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Le sirene
Raccolta poetica con la prefazione di Cosimo Damiano Damato. -
Parole levigate
La poesia è sogno ma anche comunicazione perché usa le parole partorite dall'immaginario che è in noi e le imprime attraverso la passione del cuore e con mano ferma sopra un foglio bianco come se fossero i colori di un dipinto o le note di uno spartito musicale. Noi esseri umani diamo luce al mondo tramite le parole, tra la parola e la luce c'è l'ombra che le permette di splendere. Il logos, pertanto, è la struttura fondamentale, la lente d'ingrandimento con la quale l'uomo legge l'universo e se lo poniamo come principio allora non possiamo che accettare la filosofia e la poesia come condizioni dell'esistenza umana. Le "" Parole levigate """", titolo di quest'opera monografica, sono parole umide fuoriuscite dalla penna che proprio come i chicchi d'uva vanno lasciate asciugare al sole per diventare squisiti nettari, versi dai significati profondi che nell'antinomia sogno/realtà possano squarciare il pesante velo del pensiero noioso ed omologato """"Attendere il verbo sedotto libero dal flusso del tempo, accoglierlo rorido per lasciarlo ad asciugare"""". Nel momento in cui metrica e rima smettono di essere i protagonisti assoluti del componimento poetico ecco entrare in scena la parola con tutto il suo fascino intrinseco, una forza evocatrice mai fingitrice fino in fondo, un canto di parole nella musicalità e nella sensualità del verso. Con la prefazione di Hafez Haidar."" -
Chimere
L'autrice designa questa raccolta poetica dal titolo Chimere trattando tematiche quali la bellezza della semplicità, la fugacità del tempo, la natura e l'essenza stessa dell'uomo, ciò che può essere o, apparentemente, sembrare. Con un linguaggio unico, l'autrice riesce a esprimere quello che è la sua considerazione del mondo, la riflessione dei luoghi a lei vicini quali il suo paese natale, gli affetti e le persone. Il senso di vivere costantemente in bilico tra la luce e il buio, la speranza nel cambiamento e la rarità delle piccole cose fa del calmo esistere un qualcosa da proteggere. Si augura, così, di far immergere il lettore in un mondo di pura ""arte poetica"""", capace di stravolgere con la riflessione e con l'immaginazione le più difficili circostanze che la vita può offrire."" -
Ti amerò per sempre
Raccolta di poesie dedicate alla mamma. -
Sconosciuto presente
Raccolta poetica. ""La lettura emozionale dell’opera poetica di Giorgia Organtini Barbanera si manifesta quasi in eponimo col titolo della sua raccolta, in un continuo viaggio nell’illimitato territorio di uno “sconosciuto presente” dove in ogni verso la temperatura sensibile dell’inchiostro cambia repentinamente , passando dal “gelido marmo” all’“ardente brace” in un oscillazione periodica che percorre ogni pagina nella massima ampiezza della sua vibrazione e dà l’impressione, almeno cartacea, di un’anima che sia costantemente e dolorosamente alla ricerca di un manuale di istruzioni della vita e tenda alla speranza di una almeno praticabile manutenzione degli affetti che le permetta di affrontare un quotidiano contemporaneo a cui spesso non sente di appartenere."""" Tratto dalla prefazione di Alfredo Rapetti Mogol"" -
In limine
In questa sua nuova raccolta di poesie, a fianco ad alcune nuove composizioni l'autore riprende in mano molte di quelle già pubblicate e le rimaneggia alla luce degli insegnamenti di un buon maestro, come quelli proprio del poeta editore Giuseppe Aletti che le pubblica. Per narrare alcuni tra i suoi vissuti emotivi ed incontri importanti che lo hanno accompagnato fino alla soglia dei quarant'anni, l'autore questa volta non sente più bisogno di appuntare le date ad ogni componimento: saranno loro stessi a condurre per mano il lettore dentro il suo percorso esistenziale. Si dice che a quarant'anni inizi la vita vera di una persona. Ebbene, alla mia pongo questo libro in limine. Con la prefazione di Giuseppe Aletti -
Frammenti di inchiostro
"Balzerei verso i miei sogni e giocherei con ogni cosa in movimento"""" Raccolta poetica con la prefazione di Giuseppe Aletti." -
Summa fragilitats
