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Il bambino di Budrio
«La magnifica storia di un'infanzia rubata e degli effetti nefasti prodotti da invidia e ignoranza.» - la Repubblicarn«Un romanzo che non ha nulla del trito repertorio del thriller storico, ma che racconta la storia di un bambino prodigio nel 1647.» - Avvenirern«Una storia intensa e drammatica di un bambino, a cui sarebbe bastato vivere una vita normale per essere felice.» - Laura Ogna, Giornale di BresciarnNel 1644 Budrio è un antico castello della città di Bologna con belle mura cinte da un fossato e, intorno, una campagna ricca di acque. Dentro al castello, si erge, solenne, la chiesa di San Lorenzo, con un alto campanile e il convento accanto, provvisto di chiostro e di torre dell'orologio. Il convento ospita diciassette frati, tra i quali padre Giovanni Battista Mezzetti. Noto come ""l'unto del Signore"""" per il suo titolo di teologo conseguito grazie a un breve papale, il frate ha poco più di trent'anni ed è un uomo alto, con lo sguardo sicuro, i capelli fluenti e la voce suadente e imperiosa. Tra le duemila anime ospitate nel castello e fuori le mura, ha eletto a suo confidente, in virtù della disposizione che spinge l'uno verso l'altro i contrari, il medico di Budrio, Alberto Carradori. Al """"povero uomo di scienza"""", come Carradori definisce se stesso, confida non soltanto i suoi disturbi, i suoi scatti d'ira improvvisi e il fuoco interiore che lo consuma, ma anche le sue angustie, i suoi slanci e il suo fervore di maestro del convento, addetto a insegnare la grammatica, la lingua italiana e quella latina ai ragazzi di Budrio. Svela, soprattutto, di coltivare vasti progetti per l'avvenire di un suo allievo: Giacomo Modanesi, un bambino di intelligenza e memoria prodigiose. Il ragazzo appartiene a una famiglia povera proveniente dal Po, da luoghi pieni di miasmi dove l'acqua facilmente s'impaluda. Sua madre è morta di febbri maligne e suo padre è un garzaiolo..."" -
Al posto di un altro
«Eskens cattura il lettore e non abbandona più la presa.» - Library Journalrn«Una storia tesa, intelligente, che esplora i luoghi più oscuri della psiche umana.» - William Kent Kruegerrn«Una scrittura elegante che scivola come ghiaccio nelle vene.» - The New York Time ReviewrnMinneapolis. Il detective Alexander Rupert sta vivendo il periodo più duro della sua vita: declassato dalla Narcotici all'unità Antifrode dopo essere stato ingiustamente accusato di aver sottratto beni e denaro durante alcuni arresti, si muove come un paria tra i corridoi del dipartimento, evitato dai colleghi e oberato da pratiche inutili o noiose. Davanti a sé ha ora la prospettiva di un doloroso doppio confronto: con il Gran Giurì - correndo il rischio di venire comunque condannato e sospeso dal servizio - e con sua moglie, della quale ha da poco scoperto una relazione clandestina. In preda allo sconforto, quando si trova davanti alle domande di uno squallido avvocato per un caso di un incidente stradale mortale dalla dinamica bizzarra, è rassegnato all'ennesima ordinaria amministrazione. Se non fosse che la vittima, James Putnam, risulta morta da quindici anni... Per Alexander quest'indagine potrebbe rappresentare l'inizio della riscossa. Una riscossa pericolosa, poiché il teatro degli eventi si allarga dalle Twin Cities a New York e all'Iowa, e il supposto furto di identità assume contorni sempre più foschi. L'ex militare jugoslavo Drago Basta sta infatti a sua volta seguendo a ritroso le tracce di Putnam per recuperare una scottante registrazione, e non ha intenzione di fermarsi di fronte a niente e nessuno... -
Un altro scrivere. Lettere 1904-1924
«L'epistolario con l'amico Max Brod è uno scrigno che custodisce la poetica del genio praghese.» - Marino Freschi, il Giornalern«Un dialogo che scava nel profondo...là dove la letteratura sgorga dalla potenza oscura della vita.» - Franco Volpi, la RepubblicarnKafka e Max Brod si conobbero, non ancora ventenni, nel 1902. Da quel primo incontro nacque un'amicizia che durò fino alla morte di Kafka nel 1924. Fu un rapporto asimmetrico: da un lato un intellettuale - Brod - che andava riscuotendo un crescente successo fino ad apparire agli occhi dei suoi contemporanei una figura di prima grandezza nella cultura praghese di lingua tedesca, dall'altro uno scrittore che viveva con un misto di vergogna ed orgogliosa consapevolezza il proprio straordinario talento. Fu, però, anche un rapporto decisivo per la vita e l'esistenza postuma di entrambi. Senza Kafka, il nome di Brod sarebbe oggi noto solo a pochi specialisti. Senza Brod, l'opera di Kafka ci sarebbe giunta dimezzata: fu infatti lui a tradire, con provvida infedeltà, le volontà testamentarie dell'amico, che gli aveva chiesto di distruggere tutte le sue carte. In un fitto intreccio di confidenze, aneddoti, riflessioni, Kafka, attraverso il carteggio qui raccolto, condivide con Brod ogni aspetto della sua esistenza, dalla composizione dei romanzi fino alle sue tormentate storie d'amore. -
