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Le anime forti
È la metà del Novecento, in un piccolo borgo della campagna francese: la servitù al castello di Percy trascorre la notte a vegliare il defunto padrone e, come puntualmente accade in quest'angolo sperduto della Francia, a banchettare e a sparlare liberamente. Tra sussurri e imprecazioni, allusioni e pettegolezzi, spicca la voce di Thérèse, ottantanove anni, un marito e tre figli ormai persi, tre nuore che detesta e dei nipoti che la lasciano indifferente. La sua vita è stata una lunga catena di eventi da raccontare e di personaggi da rievocare, perfetti per una fredda e lunga notte di veglia... Tutto comincia nel lontano 1882 quando Thérèse fugge col maniscalco Firmin dal castello di Percy. Vi era arrivata ragazza, poiché la madre desiderava per lei un'educazione pari a quella di una zia che sapeva ricamare, stirare e rammendare la biancheria fine. E certamente sarebbe diventata come la zia dalle mani di fata se non si fosse invaghita di Firmin. Ai suoi occhi un bell'uomo, robusto e gentile come una ragazza, e a quelli della sua famiglia un povero orfano senza arte né parte e maniscalco per modo di dire, visto che si limitava a tenere ferme le zampe dei cavalli mentre il padrone li ferrava. La fuga si risolve nel solo modo possibile alla fine del XIX secolo: un matrimonio celebrato in silenzio e l'approdo in un nuovo paese: Chàtillon, dove Firmin trova lavoro presso il locale maniscalco e Thérèse in una grande locanda. -
La morte del cuore
Thomas Quayne gode di una cospicua rendita, un lascito della sua ricca madre. Sua moglie Anna, alla morte del padre, ha ereditato anche lei una fortuna non indifferente. Nei primi anni di matrimonio, Anna ha avuto due aborti che le hanno procurato la compassione delle amiche e la ferma convinzione che la sola idea di avere figli sia per lei nefasta. Anna e Thomas conducono un'esistenza tipica dell'upper class inglese, per la quale le forme e l'etichetta hanno il valoroso compito di stemperare l'impeto dei sentimenti e la violenza degli impulsi. Un giorno fa improvvisa irruzione nella loro vita Portia, la figlia che il padre di Thomas ha avuto da Irene, prima amante e poi sposa in seconde nozze. Rimasta orfana di entrambi i genitori, esaudendo un desiderio del padre, Portia si presenta al cospetto del fratellastro Thomas, cui non resta che accoglierla in casa e imporre l'ingrata ospite alla moglie. Portia ha trascorso un'infanzia segnata da continui spostamenti attraverso l'Europa e da soggiorni in squallide camere di alberghi modesti. A chi può aprire il cuore? Inevitabile che la ragazza sia irrimediabilmente sedotta da un giovane dal viso corrotto e, insieme, straordinariamente innocente: Eddie. Quando questo raggiunge Portia in una gita al mare coi suoi giovani amici, la fiamma che guizza improvvisa da un accendino in un cinema buio illumina uno stupefacente, romantico tradimento e, insieme, uno dei più disperati naufragi del cuore della letteratura moderna. -
Il campo di battaglia è il cuore degli uomini
Etienne e Raymond hanno stretto un patto di indissolubile amicizia all'École militane di Bordeaux, prima di ritrovarsi, nell'aprile del 1796, nella piana di Albenga al seguito dell'Armata d'Italia di Bonaparte. Etienne vaga smanioso per l'accampamento, passeggiando tra le tende e scavalcando corpi addormentati. Medico abituato a fronteggiare quotidianamente i numerosi malanni di un esercito in guerra, cerca di vincere il tedio esercitandosi al suo amato violoncello. Raymond è ancora più inquieto. Sulla testa ostenta sempre il suo bonnet d'ourson decorato da una splendida piuma viola. Ufficiale colto e di bell'aspetto, che parla correntemente l'italiano e il