -
Vecchie e nuove dipendenze. Manuale multidisciplinare
Il volume intende accompagnare il lettore all’interno del mondo delle droghe, e delle dipendenze in genere, partendo da come funziona “fisiologicamente” e “patologicamente” il cervello, per approdare, nello specifico, all’analisi delle droghe (quali sono, come agiscono, i loro effetti, la terapia) e delle dipendenze (in particolar modo le nuove dipendenze), senza tralasciare l’importanza del contesto sociale che queste dipendenze produce ed induce. L’originale prospettiva da cui partono gli autori consente di affrontare il problema non come una minaccia che colpisce indiscriminatamente, come fosse un virus o un batterio, ma studiando l’Uomo in sé, i meccanismi di funzionamento del cervello, le parti costitutive dell’essere umano, quell’Uomo, cioè, che “sceglie”, più o meno consapevolmente, di assumere droghe o di divenirne dipendente.È necessario infatti considerare il problema della droga, del gioco d’azzardo, di internet come riflessi del fenomeno Uomo, con le sue debolezze, le sue fragilità, le sue paure, ma anche le sue patologie, le sue scelte, la sua cultura, i suoi bisogni di sicurezza o di dipendenza.Gli autori, inoltre, sottolineano come l’attenzione venga sempre rivolta all’“oggetto” della dipendenza, qualunque esso sia, droghe, gioco, internet, TV, sesso, etc, arrivando erroneamente a demonizzare l’oggetto stesso della dipendenza e riducendo l’Uomo o a semplice vittima o, al contrario, connotando la dipendenza come “vizio”. -
La politica, la scienza, le armi. Luigi Ferdinando Marsili e la costruzione della frontiera dell'impero e dell'Europa
Il regno di Leopoldo I segna l’ascesa della Monarchia austriaca a grande potenza; dopo aver affrontato con successo una difficile guerra su due fronti contro la Francia di Luigi XIV e contro i turchi, nella pace di Carlowitz (1699) l’Imperatore consolida il dominio asburgico particolarmente sui territori danubiano-balcanici, vero e proprio “antemurale” della “cristiana Europa” contro l’Impero ottomano. Tale funzione viene ampiamente sottolineata dagli alti gradi militari che della riconquista dei territori della Corona ungherese, precedentemente in mano ai turchi, furono diretti protagonisti: fra questi una figura come quella del generale e scienziato bolognese Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730) assume particolare importanza. Plenipotenziario di parte imperiale per la definizione dei confini stabiliti nella pace suddetta, egli è artefice di un importante progetto di nuova regolamentazione della frontiera sud-orientale in cui la politica, la scienza, le armi risultano alleate di necessità. Anche nella sua veste di scienziato, membro delle più importanti Accademie scientifiche europee e fondatore a Bologna dell’Istituto delle Scienze, Marsili amerà spesso sottolineare lo statuto di scientificità del mestiere delle armi, punto di incontro privilegiato fra analisi teorica e prassi concreta. -
La giustizia criminale a Bologna nel XVIII secolo e le riforme di Benedetto XIV
Dagli anni Venti del Settecento è avvertibile una svolta abbastanza netta sia nella società bolognese – dove la distribuzione della ricchezza tende a farsi sempre più sbilanciata – sia nei rapporti politici fra pontefice e Senato, non più condizionati, come nei due secoli precedenti, dalla tenace difesa delle autonomie cittadine. Parte di questo mutamento fu l’abbandono di un atteggiamento sistematicamente conflittuale in materia di giustizia da parte del Senato, determinato dalla tendenza alla “burocratizzazione” dei rapporti fra Bologna e Roma, già evidente durante i pontificati di Innocenzo XI e Innocenzo XII, che si consolidò definitivamente durante quello di Clemente XI. Anche la nobiltà di Bologna modificò i propri comportamenti e alla metà del ‘700 era ormai un gruppo sociale contraddistinto da quei tratti di bonomia e cordialità che ancora fanno parte dello stereotipo del bolognese, abbandonando la violenza e la vendicatività sanguinaria che l’avevano invece caratterizzata fino ai primi anni del secolo.Fu questo solo un aspetto di una complessiva trasformazione culturale, nel senso più ampio del termine, che è ancora in parte da indagare. L’allarme destato nella minoranza dei benestanti da una microcriminalità sempre più diffusa ed aggressiva, legata alla piaga del pauperismo conseguente alla