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La baia del francese
Con la prosa ricca di colpi di scena di cui è maestra Daphne du Maurier consegna al lettore un magnifico romanzo d'avventura. La storia mozzafiato di una donna in cerca di libertà che abbraccia la pericolosa vita di bucaniere per amore di un uomo. rnrn«Amore, avventura e un eccellente estro narrativo» - New York Timesrnrn«Fate attenzione quando iniziate a leggere questo romanzo: Daphne du Maurier catturerà la vostra immaginazione con più velocità e abilità di quanto i suoi pirati possano fare» - The Literate HousewifernrnIl Francese restò appoggiato dov'era, seguendola con gli occhi mentre si dirigeva alla costa a bordo del barchino. (...) Dona si volse e si affrettò verso casa tra gli alberi, sorridendo tra sé, come una bambina colpevole che covi il suo segreto.rnrnNell’Inghilterra del XVII secolo Lady Dona St. Columb è una giovane e irrequieta donna che cova dentro di sé il desiderio di ribellarsi all’alta società a cui appartiene, al marito che non la comprende e a un ruolo, quello di moglie e madre, che sente inadeguato. Assecondando il proprio desiderio di fuga, Dona si lascia alle spalle agi e lussi per rifugiarsi con i figli in Cornovaglia, nel maniero di Navron, vicino ad Helford, fra boschi solitari e baie segrete. Qui un giorno si imbatte nel ""Francese”, uno strano pirata bretone con il quale è subito evidente, oltre a una reciproca attrazione, un comune e più profondo sentire nei riguardi della vita e delle cose del mondo. Dona si imbarca sul veliero del Francese e insieme solcano i mari in cerca di avventura e gloria. Il pericolo non li spaventa, il rischio diventa il loro mestiere, fino a quando il destino chiede il conto ponendo Dona dinnanzi alla più difficile delle scelte: sacrificare il suo amore, abbandonandolo a morte certa, o rischiare la propria vita per salvarlo."" -
L' illusione della separatezza
“Siamo qui per risvegliarci dall’illusione della separatezza”: così suona un pensiero del monaco zen Thich Nhat Hanh. A volte basta un piccolo evento, a volte è necessario un lungo cammino per squarciare il velo dell’illusione, e capire che siamo soltanto parte di un tutto. Quando, ad esempio, nel 1944 John Bray cade in silenzio nel cielo notturno della Francia, non immagina certo che la sua caduta segnerà il destino di tante vite negli anni a venire. Giovane pilota americano di Long Island, in quell’anno decisivo della guerra, John decolla col suo B-24 dall’aeroporto della raf di Harrington. Entrato nello spazio aereo francese, viene abbattuto dalla contraerea tedesca. Paracadutatosi nel paese occupato dai nazisti, viene dapprima accolto e protetto dai maquis, i combattenti della Resistenza; poi vaga, ferito e malconcio nella campagna francese, lontano migliaia di miglia da Long Island e dalla sua amata Harriet; per ritrovarsi infine, in una piana colma di corpi inerti, vis-à-vis con un soldato tedesco, un ragazzo della gioventù hitleriana, più sfinito e malconcio di lui. Un drammatico confronto, che rappresenta soltanto un piccolo evento nel grande teatro della Seconda guerra mondiale, ma che, in seguito all’inaspettato gesto di John Bray, costituirà l’Evento in quanto tale per molti, negli anni a venire. -
Due in uno
Beit Safafa è il quartiere più ricco di Gerusalemme est. Prediletto dagli arabi israeliani provenienti dal nord, il quartiere ha prezzi di case, carne e altri generi di prima necessità così alti che nelle panetterie vi sono due tariffari, uno per i locali e un altro per gli immigrati. A Beit Safafa vive l'avvocato protagonista di queste pagine, un giovane procuratore con una promettente carriera da principe del foro gerosolimitano davanti a sé. Vive in una villetta, due piani con salotto spazioso, cucina ultramoderna e due ampie stanze da letto. E ogni giorno raggiunge il centro a bordo della sua elegante Mercedes nera. Insomma, l'avvocato è, come si usa dire, un uomo che ne ha fatta di strada, un bravo ragazzo che ha di certo