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Voci smarrite. Godimento femminile e sublimazione
La voce umana non è solo un suono che supporta la parola ma, nel suo timbro unico, è allo stesso tempo metafora della pulsione e metafora dell'invenzione, pensata come strutturalmente capace di sublimazione, perché ciascuno può dar voce a qualcosa di soggettivo che abbia valore di scambio. È questa la tesi che Laura Pigozzi vuole sostenere: quella di un legame preciso, stretto, implicito tra il valore etico del gesto vocale e il dispositivo psichico della sublimazione. Sublimare è aver a che fare con l'inconscio, è creare: sta qui il suo valore di legame sociale, di produzione di arte e pensiero, di nodo simbolico con l'altro che passa attraverso un'invenzione soggettiva che crea legame. Ma questo come trova la sua articolazione oggi, in un'epoca in cui il soggetto appare in dissolvenza in un mondo conformistico che distrugge le singolarità e in cui si impone l'ideale anestetico (sfavorevole all'estetica, alla sensibilità, alla creazione) della omologazione? È quello che l'autrice interroga seguendo le diverse vicende della voce umana - dagli stonati ai dislessici, dalla muta maschile alla complessità del godimento del e nel corpo femminile, dai rantoli di Tom Waits e di Antonin Artaud alle death voices - per comprendere il senso della anestesia che attraversa la civiltà attuale e la clinica contemporanea, e di cosa resta, nel congelamento della vita psichica del soggetto, del destino pulsionale e vivo di cui ogni scambio inventivo è fatto. -
La vita degli alberi
Vivi, autonomi, umili, necessari: questo sono, secondo Francis Hallé, gli alberi. Egli li umanizza e li contempla con ammirazione, non dando mai per scontato quanto siano fondamentali per la vita dell'uomo. Invita tutti a farlo, anche solo a guardarli, a non considerarli meri oggetti inanimati e decorativi. ""L'albero è un organismo talmente generoso da offrire la sua ombra a chi viene per abbatterlo"""": sono esseri viventi disinteressati, ed evidente è il divario tra il poco di cui hanno bisogno e l'enormità dei benefici che producono per l'uomo. Affiancando le sue parole di ammirazione a dati e studi scientifici e darwiniani, Hallé vuole far comprendere quanto stretto sia il rapporto tra uomini e alberi anche a livello relazionale: la nascita della società affonda le radici proprio nell'esistenza degli alberi, così come la vita stessa dipende dalla loro tutela."" -
Verità della menzogna
Parlare di menzogna e farlo con verità: è questo l'impegno ambizioso di cui Jean-Luc Nancy si fa carico nella sua conferenza. Partendo dalle bugie borbottate tra i banchi di scuola o ai propri genitori, Nancy è riuscito a dimostrare quanto i meccanismi sottesi alla menzogna siano sempre diversi, sebbene inquadrati nella verità di ogni età. La possibilità di mentire esiste perché esistono i rapporti tra gli uomini, ma non sempre essa rappresenta un male: lungi dal rimproverare a priori la scelta di mentire, Nancy spiega come la menzogna faccia parte della crescita, in quanto meccanismo spesso involontario e collaterale. Essa risulta essere, dunque, uno dei migliori modi per imparare ad interpretare i rapporti con gli altri e capire «cosa significa stare con gli altri»: parlare di menzogna attraverso la fiction della letteratura, mentire per imparare a non farlo. -
Il sogno del cosmonauta
Lacan ha scritto che “i nostri angeli sono i cosmonauti”, li abbiamo visti in televisione sfondare il soffitto, attraversare le pareti, mettere piede sulla Luna e realizzare così il sogno di uscire da questo mondo ed entrare in un altro, senza gravità e nel vuoto. Gennie Lemoine, riprendendo le parole che un amico rivolse a Freud, afferma invece che “l’uomo non può uscire da questo mondo”, gli uomini hanno infatti desiderio di un altro spazio, ma ricostruiscono, una volta che lo toccano, il vecchio spazio. Fin dalla nascita infatti, da questo primo passaggio nel vuoto, il bambino è precipitato in un punto di