Il genio dell'abbandono
Portatore di un dolore immedicabile e insieme di una furia sconfinata, «Vicienzo» s’imporrà al lettore con la forza dei personaggi indimenticabili, «pazzo in latitudine e longitudine» e «col carattere di una putenta frèva»: la febbre del genio.rnrn«Sul tema del vuoto, della mancanza di appartenenza e di identità è costruito il bel romanzo di Wanda Marasco, Il genio dell'abbandono.» - la Repubblicarnrn«È la storia di un reietto, fatta di cadute e risalite, di trionfi e di polvere, quella che la napoletana Wanda Marasco ricostruisce entrando nella testa e nella carne del personaggio. Il dialetto, a tratti inventato, dà una forza enorme al racconto.» - il Venerdì di RepubblicarnrnIl genio dell’abbandono racconta la vita del più grande scultore italiano fra Otto e Novecento: Vincenzo Gemito. E lo fa mantenendosi in prodigioso equilibrio tra fedeltà al dato storico e radicale reinvenzione dello stesso. È il romanzo di un’avventura eversiva e donchisciottesca, libro di vertiginosa solitudine e di teatrale coralità sullo sfondo di una Napoli vissuta come «un paese imprecisato che stava diventando la sua frontiera di malato», a contatto coi protagonisti della cultura del tempo, da Salvatore Di Giacomo a Raffaele Viviani e agli altri.rnWanda Marasco prende le mosse dalla fuga dell’artista dalla clinica psichiatrica in cui è ricoverato, e da lì ricostruisce la storia agitata di un «enne-enne», un figlio di nessuno abbandonato sulla ruota dell’Annunziata, il grande brefotrofio del meridione. Il marchio del reietto - beffardamente impresso nel suo stesso nome che è il risultato di un errore di trascrizione - lo accompagnerà per sempre, quasi come un segno di divinazione. Il suo apprendistato lo farà nei vicoli, al fianco di un altro futuro grande artista, il pittore Antonio Mancini, suo inseparabile amico che diventerà anche coscienza di Gemito, suo complice totale e infine suo nemico o, meglio: quell’intimo nemico di se stessi che si preferisce trasferire nell’altro. Vedremo così «Vicienzo» entrare nelle botteghe in cerca di maestri, avido di imparare. Lo seguiremo a Parigi, tra stenti da bohème e sogni di celebrità, e lo ritroveremo a Napoli, artista ambito da mercanti e da re, e pur sempre incalzato da quel «genio dell’abbandono», che, potente metafora dell’orfanità dell’arte, lo spinge a grandi imprese e lo precipita nel baratro dei fallimenti. Vivremo il suo folle amore per la modella Mathilde Duffaud, che ne segna la vita come un sistema dell’erotismo e del dolore, un impasto di eccessi e delusioni che sfociano in una follia tutta «napoletana»: intelligenza alla berlina, incandescenza e passioni spesso arrese a un destino malato di cui il «vuoto» di Napoli voracemente si nutre.rnScritto in una lingua vigorosa e raffinatissima che con movimento naturale vira verso il registro dialettale, Il genio dell’abbandono è sostenuto, come ha scritto Cesare Segre, da uno slancio drammatico che conferisce ai personaggi «uno stacco e un dinamismo straordinari». -
Il potere del cane
«È una storia di quelle che piaceranno a chi ha divorato Stoner, ai fan del Cormac McCarthy più western e, perché no, ai tanti che amano Haruf. Thomas Savage restituisce alla perfezione gli abissi di quella solitudine con cui dobbiamo fare i conti tutti noi.» - Giuseppe Culicchia, Tuttolibri - La Stamparn«Siamo nel Montana, nell'anno 1924, una terra ancora dominio dei rancher, i veri americani. Scenario perfetto per una tragedia del sangue.» - D-la RepubblicarnrnTra le pianure selvagge del vecchio West sorge il ranch dei fratelli Burbank. Phil e George Burbank, pur condividendo tutto da più di quaranta anni, non potrebbero essere più diversi. Phil ha la mente acuta, le mani svelte e la spietata sfrontatezza di chi può permettersi di essere sé stesso. George, riservato e insicuro, si accontenta di esistere all'ombra di Phil senza mai mettere in dubbio la sua autorità. Fino al giorno in cui, invaghitosi di Rose, una vedova con un figlio adolescente, George decide di sposarla e di portarla a vivere al ranch, sovvertendo ogni equilibrio. Phil, infatti, vivrà il matrimonio del fratello come un tradimento e metterà in atto una serie di crudeli ritorsioni, animato dall'odio nella sua forma più pura: l'odio di chi invidia. Pubblicato per la prima vota nel 1967, Il potere del cane è un'opera che, con una prosa impeccabile, tratteggia «una magnifica storia sugli abissi della solitudine» (La Stampa), capace di confermare la posizione centrale di Thomas Savage nella grande letteratura americana. -