tedesco, Raymond ha ricevuto qualche tempo fa un incarico delicato: recarsi a Milano per raccogliere informazioni da inviare a Parigi sullo stato e la consistenza della guarnigione austriaca. Mai missione si è rivelata più fatale per lui, e il fato ha un solo nome: Costanza Melzi d'Eril, cugina prima del conte Francesco, ben noto in città per le sue simpatie repubblicane, e moglie di un uomo facoltoso e assai fedele agli austriaci. In una pausa della dura campagna d'Italia accade, tuttavia, l'irrimediabile: Etienne incontra a Milano Costanza e resta trafitto dal suo fascino e dalla sua bellezza. Con Raymond non lascia trapelare nulla, tuttavia le voci corrono e, durante la campagna d'Egitto in cui lo scoraggiamento bellico si accompagna ai deliri di onnipotenza di Napoleone, i due amici si trasformano in duellanti. -
Una bugia su mio padre
È un giorno di Halloween della metà degli anni Novanta nei pressi dei Finger Lakes, nella parte settentrionale dello stato di New York. Alla guida di un'auto presa a nolo, John Burnside vaga per quel tranquillo angolo di mondo, attraversando villaggi dove su ogni veranda spiccano grandi zucche ghignanti. Le stradine si snodano in un panorama bello e silenzioso, ma è una mattina in cui John si sente particolarmente perduto, smarrito come un uomo venuto dal nulla. Per lenire il suo stato d'animo, decide di caricare a bordo un autostoppista, fermo sul bordo della strada con un'aria del tutto indifferente all'assenza di traffico. E un ragazzo dai capelli color sabbia e gli occhi scuri. Dice di frequentare una scuola per clown in città e di stare andando a trovare suo padre, un uomo che sa il fatto suo e, dopo la morte della seconda moglie, vive da solo in una casetta circondata da alberi rossi e dorati. Come se stesse recitando in una fiction, aggiunge poi che suo padre non ha mai criticato le sue scelte ed è sempre stato presente quando ha avuto bisogno di lui. John se lo figura perfettamente un padre così: un tipo assennato che si compiace dei suoi silenzi e vive dentro di sé, in un mondo tutto suo diventato col tempo sempre più ricco e tranquillo, come uno stagno nel bosco che, indisturbato per anni, si riempie di foglie e spore... Fantasticherebbe ancora a lungo sul padre del ragazzo, se il giovane autostoppista non gli chiedesse di suo padre. John potrebbe dirgli la verità... -
L' estate degli annegamenti
Liv ha vissuto i suoi primi tre anni a Oslo, ma non rammenta nulla di quel tempo. Conosce bene solo Kvaloya, settanta gradi di latitudine nord, nel circolo polare artico, l'isola che sua madre, pittrice di talento, ha scelto quando ha deciso di rifugiarsi in un luogo remoto dove dipingere in pace. La baita grigia in cui la ragazza vive è affacciata sul fiordo di Malangen, un tratto di costa dove non c'è nulla, a parte la casa e la hytte - un minuscolo rifugio usato un tempo per la caccia o la pesca - del vecchio Kyrre Opdahl. Il tempo scorre diversamente sull'isola, le antiche leggende impregnano legni di rimesse, pontili e dimore, come quella di Kyrre, dove si conserva la memoria di antichi e funesti eventi: ragazzi di campagna usciti alle prime luci dell'alba e tornati a casa contaminati da qualcosa di innominabile, un battito d'ali o un soffio di vento nella testa, al posto dei pensieri. Nella fantasia popolare i troll sono mostri e la huldra una fata che, vestita di rosso, danza nei prati in attesa di giovani uomini da ammaliare e distruggere, ma nella memoria di Kyrre sono forze maligne all'origine di accadimenti reali. Con una tazza di caffè tra le mani, Liv ascolta incantata e tremante i racconti del vecchio. In cuor suo, tuttavia, non crede affatto all'esistenza di tali forze o esseri. L'estate, però, in cui la ragazza compie 18 anni accadono eventi così letali da sradicare le più solide e ferme convinzioni... -