realizzato il sogno di sua madre, comune a tutte le madri arabe in Israele: avere un figlio medico o avvocato di successo. Tuttavia, ha anche un cruccio che l'affligge non poco. Si vergogna delle sue lacune in fatto di musica, letteratura, teatro e cinema. Lacune rilevanti, visto che suoi colleghi israeliani parlano disinvoltamente di tali argomenti. Perciò, di tanto in tanto fa una capatina in una vecchia libreria a dare una sbirciata ai titoli di narrativa raccomandati da Ha'aretz, il giornale cui è opportunamente abbonato. Un giorno, nel settore dei libri usati della libreria, scopre, e decide di comprare all'istante, una copia gualcita di ""Sonata a Kreutzer"""", celebre racconto di Tolstoj, che sua moglie gli ha una volta stranamente menzionato..."" -
La donna col vestito verde
Nella primavera del 1864 Oscar Claude Monet, un giovane artista di bell'aspetto con la barba scura, gli occhi neri e guizzanti e i modi spavaldi di chi cela una certa timidezza da provinciale, entra nella Libraire Doncieux di rue Dante, attratto dalla bella insegna dipinta a mano che penzola all'entrata. Dietro la scrivania siede una giovane donna. I folti capelli castano-dorati, avvolti in un pesante nastro di velluto nero, brillano alla luce della lampada da tavolo. L'incontro si rivela fatale per entrambi. Camille-Léonie Doncieux diverrà la donna del destino di Monet. Il pittore la accoglierà nel suo atelier lungo la Rive Gauche, un appartamento ingombro di libri, scialli, arredi scenici, sedie, dove trascorrono giornate intere Renoir, Pissarro e Paul Cézanne. La dipingerà diciannovenne, bella e sdegnosa, con un abito verde da passeggio con un lungo strascico. La trascinerà nella sua vita bohémienne, la amerà, la tradirà... -
Mister Rochester
Per 170 anni, Edward Fairfax Rochester è stato uno degli eroi romantici più complessi e accattivanti della letteratura. A volte crudele, a volte tenero, l'enigmatico protagonista di Jane Eyre per generazioni ha incantato, ingannato e sconcertato tutti i lettori del capolavoro di Charlotte Brontë. Questa è la sua storiarnrn«Una delle più grandi storie d'amore della letteratura vista da una nuova prospettiva» - USA Todayrn«Una magnifica lettura» - Peoplern«Avvincente. Sarah Shoemaker conosce a tal punto la Brontë che è facile immaginare che lo stesso autore abbia scritto entrambi i romanzi» - Star TribunernSuperbo ritratto del conturbante e tormentato protagonista di Jane Eyre, Mister Rochester resta fedele in ogni particolare all'originale di Charlotte Brontë gettando, al contempo, una nuova luce su uno dei personaggi più complessi e affascinanti della letteratura.rnrnrnrnrnOrfano di madre, Edward Fairfax Rochester trascorre i giorni della sua infanzia in compagnia di algide bambinaie e istruttrici. A Thornfield Hall, la cupa magione della sua famiglia, i sentimenti non hanno spazio. Le rare volte in cui si aggira tra le mura di casa, suo padre mostra il più totale disinteresse nei suoi confronti. E le cose non vanno certo meglio con Rowland, il fratello di otto anni maggiore, irruento e intrattabile come pochi.rnNelle ore libere dello studio, Edward si accontenta perciò di vagare, solitario, per i giardini e per i boschi di Thornfield Hall, convinto che la sua esistenza resterà immutata.rnAl suo ottavo compleanno, invece, tutto cambia: per volontà del padre è costretto a lasciarsi alle spalle le attività infantili e a trasferirsi a Black Hill, nei pressi di Leeford, dov'è affidato alla tutela di Mr Hiram Lincoln. rnEdward trascorre in tal modo la sua adolescenza esiliato da tutto ciò che ha sempre amato. Diventato un giovane uomo, intraprende un viaggio che lo porta attraverso l'Inghilterra della classe operaia e la decadenza dell'Europa continentale fino alle calde e languide spiagge della lontana Giamaica, dove vivrà un'appassionante storia d'amore con l'affascinante, ma psicologicamente instabile, ereditiera Bertha Mason.rnAnni dopo, tornato in Inghilterra con la moglie, sprofondata nel baratro della follia, Edward si considera ormai un uomo finito. Ma il suo destino deve ancora compiersi grazie all'incontro con una giovane istruttrice Jane Eyre, che gli ruberà il cuore e gli insegnerà ad amare di nuovo. -