La logica del lupo
«Un avvincente thriller psicologico... dall'alta tensione fino alla fine.» - Publishers Weeklyrn«Una storia perfetta per tutti i fan del thriller psicologico.» - The Letter Book Reviewsrn«Cattura dalla prima frase... Davvero un eccellente romanzo.» - The Welsh LibrarianrnJulia Crowne, avvocato divorzista, è alla guida della sua Volkswagen Golf diretta alla scuola della figlia Anna, in ritardo. Minuta, capelli scuri, zainetto di Dora l'esploratrice sulle spalle e scarpette di pelle nera ai piedi, Anna varca i cancelli dell'istituto con i compagni e si guarda intorno in cerca di sua madre. Qualcuno la osserva. Qualcuno che dapprima si chiede come si possa essere così negligenti da lasciare sola una bimba di cinque anni, e poi agisce con risolutezza. Rapisce la bimba, la porta via con la logica di chi non si pone problemi riguardo a cosa è giusto o ingiusto, con la logica... del lupo che sbrana l'agnello senza alcun rimorso. -
L' onore sopra ogni cosa
«Kathleen Grisson intreccia una storia drammatica e avvincente e riesce a catturare la tensione razziale dell'epoca. Un romanzo davvero stupendo.» - Booklistrn«La narrazione di Kathleen Grissom è lirica e ricca di dettagli storici. Irresistibile.» - Publishers Weeklyrn«Una saga appassionante di schiavi in fuga nell'America del 1830. Si rimane senza fiato sino alla fine.» - Kirkus ReviewsrnrnNei salotti buoni di Philadelphia, James Burton, noto e stimato argentiere, si aggira con una benda nera che gli copre l'occhio sinistro. Le donne sussurrano che sia rimasto sfregiato in un duello, e James non fa nulla per mettere a tacere queste romantiche voci. Negli anni ha imparato a nascondere molti segreti. Nato in una grande casa coloniale nel Sud della Virginia, dall'unione illegittima tra Belle, una schiava mulatta, e Marshall Pyke, il crudele padrone della piantagione, James ha, per venti lunghi anni, celato con cura dei segreti che potrebbero condurlo alla forca: un omicidio e l'avere ""il sangue dei negri"""", come amano dire gli schiavisti. Ora però la vita lo mette davanti a una svolta. Henry, un uomo di colore con cui ha un debito d'onore, ha bussato alla sua porta e gli ha chiesto di aiutarlo a ritrovare suo figlio, finito in mano ai negrieri. Difendere la propria sicurezza, a costo di venir meno alla parola data, oppure porre l'onore sopra ogni cosa?"" -
Istituto di bellezza Margaret Thatcher
«Un cocktail inebriante di bellezza e poesia.» - Ellern«Gli amori, i dolori, le nostalgie e le illusioni di tutti si incrociano in un racconto magico, imprevedibile e toccante» - Gioiarn«Un romanzo toccante che intreccia lingue e culture diverse» - L'eco di BergamornBuenos Aires, primavera del 1982. Al numero 1796 di avenida de Florida si erge l'Anna Karenina, uno splendido palazzo storico che ospita un gruppo di fuoriusciti iraniani. Cuore e anima della piccola comunità è Haji Khanoum, donna dal passato misterioso, che esegue ogni mattina la danza rotante dei sufi. È grazie a lei che nel condominio fa la sua comparsa una giovane donna con la figlia. Zadi, così si chiama la ragazza, ha appreso in Iran l'antica arte del band andazi, la depilazione con il filo, e decide di aprire un salone di bellezza proprio nel palazzo, che da quel momento si anima magicamente. Un altro inquilino, chiamato il Capitano, inizia a raccogliere intorno a sé i suoi connazionali appassionati di poesia, e le serate al numero 1796 di avenida de Florida diventano il centro di aggregazione per gli iraniani di tutta Buenos Aires che non vogliono recidere il legame con il loro tormentato paese. Emergono così tutte le storie degli abitanti della piccola enclave. -
Nella luce e nell'ombra
