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Aut aut. Vol. 357: La diagnosi in psichiatria.
"Aut aut"""" è una rivista bimestrale di filosofia fondata da Enzo Paci nel 1951. Attraverso la pubblicazione di materiali, saggi e interventi fornisce un quadro aggiornato del dibattito filosofico e culturale di oggi. La rivista si rivolge in modo speciale agli studenti e agli studiosi di cose filosofiche, ma anche a coloro che si occupano di problemi connessi con la psicologia, e a tutti gli operatori del mondo culturale, letterario, artistico e politico, che hanno a cuore una riflessione sulle loro pratiche." -
Aut aut. Vol. 358: La scuola impossibile.
La rivista trimestrale ""aut aut"""" è stata fondata a Milano nel 1951 da Enzo Paci. Nasce come rivista di filosofia con un'intonazione decisamente critica e un'apertura all'intero orizzonte culturale, dai fenomeni artistici ai problemi delle scienze umane, dalla letteratura alla psicanalisi e all'epistemologia. Questo tratto è rimasto costante lungo tutta la sua ininterrotta storia, anche quando """"aut aut"""" è passata, nel 1976, sotto la direzione di Pier Aldo Rovatti, accentuando il progetto di una politica della cultura attraverso la filosofia."" -
Aut aut. Vol. 359: La potenza del falso.
"Aut aut"""" è una rivista bimestrale di filosofia fondata da Enzo Paci nel 1951. Attraverso la pubblicazione di materiali, saggi e interventi fornisce un quadro aggiornato del dibattito filosofico e culturale di oggi. La rivista si rivolge in modo speciale agli studenti e agli studiosi di cose filosofiche, ma anche a coloro che si occupano di problemi connessi con la psicologia, e a tutti gli operatori del mondo culturale, letterario, artistico e politico, che hanno a cuore una riflessione sulle loro pratiche." -
Aut aut. Vol. 360
"Aut aut"""" è una rivista bimestrale di filosofia fondata da Enzo Paci nel 1951. Attraverso la pubblicazione di materiali, saggi e interventi fornisce un quadro aggiornato del dibattito filosofico e culturale di oggi. La rivista si rivolge in modo speciale agli studenti e agli studiosi di cose filosofiche, ma anche a coloro che si occupano di problemi connessi con la psicologia, e a tutti gli operatori del mondo culturale, letterario, artistico e politico, che hanno a cuore una riflessione sulle loro pratiche." -
Gli immediati dintorni. Primi e secondi
L'essere poeta e l'esperienza della poesia, la maschera che lo scrittore di versi indossa, e che è appunto la maschera del poeta. La materia e lo spazio: ciò di cui necessita il poeta. E poi l'essere umano, lo stare al mondo. L'esperienza algerina, da cui sorgerà - pilastro totemico nel Novecento italiano - l'esordio di una voce nuova, l'esordio del poeta Vittorio Sereni, con il ""Diario d'Algeria"""". Dalla Resistenza come esperienza mancata al gioco del calcio, dove per il poeta la fede nerazzurra è sentita come colpa d'origine; dagli incontri con Ezra Pound, Arthur Rimbaud, Eugenio Montale, ai luoghi dove il poeta Vittorio Sereni si tramuta in viaggiatore attento, cantore della memoria o flàneur: Bologna, Lubiana, Toronto, e poi ovviamente Milano, e Luino, la città natale. Il mondo, la politica, gli amici. La vita. Negli """"Immediati dintorni"""" - un grande classico che torna in libreria dopo trent'anni - Vittorio Sereni percorre i sentieri ignoti del proprio essere poeta e del proprio essere uomo, componendo un vero e proprio zibaldone, un diario che lo accompagna per tutta la vita; ci consegna così le chiavi di volta per leggere le sue opere, e ci consente allo stesso tempo di scrutare, come in un diorama, il suo universo simbolico e umano. Ci regala infine l'esperienza immersiva nei mari del fenomeno umano, sul vascello di uno dei più grandi poeti del Novecento, che qui intimamente confessa la sua perpetua e affascinante tentazione per la prosa."" -