Sinfonia Leningrado
È l'inverno del 1941 a Leningrado. La città è stretta nella morsa dell'esercito tedesco e sembra frantumarsi sotto le granate nemiche. I corpi dei caduti vengono ammassati ai lati della Prospettiva Nevskij. Ovunque, suoni terribili: lo stridore delle slitte cariche di cadaveri, le terrificanti esplosioni dei candelotti di dinamite impiegati per scavare fosse comuni, l'ululato dei cani e dei gatti randagi uccisi per sfamarsi. Per le strade della città, dove esseri umani strisciano come spettri in mezzo a mucchi di rifiuti sperando di rimediare qualche avanzo, per poi morire lì dove si trovano, Karl Il'ic Eliasberg, il direttore dell'Orchestra Radiofonica di Leningrado, avanza a fatica. È reduce da un incontro con il direttore della radio e con i responsabili del Dipartimento delle Arti. Gli hanno trasmesso un ordine di Zdanov, il segretario del partito che guida la difesa della città, un ordine che non ammette repliche: ricostituire l'Orchestra Radiofonica, sciolta per la morte di buona parte dei suoi componenti, per eseguire la Settima Sinfonia che Dmitrij Sostakovic ha appena terminato lontano da Leningrado. Eliasberg è paralizzato dalla paura e dal desiderio. Mai in vita sua gli è stata offerta un'opportunità del genere, e mai la posta è stata così alta. Tuttavia, come portare a termine quel compito così imponente con i pochi musicisti rimasti, stremati dalla fame e con le mani e i piedi tormentati dai geloni, e i volti di un pallore mortale e coperti di piaghe? -
La ragazza che cadde dal cielo
Londra, anni Quaranta. Il mondo è in guerra e può capitare che una bella ragazza si ritrovi a colloquio, in un appartamento squallido e quasi vuoto di un ex albergo di Northumberland Avenue, con un fantomatico signor Potter appartenente all'altrettanto fantomatico Inter Services Research Bureau. La ragazza, tailleur grigio e camicetta bianca, si chiama Marian Sutro, di padre inglese e madre francese. Fino a qualche tempo fa viveva sulle dolci sponde del lago di Ginevra, città dove il padre era un diplomatico della Società delle Nazioni, l'organizzazione sovranazionale travolta dalla guerra. Il signor Potter è un uomo dall'aspetto comune, con giacca di tweed e panciotto, come si conviene a un membro dell'intelligence britannica. Il suo compito è reclutare agenti da spedire nel sud della Francia occupata dalle truppe tedesche, agenti naturalmente capaci di parlare francese senza inflessione straniera. Giovane donna che non è mai stata in un albergo e neppure in un bar da sola, Marian crede di essere arruolata per la sua perfetta padronanza del francese e per la missione illustrata dalla voce querula e i modi garbati di Potter: fare da corriere, nella vasta area che va da Limoges a Tolosa, per conto di un certo Cesar, che avrebbe il compito di istruire i partigiani sull'uso delle armi e le tecniche di sabotaggio. In realtà la sua vera missione, ignota allo stesso Potter, è un'altra e riguarda un fisico del Collège de France: Clément Pelletier. -
L' Italia degli altri
"In """"Etichette"""", apparso per la prima volta nel 1930, Evelyn Waugh delinea, tra il serio e il faceto, una sorta di casistica del viaggiatore nordeuropeo che, nel corso dei secoli, si è avventurato dalle nostre parti. Si comincia col superstite del Grand Tour: un giovanotto bennato e facoltoso, come Goethe, Alexis de Tocqueville e Stendhal, che sfida sempre qualcuno a duello, ha parecchie avventure erotiche e alla fine torna a casa, pronto per incarichi legislativi. Si passa poi al viaggiatore borghese, che dà avvio all'orrendo traffico di chincaglierie e oggetti dozzinali da portare a casa come