Nella luce e nell’ombra ha riscosso uno straordinario successo di pubblico e di criticarnrn«Un inno all’amore, alla virtù e alla bellezza.» – The New York Times Book Rewievrnrn«La cifra di Helprin è la capacità di evocare la potenza vitale di ciò che ci circonda.» – Lara Crinò, Il Venerdìrnrn«Per la grande costruzione narrativa, i principi morali, la magnificenza della scrittura e lo splendore di New York questo romanzo è la continuazione ideale di Storia d’inverno.» – The Wall Street JournalrnrnrnUn venerdì mattina del 1946, in completo beige, camicia bianca e cravatta azzurra, Harry Copeland esce di casa sua, al 333 di Central Park West a New York. Harry è appena tornato dalla guerra senza sapere che cosa avrebbe trovato in patria. A Staten Island trascorre un paio d'ore seduto al sole nel giardino a picco sul mare di sua zia Elaine, poi al ritorno, sul traghetto che lo riporta a South Ferry, si imbatte di nuovo nella giovane donna dalla struggente bellezza intravista da lontano all'andata, mentre incedeva sul ponte con la schiena diritta e la testa alta. La giovane donna si chiama Catherine Thomas Hale, ma ha scelto un altro nome, Catherine Sedley, per togliere di torno la sua famiglia e calcare la scena di scalcinati musical con orchestre formate dagli scarti della New York Philharmonic e registi che agognano improbabili trionfi a Broadway. New York, però, non è più la città calma e onesta di un tempo, e tra le sue strade fumose prosperano gli affari loschi della malavita. Quando, perciò, un vecchio promesso sposo di Catherine si presenta al suo cospetto e un gruppo di gangster minaccia di far saltare in aria la pelletteria di famiglia, Harry capisce che, se davvero vuole conquistare Catherine, deve nuovamente combattere. -
Il prodigio
Emma Donoghue ci consegna un romanzo che parla di ignoranza, accanimento religioso e superstizioni nell'Irlanda dell'Ottocento, e della magnifica amicizia tra una donna scettica e una bambina terrorizzatarnrn«Un notevole romanzo storico, basato su fatti che possono essere realmente accaduti. Un’opera da cui è impossibile staccarsi.» – Stephen King, The New York Times Book Reviewrnrn«Un romanzo che colpisce al cuore.» – New York TimesrnrnrnIrlanda, seconda metà dell'Ottocento. L'infermiera Lib Wright, una veterana della guerra in Crimea formatasi all'illustre scuola di Florence Nightingale, è appena giunta nelle Irish Midlands dall'Inghilterra. A convocarla è stato un comitato capeggiato dal dottor McBrearty, il medico della Contea. Il caso sottopostole è quanto mai insolito: Anna O'Donnell, una bambina in perfetta salute, afferma di non toccare cibo dal giorno del suo undicesimo compleanno, quattro mesi prima. Un vero e proprio «prodigio vivente», che non manca di attirare stuoli di fedeli da tutto il mondo, impazienti di vedere con i propri occhi la bambina che sostiene di nutrirsi soltanto di manna dal cielo. Non tutti, però, si sono lasciati impressionare dalle parole della piccola. Molti pensano che gli O'Donnell siano degli impostori che danno da mangiare alla figlia di nascosto, facendosi beffe del mondo e dello stesso dottor McBrearty. Per questo il comitato ha ritenuto opportuno ingaggiare due scrupolose sorveglianti che rimarranno a turno al fianco di Anna, giorno e notte, per due settimane. Lib è convinta di aver ottenuto l'incarico soltanto grazie all'autorevolezza della scuola da cui proviene e di aver affrontato quel lungo viaggio oltremare non per fornire la sua esperienza, ma per servire da balia e carceriera a una piccola imbrogliona, e tutto a causa dell'orgoglio ferito di un medico di provincia. Rifiutare, tuttavia, significherebbe rinunciare al lauto corrispettivo offerto, anche se il vero compenso sarà, per lei, smascherare quel miserevole inganno e far trionfare la verità. La casupola in cui vive la bambina non ha più di quattro stanze e l'infermiera confida sul fatto che le basterà una notte per sorprendere Anna a cibarsi di nascosto, da sola o aiutata da qualcuno dei famigliari. Eppure, nei primi giorni di vigilanza, la piccola non fornisce alcuna prova sul raggiro perpetrato, al di là di quella frottola gigantesca: la pretesa di poter vivere senza mangiare. Vivendo di privazioni al pari di una santa, mostra, anzi, una serenità e una padronanza di sé tali che Lib è spinta a chiedersi se per caso non stia affatto fingendo. Tuttavia, proprio quando le convinzioni di Lib cominciano a vacillare, Anna inizia a deperire rapidamente sotto i suoi occhi, ponendo l'infermiera di fronte a dilemmi ancora più grandi. Emma Donoghue ci consegna un romanzo che parla di ignoranza, accanimento religioso e superstizioni nell'Irlanda dell'Ottocento, e della magnifica amicizia tra una donna scettica e una bambina terrorizzata. -