Italia ventunesimo secolo. Volti e storie dagli anni dell'abisso
Alcuni li abbiamo dimenticati, altri li ricorderemo a lungo. Sono i fatti che hanno aperto il nuovo secolo. Sono i frammenti di un'Italia che soffre e si affanna, che urla di gioia e di dolore. Sono gli anni di un paese in bilico sopra l'abisso. Marco Imarisio li ha visti e raccontati. Ripercorrere l'ultimo quindicennio attraverso il suo sguardo significa rivivere quello che è accaduto con gli occhi di chi era lì in quel momento. Siamo all'Hotel Nettuno di Catania, dove Vito Di Maggio dice di aver visto Giulio Andreotti e Salvo Lima insieme al boss Nitto Santapaola. Siamo in un residence di Rimini con Marco Pantani: ""Andate a vedere cos'è un ciclista"""" scrive nella sua ultima lettera. Siamo nella Genova fantasma, quella delle zone rosse, delle scuole divenute macelli. O a Scampia e a Castel Volturno, dove le strade non sono di tutti. Siamo dentro una cella a Poggioreale. Respiriamo l'amianto di Casale Monferrato. A Mirafiori aspettiamo un altro referendum. Imarisio viaggia, osserva, raccoglie storie minime e massime, conosce drammi intimi e mediatici, incrocia esistenze singolari. Guarda i volti che hanno scandito gli ultimi quindici anni, appesantiti, giovani, solcati, scarnificati, lontani, eppure così familiari. Quello di Annamaria Franzoni, mentre giura che non è stata lei. Quello di un padre che abbraccia una figlia assassina. O quello di Sergio, che si sveglia alle tre per fissare seicento chiodi al giorno."" -
Io sono Spartaco! Come girammo un film e cancellammo la lista nera
La chiamano fabbrica dei sogni. Fucina di mondi infiniti in cui tutto è credibile, in cui l'impossibile è la regola. A volte, però, la Storia irrompe e spezza l'incanto. E i sogni diventano incubi. Così il maccartismo, negli anni cinquanta, scrisse una delle pagine più nere della storia del cinema. Kirk Douglas lo osteggiò in prima persona, e ora racconta come la lavorazione del suo ""Spartacus"""" si legò in maniera indissolubile con la caccia alle streghe. Figlio di immigrati ebrei bielorussi, Douglas arriva a Los Angeles alla fine della guerra, appena trentenne. Si chiama ancora Issur Danielovitch ed è del tutto ignaro delle controversie politiche che già da tempo turbano l'ambiente del cinema. Quando, nel 1947, la commissione sulle attività antiamericane chiama alcuni personaggi dell'industria cinematografica a rendere conto delle proprie simpatie comuniste, molti a Hollywood decidono di collaborare con le indagini, incriminando i colleghi: in caso contrario, il rischio è di finire sulla """"lista nera"""" e di non poter più lavorare per gli studios. In un clima di sospetto e isteria collettiva, Kirk Douglas deve affrontare molte sfide, sullo schermo e fuori, tra il timore per il futuro dei propri figli e i momenti esplosivi con il giovane regista Stanley Kubrick e con attori già affermati come Sir Laurence Olivier, Peter Ustinov, Jean Simmons e Tony Curtis. Prefazione di George Clooney."" -
Souq 2013
Spronare chi è in difficoltà affinché senta il bisogno di aspirare a un maggiore benessere; dotarlo di strumenti per acquisire beni e risorse che aumentino la sua libertà. L'empowerment è un processo formativo, abilitativo, riabilitativo diretto a soggetti vulnerabili; e l'empowerment urbano coinvolge due attori: l'individuo, che deve migliorare la propria condizione in modo concreto, e le istituzioni, che devono comprendere e affrontare le problematiche legate alla sofferenza urbana. Il Centro studi sofferenza urbana (Souq) propone politiche cittadine di empowerment da mettere in atto partendo