Le linee d'ombra
Storia di un’adolescenza che cerca di ricatturare il senso, e il segreto, di una saga familiare, dominata da luoghi remoti e prossimi come Londra, Dacca, Calcutta, Linee d’ombra è una delle opere fondamentali di Amitav Ghosh, uno di quei romanzi che hanno fatto dello scrittore una delle voci più importanti della letteratura indiana di lingua inglese.A intervalli regolari di qualche mese, Tridib compare alla porta di casa dei suoi zii e cugini dove, sprofondato nel divano buono, inizia a dissertare sui più svariati argomenti. Nella sua narrazione, il paesaggio indiano o inglese, i luoghi reali o frutto dell’immaginazione, diventano esemplari e simbolici, come i fantasmi femminili che popolano la sua mente: la nonna amata, che somministra agli ospiti un’omelette dura come il cuoio, l’affascinante cugina Ila, l’amica inglese May. E i confini fittizi dello spazio e del tempo, le linee immaginarie e violente che gli uomini inventano per mettere ordine nella vita, ripetutamente si spostano e si ricompongono in nuove costellazioni. -
Alla fine della notte
L’aria tiepida di una mite giornata autunnale accoglie Paul Leibovitz nel Sichuan, dove si è recato a fare visita all’amico Zhang. Durante la sua permanenza a Shi, Paul accompagna un giorno il figlio allo zoo dei panda. Qui, mentre il bambino osserva eccitato gli animali, Paul scorge una dozzina di giovani avanzare verso di loro. Hanno circa vent’anni, ridono ad alta voce e sfoggiano un abbigliamento estremamente curato. A dominare il gruppo è un ragazzo dall’aria carismatica, accompagnato da una ragazza bellissima, che ha occhi solo per il piccolo David. La giovane chiede di poter scattare alcune fotografie con il bambino. Rientrato in hotel, Paul attraversa a grandi passi la hall e lascia il passeggino accanto a una colonna di fronte al bagno degli uomini. Quando esce, due minuti più tardi, il passeggino è vuoto: David è svanito nel nulla. Raggiunto dalla moglie Christine, l’uomo si rivolge, disperato, alla polizia. Ma le forze dell’ordine non sono di nessun aiuto: attraverso il sistema di sorveglianza dell’albergo hanno compreso che cosa è accaduto al bambino e stanno provvedendo a distruggere le registrazioni. Perché dietro alla sparizione di David si cela qualcuno di molto potente, qualcuno abituato a ottenere sempre quello che desidera. -
Giùnapoli
È il racconto di una lunga passeggiata a Napoli, attraverso le sue strade, la sua storia, le sue glorie, le sue rovine. rn«È uno splendido libro. L'ho letto e riletto e mi è piaciuto veramente molto» - Claudio Magrisrnrn«Con la pazienza del filologo e lo stupore del poeta, Perrella percore in lungo e largo Napoli, e intanto racconta il suo rapporto con la città, dalla a alla zeta. Un gran bel libro» - Giuseppe Bonura, L'AvvenirernrnCamminando, Silvio Perrella traccia alcune linee, a volte diritte, a volte a zigzag, altre curve, seguendo sempre l'estro conoscitivo del momento e dell'affabulazione, ma soccorrendola con la conoscenza della vasta cultura che la città ha prodotto soprattutto nel secolo scorso. Ne vengono fuori alcuni destini napoletani, sia di uomini e donne passati alla storia, come, ad esempio, Benedetto Croce, sia delle persone che s'incontrano camminando per strada. Persone comuni in cui risuona lo stesso accordo e la stessa voce degli uomini e delle donne celebri che Napoli ha generato. -
Marca gioiosa