La ragazza dell'altra riva
Mitsuyo Kakuta ritorna con un avvincente romanzo sulla condizione femminile nel paese del Sol Levante, un’opera acuta e graffiante su due donne diverse ma ugualmente desiderose di riscattarsi grazie all’amicizia e al potere guaritore dell’amorernrn«Sentimenti alla deriva e destini incrociati… la storia di due donne che rinascono insieme e si raccontano con rara intensità.» – L’Indicernrn«Mitsuyo Kakuta: a distinguerla, le inquietudini psicologiche dei suoi personaggi e la critica alla famiglia.» – Corriere della Serarnrn«La ragazza dell’altra riva di Mitusyo Kakuta è un romanzo sull’amicizia femminile capace di consolare e curare le ferite della vita.» – Tu StylernrnrnSayoko ha trentacinque anni, un marito ligio alla tradizione materna che vuole la donna chiusa tra le pareti di casa, a occuparsi con saggezza delle faccende domestiche, una figlia di tre anni, Akari, che nel parco, dove Sayoko di tanto in tanto la conduce, se ne sta a giocare da sola in un angolo, discosta dagli altri bambini. Anche Sayoko è sola, ma soffre terribilmente della sua solitudine. La routine quotidiana è per lei un peso che, giorno dopo giorno, si accresce a dismisura e minaccia di soffocarla. La donna decide così di rispondere a svariati annunci di offerte di lavoro. Dopo aver collezionato una marea di rifiuti, riceve la chiamata di Aoi, titolare di una società, la Platinum Planet, che offre un servizio di sorveglianza e un aiuto domestico alle persone che si avventurano in viaggi di lunga durata. Il lavoro è semplice, si tratta di annaffiare le piante, strappare le erbacce in giardino, ritirare la posta e fare le pulizie. Sayoko accetta con entusiasmo. Si ritrova così a dividere il tempo con una donna che ha la sua stessa età, ha frequentato la sua stessa università, e ostenta una personalità e uno stile di vita completamente diversi dai suoi, se non addirittura agli antipodi. Lei vive in funzione dell'opprimente marito e della figlia. L'altra dirige una piccola azienda e si gode la propria libertà pur celando, dietro un'apparente sicurezza di sé, un passato difficile con cui fare i conti. Durante i turni le due donne si studiano, si confidano e si domandano segretamente come sarebbe potuta essere la loro vita, se avessero fatto l'una le scelte dell'altra. Mentre Sayoko inizia a rinascere, riscoprendo la voglia di uscire e di avventurarsi nel mondo, Aoi percepisce dentro di sé un sottile cambiamento, come se quella donna conosciuta, per caso fosse una ""ragazza dell'altra riva"""", venuta direttamente dal suo passato per dirle che non è troppo tardi per ricominciare a vivere."" -
Progetto di sangue
Attraverso un’affascinante ricostruzione storica, Graeme Macrae Bunet ha scritto un magnifico romanzo sulla giustizia, la criminalizzazione e il classismo nel tardo del XIX secolo in Scoziarnrn«Burnet dimostra che è possibile unire il diletto innegabile di un romanzo criminale con un altrettanto innegabile valore letterario.» – Financial Timesrnrn«I giurati del Man Booker hanno visto giusto: questo è realmente uno dei più convincewnti e importanti romanzi dell’anno.» – The ScotsmanrnrnrnNel 1869 un triplice omicidio sconvolge la piccola comunità scozzese di Culduie, una trazione di sole nove case. Reo confesso è il giovane Roderick Macrae, orfano di madre e figlio di un fittavolo in miseria. Con una sorella di poco più grande e due fratelli gemelli molto più piccoli da mantenere, Roddy ha dovuto abbandonare presto gli studi per dedicarsi anima e corpo al lavoro della terra. Un compito duro, reso ancora più tale non dalle avversità della natura, ma dall'uomo che vive al capo opposto del villaggio: La-chlan Mackenzie. Non è mai corso buon sangue fra i Macrae e i Mackenzie, un rancore che perdura da decenni benché nessuno ne ricordi più la causa, ma da quando Lachlan è stato eletto cone-stabile del villaggio, i Macrae non hanno più pace. Lachlan si è messo a controllare con puntiglio lo stato dei terreni, le condizioni dei sentieri e i fossati dell'appezzamento coltivato da Roderick Macrae, finché non ha trovato il modo dapprima di togliergli un quinto del podere e poi di inviargli una notifica di sfratto. Il giorno dopo lo sfratto, Lachlan viene trovato brutalmente assassinato e Roderick, ricoperto di sangue, viene avvistato nei dintorni del podere dei Mackenzie. Il ragazzo non esita a dichiararsi responsabile dell'omicidio e viene rinchiuso nel carcere di Inverness in attesa del processo, in cui verrà giudicato dalle migliori menti legali e psichiatriche del paese. Ma ha davvero raccontato la verità? E la sua condanna è giusta o immeritata? -