rottura in cui nasce anche il grido che fa sì che l’altro lo afferri, che non cada; il grido dona il segno di presenza dell’Altro, che pone fine all’angoscia e che costituisce lo spazio del linguaggio e dello scambio, portando il soggetto a entrare nel simbolico. È lo stesso grido che si ripeterà in altri punti di rottura, come il godimento e la morte, in cui viene a lacerarsi lo spazio immaginario e l’organizzazione simbolica, e in cui si annuncia la vicinanza di quello che Bataille definiva il sacro e Lacan reale impossibile. Gennie Lemoine coniuga in questo testo le sue diverse anime, in particolare quella di femme de lettre e di psicoanalista, in un intreccio di riferimenti letterari, poetici e filosofici che si strutturano coerentemente a casi clinici reali, portando alla luce la vivacità e l’attualità di una donna che affascina e che conduce con franchezza nei tragici dilemmi umani. Un’abilità di cui anche in questo libro ci dà testimonianza. -
Songster, cosmografia di un vagabondo
Un racconto sulla condizione degli afroamericani, le radici della musica nera e l'importanza di una tradizione orale che nel racconto di Bunny, il protagonista, si contrappone all'avvento della modernità. Vi si trova il leitmotiv del viaggio alla ricerca della fortuna, impersonato da Abel, allievo di un grande bluesman e possessore di quell'etica del vagabondo, vero testamento dello status del blues. Vanno intesi in questo senso i riferimenti testuali ai grandi maestri del genere ""rurale"""": Skip James, Blind Willie Mc Tell, Furry Lewis. Dal punto di vista storico il romanzo si situa agli inizi del Novecento, affrontando tutte quelle dinamiche che precedettero il secondo conflitto mondiale, la situazione razziale, l'avvento del Ku Klux Klan, la grande depressione. Nel racconto orale di Bunny risiede la memoria e la salvezza non solo di Ruth e Abel, ma quella di un intero popolo che ha cantato il dolore nel blues."" -
Anima navigante. Racconti dal Portogallo
Il Portogallo è paese di molti navigatori, qualche santo famoso e, in ambito letterario, soprattutto di poeti e di romanzieri. Questa è almeno l'immagine più comune fra i lettori di Pessoa e Saramago. La presente antologia cerca di esplorare un ambito meno noto della letteratura portoghese: gli sviluppi e le tendenze recenti dello scriver breve, anche brevissimo. I racconti qui presenti sono stati pubblicati in volumi nel corso di quindici anni (1990-2005), ma non si tratta di una selezione generazionale. Vi compaiono autori trentenni e ottantenni, vivi o nel frattempo deceduti, uomini e donne, rappresentanti stili diversi e diverse visioni tanto del mondo in cui agiscono (o hanno agito) come del piccolo Paese da cui provengono. Quindici anni della vita di una nazione concentrati in quindici piccoli pezzi letteratura. Con due saggi di José Saramago e José Gil. -
La scoperta della dissociazione
Intendere la dissociazione alla stregua di un disturbo della personalità, sintomo di una qualche forma di malattia mentale, impedisce di analizzarla come dispositivo positivo, e cioè alla stregua di una vera e propria risorsa vitale. La ricerca etnografica e storica sugli stati di transe e sul misticismo, su fenomeni come la catalessi, il sonnambulismo, l'isteria, l'ipnosi, il medianismo fornisce ampia materia all'elaborazione del modello di un io molteplice, utile a descrivere esperienze molto diffìcili, se non estreme (carcere, tortura, isolamento) - in cui l'insorgere di stati dissociativi funziona come meccanismo di resistenza -, pratiche fortemente ritualizzate (la transe di possessione e sciamanica), momenti della vita quotidiana in cui ci si sottrae alla noia e alla ripetizione (le distrazioni). Lapassade indaga sulle forme della dissociazione, si sofferma sui casi clinici e sulle analisi proposte dagli autori (cominciando dai classici, da Mesmer a Charcot a Janet a Freud), ma propone uno spettro più ampio di riferimenti, optando per la proposta interpretativa di Hillgard e, prima ancora, di Tart: nella mente la compresenza di una pluralità di stati non ha necessariamente implicazioni di carattere patologico. -