Non c'è pace nella Provincia durante gli anni dell'Impero di Otone. Le tonache grigie del venerabile Arnaut, i Christi milites, i mastini di Dio, braccano chiunque sia in odore di eresia per offrirne la testa alla spada dei crocesignati, i militi venuti da settentrione, i fanti, dicono, che si sono ricoperti di gloria oltremare dove hanno ricacciato il Saladino, in realtà un esercito di ubriachi fuori di senno, un ordine di armati folli, capaci delle efferatezze più crudeli. A Besièrs, città della Provincia, torna un giorno il giovane Amalrico. Ha terminato l'apprendistato dal suo maestro di Tolosa ed è ansioso di riabbracciare il padre birocciaio e i compagni d'infanzia. Della città però non ne è più nulla. Ovunque morte e distruzione: carri rovesciati tra massi e detriti, stormi di corvi che volteggiano su cadaveri di bambini ammucchiati in fosse comuni, soldati con la veste sudicia di fumo, di cenere, di sangue rappreso. Un dio folle e criminale sembra aver preso possesso dell'aria, dell'acqua e della terra. Insieme con Uc de San Sir, un giovane giullare incontrato nell'accampamento dei soldati, Amalrico scampa miracolosamente al coltello di un crocesignato e vaga per le terre della Provincia. Un viaggio in cui il giullare si rivela autentico socius, uomo di corte e di curia, oltre che menestrello esperto nell'arte del trobar. Dapprima a Montpelhièr, dove il vecchio medico Mesulla gli fa dono del suo prezioso compendio di arte medica, poi, al seguito della carovana del ricco mercante ebreo Benbenisti, a Zena, la città più bella delle terre alte e asciutte della Liguria, e infine, passando per Verona e Vincencia, a Baxian, sede della corte più ricca dell'intera Marca, Amalrico tenta di lasciarsi alle spalle il dio delle vendette sceso sui tetti di Besièrs. A Baxian si compie il suo destino, segnato dalla guerra e dall'amore, come si conviene a un ragazzo del XIII secolo. La guerra reca il volto di Ecelinello, il figlio del dominus Ecelino, nato a mezzogiorno, l'ora del sole, l'ora di Marte; l'amore quello di Cunissa, la prima per bellezza e virtù alla corte di Baxian. -
Grida di pietra
Il Medio Oriente: la storia di una catastrofe annunciata in un romanzo che avvince e istruisce insieme»rn«Grazie al suo talento di romanziere, Gilbert Sinoué riesce a far luce sulla complessità di una regione in cerca di pace» - Le FigarornDa bambina Leila abitava a Haifa, in una piccola casa che i suoi possedevano vicino al quartiere ebraico di Hadar Hacarmel. I vicini si chiamavano Abramovitch, Aronstein o Eisenberg. Una delle sue migliori compagne di giochi si chiamava Tamara. Era ebrea, e la loro vita era dolce, poiché a Haifa vivevano allora semplicemente degli esseri umani che non si curavano più di tanto del fatto di essere ebrei o palestinesi. Poi arrivò quel maledetto 29 novembre 1947, il giorno in cui alcuni stranieri riuniti in una casa di vetro e d'acciaio in qualche parte nel mondo decisero di concedere il cinquantasei per cento della terra palestinese ai parenti di Tamara. Leila dovette lasciare la sua terra, e rifugiarsi con la famiglia e settemila suoi compatrioti nel campo profughi di Borj el-Shemali, in Libano. Un posto paradisiaco, con la spiaggia più bella del Paese dei Cedri e il mare cangiante di mille colori meravigliosi. Un posto perfetto per qualsiasi bambina, ma non per Leila. Una frase atroce, ripetuta all'infinito dai suoi genitori e dai vecchi del campo, avvolse nel sudario del lutto la sua adolescenza: Siamo nati rifugiati, moriremo rifugiati. Cresciuta con l'idea di ribellarsi al destino di polvere e sangue della sua gente, e di sovrastare i lamenti con le grida di pietra della sua terra, Leila Khaled, alla fine degli anni Sessanta, dirottò due aerei, prima donna in assoluto a prendere parte a un'azione simile... -
La figlia del boia. Il re dei mendicanti. Vol. 3