Tre amici in cerca di saggezza. Consigli per una vita felice
Un trattato di saggezza a tre voci fatto di punti di vista differenti che convergono sul compito essenziale dell'esistenza. Un libro per apprendere il mestiere di viverernrn«Pagine illuminanti che fanno davvero bene.» – Version féminarnrn«Un’opera fondamentale per uomini e donne di oggi.» – Le ParisienrnrnrnUn filosofo, uno psichiatra e un monaco buddhista - tre voci diverse, tre uomini che di solito si avventurano su strade che all'apparenza non coincidono affatto - si sono riuniti per tentare di rispondere alle domande che ogni essere umano si pone sulla propria condotta di vita, sulla propria maniera di dare un senso all'esistenza. Quali sono le nostre aspirazioni più profonde? Come fare in modo che il nostro mal di vivere non si accresca oltre misura? Come vivere con gli altri? Come sviluppare la nostra attitudine al bene e all'altruismo? Come diventare più liberi? Su ognuno di questi argomenti, e su molti altri ancora, i tre hanno discusso delle loro esperienze, dei loro sforzi e delle lezioni apprese lungo la loro ricerca e il loro cammino. Il risultato è questo trattato di saggezza a tre voci fatto di punti di vista differenti che convergono sul compito essenziale dell'esistenza. Un libro per apprendere il mestiere di vivere. -
Il ragazzo di Bruges
Tra le brume delle Fiandre e il cielo luminoso della Toscana, si snoda un thriller carico di suspense e di avventura, oltre che un romanzo storico che ci riporta all'epoca d'oro della pitturarnrn«Omicidi ed epidemie, un giallo fanta-artistico per il figlio segreto di Van Eyck.» – La Stamparnrn«Un romanzo articolato tra delitti, misteri e sostanze prodigiose che consente, accanto alla piacevole lettura, un ripasso della storia dell’arte.» – DiariornrnrnFirenze, giugno 1441: nei pressi della locanda dell'Orso, Lorenzo Ghiberti, celebre scultore e pittore, si accascia al suolo con una daga piantata tra le scapole. Poco lontano, un uomo fugge in direzione dell'Arno. Anversa e Tournai, durante lo stesso anno: due giovani apprendisti di Van Eyck, il grande artista delle Fiandre cui si deve l'invenzione della pittura a olio, vengono trovati cadaveri con la gola tagliata e della Terra di Verona in bocca. Bruges, ancora nel 1441: Jan, il giovane figlio adottivo di Van Eyck, di ritorno a casa verso sera, si imbatte nel corpo di un uomo con gli occhi strappati, la gola squarciata e una polvere verdastra che gli cola dalle labbra... ""Si sta avvicinando. Anversa e Tournai, oggi Bruges"""": è l'amaro commento di Van Eyck. A che cosa alludono realmente queste parole? Perché l'assassino dovrebbe avvicinarsi alla città del riverito pittore? Tra le brume delle Fiandre e il cielo luminoso della Toscana, si snoda un thriller carico di suspense e di avventura, oltre che un romanzo storico che ci riporta all'epoca d'oro della pittura."" -
Caterina d'Aragona
Attraverso pagine capaci di evocare un mondo perduto pieno di splendore e brutalità, e una corte in cui l'amore - o il gioco dell'amore - dominava su tutto, Alison Weir dà vita a un romanzo storico sulla tumultuosa vita della Regina Caterina d'Aragona, sposa devota fino alla fine e unica «vera» moglie di Enrico VIII.rnrn«Gli amanti dei Tudor hanno molto da aspettarsi da questo libro» - Booklistrn«Uno sguardo affascinante sulla vita della regina Caterina d'Aragona e sugli intricati e viziosi intrighi politici della corte dei Tudor. Una ricerca meticolosa, un ritratto illuminante e coinvolgente della ""vera regina""""» - Historical Novels ReviewrnrnInghilterra, 1501. In piedi sul ponte della nave, con le ciocche di capelli rosso e oro che le sferzano il viso, Caterina d'Aragona, figlia di Ferdinando il Cattolico e d'Isabella di Castiglia, scruta con trepidazione la costa inglese, domandandosi cosa le riserverà il futuro. Promessa sposa dell'erede al trono, il Principe Arturo, Caterina sa che sarà suo dovere dimenticare la Spagna e adeguarsi agli usi e costumi del nuovo regno, di cui un giorno sarà regina. Giunta a Londra, tuttavia, la giovane fatica a mascherare lo sgomento quando si trova davanti il futuro marito: Arturo è gracile e smunto e, alla luce fioca delle candele, Caterina nota che le gote non sono affatto rosee, come apparivano nel ritratto che le ha donato, bensì bianche, accese solo da