Il guardiano
Da qualche parte in un deserto, un uomo, alto ufficiale dell'esercito, medita. È l'ultimo guardiano di una fortezza eretta, in mezzo al nulla, in attesa di improbabili nemici: e in quel decoro irreale, il guardiano vaga ai limiti del sogno e del fantastico. Nutrito di abbondanti riferimenti, il testo si costruisce sul modo della reminiscenza. L'autore vi distilla una derisione feroce; le evocazioni più strambe, per la loro stessa incongruità, accentuano la potenza di questo racconto grave, dagli accenti buzzatiani, che propone una sottile e densa parabola sulla vanità, la solitudine e la morte. -
Lecce sbarocca
Quasi un diario, un quaderno intimo che scandaglia il retroterra degli anni Sessanta e Settanta a partire dall'amore deluso per la città-chiesa che da secoli si culla in una illusione di cambiamento impossibile e ciclica quanto la sua architettura di luci e ombre. In questa dichiarazione d'amore - non estranea a un soggettivismo disperato - il direttore del Teatro Stabile d'Innovazione del Salerno, Franco Ungaro, fissa gli invisibili confini del capoluogo salentino, ben oltre le sue declinazioni geografiche. L'amarcord di Ungaro abbraccia diversi movimenti attraversati da scoppi di energia, pulsioni politiche e smarrimenti che impongono, all'uomo e all'intellettuale, e dunque al lettore di queste pagine, confronti serrati con i frutti nati dalla scelta di restare a Lecce e tutto ciò che poteva essere eppure non è stato. Come sottolinea Goffredo Fofi nella postfazione: ""Franco Ungaro è un innamorato esigente, e sa vedere di Lecce il buono e il cattivo, il bello e il brutto. Sa vedere e sa giudicare""""."" -
Mobilitare il cervello: l'arte di riabilitare la memoria
Costruito in un'originale forma dialogica e ricco di spunti interessanti, ""Mobilitare il cervello"""" è un manuale che insegna a migliorare la memoria, affinare i sensi e le percezioni. Nella prima parte vengono esaminati i metodi che generalmente adoperiamo per catturare le informazioni e immagazzinarle, con un'analisi delle mnemotecniche più diffuse. La seconda parte è invece un viaggio attraverso il tempo, alla ricerca di elementi simili nelle tecniche di memorizzazione antiche, con riferimento alle culture indiana, ebraica e islamica, alla tradizione greco-romana e cristiana. Arricchisce il volume una presentazione a firma di Rita Levi Montalcini."" -
L'invenzione del volo. Centoventi poesie da Santo Domingo. Testo spagnolo a fronte. Ediz. ampliata
Un'accurata edizione bilingue del meglio di dieci poeti dominicani attuali, che interpretano l'anima emotiva e musicale, sgargiante e riflessiva di un'isola a cui si approda, e da cui si parte, facendo volare stormi di parole. Soledad Alvarez, Basilio Belliard, Rei Berroa, Tomas Castro Burdiez, Plinio Chahín, Angela Hernandez, José Rafael Lantigua, José Marmol, Mateo Morrison, Rosa Silverio: dieci plastici stili che vanno dall'intimismo all'impressionismo, dalla vena aforistica a quella erotica, dalle atmosfere rarefatte alle intense scene colloquiali, dall'impulso mistico alle incursioni nel sogno e nel mito, sempre attraverso l'esuberanza delle immagini. Dieci intonazioni per declinare versi comunicativi, privilegiando i territori dell'esperienza amorosa, della conoscenza e del mestiere di scrivere. Nella varietà dei suoi accenti, quella qui riunita è una poesia che viene da una terra circondata d'acqua, eppure piena d'aria e di fuoco. Ognuno di questi poeti, con la sua piuma di sogno in tasca, reinventa il volo. Come un piccolo dio, ridisegna tutte le possibili traiettorie celesti. Così le parole trasvolano fino alle rive della vita, dove bruciano in forma di canto. -
Le cronache di Antik
Erik, Efesto, Laury, Axel ed Odisseo aprono le porte di un'avventura fantastica e allo stesso tempo intrisa di problemi reali. Combattimenti intensi e veloci, schianti energetici. -
Ti amo un po'