"Summa fragilitatis vuole essere un vocabolario della insicurezza e della instabilità delle emozioni umane, che non sono tanto influenzate dalla ancestrale paura di morte, quanto dal doloroso sentimento di incertezza che sovrintende tutte le nostre scelte. Si tratta di esperienze personali dirette o mediate, prese a paradigma di una comunione diffusa, dell'essere in questa particolare forma di fragilità, come tutti. Sono espresse in forma di frasi spezzate o cantilenate, spesso con poca grazia e un quasi narcisistico indugiare nella banalità. Però è proprio la banalità, oltre alla fragilità, il territorio comune nel quale riconoscersi. Banale vuol dire semplice, abbondante, non elitario. Per questo ho parlato di parapoesia."""" Tratto dall'introduzione." -
Straripare
"La poetessa Damiana Belvedere, spinta dalla convinzione che la natura sia la madre ispiratrice dei poeti e costituisca un riparo sicuro dai problemi quotidiani, invita l’amato a camminare insieme a lei sul tappeto del bosco illuminato da lingue di luce, tra alberi maestosi e piccoli alberi di frutta, avvolti dalla fragranza dei fiori. Dopo essersi liberati dal fardello della solitudine e delle futili preoccupazioni quotidiane, i due innamorati potranno intraprendere un nuovo cammino tra le meraviglie del creato, rallegrati dalla musica dei tempi; solo allora l’esistenza diventerà un incanto e un sogno che valga la pena di vivere."""" Tratto dalla prefazione di Hafez Haidar." -
Prima di dirti amore. Before calling you love
Non serve dizionario per comprendere i versi. Basta il cuore per comprendere la lingua del poeta. Questo libro contiene una lunga poesia dedicata alla Luna. È venuta così, solo per averla guardata fitta in una sera bella, con l'anima vagamente tormentata. ""L'autore spera che Giacomo Leopardi, quando la leggerà, sia benevolo nel giudizio"""". Con la prefazione di Hafez Haidar."" -
La finestra della mia gioventù
Parlare dei contenuti delle mie poesie posso farlo ora, ma all'epoca scrivevo e basta. Ero giovane e seguivo molto ciò che sentivo dentro me stessa e ciò che accadeva nel mondo. Riflettevo e mi facevo tante domande. Scrivendo dei miei amori, delle delusioni, degli ostacoli da superare e delle emozioni, a volte difficili da capire, mi dava forse l'illusione di parlare con un essere che forse mi avrebbe capito. -
Impronte del tempo che va
Nella precedente raccolta Dante Marini ha rappresentato la vita dell'uomo sulla Terra come una lunga corsa nei secoli, una sorta di ""Maratona intorno al sole"""" in cui ogni individuo ha il suo tratto da percorrere in un tempo determinato. È una corsa attraverso una serie di eventi che lasciano tracce più o meno profonde, impronte di forti emozioni, di sogni, di gioie e dolori. Infatti, mentre il tempo dell'orologio e del calendario scorre silenzioso a intervalli sempre uguali, il tempo della coscienza si svolge in momenti di diversa durata e spessore che lasciano segni nell'animo e nella memoria in speciali situazioni della mente e del cuore. Forse una delle impronte più inquietanti che può lasciare il tempo che scorre è la percezione di una mancata risposta alla grande domanda di chi si interroga sul senso profondo della corsa stessa e in generale dell'essere. È quanto avviene nel mondo interiore dell'autore in cui il problema esistenziale della conoscenza, sollecitando sensibilità e fantasia, ispira con una nota caratteristica anche la sua poesia."" -
Sinestesia
«Un tempo, il mio cuore traboccava di prelibato nettare ch'io generosamente offrivo in banchetti dorati; vi era una vasta tavola imbandita, goloso sangue su marmo bianco e poi gente con grossi cucchiai senza pietà; eppure erano compassionevoli, perché questo sangue non finiva mai e sembrava addolcirsi sempre più.» «Tu eri e sei il riflesso di un mondo che non sento mio, chiusa come sono nella mia ingenua gioia di vivere. Allora continuo a vestirmi ogni giorno di primavera, carezzando il fuoco del mattino, invocando madonna Bellezza per tramutare ogni mia lacrima nera in abiti di inchiostro per le righe nude di queste pagine.» Con la prefazione di Alessandro Quasimodo. -
Lontane vele