un rossore febbrile. Ben diverso da Arturo è il fratello minore, il Principe Enrico, di stazza robusta e innegabile fascino, capace di suscitare in Caterina un inspiegabile turbamento, quel turbamento che sempre si prova dinnanzi a coloro che ci sono destinati. Otto anni dopo sarà infatti Enrico, salito al trono come Enrico VIII, a sposare Caterina, e con lei regnerà per sedici anni, prima che l'arrivo a corte della seducente e intrigante Anna Bolena, intenzionata a fare breccia nel cuore del re, muti le sorti del regno, segnando per sempre il futuro di Caterina. Imprigionata da Enrico nel castello di Kimbolton, ripudiata e spogliata di ogni privilegio, Caterina non rinuncerà mai a farsi chiamare Regina, mentre intorno a lei andrà raccogliendosi un notevole ancorché violentemente represso consenso popolare..."" -
Il segreto del vecchio monaco e altre fiabe birmane
Dal 1995 Jan-Philipp Sendker ha visitato svariate volte la Birmania e, mentre faceva ricerche per i suoi romanzi bestseller L’arte di ascoltare i battiti del cuore e Gli accordi del cuore, si è imbattuto in numerosi racconti e fiabe.rn«Una narrativa epica che richiede... una grande scatola di fazzoletti» - Publishers WeeklyrnQueste commoventi storie parlano della ricca mitologia dei diversi popoli della Birmania, della spiritualità del genere umano e del profondo impatto sociale del pensiero buddista. Alcune di queste favole sono tanto bizzarre che, per l’autore, è stato difficile classificarle o identificare in esse una morale, mentre altre gli hanno ricordato le fiabe della sua infanzia, con l’unica differenza che qui i protagonisti sono scimmie, tigri, elefanti e coccodrilli, al posto di ricci, asini o oche. La loro morale assomiglia a quella delle favole dei fratelli Grimm o di Hans Christian Andersen, dimostrando come tutte le culture attingano a una saggezza universale per creare i loro miti. -
Il grande libro delle ragazze
Questo libro dal sapore nostalgico offre un’interessante panoramica su quelli che erano i passatempi femminili delle ragazze di mezzo secolo fa. I tempi sono cambiati, ma Il grande libro delle ragazze resta un gioiello vintage unico nel suo genere.rn«Scritto da una donna di città e da una di campagna, ci si trovano dritte che possono appassionare anche le tecnologiche ragazze di oggi» - Vanity FairrnrnOrganizzarsi una scatola per il cucito, quelle belle scatole di latta che contenevano una miriade di filati colorati, forbicine, aghi, nastri, bottoni di ogni tipo e un’infinità di piccoli oggetti che miracolosamente provvedevano a risolvere un sacco di incresciose situazioni. Un tempo tutte le ragazze sapevano anche come accavallare le gambe, come vestirsi con eleganza, fare conversazione, accalappiare il tipo intellettuale di cui erano invaghite. Un tempo era così perché le nonne trasmettevano alle madri e le madri alle figlie questa perizia. Oggi le ragazze conoscono i segreti di internet e dei giochi al computer, sanno messaggiare cento parole al minuto ma restano inguaribili romantiche. -
Il disertore
Walter Proska, giovane soldato tedesco proveniente dalla Masuria, scampato a un attentato delle forze partigiane a un treno di trasporto delle truppe diretto a Kiev, si ritrova, nell'ultima estate della Seconda guerra mondiale, a «Waldesruh», un forte che non ha nulla della pace silvestre che promette il suo nome. La foresta, infestata da mosche e zanzare, pullula di partigiani armati e il caldo è asfissiante. Tra quelle anguste mura, i soldati reagiscono ognuno a modo suo e Proska si pone domande sempre più pressanti: che cosa è più importante, il dovere o la coscienza? Romanzo che narra di un giovane uomo posto dalle circostanze della storia dinanzi alla più ardua delle decisioni - scegliere tra la cieca appartenenza alla propria terra e il proprio sentimento della giustizia - ""Il disertore"""" si segnala come una delle opere più rilevanti sugli anni che sconvolsero l'Europa e il mondo."" -
La vanità della cavalleria