souvenir e trova più economico e conveniente vivere all'estero. E si finisce col viaggiatore novecentesco, che parla con la povera gente nelle osterie lungo la via e vede nella diversità dei tipi la struttura e l'unità dell'Impero romano. Viaggiatori diversi, ma tutti con la medesima convinzione di trovarsi in un paese dalla smodata quantità di bellezza, cosi eccessiva e straripante da sperperarsi e perdersi. La parola """"bellezza"""" è il leitmotiv di tutti i Grand Tour che, dalla fine del Settecento, hanno esplorato, interpretato, e in definitiva creato, l'identità italiana, quell'altro da sé che lo straniero decide a un certo punto di far proprio. """"La bellezza circostante"""" ha scritto una volta Brodskij, """"è tale che quasi subito si è presi da una voglia assolutamente incoerente, animalesca, di tenerle testa, di mettersi alla pari""""." -
L' età del desiderio
È l'inverno del 1907 quando Teddy e Edith Wharton prendono in affitto a Parigi un magnifico appartamento che sfoggia le caratteristiche più incantevoli del Faubourg: soffitti altissimi, boiserie di squisita fattura, stucchi eleganti. Teddy, tuttavia, sopporta a malapena Parigi e rimpiange The Mount, la casa che la coppia ha lasciato nel Massachusetts, con i cavalli, i maiali e i polli. Ha dodici anni più della moglie e ognuno di quegli anni gli si legge in faccia. I capelli diradati sulla fronte, i baffi ispidi, gli occhi di un azzurro vacuo. A volte racconta storie interessanti. Spesso si lascia andare su una poltrona, l'amata bottiglia di brandy sul tavolino accanto, il viso ruvido e arrossato, le mani tremanti. Edith, discendente di un'antica e ricca famiglia newyorchese, è un'autrice nota negli Stati Uniti. Ha scritto un romanzo sull'aristocrazia finanziaria americana, ""La casa della gioia"""", che è stato osannato dalla critica. Anche se ha superato i quaranta, ha comunque una figura giovanile, snella, grandi occhi nocciola, una massa splendente di capelli biondo rame. La sua rigida e antiquata educazione la costringe in vestiti fatti di strati su strati di stecche e mussola che non le donano affatto. Ma quegli abiti ingombranti celano un animo inquieto e un cuore pronto ad accendersi. A Parigi, frequenta il salotto della Comtesse Rosa de Fitz-James, un'ebrea austriaca vedova di un dispotico conte, che si circonda di una vasta ed eccentrica bohème..."" -
Aspettando l'alba
In un giorno del 1913, Lysander Rief, giovane e aitante attore inglese, attraversa a piedi il centro di Vienna per recarsi alla sua prima seduta con il dottor Bensimon, un eminente psichiatra. Seduto nella sala d'attesa, Lysander riflette sulla natura del suo malessere e sulla sua fatua esistenza di dandy che non è ancora riuscito a trovare il suo posto nel mondo, quando una donna di rara bellezza si materializza nella stanza: è chiaramente sofferente ma la sua stranezza, i suoi profondi occhi nocciola e il suo fascino intenso lo trafiggono. Più tardi, lo stesso giorno, i due si incontreranno nuovamente e la donna, Hettie Bull, avrà modo di presentarsi come scultrice, invitando Lysander a una festa organizzata dal suo compagno, il celebre pittore Udo Hoff. Incapace di rifiutare e di resistere allo charme di Hettie, Lysander si lascia coinvolgere in una travolgente relazione clandestina. La sua vita a Vienna verrà stravolta dalla passione per Hettie. Incontrerà Sigmund Freud in un caffé, condurrà un'esistenza intensa nel raffinato ambiente artistico e letterario della capitale austriaca alla vigilia della Prima guerra mondiale, verrà a capo delle sue nevrosi. Londra, 1914. La guerra è alle porte e Lysander viene sorpreso dal precipitare degli eventi. Incapace di vivere una vita ordinaria, si lascia trascinare nel pericoloso teatro dei servizi segreti - un mondo di sesso, scandali e spie, dove il confine tra verità e menzogna si fa ogni giorno più sottile. -
