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Arcipelago Pasolini. Cartografie a confronto
In occasione dell’anno pasoliniano a 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, questa pubblicazione vuole presentare sinteticamente le categorie principali del grande pensatore del Novecento. Si è utilizzato un metodo leggero e confacente alla metodologia di Pier Paolo Pasolini. L’immagine dell’arcipelago rimanda a un raggruppamento di isole abbastanza vicine tra loro e spesso con caratteristiche morfologiche affini e per lo più irregolari. -
Una fimmina calabrese. Così Lea Garofalo sfidò la 'ndrangeta
Questa è la storia di Lea Garofalo, la donna-coraggio che si è ribellata alla 'ndrangheta, che ha tagliato i ponti con la criminalità organizzata. Nata in una famiglia mafiosa, ha visto morire suo padre, suo fratello, i suoi cugini, i suoi parenti, i suoi amici, i suoi conoscenti. Un vero e proprio sterminio compiuto da uomini senza cuore, attaccati al potere e illusi dal falso rispetto della prepotenza criminale. Lea ha conosciuto la 'ndrangheta da vicino: come tante donne, ha subìto la violenza brutale della mafia calabrese. Ha denunciato quello che ha visto, quello che ha sentito: una lunga serie di omicidi, droga, usura, minacce, violenze di ogni tipo. Ha raccontato la 'ndrangheta che uccide, che fa affari, che fa schifo! È stata uccisa perché si è contrapposta alla cultura mafiosa, che non perdona il tradimento - soprattutto - di una fimmina. A 36 anni è stata rapita a Milano per ordine del suo ex compagno, dopo un precedente tentativo di sequestro in Molise, a Campobasso. La sua colpa? Voler cambiare vita, insieme a Denise. Per la figlia si è messa contro il convivente, i parenti, il fratello Floriano. In questo Paese «senza memoria» lo Stato dovrebbe vergognarsi per come ha trattato e continua a trattare questi cittadini onesti, che hanno semplicemente fatto il proprio dovere. Gli esempi non possono essere accatastati. Devono poter sbocciare come candide rose, per inebriare le nostre menti delle loro passioni, della loro forza e del loro immenso coraggio. Senza dimenticare i familiari delle vittime, nemmeno loro possono essere lasciati soli. Le mafie, sino a oggi, hanno ucciso più di 150 donne. Solo grazie alle fimmine è possibile immaginare un futuro diverso per questo Paese, un futuro senza il puzzo opprimente di queste organizzazioni criminali, che possono tutto per la loro immensa potenza economica e militare. Per i loro legami secolari con la politica e le Istituzioni. Con Lea e con Denise non hanno potuto nulla. Prefazione di Sebastiano Ardita. Postfazione di Cesare Giuzzi. -
Amuni
Amunì è un romanzo ambientato nella Palermo del Secondo dopoguerra. Totò Giuffrè, ormai anziano, prima che la memoria cominci a giocargli brutti scherzi, decide di raccontare la sua infanzia in quegli anni scuri e pieni di sacrifici da parte dei suoi genitori, di umili origini, dialettofoni e originari di un piccolo rione della città. Giuseppe Giuffrè, padre di Totò, ha da poco perso il lavoro e la moglie Carmela cerca di ricavare qualche soldo ricamando per le nobildonne del quartiere. Purtroppo tutto ciò non basta e, mentre cercano di una soluzione per sfamare i loro tre figli, Totò fa l'incontro che gli cambierà per sempre la vita: a pochi passi da lui, in un palazzo sontuoso, vive Donna Luisa, che gli farà scoprire l'amore per i libri. Si appassiona alla lettura, sebbene ostacolato dal padre che disapprova ogni attività che non abbia come fine il duro lavoro da cui ricavare denaro. Così, mentre i suoi genitori, affiancati dalle altre due figlie rosa e Concetta, aprono una modesta osteria, Totò riesce a laurearsi in lettere; e proprio negli anni dell'Università incontra Sonia che diventerà sua compagna di vita. I due, fregandosene delle differenze sociali, riescono a creare una famiglia tutta loro, seguendo un unico e solo inno: Amunì che non è solo un'esortazione al movimento, ma