dal basso, animato dalla convinzione che il benessere individuale sia legato alla felicità collettiva. Come nota Benedetto Saraceno, per essere efficace l'empowerment urbano deve porre fine alle disuguaglianze sociali nel campo dei diritti, delle risorse, del potere, affinché la società si possa muovere unita e agire in maniera critica, prendendo le distanze dalle ideologie e dal pragmatismo ateoretico. I contributi di Souq 2013 arrivano dagli approcci disciplinari più diversi: dall'antropologia medica e culturale all'economia, dalla psichiatria alla sociologia. Analizzando i problemi e le sofferenze di poveri, malati, minoranze etniche e politiche, abitanti degli slum indiani, migranti, donne, disabili, è possibile risalire alle cause delle contraddizioni urbane e proporre alternative concrete basate su realtà tanto geograficamente lontane quanto umanamente vicine. -
Con Nietzsche sul balcone
Notte d'estate, notte di afa e insonnia, notte buia, senza stelle, notte gonfia di nubi. L'aria, dal balcone su cui Dante esce per trovare scampo dal caldo, è carica del profumo dei fiori di agave già appassiti, delle spezie il cui olezzo sale dalle strade affollate sotto l'hotel Metropol, il pepe di Cayenna, l'olivello, il finocchio. Gli odori pungono, fanno girare la testa, nemmeno l'acqua fresca dà sollievo alla gola riarsa. Solo conversare, forse, può distrarre da questa notte che non passa. E il caso vuole che sul balcone a fianco sia tornato chi già era stato: Friedrich Nietzsche. Dante lo incontra, ne ascolta le tante storie, i racconti sempre diversi. ""Con Nietzsche sul balcone"""" presenta una vertiginosa galleria di personaggi in precario equilibrio tra delizia e paranoia: due fratelli di sangue nei campi opposti dello spazio politico, tre fratelli spirituali uniti dalla passione rivoluzionaria, feroci criminali, uomini qualunque, bambine violentate, donne fatali, madri ed ermafroditi, in un caleidoscopio di storie dette e ridette e mentite da ciascun personaggio, tutte vere e tutte false e tutte dolorose - perché la verità non è mai vera, come la letteratura. """"Con Nietzsche sul balcone"""" - che il Saggiatore per la prima volta offre al lettore italiano - è l'opera ultima di Carlos Fuentes: dichiarazione di poetica e risultato della più limpida maturità artistica; una delle più alte espressioni del suo simbolismo barocco e visionario; un estremo soffio narrativo delicatamente in conversazione con l'acume della filosofia."" -
Protocollo fantasma. Dossier, silenzi e segreti di Stato. Strategia della tensione al tempo delle larghe intese
L'Italia è un paese che deve ancora fare i conti con un passato dalle molte ombre. Palermo è la città che più lo rappresenta. Oggi, a Palermo, sembra di essere tornati indietro di vent'anni: fughe di notizie, depistaggi, i ""corvi"""" a Palazzo di Giustizia. C'è un magistrato, Nino Di Matteo, che ha mandato a processo boss, uomini politici e agenti delle forze dell'ordine coinvolti nella trattativa Stato-mafia. Da anni riceve avvertimenti e minacce di morte. Ora gli è stato recapitato un dossier anonimo: """"Vi stanno sorvegliando, e tutte le informazioni sono inviate a una centrale di Roma. Non fidarti di nessuno, nemmeno dei tuoi colleghi"""". Si chiama """"Protocollo fantasma"""". Chi è stato a mandarlo? E perché? L'inchiesta sulla trattativa è un percorso a ostacoli scandito da un sonoro intermittente: le fragorose rivelazioni dei mafiosi e l'ostinato silenzio dei politici. Nel mezzo, l'ultimo grande amministratore di Cosa nostra: Bernardo Provenzano. Ma il paese travolto dalla crisi, appeso al governo delle larghe intese, è pronto ad accettare la più spaventosa delle verità? """"Protocollo fantasma"""" intreccia romanzo e analisi giornalistica, riporta atti processuali, verbali, intercettazioni, testimonianze dirette dei protagonisti. Walter Molino mette a nudo i congegni e le complicità che da anni indeboliscono la lotta alla mafia: senza giudizi inappellabili, ma avanzando interrogativi legittimi, aprendo uno squarcio su quella zona grigia che sta tra i buoni e i cattivi."" -