Un giorno del 1662 Jacob Kuisl, boia di Schongau, svuota la farmacia di casa, mette nella sacca oppio, arnica e iperico, e sale sulla prima zattera diretta a Ratisbona, la città imperiale dove risiede sua sorella Lisbeth, gravemente malata. Dopo mille traversie giunge a casa della sorella, ma quello in cui si imbatte è agghiacciante anche per il cuore duro di un boia. Nell'ultimo cubicolo del bagno, Lisbeth e consorte giacciono in una tinozza e sembrano immersi nel loro stesso sangue, Lisbeth con un taglio alla gola che gli sorride come una seconda bocca, Andreas, il marito, con una ferita al collo così profonda che la testa è quasi staccata dal busto. Kuisl non ha nemmeno il tempo di piangere, che si ritrova circondato da un drappello di cinque guardie comandate da un uomo che gli sguaina la spada contro, si arriccia i baffi e, indicando i due cadaveri, gli dice: «A quanto pare sei proprio nei guai, bavarese». Alla figlia del boia, Magdalena, e a Simon, il suo impavido compagno, spetterà il compito di tirare Kuisl fuori dai guai, con l'aiuto di Nathan il Saggio, il re dei mendicanti di Ratisbona, il signore del regno della notte dai denti d'oro. -
L' incontro
È una fredda sera di aprile nell’alta valle del Weissach, sul confine alpino. La primavera tarda ad arrivare e sui prati, davanti al complesso dei Wallberg Apartments, c’è ancora la neve. Reither non è un tipo da inverno, ma l’autunno precedente ha liquidato la Reither-Verlag, la sua piccola casa editrice, e con il ricavato è riuscito a voltare le spalle alla metropoli e a trasferirsi in quell’appartamento con vista sui monti, dove intende godersi la pensione in solitudine. In compagnia di una buona bottiglia di rosso pugliese, si appresta a leggere un libro senza titolo, quando avverte dei passi inquieti davanti alla porta di casa, come di qualcuno che cammini avanti e indietro, pensoso, prima di annunciarsi attraverso una scampanellata breve e decisa. Davanti allo zerbino, lí in piedi con un vestito estivo e un elegante paio di sandali verde menta, c’è una donna piú giovane di lui, ma non drammaticamente piú giovane. Ha gli occhi grigio azzurro, i capelli color guscio di pistacchio, il naso con le alette delicate e una bocca pallida e piena. È Leonie Palm, la presidentessa del circolo di lettura del complesso. -
La ragazza che non sapeva
Iris Kastelein lavora presso Bartels & Peters, un rinomato studio legale di Amsterdam, ed è una giovane avvocatessa grintosa, indipendente, madre di un bambino adorabile. Un giorno, tuttavia, una scoperta sconvolgente viene a disintegrare tutte le sue certezze. Una futile indagine sulle cause della morte di un pesciolino, contenuto nell'acquario apparso di punto in bianco qualche anno prima nel salotto di sua madre, la conduce sulle tracce di un certo Ray Boelens. Ray non è soltanto il primo proprietario dell'acquario, l'uomo che per tredici anni ha trascritto con meticolosa precisione quali pesci erano stati comprati, la salinità dell'acqua, la temperatura ecc. Ray è, secondo la giustizia olandese, un assassino accusato di un crimine orrendo: avrebbe ucciso, con numerose coltellate, la sua vicina insieme con la figlia. Un «mostro della porta accanto» che, spedito a marcire tra le mura di un manicomio criminale, porta stranamente lo stesso cognome della madre di Iris: Boelens. -
Memorie di un soldato bambino
Il 1993 è appena iniziato in Sierra Leone e a Mogbwemo, il piccolo villaggio in cui vive il dodicenne Ishmael, la guerra tra i ribelli e l'esercito regolare, che insanguina la zona del paese più ricca di miniere di diamante, sembra appartenere a una nazione lontana e sconosciuta. Di tanto in tanto nel villaggio giungono dei profughi che narrano di parenti uccisi e case bruciate. Ma per Ishmael, suo fratello Junior e gli amici Talloi e Mohamed, quei profughi esagerano sicuramente. L'immaginazione dei ragazzi è catturata da una cosa sola: la musica rap. Affascinati dalla ""parlata veloce"""" di un gruppo americano visto in televisione, i ragazzi hanno fondato una band e se ne vanno in giro a esibirsi nei villaggi vicini. Un giorno, però, in cui sono in uno di questi villaggi, li raggiunge la terribile notizia: i ribelli hanno attaccato e distrutto Mogbwemo. Ishmael non vedrà più casa sua e i suoi genitori. Perderà Junior. Fuggirà nella foresta, dormirà di notte sugli alberi, sarà catturato dall'esercito governativo, imbottito di droga, educato all'orrore, all'omicidio, alla devastazione. Il suo migliore amico non sarà piú il tredicenne Talloi ma l'AK-47 e la sua musica non più l'hip-hop ma quella del suo fucile automatico. Una testimonianza indimenticabile dal cuore dell'Africa, dove milioni di bambini muoiono di malattie curabili in Occidente e centinaia di migliaia sono mutilati o cadono in guerra."" -