anche, se vogliamo, uno stile di vita. Invito a non perdersi d'animo, ad andare avanti sempre e comunque. Toto, insieme a Sonia, riuscirà a unire due mondi che sembrano così distanti tra loro, ma che in realtà possono camminare di pari passo. Questo romanzo vuole avere un compito ben preciso: quello di far comprendere al lettore che bisogna credere in se stessi, nelle proprie capacità, a discapito di chi non ci capisce ho ci rema contro. E, anche se cadiamo, ruzzoliamo, ci sporchiamo di polvere, alla fine, lungo quel percorso turbolento, molto probabilmente potremo raccogliere delle opportunità che, se non fossimo caduti, non avremmo mai colto. -
La Pasqua in Sicilia. Un itinerario storico, iconografico e religioso della settimana santa nell'isola
La Sicilia, durante i giorni della Settimana Santa, diventa un palcoscenico a cielo aperto davvero entusiasmante: tutto è in movimento tra processioni, riti, celebrazioni, rappresentazioni con personaggi viventi e statue. Gli autori hanno voluto raccogliere in un unico testo centinaia di ""Settimane Sante"""" siciliane, in un itinerario che mostrasse come in poche ore, la stessa terra, presenti cento caratteristiche diverse, cento riti, mille gesti e mille simulacri che rendono la Sicilia un'isola da vivere e vedere sempre con occhi nuovi. Maria Addolorata, trafitta da un pugnale, diventa simbolo femminile indiscusso di questi giorni. Dalle storiche confraternite di Enna alle grandi Vare di Caltanissetta, dai misteri di Trapani ed Erice alle Varette di Messina e Barcellona Pozzo di Gotto, dalle maschere dei diavoli di Prizzi, dai colorati costumi dei Giudei di San Fratello ai Babbaluci (o babbaluti) incappucciati di numerosi altri comuni. Rappresentazioni viventi che vanno sotto il nome di Vasacra, Scinnenza, Casazza… ma che pur sempre non cambiano la storia raccontata nel Calvario di ciascun paese, che numerosi comuni hanno sotto forma di terrazzo, piazza o sagrato. Il libro racconta quindi la Settimana Santa in Sicilia da tanti e svariati punti di vista, provandola ad analizzare provincia per provincia, iniziando dall'aspetto religioso, sino a quello etnoantropologico, passando per i canti popolari (Lamenti, Lamentanze) di molti Venerdì Santo dell'Isola, ma anche dolci e piatti tipici (agnello pasquale, uova, cassata, spina santa, taganu). Bande Musicali, marce funebri, lamentatori, portatori, troccole, campane, lutto, viola e nero. Ma anche gioia della Pasqua, nell'Incontro (o scontro) tra la Madre e il Figlio o nella sfilata di """"Santoni"""" giganti di cartapesta. Crocifissi issati su pali e poi tutti i personaggi che rivivono ogni anno: Maria, Maddalena, Giovanni, Giuda, Pietro. L'opera, grazie ai contributi fotografici, diventa un documento unico da """"passare"""" alle nuove generazioni e soddisfare la sete di bellezza dei siciliani e di chi siciliano non è. La teatralizzazione del mistero della Passione di Cristo è, quindi, la sintesi di quanto finora detto: le piazze cittadine diventano palcoscenici in cui ancora, dopo millenni, il sacrificio di Cristo si compie e anno dopo anno si consegna a bambini, giovani, adulti, divenendo rigenerazione di legami di appartenenza, di famiglia, di sangue, atavica contemplazione della morte come scriveva lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia. Prefazione di William Tornabene."" -
Il tè caldo nell'intervallo
Il calcio, l'amore tra due adolescenti, la politica, la vita in una borgata romana, la ricerca quasi poliziesca di un padre sconosciuto, un po' di musica, un po' di pittura. In un'atmosfera leggermente pasoliniana (ma solo leggermente) si svolgono le vicende narrate in questo secondo romanzo di Sergio Cardone dal titolo quasi simbolico: Il tè caldo nell'intervallo. Un titolo simbolico, perché tutte le avventure, piccole e grandi, del libro sono storie di ""intervalli"""", di """"segmenti"""", quelli della Storia e quelli della vita."" -
Ostaggi d'amore