La vanità è sempre stata una prerogativa della cavalleria e degli uomini in divisa. Nel 1525 Francesco I di Valois, alla testa della cavalleria francese durante la battaglia di Pavia, disarcionato rischiò di vedersi tagliare le mani dai lanzichenecchi e dagli uomini dei tercios spagnoli desiderosi di arraffare i suoi anelli. Trine, merletti e sete erano merce comune tra gli uomini della' cavalerìe' settecentesca. Durante la guerra dei sette anni, i francesi guidati dal principe di Soubise abbandonarono in fretta la cittadina di Gotha, lasciandosi dietro i propri bagagli, prontamente sequestrati dagli ussari di Hans Joachim von Zieten. Grande fu la sorpresa quando, una volta aperti i bauli, i soldati si trovarono davanti un guardaroba di lusso portato direttamente da Versailles: biancheria intima, mutandoni di seta dall'uso, per loro, così sconosciuto che mimarono una sfilata di moda infilandoseli sopra la testa. Friedrich Wilhelm von Seydlitz, una delle glorie della cavalleria prussiana, amava portare sul tricorno una spilla con diamanti e smeraldi cabochon. Qualche tempo dopo, quando Lord Brummel impose la ""squisita originalità"""" del suo abbigliamento, fatto di giacche scure e pantaloni chiari, all'intero consesso di civili inglesi e poi europei, i colori divennero esclusivo privilegio dei militari. Durante feste e cerimonie i membri del governo e gli ufficiali civili sembravano becchini in trasferta, mentre i militari pavoni imbellettati. Nei secoli successivi la vanità dilagò tra le forze armate. Gli ufficiali austriaci vestiti sempre di bianco sono una delle immagini glamour che l'Ottocento ci ha lasciato. E il secolo che ci è alle spalle non è stato certo da meno. I Savoia che abbracciavano la carriera militare, come il duca d'Aosta, erano soliti portare cappelli fuori ordinanza: il più riuscito era di certo quello che amava indossare l'erede al trono Umberto II Savoia, chiamato «il pentolino», che andava perfettamente d'accordo con le immacolate ed elegantissime mollettiere portate coi calzoni da cavallo stretti al ginocchio. Gregor von Rezzori confessò che da giovanotto nullafacente fu tentato di militare nelle SS per ragioni puramente estetiche. Le SS avevano una divisa elegantissima con gli stivali più belli che si potessero immaginare, morbidi, lucidi e che davano un tocco particolare a tutto l'abito. Poi, fortunatamente, ci ripensò. Attraverso il brillante racconto della vanità della cavalleria e delle più celebri battaglie combattute a cavallo, dalla carica demenziale di Lord Cardigan a Balaklava, dove la Light Brigade venne sbaragliata dai cannoni russi, alla strage di Caporetto, Stefano Malatesta scrive un libro sulla guerra che non ha affatto il sentore di caserma e di burocrazia, ma appassiona come e più di un romanzo d'avventura."" -
Il nome del padre. Le inchieste del commissario Cavallo
Milano, 1972. Piazza Duca d'Aosta, immersa nella canicola di Ferragosto, è talmente vuota da ricordare un paesaggio di De Chirico quando nel deposito bagagli della Stazione Centrale viene rinvenuto, all'interno di una valigia, il cadavere fatto a pezzi di una donna. A indagare sull'omicidio è chiamato il giovane viceispettore Rocco Cavallo, alla sua prima indagine e ansioso di fare bella figura con i propri superiori. Il caso, tuttavia, appare subito di non facile soluzione: il caldo torrido ha anticipato il processo di decomposizione, rendendo impossibile l'identificazione del corpo. L'unico indizio per risalire all'identità della vittima è una piccola croce ortodossa trovata sul fondo della valigia, che potrebbe far pensare a una donna di origine slava. Per il commissario Naldini e per Ferretti della Buoncostume quella donna è certamente una prostituta e il delitto ha tutte le caratteristiche di una punizione esemplare, opera magari di qualche magnaccia particolarmente efferato. L'ipotesi appare ancora più realistica davanti alla scomparsa di una squillo molto conosciuta nell'ambiente, per il cui omicidio viene accusato Totò il Guercio, un magnaccia, appunto, noto in questura per la sua fedina penale tutt'altro che immacolata. Benché il commissario Vicedomini suggerisca un'altra pista, fondata sulla somiglianza tra l'omicidio della donna nella valigia e alcuni brutali delitti compiuti nella metà degli anni Quaranta da un assassino seriale fantasiosamente battezzato dalla stampa Macellaio della Martesana, il caso resta insoluto e consegnato ai polverosi archivi della cronaca nera. E soltanto con l'arrivo, anni dopo, della determinata viceispettrice Valeria Salemi che Rocco Cavallo, il «commissario Cavallo» disilluso dalla vita, ma animato sempre da un intenso desiderio di giustizia, deciderà di riaprire le indagini, questa volta più che mai determinato a trovare il vero responsabile di un omicidio che per trent'anni si è portato dentro come un'ossessione. Flavio Villani gioca su diversi livelli narrativi, consegnandoci un giallo d'atmosfera in cui l'irresolutezza del passato torna a tormentare il presente.