Il libro dell'amore perduto
La notte in cui June Darling morì tutto il mondo parlò di lei. Il suo aereo precipitò avvitandosi come se fosse di cartapesta, e così anche quelli che non la conoscevano seppero della ballerina che grazie a un talento prodigioso aveva saputo riscattarsi dalla misera sorte di bambina abbandonata e di ragazza madre. Kate, la figlia di June, sa però che sua madre rideva del mito che avvolgeva le sue origini. Non si curava affatto dei genitori naturali che l'avevano trascurata né dell'uomo che l'aveva semplicemente aiutata a generare Kate. ""Io ho te, ed Evie"""" diceva alla figlia. E così Kate, giovane fotografa, è cresciuta con l'idea che la piccola comunità composta da lei, June e """"nonna"""" Evie, la donna che si è presa cura di sua madre, fosse l'unica cosa degna al mondo, un """"vero triangolo amoroso"""" separato da tutto il resto. Finché... finché un pomeriggio di primavera un'inaspettata rivelazione capovolge all'improvviso le sue certezze. """"Nonna"""" Evie le svela che la madre naturale di June si è fatta ripetutamente viva nel corso degli anni, con lettere e messaggi che lei ha colpevolmente nascosto. E, a conferma delle sue sofferte parole, esibisce una busta di carta marrone secca e fragile su cui è raffigurata, con un tratto a inchiostro di squisita fattura, una giovane donna straordinariamente simile a June. Il disegno è datato 1929 ed è firmato con due lettere intrecciate, una S e una T o una T e una S."" -
La compagnia delle anime finte
Dalla collina di Capodimonte, la «Posillipo povera», Rosa guarda Napoli e parla al corpo di Vincenzina, la madre morta. Le parla per riparare al guasto che le ha unite oltre il legame di sangue e ha marchiato irrimediabilmente la vita di entrambe. Immergendosi «nelle viscere di un purgatorio pubblico e privato», Rosa rivive la storia di sua madre: l’infanzia povera in un’arida campagna alle porte della città; l’incontro, tra le macerie del dopoguerra, con Rafele, il suo futuro padre, erede di un casato recluso nella cupa vastità di un grande appartamento in via Duomo; il prestito a usura praticato nel formicolante intrico dei vicoli, dove il rumore dei mercati e della violenza sembra appartenere a un furore cosmico. È una narrazione di soprusi subìti e inferti, di fragilità e di ferocia. Ed è la messinscena corale di molte altre storie, di «anime finte» che popolano i vicoli e, come attori di un medesimo dramma, entrano sulla ribalta della memoria: Annarella, amica e demone dell’infanzia e dell’adolescenza, Emilia, la ragazzina che «ride a scroscio» e torna un giorno dal bosco con le gambe insanguinate, il maestro Nunziata, utopico e incandescente, Mariomaria, «la creatura che ha dentro di sé una preghiera rovesciata», Iolanda, la sorella «bella e stupetiata»… «Anime finte» che, nelle profondità ipogee di una città millenaria, attendono, come Vincenzina e come la stessa Rosa, una riparazione. Arriverà, sorprendente e inaspettata, nelle pagine finali del libro ad accomunare madre e figlia in un medesimo destino. Dopo l’acclamato Il genio dell’abbandono, Wanda Marasco torna a raccontare Napoli e i segreti della sua commedia umana con un romanzo dalla lingua potente e poetica, cosí materica e allo stesso tempo cosí indomitamente sottile. -
Alla luce del mattino