Questo romanzo è un giallo in cui la protagonista è una giovane ragazza che sfida il crimine utilizzando la sua intelligenza. Il giallo letterario è tutto incentrato sulla letteratura, dove il criminale opera piani enigmatici per raggiungere la sua meta. Nella detective story, in cui si mescolano un mistero intricato e Dante Alighieri, è presente anche una dolcissima storia d'amore. Un mistero difficile da risolvere che trasporterà la nostra detective dall'onda dell'avventura alle ali dell'amore. -
Vicende storiche della lingua di Roma
"'Vicende storiche della lingua di Roma' s'intitola il saggio con cui, nel 1929, Clemente Merlo dava avvio agli studi scientifici moderni sul romanesco antico, mentre pochi anni dopo, nel 1932, Bruno Migliorini definiva la storia del romanesco come «la storia del suo disfacimento, dovuto all'azione esercitata per secoli su di esso dal toscano che gli si sovrappose». I due nomi citati stanno per le due tradizioni di ricerca, quella glottologica e quella storico-linguistica, che da allora su questo oggetto proteiforme si sono esercitate, evidenziandone da un lato le specificità strutturali rispetto alla lingua nazionale, dall'altro la particolarità sociolinguistica nel panorama italiano, particolarità che consiste proprio nell'aver instaurato col volgare sovraregionale una precocissima osmosi.""""" -
Canzoniere. Poesie d'amore, d'amico e di scherno
"Pero Garcia Burgalés, trovatore galego-portoghese originario di Burgos (1230-1270 ca.), è autore di 53 cantigas, suddivise nei tre generi canonici del sistema lirico peninsulare. Raffinato cantore dell'amor fino nella sua versione più manierata nelle cantigas de amor, beffardo e sferzante nelle poesie d'ispirazione satirica e nelle due tenzoni, il Burgalés incarna alla perfezione i connotati più riconoscibili della scuola trobadorica dell'occidente iberico. Pero Garcia è poeta che non rinuncia alla sperimentazione tecnica - fino a costruire architetture formali degne di un vero magister tropatorum (assimilabile, perché no, al rhétoriqueur per eccellenza della lirica trobadorica, Giraut de Bornelh) - ma che, allo stesso tempo, sa introdurre innovazioni di un certo peso nell'esausto tessuto retorico della cantiga de amor. Il segreto d'amore violato e diffratto nelle enigmatiche figure femminili Joana, Sancha e Maria, il timore verso i maldicenti, l'esaltazione della follia come antidoto alla morte d'amore, il costante dialogo con la figura divina che si trasforma in un vero vituperium in occasione della morte della senhor: immagini e suggestioni che si susseguono.""""" -
Snorri Sturluson. «Heimskringla»: le saghe dei re di Norvegia
"La 'Heimskringla' di Snorri Sturluson è uno dei principali documenti letterari del mondo scandinavo del XIII secolo. Si tratta di un'insostituibile fonte per la ricostruzione della storia norvegese e per la conoscenza di quella originalissima esperienza poetica che fu la poesia scaldica. Il volume presenta inizialmente la complessa figura dell'autore e la metodologia d'indagine storica che si ricava dall'opera di Snorri. Seguono la traduzione e il commento della saga di Hálfdan 'il nero' e della saga di Haraldr 'chiomabella', le prime dedicate a singole figure di sovrani nel contesto della Heimskringla: si tratta di testi che restituiscono una rappresentazione in cui le origini del potere regale in Norvegia e le figure dei protagonisti restano sospese fra il mito, l'invenzione letteraria e la storia. Due appendici dedicate all'analisi dei testi poetici contenuti nella saga di Haraldr """"chiomabella' completano il volume.""""" -
Mnemèion. Scritti in memoria di Paola Fiorina. Ediz. italiana, inglese e francese