Regaliamoci speranza
"La mia sofferenza di questi giorni: capire la gravità della crisi, vedere come uscirne con uno slancio di solidarietà maggiore... se il Signore vuole!"""" Luglio 2013. La crisi economica incalza Casa della carità, generando timori e incertezze negli ospiti, negli operatori, nei volontari. Don Virginio cerca una risposta alla disperazione che si diffonde. Chiama i collaboratori a un confronto serrato e li coinvolge in un progetto di cambiamento e di ripresa, che viene esteso alla partecipazione della cittadinanza. Inizia così l'avventura estiva in cui Casa della carità, oltre ai suoi frequentatori abituali - donne, bambini, anziani, uomini poveri tra i più poveri -, si aprirà a chiunque sia disponibile a un'esperienza comune di riflessione, anche nelle forme della convivialità e dell'intrattenimento teatrale e musicale. Un modo collettivo di dirsi """"Regaliamoci speranza"""". Come contrappunto, nel silenzio della cappella, don Virginio registra il diario di quelle ore, in cui riversa preoccupazioni, ragionamenti e aspettative. Invoca e sfida con ostinazione la Provvidenza. Si scontra e si riconcilia con la propria fede, non smette di interrogarla. Il percorso interiore della sua personale avventura estiva è testimoniato senza reticenze e provoca la coscienza di chi oggi subisce le difficoltà, di chi le causa, o di chi, con la propria indifferenza, le lascia perdurare." -
Aut aut. Vol. 361: La condizione postumana.
La rivista trimestrale ""aut aut"""" è stata fondata a Milano nel 1951 da Enzo Paci. Nasce come rivista di filosofia con un'intonazione decisamente critica e un'apertura all'intero orizzonte culturale, dai fenomeni artistici ai problemi delle scienze umane, dalla letteratura alla psicanalisi e all'epistemologia. Questo tratto è rimasto costante lungo tutta la sua ininterrotta storia, anche quando """"aut aut"""" è passata, nel 1976, sotto la direzione di Pier Aldo Rovatti, accentuando il progetto di una politica della cultura attraverso la filosofia."" -
Aut aut. Vol. 362: Dire il vero su se stessi. Cantiere foucaultiano.
La rivista trimestrale ""aut aut"""" è stata fondata a Milano nel 1951 da Enzo Paci. Nasce come rivista di filosofia con un'intonazione decisamente critica e un'apertura all'intero orizzonte culturale, dai fenomeni artistici ai problemi delle scienze umane, dalla letteratura alla psicanalisi e all'epistemologia. Questo tratto è rimasto costante lungo tutta la sua ininterrotta storia, anche quando """"aut aut"""" è passata, nel 1976, sotto la direzione di Pier Aldo Rovatti, accentuando il progetto di una politica della cultura attraverso la filosofia."" -
Aut aut. Vol. 363: J. M. Coetzee. Ricominciare con niente.
La rivista trimestrale ""aut aut"""" è stata fondata a Milano nel 1951 da Enzo Paci. Nasce come rivista di filosofia con un'intonazione decisamente critica e un'apertura all'intero orizzonte culturale, dai fenomeni artistici ai problemi delle scienze umane, dalla letteratura alla psicanalisi e all'epistemologia. Questo tratto è rimasto costante lungo tutta la sua ininterrotta storia, anche quando """"aut aut"""" è passata, nel 1976, sotto la direzione di Pier Aldo Rovatti, accentuando il progetto di una politica della cultura attraverso la filosofia."" -
Aut aut. Vol. 364: Hegel dopo la morte dell'arte. Postcoloniale e revisione dei saperi.