"Lontane vele"""" è un viaggio poetico che dallo sprofondare nel vortice del tempo lentamente riemerge nei ricordi, dove sogni, desideri e delusioni si stringono e si intrecciano tra loro. Nello sguardo vi è la memoria, ma anche il porsi i perché non risolti dell'esistenza, in cui si trova per molti la pura accettazione dell'evento. Lentamente si passa da un indefinito orizzonte, al guardare prossimo da un ponte, fino al sovrapporsi di riflessioni e ricordi, ove la fortezza da fisica diventa morale in un gioco di specchi. Per concludersi nel trasognare dei ricordi, mitici passati storici, dove l'agire passa dalla fredda realtà al mito della memoria, fino a giungere ad improbabili dialoghi con figure del passato. Con la prefazione di Giuseppe Aletti." -
Nel mormorio del silenzio
Versi maturati nel silenzio a noi imposto dalla pandemia, risultato ultimo di un nostro agire quale negazione dell'essere parte di un sistema vivente quale è la Natura. L'atto di superbia impone riflessione, ricerca dell'essenza del proprio essere, scopre debolezze ed eroismi in cui il poeta viene a specchiarsi. Nel silenzio vi è la voce di Dio, la possibilità di udirla e meditarla, pietra su cui adagiarsi per riposare e risollevarsi più forte di prima. Ma il silenzio, proprio perché ci pone davanti al proprio io, può essere più pesante di un macigno, indurre ad urlare, agitarsi per non vedere sé stessi nella realtà e la pochezza dei fini a cui siamo indotti, perché la voce di Dio è il richiamo generoso, amoroso, ma anche esigente di un buon padre e una buona madre. In questo, uno dei fondamenti creativi quale generatrice è la donna, che nella sua fisicità acquista una valenza non solo materiale, ma innanzi tutto spirituale. Essa nel suo sedurre crea e distrugge, stimola la fantasia e la ricerca dello spirituale nel materiale, tra il positivo dell'accrescere e il negativo del distruggere, ma nella distruzione vi sono le premesse della rinascita. La donna quale ponte tra lo spirituale e il materiale è pensiero dissolto nel silenzio, matrice del divino, forza generatrice a cui tende l'animo del poeta quale specchio di una umanità sedotta ma nella realtà falsamente felice, dolente e per questo sperduta in un'apparenza di potenza illimitata frantumata nell'infinità dell'universo. -
Messi d'oro
"Fabio Soricone tratteggia, nei suoi versi, le caratteristiche del genio che cerca, esamina, verifica ed indaga su ogni particolare, compie studi approfonditi, oculate ricerche ed immani fatiche prima di raggiungere un nuovo traguardo che possa coronare il suo lavoro con una nuova scoperta. ll suo sguardo vigile si muove con fare cauto per il timore di sbagliare oppure di non riuscire a raggiungere l'obiettivo desiderato che gli permetta di calarsi nell'oasi della fascinazione più remota dove scende il delirio e naviga l'immaginazione in perpetuo"""". Tratto dalla prefazione di Hafez Haidar." -
Cicatrici
Cicatrici è un'opera che racchiude diversi stati d'animo, scaturiti dalle vicissitudini occorse durante gli anni che vanno dall'adolescenza all'età adulta. In questi anni sono state tante le situazioni, che hanno portato ad esacerbare svariati sentimenti. L'opera si presenta come destrutturata, ovvero non segue una linea precisa, ma alterna contenuti di quiete e stabilità a contenuti che esprimono rabbia, frustrazione o rassegnazione. Tutto questo rispecchia il bisogno da parte dell'autore di liberare questi sentimenti per ristabilire un equilibrio interiore che in alcuni frangenti è andato perso. Lo scopo dell'opera è quello di condividere con i lettori il proprio cammino e dimostrare loro che non conta quanto difficile sia il percorso; è importante non perdere di vista gli obiettivi che ci prefiggiamo nella vita, cosi che non ci sia un giorno alcun tipo di rimorso. Il titolo è estrapolato da una delle composizioni, per l'appunto ""Cicatrici"""", perché meglio esplicita il messaggio dell'autore, ossia che ogni avvenimento lascia un segno, indelebile, che fa crescere e cambiare. E alla fine del percorso noi risultiamo la somma di queste """"cicatrici"""". Noi siamo quello che abbiamo vissuto, e possiamo esprimerlo in qualunque modo vogliamo, senza nasconderci dietro gli ostacoli che la vita ci ha presentato. """"Brindo alla vita e alle sue sfumature, alle mille paure che mi fanno da cuscino in questo gioco di sguardi con il destino"""". La raccolta si conclude con """"Champagne"""", per l'appunto, che rafforza il concetto di rivalsa nei confronti delle avversità della vita, cercando di cogliere ciò che di buono si presenta in ogni situazione. Con la prefazione di Alfredo Rapetti Mogol. ."" -
Verrà il mattino e avrà un tuo verso. Vol. 18: Teia.