Epica e commovente conclusione della coinvolgente saga di Gracelin O’Malley iniziata con Terra perduta e proseguita con Addio all’Irlanda, Alla luce del mattino è «un grande romanzo storico… pieno di tragedia, trionfo, speranza e vita»rnrn«Una storia dickensiana per tutti gli appassionati di romanzi storici» - Neal Wyattrnrn«Una saga epica che indaga l’animo di una donna straordinaria» - Romantic TimesrnrnÈ un giorno del 1850. Il sole non è ancora sorto quando Gracelin O’Malley scruta la baia di San Francisco alla ricerca degli alberi maestosi dell’Eliza J, la nave del capitano Peter Reinders, l’uomo buono e gentile che da Liverpool l’aveva condotta negli Stati Uniti. Durante gli anni trascorsi a New York, Grace era stata sul punto di cedere alla proposta di matrimonio del capitano. Ma i sentimenti per Morgan McDonagh, il suo secondo marito sposato in segreto all’alba di una nebbiosa giornata irlandese e sparito per sempre pochi istanti dopo, l’avevano dissuasa dal farlo. Senza prospettive e con due bambini di cui prendersi cura, Grace è ora decisa ad acconsentire al matrimonio. Il capitano Reinders, però, ha levato le vele da tempo e nessuno sa quando farà ritorno a San Francisco.rnSola, in una città sconosciuta e popolata di bande malavitose, soldati disillusi e giocatori d’azzardo professionisti, Grace è costretta a condividere la misera vita degli immigrati nei bassifondi della città: corpi sudici ammassati in stanze minuscole e buie.rnLa giovane irlandese non cede, tuttavia, allo sconforto, e si mette alacremente alla ricerca di qualche famiglia cristiana e di così buon cuore da affittarle un alloggio decente per tirare avanti fino a quando non troverà un impiego.rnA salvare lei e i suoi figli da un oscuro destino è il provvidenziale intervento del dottor Wakefield, uno dei medici più influenti della città, che offre alla donna un lavoro da cuoca nella sua tenuta sulla collina. Gracelin accetta, ignara della intricata rete di ricatti e tradimenti in cui, suo malgrado, si troverà invischiata. Ignara, soprattutto, del fatto che Morgan McDonagh è non soltanto ancora vivo, ma pienamente determinato a trovare il modo di raggiungerla… -
Melmoth l'errante 1820
È grazie al brivido che Melmoth l'Errante, al pari di Dracula, Frankenstein e altri celebri mostri letterari, continua a peregrinare nel nostro mondo e ad atterrire generazioni di lettori.rnrn«Storie dentro storie, dentro altre storie in questo romanzo, dal contenuto tanto agghiacciante quanto il loro mitico personaggio principale. Non resta che condividere e spaventarsi!» - The Guardianrn«Melmoth continua a vagare, suscitando nei lettori la sensazione che rappresenta il marchio più peculiare e insidioso del romanzo gotico: disprezzo e compassione per sé stessi, e comprensione per il demonio.» - Sarah PerryrnrnNell'autunno del 1816 il giovane John Melmoth lascia il Trinity College di Dublino per assolvere un compito ineludibile: assistere uno zio moribondo dal quale dipendono tutte le sue speranze di indipendenza economica. Nella decrepita casa in cui si reca, John viene accolto da un avvizzito vecchio in preda al delirio, che lo supplica di alleviare le sue pene portandogli del Madeira, conservato gelosamente in un ripostigli chiuso a chiave in cui nessuno mette piede da oltre sessant'anni. Nello sgabuzzino dalle finestre murate John scopre un dipinto datato 1646. L'opera cela qualcosa di oscuro e terribile, che traspare con evidenza dallo sguardo spaventevole dell'uomo ritratto. Dalle labbra dello zio morente, John apprende che quel volto appartiene a un lontano parente, un uomo che avrebbe dovuto essere morto, essendo vissuto oltre centocinquant'anni prima, e invece vive ancora. Un antenato che ha ventudo l'anima al diavolo in cambio dell'immortalità, e che da allora vaga per il mondo in cerca di qualcuno che accetti di prenderne il posto. È «Melmoth l'Errante», un discendente dell'Ebreo Errante, il ciabattino che, secondo una leggenda, vedendo passare Cristo sulla via del calvario, gli scagliò contro una ciabatta e venne condannato a vagare sulla terra fino alla fine dei tempi. Così ha inizio uno dei capolavori della letteratura gotica, un romanzo capace come pochi di suscitare raccapriccio nei lettori. L'autore, il reverendo Charles Robert Maturin, calvinista e prozio di Oscar Wilde, covava in sé l'oscura ambizione di «spingere il romanzo gotico al di là dei limiti più estremi, superando Erode in crudeltà e destando più scandalo e scalpore di chiunque l'avesse preceduto». Ma come ricorda Sarah Perry nell'introduzione e questo volume, «non basta infercire un racconto di ceri e manoscritti, o descrivere fanciulle che vagano in camicia da notte in oscuri sotterranei: per funzionare il racconto gotico esige che il lettore provi lo stesso brivido delizioso dei personaggi che incontra sulla pagina». -