Paolo Fiorina (25.1.1952 - 29.3.2011) si è dedicato a una intensa attività di archeologo militante per il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l'Asia, specificamente in Iraq. Qui si è formato partecipando alle attività della missione di Seleucia al Tigri e Veh-Ardashir (1976-1977), ed ha presto avuto la responsabilità di importanti cantieri di scavo, dapprima a Tell Hassan nell'ambito del progetto Hamrin (1977-1981), poi a Kifrin nell'area di invaso della diga di Haditha sull'Eufrate (1981-1983), per assumere infine la direzione degli scavi di Khirbet Hathara nell'invaso della diga di Eski Mosul sul Tigri (1984-1986) e dell'assira Nimrud (1987-1989). Dopo che l'embargo e i successivi eventi bellici hanno impedito le operazioni sul campo, ha continuato lo studio dei risultati degli scavi all'Università di Torino. -
Antropologia e beni culturali nelle Alpi. Studiare, valorizzare, restituire. Ediz. italiana e inglese
Questo volume fa il punto, in prospettiva comparativa e con apporti interdisciplinari, sulla ricerca antropologica in area alpina concentrandosi su tre compiti - studiare, valorizzare, restituire - con i quali chi si occupa di beni culturali demoetnoantropologici deve confrontarsi in condizioni che per almeno due ragioni appaiono assai diverse rispetto agli anni in cui l'antropologia alpina è nata e ha conosciuto i suoi primi sviluppi. Una prima ragione è che le comunità locali sono ben più coscienti che in passato della loro capacità di studiare e rappresentare all'esterno il proprio patrimonio culturale, trovando nel web un alleato di straordinaria efficacia. Una diversa e non meno importante ragione è che in molte parti delle Alpi si assiste a una sempre più sensibile immigrazione di ""nuovi montanari"""": questo ricambio della popolazione impone di domandarsi chi abbia titolo ad apprendere e trasmettere, e poi promuovere e valorizzare, le culture locali alpine."" -
Il volto di Medusa. Arturo Graf e il tramonto del positivismo. Con CD-ROM
Cosa si cela dietro al volto di Medusa? È la domanda posta, nel centenario della morte, a una vittima dichiarata del pietrificante sguardo meduseo: Arturo Graf. Testimone di un Positivismo che ormai denuncia limiti epistemologici e debolezze metodologiche, visibilmente a disagio nel ""secolo breve"""", Graf segue caparbiamente, per sfuggire a Medusa, un proprio originale percorso intellettuale e letterario che si è cercato di ricostruire nelle pagine di questo volume. Ne emerge il ritratto di un intellettuale poliedrico e militante, immagine confermata dalle molte carte dell'archivio istituzionale (Novaria) e dalla notevole biblioteca (Risso), di cui si dice nel capitolo di chiusura. C'è da rimpiangere che l'archivio privato di Graf sia andato perduto: non così, per fortuna, quello dell'amico e sodale Rodolfo Renier, che viene qui sinteticamente illustrato (Vitale Brovarone). Il volume è completato da un cd con l'allestimento sonoro di quattro Poemetti drammatici (Radiospazio teatro)."" -
Giorgio Vasari tra prosa e poesia
Riconoscere che Giorgio Vasari è stato uno scrittore, e anche un grande scrittore, potrà sembrare ad alcuni un'operazione ridondante: tuttavia, anche negli ultimi anni non sono mancate le accuse al suo stile, per arrivare fino a dubitare sul fatto che sia stato lui a scrivere le Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori. Questo libro vuole riconsiderare la carriera di Vasari scrittore da vari punti di vista: quello del prosatore che supera la tradizione locale fiorentina senza approdare al bembismo, e quello del poeta che svaria tra generi poetici molto diversi (dall'epistola in ottave, alle sonettesse, ai capitoli in terza rima, agli sciolti secondo la lezione del Tolomei, ecc.), anche in questo caso rifiutando il petrarchismo. Uno scrittore a tutto tondo, dunque, che usa la maschera del pittore come ""sprezzatura"""" per far accettare la sua prosa fondata sull'eclettismo, dove convivono generi che la tradizione considerava diversi, come la storia, la biografia, la novella, l'ecfrasi, le iscrizioni. Ma all'interno di questo percorso occorre riconoscere che Vasari ha meditato sugli storici fiorentini (...)"" -
Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori. Ediz. critica. Vol. 3