Una donna che crede all'amore come forma di elevazione dell'anima. Dopo storie con uomini che riescono ad ""amare solo un po'"""", rivolge la passione verso se stessa alla ricerca della propria strada interiore. Si allontana dalla materialità della vita e da una società che ha relegato in un angolo i grandi sentimenti."" -
L' età dell'acquario
Seconda Guerra Mondiale. Nella Toscana occupata dai tedeschi la giovane Maria sfugge ai rastrellamenti, iniziando un viaggio alla ricerca della salvezza e della libertà. Farà incontri memorabili, conoscerà l'amicizia e l'amore, ma anche la morte e il distacco, affronterà con coraggio gli orrori della guerra, supererà i limiti del tempo per scoprire finalmente se stessa e rispondere alla più importante delle domande: per il mondo c'è speranza? Quando inizierà la leggendaria Età dell'Acquario? -
Vivere in un sogno
Valentina ha quattordici anni e vuole fare l'attrice. Al centro commerciale per vedere da vicino la sua star del cuore, viene notata e scelta per interpretare un telefilm nella catalana Barcellona. Ma la popolarità richiede scelte difficili. -
Tempo, sei maestro
Un giovane migrante che insegue la verità su se stesso. Un professore vicino alla pensione che insegue la chiusura del proprio cerchio interiore. Un pittore solitario che insegue il colore del mare, di quel mare che nel frattempo si è troppo spesso macchiato di morte. Tre traiettorie che si ricongiungono nella luce del paesaggio siciliano. I grandi temi contemporanei dell’incontro-scontro tra culture, della religione, della contaminazione. -
Petali di rose, Madonne e carciofi
Dodici racconti dal vero che restituiscono un'armonica memoria di vita vissuta in prima persona, ora in chiave allusiva, ora impietosa verso se stessi, altrove auto celebrativa come a voler dire: ""Se potessi rinascere vorrei rivivere tutto ciò che ho vissuto"""". C'è l'esito straordinario di trovare ricreato un ritratto """"in piedi""""dell'intero periodo storico compreso tra il 1943 e il 2021. Dodici momenti radicalmente diversi, come se a ciascuno fosse stato data un traccia su cui dissertare e informare."" -
I peccati di Retena
Maria Schepis torna con il suo secondo romanzo, dopo la pubblicazione di Un'invisibile barriera. Una storia da leggere tra le righe, come un ottimo rimedio per smuovere la coscienza umana e abbassare la maschera pirandelliana, insita in ciascuno di noi. Ciò è possibile farlo attraverso il linguaggio semplice e originale dell'autrice, che sembra quasi attratta dal voler giocare con la lingua italiana attraverso contaminazioni linguistiche appartenenti ad un altro tempo, così da trasportarci contemporaneamente nel passato e farci restare nel presente. Retena è il luogo che fa da sfondo alla vicenda, un antico borgo dove mare e terra si incontrano e il tempo pare essersi fermato. Un tempo scandito da riti, portati avanti da secoli, che hanno come protagonista Santa Cecilia, protettrice del piccolo centro e unico credo e conforto degli abitanti. Un palcoscenico, quello di Retena, in cui prendono vita le storie di Santo, uomo avido di potere, Clara ed Ettore, padroni del regno retenese. Storie attorno alle quali vertono quelle di tutti gli altri cittadini, vittime di tradimenti, complotti e inganni, ma soprattutto pedine innocenti nel gioco della loro sfarzosa, seppure triste vita, quella in cui i vizi restano privati e le virtù sono rese pubbliche. Il mercato diventa la nuova cattedrale, non è più la parola di Dio ad essere diffusa ma quella del popolo. Tutti chiacchierano e sono chiacchierati. Esistono ancora, però, degli scenari in cui è viva la speranza: sono quelli in cui fanno passaggio le vite di Angela, donna libera e indipendente, quella di Giovanna, una parrucchiera che crede nella bellezza interiore, e non solo in quella di un bel taglio e acconciatura, che con molta probabilità avrebbe fatto meglio a darsi alla psicologia, perché brava a rubare i pensieri altrui, quella di Elena, in cui la voglia e la forza di restare permane, nonostante il gelo