I Melrose
Il ciclo narrativo contenuto in queste pagine, composto da quattro romanzi (il quinto conclusivo, ""At Last"""", apparirà in seguito), ha destato enorme scalpore nei paesi in cui è apparso. Edward St Aubyn, rampollo di un'antica e nobile famiglia che """"viveva in Cornovaglia fin dai tempi della conquista normanna"""" (Guardian), è stato accostato dalla critica britannica e statunitense a Evelyn Waugh e Oscar Wilde per la sua sferzante descrizione dell'upper class inglese o a Martin Amis per il nichilismo che spira nelle sue pagine. Tuttavia, come ha notato la """"New York Book Review"""", nei """"Melrose"""" si mostra una contemporaneità non riscontrabile nelle opere degli scrittori citati, """"un'aristocratica atmosfera di caustico orrore"""" mai percepita prima. Scevro, come ogni membro di una famiglia che può fregiarsi del titolo di baronetto sin dal 1671, dall'infatuazione per le forme di vita dell'aristocrazia inglese che caratterizza, invece, la prosa di Wilde e Waugh, St Aubyn ritrae il personaggio di Patrick Melrose, impegnato tenacemente a porre fine alla sua esistenza abusando di alcol e droga, e l'irresistibile galleria di titolati snob, ubriaconi, dementi, tiranni e tossicomani che lo circondano, come nuovi demoni della contemporaneità, in una maniera che è a un tempo cosi disperatamente moderna e cosi armoniosamente classica da spingere una scrittrice come Alice Sebold a dichiarare che """"I Melrose"""" 'sono un capolavoro del XXI secolo, e St Aubyn è uno dei più grandi prosatori di lingua inglese'."" -
Le metamorfosi della libertà. Tra Atene e Gerusalemme
Uno dei grandi studiosi dell'ebraismo del Novecento, accostabile per importanza soltanto a pensatori del calibro di Jonas, Scholem, Strauss e Taubes, è stato certamente Shlomo Pines, il celebre curatore e traduttore dell'edizione inglese della ""Guida dei perplessi"""" di Maimonide. Pines ha lasciato un'infinità di scritti, impressionanti per erudizione e varietà di temi, che spaziano dal mondo greco-romano alla mistica ebraica e araba, a Nietzsche e al pensiero contemporaneo. I """"Collected Works"""" in cinque volumi pubblicati tra il 1979 ed il 1997, di cui si offre un'ampia antologia, raccolgono la quasi totalità delle sue opere in inglese e in francese. E mostrano l'originale linea di ricerca dello studioso, dagli anni di formazione parigini fino a quelli dell'insegnamento nell'università di Gerusalemme. Per Pines non esiste un solo ebraismo poiché, nel corso della sua storia, l'ebraismo ha sempre costituito una realtà plurale, capace di definirsi ogni volta in relazione al contesto con cui entrava in contatto. Analogamente, non esiste nemmeno una filosofia specificamente ebraica, ma un sistema di testi e di problemi ereditati dal mondo greco-arabo con cui gli ebrei, a un certo punto della storia e per ragioni diverse, si trovarono ad avere a che fare. La stessa critica viene da lui mossa a più riprese all'idea di """"cultura ebraica"""", troppo generica e imprecisa per poter davvero dar ragione della complessità che intende rappresentare. Introduzione di Giorgio Agamben."" -
Contro i nuovi tiranni