La figlia del boia. Il mago. Vol. 4
Baviera, 1666. A vent’anni circa dalla fine della guerra dei Trent’anni, il flusso di pellegrini verso il celebre monastero bavarese di Andechs, rinomato per le sue antichissime reliquie miracolose, nonché per la sua birra capace di donare l’oblio, è il più intenso a memoria d’uomo. In un’epoca di carestie, calamità naturali, lupi affamati e bande di briganti, la gente cerca con particolare slancio la protezione della chiesa e, sulla strada per Andechs, ci sono anche Simon, medico di Schongau, e sua moglie Magdalena, la figlia del boia Jakob Kuisl. Manca ancora una settimana alla solennità delle Tre Ostie, considerata una delle feste religiose più importanti della Baviera, ma l’abate Maurus Rambeck ha già inviato messaggeri nei paesi del circondario per invitare i pellegrini a presentarsi in anticipo al Sacro Monte. Quattro mesi prima un fulmine ha colpito il campanile della chiesa del monastero, la copertura del tetto è stata distrutta dalle fiamme e gran parte della navata meridionale è crollata. Eppure Magdalena sembra di scorgere, proprio lassù, una minuscola luce che segnala la presenza di qualcuno. Desiderosa di indagare, la figlia del boia non esita a raggiungere la vetta del campanile, quando una figura vestita di nero sfreccia verso di lei, aggredendola e facendola quasi precipitare nel vuoto. Nel frattempo, Simon si trova ad avere a che fare con la morte improvvisa dell’assistente di frate Johannes, il farmacista del villaggio, un uomo con la faccia del diavolo e la tonaca di un monaco. Quando viene ritrovato il cadavere di un altro novizio e il frate orologiaio, Virgilius, noto tra i confratelli per i suoi esperimenti al limite della moralità, scompare misteriosamente, i sospetti cadono proprio sul frate farmacista, che è subito imprigionato e consegnato al tribunale regionale. Magdalena riesce a parlare con l’accusato e scopre così che si tratta di un carissimo amico di gioventù del padre. L’intervento del boia di Schongau si rende perciò necessario. Cosa collega le morti misteriose, la scomparsa del frate «stregone» e la sinistra luce che ogni notte illumina il campanile del monastero di Andechs? E chi si cela sotto la tonaca nera dell’uomo che vigila da lassù? Toccherà al boia Kuisl e a sua figlia Magdalena indagare alla ricerca della verità. -
La buona società
«Manhattan, fine anni Trenta. Jazz, locali notturni, donne fascinose, uomini ricchi e incontri che possono cambiarti la vita. Il mondo frivolo e dissoluto della societàrnglamour newyorchese» - rnla Repubblicarnrn«Magnifico. Un romanzo intelligente, brillante e seducente» - rnDavid Nicholls, autore di Un giornornrnÈ la notte di capodanno del 1937 all’Hotspot, un night club del Greenwich Village a New York. In fondo a una pista da ballo piccola e vuota, un quartetto jazz suona stancamente.rnA un tavolo appartato, Evelyn Ross e Katey Kontent ostentano senza problemi la loro giovanile e spensierata avvenenza. Avendo in borsa una decina di centesimi ciascuna e in testa l’idea di continuare a bere, si apprestano a fare gli occhi dolci al contrabbassista o al barista di turno quando un giovane uomo fa il suo ingresso nel locale. Capelli castani e occhi azzurri, cravatta nera e un bellissimo cappotto appoggiato al braccio, il giovane ha tutta l’aria del tipo che è stato educato a forza di quattrini e buone maniere.rnÈ, infatti, Theodore Grey, detto Tinker, banchiere a Wall Street e, di lì a poco, l’uomo del destino per le due ragazze, colui che le condurrà nella «buona società» newyorchese della fine degli anni Trenta, prima che tutto precipiti nel baratro di una guerra i cui venti spirano già in Europa.