La presente edizione delle ""Vite"""", prevista in cinque volumi, ripropone al pubblico il testo della «Giuntina» del 1568 accompagnandolo con un nuovo commento. Questo terzo volume riproduce le vite che aprono la terza età, nella quale Vasari vede realizzarsi la perfezione dell’arte, dopo la rinascita iniziata a fine Duecento. Qui, dopo il fondamentale proemio, che espone le novità dell’arte del Cinquecento ma anche la concezione della storia di Vasari, si susseguono le vite degli artisti da Leonardo da Vinci a Perin del Vaga. All’interno di questo percorso, Vasari inserisce le presentazioni di figure di artisti che da allora saranno delle icone dell’arte rinascimentale (Giorgione, Correggio, Parmigianino, ecc.), affronta e controbatte le critiche al suo giudizio limitativo su Raffaello, celebra il suo maestro Andrea del Sarto (perfetto nella tecnica ma limitato nel carattere), sostiene una teoria dell’architettura basata non sulle proporzioni matematiche ma sull’effetto visivo. Ma nel percorso delle """"Vite"""" c’è anche spazio per la polemica contro altre scuole di pittura, in particolare quelle bolognese e ferrarese."" -
Sparta e i suoi navarchi. Ediz. critica
Nell'arco di tempo tra la fase iniziale della guerra del Peloponneso e quella finale dell'egemonia spartana (più esattamente tra il 430/29 e il 373/2 a.C.) troviamo nelle fonti antiche la maggiore concentrazione di riferimenti all'esistenza di navarchi in attività come comandanti della flotta spartana. Questo arco cronologico corrisponde con la fase di massimo potere per la polis peloponnesiaca ed è interessante evidenziare come scorrano in parallelo la parabola del potere dei navarchi e quella dell'egemonia da parte di Sparta, polis dalla vocazione certo preminentemente terrestre, ma non in modo esclusivo. Si intende dunque con questo lavoro cercare di approfondire questa parabola, esaminando in dettaglio le occorrenze e le attività dei navarchi sopravvissute fino a noi, per poi elaborare riflessioni più accurate e generali sulle discusse caratteristiche della navarchia. -
Prima e dopo la battaglia. Preparazione, strategie, scenari dei fatti d'armi
Il volume raccoglie i risultati di un progetto di ricerca finanziato dallAteneo torinese e intitolato ""La preparazione della guerra dal Medioevo all'Età moderna"""" (2016-2019), in continuità e prosecuzione di precedenti progetti (avviati nel 2013 e tuttora in corso) volti a indagare sotto vari aspetti (storici, tecnici, artistici, letterari) il tema della guerra in un periodo magmatico, segnato da grandi e decisivi cambiamenti (politici, culturali, tecnologici), che mutano non soltanto il modo di condurre i conflitti bellici ma anche la mentalità e l'atteggiamento con cui sono affrontati ed elaborati all'atto della loro trasfigurazione artistica e letteraria. La vastità e la difficoltà implicite nell'oggetto complessivo della ricerca hanno richiesto, ma anche consentito, di sviluppare gli argomenti privilegiando di volta in volta punti di vista particolari; ne è conseguita una serie di volumi, ciascuno dei quali ha messo a fuoco specifici aspetti: """"Guerra raccontata e guerra combattuta"""" e """"Il prezzo della guerra"""" (entrambi di imminente pubblicazione) e, in questa stessa Collana, Le (...)'."" -
Le declamazioni per Cinegiro e per Callimaco. Ediz. critica
Nellanno 131, l'imperatore Adriano inaugurava in Atene il tempio colossale dedicato a Zeus Olimpio, un progetto iniziato addirittura dai Pisistratidi circa 660 anni prima. In quell'occasione, solenne e rappresentativa della politica filellenica imperiale, Adriano incaricò del discorso di consacrazione il sofista e suo amico personale Polemone di Laodicea, uno dei rappresentanti più in vista di quel fenomeno culturale che qualche decennio più tardi Filostrato avrebbe definito ""Seconda Sofistica"""". Notissimo ai suoi tempi come uomo potente e arrogante nonché retore strapagato, considerato un modello per la sua prorompente actio, al punto da essere accostato, fino alla tarda età bizantina, ai massimi esponenti della cultura greca, Polemone è oggi un autore conosciuto esclusivamente dagli specialisti. Ciò, forse, è anche dovuto alla perdita delle sue opere, di cui si è conservata solo la controversia oggetto di questo contributo, in cui i padri di due eroici caduti di Maratona si contendono il diritto a pronunciare il logos epitaphios comune. Si tratta di uno dei pochi esempi in lingua greca di questo genere di melete doppia, molto in voga in epoca imperiale. (...)'."" -