La rivista trimestrale ""aut aut"""" è stata fondata a Milano nel 1951 da Enzo Paci. Nasce come rivista di filosofia con un'intonazione decisamente critica e un'apertura all'intero orizzonte culturale, dai fenomeni artistici ai problemi delle scienze umane, dalla letteratura alla psicanalisi e all'epistemologia. Questo tratto è rimasto costante lungo tutta la sua ininterrotta storia, anche quando """"aut aut"""" è passata, nel 1976, sotto la direzione di Pier Aldo Rovatti, accentuando il progetto di una politica della cultura attraverso la filosofia."" -
Clamori al vento. L'arte, la vita, i miracoli
Attenzione. Non avvicinarsi a questo libro se non si è disposti a smarrirsi, a smascherare, a essere smascherati. Se non si è disposti a morire intensamente sotto i fuochi della Scintilla. La vera Scintilla, quella dell'arte, quella performativa, è immortale. È capace di sopravvivere a chi l'ha posseduta. Moriremo dolcemente, ferocemente, in un giorno qualunque. La Scintilla naviga, luminescente, verso l'ignoto. Attenzione. Non avvicinarsi a questo libro se non si è disposti ad accettare che l'unica parola intelligente è quella che si strozza in gola. Dal 1987 Flavia Mastrella e Antonio Rezza condividono il loro percorso artistico. Praticando diverse forme d'arte, hanno fatto del performativo una poetica totemica. Essi erompono come malanni nella vita dello spettatore. Hanno un' ambizione che non è tale perché la soddisfano: perdita del significato residuo e parola alle cifre della carneficina. Irrompono nel teatro devastando il teatro. Generano, in continuazione, fatti nuovi, cortocircuiti, oscurità da eccesso e da difetto. Travolgono e stravolgono. Sfaldano il quotidiano sotto strati di disperatissime strida comiche. Non manipolano il cervello di chi vede: manipolano il corpo di chi guarda. Si esibiscono sui palchi di questa povera striscia di terra fatta a stivale per galleggiare nella melma e devastano impetuosi i palchi medesimi. Scrivono che il teatro è incivile per definizione. ""Un teatro civile per un paese civile è un'utopia non per la civiltà del teatro ma per l'inciviltà del paese""""."" -
Coppi. Alpe d'Huez, Galibier, Pirenei. Il campionissimo verso la gloria nel Tour del '52
"Coppi! Fostò! Fostò!"""" Dopo ventitré tappe e quasi cinquemila chilometri, alla conclusione del Tour de France 1952, i cori e gli applausi del Pare des Princes sono tutti per la maglia gialla italiana, per il dominatore assoluto della corsa. Fausto Coppi ha prevalso a cronometro. Ha fatto il vuoto sulle asperità dell'Alpe d'Huez. Ha piegato gli avversari valicando in solitaria la Croix de Fer, il Galibier e il Monginevro. Ha continuato a vincere sui Pirenei, quando ormai aveva il Tour in pugno. Con l'aiuto della squadra nazionale, in cui figurano gli altri due Grandi del ciclismo italiano, Gino Bartali e Fiorenzo Magni, ha respinto gli attacchi di francesi, belgi e spagnoli, e quelli della sfortuna, complici incidenti, forature, cadute. Forse è l'apice della sua straordinaria carriera. Mario Fossati fu testimone quotidiano di quell'impresa. Inviato della Gazzetta dello Sport, osservò la Grande Boucle da una motocicletta al seguito della corsa, e di sera nelle sale da pranzo degli alberghi, raccogliendo le voci dei protagonisti e dei suiveurs. In queste pagine, il racconto del trionfo di Coppi è scandito giorno per giorno, come in una sceneggiatura cinematografica. Non vi compaiono solo vittorie, fughe e salite, ma anche la rivalità, poi sopita, con Bartali, le strategie perfette di Alfredo Binda, campione del passato e ora commissario tecnico, le gioie e le fatiche dei generosi gregari, le parole mai banali di Biagio Cavanna..." -
Cool war. Stati Uniti e Cina. Il futuro della competizione globale