Esiste una nuova specie di tiranni che non ha nulla a che vedere con i dittatori del passato. Hanno una faccia anonima, vagamente rassicurante, ""come la sagoma dei furgoni portavalori"""". Sono vestiti in modo impeccabile, hanno capigliature curate, occhi svelti che osservano tutto, orecchie capienti """"come banche dati"""" e un'insaziabile brama di controllo. Dicono di essere esperti di economia e di politica, ma conoscono solo la legge del guadagno e decidono delle vite di migliaia di persone. Sono i profittatori. E questo libro è contro di loro. Questi scritti che John Berger ha prodotto nell'arco di quasi sessantanni (dal 1958 al 2012) riflettono la genialità e la ricca versatilità dell'autore, e spaziano con estrema naturalezza da articoli sulla politica recente (Bush, Sarkozy e Dominique Strauss-Kahn) ad appelli per la mobilitazione, da brevi scritti sull'arte e sulla fotografia (""""La presenza sociale della donna"""" e """"Fotografie d'agonia"""") alle pagine struggenti tratte dai romanzi """"King"""", """"Una storia di strada"""" e """"Lillà"""" e """"Bandiera"""". Acuto commentatore delle transizioni epocali del Novecento, dalla nascita dello stato di Israele al crollo del muro di Berlino, l'autore osserva con lucida partecipazione il percorso del movimento no-global e sottopone a una critica illuminante e caustica le guerre preventive degli Stati Uniti e il recente crack finanziario mondiale."" -
La fune
Ogni notte Bernhardt controlla che la piccola Elisabeth stia dormendo e che Agnes abbia spento la lampada a petrolio in camera da letto, pressa il tabacco nella pipa ed esce di casa. Il villaggio di contadini giace immerso nel silenzio. Le imposte delle finestre sono serrate, dai tetti di paglia sale l'ultimo fuoco del giorno e il bestiame riposa nel fienile, al riparo dai lupi. Mentre cammina, Bernhardt fuma e pensa a suo padre. Potrebbe farlo per ore, se quella notte, arrivato al limitare dell'abetaia, non notasse tra l'erba una sinuosa linea scura appena rischiarata dalla luna: una fune intrecciata e spessa un pollice che scompare nel bosco. Perché è lì? Chi ce l'ha messa, e dove porta? L'indomani Bernhardt si addentra tra gli alberi, e penetra a lungo nel bosco senza trovare, però, l'altro capo della fune. Al ritorno, a Ulrich e agli altri contadini che, al margine della foresta, se ne stanno intorno alla fune col volto scontroso di chi si è appena svegliato, mostra un taglio sanguinante che parte dalla palpebra e gli traversa la guancia in diagonale. Senza curarsi del vestito elegante, Ulrich si inginocchia e tende la corda il più possibile: niente da fare, la fune non cede. Raimund fa lo sbruffone e si dice convinto che si tratti dello scherzo di un ragazzino, a cui darebbe volentieri una lezione. Michael si arma di arco e frecce. I tre entrano a loro volta nel bosco e fanno ritorno al calare del sole: Michael e Raimund sembrano sotto shock, Ulrich ha una gamba sventrata. -
Il Buddha di Brooklyn
In Giappone la parola ""sacerdote"""" significa """"colui che lascia la famiglia ed entra nell'assenza della famiglia"""". Comprendere il senso di una rinuncia così radicale può essere complicato per chiunque, ma per Seido Oda è come scalare le montagne innevate di Fukushima: un'impresa davvero proibitiva. A undici anni viene iniziato al sacerdozio nel tempio buddhista della Preghiera Perpetua. Il sommo sacerdote gli rasa i capelli, gli cosparge la testa di foglie di shikimi e gli taglia via con un coltello rituale le """"illusioni mondane"""" della sua vita precedente. Seido Oda è così costretto a dire addio al """"celestiale villaggio di pietra e legno"""" in cui è cresciuto; ai fringuelli rosa che cinguettano attorno alla """"Casa del Loto"""", il ryokan di famiglia che da più di un secolo accoglie i pellegrini diretti al tempio; a suo padre, uomo schivo che coltiva la terra senza dire una parola; a sua madre, che di giorno inveisce contro quei """"goffi barbari"""" degli americani e, prima di dormire, gli racconta le avventure del Buddha; alla pesca delle trote ayu in compagnia di Daiki, il fratello maggiore cui la vita monacale sarebbe spettata di diritto in quanto primogenito, se i genitori non gli avessero preferito lui, Seido. Nemmeno il tempo di sentirsi triste o onorato della sua nuova vita che, due giorni dopo il rito d'iniziazione, il giovane è raggiunto da una terribile notizia. Un incendio ha divorato la Casa del Loto, uccidendo tutti, Daiki compreso."" -