crisi economica ed occupazionale (già evidente negli ultimi anni del XVII secolo e aggravata dagli eventi bellici dei primi anni del XVIII) rese cruciale la revisione delle tipologie dei reati più diffusi e della loro sanzione da parte del tribunale criminale del Torrone. Nel corso del Settecento, la sua attività fu regolata dalle Constituzioni di Benedetto XIX, che riformarono le procedure, mirando ad eliminare gli abusi nell’amministrazione della giustizia e a garantire la difesa dei rei. Altrettanto importante fu il Bando generale del legato Fabrizio Serbelloni, che adeguò le pene ai reati, seguendo in parte le suggestioni della cultura contemporanea. Furono così sempre più limitate, rispetto al secolo precedente, la tortura e l’esecuzione delle pene capitali. Ad allontanare la tentazione di interpretare questi orientamenti solo come espressione di una giustizia meno feroce stanno però centinaia di storie di ladruncoli recidivi, condannati alla galera per lunghi anni o anche a vita. -
I musei civici del Veneto dalla tradizione verso una nuova identità
I musei civici italiani rappresentano una realtà culturalmente rilevante nel ricco tessuto che si è sviluppato storicamente nelle nostre variegate comunità urbane, con una vicenda e una diffusione territoriale tali che nel tempo hanno determinato una grande tradizione. Per valorizzare la rete dei musei locali, l’ANMLI ha promosso questa collana dedicata al progetto “Museo civico. Tradizione e innovazione” in cui si raccolgono gli Atti del ciclo di convegni regionali, organizzati per svilupparne criticamente un’analisi comparata.Il primo volume è dedicato ai musei civici del Veneto, con una riflessione sulla storia, sull’importanza delle radici e sulle ragioni del proprio ruolo nella crescita culturale della società. Le testimonianze dei direttori di questi istituti mettono in luce i problemi posti dalla contemporaneità, da una diversa interpretazione della funzione del museo alla scarsità delle risorse disponibili, e gli obiettivi che si possono individuare all’orizzonte. A partire da considerazioni sulle origini, e ripercorrendo le vicende che hanno portato alla formazione delle collezioni, alle scelte allestitive e ai mutamenti degli strumenti gestionali, viene offerta al lettore la prima porzione di un vero e proprio affresco del sistema museale italiano. -
Fino alla fine del cinema
Le opere di webcinema costituiscono la frontiera dove gli artisti utilizzano le tecnologie digitali per creare storie non-lineari e/o interattive. Da un punto di vista evolutivo, molti dei casi presentati in questo volume rappresentano mutazioni non adattive, che non supereranno la prova della mediasfera. Col tempo spariranno, proprio come è successo alle popolazioni poco “fit” con l’ambiente contemporaneo. Altri sopravviveranno, muteranno, dando vita a tecniche, linguaggi, metodologie nuove per raccontare le storie.Questa molteplicità di forme è direttamente collegata alle diverse tecnologie utilizzate, e ogni tecnologia include spazi, momenti e pratiche differenti: la moltiplicazione degli spazi dove fruire di storie va di pari passo con la non-linearità della drammaturgia.Come dice Manuel De Landa, la realtà non è che “un’unica materiaenergia soggetta a transizioni di fase di vario tipo, dove ogni strato di ‘materia’ accumulato non fa che arricchire il serbatoio di dinamica e di combinatoria non lineari a disposizione per generare nuove strutture e processi”, così l’isomorfismo digitale facilita la ricombinazione dei linguaggi, mentre la miniaturizzazione delle tecnologie e la pervasività di Internet facilitano l’integrazione di realtà e narrazione.Gli artisti selezionati costituiscono un percorso che, dalla linearità e da un singolo medium, arriva fino all’interattività e alla crossmedialità su un territorio inesplorato, dove le storie vengono raccontate e fruite utilizzando Flash e social network. -
Città e campagne nella Sicilia medievale
IndicePrefazione – 1. Per una storia delle campagne siciliane nell’alto medioevo – 2. Vite e vino nella Sicilia medievale – 3. Il ruolo economico e sociale della Chiesa – 4. Immigrazione e società urbana (secoli XII-XVI) – 5. Nobiltà e aristocrazie urbane nel tardo medioevo – 6. Società urbane e cultura della città. Palermo fra Duecento e Quattrocento – 7. Fra città e campagne in Sicilia nel medioevo – Indice dei nomi