Nel 1989, dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, la Guerra fredda si concluse con la vittoria dell'Occidente. Oggi una nuova epoca di bipolarismo mondiale è alle porte: l'era della Cool war, la ""guerra fresca"""" che opporrà Stati Uniti e Cina. La corsa agli alleati e alle risorse è già ben visibile in Asia orientale, ma presto si estenderà in Medio Oriente, in Africa e oltre ancora. Eppure, questa Cool war è una guerra diversa da tutte le altre. Al contrario della Guerra fredda, non è un conflitto """"a somma zero"""", in cui la vittoria di una parte corrisponde necessariamente alla sconfitta dell'altra. La superpotenza statunitense e la sua grande rivale del XXI secolo mostrano un livello di interdipendenza economica senza precedenti. Un quarto delle esportazioni cinesi è diretto negli Stati Uniti, e l'8 per cento del macroscopico debito americano è detenuto dal governo di Pechino. Per cogliere i cambiamenti in atto e i possibili sviluppi, è necessario osservare lo scenario internazionale senza rigidità ideologiche, soffermandosi in particolare sul modello politico-economico della Cina contemporanea. Il quadro tracciato da Noah Feldman - che unisce dati, episodi di cronaca, politica comparata e teoria delle Relazioni internazionali - porta a conclusioni sorprendenti."" -
La versione di Josh
Non lontano dalla scintillante Hollywood di fine anni cinquanta, Josh, quindicenne pieno di certezze sul mondo e di dubbi su se stesso, vive con due cani, una scimmietta, un odioso pappagallo e la madre Rita Cydney, attrice decaduta che, oltre alla carriera, ha visto andare in frantumi tre o quattro matrimoni. Josh ha sofferto per anni, nel silenzio di una precoce consapevolezza, le grottesche catastrofi emotive di Rita, sempre abile a scegliere i più mediocri e incostanti tra i corteggiatori. Ben Nichols, affabilissimo sosia di Cary Grant, irrompe nella vita di entrambi un sabato, al luna park. E tutto cambia. In casa entra finalmente un po' di stabilità: è Ben il padre affettuoso che Josh non ha mai avuto? Si sposerà con Rita? Proprio quando il ragazzo si chiede se non abbia trovato la tanto agognata serenità familiare, la tragedia: è un grigio pomeriggio piovoso, e Ben è lì in giardino, con un buco alla tempia, il corpo ormai gelido che ondeggia sul dondolo a righe gialle. Per mesi Josh e la madre si ritrovano sulle prime pagine dei giornali, al centro dell'attenzione, tra poliziotti arroganti e approssimativi, curiosità morbose, pacche sulle spalle, amici di famiglia pittoreschi e spesso meschini. Ma più si susseguono i drammi e gli imprevisti, più Josh riesce ad affinare un'ironia deliziosa e malinconica, che lo aiuterà a fronteggiare la sorte con la confortevole sicurezza che un giorno tutto questo dolore gli sarà completamente inutile. -
La notte del leader
Scena: studi Rai di corso Sempione, Milano. L'anno è il 2018; ma potrebbe essere oggi, o forse ieri. Seduto dietro la scrivania, il Leader Carismatico attende: la spia rossa della telecamera, l'attenzione rapita del paese per il suo Discorso alla Nazione, l'idolatria di chi, nelle piazze, per le vie, davanti alla tv, si raccoglie in partecipe ossequio, levando un coro di ""Ti amiamo! Ti vogliamo bene! Resta sempre con noi!"""". Sorride, il Leader, e mentre sorride una crepa si apre nel volto cereo: ormai, quando si guarda allo specchio, vecchio alleato devoto, non si riconosce più. Sotto quale ruga, sotto quale calvizie, sotto quale imbolsimento si è nascosto il giovane povero ma affascinante, adorato dalle donne, invidiato dagli uomini, che girava il mondo cantando sulle navi da crociera, ma senza mai guardare il mare? Il mare è infido, e infidi sono i tirapiedi che oggi gli fanno corte intorno, sicofanti e adulatori, senatori e posteggiatori, stallieri. Si ordisce una congiura ai suoi danni; chi un tempo gli era leale ora affila i coltelli. Di tanto lo hanno avvisato gli spiriti che nottetempo si riuniscono in tregenda nel suo salotto, sotto il dipinto della Marchesa in Rosso, ma il Leader non si arrende, fedele al mantra di sempre, di far tutto alla sua maniera, my way my way, my way. E adesso è l'ora del riscatto: eccola, la spia rossa.""