Sulla lealtà (or. 73)
"Conviene a un uomo di alto profilo impegnarsi in politica nella propria città? Ne riceve qualche vantaggio? O perde invece pace e patrimonio? E se finisce poi trascinato in tribunale dai propri amministrati? A queste domande, di stringente attualità per sé e per un pubblico civico greco di età imperiale, Dione di Prusa (I-II d.C.) cerca di rispondere con il discorso Sulla lealtà (or. 73). In un testo di breve respiro ma di ampi orizzonti, retoricamente molto curato, di cui si presenta qui la prima traduzione commentata in lingua italiana, Dione offre ai suoi ascoltatori una riflessione sul tema della scelta di vita. Sulla lealtà, richiamandosi all'antica sapienza dell'Antiope di Euripide e del Gorgia di Platone, propone una nuova risposta al dibattito: accettare un impegno attivo al servizio dei concittadini porta con sé danni sicuri, ma è una forma di filosofia militante a cui un aner pistos, un uomo «leale», non può in coscienza sottrarsi.""""" -
Io non ti ho mai promesso l'eternità
"Io non ti ho promesso l'eternità"""" è la storia della persecuzione e della diaspora di una famiglia ebrea inseguita dall'aggressione nazista. Attraverso questa storia la Mercado, costretta più volte all'esilio (1966-1971 in Francia, 1974 in Messico), per la feroce dittatura istaurata in Argentina, ricostruisce numerosi spazi della memoria narrativa attraverso Germania, Francia, Spagna, Messico, Israele,in una prospettiva che potremmo ben definire """"transatlantica"""". Il fine del progetto letterario della scrittrice è quello di prevenire l'oblio, evitarlo benché questa operazione richieda un consistente supplemento di dolore. La trama della narrazione sminuzzata con ramificazioni, affluenti e rizomi, recupera tutta intera la memoria per proporre un meccanismo salvifico, mettendoci in guardia sui pericoli della strategia dell'oblio che in Argentina, come durante la dittatura hitleriana, ha legittimato le barbarie. """"Io non ti ho mai promesso l'eternità"""" racchiude la volontà di vedere oltre la rigidità dei dogmi e della gratuita mistificazione della negazione di valori, diritti, culture e umanità." -
Afghanistan fuori dall'Afghanistan. Voci da un paese che resiste e cerca la sua storia
L'Afghanistan di Malalai, Belquis, Maryam, Selay, Farzane, Andeisha, Pari e mille e altre mille come loro è fatto di ideali, sogni e cose molto concrete. Iniziative che solo donne coraggiosissime, impegnate al limite del sacrificio, possono perseguire nel paese dei Warlords, delle invasioni e della guerra perpetua. Queste donne parlano e creano. Organizzano e gestiscono alloggi per orfani, apparati di sostegno ai familiari delle vittime di interminabili conflitti civili e internazionali, scuole d'istruzione e di avviamento al lavoro, case rifugio per sfortunate schiacciate dalla spirale di persecuzione e violenza. Con tali strutture provano a costruire un'altra nazione, lontana dalle ingerenze delle potenze occidentali portatrici di morte; libera dalle angherie e dalla corruzione dei Signori della guerra; emancipata dall'oscurantismo fondamentalista e dalla tradizione tribale che soffoca l'esistenza femminile. Gli omicidi, gli attentati, le minacce cui queste donne sono sottoposte e che tuttora le perseguitano non ne limitano idee e azione. Loro sono il fiero volto di un altro Afghanistan che resiste e cerca la sua storia.