abbia finito per abitarla, e infine quella di Nadia, medico, che come tutte le altre donne paga il prezzo di aver riposto fiducia nell'uomo sbagliato. Un imprevisto meteorologico però, mette a dura prova la vita fisica e mentale dei tre padroni, che per qualche momento, afflitti da opprimenti pensieri, cominciano a desiderare essere ciò che non sono mai stati. La Schepis è capace di scegliere, con cura, aspetti caratteriali e sprazzi di vita dei suoi personaggi per raccontarci il mondo, di allora e di ora. un teatro di scene, che s'interrompono, per indagare la condizione del personaggio che lo ha abitato, lo abita e lo abiterà. -
Milo
«Catania, fine anni Ottanta. Milo è sul treno delle 7:30 in partenza per Pisa, irrigidito e travolto da mille emozioni ma inconsapevole che quel viaggio darà uno scossone alla sua vita, ma soprattutto gli insegnerà ad avere coraggio. Una parola, che seppur assente letteralmente, racchiude il senso del motto della scuola di fanteria, a Cesano di Roma, che non dimenticherà mai: Fortior ex adversisresurgo - Risorgo più forte dalle avversità. Milo è diverso dai suoi colleghi, non accetta che si parli dell'amore e delle donne in modo apatico e volgare, piuttosto il suo essere nostalgico, riflessivo e sentimentale lo contraddistinguono, rendendolo forte e protetto dal cinismo e dalla svalutazione collettiva. Potremmo definirlo un uomo ""fuori epoca"""". Non molto estroverso, fa fatica ad esternare ciò che prova perché le emozioni pareva ingombrassero qualsiasi spinta ad un'esternazione verbale da lui percepita come estremamente riduttiva della magnificenza e della complessità interiore. Solamente la ragazza dalle scarpe gialle, per lui un mistero difficile da comprendere, espressione di dolce malizia e di una tremenda femminilità, sarà l'unica a rendergli spontaneo il fluire delle parole e a rendere nota, con un cambio di linguaggio, una seconda personalità di Milo, e dello stesso scrittore, sul finire delle ultime pagine. Pagine in cui troviamo un Milo più uomo, più saggio, arricchito dalle mille sfaccettature che albergano nell'animo delle persone e dei luoghi incontrati tra treni in transito, Piazza di Spagna, Campo Italia a Messina e il bar di Federico in Via Umberto a Catania. Alcune cose però non cambiano mai, il senso di insoddisfazione e quella nostalgia permangono, nostalgia di ciò che è stato, di ciò che è, di ciò che sarà,quasi a voler ripescare fuori, per necessità, quei momenti, quei luoghi, quei volti, quelle espressioni, anche ciò che ha procurato dolore per poterli abbracciare, viverli ancora più intensamente e ripartire da lì, come unico svago che resta per chi è diffidente verso il futuro; cita Carlo Verdone in La grande bellezza(2013). Milo non sceglie ciò che è più semplice ma piuttosto sceglie la via libera, slegandosi da gradi e obblighi serrati come quelli a cui ha dovuto adempiere per lungo tempo. Attraverso le sue parole Lorenzo D'Agata da vita a un ritratto dalla scrittura estremamente essenziale in cui cambiano i luoghi, gli strumenti, le strutture, i protagonisti, ma i fatti sempre quelli sono, quasi a voler rivolgere un invito: quello di smuovere le proprie abitudini per dare spazio a nuovi stati d'animo e scoperte consone alla propria personalità, ma di cui forse non si è ancora consapevoli.» (Catherine Vaccaro)"" -
Il mio compromesso storico
Romanzo di un avvocato già lodevolmente affermato scrittore. Quest'opera narrativa è ambientata nella città Alta di Modica (Ragusa), cuore pulsante della vita politico-culturale negli anni Sessanta e Settanta del Secolo scorso. Salvatore Poidomani - cresciuto in quella Comunità, poi dissoltasi nel volgere di pochi lustri -, nonostante la sua forte identità, descrive la vita del Borgo di allora, che si svolgeva attorno alla piazza; il protagonista che in quegli anni era un adolescente, viveva la sua giornata tra due circoli, quello della Democrazia Cristiana e quello del Partito Comunista, (ed ecco la ragione del titolo: Il mio compromesso storico.