La notte più buia
È il 5 giugno 1964, un torrido venerdì d'estate, quando Lena incontra per la prima volta Heiner Rosseck all'interno del tribunale di Francoforte. Terminate le ultime traduzioni e lasciato il suo angusto ufficio senza finestre, sta per guadagnare l'uscita, con il pensiero rivolto già a come svagarsi con una nuotata all'aperto, un film al cinema o magari un bicchiere di vino, quando lo vede: un uomo alto e smagrito sul punto di scivolare a terra lungo una parete. Il tempo di sorreggerlo e di chiedergli ""Sta bene?"""" che apprende la sua drammatica storia. Heiner Rosseck da Vienna, giunto nelle fredde aule del tribunale di Francoforte per testimoniare al processo contro i crimini nazisti di Auschwitz in cui è stato prigioniero. Rosseck, il sopravvissuto, appena sottoposto a un estenuante interrogatorio sul ruolo, le responsabilità e le azioni di due imputati, Kehr e Kaduk, i peggiori aguzzini del campo di prigionia. """"Dove è successo, signor Rosseck? In quale giorno? Da che distanza ha assistito all'esecuzione? Ricorda se pioveva? Se c'era la neve?"""" Riandare a quei terribili giorni significa, per Heiner, riaprire ferite atroci e mai rimarginate. Ma il problema non è questo. Il problema è rispondere con precisione, con lucidità, senza tradire la memoria, senza contraddirsi. Come può, tuttavia, restituire con freddezza la notte buia che ha vissuto? E riportare alla parola lo sterminato orrore che ha visto? Come può, infine, farsi capire se lui parla una lingua diversa dagli altri?"" -
Briganti romantici
Si sono dati alla macchia per combattere le ingiustizie di cui erano state vittime le loro famiglie, le comunità contadine che li ospitavano o loro stessi. Sono diventati briganti per caso, non per vocazione. Hanno fatto un fardello delle proprie illusioni e, da veri romantici, si sono rintanati nei boschi, convinti di poter combattere con le armi un mondo che ritenevano ingiusto. Qualcuno li chiamava criminali e banditi, altri briganti. Spesso, tuttavia, anche se molti di loro si dichiaravano anarchici, erano pover'uomini, analfabeti che non avevano fatto altro che reagire d'impulso ai torti di cui erano stati vittime; disperati che progettavano di far cadere tutti i potenti del paese, chiunque essi fossero. Questo libro racconta cinque storie di briganti, dal Seicento alla fine dell'Ottocento, che mai avrebbero pensato di darsi alla macchia se le loro vite non fossero state sconvolte da qualcosa di inatteso e irreparabile. Persone come Giovanni Beatrice (detto Zanzanù) che diventò bandito per vendicarsi della fazione rivale che aveva barbaramente giustiziato suo padre nella piazza del paese; come Antonio Tosolini (detto Menotto), friulano, che imbracciò l'archibugio per punire il conte che lo aveva licenziato e che pagava troppo poco i braccianti. E ancora briganti come Michelina Di Cesare, di Caspoli, nel Casertano, che raggiunse nei boschi un ex sergente borbonico di cui si era innamorata. -
La ricchezza