"Verrà il mattino e avrà un tuo verso"""", il canto dei poeti contemporanei all'amore, è un'intelaiatura di tutti i colori. Ricordi, slanci verso il futuro, buoni propositi del presente, l'incontro estatico e contemplativo con la natura, il desiderio della conquista e lo smarrimento per la perdita e il distacco; in questa raccolta la poesia d'amore è attraversata da metri stilistici diseguali e complementari, un mosaico di tasselli esistenziali, in cui il lettore non avrà difficoltà a trovare empatia, a immedesimarsi e sentire che quei versi sono stati scritti anche per lui. Tratto dalla prefazione di Giuseppe Aletti." -
«Avessi saputo che...» non sono solo parole
Nei versi del poeta torinese Franco Sorba c'è l'immediatezza espressiva dell'attualità e dei tempi moderni, egli parla con la voce dell'uomo comune, trattando tematiche che leggiamo tutti i giorni sui giornali o in televisione: la violenza sulle donne, l'emigrazione, le guerre nel mondo, l'emarginazione metropolitana, la tossicodipendenza, le recenti devastanti malattie e quelle psichiatriche. L'autore tende ad evidenziare sensazioni e situazioni del dramma e della commedia umana privilegiando punti di vista inattesi e che talora assumono connotati paradossali. Il linguaggio utilizzato è quello dei cantastorie popolari, parole semplici e concrete che in tempi antichi venivano rimate in endecasillabi, da cui si è originato il filone dei poemi cavallereschi della nostra letteratura. È una poesia scabra e nuda che sostituisce l'adorno letterario dell'estasi con la lama tagliente della cronaca utilizzando parole incisive e ritratti focali del mondo contemporaneo. Uno degli argomenti più ricorrenti nei testi dell'autore è l'amore, ma questo non è inteso in senso aulico. Il degrado dei valori intacca la purezza del sentimento, facendo scivolare in una decadenza shakespeariana i rapporti di coppia in cui prevale la difficoltà di comunicazione, la sopraffazione e la gelosia. Da questo alla violenza in ambito famigliare il passo è breve. Merita rilevare che l'amore omosessuale è totalmente affrancato, ed è indifferente che esso sia maschile o femminile, al punto da apparire quasi un'eccezione l'eterosessualità. Restano da superare nella società le discriminazioni e la poesia è un modo per evidenziarle e ridicolizzarle. La commedia e l'ironia appaiono da contraltare all'attualità drammatica nella poesia di Franco Sorba, quasi a mitigare l'asprezza dei versi più amari per creare nei lettori un bilanciamento emotivo. -
Esuli. Da Pola a Latina
Tra il settembre del 1943 e la primavera del 1945, migliaia di italiani dell'Istria furono torturati e uccisi dai partigiani titini. Sulla quantificazione delle vittime vi sono tuttora aspri dibattiti. Le stime vanno da 3.000 a 30.000 italiani trucidati, in un più ampio processo di eliminazione postbellica degli oppositori, reali o presunti, del costituendo regime comunista jugoslavo capeggiato dal comandante Tito. In questo libro si racconta la storia, immaginata dall'autore, di una delle tante famiglie del ceto medio che vissero l'intera vicenda della guerra a Pola, e che rischiarono di diventare vittime del genocidio perpetrato dai titini nei confronti degli italiani. Alla fine della loro storia decisero la strada dell'esodo verso l'Italia, nella speranza di mantenere intatte almeno le loro libertà pur rinunciando alla loro terra e ai loro beni.