A quindici anni Fabrizio Pedrotti è già un gigante. È bello, è un leader. A scuola è attorniato da una folla di cortigiani, e il mondo gli si srotola ai piedi come un tappeto. Un giorno del 1975, nel corridoio di un liceo romano, Fabrizio sceglie Giovanni come amico. Gli mette una mano sulla testa e lo elegge a suo scudiero. Poi lo ribattezza Hitchcock e lo accoglie nella cerchia più intima della sua famiglia. Nel lussuoso appartamento dei Pedrotti, Giovanni-Hitchcock si muta nel testimone della vita dell'intero nucleo familiare. Riesce a scorgere il padre, un onorevole perennemente assente da casa, in una imbarazzante intimità; si rende subito conto della svagata cortesia ed estraneità della madre; stringe amicizia con Mario, il fratello minore, un ragazzo gracile, un fantasma in pantofole che rasenta i muri aprendo e chiudendo in silenzio le porte; ha una relazione clandestina con Maddalena, la seducente sorella; e infine apprende il lato nascosto, la zona d'ombra del rapporto tra Fabrizio e il fratello. Al fianco dei Pedrotti, Giovanni abbraccia completamente l'identità di Hitchcock. Al punto tale che si convince persino di aver determinato la rovina e l'infausto destino di Fabrizio, Mario e Maddalena con un atto scriteriato. Finché, con il trascorrere degli anni, e l'irrompere della maturità, la verità dei Pedrotti e di Hitchcock, il loro scudiero, gli appare sotto una luce inaspettata e sorprendentemente diversa. -
La letteratura tamil a Napoli
Nascosti nel sottosuolo della città, e pronti a farsi saltare in aria per far conoscere al mondo la tragica causa di Tamil Eelam, la loro patria perduta, dopo la resa definitiva delle Tigri e l'uccisione del loro capo Velupillai Prabhakaran da parte delle forze governative dello Sri Lanka, i tamil di Napoli in vent'anni di lavoro hanno creato un mondo altro, quasi un doppio della città, e hanno formato una società segreta, l'Accademia dei sotterranei, che va producendo opere letterarie napo-tamil. Dieci dei loro scrittori, annidati nel sottosuolo della città, raccontano la storia meravigliosa di questa guerra sconosciuta, e lo fanno per l'appunto in dieci capitoli, quanti sono gli avatára (le reincarnazioni) di Vishnu, i cui altarini campeggiano nei bassi dei tamil di Materdei, della Sanità, dei Quartieri Spagnoli e del Pallonetto di Santa Lucia. In questo concerto narrativo, una comunità invisibile racconta le sue mirabolanti imprese, le mitologie, la vita quotidiana. È una comunità che ha lasciato la sua impronta sull'immaginario attuale di Napoli, e che, a sua volta, da Napoli è stata profondamente segnata, creando strepitose mescolanze. Abbiamo cosi madonne con proboscidi e code di elefante, patroni nati dalla fusione di Buddha e San Gennaro, e una disperata attività letteraria espressa sulle pagine di una rivista underground che s'intitola Cannarutizia... -
Il grande califfato
Il giorno in cui, per la prima volta, parlarono a Domenico Quirico del califfato fu un pomeriggio, un pomeriggio di battaglia ad al-Quesser, in Siria. Domenico Quirico era prigioniero degli uomini di Jabhat al-Nusra, al-Qaida in terra siriana. Abu Omar, il capo del drappello jihadista, fu categorico: ""Costruiremo, sia grazia a Dio Grande Misericordioso, il califfato di Siria... Ma il nostro compito è solo all'inizio... Alla fine il Grande Califfato rinascerà, da al-Andalus fino all'Asia"""". Tornato in Italia, Quirico rivelò ciò che anche altri comandanti delle formazioni islamiste gli avevano ribadito: il Grande Califfato non era affatto un velleitario sogno jihadista, ma un preciso progetto strategico cui attenersi e collegare i piani di battaglia. Non vi fu alcuna eco a queste rivelazioni. Molti polemizzarono sgarbatamente: erano sciocchezze di qualche emiro di paese, suvvia il califfato, roba di secoli fa. Nel giro di qualche mese tutto è cambiato, e il Grande Califfato è ora una realtà politica e militare con cui i governi e i popoli di tutto il mondo sono drammaticamente costretti a misurarsi. Questo libro non è un trattato sull'Islam, poiché si tiene opportunamente lontano da dispute ed esegesi religiose. È soltanto un viaggio, un viaggio vero, con città, villaggi, strade e deserti, nei luoghi del Grande Califfato.""